La democrazia origina da, mobilita e ri-d forma al conflitto popolare. Eppure c una caratteristica fon- damentale di questa interdipendenza limita in modo consistente le forme di rivendicazioni collettive e pub- bliche tali da minacciare la vita e la propriet, sosti- tuendole con una variet di interazioni altrettanto visibili ma molto meno distruttive Charles Tilly 1
In generale, qualsiasi potere, di qualunque natura esso sia, quali che siano le mani in cui riposto e in qualunque maniera esso stato conferito, naturalmente nemico dei lumi 2 . Marie Jean Antoine Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet
Il problema dellassetto liberaldemocratico contemporaneo stato ben stilizzato da Maurice Duverger quando ha parlato delle due facce dellOccidente, e cio dellambivalenza di una soppressione dei privilegi aristocratici accompagnata dalla creazione di nuove oligarchie attraverso la cristallizzazione legalizzata delle ineguaglianze economiche. Su questa ambivalenza riflette Pierfranco Pellizzetti nel suo libro, in prossima uscita per Mimesis, "Storia della paura gli inconfessabili retropensieri dell'Occidente", di cui vi forniamo qui, per gentile concessione dellautore, unanticipazione.
Plutodemocrazia: Dr. Jekyll e Mr. Hyde Lo scandalo Datagate, limmenso apparato coperto per il controllo di qualsivoglia comunicazione veicolata dalle reti mondiali telefoniche e internet, predisposto dalla National Security Agency americana con il programma informatico PRISM (e ora smascherato dallex tecnico della CIA Edward Snowden, lultimo di quelli che Ignacio Ramonet chiama i paladini della libert di espressione 3 ), stupisce per le dimensioni quantitative del fenomeno (svariati miliardi di intercettazioni); non sorprende certo per le logiche che sottende.
1 C. Tilly, Conflitto e democrazia in Europa, Bruno Mondatori, Milano 2010 pag. 39 2 Condorcet, Elogio dellistruzione pubblica, Manifestolibri, Roma 2002 pag. 7 3 I. Ramonet, Le Monde Diplomatique, Il Manifesto 13 luglio 2013 Saremmo forse in presenza secondo lo stereotipo marxiano rivisitato del solito governo comitato daffari, strumento del quartier generale legge e ordine? La faccenda ben pi complicata (e introversa) del semplice quanto consapevole camuffamento di interessi dominanti. Sebbene saldature tra lites politiche ed economiche siano perennemente allordine del giorno nella fisiologia del potere e i governi tengano sempre in estrema considerazione quelli che sono i concreti rapporti di forza in campo. Non di questo si parla. Il tema semmai sottotraccia e quasi subliminale, oltre lappercezione cosciente e la concettualizzazione legittimata a ortodossia: il segno di una cattiva coscienza, sempre oggetto di autocensura perbenistica, che accompagna la liberaldemocrazia fin dai primi momenti della sua instaurazione; una sorta di sindrome duplicativa alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde come archetipo vittoriano della coesistenza schizofrenica di personalit opposte nello stesso soggetto. Ergo, una patologia che si annida nei riflessi condizionati e negli automatismi inconsci di unintera civilizzazione; limmortale ipocrisia dellomaggio del vizio alla virt. Maurice Duverger la definiva le due facce dellOccidente: lambivalenza della soppressione dei privilegi aristocratici accompagnata dalla creazione di nuove oligarchie attraverso la cristallizzazione legalizzata delle ineguaglianze economiche. Lespressione usata dal costituzionalista francese plutodemocrazia 4 . Quel particolare ibrido descritto con parole severe (e qualche forzatura polemica) da Karl Polanyi. Lobiettivo delle grandi rivoluzioni, inglese e francese, era stato quello di attuare la libert in campo economico; ma tale opera rimasta incompiuta. Limpianto feudale del monopolio terriero sopravissuto alla rivoluzione sorto cos il capitalismo, come un ibrido tra violenza e libert 5 . Sicch, un sistema che alla luce del sole promette eguaglianza dei diritti e di opportunit, mantenendo sottotraccia disparit di potere che ne contraddicono i presupposti, abbisogna di un forte controllo sulla propria base sociale e altrettanto elevati ambiti di segretezza: quellapparato disciplinare, in larga parte composto da arsenali comunicativi a messa in funzione automatica, esplorato con particolare acume nella seconda met del secolo scorso da Michel Foucault nelle sue riflessioni sulla modalit panoptica del potere; che dietro un quadro giuridico codificato e formalmente egualitario sviluppava procedimenti tali da costituirne il lato oscuro. La forma giuridica generale che garantiva un sistema di diritti uguali in linea di principio, era sottesa da meccanismi minuziosi, quotidiani, fisici, da tutti quei sistemi di micropotere, essenzialmente inegalitari e dissimmetrici 6 . Con relativi strumenti di controllo e disciplinamento: dapprima lospedale, poi la scuola, pi tardi ancora la fabbrica 7 . Contraddizione inconfessabile che sfocia in maniacalit da minaccia incombente: il rapporto paranoico-schizoide con il demos, ossia il celebrato kratos dellordine
4 M, Duverger, Giano, le due facce dellOccidente, op. cit. pag. 13 5 K Palanyi, Per un nuovo Occidente, op. cit pag 215 6 M. Foucault, Sorvegliare e punire, op. cit. pag.242 7 ibidem pag.244 democratico, la cui sacralizzazione laica si accompagna al timore, ereditato dalle epoche precedenti e incistato nel subconscio collettivo del privilegio, di quello stesso demos come potenziale agente di sovversione. Lindicibile che solo ben di rado viene detto; e con tutte le prudenze dellouting di un vizio infamante. Ad esempio, agli albori del capitalismo industrialista, il grande sistematizzatore dello stato nascente Adam Smith nelle sue Lezioni di giurisprudenza definiva esplicitamente il governo una combinazione dei ricchi per opprimere i poveri e conservare i propri vantaggi 8 . Mentre eccezioni come quella smithiana a parte - la retorica pubblica ha sempre promosso argomentazioni finalizzate a rimuovere consapevolezze destabilizzanti; secondo retoriche organicistiche (format Menenio Agrippa); quindi tendenti a proporre modelli di rappresentazione che anestetizzassero le distinzioni e il pensiero critico nei subalterni attraverso la propaganda ecumenica nelle sue pi svariate modalit conformistizzanti. Il luogo comune del siamo sulla stessa barca.
Nel DNA liberaldemocratico
I ricostruttori delleccezionalismo liberaldemocratico occidentale nella vulgata mainstream, narrano come agli albori della modernit il Leviatano fosse preposto al compito di tenere a bada la ferinit del popolo e che il passaggio successivo fu quello di porre sotto controllo il Leviatano stesso mediante bilanciamenti e regolazioni. Le cui fonti filosofiche sono molteplici; nellinventario dello storico del pensiero Robert Darnton: il dubbio cartesiano, la fisica newtoniana, lepistemologia di Locke, le cosmologie di Leibniz e Spinosa, la legge naturale di Grozio e Pufendorf, lo scetticismo di Bayle, la critica biblica di Richard Simon, la tolleranza degli olandesi, il pietismo dei tedeschi, le teorie politiche e il libero pensiero degli inglesi 9 . Tutto questo nella dimensione lumeggiata dalla benevolenza. Mentre, nelle penombre incupite dallavversione, i retropensieri dei ceti privilegiati hanno continuato a coltivare pregiudizi ansiogeni sulle potenzialit eversive di classi percepite come pericolose. Da tenere prudentemente e costantemente a bada, intrappolandole in meccanismi e modelli di rappresentazione che ne depotenziassero la sovversivit; lantico timore tanto delle secessioni (Aventino) come delle insurrezioni (jacqueries), allontanato grazie a un abile gioco di specchi deformanti con cui apprestare falsi bersagli per il risentimento dei subalterni. Giustamente Alessandro Pizzorno sottolineava gli aspetti di manipolazione insiti nelle tipiche contraddizioni di identit collettive formatesi sul terreno pluralista e poi riassorbite dalle strutture della rappresentanza mediante burocratizzazione e cooptazioni individuali (lorgoglio dellinvenzione politica occidentale, il pluralismo, appare destinato ad accrescere il cinismo fra i potenti, la segretezza fra i governanti e lindifferenza fra i membri della citt) 10 .
8 A. Smith, La ricchezza delle nazioni, (prefazione di P. Sylos Labini), Newton Compton, Roma 2010 pag. 21 9 R. Darnton, La dentiera, op. cit. pag. 5 10 A. Pizzorno, Lorganizzazione degli interessi bellEuropa occidentale (a cura di S. Berger), Il Mulino, Bologna 1983 pag. 413 Non a caso come si diceva - sono proprio i Padri Fondatori americani, inventori della democrazia rappresentativa, a mettere per primi a punto quanto lo storico Howard Zinn definisce il sistema di controllo nazionale pi efficace dei tempi moderni associando il paternalismo al comando 11 . Ma essi stessi ne erano completamente consapevoli? Non ne siamo cos sicuri. Intrappolati nelle proprie reti argomentative come in un tipico caso di rimozione - definivano patriottismo quegli apparati di sorveglianza sociale che avevano escogitato per deviare lo sguardo delle moltitudini (lontano da quel patriziato coloniale che si rappresentava garante dellinteresse generale). Forse la risposta sta nellanalisi del DNA liberaldemocratico. Nella ricostruzione di un percorso politico-ideologico che attiene altres al variare della composizione sociale di riferimento. I sistemi liberaldemocratici e quelli semplicemente liberali che li avevano preceduti poggiavano sullassioma originario stabilito da Locke, secondo cui la funzione primaria dello Stato era di proteggere la propriet Il liberalismo classico, sia nella veste inglese e francese, sia in quella americana, era propriamente il prodotto ideologico e istituzionale dei proprietari del Sei-Settecento, epoca che non aveva conosciuto la rivoluzione industriale e tutte le sue conseguenze. Intento di questi proprietari era di opporsi tanto al potere dispotico dei re e delle oligarchie quanto a quello della maggioranza dei poveri e degli emarginati invidiosi delle propriet altrui e miranti a impadronirsi di essa mediante la violenza e le leggi agrarie, o addirittura ad abolire la propriet privata stabilendo il possesso comune delle terre 12 . Ossia i programmi secenteschi dei radicali inglesi (gli Zappatori, il cui portavoce era Gerrard Winstanley) e quelli settecenteschi dei protocomunisti francesi come Babeuf e Marchal. Ma intanto i proprietari avevano assunto il controllo dello Stato attraverso le rivoluzioni che saranno chiamate borghesi. Per cui restava da fronteggiare soltanto linvidia dei meno o per nulla abbienti. Mentre - sempre nel frattempo - erano venuti modificandosi i contesti sociali dove si riteneva albergasse la minaccia sovversiva dellinvidia insorgente: nella fase preindustriale la bassa forza lavoro largamente dispersa nel mondo rurale e facilmente circoscrivibile in quello urbano (contadini e salariati artigiani), componente che, quando non dava luogo alle rivolte della miseria e della disperazione sconfitte gi sul nascere, si connotava come una sottosociet muta e inerte; nella societ industriale in cui avviene il passaggio dal Liberalismo alla Liberaldemocrazia lorganizzazione degli operai in movimento di classe consentiva la conquista di soggettivit e diritti in campo sindacale e politico, da cui i proprietari non potevano prescindere. I pi avveduti dei quali ritennero opportuno stemperare la virulenza del nuovo conflitto industrialista attraverso compromessi per il reciproco riconoscimento. Da quel momento la paura dellinvidia degli strati sociali inferiori, da parte di quelli superiori, diventata una manifestazione politicamente scorretta; e come tale
11 H. Zinn, Storia del popolo americano, op. cit. pag. 46 12 M. L. Salvadori, Democrazia senza democrazia, Laterrza, Bari 2009 pag. 45 oggetto di camuffamenti perbenistici. Anche se poi qualcuno ha osservato che nel paradiso pluralista il coro canta con un forte accento altoborghese 13 . Cerimonialit tendenti allecumenismo mimetico de linteresse generale, siamo tutti sulla stessa barca; senza riuscire a impedire che tali pensieri inquietanti alberghino appunto come ossessione occulta nella mente del potere proprietario. Da cui scaturiscono ricorrenti strategie difensive a vari livelli. Manipolazione compresa. Sempre e comunque allo scopo di garantire che il sistema di potere inerente allindividualismo possessivo e ai suoi istituti si mantenga costantemente off limits dallambito delle decisioni democratiche 14 : la soglia invalicabile per le classi subalterne rappresentata dallimpossibilit di estendere la democrazia al punto di invadere la struttura delle imprese e la propriet capitalistica. Nella cornice di una costituzione materiale condivisa; da parti e controparti.
Servit volontaria
Vale la pena al riguardo di rileggere anche Barrington Moore jr. Nel 1978 il sociologo di Harvard, dopo la celebre analisi su le origini sociali della dittatura e della democrazia del decennio precedente, avvi una riflessione sul nesso che intercorre tra sottomissione e ribellione. Langolo visuale adottato quello dellinteriorizzazione con effetti autolesionistici dellordine vigente da parte dei sottomessi e di conseguenza - della possibilit/capacit o meno, da parte loro, di concepire il concetto stesso di rottura. Certamente influenzato dalla relazione amicale con lemigrante francofortese Herbert Marcuse e in linea con la ricerca del collega storico Howard Zinn. Al tempo stesso, si direbbe per nulla al corrente dei contemporanei lavori sulla stessa materia di Michel Foucault e degli altri philosophes francesi. Comunque, una rilettura ricca di spunti utili per interpretare il contesto attuale. Infatti secondo Moore - a parte celebri e limitate eccezioni del passato (dallAventino plebeo alle disunioni ateniesi) nelle societ complesse della Modernit occidentale che si sviluppa quel pensiero critico necessario per sostenere processi antagonistici in grado di avviare trasformazioni significative nellorganizzazione del Potere. E anche in questo caso non sempre e non dovunque. Proprio in quanto lantagonismo richiede condizioni di ben difficile e inusuale realizzazione, che partono dal come ci si rappresenta il reale: rimuovere le basi su cui la legittimit del dominio, anche nelle sue forme pi oppressive, viene riconosciuta e accettata proprio da quanti lo subiscono direttamente. Con le parole di Moore, linteriorizzazione dei modelli morali delle societ di cui sono vittime 15 . Questo poich per dirla con unespressione ad effetto, non imputabile al nostro autore lindagine evidenzia che in genere i dominati risultano affetti da una sorta sindrome di Stoccolma sui generis; ossia quella sorta di vassallaggio psicologico, confinante con linnamoramento, dei sequestrati nei confronti dei loro sequestratori.
13 citato da R. D. Putnam, Capitalismo sociale e individualismo, il Mulino, Bologna 2004 pag. 417 14 ibidem pag. 39 15 B. Moore jr. Le basi sociali dellobbedienza e della rivolta, Ed. Comunit, Milano 1983 pag. 82 Vassallaggio da cui ci si libera in un solo modo: abbattendo lautorit morale della sofferenza e delloppressione (uno dei principali compiti culturali che si pongono a qualsiasi gruppo oppresso di minare o screditare la giustificazione del ceto dominante 16 ); in primo luogo liberando le persone e i gruppi subalterni dai modelli di rappresentazione che li trasformano nel principale puntello dellordine che li opprime: il Potere che si tutela insediandosi nelle menti dei sottomessi come rassicurazione e insieme come senso di colpa preventivo per eventuali trasgressioni. Insomma, senza la collaborazione attiva dei dominati, lesercizio del dominio risulterebbe molto pi costoso e assai meno efficace. Qualcosa che agli albori dellEvo Moderno gi aveva intuito lamico di Montaigne Etienne de la Botie parlando di servit volontaria (come possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha forza se non quella che essi gli danno. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli forniste? 17 ), inaugurando un filone di pensiero critico del Potere che induce la sottomissione a negarsi tale (da cui il celebre commento di Jean Jacques Rousseau: riconoscere le proprie catene per quel che sono meglio che rivestirle di fiori), ma anche attraverso il depistaggio della potenziale rivolta indirizzandola verso il falso movimento dei conflitti per errore, o peggio: secondo Bruno Bettelheim, il massimo di brutalit nei lager nazisti era proprio quello che i vari gruppi di prigionieri si infliggevano tra loro, reciprocamente 18 . Ci premesso veniamo alle faccende dei nostri giorni, in cui gli effetti del contratto sociale informale (reaganiano-thatcheriano), stipulato nellultimo quarto del XX secolo, sono ormai sottoposti a contestazioni diffuse e radicali: le proteste indignate a seguito della profonda delusione indotta dalle sue promesse rivelatesi vane, mentre immense sottrazioni di ricchezza ai danni dei ceti medi precarizzati emigrano ai vertici della piramide sociale, nel ristrettissimo gruppo dei privilegiati. Ritorna lo spettro della povert, mentre le burocrazie di Stato che regolavano il capitalismo amministrato del secondo dopoguerra hanno definitivamente ceduto il passo allegemonia dei ceti plutocratici. A questo punto c da ritenere che ora a sua volta - lobbedienza stia cedendo il passo alla ribellione per il mutamento? Non si direbbe. Innanzi tutto in quanto non si vede allorizzonte una qualche forma di soggettivit collettiva organizzata che assicuri una presenza politica oppositiva nei confronti dellautorit costituita. Ma prima e pi ancora in quanto non si consolidato un pensiero del cambiamento, stante il fatto verificabile che tuttora si continua a dare per scontato lambiente sociale intriso di valori plutocratici. Insomma, ci si indigna, si protesta, ma sempre allinterno della cornice disegnata ormai quattro decadi fa. Si potrebbe dire che gli obbedienti, prime vittime delloppressione, sono condizionati al punto da nutrire una vera e propria paura del cambiamento, tale da far (quasi) detestare pi degli stessi oppressori lidea di una possibile rottura. Lossessione del
16 ibidem pag. 113 17 E. de la Botie, Discorso sulla servit volontaria, Chiarelettere, Milano 2011 pag. 13 18 B. Bettelheim, The Informed Heart, Mcgraw-Hill Clencoe, New York 1960 pag. 253 vuoto. Di conseguenza osserva Aug - i proletari non sognano pi di abbattere il sistema: temono che crolli 19 . Per questo il vecchio regime non minacciato dallinstaurazione di uno nuovo, se non alternativo almeno in grado di metterne in discussione la pretesa di stabilire le priorit sociali; dunque, dimostrando una vitalit che discende in primo luogo proprio dallinimmaginabilit di un cambiamento effettivo. Ed qui che sta probabilmente il punto critico affrontato (ma non esplicitamente risolto) da Barrington Moore: quando lobbedienza vira a rivolta? Forse la risposta pi convincente pu giungerci dal primo esploratore della crisi dellAncien Rgime, Alexis de Tocqueville: lantico ordine non viene abbattuto, crolla per consunzione interna: quando la nobilt detiene non soltanto dei privilegi, ma dei poteri, quandessa governa e amministra, i suoi diritti specifici possono essere ad un tempo maggiori e meno evidenti Via, via che la nobilt desiste da tali compiti, il peso dei suoi privilegi sembra farsi maggiore, anzi essi finiscono collapparire ingiustificati ed incomprensibili 20 . Insomma, lassetto vigente decade per spossatezza. Cos come ad esempio - la Russia di Nicola II non croll sotto i colpi di una (ancora embrionale e circoscritta) classe operaia, quanto per la totale disgregazione organizzativa della polizia e dellesercito zaristi. Sicch - ci ripete Moore - il malcontento imbocca la via della ribellione solo quando giunge a formulare e formularsi la domanda cruciale, che mette in crisi meccanismi al tempo stesso psicologici e sociali: lautorit della classe dominante svolge ancora funzioni socialmente utili? Lo si ribadisce: la critica veramente sovversiva comincia proprio da qui, quando la gente si chiede se re, preti, capitalisti e burocrati non siano soggetti di cui la societ umana pu fare tranquillamente a meno. Ebbene, ad oggi, nella societ globalizzata/finanziarizzata in crisi, tale domanda non sembra aver conquistato campo; almeno al punto da determinare un salto di fase storica. Nonostante levidente bancarotta di quella ormai al lumicino. Questo perch, nonostante lesaurimento della sua capacit di governo dei processi socio-economici, ancora perdura labbrivio delloperazione ideologica ad alto impatto sociale e psicologico promossa a suo tempo per linstaurazione di tale fase; che ha prodotto la metabolizzazione di messaggi manipolativi in quanto altamente semplificatori (dunque, perfettamente commisurati a una societ dei grandissimi numeri), con cui si definivano i criteri di apprezzabilit e di desiderabilit dellepoca: la ricerca del piacere individuale nellassiomatica dellinteresse possessivo; il messaggio ingannevole dellarricchitevi per potersi consacrare a un consumo dai forti tratti dissipatorii. Ci si faccia caso: davanti al crescere di situazioni a rischio sempre pi esplosive, il pensiero collettivo si riposiziona meccanicamente sulle ricette che tali situazioni hanno determinato; mentre il pensiero della fuoriuscita, con i bandoli della matassa che indica (riscoperta del collettivo, beni comuni, socialit), rimane circoscritto in ambiti ristretti, da cui fuoriesce solo come chiacchiericcio folcloristico. Insomma, il dominio anche pi oltraggioso vince perch tutti parlano il suo
19 M. Aug, Le nuove paure, cit. pag. 28 20 A. de Tocqueville, LAntico Regime e la Rivoluzione, Scritti Politici Volume I (a cura di N. Matteucci), UTET, Torino 1969 pag. 638 linguaggio (accreditando cos le categorie che ne sono sottese). Lo scriveva il solito Marc Aug: gli stessi contestatori, quando fanno sentire la loro voce, sono prigionieri del mondo delle immagini creato dalla prodigiosa espansione dei media e della comunicazione elettronica 21 . E le contraddizioni non sono (ancora? Pi?) foriere di avvenire.
La restaurazione del dominio ipocrita Imprigionati in questo panopticon che sta imputridendo quale ormai diventato il turbocapitalismo liquido - non troveremo uscite di sicurezza senza prima ridefinire tavole dei valori e fissare nuovi criteri di convivenza. Per ora c solo una collera in cerca di un ragionamento, che la trasformi in forza di cambiamento. Anche se questo stato danimo, nato dallevidenza che lautorit non ha mantenuto la sua parola nei confronti dei sottoposti, pu come dice Barrington Moore jr. - essere una delle emozioni pi intense e far vacillare i troni 22 . Quanto stava accadendo in Brasile, nella tarda primavera del 2013, con le insorgenze popolari alla vista degli sprechi e delle opulenze ostentati dallorganizzazione della Confederation Cup. Brasile, dove vacilla il trono della seleo de futebol, ma dove la contestazione punta solo agli effetti delloppressione (qualit delle infrastrutture, sanit, corruzione, salari); non alle radici delle disuguaglianze, accentuatesi - nellattuale bonanza, apportata dallo sviluppo che aggancia il subcontinente verdeoro ai flussi della globalizzazione - grazie a mastodontici trasferimenti di risorse verso gli esclusivi piani alti del Paese. Tanto da far temere/prevedere che questa primavera tropicalista sia destinata a seguire il decorso di tante fioriture indignate recenti: saltare a pie pari la stagione estiva, in cui maturano le rotture che incrinano il Potere, scivolando nel solito autunno di un riflusso rancoroso e impotente. Appunto, litinerario a ritroso della collera pietrificata nella sottomissione. Qui sta il punto. Fino da allora e ancora oggi la strana mescolanza che alimenta il gioco democratico, fatta di buoni sentimenti inclusivi e inconfessate/inconfessabili segretezze escludenti, shakerata con un riflesso condizionato: lossessione dei conflitti sociali distruttivi e non gestibili, da esorcizzare dirottandoli verso falsi bersagli. Sotto le settecentesche sequoie del New England erano le giubbe rosse di re Giorgio o i nativi americani; in et industrialista il sottoproletario, limmigrato o magari lebreo; oggi il terrorista extracomunitario. Lo si ribadisce: pi reazione automatica che non congiura di Master of Universe o improbabili power lite alla Wright Mills. Per dirla ancora con Manuel Castells, il dominio sociale reale in larga misura connesso a principi di appartenenza, come condivisione dei criteri e dei linguaggi che aprono laccesso alle strutture del potere 23 . Pensiero pensabile (secondo la formula di Noam Chomsky 24 ); che non deve mai prendere consapevolezza che il retropensiero
21 M. Aug, Futuro, Bollati Boringheri, Torino 2012 pag. 65 22 B. Moore jr., Le basi sociali, op. cit. pag. 597 23 M. Castells, La nascita della societ in rete, op. cit. pag. 477 24 N. Chomsky, Linguaggio e Libert, EST, Milano 2000 pag. 211 su cui si regge lintera impalcatura argomentativa di partecipazioni deliberative, cittadinanze inclusive e cosmopolitismi vari il chiodo fisso del nemico latente. Lossessione che nel cervello stratificato del Moderno si annida in quello arcaico da rettile, istintuale e aggressivo, su cui si sviluppato quello angelicato liberaldemocratico. Senza mai averlo addomesticato. Da qui il rovesciamento della massima di Clausewitz la politica la guerra continuata con altri mezzi 25 : spia dellincubo eminentemente maniacale di un ordine legale circondato da nemici interni ed esterni, contro cui predisporre in permanenza guerre segrete. Sicch tornando alla cronaca di questi tempi - probabilmente il presidente Obama davvero sincero nel sostenere le ragioni della sua personale crociata contro il partigiano Snowden, che ha rivelato lo scandalo del Grande Fratello stelle-e- strisce; minaccia mortale per quellassetto di cui il primo presidente afroamericano il curatore fallimentare. Anche se resta abbastanza difficile immaginare che il generale in capo della nazione pi potente del mondo ignorasse gli aspetti di scoperta mistificazione insiti nella presunta battaglia per la libert di/in internet. Come ha fatto acutamente notare un giornalista del quotidiano libanese Daily Star Rami Khouri a proposito dellenorme divario fra la retorica fortemente idealistica degli americani sul free WEB e lassoluto cinismo insito nella loro politica estera: non si possono prendere sul serio gli Stati Uniti n nessun altro governo occidentale che finanzi lattivismo politico online di giovani arabi, mentre alla stesso tempo fornisce denaro e armi che contribuiscono a cementare il potere di quegli stessi governi che quei giovani attivisti mirano ad abbattere 26 . Ma forse Khouri sottovaluta i processi di duplicazione mentale - alla dottor Jekyll e Mister Hyde - che tendono a incistarsi nelle menti delle lite occidentali, infantilmente bisognose di convincersi sempre e comunque del proprio ruolo da eroi buoni di stampo hollywoodiano, garanzia di un sicuro happy end; e quindi ne sottostima lattitudine allautoillusione. Commenta Evgeny Morozov: i cyber-realisti crederanno che un mondo fatto di byte potr anche sfidare la legge di gravit, ma assolutamente nulla impone che debba sfidare anche le leggi della ragione 27 .
Il mondo salvato dai blogger ragazzini?
22 giugno 2013. Limmagine della studentessa turca dritta e indomita nella sua laica fermezza di fronte al getto degli idranti manovrati dalla polizia del premier integralista islamico Tayyip Erdogan, comparsa sulle pagine e sugli schermi di tutto il mondo, destinata a diventare unicona potente della democrazia negli anni a venire. Come lo fu in un altro giugno (1989) la diapositiva dello sconosciuto studente cinese, immobile davanti al blindato in piazza TienanMen.
25 M. Foucault, Bisogna difendere la societ, Feltrinelli, Milano 1998 pag. 22 26 R. Khouri, When Arabs Tweet, International Herald Tribune 22 luglio 2010 27 E. Morozov, Lingenuit, op. cit. pag. 306 La ragazza coraggiosa era una dei manifestanti che a Istambul hanno portato in piazza la celebre massima di Hikmet il massimo poeta novecentesco loro concittadino; icona liberatoria anchesso, con la sua storia straordinaria da rivoluzionario di professione - Muore un albero. Si sveglia una nazione. E la piazza si chiama Taksim, un nome la cui assonanza ha richiamato subito alla mente dei commentatori unaltra piazza la cairota Tharir dove due anni prima studentesse e studenti, non diversi da questi, avevano fatto parlare ancora una volta di rivoluzione a mezzo Twitter. Facile e consolatoria semplificazione che forse varrebbe la pena di demistificare. Infatti a Occidente - dopo la fine della Guerra Fredda - si radicato il sospetto stereotipo che promuove la fiducia ingenua nel potenziale liberatorio della comunicazione online. A partire dalla terribile semplificazione per cui lUnione Sovietica e il Blocco Orientale si sarebbero dissolti grazie al genio comunicativo di Ronald Reagan (oltre al contrabbando a Est di qualche fax e fotocopiatrice per leditoria clandestina, accompagnato al sostegno di trasmissioni come Radio Free Europe e Voice of America), non per le condizioni strutturali e le contraddizioni interne del sistema sovietico. Dunque una strategia da clonare in ogni contesto, mettendo a frutto le nuove tecnologie. In particolare quelle impostesi nella nuova fase di sviluppo dei social network denominata WEB 2.0: la stagione di Facebook e di Twitter. Tanto che Mark Pfeifle, gi consigliere per la sicurezza nazionale dellamministrazione Bush, ha lanciato una campagna per candidare Twitter al Nobel per la pace, sostenendo che senza Twitter il popolo iraniano non si sarebbe sentito tanto forte e fiducioso da difendere la libert e la democrazia 28 . La prova generale del the revolution will be twittered stata fatta nel giugno 2009, quando migliaia di giovani iraniani, smartphone alla mano, si sono riversati nelle strade di Teheran chiedendo le dimissioni dellayatollah Khamenei; a seguito delle elezioni che avevano riconfermato alla presidenza Mahmud Ahmadinejad e che loro erano certi fossero state truccate. Come andata a finire la rivoluzione verde su Twitter, che avrebbe dovuto far collassare il regime iraniano? N pi n meno di come sono andate quelle successive del fatidico 2011 in Egitto e Tunisia, dette dei blogger, che avrebbero dovuto sconfiggere le rispettive dittature a colpi di gadget tecnologici: nel rapido riconsolidamento del regime, che nel frattempo ha imparato a usare le opportunit ICT in chiave di controinformazione propagandistica. Sicch la teocrazia iraniana mantiene salda la propria presa su una societ che risprofonda nel fatalismo, in Egitto i militari restati in sella grazie alla temporanea partnetship con i Fratelli Mussulmani. E che ora giocano in proprio. Ci suona a conferma che lOccidente, propugnatore di liberaldemocrazia, non pu pensare di cavarsela con le scorciatoie dimmagine del cyberutopismo o dellinternetcentrismo e poi sotto, sotto praticare la logica cinica, ipocrita e pure suicida del continuare ad appoggiare, nel quadrante mediorientale, assetti che
28 ibidem pag. 6 svolgano la funzione del gendarme regionale; a fronte dei settori giovanili di quelle societ dove i valori liberaldemocratici hanno ormai fatto breccia (e che si candiderebbero a essere il migliore alleato nella lotta contro loscurantismo jihadista). Ma tant, il richiamo delle ricette di controllo sulleffervescenza sociale (blandamente modernizzante; ci nonostante interpretata dai conservatori occidentali come sovversiva) risulta sempre prevalente. Anche se gravemente perdente. Eppure lo si dovrebbe aver capito, magari mettendo a confronto quanto accaduto in due differenti mesi di giugno. Un giugno antico e laltro pi recente; ma sempre parafrasando Thomas S. Eliot il pi speranzoso dei mesi, per la terra desolata dellafflizione (islamica o meno). 26 giugno 1963, nella Berlino Ovest assediata dalle forze del Patto di Varsavia e ormai attraversata dal muro della vergogna, il presidente americano John Fitzgerald Kennedy, con a fianco il borgomastro Willi Brandt, proclama al mondo il suo ich bin ein berliner, io sono un berlinese. E per i ragazzi di allora fu limmagine coinvolgente di un Occidente che prendeva liniziativa, come Societ Aperta contrapposta allottusa prevaricazione di un mondo chiuso. Fermo restando che a quel grido fece seguito la scelta politica conseguente di creare un ponte aereo carico di medicine e alimentari che sostenne concretamente la resistenza degli altri berlinesi. 4 giugno 2009, universit Al-Azhar del Cairo: lefficace oratoria del presidente americano Barak Obama entusiasma i giovani egiziani assiepati attorno al leader venuto da Occidente, che pronuncia la celebre frase sono qui per cercare di inaugurare una nuova era. Ma due anni dopo, quando quei ragazzi e quelle ragazzi hanno cercato loro di dare lavvio al rinnovamento, che cosa stato fatto da parte delle democrazie dOccidente? Nulla. I curatori fallimentari dei disastri bellicisti e liberisti a Ovest hanno saputo solo proferire parole politicamente corrette quanto insignificanti, inerti. Come quelle rivolte a Erdogan dal segretario di Stato USA John Kerry, preoccupato per luso eccessivo della forza da parte della polizia turca e che invita il governo di Ankara a indagare al riguardo (sic!). Inerzia che si consola con le presunte mirabilie delle tecnologie digitali; le quali come sempre - tendono a promettere pi di quanto siano in grado di fare praticamente ogni nuova tecnologia stata osannata per la sua capacit di alzare il dibattito pubblico, accrescere la trasparenza della politica e condurre tutti noi nel mitico villaggio globale. Speranze rapidamente infrante dalla forza bruta della politica, della cultura e delleconomia. Del resto pure in Turchia la ragione del Potere non si limitata soltanto ad usare gli idranti e ben presto si sono contati i primi manifestanti morti. Che erano scesi in piazza a gridare valori di libert e democrazia. Mentre le liberaldemocrazie occidentali volgono lo sguardo altrove, sussurrando generici inviti a prudenza e moderazione; mentre pure a casa loro in atto la restaurazione del dominio ipocrita dei pochi sui tanti. Nel cuore dellOccidente, dove il perbenismo compassionevole dei privilegiati rifiuta di riconoscere le palesi interdipendenze tra povert e disuguaglianza, in crescita sinergica. Pierfranco Pellizzetti