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Lipotesi di Riemann

svilluppo storico e stato dellarte


Massimo Chenal
1 Introduzione
Man ndet nun in der That etwa so viel reelle Wurzeln innerhalb dieser
Grenzen, und es ist sehr wahrscheinlich, dass alle Wurzeln reell sind.
Hiervon wre allerdings ein strenger Beweis zu wnschen; ich habe indess
die Aufsuchung desselben nach einigen chtigen vergeblichen Versuchen
vorlug bei Seite gelassen, da er fr den nchsten Zweck meiner
Untersuchung entbehrlich schien.
Bernhard Riemann, 1859
Il commento precedente appare nel breve scritto di otto pagine che Riemann
consegn alla Accademia delle Scienze di Berlino. Appare un commento di
poca importanza, ma diventato senza dubbio il problema centrale della
matematica moderna. Questa breve relazione presenta lipotesi di Riemann,
congetture equivalenti e problemi connessi, nonch lidea di alcuni tentativi
di dimostrazioni.
Bernhard Riemann formul il problema nel 1859. Lipotesi crea una
conessione molto precisa tra sue oggetti matematici apparentemente diver-
si (precisamente, i numeri primi e gli zeri di funzioni analitiche). Se risolta,
fornirebbe una comprensione pi profonda della teoria dei numeri, ed in parti-
colare della natura dei numeri primi. Il problema stato riproposto nel 1900,
durante il Congresso Internazionale dei matematici, una conferenza tenuta
ogni quattro anni ed il pi prestigioso raduno internazionale di matematici.
David Hilbert propose ventitr problemi che pensava avrebbero impostato
la matematica del ventesimo secolo. Essendo uno dei ventitr problemi di
Hilbert, lipotesi di Riemann stata di centrale importanza per ormai pi di
un secolo.
Lipotesi di Riemann pu essere formulata in molte maniere dierenti,
apparentemente non in relazione le une con le altre. La formulazione pi
1
comune che alcuni valori, gli zeri della funzione zeta di Riemann, apparten-
gono tutti ad una stessa retta (vedremo in seguito le denizioni precise).
Attualmente, lipotesi stata vericata per oltre 10 miliardi di miliardi di
zeri.
2
2 Costruzione Analitica
In questa sezione descriviamo alcuni tra i pi importanti risultati della teoria
classica della funzione zeta. Sviluppiamo innanzitutto lequazione funzionale
per la funzione zeta di Riemann, e ne vediamo le propriet principali. Ve-
dremo quindi che (1 + it) ,= 0 per t R, e svilupperemo alcune delle idee
principali per vericare numericamente lipotesi di Riemann. In particolare
si vede che N(T) =
T
2
log
T
2

T
2
+O(log T), dove N(T) il numero di zeri
di (s) sotto una certa altezza T. Inne, vediamo un risultato dovuto ad
Hardy sullesistenza di inniti zeri di (s) sulla retta critica, ossia la retta

1
2
+ it, t R.
2.1 La Funzione Zeta di Riemann
The Riemann Hypothesis is a precise statement, and in one sense what it
means is clear, but what its connected with, what it implies, where it comes
from, can be very unobvious.
M. Huxley
Denire la funzione zeta di Riemann gi di per se un problema non banale;
la costruiremo passo dopo passo, seguendo lo sviluppo storico della funzione
zeta da Eulero a Riemann. Questo sviluppo mette in luce la profonda con-
nessione tra la funzione zeta di Riemann ed i numeri primi. Iniziamo con il
seguente esempio di serie di Dirichlet.
Sia s = + it (, t R). Consideriamo la serie di Dirichlet

n=1
1
n
s
= 1 +
1
2
s
+
1
3
s
+
Questa serie il blocco di partenza per la costruzione della funzione zeta di
Riemann. Osserviamo che se poniamo s = 1, si ottiene

n=1
1
n
= 1 +
1
2
+
1
3
+
la ben nota serie armonica divergente. Si osservi altres che la serie diverge
in generale per R 1, mentre facile vedere che la serie converge per
R > 1 (come si verica confrontando con lintegrale). Pertanto questa serie
di Dirichlet denisce una funzione analitica allinterno della regione R > 1.
In prima approssimazione, deniamo la funzione zeta di Riemann come
(s) :=

n=1
1
n
s
(1)
3
per R > 1.
Eulero stato il primo a fornire una analisi sostanziale di questa serie
di Dirichlet. Ad ogni modo, Eulero limit la sua analisi alla retta reale.
Eulero fu inoltre il primo a valutare, con accuratezza, i valori della serie per
s = 2, 3, . . . , 15, 16. Ad esempio, Eulero stabil la formula
(2) = 1 +
1
4
+
1
9
+
1
16
+ =

2
6
Il contributo pi importante di Eulero alla teoria della funzione zeta
dato dalla sua formula del prodotto. Questa formula esibisce esplicitamente
la relazione che intercorre tra i numeri primi e la funzione zeta. Eulero osserv
che ogni intero positivo pu essere scritto in modo unico come prodotto di
potenze di primi distinti. Pertanto, per ogni n N, possiamo scrivere
n =

p
i
p
e
i
i
dove i p
i
variano tra tutti i numeri primi, e gli e
i
sono interi non negativi.
Gli esponenti e
i
variano al variare di n, ma chiaro che se consideriamo
ogni n N avremo ogni possibile combinazione di esponenti e
i
N 0.
Pertanto,

n
1
1
n
s
=

p
_
1 +
1
p
s
+
1
p
2s
+
_
dove il prodotto innito considerato sopra tutti i primi. Esaminando la
convergenza della serie innita e del prodotto innito, si ottiene facilmente
la formula del prodotto di Eulero:
Teorema 2.1 (Formula del Prodotto di Eulero). Dato s = + it con
> 1, abbiamo
(s) =

n=1
1
n
s
=

p
_
1
1
p
s
_
1
La formula del prodotto di Eulero anche detta la forma analitica del
teorema fondamentale dellaritmetica. Mostra come la funzione zeta di Rie-
mann codica informazioni sulla fattorizzazione in primi, nonch sulla loro
distribuzione.
Poich prodotti inniti convergenti non si annullano mai, la formula del
prodotto di Eulero fornisce il seguente
Teorema 2.2. Per ogni s C con R > 1, si ha (s) ,= 0.
4
Abbiamo visto che la serie di Dirichlet (1) diverge per ogni R 1. In
particolare, quando s = 1 la serie la serie armonica. Di conseguenza, la
serie di Dirichlet (1) non denisce la funzione zeta di Riemann al di fuori
della regione R > 1. Continuiamo a costruire la funzione zeta; osserviamo
comunque che la nostra denizione della funzione zeta, valida per R > 1,
in eetti determina unicamente i valori di (s) per ogni s C. Questa
una conseguenza del fatto che (s) analitica per R > 1, e continua
analiticamente a tutto il piano complesso, con un unico punto eccezionale
come spiegato in seguito.
Osservazione 2.3. Ricordiamo che la continuazione analitica permette di
continuare una funzione analitica - denita su un dato dominio - ad una
funzione analitica denita su un dominio pi grande, ed in modo unico sotto
certe condizioni. Precisamente, date le funzioni f
1
analitica sul dominio D
1
,
e f
2
analitica sul dominio D
2
, tali che D
1
D
2
,= e f
1
= f
2
su D
1
D
2
,
allora f
1
= f
2
su D
1
D
2
.
Pertanto se troviamo una funzione, analitica su C 1 che coincida
con la nostra serie di Dirichlet su un dominio qualsiasi, D, allora possiamo
denire (s) per ogni s C 1.
Nella sua memoria del 1859, Riemann dimostra che la funzione (s) pu
essere continuata analiticamente ad una funzione analitica su tutto il piano
complesso ad eccezione del punto s = 1, dove (s) possiede un polo semplice,
con residuo 1.
Possiamo ora denire la funzione zeta di Riemann; scriveremo s = +it
con , t R quando s C.
Denizione 2.4. La funzione zeta di Riemann (s) la continuazione ana-
litica della serie di Dirichlet (1) a tutto il piano complesso, ad eccezione del
punto s = 1.
Continuiamo nella costruzione della funzione zeta, trovandone la con-
tinuazione analitica in modo esplicito. Innanzitutto, quando R(s) > 1
scriviamo
(s) =

n
1

1
n
s
=

n=1
n
_
1
n
s

1
(n + 1)
s
_
= s

n=1
n
_
n+1
n
x
s1
dx.
Sia x = [x] + x, dove [x] e x sono la parte intera e decimale di x,
rispettivamente. Poich [x] sempre la costante n per ogni x nellintervallo
[n, n + 1) abbiamo
(s) = s

n=1
_
n+1
n
[x]x
s1
dx = s
_

1
[x]x
s1
dx.
5
Scrivendo [x] = x x otteniamo
(s) = s
_

1
x
s
dx s
_

1
xx
s1
dx (2)
=
s
s 1
s
_

1
xx
s1
dx, > 1. (3)
Osserviamo ora che essendo 0 x < 1, lintegrale improprio nellequazione
(2) converge quando > 0 in quanto lintegrale
_

1
x
1
dx converge. Per-
tanto lintegrale improprio nella (2) denisce una funzione analitica di s nella
regione R(s) > 0. Pertanto, la funzione meromorfa a destra nella (2) fornisce
la continuazione analitica di (s) nella regione R(s) > 0, ed il termine
s
s1
fornisce il polo semplice di (s) in s = 1 con residuo 1.
Lequazione (2) estende la denzione della funzione zeta di Riemann solo
alla regione pi estesa R(s) > 0. Riemann si serv di un ragionamento
analogo per ottenere la continuazione analitica allintero piano complesso,
partendo dalla denizione classica della funzione gamma .
Ricordiamo che la funzione gamma estende la funzione fattoriale a tutto il
piano complesso ad eccezione degli interi non positivi. La denizione usuale
di funzione gamma, (s), viene data tramite lintegrale di Eulero
(s) =
_

0
e
t
t
s1
dt
ma questo funziona solo per R(s) > 0. La funzione di Weierstrass
1
s(s)
:= e
s

n=1
(1 +
s
n
)e

s
n
dove la costante di Eulero, valida in tutto il piano complesso. La
funzione analitica su tutto il piano complesso con leccezione di s =
0, 1, 2, . . ., ed il residuo di (s) in s = n
(1)
n
n!
. Osserviamo che per
s N si ha (s) = (s 1)!. Abbiamo

_
s
2
_
=
_

0
e
t
t
s
2
1
dt
per > 0. Ponendo t = n
2
x, osserviamo che

s
2

_
s
2
_
n
s
=
_

0
x
s
2
1
e
n
2
x
dx.
6
Pertanto, prestando attenzione a scambiare somma e integrazione, per > 1
si ha

s
2

_
s
2
_
(s) =
_

0
x
s
2
1
_

n=1
e
n
2
x
_
dx
=
_

0
x
s
2
1
_
(x) 1
2
_
dx,
dove
(x) :=

n=
e
n
2
x
la funzione theta di Jacobi. Lequazione funzionale (anchessa dovuta a
Jacobi) per (x)
x
1
2
(x) = (x
1
),
ed valida per x > 0. Questa equazione non aatto ovvia, tuttavia la sua
dimostrazione esula dai nostri scopi; si veda la letteratura. Inne, usando
lequazione funzionale di (x) otteniamo
(s) =

s
2

_
s
2
_
_
1
s(s 1)
+
_

1
_
x
s
2
1
+ x

s
2

1
2
_

_
(x) 1
2
_
dx
_
. (4)
Siccome (x) decade esponenzialmente, lintegrale improprio nellequazione
(4) converge per ogni s C e pertanto denisce una funzione intera su
C, ossia olomorfa su tutto il piano complesso. Pertanto la (4) fornisce la
continuazione analitica di (s) a tutto il piano complesso, con leccezione del
punto s = 1.
Teorema 2.5. La funzione
(s) :=

s
2

_
s
2
_
_
1
s(s 1)
+
_

1
_
x
s
2
1
+ x

s
2

1
2
_

_
(x) 1
2
_
dx
_
meromorfa con un polo semplice in s = 1 con residuo 1.
Siamo dunque riusciti a continuare la serie di Dirichlet (1) ad una funzione
meromorfa su C. Possiamo quindi considerare ora tutti i numeri complessi
nella nostra ricerca degli zeri di (s). Si osserva che possibile determinare
facilmente un numero innito di zeri, tutti appartenenti alla regione al di
fuori di 0 R(s) 1. Chiamiamo questi zeri gli zeri triviali o banali di
(s).
Prima di discutere gli zeri di (s), ne sviluppiamo unequazione fun-
zionale. Riemann osserv che la formula (4) non solo fornisce la continuazione
7
analitica di (s), ma pu essere anche usata per ottenere una equazione fun-
zionale per (s). Riemann not come il termine
1
s(s1)
e lintegrale improprio
nella (4) sono invarianti tramite la sostituzione di s con 1 s. Quindi si ha
la seguente equazione funzionale
Teorema 2.6 (LEquazione Funzionale). Per ogni s C,

s
2

_
s
2
_
(s) =

1s
2

_
1 s
2
_
(1 s).
Per convenienza deniamo
(s) :=
s
2
(s 1)

s
2

_
s
2
_
(s). (5)
Se si considera la (4), si ha che (s) una funzione intera e soddisfa la
semplice equazione funzionale
(s) = (1 s).
Questo mostra che (s) simmetrica rispetto alla retta verticale R =
1
2
.
Abbiamo sviluppato sucientemente la funzione zeta per cominciare a
considerare le sue varie propriet; in particolare, vediamo di studiare la
locazione dei suoi zeri.
Innanzitutto, vediamo di isolare gli zeri triviali di (s). Ricordiamo che
gli unici poli di (s) sono semplici e situati in s = 2, 4, . . . (il polo s = 0 di

_
s
2
_
si semplica con il termine
1
s(s1)
). Questi zeri, derivanti dai poli della
funzione gamma, sono detti zeri triviale. A partire dallequazione funzionale
e dal Teorema 2.2, si ha che tutti gli altri zeri, i cosiddetti zeri non banali,
appartengono alla striscia verticale 0 R 1. In vista dellequazione (5),
gli zeri non banali di (s) sono precisamente gli zeri di (s), e pertanto sono
simmetrici rispetto alla retta verticale R =
1
2
. Inoltre, per la (4), tali zeri
sono simmetrici rispetto allasse reale t = 0. Riassumiamo questi risultati
nel seguente
Teorema 2.7. La funzione (s) soddisfa i seguenti punti
1. (s) non ammette zeri per R(s) > 1;
2. lunico polo di (s) si trova in s = 1; esso ha residuo 1 ed semplice;
3. (s) ha zeri triviali in s = 2, 4, . . .;
4. gli zeri non triviali appartengono alla regione 0 R(s) 1 e sono
simmetrici rispetto alla retta verticale R(s) =
1
2
e rispetto alla retta
reale I(s) = 0;
8
5. gli zeri di (s) sono precisamente gli zeri non banali di (s).
La striscia 0 R(s) 1 detta striscia critica e la retta verticale
R(s) =
1
2
detta retta critica. Nella sua memoria del 1859, Riemann fece un
commento sugli zeri di (s); a partire da questa aermazione stat formulata
la seguente
Congettura 2.8 (LIpotesi di Riemann). Tutti gli zeri non banali di (s)
appartengono alla retta critica R(s) =
1
2
.
Riemann congettur inoltre una formula asintotica per il numero N(T)
degli zeri di (s) allinterno della striscia critica con 0 I(s) < T come segue
N(T) =
T
2
log
T
2

T
2
+ O(logT)
dimostrata poi da von Mangoldt nel 1905. In particolare, questo ci dice che
esiste un numero innito di zeri non banali. Inoltre, Riemann congettur che
la rappresentazione prodotto di (s) data da
(s) = e
A+Bs

_
1
s

_
e
s

,
dove A, B sono costanti e varia tra tutti gli zeri non banali di (s). Tale
rappresentazione fu dimostrata da Hadamard nel 1893.
2.2 Regioni prive di zeri
Uno dei possibili tentativi per attaccare lipotesi di Riemann quello di
espandere il pi possibile la regione priva di zeri. Comunque, anche la sola
dimostrazione che tale regione includa la retta verticale R(s) = 1 (ossia
(1+it) ,= 0 per ogni t R) non aatto banale. Infatti, questa aermazione
equivalente al teorema dei numeri primi, precisamente
(x)
x
log x
, x
(un problema la cui soluzione ha richiesto oltre un secolo). Si ha dunque
Teorema 2.9. Per ogni t R, (1 + it) ,= 0.
Sembrerebbe intuitivo che, estendendo ulteriormente la regione priva di
zeri potremmo ottenere altri risultati interessanti circa la distribuzione dei
9
numeri primi. Infatti, in modo pi esplicito si pu dimostrare che la formula
asintotica
(x) =
_
x
2
dt
log t
+ O(x

log x)
equivalente a
( + it) ,= 0, per > , (6)
dove
1
2
< 1. In particolare, lipotesi di Riemann (ossia =
1
2
nella (6))
equivalente a
(x) =
_
x
2
dt
log t
+ O(x
1
2
log x)
Questa formulazione fornisce un metodo immediato con cui espandere
la regione priva di zeri. Ad ogni modo, attualmente non si in grado di
migliorare la regione priva di zeri nella forma (6) per nessun < 1. Il
miglio risultato ottenuto nora quello fornito nel 1958 indipendentemente
da Vinogradov e Korobov, ossia che (s) non ammette zeri nella regione
1
c
(log [ t [ +1)
2
3
(log log(3+ [ t [))
1
3
per qualche costante positiva c.
2.3 Contare gli zeri di (s)
Possiamo sviluppare strumenti che ci permettono di contare il numero di zeri
nella regione critica con parte immaginaria I(s) < T per un dato numero
reale positivo T. Una volta che sappiamo quanti zeri dovrebbero appartenere
ad una data regione, possiamo vericare lipotesi di Riemann in quella regione
computazionalmente. In questa sezione sviluppiamo la teoria necessaria.
Indichiamo con N(T) il numero di zeri di (s) allinterno del rettangolo
+ it C : 0 < < 1, 0 t < T, ossia
N(T) := # + it C : 0 < < 1, 0 t < T
Il seguente teorema, come gi osservato precedentemente, stato conget-
turato da Riemann e dimostrato successivamente da von Mangoldt.
Teorema 2.10. Sia N(T) denito come sopra. Allora
N(T) =
T
2
log
T
2

T
2
+ O(log T)
Possediamo ora gli strumenti teorici per vericare lipotesi di Riemann
computazionalmente in una data regione, e in particolare contare il numero di
zeri di (s) nella striscia critica no allaltezza desiderata. Questo, combinato
con metodi ecienti per calcolare valori di (
2
1
+it), ci permette di ottenere
unevidenza euristica in favore dellipotesi di Riemann.
10
2.4 Il Teorema di Hardy
Il teorema di Hardy uno dei primi importanti risultati in favore dellipotesi
di Riemann. Stabilisce infatti la pi basilare condizione necessaria anch
lipotesi di Riemann sia vera:
Teorema 2.11 (Teorema di Hardy). Esiste un numero innito di zeri di
(s) sulla retta critica R(s) =
1
2
.
Spesso si tentato di attaccare lipotesi di Riemann a partire da questa
prospettiva, ossia dimostrando condizioni necessarie via via pi restrittive.
Selberg dimostr che una proporzione sostanziale degli zeri di (s) apparten-
gono alla retta critica (un risultato che in parte gli confer la medaglia Fields
nel 1950). Levinson miglior questa stima, aermando che almeno
1
3
degli
zeri appartengono alla retta critica. Il miglior risultato ottenuto nora
dovuto a Conrey, che ha dimostrato che almeno
2
5
degli zeri appartengono
alla retta critica.
11
3 Algoritmi per il Calcolo di (s)
La forma pi diretta per un attacco allipotesi di Riemann la ricerca di un
controesempio. I matematici hanno sviluppato molte tecniche computazion-
ali a supporto dellipotesi. Lavvento dei computer ha arricchito i matematici
con nuovi strumenti, e motivato lo sviluppo di algoritmi pi ecienti per il
calcolo di (s).
Questa sezione presenta un breve resoconto delle idee analitiche sulle quali
questi algoritmi si basano, i tre algoritmi principali usati per calcolare i valori
di (s) e lanalisi richiesta per vericare lipotesi di Riemann allinterno di
vaste regioni della striscia critica. Lobiettivo principale di questi calcoli
determinare zeri sulla retta critica con la poco verosimile speranza di trovare
un controesempio.
3.1 Somma di Eulero-MacLaurin
La funzione zeta dicile da valutare, specialmente nella regione critica.
Per questo motivo, sono stati sviluppati metodi sosticati per eseguire questi
calcoli. La somma di Euler-MacLaurin stato uno dei primi metodi per
valutare (s). Eulero se ne serv per il calcolo di (s) per n = 2, 3, . . . , 15, 16.
E stato anche utilizzato da Gram, Backlund e Hutchinson per vericare
lipotesi di Riemann per t 50, t 200, t 300 rispettivamente (s =
1
2
+it).
Denizione 3.1. I numeri di Bernoulli, B
n
, sono deniti dalla funzione
generatrice
x
e
x
1
=

n=0
B
n
x
n
n!
.
Ln-esimo polinomio di Bernoulli, B
n
(x), dato da
B
n
(x) :=
n

j=0
_
n
j
_
B
nj
x
j
.
Valutazione di Eulero-MacLaurin di (s). Dato N 1 si ha
(s) =
N1

n=1
n
s
+
_

N
x
s
dx +
1
2
N
s
s
_

N
B
1
(x)x
s1
dx
=
N1

n=1
n
s
+
N
1s
s 1
+
1
2
N
s
+
B
2
2
sN
s1
+
+
B
2v
(2v)!
s(s + 1) (s + 2v 2)N
s2v+1
+ R
2v
12
dove
R
2v
=
s(s + 1) (s + 2v 1)
(2v)!
_

N
B
2v
(x)x
s2v
dx
Qui B
i
(x) indica li-esimo polinomio di Bernoulli, B
i
indica li-esimo numero
di Bernoulli, e x indica la parte decimale di x.
Se N allincirca dato da [ s [, allora i termini della serie decrescono
abbastanza rapidamente, ed naturale aspettarsi che il resto R
2v
sia molto
piccolo. Infatti
[ R
2v
[

s(s + 1) (s + 2v + 1)B
2(v+1)
N
2v1
2(v + 1)!( + 2v + 1)

3.2 Backlund
Intorno al 1912, Backlund svilupp un metodo per determinare il numero
di zeri di (s) allinterno della striscia critica 0 < R(s) < 1 minori di una
certa altezza T. Questo parte della dimostrazione che i primi N zeri di (s)
appartengono tutti alla retta critica.
Ricordiamo che N(T) indica il numero di zeri (contando le molteplicit)
di (s) nel rettangolo R = 0 R(s) 1, 0 I(s) T; indichiamo con
R il bordo di R orientato positivamente. Riemann osserv che
N(T) =
1
2i
_
R

(s)
(s)
ds
e propose la stima
N(T)
T
2
log
T
2

T
2
.
Questa stima fu dimostrata per la prima volta da Mangoldt nel 1905. Nel
1918 Backlund ottenne la stima specica

N(T)
_
T
2
log
T
2

T
2
+
7
8
_

< 0.137logT + 0.443log logT + 4.350


per ogni T 2. La stima pu essere dedotta usando buone approssimazioni
di R
2v
introdotte in precedenza.
3.3 La Funzione di Hardy
Un modo per calcolare gli zeri di una qualunque funzione a valori reali
determinare piccoli intervalli in cui la funzione cambia di segno. Questo
metodo non pu essere applicato direttamente ad arbitrarie funzioni comp-
lesse. Dunque, al ne di calcolare zeri di (s) che appartengono alla retta
13
critica, sarebbe auspicabile trovare una funzione a valori reali i cui zeri siano
esattamente gli zeri di (s) sulla retta critica. A tal scopo interviene la
funzione (s); in particolare ricordiamo che (s) denita da
(s) =
s
2
(s 1)

s
2

_
s
2
_
(s)
Poich (s) una funzione a valori reali sulla retta critica, troveremo gli zeri
semplici di (s) determinando dove la funzione cambia segno. Sviluppiamo
ora la funzione di Hardy: per s =
1
2
+ it si ha

_
1
2
+ it
_
=
_
1
4
+
it
2
__

1
2
+ it
_

1
4

it
2

_
1
4
+
it
2
_

_
1
2
+ it
_
=
1
2
_
1
4
+ t
2
_

1
4

it
2

_
1
4
+
it
2
_

_
1
2
+ it
_
=
_
e
Rlog
(
1
4
+
it
2
)

1
4
_
t
2
2

1
8
__

_
e
iIlog
(
1
4
+
it
2
)

it
2

_
1
2
+ it
__
.
Ora, poich il fattore allinterno della prima parentesi quadra sempre un
numero reale negativo, il segno di (
1
2
+it) dipende esclusivamente dal segno
del secondo fattore. Deniamo la funzione di Hardy come
Z(t) := e
i(t)

_
1
2
+ it
_
,
dove (t) dato da
(t) := I
_
log
_
1
4
+
it
2
__

t
2
log .
Ora chiaro che il segno di (
1
2
+ it) opposto a quello di Z(t).
A questo punto sembra che, poich (
1
2
+it) appare nella formula di Z(t),
non abbiamo ottenuto alcuna nuova informazione utile. Tuttavia, la formu-
la di Riemann-Siegel che andiamo ora a considerare, consente di calcolare
ecientemente Z(t) con lobiettivo di determinare zeri di (
1
2
+ it).
3.4 La Formula di Riemann-Siegel
La formula di Riemann-Siegel fu trovata da Siegel nel 1932 tra i documenti
personali di Riemann. Tale formula fornisce un miglioramento della somma di
Euler-MacLaurin nellapprossimazione dei valori di (s). E di notevole aiuto
computativo, e conferma levidenza empirica dellipotesi di Riemann. Ad
ogni modo, non fornisce informazioni sucienti per vericare direttamente
14
lipotesi: infatti la formula fornisce un modo veloce per trovaer gli zeri di (s)
solo per R(s) =
1
2
. Cominciamo con lequazione funzionale approssimata
della funzione zeta di Riemann.
Teorema 3.2 (Equazione Funzionale Approssimata). Siano x, y R
+
con 2xy = [t[; allora per s = + it con 0 1 si ha
(s) =

nx
1
n
s
+ (s)

ny
1
n
1s
+ O(x

) + O([t[
1
2

y
1
),
dove (s) data da
(s) = 2
s

s1
sin
_
s
2
_
(1 s).
Lequazione funzionale approssimata pu essere usata per calcolare Z(t)
nel modo seguente. Innanzittuo poniamo x = y =
_
[t[/2. Questo fornisce
(s) =
[x]

n=1
1
n
s
+ (s)
[x]

n=1
1
n
1s
+ E
m
(s).
Qui lerrore E
m
(s) soddisfa la condizione E
m
(s) = O([t[
/2
). Sostituiamo
ora s =
1
2
+ it e moltiplichiamo per e
i(t)
. Otteniamo
Z(t) = e
i(t)
[x]

n=1
1
n
1
2
+it
+ e
i(t)
[x]

n=1
1
n
1
2
it
+ O(t

1
4
)
= 2
[x]

n=1
cos((t) tlogn)
n
1
2
+ O(t

1
4
).
Questa la base per la formula di Riemann-Siegel. Tutto ci che richiesto
per applicare questa formula per calcolare Z(t) una formula pi precisa
per il termine di errore; in questa sede non mostriamo come ottenerla, ma ci
limitiamo a fornire la seguente
Formula di Riemann-Siegel. Per ogni t R, si ha
Z(t) = 2
N

n=1
cos((t) tlogn)
n
1
2
+
+
e
i(t)
e

t
2
(2)
1
2
+it
e

i
4
(1 ie
t
)
_
C
N
(x)

1
2
+it
e
Nx
dx
e
x
1
,
dove C
N
un contorno chiuso orientato positivamente contenente tutti i punti
2iN, 2i(N 1), . . . , 2i e 0.
In pratica, gli algoritmi usano la serie troncata, ed una approssimazione
numerica dellintegrale, al ne di ottenere unutile approssimazione di Z(t) e
pertanto di (
1
2
+ it).
15
3.5 LAlgoritmo di Odlyzko-Schnhage
Lalgoritmo di Odlyzko-Schnhage attualmente lalgoritmo pi eciente
per determinare i valori t R per cui (
1
2
+ it) = 0. Esso sfrutta il fat-
to che, usando la formula di valutazione di Riemann-Siegel, la parte com-
putazionalmente pi complessa costituita dal calcolo delle espressioni del
tipo
g(t) =
M

k=1
k
it
.
Lalgoritmo utilizza la trasfomata veloce di Fourier (FFT) per convertire
somme di questo tipo in funzioni razionali. Odlyzko e Schnhage forniscono
inoltre un algoritmo veloce per calcolare valori di funzioni razionali. I det-
tagli si trovano in A. Odlyzko e A. Schnhage, Fast algorithms for multiple
evaluations of the Riemann zeta function, Trans. Amer. Math. Soc. 309
(1988) no. 2. Lalgoritmo presentato calcola i primi n zeri di (
1
2
+ it) in
O(n
1+
) (anziche in O(n
3
2
) come avveniva nei precedenti metodi).
16
4 Aermazioni Equivalenti
In questa sezione discutiamo alcune aermazioni equivalenti allipotesi di
Riemann. Raggruppiamo queste equivalenze in tre categorie: quelle che ap-
partengono alla teoria dei numeri, quelle che sono strettamente collegate a
propriet della funzione zeta ed inne equivalenze del tutto interdisciplinarie.
4.1 Equivalenze Teorico-Numeriche
Bench sia improbabile che una di queste equivalenze porti direttamente ad
una soluzione, forniscono comunque un senso di quanto lipotesi sia stretta-
mente collegata con i numeri primi.
4.1.1 La Zeta di Riemann e la Lambda di Liouville
La funzione zeta di Riemann denita, per R(s) > 1, da
(s) =

n=1
1
n
2
Lipotesi di Riemann si enuncia solitamente come segue: gli zeri non banali
della funzione zeta di Riemann appartengono tutti alla retta R(s) =
1
2
. Sorge
subito il problema che la serie precedente non converge su questa retta, e
dunque si parla naturalmente di continuazione analitica.
Come primo obiettivo, vediamo di fornire un enunciato equivalente del-
lipotesi di Riemann. In modo informale, laermazione la seguente: il
numero di interi con un numero pari di fattori primi coincide con il numero
degli interi aventi un numero dispari di fattori primi. Ci si formalizza in
termini della funzione di Liouville, che indica la parit del numero dei fattori
primi di un intero positivo.
Denizione 4.1. La funzione di Liouville denita da
(n) = (1)
(n)
dove (n) il numero dei fattori, non necessariamente distinti, di n contati
con la rispettiva molteplicit.
La seguente connessione tra la funzione di Liouville e lipotesi di Riemann
stata messa in luce da Landau nella sua tesi di dottorato nel 1899.
Teorema 4.2. Lipotesi di Riemann equivalente allaermazione che, per
ogni > 0 ssato,
lim
n
(1) + (2) + + (n)
n
1
2
+
= 0.
17
In altre parole, lipotesi di Riemann equivalente allaermazione che un
numero intero ha uguale probabilit di possedere un numero pari o dispari
di fattori primi distinti (nel senso appena denito).
Possiamo trasformare questequivalenza ancora una volta. La sequenza
(i)

i=1
= 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, . . .
si comporta allincirca come una sequenza casuale di 1 e di -1, nel senso che
la dierenza tra il numero di 1 ed il numero dei -1 non molto pi grande
della radice quadrata del numero dei termini.
Questa una aermazione elementare ed intuitiva dellipotesi di Riemann.
Si tratta di un esempio delle molteplici diverse riformulazioni possibili della
congettura. Nella gura che segue si vede il graco di (i)

i=1
come un
random walk, una passeggiata casuale, con passi (1, 1) attraverso coppie
di punti della sequenza.
4.2 Il Teorema dei numeri primi
Il teorema dei numeri primi aerma che il numero dei primi minori o uguali di
n approssimativamente n/log n, e fu congetturato inizialmente da Gauss
nel 1792. Si pu vedere lipotesi di Riemann come una forma precisa del
teorema dei numeri primi.
Teorema 4.3 (Teorema dei Numeri Primi). Sia (n) il numero dei primi
minori o uguali a n. Allora
lim
n
(n)
n/log(n)
= 1.
18
Cos come nel caso dellipotesi di Riemann, il teorema dei numeri pri-
mi pu essere formulato in termini della funzione lambda di Liouville, un
risultato dovuto anchesso a Landau e parte della sua tesi di dottorato del
1899.
Teorema 4.4. Il teorema dei numeri primi equivalente allaermazione
che
lim
n
(1) + (2) + + (n)
n
= 0.
Dunque il teorema dei numeri primi costituisce una forma relativamente
debole del fatto che un intero ha uguale probabilit di possedere un numero
pari o dispari di fattori primi distinti.
Il teorema dei numeri primi fu provato per la prima volta da de la
Valle Poussin e Hadamard indipendentemente circa nel 1896, sebbene gi
Chebyshev si era avvicinato nel 1852.
La prossima equivalenza che discuteremo ha una lunga storia. Si ricordi
che il teorema dei numeri primi aerma che (x) Li(x), dove Li(x)
lintegrale logaritmico, denito come segue.
Denizione 4.5. Lintegrale logaritmico, Li, di x denito come
Li(x) :=
_
x
2
dt
logt
.
Deniamo inoltre (x), la funzione che conta il numero di primi inferiori
a x.
Denizione 4.6. La funzione che conta i primi, indicata con (x), il
numero di primi minori o uguali a ad un numero reale x.
Il teorema dei numeri primi, nella forma (x) Li(x), fu congetturato da
Gauss nel 1849, in una lettera ad Enke. Gauss fece questa congettura sulla
base di propri conti (fatti a mano) di (x) e tavole disponibili allepoca di
valori di Li(x). La seguente una tavola che Gauss invi ad Enke in una sua
lettera:
19
Il teorema dei numeri primi, dimostrato indipendentemente da Hadamard
e da de la Valle Poussin, richiede il mostrare che (s) ,= 0 quando R(s) = 1.
Ad ogni modo, la verit dellipotesi di Riemann ci fornirebbe una precisa
stima asintotica dellerrore nel teorema dei numeri primi.
Equivalenza 4.7. Laermazione che
(x) = Li(x) + O(

xlogx)
equivalente allipotesi di Riemann.
Lequivalenza successiva richiede la funzione di Mertens, che a sua volta
richiede la denizione della funzione di Mobius.
Denizione 4.8. La funzione di Mbius (n) denita come
(n) :=
_
_
_
0 se d > c ha un fattore quadrato,
1 se n = 1,
(1)
k
se n un prodotto di k fattori primi distinti.
Denizione 4.9. La funzione di Mertens, indicata con M(x), denita da
M(x) :=

nx
(n),
dove x R.
In termini della funzione di Mertens si ha la seguente equivalenza.
Equivalenza 4.10. Lipotesi di Riemann equivalente a
M(x) = O(x
1
2
+
)
per ogni > 0.
Dimostrare che M(x) = O(x
1
2
+
) per qualche <
1
2
un problema aperto
e costituirebbe un risultato davvero notevole.
Possiamo riformulare lipotesi di Riemann in termini della funzione data
dalla somma dei divisori.
Denizione 4.11. Dato n N,
(n) :=

d|n
d.
La seguente equivalenza dovuta a Robin.
20
Equivalenza 4.12. Lipotesi di Riemann equivalence alla aermazione che
per ogni n > 5040,
(n) < e

nlog logn,
dove la costante di Eulero.
Robin ha mostrato inoltre che
(n) < e

nlog log n + 0.6482


n
log log n
per ogni n 3.
A partire dal lavoro di Robin, Lagarias ha dimostrato unaltra equivalenza
dellipotesi di Riemann che richiede la funzione somma dei divisori.
Equivalenza 4.13. La seguente aermazione equivalente allipotesi di
Riemann:
(n) H
n
+ exp(H
n
)log(H
n
),
per ogni n 1, con luguaglianza solo per n = 1.
Qui H
n
ln-esimo numero armonico denito come segue
Denizione 4.14. Ln-esimo numero armonico dato da
H
n
:=
n

j=1
1
j
.
Di particolare interesse il fatto che lequivalenza di Lagarias vale per
ogni n, e non vale quindi solo asintoticamente. Eric Rains ha vericato la
disuguaglianza per 1 n 5040.
Servendosi della funzione di Mertens possiamo ottenere unaltra equiv-
alenza in termini della serie di Farey. Il termine serie di Farey in eetti
fuorviante, in quanto non si tratta di una serie, e inoltre non stata scoperta
da Farey ma da Haros.
Denizione 4.15. La serie di Farey F
n
di ordine n linsieme dei numeri
razionali
a
b
Q con 0 a b n e (a, b) = 1, disposti secondo lordine
crescente.
Ad esempio, la serie di Farey di ordine 3 data da
F
3
=
_
0
1
,
1
3
,
1
2
,
2
3,
1
1
_
.
Indichiamo il j-esimo termine di F
n
con F
n
(j). E facile vedere che il numero
m dei termini nella serie di Farey di ordine n m = 1 +

n
j=1
(j), dove
(j) la funzione toziente di Eulero. Possiamo ora formulare la seguente
equivalenza:
21
Equivalenza 4.16. Lipotesi di Riemann equivalente a
m

j=1

F
n
(j)
j
m

= O(n
1
2
+
),
dove > 0 e m = #F
n
.
4.3 Equivalenze analitiche
In questa sezione esploriamo le varie equivalenze connesse analiticamente con
la funzione zeta di Riemann. Questi problemi variano da dirette conseguenze
della denizione di funzione zeta a pi elaborate riformulazioni. In generale
si tratta di problemi classici, e di risultati sorti naturalmente nel corso della
ricerca delle propriet di (s).
Cominciamo con il riformulare lipotesi di Riemann in termini della fun-
zione eta di Dirichlet, detta anche funzione alternante.
Equivalenza 4.17. Lipotesi di Riemann equivalente allaermazione che
tutti gli zeri della funzione eta di Dirichlet
(s) :=

k=1
(1)
k1
k
s
= (1 2
1s
)(s)
che appartengono alla regione critica 0 < R(s) < 1 si trovano tutti sulla retta
critica R(s) =
1
2
.
Possiamo inoltre considerare la convergenza di 1/(s) ed i valori della
derivata

(s).
Equivalenza 4.18. La convergenza di

n=1
(n)
n
s
per R(s) >
1
2
necessaria e suciente per lipotesi di Riemann. Si osservi
che per R(s) > 1,
1
(s)
=

n=1
(n)
n
s
.
Equivalenza 4.19. Lipotesi di Riemann equivalente a

(s) ,= 0 allinter-
no della regione 0 < R(s) <
1
2
.
22
Ricordiamo per quanto detto in precedenza che, nel derivare lequazione
funzionale di (s), si denita la funzione come
(s) :=
s
2
(s 1)

s
2

_
s
2
_
(s).
Lagarias deriv il seguente criterio per (s).
Equivalenza 4.20. Lipotesi di Riemann equivalente a
R
_

(s)
(s)
_
> 0.
4.4 Altre equivalenze
A prima vista, le seguenti equivalenze sembrano avere poco a che fare con gli
zeri di una funzione a valori complessi.
Cominciamo con il denire la matrice di Redheer di ordine n. La matrice
di Redheer n n, R
n
:= [R
n
(i, j)], denita da
R
n
(i, j) =
_
1 se j = 1 oppure se i [ j,
0 altrimenti.
Si pu mostrare facilmente che det R
n
=

n
k=1
(k). Possiamo usare sem-
plicemente questa denizione per enunciare lipotesi di Riemann utilizzando
una precedente equivalenza.
Equivalenza 4.21. Lipotesi di Riemann vera se e solo se
det(R
n
) = O(n
1
2
+
)
per ogni > 0.
Questo stato dimostrato da Redheer nel 1977. Possiamo ora utilizzare
le matrici di Redheer per tradurre lipotesi di Riemann nel linguaggio della
teoria dei gra. Sia R
n
la matrice di Redheer denita sopra, e poniamo
B
n
:= R
n
I
n
(dove I
n
la matrice identit n n). Ora, sia G
n
il grafo
diretto la cui matrice adiacente B
n
. Sia inne G
n
il grafo ottenuto da G
n
aggiungendo un circuito al nodo 1 di G
n
. Possiamo riformulare lipotesi di
Riemann nei termini dei cicli di G
n
.
Equivalenza 4.22. La seguente aermazione equivalente allipotesi di
Riemann
[#cicli dispari in G
n
#cicli pari in G
n
[ = O(n
1
2
+
)
per ogni > 0.
23
Per concludere, possiamo riformulare lipotesi di Riemann in termini di
un problema riguardante lordine di un gruppo di elementi.
Equivalenza 4.23. Lipotesi di Riemann equivalente allaermazione che,
per n sucientemente grande,
log g(n) <
1
_
Li(n)
,
dove g(n) lordine massimale degli elementi del gruppo simmetrico S
n
di
grado n.
24
5 Estensioni dellIpotesi di Riemann
Esistono dei problemi generalizzati e forme pi forti dellipotesi di Riemann,
che ci permettono di avere una visione dinsieme pi vasta e di dimostrare
numerosi risultati che si basano appunto sullipotesi.
Cominciamo con lenunciare ancora una volta lipotesi nella sua forma
classica, e diamo poi una serie di estensioni ad altri problemi correlati.
5.1 LIpotesi di Riemann
Congettura 5.1. [Ipotesi di Riemann] Gli zeri non banali di (s) hanno
parte reale pari a
1
2
.
Loggeto di studio fondamentale (s). Come prima, la funzione zeta di
Riemann (s) la funzione di variabile complessa s denita nel semipiano
R(s) > 1 dalla serie assolutamente convergente
(s) :=

n=1
1
n
s
,
ed in tutto il piano complesso fatta eccezione per il punto s = 1 per contin-
uazione analitica.
Questo enunciato del problema pu essere semplicato introducendo la
funzione eta di Dirichlet, nota anche come funzione zeta alternante.
Denizione 5.2. La funzione eta di Dirichlet denita come
(s) :=

k=1
(1)
k1
k
s
= (1 s
1s
)(s).
Siccome (s) converge per ogni s C con R(s) > 0, non occorre consider-
are la continuazione analitica. Lipotesi di Riemann vera se e solo se gli zeri
di (s) nella striscia 0 < R(s) < 1 appartengono tutti alla retta R(s) =
1
2
.
Abbiamo gi discusso questa equivalenza nella sezione precedente.
5.2 LIpotesi di Riemann Generalizzata
La funzione zeta di Riemann loggetto considerato dallipotesi. Tuttavia,
(s) un caso speciale allinterno di una pi vasta e generale classe di fun-
zioni. Lipotesi di Riemann generalizzata considera questa classe pi grande
25
di funzioni, la classe delle L-funzioni di Dirichlet. Costruiremo queste fun-
zioni nello stesso modo in cui abbiamo costruito la funzione zeta di Riemann
nella sezione 2. Deniamo una L-serie di Dirichlet come
L(s,
k
) :=

n=1

k
(n)n
s
,
dove
k
(n) un caratter teorico-numerico modulo k, denito dalle propriet

k
(1) = 1,

k
(n) =
k
(n + k)

k
(m)
k
(n) =
k
(mn),
per tutti gli interi m e n, e

k
(n) = 0
per (k, n) ,= 1. Un carattere modulo k detto primitivo se non esiste
d
(n)
tale che
k
(n) =
d
(n) dove d divide k e d ,= k. Lunico
k
(n) tale che

k
(n) = 1 per ogni n con (k, n) = 1 detto il caratter principale modulo k.
Una L-funzione di Dirichlet, L(s,
k
), la continuazione analitica della
L-serie associata di Dirichlet. Possiamo vedere che (s) appartiene a questa
classe di funzioni, essendo
L(s,
1
) =

n=1

1
(n)n
s
=

n=1
n
s
= (s).
Enunciamo ora lipotesi di Riemann generalizzata.
Estensione 5.3. [Ipotesi di Riemann Generalizzata] Tutti gli zeri non
banali di L(s,
k
) hanno parte reale pari a
1
2
.
Gli zeri non banali in questo caso signica L(s,
k
) = 0 per s C tali che
0 < R(s) < 1.
Si nota che lipotesi di Riemann generalizzata implica lipotesi di Rie-
mann, in quanto (s) un membro della classe delle funzioni L di Dirichlet.
Si osservi inoltre che, a dierenza di (s), L(s,
k
) pu avere zeri sulla retta
I = 0; tuttavia, tutti questi zeri sono noti e sono considerati zeri banali.
5.3 LIpotesi di Riemann Estesa
Sia p un primo dispari. Deniamo il simbolo di Legendre,
_
n
p
_
come
_
n
p
_
=
_
_
_
1 se la congruenza x
2
n (mod p) ha una soluzione,
0 se p[n,
l se la congruenza x
2
n (mod p) non ha soluzione.
26
Si consideri la serie
L
p
(s) :=

n=1
_
n
p
_
1
n
s
.
Lipotesi di Riemann estesa considera lestensione di L
p
(s) a tutto il piano
complesso tramite continuazione analitica.
Estensione 5.4. [Ipotesi di Riemann Estesa] Gli zeri di L
p
(s) con 0 <
R(s) < 1 appartengono tutti alla retta R(s) =
1
2
.
Poich
_

_
un esempio specico di un caratter teorico-numerico, lipotesi
di Riemann estesa un caso particolare dellipotesi di Riemann generalizzata.
5.4 Unipotesi di Riemann Estesa Equivalente
Se deniamo (x; k; l) come
(x; k; l) := #p : p x, p primo, e p l (mod k),
allora la seguente una ipotesi di Riemann estesa equivalente.
Estensione 5.5. [UnIpotesi di Riemann Estesa Equivalente] Dato
(k, l) = 1 e > 0,
(x; k; l) =
Li(x)
(k)
+ O(x
1
2
+
),
dove (k) la funzione toziente di Eulero, e Li(x) :=
_
x
2
dt
log t
.
Questa aermazione dovuta a Titchmarsh (circa 1930).
5.5 Unaltra Ipotesi di Riemann Estesa
Sia K un campo di numeri con anello degli interi O
K
. La funzione zeta di
Dedekind di K data da

K
(s) :=

a
N(a)
s
per R(s) > 1, dove la somma varia tra tutti gli ideali interi di O
K
, e N(a)
la norma di a. Consideriamo ancora una volta lestensione di
K
(s) a tutto
il piano complesso tramite continuazione analitica.
Estensione 5.6. [UnAltra Ipotesi di Riemann Estesa] Tutti gli zeri
della funzione zeta di Dedekind di un qualunque campo algebrico di numeri,
con 0 < R(s) < 1, appartengono alla retta R(s) =
1
2
.
Questa aermazione include lipotesi di Riemann, siccome la funzione zeta
di Riemann la funzione zeta di Dedekind sul campo dei numeri razionali.
27
6 Corollari dellipotesi di Riemann
Le conseguenze di una dimostrazione dellipotesi di Riemann in teoria dei nu-
meri sono evidenti, cos come lo sono nelle applicazioni quali la crittograa.
Sulla base di queste considerazioni, una gran parte della teoria stata costru-
ita supponendo vera lipotesi di Riemann. In questa sezione consideriamo al-
cune delle pi importanti aermazioni che diventano vere nel caso si dovesse
trovare una dimostrazione dellipotesi di Riemann.
6.1 Unaltra dimostrazione del Teorema dei Numeri pri-
mi
Il teorema dei numeri primi fu dimostrato da Hadamard e da de la Valle
Poussin indipendentemente nel 1896. Esso sarebbe, ovviamente, anche una
conseguenza immediata dellipotesi di Riemann.
Teorema 6.1. (n) Li(n), al tendere di n .
La dimostrazione del teorema dei numeri primi si basa sul fatto che (s)
non ha zeri della forma 1 + it per t R. Pertanto segue dalla veridicit
dellipotesi di Riemann.
E interessante osservare come Erds e Selberg trovarono entrambi una
dimostrazione elementare del teorema dei numeri primi, ossia senza far uso
di tecniche di analisi complessa avanzata.
6.2 La Congettura di Goldbach
Nel 1742 Goldbach congettur, in una lettera ad Eulero, che ogni numero
naturale n 5 somma di tre numeri primi (Eulero forn la formulazione;
ogni intero pari maggiore di 3 somma di due primi). Questa congettura
viene detta la congettura forte di Goldbach, ed uno dei pi vecchi problemi
ancora aperti della teoria dei numeri. Un problema collegato la cosiddetta
congettura debole di Goldbach.
Congettura 6.2. [Congettura Debole di Goldbach] Ogniintero dispari
maggiore di 7 si pu scrivere come somma di tre primi dispari.
Hardy e Littlewood dimostrarono che lipotesi di Riemann generalizzata
implica la congettura debole di Goldbach per n sucientemente grande. Nel
1937, Vinogradov forn il seguente risultato senza assumere alcuna variante
dellipotesi di Riemann.
28
Teorema 6.3. Ogni intero sucientemente grande N N
0
somma di tre
numeri primi.
Il numero N
0
eettivamente calcolabile. Tuttavia, il migliore N
0
noto
ancora troppo grande per essere vercato computazionalmente. Nel 1997
Deshouillers, Enger, te Riele e Znoviev dimostrarono il seguente risultato.
Teorema 6.4. Supponendo che lipotesi di Riemann generalizzata sia vera,
ogni intero dispari n > 5 pu essere espresso come somma di tre numeri
primi.
6.3 Ancora su Goldbach
Hardy e Littlewood dimostrarono che se lipotesi di Riemann generalizzata
vera, allora quasi tutti i numeri pari possono essere espressi come somma
di due numeri primi. Precisamente, se E(N) indica il numero di interi pari
n < N che non sono somma di due primi, allora E(N) = O(N
1
2
+
) per ogni
> 0.
Un altro importante risultato fu dimostrato da J. J. Chen nel 1973.
Teorema 6.5. [Teorema di Chen] Ogni intero sucientemente grande
somma di un numero primo e di un numero che prodotto di al pi due
numeri primi.
6.4 Primi in un dato intervallo
Una questione di particolare interesse nello studio dei numeri primi concerne
lesistenza di un primo p tale che a < p < b per dati a, b. Il postulato di
Bertrand del 1845 aerma che tra a e 2a esiste sempre un numero primo
(per a > 1). Non dicile dimostrare il seguente risultato, supponendo che
lipotesi di Riemann sia vera.
Teorema 6.6. Se lipotesi di Riemann vera, allora per x sucientemente
grande e per ogni >
1
2
, esiste un primo p (x, x + x

).
Nel 1937, indipendentemente dallipotesi di Riemann, Ingham mostr
che esiste sempre un primo nellintervallo (x, x + x
5
8
) per x sucientemente
grande.
6.5 Il minimo primo nelle progressioni aritmetiche
Lipotesi di Riemann estesa pu essere applicata anche al problema di calco-
lare (o di stimare) (x; k; l), dove
(x; k; l) := #p : p primo, p x, e p l (mod k).
29
Titchmarsh dimostr che il seguente risultato vero supponendo lipotesi di
Riemann estesa.
Teorema 6.7. Se lipotesi di Riemann estesa vera, allora il primo minimo
p l (mod k) minore di k
2+
, dove > 0 arbitrario e k > k
0
().
Senza porre alcuna condizione, il miglior risultato noto attualmente, dovu-
to a Heath-Brown, che il primo minimo p soddisfa p k
5.5
.
6.6 Test di Primalit
La performance di numerosi algoritmi per i test di primalit si basa sulla
ipotesi di Riemann generalizzata. Il test probabilstico di Miller-Rabin viene
eseguito in tempo polinomiale deterministico supponendo lipotesi di Rie-
mann generalizzata. Inoltre, si pu dimostrare che lalgoritmo probabilistico
di Solovay-Strassen deterministico supponendo lipotesi di Riemann gener-
alizzata. Ad ogni modo, entrambi questi risultati sono stati soppiantati dai
risultati di Agrawal, Kayal e Saxena, che in un loro articolo presentarono
un algoritmo in tempo polinomiale deterministico e senza alcuna condizione
sullipotesi di Riemann per un test di primalit.
6.7 La congettura di Artin sulla radice primitiva
Presentiamo la seguente congettura relatica alle radici primitive in Z/pZ.
Denizione 6.8. Dato un primo p, un intero a una radice primitiva modulo
p se a

,1(mod p) per ogni 0 < p 2.


La congettura di Artin la seguente.
Congettura 6.9. Ogni a Z, dove a non un quadrato e a ,1, una
radice primitiva modulo p per un numero innito di primi p.
Questra congettura stata dimostrata da Hooley nel 1967 assumendo
lipotesi di Riemann generalizzata. La congettura di Artin stata dimostrata
in modo incondizionato per un numero innito di valori a da Ram Murty e
Gupta utilizzando i metodi a crivello. Questo risultato fu migliorato nel 1986
da Heath-Brown nel modo seguente.
Teorema 6.10. Se q, r, x sono tre interi non nulli moltiplicativamente in-
dipendenti tali che nessuno tra q, r, s, 3qr, 3qs, 3rs, qrs un quadrato,
allora il numero n(x) di primi p x per cui almeno uno tra q, r, s una
radice primitiva modulo p soddisfa n(x)
x
log
2
x
.
A partire da questo risultato segue che esistono al pi due primi positivi
per cui la congettura di Artin fallisce.
30
6.8 Lipotesi di Lindelf
Lipotesi di Lindelf aerma che (
1
2
+ it) = O(t

) per ogni > 0, t 0.


Possiamo aermare che ( + it) = O([t[
max{12,0}+
) per ogni > 0, 0
1. Se lipotesi di Riemann vera, allora lipotesi di Lindelf segue;
tuttavia non noto attualmente se vero anche il viceversa. Deniamo la
funzione N(, T) come segue.
Denizione 6.11. N(, T) il numero di zeri di ( + it) tali che > ,
per 0 < t T.
Possiamo vedere che se lipotesi di Riemann vera, allora N(, T) = 0 se
,=
1
2
. Inoltre, se consideriamo N(t) il numero di zeri di ( +it) allinterno
del rettangolo 0 < 1, 0 t T, allora N(, T) N(T). Lipotesi di
Lindelf equivalente alla seguente aermazione.
Equivalenza 6.12. [UnIpotesi di Lindelf Equivalente] Per ogni >
1
2
,
N(, T + 1) N(, T) = o(logT).
Questa aermazione mostra limportanza dellipotesi di Lindelf in ter-
mini della distribuzione degli zeri di (s).
31
7 Tentativi (falliti) di dimostrazione
Concludiamo con un celebre tentativo di dimostrazione dellipotesi di Rie-
mann. Sebbene difettoso, questo tentativo ha dato sviluppo ad ulteriore
ricerca del comportamento della funzione zeta di Riemann.
7.1 Stieltjes e la Congettura di Mertens
Ricordiamo che la funzione di Mertens denita come
M(n) :=
n

k=1
(k),
dove (k) la funzione di Mbius.
Congettura 7.1 (Congettura di Mertens). Per ogni n 1 si ha [M(n)[ <
n
1
2
La veridicit della congettura di Mertens implica la veridicit dellipote-
si di Riemann. Nel 1885, Stieltjes pubblic nei Comptes rendus de lA-
cademie des sciences una nota in cui dichiarava di aver dimostrato che
M(n) = O(n
1
2
). Tuttavia, Stieltjes mor prima di pubblicare il risultato,
e nessuna dimostrazione fu mai trovata tra i suoi documenti. Solo cento anni
dopo, nel 1985, Odlyzko e te Riele dimostrarono che la congettura di Mertens
falsa. Essi mostrarono che
lim sup
n
M(n)n

1
2
> 1.06,
e
lim inf
n
M(n)n

1
2
< 1.009.
La loro dimostrazione si fonda su calcoli accurati dei primi 2000 zeri di
(s). Bench non sia impossibile che M(n) = O(n
1
2
), attualmente questo
risultato appare improbabile. Lipotesi di Riemann infatti equivalente alla
congettura che M(n) = O(n
1
2
+
), per ogni > 0.
7.2 La Condizione di Turn
Pl Turn mostr che se per ogni N sucientemente grande, lN-esima som-
ma parziale di (s) non si annulla per > 1, allora vale lipotesi di Riemann.
Tuttavia, Hugh Montgomery ha dimostrato nel 1983 che questo approccio
non pu funzionare, siccome per ogni costante positiva c <
4

1, lN-esima
somma parziale di (s) ha zeri nel semipiano > 1 + c
log log N
log n
.
32
7.3 La dimostrazione di Louis de Branges
Louis de Branges attualmente professore di matematica alla Purdue Uni-
versity, nellIndiana. Nel 1985, de Branges pubblic una dimostrazione di un
altro famoso problema aperto, la congettura di Bieberbach. La congettura
considera la classe S di tutte le funzioni f(s) = s+a
2
s
2
+a
3
s
3
+ che sono
analitiche ed univalenti.
Teorema 7.2. Per ogni n > 1, ed ogni f S, [a
n
[ n.
De Branges ha anche dichiarato di aver dimostrato lipotesi di Riemann,
tuttavia la sua dimostrazione non stata pienamente riconosciuta dalla comu-
nit matematica, e in particolare Brian Conrey, direttore esecutivo dellAmer-
ican Institute of Mathematics, e Xian-Jin Li, un suo studente di dottorato,
hanno contestato la dimostrazione.
33
8 Evidenza Empirica
Even a single exception to Riemanns conjecture would have enormously
strange consequences for the distribution of prime numbers . . .. If the
Riemann hypothesis turns out to be false, there will be huge oscillations in
the distribution of primes. In an orchestra, that would be like one loud
instrument that drowns out the others - an aesthetically distasteful situation.
Enrico Bombieri, 1992
Lipotesi di Riemann considerata vera da ormai pi di un secolo dalla
maggior parte dei matematici. In questa sezione vediamo la forma pi diretta
di evidenza dellipotesi di Riemann: levidenza empirica. Con lavvento dei
computer e potenti strumenti computazionali, i matematici hanno sempre
pi utilizzato evidenza computazionale a supporto delle congetture, e questo
anche il caso dellipotesi di Riemann. Attualmente, oltre 10 miliardi di
miliardi di zeri della funzione zeta di Riemann sono stati calcolati, e tutti
rispettano lipotesi di Riemann.
8.1 Breve Storia di Evidenza Computazionale
I primi calcoli degli zeri furono eettuati nientemeno che da Riemann stes-
so. Questi calcoli non furono mai pubblicati, ma costituiscono la base della
famosa congettura. Siegel, nello studiare gli appunti di Riemann, scopr
da una parte che Riemann aveva eettuato alcuni calcoli dei valori di (s),
ed il suo metodo a dir poco geniale. La formula di Riemann fu pubblica-
ta da Siegel nel 1930, ed successivamente divenuta nota come formula di
Riemann-Siegel. E stata alla base di calcoli su larga scala della funzione zeta
di Riemann.
La tabella seguente illustra la storia dellevidenza computazionale a sup-
porto dellipotesi di Riemann.
34
Queste evidenze computazionali sono davvero notevoli; ad ogni modo ci
sono ragioni per cui uno dovrebbe non darsi troppo dellevidenza empir-
ica. Lipotesi di Riemann equivalente allaermazione che per t reale, tutti
i massimi locali di (t) sono positivi e tutti i minimi locali di (t) sono
negativi. E stato fatto notare come un eventuale controesempio dovrebbe
ricercarsi in un intorno di un picco insolitamente grande di [(
1
2
+it)[. Si sa
che tali picchi esistono, ma solo ad altezze molto elevate. Questo fatto, tra le
altre cose, un fattore scoraggiante dallessere persuasi solamente dai valori
della precedente tabella.
35

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