Professional Documents
Culture Documents
4'*'
formati (hi aggettivi :
5*
attinenti alle condizioni d(d suolo;
(!
di varia originazione
;
7^
di ragione oscura o incerta.
E evideid>'.
i^er <-\o. r\\(^
il nonie della nostra citta devc an-
noverarsi fVa iiucHi della
4^
categoria, vale a dire fra i nomi
locali derivati da aggettivi, poi clie Firmiim. secondo che
abbiamo veduto, non e chc il iieutro di prmns.
Se la
f
fosse in posizione interna. noi potrcmnio dare per
sicura
1'
origine della parola. giai-clic si rivclerel)he suhito
r impronta umhra : ma, trovandosi I' aspiraiite in i^osizione
iniziale, non e lecito ])iu ])ronunciarsi co:i certezza.
Che 1'elemento formativo della parola, o suffisso, nmm
da mom {11 atono latino risalo ad o) sia italico. o induhitato;
e lo stesso suftisso che troviamo.
per (vsempio, in legitimiis,
infimus, maritimus, e noii c" v (juindi da fare alcumi osser-
vazione.
In quanto airelemento radicale Fir, esso esprime Tidea
di altura, elevazione, eminenza, e quindi di saldezza, stahi-
lita, fortezza. Sappiamo, infatti. che il tedesco Fir-st, ma-
schile (e Fir-ste, femminilc). signitica cima, vetta, sommita
IL XOME FIRMU.H riGENUM
89
di iiii moiite, e comigiiolo, culmine di uu edificio. II saiiscrito,
poi, con dhar-a indica il monte, e con dhar-nia il fisso, il
fermo, lo stahile, donde apparisce chiarissimo clie le due idee
di elevazione e di fortezza sono espresse con la medesima ra-
dice, e credo superfluo rilevare che le radici pr e dhar si co-
prono perlettamente, poi che e noto che la
f
puo risalire
tanto ad una labiale aspirata, hh, (pianto ad una dentale aspi-
rata, dh; latino fero, greco
'fspoj,
sansm-ito hharanii, e per lo
scambio della / con
1'
a basta citare il pater latino,
TaTrjp
greco, cui il sanscrito risponde con pitar.
In greco non abbiamo pre^dsamente un elemento radicale
/?r, ma possiamo riscontrare una certa anologia con
(luesto
nel
'fsp-
del comparativo difettivo '^zrjziyj-, coii i relativi su-
perlativi
'fspTatoc
e '^s^oioto?, voci che, oltre all' idea di pih
hiiono, ottinio, ci danno anche (xuella di piii forte, fortissinio.
Allora le radici pr dtd latino e del tedesco,
for
del latino
fortis,
'^=rj-
delle voci greche citate, e dhar del sanscrito, altro
iion sono che altrettante digradazioni di iin unico elemento
radicale originario, con significazione dell' idea fondamentale
di altura, e (piindi di saldo, forte iu luogo elevato. In Fir-
mnm, (piindi, noi troviamo ({uesto elemento radicale origina-
rio, sia pure digradato, con il suffisso nmni uguale al nta
del sanscrito dJiar-nia, neutro an(di'esso, ed al )j/r< gi-eco, pa-
rimenti neutro, suffisso che indica I' eft'etto dell' azione, la cosa
recata in atto. Prendiamo, per esempio, la base zoi=-: se noi
aggiungiamo il sufi"isso
-
tTjC, avremo r.oir^
-
zr^c V antore, il
poeta :
con il suffisso
-
oic
ci dara TzoiTj-aic
-
la poesia, meii-
tre aggiungendo
-
[j.a formercmo r^oir^
-
[xa
-
il poenia, cosi
TTjOa.Y
-
;j-a e il fatto, T[j,T^-[j.a il taglio, dal tenia verbale tejj,
-
di Te[j.v(j), coii metatesi.
Da (|uanto abl)ianio discorso, per tanto, si rileva facil-
mente clie Firnuini pu(') significare tanto la eininente, la ele-
vata, quanto la
forte, la salda, potendosi cosi porre Firninm=
Fortezza. Di conseguenza, noi vediamo clie il nome della
nostra citta racchiude
1'
idea della saldezsa e della fermezza,
qual si e un monte per natura, specialmente poi se reso piu
forte dalTopera deiruomo, e allora ogiiuno vede che Firmiim
,si deve ascrivere bensi fra la categoria dei nomi locali deri.-
90 PARTE SECOXDA-
vanti (la a;,'gettivi, ma che e uii aggettivo questo, il quale ha
strettissiiiia attinenza con la postura del centro abitato, di
modo clie un tal nome va compreso non solo sotto hi
4=^
ma
anche sotto la l^ delle categorie stahilite dal prof. Pieri.
Ed ora qui noi ci facciamo la domanda:da qual popola
sara stato imposto alla nostra citta il nome di Firmuni ?
II Catalani, a pag. 97 delPopera piii volte citata, scrive:
Mal si appone chi la origine di una citta rintracciando, fa
gran tVniilamento sulla lingua. daHa (luale deriva il suo nome,.
e mal sarel)he per la citta nostra poiche, essendo il suo nome
Firmum pretto, prettissimo latino, ne seguirebbe che questa
traesse origine dai Romaiii, che abbiamo dimostrato essere
afTatto impossibile. Stabiliscasi dunqufi che questo nome Fir-
mum fu alla nostra citta imposto dai Romani, allorquando
vi condussero colonia. e diverso era il nome primitivo e piu
antico, del quale non ci
("'
rimasta memoria alcuna. A tutti
e noto che i Romani nell' impadr(UiiiNi di nna citta, spesso
spesso ne mutavaiKi il nome.
Che i Romaiii tnlvdlta ranihiassero i nomi delle citta
con([uistate, e verissimo, ma il superlativo dell' avverhio usato
dal Catalani spesso spesso a me sembra eccessivo, e pa-
rimenti io non sarei stato tanto reciso nel dare conie cosa
certissima che a Fermo fosse imposto tal nonie dai Romani,
dedottivi in colonia. E vero })ure che Firmum e pretto, pret-
tissimo latiiio, ma nrii dohlnamo aver presente che la nostra
citta ripete la sua prima origine dai Sal)ini. la Iingu;\ dei
quali senza dul)l)io aveva grande afitinita con la latina, gir. -che
e noto che i Romani tolsero integralmente molti vocr.boli
dalla bocca dei Sabini, e se li appropriarono, ricordando noi,
per esempio, di aver gia citato la suprema autorita di Var-
rone, il (luale era appunto sahino : Feronia, Minerva, Xoven-
siles a Sahineis. Paiilo alifer ah eisdeni dicimus Laram,
Yesfani, Salnfrin. Forfeni ForfHnam. Fidem. (Queste voci
con la spirante iniziale di origine sahina non possono non es-
sere per il caso nostro molto significative.)
E un fatto. jxii. clie di (luelle citta, alle (juali i Romani
cand)iai'oii(i il udiiic. iioi conosciaiiio aiiche la denoniinazione
IL XOME FiriMUM PICEXUM
9]
antica : eosi, per esempio, Copia era Ihnrii; Valentia-Vibo
;
Beneventum-Maleventum
;
Tarracina-Anxur
; Nursia-Nequi-
num ece.
;
ci sembra, per eio, moito strano che il nome an-
tico di Fermo possa essere sj)arito senza lasciare di se memoria
alcuna, come credeva il Catalani (il quale, pero, credeva pure,
come ablViaino veduto, che anche un' altra Fermo sia sparita
dai nostri dintorni senza hisciar traccia di se,) poi che la sot-
tomissione del Piceno da parte di Roma e avvenuta in tempo
relativamente recente. Come, adunque, noi sianio certi clie le
altre citta delhi nostra re;j:ione, o delle vicinanze, le quali in-
dubbiamente esistevano prima che le armi romane giunges-
sero in queste spiagge adriaticjie, conservarono il loro nome
antieo anche dopo la con^juista romana, cume Hatria, Asctir-
Imn, Cupra, Sentinum, Numana, Ancona, Ariminmn ec'., e
Asculum, Sentinum, Ariminum presentano anch' essi V ini-
pronta pretta, prettissiina hitina, cosi possiaino avere legittima-
mente la medesima presunzione per Firmum. Ricordiamoci, i-
noltre, che noi abbiamo gia rilevato come nella regione picena
si siano trovati doeumeuti epigralici in uii hitino talmente ar-
caico, da poterne dedurre ehe in essa il procesao di latiniz-
zazione dovette cominciare molto per tempo, di modo clie
non deve apparire atf.itto strano se iioi ainmt'- tianio nel Pi-
ceno una intlaeuza latina j^ocu prini.i drlla m;'tj, (hd III seeolo
av. r Era Yolgare.
Coneludendo, per tanto, mentrc nuj cunfessiaiuu che, allu
stato delle nostre conuscenze, sia iiiipu^si])ile risolvere con
certezza as^oluta la (jue-itione, clie stiann) agitan'lo, ei sem-
bra soverehiaine:it^ arrischiato aminettere coma un fatto si-
curo che alla nostra citt'i fussi' imi^osto il nume Fininim,
dai coloui romani,
i)oi che, se noii ci peritiamo asserire che
questo fosse preeisainente il noiiie uriginario del primo nucleo
di Fermo, fondato dai Pleenti, crc.liamo, d' af.ra parte, che
si possa almeno le itamente ritenere Firmnui uii vocabulo
preesistente all' arrivo dei Romani nel Piceno, tanto piu, poi,
dopo aver veduto che Fir non e uua- base esclusivamente la-
tina.
92
PARTE SECOXn.V
Topogpafia dell' antiea
pEHJ^O
Siilla vetta del Mo)is Sahius o Sahuli, cliiainato piii tardi
Girfalco
o Girifalco, ed anche Girone, sorse adunque il prinio
nucleo della citta di Fermo, la quale, estendendosi con il
tempo sempre piu, doveva pervenire l)en presto ad una grande
importan/.a fra le altre della re^none. ]Ma
lui
intendiamoci
hene sul)ito, pero : non si deve esager;u*e, come pur troppo si
fa in generale, sulla grandez/.a dell" antichissima Firmum,
perocche, se noi la diciamo citta, non si
i)u6
ne pure inten-
dere questo termine nel senso con cui presentemente lo si at-
tribuisce aHMnfima categoria di centri abitati, che portauo
un tal nnme : oggi un aggregato di popolazione di otto o die-
cimila pi^rsone e una citta trascurabile, mentre un egual nu-
mero di abitanti per quei tempi antichi non potevano non
costituire una citta gran'^.e. E questa osservazione tanto piii
vale nel caso nostro in (luanto che proprio nel Piceno, come
pure nel bacino dell' Aterno, nel Sannio ecc, fino a molto
tardi mancarono centri abitati a cui si potesse dare yerar
mente 11 nome di citta, cssendosi in (lueste regioni conservata
i)iu a lungo iiuella Cdndi/ion;' di cose. che si aveva per tutla
1"
Italia al ]>rincipi() della coloni/zazione greca : Livio scrive
(II i')'2) : Alter consul Aemilius i)i Sahi)iis heUum gessit, et
ihi, quia hostis )iioe>iihus se tenehat, rastati agri su)it. In-
coifliis (lei)ifle, no)i vilJarum sed etiaiu vicornm, quihus fre-
quenter hfO>it(Ojatur, Sahi)ii exciti.... : testimonianza cl .'
ha
maggior peso per noi, sia perche si rifcrisce intorno al 470
av. C, sia anche percht'' riguarda proprio i Sabini. ai quali
noi attribuiamo la fondazione di Fermo. La (juale, per tanto,
iii oiigine altro non dovette essere che un cantone, un pagns,
i cui abitaiiti iu progresso di tempti. avvertirono la necessita
di avere una rocca fortificata, cu^x, castelhon, che offrisse loro
u'n sicuro rifugio negli eventuali assalti nemici, e custodisse
eziandio le cose sacre dcl cantone medesimo. Dionigi d' Ali-
carnasso (lY 15) ci atlesta che la rocca stessa chiamavasl
2iagus : o'.=Xojv ^'oov 6 T-V/.X-.oc ='.c ozoiy.c oijzoxi 'yA^jo.c ty^v yt^v
TOPOGRAFIA. DELL' ANTICA FERMO 93
y.aTd ro'jc 6fiE'.vo'jc /.al -oX-j zb aa'^aXsc toic yeco[>7oic ~a^03/s'.v o'j-
vr,aoa3vo'Jc o/.^-o-jc /,or,a'^'J7=ia xaTE^^y.s^jaasv, 'EAXrjV'.7.o[c ovoaaoiv
a^jtd y.yXOy/ ~dYO'jc. svO-a a'jV3'X'J70v sv. tojv aY^oojv dravisc. o~6rs
Y^vocTO -oA3'j.ictjv zzooo- : e iu tal luoclo c]^uesta deuoniiuazioue
puo rifeiirsi a <|iiella piazza forte uiurata, iutoruo alla quale
si steude jl cautoue, e clie per via di siiccessive agglouierazioui
si va iugraudeudo.
Lo sviluppo to])()grafiro della uostra citta e uu fatto ua-
turalissimo, aualogo a cpiello degli ampliameiiti di tutte le
citta del mondo : cresce la popolazioue, ed e necessita c|uindi
che aumeutino gli edifici per conteuerla ; cosi nell' autichita
e cosi oggi, sotto i uostri occhi. La differenza consisie iiui-
cameute in c^uesto, che, cioe, meutre uei tempi antichi dopo
clie i uuovi fahhricati avevano raggiunto uu numero conside-
revoie venivano rerlnti con una c;'r<'hia di uiura, per metterli
a\ riparo dagli assalti del nemico, oggi, in vece, i nuovi
(iuar-
tieri si lasciano aperti, Ciuasi altrettanti sohhorghi della citta
jirimitiva. Ma, per le citta odierue di prim' ordine, (juesta dif-
ferenza iion e. che superficiale, dipeudendo uuicameucc dai
metodi drdife3a praticati uell' antichita e nei tempi moclerni
;
allor;i la difesa ciella citta c ra costicuita AwW agrjeye, dalle
iiiHra e dal vallo : preseutemeute, iu vece, il nemico, })rinui
di giuugere alle mura, deve sorp;issare la linea dei forti, di-
sposti circolarmente tiitt' intoruo alla citta, ad uu raggio piu
<) meno grailde da essa
;
allora le mura dovcvano essere hat-
tut(^ iu hreccia dalP ariete o dalla te^tuggine, oggi airiucou-
tro e compito clel caunone aprire a traverso le mura il pas-
^aggio agl' invasori.
Guardando la nostra Pianta t(_)i)ogratica, si scorge a pri-
ma vista il processo dei succes:^ivi ingraudimeuti di Firninm :
resasi troppo augusta la vetta del colle per contenere la cre-
sciuta popolazioue. era nccessario occu})are con ; dificii anche
i flanchi del medesimo. c naturalmeute la scelta del terivno
per le nuove costruzioni doveva cadere sulla parte orieutale,
sia perche piij aprica, sia i)erch('' (e (juesta io ritengo ragioiie
precipua) dal lato est la citta sarebhe stata in piu diretta co-
/omuuicaziout' cou il suo iiaraJc CasteUo e 11 mare. In tal
94
PARTE SECONDA.
modo, (lal primo niicleo di pdifici costruiti siilla sommita del
Mons Sahias, si sviluppera progressivameiite la Firmum
dalle quattro cercliia di mura, che noi abbiamo segnato sulla
Pianfa, seguendo le vestigia che ancora oggi rimangono, e che
con la maggior diligenza possi])ile al)bianio cercato di rin-
tracciare. Cosi Fermo ci ofFrc
1'
identico processo verificatosi
in Ardea, dove possiarao distinguere il primo nucleo della
citta antichissima (quella collina dove sorge il paese attuale)
c poi tracce di tre ampliamenti successivi, due aggeri di terra,
come quello serviano, pero senz;i il rivestimento di mura, che
racchiudevano le altre parti dclla medesima collina, e un
quartieiv fortificato sopra una coliina limitrofa, quando sulla
prima non si trovo piii V area per un" ultcriore estensione
della citta.
Seguendo, dunque, le traccc forniteci dai resti delle co-
struzioni o fortificazioni antiche, noi cercheremo di reintegrare
le cinte delle mura, determinandone la direzione. Ma crediamo
opportuno di avvertire fin dal ])rincipio che non dobbiamo
atteiidcici molti av;iii/i dfir aiiticliit;'i. jxii clie. essendo stata
Fermo, conie oggi, abitata lungo tutto il Medio Evo, e la
citta antica, dopo innumerevoli distruzioni parziali, comple-
tamente assorbita dalla moderna, dei materiali gli abitanti si
son servifi i-oiitinuamente per le nuove costruzioni, e in fatti
i resti noi li troviamo o nei sotterranei, o addossati alle mura
di questi fabbricati posteriori. Tali, per es., quelli che si scor-
gono sotto le carceri. a fianco dclla Chiesa di S. Francc ico,
nel Cortile Porti ecc, e quelli ancora clie fino a due am.I or
sono si amniiravano sul lato orientale deH' Episcopio, e che
furono iiHiiiiciitfiiicnte uiiscosti sotto I" iiitnnaco, non ostanti
le energiclK! })roteste del detto Canonico Filoni. adducendosi
a prtitesto il pericolo della sicurezza dell' edificio, conie se la
ingegneria moderna non sapesse provvedere alla solidita di un
fabbricato, e in pari teiiipo all;i conservazione di un monu-
mento cittadino, coti qucsto f;i])l>ricato connesso.
Dclic jnur;i dcir Aci'0i)oli lcrin;iiia non si con.servano
oggi avaiizi cos{)icui sopr;i il siioln. nia di ciT) e facile com-
TOrOGRAFlA DELL' ANTICA FERMO
95
})i'eii(lt'rt' a priiiia vista la ra^noiie, ove si abbiano prcseiiti le
fortunose virende da essa contiiiuaniente attraversate, fiiio alla
totale sua distruzione, avvenuta verso la ineta del sec. XV.
he essa. iii tanto, dovesse essere recinta di fortificazioni for-
iiiidai)ili, oltre che dobl)iaino persuadercene j^er la cognizione
che abbianio delle cinte di mura intorno a tutte le acropoli
delle antiche citta, ce lo prova chiaraniente il fatto che Poin-
peo Strabone, sconlitto dalle scliiere degli Italici, coiidotte da
ludacilio. Afranio e Ventidio, si rifugio con
1'
esercito in
Fernio. potendovi sostenere T assedio strettissimo dei colle-
gati, fino alT arrivo dei rinforzi portatigli da Sul})icio.
Dopo la disgregazione delF iinpero roinano d' occidente,
segueudo la sorte di tutte le altre citta d' Italia. specialniente
di quelle situate lungo le spiagge del mare, sottoposte di
})referenza agli assalti della ferocia l)arbarica, la rocca fer-
maiia sostenne altri strettissimi assedi, in conseguenza dei
quali dovette certo subire danni molto rilevanti.
Xel il7ti, poi, fu occupata dalT Arcivescovo di Magoiiza,
capitano di Federico Barbarossa, e niessa barliaraniente a
ferro e fuoco coii tutta la citta, secondo che ci attesta An-
tonio di Xiccolo nella sua Cronuca ]);ig. 1 : In miUesiino
MCLXXVI, iri festo heati Mattitei, de Mense Sepienthris, ci-
vitas Firiiiana fait itivasa, occnpata ac dsstnicta ciJ) Arcliie-
piscopo Magantie, clicto atias CanceJlario Christiaiio.
Xel
1192 fu })resa dair im]).in'atore Enrico VI, e doj^o di liii da
Ma]"Cualdo, siniscalco deiriinpero, duca diRaveiina e inarchese
di Roniagni. Xel
120S il cont^^ di CeLin.) invase il Piceiio e,
tra le altre citta, cinse d' asscdio anchc Fermo.
E facih' duni{ue })ensare che, in ine/.zo a t.mii rivolgi-
menti e chita anche L azione demolitrice dcl temi)o, a beii
misera cosa dovevano cisere ridotte le fortificazioui del Gir-
falco, quando Onorio III ordiiio clic le citta del Piceiio fos-
sero recinte di niura, a difesa contro le continue scorrerie dei
barliari, che in quel tempo erano rappreseniati specialmente
dai Saraceni. Come gli abitanti delle altre citta marchigiane,
anche i Fermani iiel 1236, sotto Gregorio IX, deliberarono di
riedificare coinpletamente la rocca, la quale nel 1288 era gia
compiuta, secondo che ci attesta un' epigrafe, L originale
yb PARTE SECONDA
della qiiale iion si sa dove esista, ma clie ci e stata tramaii-
data dal Catalani nelle sue Memorie della zecca fermana
pag. 33, e che il De-Minicis riporta sotto il N. 941 della sua
Raccolta :
en gregorio papa dominante
frederico secundo domino regnante
gulielmo regimen firmi gubernante
idem complevit filius regens civitatem
tomasinus nomine habens puritatem
ille semper habet omnem sanitatem
a natale domini anno post milleno
sexto cum trigesinio atque ducenteno
decus hoc.
falcum adspectis, (^) freno
sumpsit lioc exordiuni mire decoratum
post per prol)runi extitit quasi terminatum
de rubertis militem ugonem clamatum
ipsi sunt de optima civitate nati
regiumque dictis ex ipsa vocati
a firmanis omnibus viri peramati
fulget inter alias civitas firmana
verl)is et operil)us nuni(|uaiii fuit vaii;i
et ipsa legalitas hoc sciet romaiia.
11 disegno dclla iniova turtez/.a fcrmana si conserva tut-
tora dipinto nel palazzo municipale o iu un Messale della
Metropolitana, in pergamena, donde lo riiirodusse il Maggiori
nel De Firmanae urhis origine afqiie orna mentis, e poi Tav-
vocato Gaetano Dc-Minicis nella sua Eletfa di moniunenti
architettonici ccc.
A pena tre anni dopo la sua riedificazione, vale a dire
nel \'H\, il castello vcimc in potere di Federico II: nel 1245
passo a Manfredi, re di Napoli ; nel 1270 a Ruggero Luppi
;
nel 1331 a Merceiiario da Moiiteverde, che lo tenne fino al
1310. Tii scgiiito lo chljcro (Tciitilc da Mogliano, Giovanni Vi-
(1)
falfoneum aspectu scrono.
TOPOGRAFIA DELL' ANTICA FERMO 97
soonti da OlejJjgio, Riiialdo da Moiite Verde, Aiitonio Aceti
e, ultinianiente, Franceseo Sforza, il quale dal luogo donde
scriveva datava le sue lettere : Ex Girfalco nostro prmiano,
inmto Petro et Paulo. Alla fine pero i Fermani, stanchi di
sottostare continuamente alla merce degli avventurieri, in-
sorsero contro lo Sforza, lo cacciarono dalla citta, e, com-
prendendo clie appunto la rocra costituiva la causa di tutte
le loro sciagure, poi clie, a clii se ne fosse impadronito, sa-
rel)l)e riuscito cosa facilissima tiranneggiare impunemente.
Fermo, chiesero ad Eugenio IV la facolta di demolirla, e il
pontefice non solo accordT) la faeolta, ma concedette anche
1'
indulgenza a (lii avosse preso parte all' opera di distruzio-
ne, secondo che ci attesta il Catahini nella Vita clel CarcU-
naJe Capranica
pag. 2o(i. Fu si grande il furore con cui il
})op()lo coni})! la devastazione del castello, che, come espri-
me-;i un cronista cittadino del tempo, la pietra cli sotto veniva
cli sopra. In una figulina o latercolo, che fu gia in casa Zam-
beccliiui, si leggeva la segueiite isc-rizione, clie Raffaele De-
Minicis riporta al N".
OSO :
ICCCCXLV
qui
Fo bricolado
Lu Giron. De
Ruj^ado :
ma il cronista Antonio cli Xiccold ci attesta che Popera demo-
litrice comin-i(> il
'21)
febbraio 1446; a noi, del rimaneute,
(jui non importa la differenza delle date.
lu tal modo per mano degli stessi Fermani, per i (|uali,
in vece che propugnacolo di liberta, eran diventati pericolo
continuo, permanente di servitii, furono rasi al suolo, ad ec-
cezione della Cattedrale, gli elifici e le nuira delT acro-poli,
nella quale dovevano certo conservarsi niolte vestigla delle
o^tru/ioni originarie e di cui Bartolomeo Facci
0)
ci ha la-
s<-iato questa descrizion:' ciie, per le sue particolarita, ci di-
(li
De rehns gestis ah Alphonso I neapol. reye, llb.
38,
pag'. 23.
98 PARTE SECONDA
inostra come egli avesse visto persoiialniente la fortezza :
Erat ea nrbs magna et opiilenta et totiiis Piceni longe mn-
nitissima. In ea eminebat rnpes qaaedam tantae aJtitiidinis,
ut ex ea perinde atqne e spectila qtiadam excelsa omnis prope
Piceni ager despectaretnr. In eiiis rupis cacumine planities
modica ineraf, qnae mnro cincta, crebris turribns interpositis,
arcem inexpngnabilem fecerat. Eam vero arcem, qnod in orbis
prope formam natura circumcisa rnpes fnerat, Gironem vulgo
appellabat, qnam qni tenebat universa Picentinm provinciam
tumnltn ac terrore qnatiebat.
E nel 1448, in seno airasseinl)lea dei rappresentanti della
citta, fuvvi perfino chi propose doversi conipletaniente spia-
nare il Girfalco, affinehe nnn si offrisse niai piu ad alruno la
possibilita di erigervi una nuova fortez/.a: tanto dovevano es-
sere esacerbati gli animi dal ricordo delle sciagure, di cui la
rocca era stata sempre cagione al cittadini : DD. sententiave-
runt vacare circa rninam girifaJchi et montis ipsins, ita
nt omnino rninetnr, si legge nei Concit. et Cernit. Civitatis
Firmi, die 19 decembris 1448.
E ovvio dun(|ue spiegarsi con quanta ferocia dovesse il
i)0-
polo attendere alla demolizione di tutte le altre costruzioni, di
modo che, questa volta non iperbolicamente, non ne rimane-ise
pietra su pietra; ed eceo perche deirantichissima arce fermana
-oggi non si ha piu traccia, se ne togli un rudero addossato
alla balza orientale del colle, alla l):ise dcl (pialc si scorgono
alcuni massi enorml, appa"t':Mi?nti sen/a duhbio alla cerchia
primitiva di mura, secondo che meglio ci dimostra la loro
disposizione, che e nel senso della lunghe/za, parallelamente
al fianco stesso del monte.
Non per questo, per('), ci puo riuscire difficile segnare per
il Mons Sabius la direzione che dovevano seguire le sue anti-
chissime fortificazioni, poi che la natura stessa del luogo ci
traccia la via. Di fatti, sorgendo il coUe isolato comi^letamente
in mezzo alla citta, e evidente che le nun-a dovevano recin-
gere tutt' intorno la vetta, e crediamo (juindi di non andare
lungi dal vero dicendo clie esse originariamente circondassero
r Acropoli, fornumdo (|uella grossolana elissoide che si scorge .
nel centro delle nostra Pianta.
TOPOGR^FrA DELL"' ANTICA FERMO
99-
XX
XX
Yeiiendo ora alla ricostiTizioiie della cinta suecessiva, noi
ab])i;iino Insogno di nn pnnto di partenza, clie sia piu o meno
prossimo alle fortifica/ioni (lclla rocca, con le (lUiili la se-
Cduda cerchia di mura doveva certamente ricongiungersi. E
allora noi sceglieremo a Cjuesto scopo la torre circolai-e ciie
dalla parte nord-ovest del colle si ammira tuttora dentro il
cortile della casa del Marchese Trevisani, a massi riquadrati,
con gli angoli smussati, per ;idattarli alla forma cilindrica
della torre, dalla quale si diramavano le fortificazioni che da
un lato si riattaccavano a (luelle delF Acropoli, e dalT altro
si pr(dungavano in direzione est, verso la Chiesa del Carmine,
parallelamente, o (juasi, alT odierna via principale di Fermo,
che chiamano Corso Cavonr. E in fatti a lato della torre, a
sinistra di chi la guarda dal cortile, si scorge pure (jualche
metro di muro antico. Veramente il tratto che da qni si e-
stende fino alla casa dei Conti Bernetti e C[ueIlo che ci offre
la maggior penuria di resti visil)ili di questa cinta : non di
meno, per(\ ne abbiamo trovato vestigia dinanzi alla Chiesa
del Carmine, e un vecchio muratore, il quale cortesemcnte
mi informava intorno alla costruzione interna di un;! torre
qu;idrata. ; ridosso di una parete di casa Bernetti, d;i Ini in
p;irte chiusa a motivo di lavori f;itti eseguire dal proprict;irio
nel sotterraneo dell' edificio, mi diceva che nelle varie cir-
costanze, in cui egli aveva dovuto esercitare il sno mestiere
nelle case situate appunto nella p;irte inferiore del Corso Ga-
rour, tra gli estremi Trevisani-Bernetti, si era continuamente
im));ittuto in grandi massi sovr;ipposti, evidentemente a so-
struzione dei miovi f;il)bric;iti. Xoii pu(j credersi, adunque, che
noi arbitrariamente abl)iamo eseguito il tracciamento delhr
nostra cint;i, nel primo tratto Trevisani-Bernetti. Giunti ora
alla casa di questi ultimi, ncl hito nord-ovest di essa e ancora
visibile parte di quella torre qu;idrangolare, teste nominata,
format;i dalla sovrapposizione di pietroni, in forma di paral-
lcllipedi rcgohiri, e delhi quale ci spi;ice di non poter stabilire
100
PAKTE SECOXlJA
la grandezza, perche nessuna faccia della costruzione prinii-
tiva e rimasta completamente libera dalle opere murarie ad-
dossatevi posteriorniente.
La posizione della ca^a Bernetti e i resti della torre, che
vi si scorgono, ci assicurano che questa casa e sorta tutta
sopra costruzioni primitive, poste alla periferia delhi citta, e
da questo punto ora a noi non e affatto difficile, per glMn-
dizii clie ne abbiamo a esuberanza, reintegrare completamente
la nostra cerchia di mura. Di fatti, poco lungi da casa Ber-
netti, nei sotterranei di un edificio posto tra essa e la resi-
denza municipnle. tnivasi un avanzo di antico nnu"o, che si
prohmga per ninlti uietri. fino a perdersi nei fabbricati esi-
stenti fra la fai-i-iata jiosteriore del Palazzo romunale e la
casa Ridolfi, per ricomparire poscia nelle vicinanze della fon-
tana. che chiamano delle piscerelle, a fianco della quale si
vede un frammento di costruzione con tracce di cemento, o
calce, che evideiitemente dnl^liiamo riteurre un rifacimento po-
steriore.
Segue la facciata orientale dell" E})i.^copii). iii cui, come
gia a])biamo notato, le vestigia delle mura antiche sono state
recentemente nascoste dall' intonaco : e da qui, a pochi metri
di distanza, noi entriamo nel cortile di <-asa Porti, dove ci si
presenta un avanzo splendido, formatn da massi di natura
aspramente brecciosa,
d
conglomerati, tagliati anch' essi a
forma quadrangolare, piu o nieno regolarmente, secondo che
la qualita della roccia permetteva. E da notare che nel cor-
tile Porti questi pietroni non seguono solamente la direzione
generale di tutta la cinta, ma per parecchi metri sono anche
disposti i^erpendii-olarmente alla direzione di essa, mentri;
nella parte inferiore della casa, dove ora trovasi un fornn, in
un locale umido e scuro, si torna ad ammirare, nel senso
della lunghezza del terreno, il resto piu grandioso, a mio
credere, delle antichissime nmra fermane, sia perche formato
da macigni colossali, taluno dei quali misura perfino la lun-
ghezza di due metri, sia perche conservato in modo da co-
stituire da solo tutto un lato di quell' ambiente, destando
una profonda imj)ressione nell' animo dello spettatore, a cui
lOPOGHAFIA DELL' AXTICA FERMO
101
iioii puo non richiainare alla nientt' tutta la ^'i^indiosita del-
r opera originaria.
Procedendo innanzi. noi ritroviamo tracre della nostra
cinta nel giardino del Connn. Monti. entro il quale il Can. Fi-
loni nii diceva di aver visto nn tratto di ninro priniitivo,
lun<j:o da 10 a 15 nietri, che io pero non ho potuto osservare,
lierclie presentemiente ricoperto di terra, diraniandosi poi ne-
gli orti attigni delhi Chiesa di S. Donienico, nei quali ne lio
trovato delle vestigia. Ora, giunti (jni, pin tosto che per la
deficienza, noi ci vediann iniharazzati a causa delT abhon-
danza dei resti nel segnire il vero corso delle antichissinie
fortificazioni cittadine, poi che in questi dintorni esse si rad-
doppiano e si aggirano varianiente. Noi, pero-, sulla scorta
della linea offertaci dagli avanzi di casa Porti e del giardino
Monti, seguirenio (pielli che, c<ni tutte le pro))ahiIita, ci rap-
j.resentano la direzione della cerchia originaria. Vale a dire,
osservando la posizione occupata dalla casa del Conte Mor-
rone-Mozzi, dalla scuderia dcl niedesinio, nn tenipo casa
Giannini, e dalla casa delT onor. Conte Falconi, prima di
proprieta Spinucci, nelle (luali
localita tutte sono ancora vi-
sihili, ed esternamente, e nei sotterranei, avanzi copiosl di
queste costruzioni anticiiissime, a grandi massi quadrati. piu
o meno regolari, non importa, secondo che comportava la na-
tura della roccia hrecciosa adoperata, non ahhiamo il niinimo
duhbio che la nostra cerchia di nnira risalisse, a traverso
r odierno largo Spinucci, fino ad incontrare, al princi})io di
Via XX Settembre. ([uei resti che si vedono incastrati alla
parete meridionale delle carceri. in vicinanza della porta che
immette nella piazza Vittorio Enninuele.
riuardando ora la disposizione di ({uesti massi di puddin-
ghe o conglomerati, la quale e da oriente ad occidente. ci
('
facile staV)iIire che le fortificazioni a cui essi appartenevaiio,
prolungandosi oltre, in linea retta, sul luogo delle carceri
stesse. della casa Gioventn, del Teatro delT A^iuila e degli
altri fahl)ricati successivi, tnlti di proprieta del Conte Colli,
fiandieggianti la via, oggi denominata da re Umberto, an-
dassero a ricongiungersi su in alto con la cinta dell' Acropoli,
alquanto a destra della villa (.iuglielmo Vinci, gia Paccaroni,.
102
FARTE SfCONDA
e forse proprio nel punto, in cui entro la sua nicchia gran-
deggia la statua nella quale i Fermani jjanno creduto di rap-
presentareil vescovo S. Savino.
In tal niodo noi, partiti dal lato n()rd-()vest del Mons
Sahiiis, e precisaniente dalla Torre Trevisani, e ijrocedendo
ad est, sulla sinistra del Corso Cavoiir, sianio giunti alla
Torre Bernetti, donde, per la parte i^osteriore del Palazzo
muni<'i[)ale, la ])ul)l)lica fontana, rEpisco])io. la Casa Porti e
il giardino Monti, gli orti della chiesa di S. Donienico. le
case Morroni, Giannini, Falconi e il carcere giudiziario, ri-
-collegahdo i resti ancora visibili delle ])rimitive fortificazioni,
abbiamo cercato di seguirne 1' intero svolgimento, fino a ri-
congiungerle con la cerchLa delF arce dal lato di sud-ovest.
Non pretendo giu di averne ricalcato sulla Pianta V anda-
mento reale con precisione assoluta, ma ccrto ])otro dire
di essermi avvicinato di molto al vero, ])oiche io non ho
fatto altro, nella ricostruzione, che tener dietro agli indizii
fornitimi dagli avanzi che tnttora ne rimangono, e che scru-
polosamente ho di persona rintracciato, con
1'
ussistenza del
compianto canonico Filoni, prima, e del gentiliasimo cav. Ca-
millo Fracassetti, ])oi, prefetto della biblioteca conumale, al
<]uale, ])ercii"), io devo rendere i ])ii"i vivi scntimenti di grazie.
Abbiamo detto so])ra cbe ad un certo ])unto le nostre
nnu'a ci offrono tracce visibili anclie in direzioni diverse
dalla j)rincipale. E, in fatti, dalla casa del conte Morrone
sembia che (]uesta cerchia si scinda in due i'ami, F uno dei
(luali csternamente, e noi gia lo abbiamo s(\guito,
1'
altro
dalla ])arte su])eriore, riappar^Mido ])ress() al portone di detta
casa e nei sotterranei di altri fabbricati vicini, seguendo una
direzione tale, che, se ancht> (]uesti frammenti fossero apj)ar-
tenuti ad uiia cinta continua, essa doveva aiKhire necessaria-
mente a ricollegarsi con la precedente in prossimita del ])a-
lazzo della Sotto Prefettura, dove in fatti, dietro hi statua
di A.miibal Caro, si veggono pure avanzi di costruzioni ori-
ginarie, e a pochi metri di distanza, verso ovest, abbiamo
.-gia notato i resti nella fac^nata meridionale del carcere giu-
diziario. II canonico Filoni ])ropendeva appunto per Li coesi-
TOPOGRAFIA DELL' ANTICA FERMO
103:
stenza di iiir altra cinta con quella da noi descritta, e dalla
parte interna, diraniandosi anch' essa dalla Torre Bernetti, a
da nn punto nnjlto pros^inio, per correre poi in senso pa-
rallelo all' altra, a non grande distanza dalla parte inferiore;
della Piazza. A me, pero, non e stato possibile rinvenire
tracce sicure di essa se non a partire da casa Morrone, e di
conseguenza, pnr non volendo contradire all' opinione del sa-
piente canonico, che dell' antica topografia delhi sua citta
poteva certo avere cognizioni piii anipie di ciuel che non
posso aver io, non nii sono peritato di reintegrare completa-
niente anche questa cinta interna, segnandoia su\h\ Picmta, non
ritenendo suflficienti gli elementi clie avevo a mia disposizione
e sembrandomi, per eio, di agire arbitrariamente. Giacclie
potrebbe essere che in antico le cose stessero come credeva
il Filoni, ma potrel)l)e anche darsi che quegli avanzi non
appartengano a una cerchia continua di mura, sibbene a po-
tenti sostruzioni in quei pressi elevate a sostegno del terreno.
sovrastante, perclre appunto in (^uesti dintorni il fianco del
monte comincia ad apparire piii scosceso, tanto vero che,
procedendo innanzi di non molto, da est ad ovest, noi arri-
viamo alla zona che e rimasta e clie rimarra perpetuamente
sgombra di fabbricati, a cagione del suo ripidissimo pendio.
Del rimanente, clie tra la parte inferiore della Piazza Yitto-
rio Emanuele e I' attuale via (jiacomo Leopardi corressero-
parallele due linee di fortificazioni, a me sembra non solo
arriscliiato, ma quasi impossibile sostenere.
Ed ora veniamo alla ricostruzione della terza cinta. An-
che qui noi sceglieremo nn puiito sicuro da - cui prendere le
mosse, per compiere il giro che da I' un lato e r.altro dovra
ricondurci alla cerchia precedente, e a questo scopo non po-
tremmo non scegliere (luella traccia visibilissima, che abbia-
ino in prossimita della Chiesa di S. Francesco, uno dei resti
piii cospicui della bellezza e della grandiosita delle primitive;
fortificazioni fermhne. Che quei massi enormi appartenessero
realmente ad una cerchia di mura ce lo dimostra il fatto che
essi trovansi vicini ad una Porta; ma non vogliamq intendere;
quella attuale, chiamata da S. Francesco, aperta da noii
104 PAUTE SECONDA
molti aiini, e quindi di nessuna autorita per noi, sil^bene Fan-
tica detta Porta Romana
(nome che ad ognuno deve ajDparire
molto significativo), Porta che fu api)unto murata quando si
apri la presente, ma di cui si scorge anche adesso tutta
r impronta di fronte alla Chiesa. I^ la conferma assoluta alla
nostra asserzione e data dalla presenza. in questo stesso
luogo, di una torre quadrata, visibile solo in parte, perche
ahch' essa addossata a costruzioni posteriori, formata al so-
lito di grandi massi sovrapposti a secco. Non puo, quindi,
revocarsi affatto in dubl)io che questo fosse 1' estremo limite
della terza cinta di mura, e in pari tcmpo il punto della
massima estensione delhi citta verso levante.
Disgraziatamente, i^ero, dopo (piesto indizio sicurissimo,
noi a destra non ne abbiamo potuti trovar altri, benche
molte siano state le ricerclie fatte e le persone interrogate,
che ci servissero di guida nel tracciato preciso di tali forti-
ficazioni. Se non che, guardando la direzione dei massi no-
tati vicino aHa porta S. Francesco, e avcndo presente la na-
tura e ie accidentalita del terreno della parte nord-est della
citta, chiaramente si rileva che il tratto della terza cinta, il
quale da questa Porta si inalzava fino ad inrontrare la se-
conda, siaccandosi a destra della torre quadrangolare, si j^ro-
lungava alquanto a nord. sul luogo dei sotterranei della
Chiesa, e poi, piegando ad luigolo da est ad ovest, risaliva
quasi i^arallelamente alla linea di fortificazioni medievali,
tuttora intatte, dalla parte intcrna poro, staccandosene ad
un ccrto punto, per andare a rirongiimgcrsi con la sei'onda
cinta nella Torre Bernetti. Nc si dica che tale ricostruzione
puo sembrare arbitraria, poi che, facendoci difetto indizii
reali, noi ci attenianio l)t'nsi ad indicazioiii ideali. nia le l)a-
siamo suU' osservazione scrupolosa della natura del terreno,
la sola, in questo caso, che possa venirci in aiuto. Guardia-
mo la Pianta : in tanto vi sono le mura del Medio Evo, e
dicendo che quelle antiche dovevano svolgersi internamente
ad es-,e, ci fondiamo non solo sulle accidentalita presentate
dal suolo, anche in questa parte ripidissimo, ma ancora
sulla semplicissima riflessione che, mentre in tutti gli altri.
pmiti la citta medievale ci presenta un ampliamento di
TOPOGRAFIA. DELL' AXTICA FERMO 105
fronte alT antica, ([ui, per un caso strano, che nessuno ci
sapra giustificare, essa si dovrebbe dire ristretta. Dumiue la
ipotesi piu naturale che possa farsi e che, non i^otendo i
Fermani del Medio Evo tenersi piu a nord nella costruzione
delle nuove inura, non permettendohi hi configurazione del
terreno, essi abbiano seguito, (juanto piii era possibile, hi
linea delle fortificazioni primitive. Che ciuesto tratto di mura,
poi, dovesse reahnente aiKhire a metter capo alhi Torre Ber-
netti, nelle sue vicinanze, l)asta, per persuadersene, guar-
dare semplicemente sulla Piaufa la posizione di (juesta torre
e di quella a hito della Chiesa di S. Francesco, ed anciie
della Piazza Yittorio Emanuele, in parte della quale uoi tr(3-
veremo V antico Foro.
Ed ora volgiamoci a sinistra. NV pure da (juesta banda,
fino alla Piazza Ostilio Ricci, ci occorrono avanzi abbondanti,
ma tuttavia non ci difettano completamente, poi che il cano-
nico Filoni. interrogato da me se sapesse qualche traccia
delle autiche mura nell' iiitervallo tra la Chiesa di S. Fran-
cesco e la Piazza su detta, mi rispondeva di conoscerne a-
vanzi cospicui nei sottei"rauei dci fabltricati posti nelle vici-
nanze del Ponte di Cecco. che a ine per(j e stato impossibile
visitare. Xotiamo, intanto. che tutti gli edifici sorti suITarea
di quel triangolo approssimativamcnte isoscele. i cui I.iti
minori sono formati dai duc troiichi dell' odiei"na Via (lari-
ribaldi e il maggiore dalla Via Tivvisr.ni, sono di costiaizione
recentissima, risalente a non piu di 80 anni addietro. priina
del qual tempo tutto il terreno compreso fra i lati (luasi u-
guali del triangolo e le mure cittadiue, tranne la striscia
lungo la parte inferiori; della Via Garibaldi, era messo ad
orti e giardini. Non pu(!) dunque, ne pur per un momento,
cadere in mente ad alcuno che le fortificazioni antiche po-
tessero avere il loro svolgimento lungo la Via Trevisani. che
prima di 30 anni or sono non esisteva, e ne meno dentro I' a-
rea stessa del triangolo, poiche nei molti sterri e scavi, e-
seguiti per le fondamenta dei nuovi fabbricati, se ne sareb-
bero certamente incontrate le vestigia, nientre il canonico B^i-
loni mi assicurava che egli, nel tempo, non aveva avuto
mai notizia di ritrovamenti di mura antiche. E allora, la
106 PARTE SECONDA.
informazioiie da lui stesso datami, circa
1'
esistenza di resti
delle antiche costruzioni nelle vicinanze dell' attuale Ponte
di Cecco, non puo non avere per me un grandissimo valore,
poi che, osservandosi che questo ponte trovasi precisamente
sulla strada piu importante della parte meridionale di Fer-
mo, (prescindendo, si capisce, dalla Yia Trevisani, costruita
recentemente) che prima denominavasi Vin del Pianto, dalla
Chiesa della Madonna del Pianto, e volgarniente Yia Postale^
perche vi transitava la diligenza, e riflettendo ehe non ab-
hiamo alcun motivo per non credere che a sud questa fosse
anche neirantichita la via principale, che doveva correre in-
ternamente lungo la cerchia di mura, a me sembra di avere
elementi piu che bastanti per seguire a sinistra della Porta
S. Francesco tutto lo svolglmento di questa terza cinta. La
quale, per tanto, diramandosi da quella torre quadrata, che
ivi abbiamo scorto, doveva risalire lungo la parte inferiore
della Via Garibaldi e, giunta in prossimita del Ponte di
Cecco, piegare a sud-est, seguendo V altro tronco della me-
desima via, in modo da servire contemporaneamente da po-
tentissimo sostegno al terreno scosceso sovrastante.
Ora noi ci troviamo nella Piazza Ostilio Ricci, e da qui
gua)'dando in alto, al punto dove dobbiamo ricondurre le no-
strc uiui-a,
('
noii dimenticando mai di porre attenzione alla
(onfigurazione del suolo sulla nostra sinistra, ci vedremo
segnato dalla natura stessa lo svolgimento che doveva avere
rultimo tratto delle no^tre fortificazioni. Se non che, inve-
stigando con diligenza in quelle localita, per cui io ero per-
suaso che, approssimativamente, la terza cinta dovesse pas-
sare, per mia grande ventura sono riuscito a trovare av.inzi
di essa, in due punti della linea che idealmente mi ero trac-
ciato, e ciot"^ dentro il piccolo cortile adiacente al fabbricato
della Congregazione di Carita, che gia fu casa Ricciardi, e,
j)iii oltre, presso la casa Vittorozzi. Anche i resti, cOnservati
nei cortile della gia casa Ricciardi, sono severamente gran-
diosi, avendo alla base pietroni enormi, taluno dei quali di
circa due metri di lunghezza, e in pari tempo curiosi perche
ci offrono le tracce di risarcimenti posteriori, come ben ci di-
mostra la calce con pietre e rottami di. niattoni introdotta
SVOLOIMENTO DELLA TECNICA DELLE COSTR. NEI TEMPI ANT. 107
([iiSL e la nelle commessure^ deturpando in tal modo la purita
della linea primitiva, la quale e rimasta intatta nella parte
superiore. E evidente, dumiue, ehe la terza cercliia di inura,
dal punto ove e oggi la Piazza Ostilio Ricci, piegando a
nord-ovest, dopo aver ra<'cliiuso l'area, su cui presentemente ;
sorge la casa dei conti Vinci, e quella occupata dalla vicina
Chiesa di S. Michele Arcangelo, risaliva al fianco del colle,
passando nou lontano da casa Censi, e sul luogo occupato
dal fabbricato attualniente di proprieta della Congregazione
di Carita e dalla casa Yittorozzi, dove fortunatamente se ne
veggono tuttora le rilevantissime vestigia, fino a collegarsi
con hi seconda cinta al principio di Yia XX Settembre.
In tal modo abbiamo ricostruito, con la massima esattezza
possibile, le linee di fortificazioni che circondavano da ogni
l)arte la nostra Fermo, hi (juale, come ben si vede, nei tempi
antichi trovo i suoi maggiori ampliamenti dal Lato orientale
<lel monte, prospiciente rAdriatico, per le ragioni preceden-
temente ricordate.
Svolgimento della tecniea
delle costPUzioni nei tempi antiehi
Ed ora noi, ricordando di aver promesso, in sul princi-
pio del lavoro, come dalT esame degli avanzi delle primitive
mura fermane avremmo dedotto V argomento principale a
favore della esistenza della nostra citta air arrivo della co-
lonia romana, procederemo ad un tale esame, mandando
pero innanzi alcune nozioni elementari sullo svilupi)0 della
tecnica delle costruzioni neiranti<-hita, allo scopo di poterne
trarre legittimamente conclusioni da applicare al nostro caso,
Cominciamo, in tanto, dall' assodare un punto d' impor-
taiiza fonda-mentale, vale a dire che nell' arte edificatoria
<legli antichi si verifico im profondo rivolgimento, quando si
trovo che si poteva far uso della calce nelle costruzioni.
108 PARTE SECONDA
giaccbe, prima clie si avesse questo mezzo. era assolutamente
impossibile inalzare opere sollde soltanto con j)ietre di pic-
cola mediocre grandezza. rendendosi neeessario, per otte-
nere \-a stabilita, T impiego di massi enormi. Ed ecco la
semplicissima ragione par cni tutte le mura primitive sono
formate di tali massi poderosi. mentre dopo la scoperta del
calcestrr.zzo si rese possibile legare insieme pietre anche
molto piu piccole, ottenendosi contempoianeamente costruzio-
ni piii solide, con minore spendio di tempo. di denaro e di
fatica. Ora la scoperta del calcestruzzo risale al III secolo a-
vanti
1"
E. Y.. ma si comprendera bene che la sua applica-
zione non poteva ditTondersi se non gradatamente, diventando
generale solo durante V ultimo secolo della repul)blica ro-
mana,
Noi non staremo qui a ricordare che fiivvi un tempo in cui
non si conosceva in Europa
1"
uso di co-truire in pietra, a-
doperandosi il legno e coii ipif-tn
1"
argilla pcr le pareti :
sai^piamo. per esempio, che di legno erano i tcmpli di Gre-
cia, e che anche in Italia originariumente le fortificazioni si
fecero di questa materia ; anzi si racconta che Aeclannni,
nel paese degl" Iipini, fosse difesa da nna palizzata perfino
ai tempi della guerra sociale. Ecco perche le prime costrn-
zioni in pietra sono rozzissime, non avendosi che grandi
pezzi di roccia.
1"
iiii sopra T altro ammucchiati disordinata-
iiieiite. seiiza uii nual.^iasi criterio tecnico direitivo. perche
cio che premeva era semplicemente opporre un riparo agli
assalti nemici. Tali mura, a massi irregolari sovrapposli, si
dicdiio. pcro con termine coiivciizinnalc, Cich/jjicJie. a < ifTe-
renza di quelle PeJasgiche, rozze anch'esse, ma levigate dalla
parte esterna, senza dubbio per togliere agli assalitori ogni
possibilita di arrampicarvisi, delle quali si distinguono due
specif, Ja poJigonaJe pnra e Ja poJigonale a strati. A questo
genere, poi, tien dietro la costruzione regolare. a massi pa-
rallelipedi quadrangolari. collocati in niodo chc all' uno. in
un senso. nc e sovrapposto un altro ncl seiisn iiivcrso. Ora
(pii intendiamoci bciie : la maggiore o minore regolarita nel,
taglio dclle pietre delle mnra antiche non puo sempre of-
frirci un criterio assoluto pcr una distinzione netta delle eta
SVOLGIMENTO DELLA. TECXICA DELLE COSTR. NEI TEMPI AXT. lOt)
relative alle costru/ionL medesime, come se una maggiore
pcrfezione di forma, dovessp sempre rispondere, iiecessaria-
mente, anche a iin progresso di tempo. Occorre distinguere
fra luogo e luogo, o meglio, fra le materie che i varii luoghi
offrivano all' uomo per le costruzioni. Cosi, per esempio, la
Grecia e una regione che ha hi roccia 'alcarea o a schisti
cristallini, di difficile lavorazione, che non puo essere ben ta-
gliata a parallelipedi, e per conseguenza in Grecia molto tardi
si ebbe lo sviluppo delle inura regolari, In Italia, in vece, la
cosa e diversa : da Napoli al Monte Argentaro si ha preva-
lentemente una regione tufacea, con roccie qnindi che non
offrono difficolta di lavoro, anzi molto piii facili ad essere
tagliate a parallelipedi che poligonalmente. Cosi e che in
Roma sul Palatino, e nell' agnet'
serviano, per esempio, tro-
viamo splendidi monumenti di costruzioni a parallelipedi re-
golari, e in tutta I' F^trnria meridionale non si ha che un
solo esempio di costruzioni Pelasgiche.
Nei tempi primitivi i massi erano seniplicemente sovrap-
posti, senza il minimo tcntativo di legatura : al piu, al piu
si sara introdotta I' argilla nci fori, cosa questa. del rima-
nente, che ne pure possiamo asserire con certezza, perche
r argilla potrel)])e anche esservi stata inserita dall' ac^jua
lungo il corso dei se:;'oIi. (^iiando, poi, in Grecia comincio
a diffondersi il genere di costrnzioni regolari. allora la me-
tallotecnica aveva gia preso uu certo sviluppi), c (|uindi
nelle mura i massi superiori venivano collegati con gli infe-
riori mediante spranghe di ferro o di bronzo, sistema che
sappiamo praticato auche nell' Anfiteatro Flavio, secondo
che ci attestano i fori che si seorgono esternamente.
L,a scoperta del calcestruzzo, adumiue, doveva di neces-
.slta portare una rivoluzione completa nell' arte editicatoria.
Non essendovi piu bisogno di savrapporre massi enormi, per
ottenere la solidita, si potevano unire insieme con la calce
piccole" pietre, venendosi cosi a formare V opns incertum dei
Romani, e le pietre erano levigate soltanto esternamente,
nella parte, cioe, visibile deiropera. Ma, giacche un tal
genere di costruzioni airocchio appariva poco estetico, cosi,
qualora non si fosse voluto coprire cou uno strato di calce o
110 PARTE SECONDA
di stiicco, si rendeva necessario adoperare pietre delle me-
desime dimensioni, ottenendosi allora V opiis reticnlatitm, il
quale non e che uua semplice trasformazione del genere pre-
cedente. Non insistero qui ulteriormente intorno alle varie
combinazioni o reciproclie relazioni di tali specie di costru-
zioni, poi che, non restandocene tracce ueUa nostra Fermo,
esse non possouo presentemente interessarci.
E allora giovera piu tosto rilevare V uso che comincio a
farsi del mattone dopo la scoperta del calcestruzzo, uso che
divenne anch' esso generale tra
1"
ultinio secolo della repuh-
blica e il prinio delT impero. La distinzione di etii, nelle
costruzioni in mattoni, ci e dato dairesame delle dimensioni
dei medesimi : se noi ci trovianio dinanzi a mattoni sottili,
uniti insieme da un leggiero strato di calce, e certo che To-
pera appartiene al periodo piu antico, tra la fine della re-
puhblica e i primi due o tre secoli delP impero : quando,
in vece, il mattone e pifi grosso e piu spesso lo strato di
calce, senza dubbio V opera muraria deve riportarsi a un
tempo posteriore.
Eta apppossimativa della costpuzione
delle mupa fepmEine
Ed ora, dopo aver premesso que^te lirevissime ed elei-ien-
tarissinie notizie intorno alla tecnica delle costruzioni neiran-
tichita, noi ci domandiamo : A quale tempo si possono far
risalire le nuu-a di Fermo ?
Si
<"'
gia detto preeedentemente che questa citta fu recinta,
neir ela piu antica, da tre linee di fortificaziuni, che noi al)-
l)ianio cercato di traf-ciare fedelmente sulla nostra carta to-
pografica. Ricordiamoci, iii tanto, clie la colonia romana fu
dedotta a Fermo al principio della l'^ guerra punica : initio
primi belli pnnici Firmum et Cdstrum colonis occupata, ci
dice Velleio Patercolo, clie gia abliiamo citato. Ma nessuno
ETA APPROSSIMATIVA DELLA COSTR. DELLE MURA FERMAXE 111
^i rassegnera certo a credere che le diie cinte di inura fernia-
ne, che si veggono daUa parte orientale della citta, o, per lo
nieno, la terza, cioe la piu esterna, sorgessero contenipora-
neaniente a quella dell' acropoli, su nel Mons Sahius, poi che
senibrerel)be da vero niolto strano che i fondatori di Fernio
fin dai priniordi hi recingessero coii triplice giro di fortifica-
zioni, cosa che d' altra parte ci obbligherebbe ad amniettere
come, anche nei fenipi piii belli di sua floridezza, la citta
fosse rimasta fossilizzata entro i suoi limiti originari. Per
tanto, secondo che gia iioi abbiamo notato, lo sviluppo topo-
grafico di Ferino avvenne per processo naturale semplicissi-
1110 : quando la cresciuta popolazione iion trovo piu spazio
sufficiente entro le mura dell' arce, si vide nella necessita di
occupare con edifici I' area esterna circostante, e, dopo che
tali edifici avevano raggiunto un iiuinero coiisiderevole, si
misero al riparo dal nemico, circondandoli di mura.
E possibile, dunque, credere che la nostra citta debba ri-
petere la Sua prima origine dai coloni romani "? La (|uestione
non ha bisogno di ampia discussione : basta solo aver pre-
sente la data della deduzione della colonia, data ajne per buona
ventura noi conosciamo, e gettare uno sguardo sugli avanzi
delle priniitive iniira fennane, ricliianiaiido alla niente i ra-
pidissimi cenni teste esposti intorno allo sviluppo della tecnica
delle costruzioni nei tempi antichi. E, affinche iieir aninio dei
miei illustri lettori non rimanesse il miniino dubbio circa le
mie asserzioni, che altriiiienti potrebbero apparire gratuite,
io ho fatto ritrarre le aiinesse zincotipie di questi avanzi, in
punti diversi ove sono visibili, fornendo in tal modo a tutti
la possibilita di assicurarsi con i propri oci-hi di ([uanto io af-
fernio. Se, per tanto, e assurdo supporre che le tre cerchie di
rnura sorgessero contemporaneamente, e ovvio clie due di esse
debbano attribuirsi ad ulteriori ampliamenti della citta. Ain-
messo, quindi, secondo
1'
opinione da noi combattuta, che i co-
loni romani, giunti a Fermo, si fortificassero sul Mons Sahius,
quaiito teanpo sara trascorso da allora prima che si avver-
tisse la necessita di costruire un' altra cinta di fortificazioni
attorno agli edifici sorti fnori del perimetro della primitiva?
E asSoIutamente impossibile rispondere, aiiche con approssi-
112 PARTE SECONDA
inazioiie, ad iiiia tale doinanda: ma certo, anche che si con-
ceda solo il piu breve spazio di tempo che logicamente possa
imaginarsi, bisognera pur sempre pensare alla successione di
tre quattro generazioni fra la costruzione della prima e
delhi seconda cerchia di mura. Ma tre o quattro generazioni
di uomini abbracciano lo spazio di oltre un secolo, e cosi
noi saremmo riportati verso il 150 av. C. con hi edificazione
della seconda cinta. E allora per la terza"? E inutile fantasti-
care : noi sappiamo che Augusto dedusse anche in FermO'
una delle sue colonie militari, e di conseguenza la supposi-
zione piii logica che potrebbe farsi, intorno all" origine di
questa llnea piu orientale di forfcificazioni antiche, sarebbe
di attribuirla appunto alla colonia militare augustea, con che
si dovrebbe hcendere, nel tempo, fin quasi al principio del-
r Era Volgare. Ma e possibile questo "? E risaputo che, lungo
tutto r ultimo secolo della Repubblica,
1'
uso del calcestruzzo
e del mattone si era diffuso universalmente, ed anzi si puo
asserire che per T Ihili.i il liiiiite di separazione fra T antica
e la miova maniera di costruire e seginita, all' ingrosso, dal
200 circa av. C. Si guardi la
2-^
delle nostre zincotipie, la
quale ci otTre un saggio intorno alla tei-nica della cerchia
piii esterna delle mura fermane, e noi domandiamo all' intel-
ligente osservatore se egli sappia rassegnarsi a ritenere un
nuu'o, al quale gli avanzi che presentiamo fotografati appar-
tenevano, soltanto opera degli uUimi anni della Repubblica
romana o dei primi dell' Impero. Se V impressione, che si
prova alla semplice visione della zinr-otipia, non e certo in-
differente, quella riportata sul luogo v a dirittura enorme. Xoi
ci troviamo innanzi a blocchi inimensi di caleare, tagliati a
parallelipedi regolari, e:I a massi di puddinghe o conglome-
rati, della medesima forma geometrica, costituenti un avanzo
grandioso di parecchi metri di lunghezza, che spontaneamente
ci riprrsenta alla niente tutta la tenace solidita e
1'
aspetto
aspro, selvaggio. che doveva offrire Topera completa. E con-
tcmporancamcnte non ])ossono non riaffacriarsi al nostro pen-
siero tutte le gigantesche fatiche ciii dovettero sobbarcarsi i
costruttori di tali fortificazioni, pcr il trasporto della enorme
qiiantita dcl materiale necessario, poi che e bene si sappia
ETA APPROSSIMATIVA J>ELLA COSTR. DELLE MURA FERMAXE 113
che le localita piii jr<ssiiue a Fenno, dalle quali si potevaiio
trarre pielre di qnella specie, (-lie noi ^^diamo adoperate per
la costruzione delle sue antichissinie mura, si trovano sem-
pre a un raggio di dieci a rjuindici chilometri di distaiiza
!"
Se, dunque, a noi sembra soverchiamente arrischiato' ere-^
dere di soli due secoli av. C. ('oncerlendo anrhe trojipo) la'
seconda cerchia di mura, che vediamo tutta costruita di grandi
massi parallelipedi, senza hi minima traceia dell' opiis incer-
tum, mentre in (juel temjx T uso del calcestruzzo doveva ])viYe
conoscersi a Fermo, sapendo noi che questa citta. e il Pi-
ceno in generale. specialmente per le vicinanze del mare,
fin dalle origini ebl)c frecjuentc contatto con le altre parti
d' Italia, non j)ot:renio assolutaniente adagiarci alla persua-
sione che ai tenipi di Augusto. o, quando anche si voglia,
durante
1'
ultimo secolo della Repubblica, si costruisse se-
condo la tecnica piu antica una intera cinta di mura in un
luogo, dove il terreno roccioso, da cui si potesse trarre tutta
1h coi)ia di quei massi smisurati, difettava coinpletamente !
Giacche non si saprel)be da vero comprendere in alcuna ma-
niera perche quei buoni antichi Fermani dovessero preferire
un metodo di costruzione, che importava uno spendio ini-
menso di tempo, di denaro e di fatica, specie per il trasporto
del materiale a quell' altezza non indifferente, quando con
eomodita e facilita molto maggiori avrebbero potuto ottenere
iin' opera non meno solida, ma ineno ccstosa.
E parecchie altre considerazioni noi p(^treinino (jiii fare
per mettere sempre piii in evidenza la iinpossibilita che la
nostra terza linea di fortificazioni sia stata inalzata poste-
riormente al III sec. av. I' E. V. Noi noii sappiamo, e vero,
(juanti fossero i coloni mandati in (juesta citta, ma, riflettendo
che le colonie che si deducevano con diritto hitino, a diffe-
renza di quelle a cui era concessa la cittadinanza romana, si
com.ponevano, in genere, di nioltissimi membri, poiche noi
rileviamo da Livio (X, 1) che Sora, per esempio, ne ebbe
4000 e AIh.a Fucentia 6000, e cic) avvenne solo nel 303, valo
a dire a j^ena 40 anni prima della colonizzazione di Fermo,
inferirenio che anche i coloni qui dedotti non potevano non
essere numerossimi, dovendo essi tenere a freno 1'intera re-
114
PARTE SECONDA
gtoue pLcente, che pure era popolosa e valorGsissiiiia. E al-
lora i no5tri oontraddittori sarebbero di necessita indotti ad
arnmettere che la
2^
cinta di mura fennane sorgesse contem-
poraneamente alle fortificazioni deir acropoli, ipotesi questa
del tutto gratuita, e che, del rinianente, aiu-lie ammessa per
un momento come verosimile, lascerel)be impregiudicata la
questione, perche noi non avremmo mai uno spazio suffi-
ciente entro cui rollocare edifici per tre o quattro mila per-
sone, pur ritenendo che a non piu ascendessero i coloni, 1
quali sarebbero in nuniero e?i;j:uo, al confronto di quelli de-
dotti a Sora ed in Alba, sul Fiii'iiio. pero che nel caso nostro
si deve aver ani-he })resentc chc la natura scoscesa dci fian-
chi del Moiis Sahias non permetteva, coine non periuette pre-
sentemente, una densita abbastanza grande di fabbricati. Ben
avevamo noi, dunque, ragione quando, sul principio del uo-
stro lavoro dicevamo che, se la esistenza^reromawa di Fermo
non ci era attestata direttamente dalla storia, noi per via in-
diretta
1'
avremnio ugualmente dimostrata. con V esaine degli
avan/.i delle sue antichissime iniira. I R<mani seguendo la loro
regola generale, che era quella di fondare, a dlfferenza dei
Grei'i, le loro colonle in comuni gi;i csistenti, trovarono in
Ferino un centro abitato il qiiale, non })otendo certo conte-
nere anche i niimerosi nuovi inquilini, dovette essere note-
volmente ampliato, e allora si che abl)iaino una citta relati-
vamente grande per quei te\n\n antichi, iiella (jiiale Ronia
poteva scorgere quella formidabile fortezza che era iiei suoi
disegni piantare nel cuore del Piceno, minaccia perpetua al
popnlo recentemente soggiogato, a cui facev.i comprendere
(he (lualsiasi V(_'lU'ihi di riscos-^a si sarcl^bc infranta contro
(jiicl lialuanlo.
I/ i|)ott'si
i)iu
attendibilc, (luindi, chc secondo me assorge
(piasi al grado di certezza, e clie racropoli fcrmana costituisse
il primo nucleo fondato dagli Umbro-Sabini, vale a dire
dai Picenti, stabilitisi pacificainente, in numero non limitato,
sul Mons Sahius, e che quando, volgendo prospere le sorti
tli Fermo, la popolazione noii pote essere piu contenuta entro
r area troppo angusta dell' arce,
ia un tempo. che a noi rie-
sce a dirittura impossibilc precisare, si avverti la necessita
ETX APPROSSIMATIVA DELLA COSTR. DELLE MURA FERMAXE 115
di allargare la zona abitata e si costrusse allora la seconda
cerchla di mura. Questa era la citta che i Romani troyiirono:
quando vi farono -dedotti in colonia. E non ci si vorra certo
opporre che essa,
iin tal caso, non potrebbe piu ascriversi al
numero delle ville o doi vlci che anche noi, con rautoritadi,
Livio, abbiamo ammesso essere stata la categoria di centri a-:
bitati mantenutasi prevalentemente nel Piceno fino a tempi;
molto avanzati, poi clio, oltre che non e detto come tutti as-
solutamente i centri abitati di (luesta i-.egione fossero sem-;
plici borgate, a quella parte di Fermo costituita dall' acropolL
e dair area, limitata dalla seconda cerchia di fortificazioni,-
a mahi pena potrebbe darsi il vero nome di citta, sia pure
secondo il concetto degii antichi ; e, d' altronde, giova riflet-
tere che in essa doveva esservi senqjre uno spazio sufficiente
per accogliere gli abitanti del territorio con gli armenti, o-,
gni ({ualvolta fosse pfovocata in guerra dai vicini. E allora
si }>uo affermare, quasi j)Ositivamente, che le mura piu orien-
tali della citta, di cui ci restano gli splendidi avanzi di fianco.
alla Chiesa di S. Francesro, fossero inalzate dai coloni romani,
perche in (piesto caso noi iion ci troviamo piu in opposi-
zione con quanto abbiamo detto intorno allo sviluppo della,
tecnica delle costruzioni nell' antichita. La colonia romana,
in fatti, fu dedotta in Ft-rmo nel 264 o 263 (lo vedremo me-
glio in seguito) av. I' E. Y. ; ora e noto che appunto nel IH
secolo av. C. si comincio ad adoperare il calcestruzzo nelle
costruzioni, nia non sappiamo i^arimenti in quale decennio.
del secolo invalesse un tale uso. Arnmesso pure, sempre gra-
tuitamente per(\ che cio avvenisse nella prima meta del 300,
e sempre molto difficile credere che nel 263 si dovesse tro-
vare necessariamente V opus incertmn nelle nuira fermane,
giacche si comprende che I' uso del calcestruzzo non poteva
certo diffondersi cosi rapidamente, e si e gia notato che per
r Italia il liniite di sef^arazione tra rantica e la nuova ma-
niera di costruire e segnata dal 200 av. C, airingrosso per(\
dovendosi -piu tosto scendere che risalire oltre questa data
per trovare adoperato universalmente il calcestruzzo.
Non dair aes (jrave, adunque, ue dalla pretesa testirao-
nianza di Frontino, secondo il (luale (per un errore, per('), di
tl6
-.':-. ^''
PARTE SECONDA
'A^-
(:.:..':>
qualche editore degli Stratagemmi) il Senato dl Roiiia a--
vrebbe imposto al eonsole Levino, battuto da Pirro sul Siri,'-
di condurre le reliquie deir esercito a Fermo, e di prendervi
i quartieri d' inverno, ma da considerazioni d'ordine generale,
e, anche a prescindere da queste, unicaniente dall'esanie dei
resti delle sue antichissime fortificazioni, ci e attestata, fuor
d'o,i^ni dubbio, hi preesistenza, delki nostra citta alla sotto-
missione del Piceno.
II fermano G. B. Carducci, architetto, niolto competente
qnindi nello studio dei monumenti. fin dal 18()8 stampava
in quattro pagine alcuni cenni sitlla scoperta di una cittd
primitiva (cosi egli chiamava la 2^/rmHm delle origini); e nel
1876 pubblicava in 7 pagine la prefazione del suo lavoro, che
e poi rimasto inedito presso la sede della locale Cassa di Ri-
sparmio, gli amministratori della ({uale lo tengono custo-
dito molto gelosamente, mentrc sarebbe piu conveniente che,
pur dovendo seguitare a rimanere inedito, passasse alla biblio-
teca del comune. In questi fogli a. stampa, adunque, le an-
tichissime mura di Fermo sono dal Carducci dichiarate aper-
tamente d' opera etrusca, appartenenti al piii perfetto modo
di edificare delV arte etrasca, ecc. perche egli sosteneva a
tutt' uomo che, nel tempo di loro masslmo splendore, gli E-
trusrhi signoreggiassero, cou le altre regioni d"Italia, anche
la picena. Noi, invece, che a un tale dominio non crediamo
affatto. e che abbiamo diniostrato come non sia punto ne-
cessario vedere gli Etruschi nel T'jryr,7^v(ov di Stral)one, tanto
meno potremo adattarci a ritenere come opera essenzialmente
etrusca le mura fermane. Sc si trattasse di un edificio, nel
quale si riscontrasse uno stile architettoni<o piu tosto che un
altro, per esempio, il dorico. il ioiiico n 11 corinzio, forse si
potrebbe fare, sempre con molta riserva pero, (jualche indu-
zioiic intorno alla nazionalita del j^opolo che lo inalzarono: ma
voler as.segnare determinatamente a ([uesta o a quella gente
uua cinta di mura, la quale non offre alcun carattere par-
ticolare, ma che risulta costruita secondo una tecnica, prima
della scoperta del calcestruzzo universalmente adottata non
solo in Italia, nui in Grecia, e nell' Egitto, valc a dire con la
semplice sovrapposizione, a secco, di enorini massi di pietra,
ETA APPROSSIMATIVA DELLA CaSTR. DBLLE MURA FERMANE 117
tagiiatr iii forma di parallelipedi regolari, ci.sembra, per; I0
meno, arl)itrario. E iniitile, del rimanente; qnando si ragionia.
con i^ee preconcette nel cervello, non possono seguire che
consegnenze errate. Se non ciie, quello che ci sorprende niag-'
giormente e che da un architetto del valore del Carducci, il
qnale ha pur cosi bene illustrato gli antichi monumenti di
Ascoli, nel Piceno, si sia potuto scrivere come la tecnioa
delle costriizlaui a inassi riquadrati sorgesse coutemporanea-
mente a quella di costruire con massi tagliati poligonalmeiite,
procedendo entramhi i geiieri costantemente di pari passo,
senza che si debba crtnlere affatto che la forma (iiuadrango-
lare sia una trasformazione di quella poligonale a strati, e
che
/'
uso del cemento, o della calce, per accrescere 1a solidita
delle murazioui, fosse conosciuto dalV uomo niente di ineno
che
fln
dalle prime etd del ino.ndo ! Queste cose ho letto
\Q
stesso nel manoscritto cardncciano, che, a traverso mille dif-
ficolta, potetti arrivare a vedere fugacemente I'anno passato;
ma peggio ancora sarebbe quello che mi dice il prof. Mecchi,
che. cioe, per il Carducci il sistema poligonale delle costru-
zioni avrebbe indicato piu tosto una trasformazione del genere
<i[uadrangolare, rappresentamlo la forma del poligono una
perfezione di fronte al parallelipedo !
Che in Fermo, adunque, esistano avanzi di mura antiche
della stessa specie di quelli che ci offrono Fiesole, Chiusi.,)
Perngia, Arezzo e le altre citta antiche dell' Etruria, per noi
dice perfettamente nuUa per la ricerca della nazionalita del
popolo da cui furono inalzate, ])oi che la sovrapposizione a
secco di grandi massi ritpiadrati non sta ad indicarri in al-
cnna maniera un' arte tntta particolare degli Etruschi, ma ci
rappresenta una tecnica la ([nale, prima della scoperta del cal-
cestruzzo, era universalmente adottata sia in Italia clie fuori.
Fin (lui noi al)biamo scmprc parlato di tre cerchie di
fortificazioni delT aidichissima Firmum, rultima delle ([uali,
secondo lii nostra ferma convinzione, sarebbe stata inalzata
dai coloni romani, dedottivi al princdpio della prima guerra
})unica. Ora noi dimostreremo in segnito che anche in (luesta
citta Augusto dedusse una dclle sue 28 colonie militari ; e
118
TARTE SECOXDA
l)ene, i nuovi inquilini costrussero anetie essi una nuova cinta
4i fortificazioni ?
-
'
In tesi^generale, non e affatto obblicfato credere che de-
durre una colonia in una citta, gia esistente, importasse.di
necessita V ampiianiento del circuito delle mura, specie poi se
si fosse trattato di colonie militari come (luelle di Augusto,
in riguardo delle quali la <|uestione consisteva essenzialmente
nel collocare' i veterani entro le case dei cittadinl, assegnando
loro una parte delle terre. di cui venivano s})ugliati i legrt-
timi possessori.
'.
Se non che, pur stando cosi le cose, j^er la nostra Fermo
noi siamo in grado di dimostrare che, anche all' arrivo dei
veterani di Augusto, essa ebbe ad estendere il perimetro della
zona abitata, e che, in conseguenza, intorno a questo nuovo
ampliamento della citta dovette essere costruita un' altra cer-
chia di mura.
A tale proposito, in tanto. e opportuno ricordare che an-
ticamente la citta di Fernio fu divisa in sei contrade, e noi
qui non possiamo far meglio che riportare cio che scrive il
Coiite Can. Giuseppe Porti, a pag. 40 (lcllc Tavole Sinottiche
di cose piii notahiJi della citta di Fermo. La prima (con-
trada) detta Castello, prese tal nome dalla vicinanza per la
quale potevasi piu facilmente che d' altre contrade difendere
^ soccorrere il castello del Girone. Pila, la seconda, perche
JPili si chiamavano le armi dei Romani, come si legge in Tito
Livio e in Varrone, e che si custodivano in (piesta parte della
citta. Campolege fu detta cosi la tcrza, dal!" legioni che in
esse alloggiavano, Campiis Legiouis. Questa contrada chiama-
vasi anche cosi innanzi alla venuta a Fermo di Giovanni Vi-
.sconti da Oleggio : lo che dimostra quanto sia falso clie da
lui prendesse il nome
L'avv. Gaetano De-Minicis. a suavolta, mWc aunotazioni
e giuiite alla Cronaca della citta di Fcrmo di Antoiiio di Nic-
olo. [)ag. 10(), riportando queste informazioni del Porti, scri-
ve : Esisteva questa porzione di citta (cioe la contrada Cam-
polege) innanzi alla venuta ([ui di Giovanni Visconti da
Oleggio (da cui alcuni voglioiio che derivi il iionie della con-
trada. riob Campo d' Oleggio.) poiclu'' (piesto Signore I' abbelli
ETA APPROSSIMATIVA DELLA COSTR. DELLE MURA FERMANE 119
e la circondo di iiiura.
Entraml)! gli storici municipali con-
cordano nell' afferniare ciie, noii solo la contrada, ina anclie
11 suo nome preesistevano all' arrivo in Fermo di Giovanni
lsconti da Oleggio, da alcuni scrittorl ritenuto figlio natu-
rale dl Oiovannl Yisconti, Arclvescovo di Milano, mentre in-
vecc sembra accertato che suo padre fosse Filippo Visconti
da Oleggio, in (luel (ii Novara.
E le affermazioni del Porti e del De-Minicis non sono
gratuite, poi che alla prima pagina della Cronaca, teste ricor-
data, si legge: MCCLXXVI, de mense odohris, in festo
heati
Francisci, fiiit ignis niagmis in contrata CampiletU, et com-
hnrit nsque ad Portam S. Zenonis. Ora una tale informa-
zione per noi e a dirittura preziosa, poi che da essa rileviamo
moltissime cose, che confermano pienamente (juanto asseria-
mo. Di fatti se nel 1276 un grande incendio arse in contrada
Campiletii, e posto fuori di discussione che (luesta
contrada
esistesse gia molto priuia clic giungesse in Fermo il Visconti
<hi Oleggio, il (iuale el>i)e hi signoria della citta dal 1360 al
1366. Quanto al nome, \\o\, non ci deve recar grande meravi-
glia se, nel rozzo hitino niedicvale, esso non ahbia conservato
troppo fedelmente rimpronta della sua derivazione originaria:
certo, pero. in Campiletii e facile riscontrare, diremo cosi,
la fisiononiia di Caiiipas Legiouis, e del rimanente, la diffe-
renza tra i due nomi non
(">
cjic superficiale, giacche nella fu-
slone in una sola parola di Canipns Legionis, la gutturalc e
stata dentalizzata, fenomeno che sappiamo essere prettamente
latino, e che per di ])iu iiel nostro cronista troviamo ampliato
maggiormente, dentalizzando t^gli sempre la gutturale sorda
anclie nei nomi propri e nei cognomi, scrivendo, per esempio,
comitis Lntii; Corradns Panlncfii : Cola Menecuctii
ecc. Se,
dun(|ue, sia il (luartiere chc il nome di Campolege o Campole-
gio, come dicono promiscuamente i Fermani, preesistevano alhi
signoria del Visconti, come poter dire che la contrada si de-
nominasse da lui f Certo potra apparire un caso molto strano,
ma non per ciuesto cessa di rimanere sempre un puro caso,
ciic il nome della terra di origine dl Giovannl Visconti, per sei
anni signore dl Fermo, ab))ia una grande somiglianza con la
se<-ou(hi parte (lell' appelhitivo Campolegio, somiglianza
clie
120
PARTE SECONUA
ha tratto iii (jrrore ehi ha cre,iluto che dal Visconti d'01eg;^io
traesse e origine- e nonie (juesta contrada.
Inoltre il nostro cronista <-i infornia che V inc^endio si e-
stese fino alla porta S. Zenone, e ([uesta notizia ha per noi
un valore anclie maggiore (lclla ]recedente. In tanto si })(tre])l)e
sollevare la (luestione se ({ui si debha intendere che il fuoco
si propagasse agli edifici, })osti dentro o fuori la porta, questione
<>he a noi servirehhe per trarne una conoscenza dell' estensione
della citta nel r27(i, .e chc risolvercninio sostcni-ndo clie 1' in-
cendio distruggesse un sohhor.uo di Feriuo, anzi che una })arte
circondata da mura. perchc altrinienti non ci sapreninio spie-
gare in alcun nioi^ la raglone per cui il cronista, in vece di
in;'icarci il punto fino al ([uale il fuoco e-;ercit(') la sua azione
distruttrice verso il centr( (^ella citta, volesse pitj tosto ricor^
darci il limite raggiunto alla pcrifcria, cosa perfettamente i-
nutile, avendolo }(tuto inimaginare da noi medesimi.
Se non che, pur tralasciauilo questo, a noi preme rilevare
clie r esistenza di luvd porta, denominata da S. Zenone, im-
])rn-a necessariamiMite la coesi-itenza di una cinta di mura.
Si guardi ora sulla Fianta il punto dove trovasi la Chiesa di
questo Santo. Chiesa clie si riticne la ])iu antica di Fermo, e
dalla semplice inspezione del luogo, ne! (luale converg(no
tutte le arterie principali della citta, sia da oi'iente che da
occidente, si v indotti a riconoscere. senza il minimo duhhio,
II punto in cui si doveva tro^are la i^orta di S. Zcnone, vale
a dire di fronte alT ingrcsso principale ('ella Chiesa, dove oggi
si apre la piazza F(:gliani. E allora
('
giocoforza ammettere
che, anche da (luesta ])arte nord-ovest della citta, ])rinia che
si costruissc la cinta di mura medievaii, cjic tuttora si con-
servano intattc, esistesse in antico una linea di fortificazioni,
il cui ])unto ])iu occidentale era segnato (hilla porta di S. Ze-
none. lo mi sono molto adoperato ])er rintracciare qualche
avanzo di tali mura. ma inutilmente: tutti i cittadini, da me
interrogati, non mi han saputo dare alcuna risposta positiva,
e nel manoscritto delTarchitetto Carducci non so se ne sia
fatta menzione, poi clic n(n mi
("
stato j^ossihile scorrere tutta
(juella farragine di carte, da cui
('
com])Osto. Solo il dotto
ETA APPROS.SIMATIVA DELLA COSTR. DELLE MCRA FERMANE 121
canonleo Filonl mi aveva fatto intr.awedtu^e la speranza <U
rejidermi faeile anclie la rico.struzione della linea (!i tali for-
tificazioni, dicendomi che e^li cono.srcva in alcuni sotterranei
avatr/i di antiche costru/ioni. fatte eschisivainente di niattoni
di piccolo spessore. ]\Ia, dis^^raziatamente, ii })Overo canonieo
un ;^norno fu colto da iiiorte repentina, e jjorto seco nella
toinl)a la j^^rande conoscenza drlia topo^^n^afia aiitica della sua
citta, venendo meiio in tal inodo a me la possil)ilita di fare
delle inda.uini a questo rif^uartio, ^^iacche non ini son noti
i
nomi dei ])roprietari delle case entro cni potrol)])cro rinvenirsi
Cjuei resti di inura, dei quali ini |)a]'!ava il compianto Filoiii,
Del rimanente, 1' informazione data da lui ha j^er me sempre
una grande importanza : olti"e clic essa ci f,i intendere la ra-
gione per ciii nulla si cono^ca (ia.Kli sti^ssi Ferniaiii intorno alle
antiche mura della contrada Canipolegio, perche. cioe, essendo
fitate anch' esse di mattoni, nelle innumerevoli devastazioni
della citta. facilmente andarono distj-ntte, conlbndendosi poi i
resti con le costruzioni, fatte della niedesiina opera laterizia,
mentre gli avanzi delle fortificazicni del lato orientale della
oitta, componendosi di inassi enormi, colpiscono a prima vi-
sta lo sguardo dello spettatore, iioi. d,'altra ])arte, siaino ai>
certati che ({ueste inura a
nord-ovest della ciiita delT Acrojx)!!
non possono ritenersi sorte contcm})oraneamente i'on iiualsiasi
altra delle tre cerchie, gia iii j)recci!eD/a descritte, ])erche si
e visto che in nessuna di esse si trova la ininima traccia del
calcestruzzo, o del cemento, a prescindere. s' intende, da (piei
rifacimenti posteriori, apportativi iii seguito a danni, ])er a-
zione o del tempo o degli assalti nemici sofferti (ialT 0])era
primitiva.
Stando cosi le cose, noi ora creiliamo di })oter legittiina-
mente rispondere in modo aftermativo alla domanda che teste
ci facevamo, ossia che anche alla colonia iuilitare di Augusto
dovette I' antica Fermo un ain})liainento della sua zona ahi-
tata. Giacche, escluso assolutamente clie la contrada Canipo-
legio avesse e origine e noinc dal Visconti d' Oleggio, non
ci resta che accettare la tradizionc, la (}uale ci dice che il
nuovo quartiere di Fermo dalle legioni, clie in essa })re-
sero stanza, fu cosi denominata. Solo, in vece di legioni io
122
PARTE SECONDA.
direi legione (e in fatti tanto il Porti che il De-Minieis in la-
tino (iifono Compus Legionis) e credo clie non metta conto
rilevare che solo la legione dei veterani di Augusto qui puo
essere intesa, per un complesso di considerazioni facilissime
a comprendersi e che non mi fermo ad esporre, sembrandomi
che ^'ia mi sia trattenuto alibastanza intorno a tale argomento.
Per
1'
ammissibilita di quanto noi sosteniamo, che cioe il
quartiere e il nome di Campolegio debbano ritenere hi loro
origine dai veterani di Augusto, noi troviamo un valido aiuto
nella storia, la (juale ci dice appunto che anche a P'ermo fu
dedotta nna colonia milltare augustea, mentre alP incontro
ogni altra coiigettura non potreltbe non apparirci arbitraria.
Come sostenere, in fatti, che hi nostra citta possa avere e-
steso la sua area nei secoli dell" alto Medio Evo"? E possibile
credere che mentre, dopo la disgregazione delPimpero d'occi-
dente, le orde der barbari, irrompendo da ogni parte sopra
le misere citta d' Italia, parte di esse mettevano a ferro -e
fuoco, parte radevano completamente al saolo, come avvenne,
a cagion d" esenipio. per non andar lungi da Fermo, a Truen-
tum, a Kupra, a FaJerio e a Cluana. solo la nostra citta, che pur
ebl)e a soffrire continuamente assedii, saccheggi e parziali di-
struzioni. conie per esenipio ([uella del 1176 per opera di Cri-
stiano. arcivescovo di Magonza, cancelliere dell' impero e capi-
tano dell' esercito di Federico Barbarossa.
(M
volgesse in
condizioni cosi eccezionalmente favorevoli. da riparare non
solo con sollecitudine i danni dalle devastazioni subite, ma
da trovare anche il niodd di aUargare notevohnente il pe-
rimetro della zona aViitata
".*
la piii nobile citta del Piceno. e. con buona pace dei troppo
zelanti magnificatori della grandezza delF antichissinia Fir-
mnm, la capitale della nostra regione : domiti hiiic Piccntes
et capnt (jentis Ascnlnm, ci dice Floro al capo 19." del Lil). I.
del suo Compenclio cli storia romana.
Ma, prinia di andare innanzi, sara bene di riportare (jui.
la dichiarazione che Plinio premette al libro III alla sna de-
scrizione geogratica deiritalia: Xniic amhitnm eins (Italiae)
-nrhisqne ennmerahiiiins, qiia iii re praefari iiecessarinm cst
anctorem iios (liroiii AiKjustnm sccntnros, descriptioiieinqne cdj
eo factain Itxdiae totins iii rejiones XI, sed ordine eo qni li-
tormn tractu fiet nrhium qaidein vicinitcdes or(dione iitiqne
pracpropera servari iion posse, ita(ine interiore parte dije-
stionem in litteras einsdem nos secntnros, cotoiiiarnm mcn-
fione sirpiata, (ptas ille in eo prodidit nuinero.
Se non che Ascoli, son solo era la capitale dcl Piccno,
ma indnl)])iamente doveva essere anche colonia. Certc), i^rinia
che divampasse la gnerra marsica o soclale, che per nn mo-
mento diede una scossa cosi tremenda alla potenza di Roma,
Ascoli era nna citta federata, per la semplice considerazione
che altrimeiiti la face della rivolta non sarebbe partita da 11.
Ma, anche tralascitlndo
i^er
un istante la questione della pun-
tcggiatn a, scrivendo Plinio.... Castellnm Firmanornni et sti-,
prr id ('olonia. Ascntiwt Picrni iioJ)iJissiiiia, evidentcTnente
154 PARTE SECOXDA
ci fa coiioseere che Ascoli era [)roprio coloiiia, altrimenti egli
non avrebbe usato il femniinile, si bene il neutro dell' agget-
tivo, vale a dire )iohilissii)uiiii da rifcrirsi ad AscidttDi opiiidn^n.
Di conseguenza se, quando il geografo scriveva, Ascoli giii
apparteirn-a al numero delle coloiue, e neee .sita concludere
che essa era diventata tale fra il tempo in cui fu composta
r opera pliniana e la fine della gnerra sociale, epercio, o era
coloma silUoia o colo)iia attgnstea. II Mommsen, CIL. Yol. IX
la dice colo)iia forse clei T)'i(i))iviiu, e e(ime colo)iia e men-
zionata al X." olT? dcl nicdesimo volunie. e al N." l")!! del
Yol. YI : C. Sallio Aristaoieto, deciirio)ies et plfhs coloniae
Ascitlaiioriit)i. Ecco dunque perchi'' Plinio ne fa inenzione.
Ne dee recar meraviglia se dalla costa adriatica egli salta
bruscamente nell' interno della regione, poi (die altre volte
proeede cosi, e, per non andar lungi, qui, in questo stessa
passo, non ricomineia forse il periodo eon un I)ittts Novana,
mentre avrel)])e pure potuto attcndere, per nominare questa
(dtta, r ordine alfabetico che segue a pena dne righe piu sot-
to "? Ricordiamoei che, de-crivendo le altre regioni d' Italia,
Plinio aveva sott' ocidiio il eatalogo d(^ile eUta, poste Inngo
il litorale, e il catalogo augusteo in cui erauo segnate, per
ordine alfa])etico, tutte le citta piu imi)o:"tanti delle singole
regioni ; nominata (luimli Fermo, eoglie roecisione per nomi-
narc innnediatanieute an^die Ascoli, j^iu illustre di Fermo e,
al pari di (iue-;ta, colo)iia, e cio per la sempliee ragione di non
essere o])])ligato a tornarvi sopra ulteriormente, data la sua
oratiotie ittiqiie praepropcra, tanto pifi, iiioltre, che si sar d)l)e
dovuto occupare nuovamente di eolonie, uell' interno, ijci' la
sola Ascoli. E questa noi crediamo la ragione precipua per eui
si debba accettare la lezione del passo pliniiuio, sostenuta dal
Catalani.
lo non intendo miea negai'e che il nostro geografo non
avesse potuto eliminare ogni controversia, di cui e stato
origine il suo eoneiso modo di esprimersi, bastanrlo semplice- .
niente altre due parole, le quali alla fine non avrebbero ne
pur esse noeiuto alla sua concisione, perche tutto riuscisse
e regolare per il linguaggio latiuo, e perspieno per la geo-
grafia e la storia, vale a dire un FintiiiDi aggiunto al snper
iXTORXO AL CASTELLUM FIRMAXORU.M 155
id coJonia, e iin colonia aggiuiito- -aW Ascahini \ iiia, d' altra
parte, avendo e;^dL preferito scrivere secondo che noi con il
Catalani crediamo che realmente abbia scritto, e dovendo
supporre che
1'
espre.-^sione adoperata alla sua coscieuza
d" autore sia apparsa chiara e precisa, non ci senibra che in
questo caso Plinio nieriti le riprensioni, che per
1'
uno o
r altro motivo gli vengono fatte. Giacche, opportunaniente
interpretato e punteggiato, nel passo cotanto dibattuto Cupra
oppidiim, Castellnm FinHaiionon et super id colo)iia ; Ascn-
Imn Piceni nohilissima, noi e vi trovianio meuzionata Fernio
sopra il suo Castello, spiegando cosi rigorosamente il saper
non solo nel senso della longitudine nia anclie in quelhj del-
1'
altitudine, e non espungiamo afTatto V Ascnlnm per far
piacere allo Pseudo-Brandimarte, e tanto meno poi, conce-
diamo al prof. Mecchi che al Castellnni Firmanornm, Xovana,
Clnana, Potentia, e Ascnlum si possa attribuire hi medesinia
origine sicula (noi veramente diremmo siceliota) di Xnmana,
idea che dalla mente di Pliuio sara stata lontano delle miglia
piu di millanta. (^)
XX
XX
Ed ora passiamo ad un' altra queitione, dibattuta non
meno della precedeute. Qui pero Plinio non entra diretta-
mente, perche la controversia si agita fra i suoi comentatori
intorno alla vera localita in cui dove sorgere anticamente il
Castello di Fermo.
In tal niodo, e lo ab])iamo gia ripetuto a sazieta, lo
chiaaiano il nostro geografo, I' Itinerario di Antonino e la
TavoJa Pentingeriana, mentre da Strabone e detto zrJyv.o^j
KaaxsAAov, vale a dire egli ha avuto cura di notare, diremo
{D A me spiace di dover conibattere talvolta le opinioni storiche
del venerando prof. Mecclii, rna come fare altrimenti se le opinioni
combattute non reggono all' esame della critica scientitica ? Del ri-
manente, le mie parole non possono detrarre mdla alle benemerenze
deir amico professore verso la storia di Fermo, e al suo valore per-
sonale che gU procaccio La stima e 1' amicizia di Teodoro Monimsen.
156 PARTE SECOXDA
cosi, r ufficio clie doveva adempiere il Castello, che era quello
di proteggere il porto o Navale. Dunque noi abbiamo tre
entita che non possoiio in alcun modo scindersi fra loro ; non
il Navale dal Castello, da cui doveva ripetere eventualmente
la sua difesa: non il Castello dalla cittd di Fermo hi quale,
a sua volta, doveva essere in grado di accorrere prontamente
a presidiare o a rinforzare hi difesa delhi sua fortezza sul mare.
lo non staro ([m a ricordare le parti in cui anticamente
dividevasi un porto, ed e cosa troppo nota che generalmente
questo costruivasi alla foce di un fiume, la quale quasi sem-
pre presentava le condizioni favorevoli per un porto naturale,
giacche nell' antichita le navi non pescavano certo molto pro-
fondo. Con questa semplicissima osservazione di fatto, adun-
que, noi veniamo a rigettare implicitamente
1'
opinione del
Cluverio, il (luale ci dice senz'altro che il Castelluni Firma-
noriini era la dove oggi trovasi Porto S. Giorgio ilt. Ant.
Lib. II, Caj). 11): Hodie oppiduni id duohus miltihns, qiiae
haljet lahuta a Tennae ostio, ah Firnio autem trihus dissitum:
vulgo dicitur incolis Porto di Fermo . Non per questo, pe-
ro. io intendo attribuire a colpa del Cluverio il suo errore
t(q)ografico, pero che il vastissimo argomento noii gli poteva
certo i)ermettere di fare tutte le opportune indagini intorno
allc singojc citta autiche, sparite dalla faccia della terra. Ma
non egualmente buona possiamo menarla al nostro Catalani,
che ha seguito ciecauiente il Cluverio
; e, meutre (juesti non
si b occupato deir i-ivE-.ov di Stral)one. egli, per poter piu
facilmente localizzare il Castello, sostiene che anticamente i
Fermani costruissero un porto artificiale sul luogo del/at-
tuale Porto S. Giorgio: Yeggonsi in luogo presentemente abi-
tato del nostro Porto due lunghe continuazioni di archi distanti
mille palini 1' uno dall' altro. Questi archi verso terra, pro-
cedendo pcr dirctta linea, termina in un antico muro, il quale
uei passati tempi era uii nuiro castellano, e in cui tuttora
veggonsi alcuni grossL anelli dl ferro, nei (piali gia legavansi
le funi dcllc barche. A (luali usi fossero questi archi desti-
nati. iu (jual tcmpo fal)bricati, a me non appartiene di ricer-
care
; non sono essi certamente di antica fabbrica romana.
Ma ben sono di fabbrica indubitatamente romana alcuni ruderi
INTORXO AL - CASTELLUM FIRMAXORUM
157
di non piccola mole, i quali veggonsi a quelle estremita degli
archi, le quali riguardano il mare, e possiamo ragionevol-
mente sospettare clie anche una porzione di detti archi sia
stata su di altri antichi ruderi fabbricata. Gia poi questo e-
dificio era certamente fabbricato nel mare e in notabile di-
stanza dall' antica spiaggia. Che altro dunque poteva essere
qnesto edificw
se non appunto nn porto di mare"^ Xon pos-
siamo da questi avanzi misurare
1'
ampiezza del iiostro antico
Porto, non potendo noi affermare che parte di esso costituis-
sero. Ma assai e al mio intento che c^uesti ne siano indubitati
avanzi, e di aver poco nien che vendicato dall'oblivione 1' an-
tico castello o navale di Fermo. Cosi il Catalani al cap. IX.
Ora, lasciando stare che, contro il suo solito, qui il no-
stro scrittore esprime male talvolta il suo pensiero, come,
per esempio, quando dice : gia poi (juesto edificio era cer-
tamente fabbricato nel mare e in notabile distanza dalF antica
spiaggia . e che altro dunque poteva essere quest' edificio
se non un porto di mare "? perche un edificio non costitui-
sce da vero un porto, cio che a lui sembra completamente
chiaro a noi non e affatto tale. Xoi, in fatti, sappiamo che
Porto S. Giorgio e di origine medievale, giacche solo nel 1268
Fermo stabili di costruire ivi un porto: in secondo luogo non
riusciamo proprio ad imaginarci perche niai gli antichi Fer-
mani dovessero sobbarcarsi airingente fatica di costruire ai-
tificialmente un porto, su una linea di spiaggia completa-
mente aperta, contro la consuetudine del tempo, che portava
ad utilizzare le bocrhe dei fiumi, quando ad appeua uu mi-
glio piii a sud, avevano a loro disposizione la foce delT Ete,
ad uguale, se non forse a niinore distauza dalla citta di ([uella
ove ora e Porto S. Giorgio : in terzo luogo, poi, noi ci per-
mettiamo di domandare al Catalani come inai dol Castelliim
Firmanornni, che per la sua grande importanza, rivelataci
dal fatto che tutti gli scrittori, i (j[uali si sono occupati della
nostra regione, e la Tavola PeHtingeriana e V Itinerario di
Antonino- ne fanno menzione, non doveva da vero essere co-
stituito da un solo edificio, non dovesse rimanere wb pure una
sola pietra o uii (jualche altro ricordo sulle colline immedia-
tamente sovrastanti
1'
attuale centro abitato di Porto S. Gior-
158 PARTE SECOXDA
gio. Di (ii) che dice 11 Catalaiii. a(luii(|iie. noi presentemente
teniamo conto soltanto che ai suoi tempi si notavano alcuni
ruderi Ji noii picciola mole alla estremita di certi archi, e
sicconic (jualciino di (|uesti archi resta ancora oggi a Porto
S. Giorgio, e proprio sulla strada nazionale litoranea Ancona
-
Potenza Picena
-
Cupra Marittinia
-
Tronto
-
(xiulia Xova
(Castrum Xovum) ecc, cosi noi vedrenm fra non molto a che
cosa postra servirci una tale testimonianza.
Degli altri stdrici inunicipali ikui tutti si sono occupati
di determinare la localita precisa dell' antico Castelhim Fir-
manornm. II Prof. Mecchi, tutto pieno il capo dei suoi Si-
culi, non ha creduto di farne parola : lo Pseudo-Brandimarte
segue il Colucci, ma preso egli. alla siia volta, di santo ar-
dore per fahbricare un' antica citta Palma, camhia il navale
fermano in navale palmense, e confonde hellamente iin Ca-
stello con un porfo : * se il sin (jui detto, sono sue parole^
non persnade, allora rimanga pure Palma, clie
("
piii antica
di Fermo, senza il Navale, che V era vicino e formato dalhi
natura, e si dica pure che il Porto Cognoht era il Castellum
FirmaHornm di Pliiiio, perclif'' rinianendo e^^so tra Fermo e
Cupra, Stra])one e la Tavola Peutingeriana non ci permettono
di dultitare che ivi non esistesse, e perche veramente rimane
Ropra di esso nei Mediterranei la Cotonia dei Fermani piu
nohile del Piceno : Cupra oppidnm, Casteltum Firmanornm et
super id colonia Ficeni nobilissima inius.
Non fa pro-
prio una grinza ! Fa d' uopo, ({uindi, restringerci a i)ren lere
in esame
1'
opinione del Colucci.
Cominciamo dal notare, in tanto. che nella sua dissjrta-
zione intorno a Cupra Marittima
> egli i^rinia aveva loca-
lizzato il navale di Fermo sulle foci delFEte. Dopo che que-
sta dissertazionc fu pubhlicata, un tale ahate Eugenio Polidori,
nato a Grottammare ma residente iii Offida, dove era Cano-
nico, sdegnato che il Colucci avesse osato togliere a Grottam-
mare
1'
onore di rappresentare
1'
antica Cupra scrive delle
Ot)biezioni alta Cupra Marittima itlustrata malmenandone
aspramente
1'
autore, accumulando in pari tempo ogni genere
(li strafalcioni di storia di gr.iiiiiiiatica e di logica. giacche.
INTORXO AL CAS1ELLI'.M riRMAXORUM >
1.")!)
per esenipio. coii la piu graiidi' indifterenza di questo luondo
il grottese Polidori nega clie il )iavale fosse un porto, e, con-
tbndendolo evidenteniente con il Castello, lo trastVriscc siilla
cinia di una collina !
Di fronte a tante stranez/e il Colucci uon puo acquietarsi
e risponde con le Osservazioni crificlie alle Ohhiezioni
del Polidori, ripagando con buona inisura V avversario, e con-
seguenza di queste Osservazioni c una nuova dissertazione
intorno al CasteUo Xavale dcrjli aufichi FcrDuoii iu lui
torna a sostenere la localita deU' autica Cnpra nella valle del
torrente Menocchia, in contrada Civita di ^arano, ina sposta
in vece quella del Castellnni Firnianoram che trasporta note-
volmente piu a sud, sotto
1"
attuale Torre di PalniP, non
avvedendosi di fare cosi il giuoco delFavversario, perche, sce-
niando in tal niodo la distanza segnata dalia Tavola Pentin-
geriaua fra il Castellniu Firmainirniii e la Citpra oppidum. coii
-lo spostare verso sud il luogo dcU" antico navale di Ferino, e
naturale che si venga in pari teinpo a rendere piu i^rohabile
anche T esistenza deir autica Ciipra \n un luogo piu nieridio-
jiale di (piello iu cui cnn tutta verita il Colucci la tissa.
* Quasi due iniglia discosto dalla foce deIl'Ete , egli
scrive a pag. 18 della sua dissertazione, e piii di tre dal
Porto di Ferino (distanza esattissinia, percht"' niisurata,) nel tcr-
ritorio del Castello detto Torre di Palma, lungo la strada
inarittima, propriamente sul lido, sorgono due alte colline,
come due scogli. Dentro a questi. cjie custodiscouo in certa
maniera V ingresso, si apre un largo seiio, ricettacolo d' ac-
qua in altri tempi, nei (piali il mare sulle loro falde con le
oiide hatteva. Questo seno intorno intorno e difeso da altre
<-oIline, che lasciando soltanto ncl nuvzo uu largo spazio pro-
fondo e piano, ivi riceve a giorni iiostri le acque, che vi de-
})Ositano le circostanti colline, le (jiiali radunate servono pcr
uso di un niulino, che a capo di (juel seno vetlesi fahbrica-
to II iiome che oggi si da a questo luogo e di Fosso
ognolo, perclie di fatto altro non e restato che uii fosso .
A leggere questa descrizione (_>gnuiio crederebbe di trovarsi
4inanzi a uii anipio seno, a un targo spazio profoudo, atto
proprio perclie fosse scelto dagli antichi per la costruzioiie di
IHO PARTE SECONDA
1111 portn n per iiiia stizione n;ival;'; ma io, ('he mi soiio re-
eato a l)t'lla posta ad osservar.' la localita, noii lio potuto e
11011 posso fare a meno <li notare in questo caso la ingenuita
(lel Colucci. Che nn porto natnralf potesse trovarsi alla foce
(li 1111 tiuiiie, lo sapevaiiKi, ma che anticaiiiente si usasse
creare dei porti o delle stazioni navali neir interno del coii-
tinente non lo credevamo da vero. Perche, sia pure clie non disti
molto dal lido del mare, ma non per (luesto e iiien vero che
il luogo descritto dal Colucci, e scelto per stal)ilirvi il suo na-
vale fermano, non si trovi fra i inonti, tagliato fuori dalla
linea di spiaggla da dne colline, secondo che dice il nostro
stesso autore, e di nn' ampiezza non gia grande, nia inolto
relativa, direi (juasi irrisoria (nou superando il diametro una
cimiuantina di iiietri), dovuta unicamente all' azione dell' ac-
(iua del fosso, che ha eroso all' intorno le radici delle colline,
quando nei momenti di piena, iion potendo preclpitarsi lil)e-
rainente nel mare a causa dei (Ine scorjJi, notati dal Colucci,
per pochi passi V mio clalV altro dislanti, che ostruiscono
r ingresso di (juella localita, e costretta ad andare a hattere
violentemente i fianchi delle colline. E potrebhe ({uindi darsi
henissimo che
'20
o 25 secoli or sono (luesto preteso ampio
86)10 ivi non esistesse nejipure.
Egli poi credette di scorgervi tutte le altre parti neces-
sarie per clistinguere la stazione clal Porto, e perfino cinelle
stanse, se pure ie possiamo cosl chiamare, disposte in giro
attorno attorno alla cr^pidine, dove si facevano entrar le navi
per riporle o per acconciarle.
Ma (jueste stanze saranno esse state scavate entro i fiau-
chi dei iiionti ? I^i (die se, secondo il Colucci, un teiiipo i|ue-
sta localita era ricoperta dairacc[ua del mare, la (|uale, d'altra
partc. (lovcva essere abbastanza profonda per poter sostenere
lc iiavi, dove trovare lo spazio necessario non solo per la
costruzionc Ylclle stanse navati. ma miclie jx-r la libera cir-
colazione dei niarinai, intenti a!le loro faccende, se. i fianchi
dei monti circostanti scendono ({uasi a picco, come pu(") im-
magimirsi chi ritletta ch(Mioi ci ti'ovi;imo in iiiia })iccol;i conc;i,
creata alle radici delle colline dalT impeto delle ac([ue t.orren-
'Ziali, clie si vedono.improvvisanicntc precluso il Libero sbocco
INTORN'0 AL CASTELLUM FIRMAXORUM 161
nel mare^? Avranno forse i marinai manovrato dall' alfo dei
monti? E si dica pure, se piace.
Se non clie al)l)iamo gia veduto clie Strabone ci dice btzI-
vsiov Kd^^TsXXov, espressione che non permette assolutamente di
separare il ^jorto dal CasteUo, il quale percio doveva sorgere
nelle immediate vicinanze del navalc, e in posizione elevata
per dominarlo rom})letamente, affinciie potesse rispondere allo
scopo di protezione e di difesa. E bene: dove sono le vestigia,
siano pure debolissime, del Castcttnm Firmauorum nelle
colline circostanti al Porto Cognnlo -? II Colucci, che prevede
r obiezione, a pag, 28 scrive:
Mi dira forse taluno dove sono di tal porto
1'
emporio,
dove le abitaziuni, dove i templi; ornamenti richiesti anche
negli antichi navali, e dove il rinomato castello, che piu del
porto si distingueva nel territorio fermano "? lo con ogni in-
genuita qui rispondo che motti rnderi, o altri visihili segni
di tali cose oggi piu non ci restano in quelle convicine con-
trade, ma ragion vuole che uoi crediamo che tali fabbriche
sieno state contigue al navale, ma verso la parte di Torre di
Palma, verso cui resta situata la citta di Fermo, e che tali
fabbriche fossero nella parte piu elevata, cioe sul dorso di
quelle collinette, che sovrastano al mare, e che sono parallele
all'altezza dei due promontori. Sito piu acconcio per un ca-
stello marittimo non e possibile di sognarselo su <|uel lido,
non solo perche resta vicinissimo a Fernio, perciie in altri
tempi era i^arte del loro territorio, ma molto piii perclie da
queir eminenza si scuopre tutto il tratto di mare dalla punta
del monte di Ancona, detta Cunero dagli antichi, fino a un
bel tratto verso mezzo giorno, cioe fino al Tronto, e piu oltre.
Dovendo il castello come luogo di difesa esser stimato (forse
r autore avra scritto sitnato) in maniera, che possa osservare
comodamente tutte le parti dalle quali si puo temere la
sorpresa, niun altro piii proprio di questo ce ne possiamo noi
figurare, ed ecco un altro motivo per credere il navale fer-
mano ivi situato e non altrove : tanto piii che ivi trovavasi
questo porto naturale, che sara stato di grande profitto ai
Neo
-
Fermani e ai Fermani medesimi, che il castello di difesa
vi collocassero .
162
FARTE SECOXDA
Meno male ch3 il Cokicei stesso lia premesso di rispon-
dere con ingenuita alla obiezione la qiiale, dopo la risposta,
rimane piii salda che priuia. Egli. in fatti, non ci da che
semplici parole, e allora noi gli possiamo applicare il filoso^
fico gralis asserltnr, necjcittir gratis, poi che noi non intende-
vamo conoscere che quel tal luogo. prescelto da lui, fosse il piu
idoneo alhi costruzione di un casteHo, ma si bene volevamo
sapere se realmente un tempo ivi si;i sorto il CasteUnm Fir-
manormn, e se vi resti tuttora una ({ualsiasi traccia del nome,
degli edifici e di quegli altri ornamenti di cui parla egli
stesso. Che il Colucci, per conto suo, ipoteticameute costrui-
sca un castello sulle alture di Torre di Palme, a me poco
importa: io tengo a far notare come egli stesso sia stato co*
stretto a confessare che motti rnrJeri o attri visihili segni cli
tali cose oggi piu non ci restano in quelle circonvicine con-
trade. dove io, inveee di moJti riideri avrei scritto con piu
verita niitta assotutamente.
Ma, piu tosto che dilungarci in osservazioni, che possono
convincere solo perfettamente chi sia pratico dei luoghi, sara
bene fare alcune considerazinni.
1"
cvidcnza delle quali non
possa sfuggire ad aicuno.
Noi sappiamo che uno dei sussidi. di cui va tenuto spe-
cialmente conto per determinare con hi maggiore precisi(jne
pos^ibilc il luogo di un antico centro abitato, scomparso dalla
superfiee del suolo, e la distanza clie intercedeva fra ^\\\e\
centro abitato e un' altra localita antica. che ci sia in qua-
lunque modo indiscutibilmente nohi. Ora, per buona fortuna,
noi ci troviamo in queste condizioni rispetto al Casiellam
Firmanorum, conoscendo con certezza assoluta la distanza
che lo separava da una citta sparita anch'essa, nia di cui ci
e noto il luogo. il iiiimIi'. d" nltrondc, c stato deternunato dal
nostro stesso Cokicei in modo ino})pugnabiIe. E questa la citta,
di Cupra Maritima, che sorgeva nnn precisamente dove oggi
trovasi il comune omonimo, sul litorale. nia a (jualche chilome-
tro a nord-ovest, in una loealita che, eonservando indubbiamente
il nome antico, e detta la Civita di Marano.
Riportiamo, in tanto, i trattl deW Itinerario cli Antonino
che fanno a nostro proposito :
INTORN'0 AL CASTELLUM FIRMANORUM 163-
A Mediolaiio per Piceniim et Campaniam ad CoJi(tmiam :
Pofentia Civitas
CastcUo Firmano M P. XX
Trnento Civitas M. P. XXYI
Castro Novo Civitas M. P. XII
Iter Flamiiiia ah Urlje per Picenum Brundiisinm asqtie :
Potentia M. P. X
Castelto Firmano M. P. XII
Castro Trneiitino M. P. XIV
Castro Xovo M. P. XII.
Inoltre iielhi Tavota Peutiinferiana troviaiiio se<^Miato
:
Sacrata VI
Flasor
ft.
Tiiina
Fl. Tinna
Castello Firiiiaiii W
Cnpra Maritima XII
Castro Truciitiiio XII.
Da qui. duniiLie, risulta chiarissiino che, nientre vi sono
diverjJ^enza e confu-^ionc sia tra i nonii e le distanze segnati dai
due tratti delV Itiiierario, s!:i tra (luesti e la Tavola, la di-
stanza, invece, fra il Castello Fermano e Cupra Maritima ri-
mane senipre inconcussa. E vero che nei tratti ({(AV Itiuerario
Cupra Marittima non e notata, ma cio poco importa, perche
osservando noi che dal Castello Fermano si passa diretta-
mente al Castro Truentino e si pone la distanza di XXIV
miglia, e evidentissimo che questo rappresenta il numero cumu-
lativo delle XII miglia, che correvano dal Castellmn Firmano-
rum a Cupra, e delle altre XII da qui al Castrum Truentinum
dateci dalla Tavola Peutiiigeriatia, e di conseguenza, intorno
alla distan/a intercedente fra il Castello dei Fermani e Cupra
Marittima non
i)u6
cadere il minimo dul)bio.
Ora a me piacerelibe poter stabilire il luogo del nostro
antico Castello, ragguagliandone la distanza non solo con
una citta posta a sud di esso, si bene anche eon un centro
abitato o con una qualsiasi altra localita nota ad occidente
a settentrione: ma questo mi e dirittura impossibile, poi che
neir Itinerario noi troviamo una grande confusione nelle cifre
164
PARTE SECOXDA
se^Miatc fia il Castelliim Firmanornm e Potentia civitas, il
luo;,^o (Ifllii qiiale, per giuiita, e fissato (jua e la, secondo lei
particolari vedute degli scrittori regionali, e per di piu nella
Tavola Pentingeriana, oltre clie non vi e notata alruna distanza
fra il Castello e Flrmnm, si e incorso in un madornale errore
cirra la i^ostura di (jueUa citta, ]a quale e stata collorata a
nord del fiunie Tenna, miMitre invece sorge per (|ualclie clii-
lonietro a sud di es-io. N("' pos^ianio. pariiuenti. t(Mier conto
alcuno delle dae miglia clie nclla medesinia Tarola si veg-
gono segnate fra 11 Tinna c il CasteUo Firmani. giacch("' in
e^sa troviamo mimzionato Tiniin duc volte, come fiume e
come centro abitato, di cui n()n si lia assolutamenie alcun' al-
tra inemoria. e non sappiamo quindi se
1'
autorc della Tavola
nelle dn? luiglia vole-;^e intendcre la distanza fra Tinna fiume
o citt:"i e 11 Ca-itello dei Ferinani, o pure fra Tinna centro
abitato, e 11 fiunie oinonimo : mdr an caso oneiraltro, per(j,
rifletto ch^ lo svantaggio sarebbc tutto del Colucci. giac(die
dal Tenna all' Ete corrono circa otto chiloinetri. e il Fosso
Cogn("do rimane ancora a inezzogiorno deH' Ete (luasi ;> chi-
lometri e mezzo. Xon ho duni|ue alcuna difficolta a ricono-
scere anch"io nel numero II po>to fra il Tinna e 11 Castello
Firmani un grossolano ei-rore. E allora volgiamoci a mez-
zogiorno.
II Colucci si l)asa egli pure sulla di^tanza d(dle XII mi-
glia intcrcedente fra il CastelJam Firmanoram e Cupra Mari-
tima, ma, fissando egli 11 navale nel fosso cognbto, oggi fosso
del Mulinetto, abbrevia talmente la distanza, dataci dalla Ta-
vola, che non si luunio dodici miglia antiche, ma a ])ena
dodici o tredici chilometri. E l)ene: come fa cgli a mcttere
in armonia la distanza delle XII miglia con la lunghezza
reale della strada ? Udiamolo da lui mcdesimo (pag. 1'2) :
E noto clie il litorale fermano da qualche centinaio di anni
a questa parte si b variato notabilmente. I suoi relitti sono
tuttora visibilissimi a (;hiun(pie passa an(die una volta lun-
ghesso di quella spiaggia, e visibilissimi sono i segni della
sua maggiore estensione a (jualche luogo. La strada per cui
oggi andiamo dal Porto di Fermo a Marano (Cupra Marit-
tima) rcsta tuttora per la spiaggia marittima, e rade le radici
INTORXO AL CASTELLUM FIRMANORUM
1H5
di <|iiella serie di colline clie da Torre di Palnia fino a Pe-
daso e (inindi pas^ato 1' Aso (espressione inesatta, perch'' ve-
nendo da nord Pedaso sta doj^o non prinia delT Aso) fino a
Bocca])ian(*a (<3g,^i Yilla Yinci) sovrastano il mare. Malicrado
questo ritiramento. lc acijue dcl mare i,^iunwno talvolta a
bagnare la strada modernn detta tuttavia Slrada Consolare,
purch("^ non sia in una calma ])erfetta. Per assicurarci di
questo basta aver veduto (lue.^li ar.ijini di forti muraglie che il
pub1)lico (H Fermo vi lia dovuto costruire in qualche sito per
difendere c mantenere la strada. Cio posto, cosi rifletto. II mare
lunghesso la strada si e ritirato. Nulla ostante va a battere
(ahiieno in certi siti) snli' orlo della strada, che s' apre lungo
di quel litorale. lUuKjue niille aimi sono, quando il mare si
estendeva piu verso noi, soi-passava la strada, e liatteva sulle
radici delle stesse colline. Dun^iue per V antica strada Fla-
minia non vi era luogo tra il mare e i colli ma dobl)iamo
credere o che. fosse aperta sal dorso delle collhie, o che gi-
rasse dietro alle medesime. Ua (juesto ne doveva derivare una
luughe/.z;i maggiore. Lunghc/za tale, per altro, che alla fine
la possiamo ridurre a due o tre miglia. Cosi almeno io credo
per le accurate osserva/ioni (Ui me fatte per chiarirmi di (|ue-
sto punto .
Ora, ecco: dare alla strada antica proprio uno sviluppo
di due o tre miglia maggiore di (luello della strada odierna, puc)
sembrare comodo per raggiungere il numero delle dodici mi-
glia antiche, che intercedevano fra il Castellmn Firnianoram e
Cupra Oppkhim: ma, se possa ritenersi ugualmente legittimo
il farlo, non lo sappiamo. II nostro autore crede di fondare
specialmente il suo calcolo, osservando che mille anni or sono
(an/i io avrei detto dne mila) il mare doveva andare a bat-
tere direttamente le radici delle coUine, se e un fatto che
lentamente esso si ritira.
E l)ene io non nego affatto che sul nostro litorale adria-
tico la linea di spiaggia tenda ad allontanarsi, per quanto in-
sensibilmente, dal continente, ma dico che questo si verifica
non Inngo' tutta la linea, inintcrrottamente, liensi ad inter-
valli, iu qualche punto soltaido, in proporzione molto csigua
rispetto alla totalita, la dove si hanno le condizioni favore-
166
TARTE SECONDA
voli, vale a dire siilla fronte dei ceiitri aljitati, per i quali e
superfluo rilevare che 11 terreno dl necesslta e In continuo
rialzamento, e alla foce dei fluml e torrenti, a causa del de-
trlti trasportatl a valle dal monti. Per chl conosce 11 nostro
lltorale, almeno dal Tronto al Tenna, seml)reranno inutili le
mie parole. La strada na/ionale, che da Porto S. Giorgio sl
dirige a mezzogiorno, rade, come dice henissimo 11 Colucci, le ra-
dici di quella serle di colllne che. numerosissime, sovrastano
11 mare. Or bene, che osserviamo noi "? Che la dove attraversa
i centri abitati, specie Porto S. Giorgio, Grottammare e S.
Benedetto del Tronto, o le valli dei corsi d' acqua piii impor-
tanti. quei tratti di litorale in cui (|uesti corsi d' a<'<iua
sono plu numerosi, come fra Grottammare e S. Benedetto,
ove ne al)biamo quattro entro uiio spazio di soli due chilo-
metri (e fra essi 11 Tessniiinui). e fra S. Benedetto e Porto
d' Ascoli, in cui se ne contano parimentl quattro e tutti vlo-
lentissiml in tenipo di piena, specie poi V Alhnla e 11 Bagnola,
la strada nazionale sl allontana dal lido dcl mare per una
diBtanza che da ([uattro o cinqnei^cnto metri va fiiio al chilo-
metro ; mentre altrove, per tratti luiighissimi, la distanza si
restrlnge fino a diventare, direl (piasi, nulla. non superando
i dieci o i venti metri ! E chi (rederel^bc che. a. farla a ])0-
sta, proprio dal punto dove il Coluccl flssa 11 Navale Ferniano
fino al torrente Menocchia. nella pianura della quale si tro-
vava la citta di Capra, la strada segue costantemente la
splaggia, separatane solo dalla via ferrata. sugll arglnl della
quale arrivano a battere le onde del mare in tempesta '? Se,
dunque, noi vediamo che In molti puiiti la strada e incas-
sata fra le arginature della linea ferroviaria e il fiauco dei
monti, e se il mare dista da essa solo pochissinil mctri, non
ci sara legittimo concludere che v assoiutamente impossibile
sostenere clie, essendo in coutinuo ritiramento le ac^jue del
mare, niille auui atldieti"0 (pieste dovesscro giungere alle ra-
dicl delle colllne, e che in conseguenza non vi potesse correre,
come oggi, una strada ? Ma se a Pedaso, per esempio, al
Jtianco della colllna su cui sorge il Faro apparlsce evidentis-
slmo 11 tagllo praticatovl per incassarvi la strada; e se,
d' altra parte, questa e contigua alla ferrovla, esposta in quel
TNTORNO AL CASTELLUM FIRMANORUM
167
punlo air ira dei iiiarosi, e segno manifesto che, prinia della
costruzione della via ferrata, non piu di 40 anni addietro, du-
rante le tempeste il niare dovesse giungere a colpire la strada
nazionale, con che si viene a dire che quivi presentemente si
ha r identica condizione di cose che si doveva avere a tempo
dei Romani. Dunque non e affatto vero, secondo quanto dice
il Colucci, che tra il lido del mare e il fianco delle colline
non si potesse svolgere una strada: se dal mare alle medesime
colline oggi non corre che un intervallo di pochi metri, e
fuor di dubbio che le condizioni di 18 o 20 secoli or sono
non dovevano essere molto differenti, e la conformazione del-
la nostra spiaggia, rispetto al continente, non risale mica
agli ultimi secoli della Repubblica Romana o ai tempi del-
]'Impero, perche uon sipossa dire che ab origine fino al tempo
in cui fiorirono il Casfello dei Fermani e la citta di Cnpra,
alle radici di quelle colline non si fosse potuto avere o creare
uno spazio per adattarvi una strada, che non dobbiamo
poi credere soverchiameute ampia. Secondo il ragionamento
del Colucci si dovrebl)e dire che, stante il ritiramento delle
acque del mare, la strada avrebl)e dovuto sempre avvicinarsi
al lido, piu tosto che allontanarsene nei suoi rifacimenti
posteriori. Invece che e avvenuto".' Che in parecchi punti,
ossia fra Grottammare e Cupra Marittima, fra Cupra e Pe-
daso essa, riadattandosi, e stata spostata verso i monti, scor-
gendosene tuttora i tronchi abbandonati, e a partir da Torre
di Palme (sembra jDroprio una fatalita per il Colucci) fino
air Ete, per un tratto di circa due chilometri e mezzo la
strada nazionale e stata deviata verso ovest per due o tre-
cento metri di distanza dal corso deirantica, il relativo tratto
della quale, pero, riniane tuttora aperto (la chiamano la
strada vecchia). Dunque che la furia delle onde, eventual-
mente, potesse giungere in antico a minacciare la strada, al-
lo stesso modo che oggi arriva a colpire gli argini . inferiori
della via ferrata, nessuno lo revoca in dubbio; ma ci reca da
vero meraviglia conie il Colucci non abbia ritlettuto che ai
Romani i -iuali, per le loro costruzioni di ogui specie, mira-
bili, colossali, non sono meno famosi nella storia che per le
gloriose gesta militari compiute, non poteva certo apparire
168
PA.RTE SECONDA
cosa eccessivamente difficile, o straordinaria, difendere con
potenti arginature quei tratti della strada esposti alla violenza
del mare in tempesta.
Potevano dunque farlo. Ma. lu avrannu fatto realmente"?
Lo Pseudo
-
Brandimarte a pag. 153 scrive: