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Spedizione in A.P. Legge 662/96 art.

2 comma 20/c - filiale di Ancona


ANNO XXI
OTTOBRE-DICEMBRE1999 5
LA NUOVA OCM VINO
VINO, SOSTEGNO
ALLA QUALIT
ANCORA A PROPOSITO DI
ZOOTECNIA BIOLOGICA. . .
NORME PER LATTIVIT
AGRITURISTICA
E PER IL TURISMO RURALE
BIETICOLTURA,
QUALE FUTURO?
BENE LEXPORT
DEL VINO
I VINI DOLCI
DELLE MARCHE
GRANO DURO
SI INVESTE IN QUALIT
IL VERDICCHIO
DEL DUEMILA
AGRICOLTURA
FLASH
PERISCOPIO
MARCHE
AGRITURISMO,
DOMANDA E OFFERTA
Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnano
solo la responsabilit degli autori
E D I T O R I A L E
Una nuova normativa regionale regola ormai il settore agrituristico.
La Corte Costituzionale ha infatti respinto le questioni di legittimit solleva-
te dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed oggi la legge esecutiva.
Si conclude quindi un iter durato due anni, e durante il quale per ben
due volte la legge stata approvata dal Consiglio Regionale, conferman-
do la validit del lavoro svolto. Lintenzione era proprio quella di portare
chiarezza in un settore dove la caratterizzazione dellofferta era diventata
piuttosto confusa e di permettere allattivit agrituristica di fungere da
volano per una fetta importante delleconomia agricola.
Si lavorato affinch il settore potesse trainare leconomia delle are e
interne della regione, integrandosi con lofferta turistica tradizionale. Si
operato in modo da garantire che lattivit rimanesse collegata a quella
agricola con due fondamentali scopi: da un lato cre a re opportunit di
occupazione ai giovani imprenditori agricoli, dallaltro dare nuova forza
al mercato dei prodotti tradizionali e di qualit della nostra regione.
La legge prevede infatti che nellazienda agrituristica vengano consumati
pasti e bevande caratteristiche della regione, fermo restando che alme-
no il 30 per cento di questi debbano derivare direttamente dalla produ-
zione aziendale, il 45 per cento da aziende agricole e da aziende di tra-
sformazione dei prodotti agricoli della regione e solo la rimanente parte
d a l l o rdinaria distribuzione. E prevista anche la possibilit di vendita
diretta di prodotti aziendali. Non ci preoccupa che aziende situate in una
provincia offrano prodotti di altra provenienza, sempre in ambito regio-
nale, anzi questo a nostro parere un punto di forza perch favorisce lo
sviluppo del Sistema Marche nel suo complesso e aumenta comunque
la conoscenza dei nostri luoghi da parte di turisti, soprattutto provenien-
ti da altri luoghi dItalia.
A l t ro punto qualificante della nuova legge la definizione delle caratteri-
stiche del turismo rurale, cio di quel turismo che pur svolgendosi in
campagna si realizza in stru t t u re non complementari allazienda agricola.
La chiarezza in questo campo non causa n competizione n arre c a
danni agli operatori, serve anzi a cre a re un sistema destinato ad inte-
grarsi, e il nostro fine proprio che riesca a farlo, ma dove ogni inter-
vento caratterizzato per quello che .
Lagriturismo unopportunit sia per gli operatori agricoli che per i
visitatori, consente ai primi di integrare il reddito e di raggiungere una
qualificazione professionale molto difficile e particolare, ed ai secondi di
penetrare per il tempo della permanenza le tradizioni culturali, rurali, ali-
mentari del territorio.
E per una regione a vocazione rurale come le Marche, questo un
potenziale di richiamo e un enorme valore culturale da valorizzare.
Adesso ci attende un lavoro notevole: riclassificare, entro i prossimi 24
mesi, tutte le aziende agrituristiche esistenti che vorranno essere iscritte
al nuovo Albo, rispettando requisiti molto pi restrittivi del passato e
mettere a punto un sistema che renda agevole lapplicazione della legge.
Bisogner ad esempio attivare i rapporti con le ASL per concordare lap-
plicazione di deroghe per la lavorazione e vendita in azienda di prodotti
tipici, per i quali con la legge sono state introdotte disposizioni che con-
sentono agli operatori di trasform a re i prodotti aziendali ed ottenere
c o n s e rve, carni macellate, pasta e quantaltro fa parte della tradizione
delle famiglie rurali marchigiane.
E stata inoltre avviata una campagna di promozione dellagriturismo
con pubblicazioni, inserzioni sui giornali ed una specifica azione promo-
zionale che ci vedr protagonisti alla BIT (Borsa Italiana del Turismo) nel
prossimo febbraio.
M a rco Moru z z i
A s s e s s o re agricoltura, sviluppo ru r a l e ,
agriturismo, forestazione e produzione alimentare
S O M M A R I O
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PERCH UNA RIFORMA?
L o rganizzazione comune di
mercato del vino stata intro-
dotta negli anni 60 e riforma-
ta nel 1987 con lobiettivo
principale di garantire lequili-
brio del mercato attraverso
due strumenti: la limitazione
dei diritti di impianto e la con-
cessione di premi per lestir-
pazione delle viti per contene-
re loff e rta, la distillazione
cio il ritiro ad un prezzo mi-
nimo garantito delle ecceden-
ze della produzione e la loro
t r a s f o rmazione per mantene-
re i prezzi di mercato a livelli
remunerativi. In termini di
spese, lO.C.M. vino incide
sul bilancio comunitario per
una percentuale che oscilla
tra il 2.5 e il 5,5% delle spese
totali del FEOGA Garanzia
(826 milioni di ECU nel 1998
di cui la fetta principale as-
sorbita dalle varie forme di di-
stillazione).
Il quadro normativo sopra de-
scritto si adeguava alle pro-
blematiche del settore proprie
degli anni 80, caratterizzati
da eccedenze di natura stru t-
turale.
Dalla fine degli anni 80 le ec-
cedenze sono andate pro-
g ressivamente riducendosi
per effetto della contrazione
della superficie vitata (dai 4
milioni di ettari del 1987 ai
3,4 milioni nel 1997) e della
riduzione delle quantit pro-
dotte dovuta tanto a fattori
climatici, quanto allinvec-
chiamento dei vigneti e al cre-
scente impiego di pratiche
colturali con rese inferiori.
Pur riconoscendo alla vecchia
O.C.M. il merito di aver contri-
buito a raggiungere alcuni de-
gli obiettivi che ci si era pre-
fissi (equilibrio del merc a t o ,
riduzione della produzione)
emersa nei primi anni 90 le-
sigenza di una riforma per
motivi tanto interni quanto
e s t e rni. Lapplicazione degli
a c c o rdi dellUruguay Round
ha di fatto reso il mercato co-
munitario meno protetto ri-
spetto alle importazioni dai
paesi terzi: ci significa che il
meccanismo di ritiro dei
quantitativi eccedenti per so-
s t e n e re i prezzi perde eff i c a c i a
in quanto questi ritiri possono
e s s e re immediatamente com-
pensati da un aumento delle
i m p o rtazioni. Inoltre nel nuo-
vo contesto di basse ecceden-
ze, con possibilit anche di
deficit di produzione in anni di
scarsi raccolti, meccanismi
quali lestirpazione dei vigneti
e la distillazione sono destina-
ti a perd e re import a n z a .
Dal lato dei consumi la do-
manda di vini ha subito una
contrazione e la Commissione
p revede che la tendenza in at-
to continuer soprattutto a
causa del calo del consumo
d i retto (si passer dai 34,3 litri
a testa del 1996/97 ai 30,8 litri
nel 2002/2003). La scelta inol-
t re si dirige sempre pi verso i
vini di qualit . A fronte di que-
sta situazione appare fonda-
mentale sostenere lo sviluppo
di quei vini i cui mercati sono
in espansione. Pi in generale
si pu aff e rm a re che, se in
passato gli interventi comuni-
tari puntavano soprattutto alla
riduzione del potenziale pro-
duttivo e al risanamento del
m e rcato, con la nuova situa-
zione del settore, obiettivo
prioritario diventa migliorare la
competitivit della pro d u z i o n e
comunitaria, a fronte dellaper-
tura dei mercati, ma anche
m a n t e n e re la viticoltura in
quelle aree in cui essa svolge
un ruolo portante a sostegno
dello sviluppo socioeconomi-
co e a tutela del paesaggio.
IL REGOLAMENTO
CE N. 1493/99
La nuova O.C.M. vino, disci-
plinata dal regolamento CE
n.1493/99 del 17 maggio
1999, si muove proprio in
questa direzione e si pone i
seguenti obiettivi:
1. M a n t e n e re il mercato co-
munitario in equilibrio di-
namico adeguando loffer-
ta ai mutamenti della do-
manda;
2. Rendere il settore pi com-
petitivo a lungo termine;
3. E l i m i n a re il ricorso allin-
t e rvento quale sbocco art i-
ficiale per la pro d u z i o n e
eccedentaria;
4. M a n t e n e re tutti gli sbocchi
tradizionali per lalcole ad
uso alimentare e i pro d o t t i
della vite;
5. Tener conto delle diversit
regionali;
NO RM ATI VA
1
LA NUOVA
OCM VINO
L O rgani zzazi one Comune di Merc a t o
punta a mi gliorare l a competiti vit del-
la produzi one comuni tari a, ma anche a
m a n t e n e re l a vi ti col tura nel l e aree i n
cui svol ge un ruol o i mportante per l o
svi l uppo soci o- economi co e l a tutel a
del paesaggio
6 . F o rm a l i z z a re il ruolo poten-
ziale delle organizzazioni di
p roduttori e di quelle inter-
p rofessionali (o equivalenti);
7. Semplificare la normativa.
Per quanto concerne que-
stultimo obiettivo il re g o l a-
mento in questione forn i s c e
un grosso contributo andan-
do a sostituire 23 diversi re-
golamenti precedenti.
Per quanto riguarda la g e-
stione del potenzi ale pro d u t-
t i v o comunitario le principali
novit sono le seguenti:

Viene mantenuto il divieto di


nuovi impianti fino al 31 lu-
glio del 2010 salvo alcune
d e roghe e cio impianti at-
tuati nellambito di misure di
ricomposizione o di espro-
prio per motivi di pubblica
utilit, e impianti per super-
fici destinate alla sperimen-
tazione agricola , alla coltura
di piante madri per marze e
per pro d u rre vino destinato
esclusivamente al consumo
f a m i l i a re ;

Vengono concessi nuovi di -


ritti di impianto, pari, per lI-
talia, a 12.933 ettari, da ri-
p a rt i re tra le regioni, e che
possono essere utilizzati so-
lo se lo Stato membro ha
compilato linventario del
potenziale produttivo. Que-
sti nuovi diritti di impianto
possono essere assegnati
ad una riserva nazionale o
regionale e vanno eserc i t a t i
e n t ro due anni altrimenti
t o rnano nella riserva. La
Commissione inoltre gesti-
sce una riserva comunitaria
di altri 17.000 ettari, che di-
stribuir entro il 31/12/2003
tra le regioni che evidenzino
un fabbisogno supplemen-
t a re di diritti di impianto.

Per quanto riguarda i d i r i t t i


di re i m p i a n t o la grossa no-
vit che possono essere
assegnati allagricoltore
p r i m a che questi abbia
estirpato una superf i c i e
equivalente a quella in cui
ha luogo il reimpianto, pur-
ch si impegni ad eff e t t u a-
re lestirpazione prima della
fine della terza campagna
successiva a quella dellim-
pianto. Tale novit impor-
tante poich permette di
e v i t a re quel periodo mor-
to che seguiva al re i m-
pianto quando la vecchia
vigna er gi estirpata e
quella nuova non ancora
p roduttiva. Altro aspetto
i m p o rtante che i diritti di
reimpianto sono trasferibili
da unazienda allaltra se le
s u p e rfici della seconda so-
no destinate alla pro d u z i o-
ne di v. q . p . r.d. o di vini da
tavola designati mediante
unindicazione geografica
(prima non inclusi) o alla
coltura di piante madri per
m a rze. Tale misura va chia-
ramente nella direzione di
re n d e re pi flessibili i diritti
di reimpianto e in tal modo
f a v o r i re lo sviluppo di quel-
le zone che producono vini
di qualit con mercati in
espansione. Anche i diritti
di reimpianto acquisiti han-
no una data di scadenza
e cio 5 anni a part i re dalla
campagna di estirpazione
p ro rogabili dagli Stati
membri a 8.

Il regolamento prevede del-


le misure per re g o l a r i z z a re
i vigneti impiantati non a
n o rma di legge e cio: lac-
quisto di un diritto di re i m-
pianto a titolo re t ro a t t i v o
(con una penalizzazione
amministrativa) se lagri-
c o l t o re dimostra di aver
espiantato una pari superf i-
2
cie senza aver per questo
ricevuto alcun premio; lac-
quisto dalla riserva re g i o-
nale di diritti di nuovo im-
pianto pagandoli il 150%
del prezzo norm a l m e n t e
applicato oppure acqui-
standoli sul mercato per
una superficie superiore
del 50% a quella da sana-
re e trasferendo tale 50%
alla riserva regionale; luti-
lizzo di diritti di re i m p i a n t o
non impiegati che lo Stato
m e m b ro distribuisce ai
p roduttori per le re g o l a r i z-
zazioni (per una superf i c i e
massima pari all1,2% della
s u p e rficie viticola).

Per migliorare la gestione


del potenziale produttivo gli
Stati membri p o s s o n o d e-
c i d e re di istituire delle r i -
s e rv e nazionali e/o re g i o-
nali in cui far confluire i di-
ritti di nuovo impianto e i
diritti di reimpianto per poi
redistribuirli gratuitamente
ai produttori di et inferiore
ai 40 anni che si insediano
per la prima volta in una-
zienda viticola in qualit di
capo dellazienda o dietro
c o rrispettivo per i pro d u t-
tori che intendono piantare
vigneti la cui pro d u z i o n e
abbia sbocchi di merc a t o
c e rt i .

A l t ro aspetto fondamentale
della nuova O.C.M. il re-
gime di riconversione e ri -
s t ru t t u r a z i o n e dei vigneti in
base al quale viene assicu-
rato un sostegno per la ri-
conversione varietale , la
diversa collocazione /re i m-
pianto dei vigneti e il mi-
glioramento delle tecniche
di gestione dei vigneti. Ta l e
sostegno consiste in un in-
dennizzo ai produttori per
le perdite di entrate conse-
guenti alla riconversione/ri-
s t rutturazione e in un con-
tributo ai costi connessi a
tali operazioni (la quota co-
munitaria non superer il
50% di tali costi). Tale mi-
sura mira chiaramente a fa-
v o r i re la riconversione ver-
so produzioni che incontra-
no meglio i gusti dei con-
sumatori, tipicamente quel-
le di qualit a scapito dei
vini da tavola meno pre g i a-
ti. L a rt.11 specifica che ta-
le sostegno non si applica
al rinnovo normale dei vi-
gneti giunti al termine del
l o ro ciclo di vita naturale.
Anche per accedere a tale
regime occorre aver pre-
ventivamente compilato
linventario del potenziale
p ro d u t t i v o .

Pu essere concesso un
p remi o di abbandono, il
cui importo fissato dagli
Stati membri, per labban-
dono definitivo della viticol-
tura in una zona determ i n a-
ta. Probabilmente, nellotti-
ca del mantenimento del
potenziale vitivinicolo at-
tuale, tale misura non verr
applicata nelle Marc h e .
Per quanto concerne i m e c c a-
ni smi di mercato v e n g o n o
abbandonate alcune misure e
cio la distillazione pre v e n t i v a ,
la distillazione obbligatoria dei
vini da tavola e la distillazione
di sostegno (artt. 38, 39 e 41
del reg. CEE n.822/87) e in-
t rodotta la distillazione di cri-
si su base volontaria per af-
f ro n t a re casi eccezionali di
p e rturbazione del mercato. Ta-
li modifiche hanno il fine ulti-
mo di eliminare il ricorso al-
l i n t e rvento quale sbocco art i-
ficiale della produzione. Ve n-
gono invece mantenute altre
m i s u re quali laiuto al magaz-
zinaggio privato, la distillazio-
ne dei sottoprodotti e, a titolo
transitorio, la distillazione del
vino ottenuto da uve di variet
non da vino. Per quanto ri-
g u a rda la distillazione per il
m e rcato dellalcole ad uso ali-
m e n t a re il regolamento pre v e-
de una misura specifica con-
sistente in un aiuto primario
(aiuto alla distillazione a fro n-
te di un prezzo minimo pagato
dal distillatore al pro d u t t o re) e
un aiuto secondario per copri-
re le spese di magazzinaggio
del prodotto ottenuto.
Il regime degli scambi con i
paesi terz i p revede il divieto
di vinificare mosti di paesi ter-
zi e di miscelare vini comuni-
tari con vini importati salvo
eventuali deroghe stabilite dal
Consiglio : in ogni caso i vini
i m p o rtati o prodotti con mosti
i m p o rtati devono riport a re ta-
le informazione sulletichetta
in maniera inequivocabile. Per
quanto riguarda le p r a t i c h e
e n o l o g i c h e, arr i c c h i m e n t o ,
gradazioni minime naturali
delle uve, v. q . p . r.d., tutto re s t a
come prima.
A livello comunitario la pro s-
sima tappa ora lappro v a z i o-
ne dei regolamenti di attuazio-
ne. A livello nazionale e re g i o-
nale invece le priorit sono:

la ripartizione tra le re g i o n i
della superficie nazionale
cui sono assegnati i diritti
di nuovo impianto: tenen-
do conto della quota per-
centuale assegnata alle
Marche in precedenti ripar-
tizioni, si pu stimare che
la nostra regione otterr
circa 350-400 ettari;

la compilazione dellinven-
tario che dovr contenere
i n f o rmazioni sulle superf i c i
vitate, sulle variet e sui di-
ritti di impianto, condizione
necessaria per accedere ai
nuovi diritti di impianto e al
regime di riconversione/ri-
s t rutturazione. L i n v e n t a r i o
sar probabilmente compi-
lato a livello re g i o n a l e .

La messa a punto delle


modalit di attuazione delle
m i s u re relative al potenzia-
le, quali ad esempio lim-
piego o meno del sistema
delle riserve.
Molti degli aspetti concre t i
della nuova organizzazione di
m e rcato devono quindi anco-
ra essere definiti e sono in
questo periodo oggetto di di-
battito tanto a livello comuni-
tario quanto a livello naziona-
le e regionale.
Sabrina Speciale
3
L. R. 23 DEL 27. 07. 98
Il 1999 rappresenta un anno
p a rt i c o l a rmente import a n t e
per la vitivinicoltura marc h i-
giana: Il Consiglio dellUnione
E u ropea ha approvato il re g o-
lamento relativo alla nuova Or-
ganizzazione Comunitaria del
S e t t o re Vitivinicolo, che come
noto entrer in vigore il primo
agosto del prossimo anno, e
la Commissione Europea ha
dato il via libera alla legge re-
gionale 27 luglio 1998 n. 23
gestione dei diritti di re i m-
pianto, con alcune pre c i s a z i o-
ni e modifiche che lasciano
per immutata limpalcatura
essenziale della legge.
La nuova O.C.M. definisce il
q u a d ro entro cui si dovranno
m u o v e re i vitivinicoltori euro-
pei nellambito dei nuovi ac-
c o rdi commerciali stabiliti nel
U ruguay round. La L.R.
23/98 lo strumento operati-
vo del Programma di inter-
venti per il miglioramento
della qualit del comparto vi-
tivinicolo regionale adottato
dal Consiglio regionale nel
corso del 1997, ma anche lo
s t rumento giuridico per re n-
dere operante sin da ora le di-
sposizione della nuova Org a-
nizzazione Comune del Mer-
cato Vitivinicolo.
La legge rivolta alla ristru t-
turazione del settore viticolo e
allincentivazione delloperati-
vit dei Consorzi di tutela e
non interviene nel settore del-
la trasformazione, avendo la
Regione preferito utilizzare
per questo i fondi comunitari.
In generale si definiscono una
serie di misure tendenti a mo-
d i f i c a re la struttura dellazienda
viticola, ben sapendo che que-
sta, per aff ro n t a re il merc a t o ,
deve avere le seguenti caratte-
ristiche:

d i s p o rre di un prodotto di
qualit;

costi di produzione com-


petitivi;

dimensioni e capacit ma-


nageriali adeguate.
Le ultime campagne viticole
hanno dimostrato che la qua-
lit paga: il prezzo delluva, li-
quidato al viticoltore dalle or-
ganizzazioni cooperative e dai
vinificatori privati oscillato,
dalle 40.000 L/ql. per il vino
da tavola di scarsa qualit, al-
le 160.000 L/ql. per le miglio-
ri uve prodotte nelle aree a
D.O.C. pi prestigiose; di
conseguenza il reddito lord o
per ogni ettaro di vigneto
oscillato tra i 6 e i 20 milioni
di lire.
Si constatato, inoltre, che i
p rezzi pi interessanti si sono
avuti laddove gli operatori del
s e t t o re hanno collaborato per
a d e g u a re la qualit ai nuovi
orientamenti del consumatore .
In questo contesto il legisla-
4
La l egge regi onal e 23/ 98 che ha avuto
fi nal mente l ok di Bruxel l es confi gura
un meccanismo che risol ve pi pro b l e-
mi nello stesso tempo: scoraggia il sac-
cheggi o da parte di vi ti col tori di al tre
regi oni dei di ri tti di rei mpi anto, favo-
rendo l abbandono del l a col ti vazi one
dove marginale per promuoverla nelle
aziende specializzate
VINO, SOSTEGNO
ALLA QUALIT
NO RM ATI VA
DEFINIZIONI
esti rpazi one, e l i m i n a z i o n e
totale dei ceppi che si tro-
vano su un terreno vitato;
i m p i a n t o , la messa a di-
mora definitiva di barbatel-
le di vite o parti di barbatel-
le di vite; innestate o non
innestate per la pro d u z i o n e
di uve o per la coltura di
piante madri per marz e ;
di ritto di impianto, il dirit-
to di impiantare viti in forz a
del diritto di nuovo impian-
to, del diritto di re i m p i a n t o ,
del diritto di impianto otte-
nuto da una riserva o di un
nuovo diritto di impianto
alle condizioni stabilite ri-
spettivamente negli art i c o l i
3, 4, 5 e 6 del re g o l a m e n t o
relativo allO.C.M. ;
diri tto di reimpi anto, il di-
ritto di piantare viti su una
s u p e rficie equivalente, in
coltura pura, a quella in cui
ha avuto luogo o deve aver
luogo lestirpazione alle
condizioni stabilite nellart .
4 e nellart. 5, paragrafo 8
del regolamento relativo al-
lO.C.M. ;
sovrai nnesto, linnesto di
una vite gi pre c e d e n t e-
mente innestata.
5
t o re si posto le seguenti fi-
nalit:
1) f a c i l i t a re il trasferimento
dei vigneti dalle aree non
vocate e dalle aziende mar-
ginali, dal punto di vista vi-
tivinicolo, alle aziende ben
s t rutturate e site in are e
vocate;
2) c o n t e n e re le spese per il
rinnovo dei vigneti;
3) i n c e n t i v a re il trasferimento
dei diritti di reimpianto tra
aziende poste allintern o
della stessa area di pro d u-
zione di una D.O.C.;
4) f a v o r i re la fusione dei con-
s o rzi di tutela dei vini a
D.O.C. allo scopo di conte-
n e re le spese di funziona-
mento e di off r i re serv i z i
comuni alle categorie inte-
ressate alla produzione e
c o m m e rcializzazione di
ciascuna denominazione;
5) consentire il reimpianto dei
vigneti prima dellestirpa-
zione dei vecchi vigneti;
Tale ultima misura per non
pi necessario attuarla in
quanto gi prevista dalla nuo-
va Organizzazione Comune
del Mercato Vitivinicolo
Ma ora passiamo ad esamina-
re la L.R. 23-98 per arg o m e n t o
REGISTRO DEI DIRITTI
DI REIMPIANTO
ARTT. 3 E 4.
Il re g i s t ro regionale dei diritti
di reimpianto, che corr i s p o n-
de alla riserva prevista nella
O.C.M., costituisce linsieme
dei diritti di reimpianto acqui-
siti dalla Regione tramite:

acquisto dei diritti di re i m-


pianto in portafoglio dei vi-
ticoltori;

diritti di reimpianto asse-


gnati dalla Comunit Euro-
pea con la nuova O.C.M.
I diritti di reimpianto iscritti
nel registro regionale saranno
assegnati ai viticoltori interes-
sati per la realizzazione di
nuovi impianti di vini a D.O.C.
La Regione concede ai viticol-
tori che rinunciano al diritto
di reimpianto a favore del re-
g i s t ro regionale una indennit
per la rinuncia.
La Regione assegner ai ri-
chiedenti i diritti acquistati
d i e t ro pagamento di una
somma pari allimporto ad et-
t a ro pagato dalla Regione per
lacquisto dei diritti. I diritti di
impianto assegnati dalla Co-
munit europea ovviamente
saranno assegnati gratuita-
mente
NORME PER IL
TRASFERIMENTO DEI
DIRITTI DI REIMPIANTO
ART. 4
Sempre nello spirito di favori-
re una viticoltura di qualit
l a rticolo 4 stabilisce che i di-
ritti di reimpianto possono
e s s e re liberamente trasferiti
fra aziende agrarie, con la
possibilit da parte della
Giunta regionale di limitarne il
trasferimento solo tra aziende
agrarie che si trovano allin-
t e rno della area di pro d u z i o n e
di una stessa D.O.C. Pert a n t o
s al trasferimento del diritto
di reimpianto, ma con atten-
zione part i c o l a re alla salva-
g u a rdia del patrimonio vitico-
lo in quelle zone a D.O.C dove
la viticoltura di qualit ha in-
t e ressanti prospettive di svi-
luppo e dove quindi neces-
sario impedire la fuga dei di-
ritti di reimpianto legata a
meri motivi speculativi.
La limitazione del trasferimen-
to dei diritti di reimpianto av-
viene ovviamente solo per
quelle D.O.C. che, a causa del-
le caratteristiche qualitative,
hanno una produzione larg a-
mente inferiore alla richiesta
del merc a t o .
REGIME DI AIUTO AI
CONSORZI DI TUTELA
DEI VINI ART. 5
L a rticolo 5 prevede un aiuto ai
c o n s o rzi di tutela che, in attua-
zione dellarticolo 21 della leg-
ge 164/92, intendono svolgere
funzioni di vigilanza nei con-
f ronti dei propri associati in
modo da stabilire norme co-
muni di produzione e di pro-
mozione della qualit e del-
limmagine del vino di almeno
due denominazioni di origine.
Le finalit di questo interv e n-
to duplice: favorire la ge-
stione unitaria delle denomi-
nazioni di origine che insisto-
no nello stesso territorio o in
t e rritori limitrofi e re s p o n s a-
b i l i z z a re i produttori su alcuni
aspetti del controllo della
qualit della produzione.
PROTAGONISTA ANCORA UN VINO MARCHIGIANO
P restigioso premio per il Balciana
Buona la vendemmia di questanno
E il Ve rdicchio Balciana il miglior bianco
del mondo, lo ha stabilito lannuale concorso
della rivista inglese Wine magazine, conside-
rato nellambiente enologico, quello pi pre-
stigioso; stato scelto da ben 450 assaggia-
tori alledizione che ha visto la presenza di
o l t re 8.500 produttori, provenienti da 34
nazioni. Un riconoscimento importante, che
p remia lazienda Sart a relli di Poggio San
M a rcello - Donatella Sart a relli e Patrizio
Chiacchiarini - insieme allenologo Albert o
M a z z o n i . Ma in realt diventa significativo per
il Ve rdicchio in generale,
un vitigno autoctono, che
p roduce un vino part i c o l a-
r i s s i m o . E un ulteriore
riconoscimento per il vino
m a rchigiano: solo due
anni fa un altro marc h i g i a-
no, il Pelago di Umani e
Ronchi, si era aggiudicato
lo stesso premio come
miglior rosso del mondo.
E, nel panorama italiano,
viene considerata buona,
con punte deccellenza, la
vendemmia marc h i g i a n a . Fino alla fine di
agosto si prospettava come indimenticabile e
degna della data storica di fine millennio. P o i
landamento climatico ha influito negativa-
mente, anche se va detto che laumentata
p rofessionalit dei nostri vitivinicoltori stata
d e t e rminante nel contenere i danni: infatti -
tra gli altri accorgimenti - la tecnica di dirada-
re le vigne e di passare pi volte per togliere
luva non sana, consentendo ai grappoli
migliori di maturare bene, ha portato indub-
biamente dei vantaggi.
AIUTO ALLIMPIANTO
DI VIGNETI A D. O. C.
ART. 6
Gli interventi di cui allart. 6
prevedono aiuti per limpianto
e il reimpianto di vigneti ido-
nei alla produzione di vini a
D.O.C. gli aiuti sotto forma di
contributo non possono su-
p e r a re il 30% della spesa ef-
fettiva di impianto.
Dallaiuto sono escluse le
aziende che nei dieci anni
p recedenti hanno ottenuto il
premio allabbandono definiti-
vo di superfici vitate ai sensi
del reg. (CEE) 1442/88.
Lo scopo dellintervento
quello di venire incontro ai vi-
ticoltori che intendono ade-
g u a re la qualit della pro p r i a
p roduzione sia rinnovando i
p ropri impianti sia aumentan-
do la superficie vitata e la per-
centuale di vigneti a D.O.C.
ATTUAZIONE E PARTE-
CIPAZIONE ART. 7
Con larticolo 7 vengono sta-
bilite le pro c e d u re di applica-
zione della legge riserv a n d o
alla Giunta regionale la fa-
colt di definire le scelte tec-
niche necessarie per il rag-
giungimento degli obiettivi
indicate nel Programma viti-
vinicolo regionale e nella
stessa legge.
La Giunta regionale, con ca-
denza annuale dovr definire :
la superficie da acquisire al
re g i s t ro regionale, il pre m i o
da pagare a chi rinuncia al di-
ritto di reimpianto, se e come
assegnare i diritti di reimpian-
to in dotazione al re g i s t ro re-
gionale, le priorit per la con-
cessione degli aiuti allim-
pianto dei vigneti.
Le scelte che la Giunta re g i o-
nale dovr aff ro n t a re sono
molteplici e tali da influenzare
notevolmente la viticoltura
m a rchigiana, pertanto la Giun-
ta regionale prima di adottare
la delibera, che di fatto un
v e ro e proprio programma di
i n t e rvento annuale, dovr
c o n s u l t a re il Comitato vitivini-
colo regionale in cui sono
r a p p resentati gli operatori ad-
detti al settore (agricoltori, in-
dustriali e commercianti) e le
istituzioni scientifiche.
Il Comitato pertanto un im-
p o rtante momento part e c i p a-
tivo di tutti gli addetti al setto-
re, le cui decisioni, anche se
consultive, sono un impor-
tante elemento per la politica
vitivinicola regionale.
Per concludere, si ritiene op-
p o rtuno sottolineare che gli
i n t e rventi sono finanziati
esclusivamente con fondi re-
gionali, per cui conoscendo la
inadeguatezza delle risorse fi-
nanziarie a disposizione della
Regione, i rappresentanti de-
gli addetti al settore dovranno
o p e r a re con molta oculatezza
nella definizione degli inter-
venti da finanziare annual-
mente.
Carlo Schiaffino
6
Attraverso l i sti tuzi one di un apposito Registro, praticamente
una banca, la Regione svolge un ruolo centrale. Un sistema
di i ncenti vi assi cura i l funzi onamento del meccani smo. U n
p remi o per chi estirpa e cede i l di ritto al Registro, un altro a
chi rinuncia al diritto a favore di questultimo, un aiuto allim-
pianto di vigneti a Doc e a quei Consorzi che nascono con l e
finalit di difenderle e valorizzarle.
ubblicato il 19
luglio scorso, il
r e g o l a m e n t o
UE 1804 c h e
completa per
le pro d u z i o n i
animali il regolamento CEE re-
lativo allagricoltura biologica
(2092/91), ha gi fatto molto
p a r l a re di s. In bene, per le
novit che introduce, ed in
male per le innumerevoli dero-
ghe, e a volte anche dero g h e
delle deroghe, che consente.
Ve d remo in queste pagine di
c o m p re n d e re il senso della
norma.
Lapplicazione del re g o l a m e n-
to rende finalmente possibile
commercializzare le produzio-
ni zootecniche, e questo fatto,
semplice ma che ha richiesto
dieci anni per diventare realt,
in grado da solo di rivitaliz-
z a re tutto il mercato dei pro-
dotti biologici.
Limpostazione generale del
p rovvedimento richiama a
principi di fondo, come quello
che produzioni vegetali ed ani-
mali costituiscono un sistema
integrato in unazienda biolo-
gica, ribadendo il concetto di
ciclo chiuso, spesso dimenti-
cato nella pratica produttiva, e
r i c o rdando che impiegando
in natura risorse rinnovabili
(), il binomio coltura alle-
vamento e i sistemi di pascolo
consentono la salvaguardia ed
il miglioramento della fert i l i t
del suolo a lungo termine e
contribuiscono allo sviluppo di
unagricoltura sostenibile.
Senza la zootecnia lagricoltura
biologica risulta monca, la sua
i n t roduzione nei sistemi azien-
dali permette rotazioni pi am-
pie, d valore alla zootecnia
montana, pu convert i re lagri-
coltura di pianura, diminuendo
i carichi di reflui zootecnici per
unit di superficie.
I n o l t re il regolamento vieta
immediatamente limpiego de-
gli organismi geneticamente
modificati, cosicch il pro d o t-
to etichettato come biologico
non pu contenerne, come
non pu contenere pro d o t t i
derivati da tali org a n i s m i .
I CONTENUTI
Le modifiche introdotte ri-
g u a rdano le produzioni zoo-
tecniche, i prodotti agricoli
animali ed i mangimi e le ma-
terie prime per mangimi.
Limpegno della Commissione
ora quello di elaborare una
p roposta di regolamento su
etichettatura e controllo e sul-
la produzione di mangimi en-
t ro un anno, nel frattempo sa-
ranno applicate norme nazio-
nali o norme private accettate.
Le principali modifiche le tro-
viamo negli allegati I (norm e
per la produzione biologica)
e II (sostanze autorizzate),
che vengono integrati con in-
dicazioni relative alle pro d u-
zioni animali.
Ma prima di passare a questi
p e rc o rriamo il testo del docu-
mento.
Essendo il regolamento unin-
tegrazione del gi attuato
2092/91, l e norme per la no-
tifi ca e tutte le norme re l a t i-
ve al la certificazione dovre b-
b e ro essere valide automati -
camente, e quindi gli org a n i-
smi di controllo e cert i f i c a z i o-
ne potranno, dal 24 agosto
del 2000, procedere alla c e rt i-
ficazione delle produzioni zoo-
tecniche ai sensi del suddetto
regolamento. Nel frattempo
gli organismi possono gi
c e rt i f i c a re ai sensi delle leggi
regionali, ove presenti, oppu-
re ai sensi dei disciplinari pri-
vati come quello Garanzia
Biologico AMAB.
Lo Stato membro comunque
assicura controlli in tutte le
fasi della produzione, fino alla
vendita al consumatore, ga-
rantendo per quanto tecnica-
mente possibile la rintraccia-
bilit dei prodotti animali du-
NO RM ATI VA
7
ANCORA A PROPOSITO DI
ZOOTECNIA BIOLOGICA
P
To rniamo sull argomento per ri port a re
l e novi t i ntrodotte dal Regol amento
1804/99, che rende finalmente possibi -
le commerc i a l i z z a re le produzioni zoo-
tecni che, ma che ri chi eder grande
attenzi one ed equi t nel l appli cazi one
dell e deroghe pre v i s t e . Uti l i a questo
scopo ri sul tano i ri feri menti i ndi cati
dallAMAB nel suo Disciplinare Garan-
zia Biologico AMAB.
rante tutto il ciclo di pro d u-
zione, norma che diventer
comunque obbligatoria per
tutta la carne al dettaglio en-
tro il 2003.
LE MODALIT
DI APPLICAZIONE
E importante sottolineare, vi-
ste anche le reazioni scatena-
te dalluscita del regolamento,
che non stato modificato
l a rticolo 14, che prevede e
descrive le pro c e d u re di mo-
difica e di realizzazione delle
modalit applicative. Infatti,
gi dal 1991, la Commissione
adotta le modifiche solo se
c o n f o rmi al pare re di un Co-
mitato consultivo di rappre-
sentanti degli Stati membri; in
caso contrario decide il Con-
siglio dellUnione Europea.
Con questo iter si possono
adottare:
1. Le modalit di applicazione
del regolamento.
2. Le eventuali modifiche
da apportare agli
allegati.
3. Le possibili restri-
zioni allapplica-
zione di dero g h e
alluso di pro d o t t i
derivati da ogm
nei farmaci veteri-
nari.
4. Le modificazioni
al divieto di uso
di ogm, in part i c o l a re ri-
g u a rdo allintroduzione di
una soglia minima per
contaminazioni inevitabili.
E purt roppo, alla luce di
quanto detto, sembra eviden-
te che ci si prepari ad immet-
t e re nel mercato europeo or-
ganismi geneticamente modi-
ficati, al punto che gi viene
p revista uninevitabile conta-
minazione. Immaginiamo che
questo non sar visto con fa-
vore da alcuni Stati membri, e
tra questi speriamo anche lI-
talia, anche perch per evitare
le contaminazioni si potrebbe
p e n s a re alla conversione di
interi comprensori, re n d e n d o
di pi realistica lapplicazione
di distanze di sicurezza.
GLI ALLEGATI
Analizzando le indicazioni tec-
niche contenute negli allegati
rileviamo che di norma valgono
semplici regole: gli animali so-
no parte integrante dellunit
p roduttiva, devono essere alle-
vati il pi possibile al pascolo
evitando la posta fissa se non
in casi particolari, devono rap-
p re s e n t a re un carico di sostan-
za organica non superiore ai
170 kg di azoto ad ettaro, de-
vono essere nutriti con forag-
gio e mangime biologico, i vi-
telli devono essere svezzati con
latte naturale, di pre f e re n z a
m a t e rno; prevista anche nel
caso degli animali una conver-
sione, con tempi variabili a se-
conda delle specie e che pu
anche essere simultanea per
lintera azienda (terreno ed ani-
mali); le cure devono basarsi
sulla prevenzione e, solo in ca-
so di assoluta necessit, le te-
rapie andranno effettuate su
singoli animali con pro d o t t i
omeopatici o fitotera-
pia, lasciando il ricor-
so a cure convenzio-
nali solo in casi estre-
mi, ad esempio nel
caso di profilassi o b-
bligatorie. Non sono
ammesse come pras-
si mutilazioni, i locali
di stabulazione devo-
no pre v e d e re spazi
adeguati al benessere
degli animali, ed vietato lalle-
vamento in batteria. La salu-
brit degli animali ed il loro be-
n e s s e re devono essere tutelati,
anche ai fini della pre v e n z i o n e
dalle malattie.
LE DEROGHE
Al di l dei concetti basilari, e a
completamento di questi, una
ridda di deroghe rende diff i c i l e
la sintesi del testo. Vediamo di
s b ro g l i a re la matassa.
Sot tol ineiamo in part i c o l a r e la
prima deroga importante, che
r i g u a rda le s e m e n t i . Inf att i,
sebbene siano autori zzati sol -
t anto sement i o materi al i di
moltiplicazione vegetativa pro -
dott i con il metodo bi ologi co,
8
pollastrelle per la produzione di uova et non superiore alle 18 settimane
pulcini per la produzione di carne et inferiore ai tre giorni
bufali et inferiore ai 6 mesi
vitelli e puledri allevamento biologico dalla fine dello svezzamento
pecore e capre allevamento biologico dalla fine dello svezzamento
suinetti allevamento biologico dalla fine dello svezzamento
Prima costituzione del patrimonio
condizioni alle quali introdurre animali non biologici in allevamento
(scade il 31 dicembre 2003)
equini e bovini 12 mesi
piccoli ruminanti e suini 6 mesi (4 fino al 2003 per i suini)
animali da latte 6 mesi (3 fino al 2003)
pollame per la produzione di carne 10 settimane
ovaiole 6 settimane
Conversione di animali
periodo minimo di allevamento per la denominazione di
biologico
9
a prima oc-
casione nella
quale gli ope-
ratori del set-
t o re hanno
avuto modo
di confrontarsi sul nuovo re-
golamento relativo alla zoo-
tecnia biologica, stato il
convegno tenutosi al Sana
l11 settembre 1999.
Da l sono partite ulteriori
iniziative delle quali riferia-
mo negli articoli.
Al convegno erano pre s e n t i
r a p p resentanti istituzionali,
rappresentanti di associazio-
ni di produttori e di org a n i-
smi di controllo, e altri.
Unanimi sono state sia la
soddisfazione di avere a di-
sposizione un quadro nor-
mativo ormai completo che
regola tutte le pro d u z i o n i
biologiche, sia i dubbi re l a t i-
vi allincerta possibilit di
gestire equamente ed in ma-
niera univoca la ridda di de-
roghe presenti nel re g o l a-
mento.
Cavinato, dellAPU, ha fatto
n o t a re come sembri eviden-
te che il regolamento stato
a p p rontato in una situazione
di emergenza, sulla spinta
emotiva di problemi contin-
genti (scandalo diossina e
mucca pazza), e quindi non
abbia puntato abbastanza al -
la definizione dei punti, in-
t roducendo deroghe e dele-
ghe agli Stati membri. Ha
sottolineato come in queste
condizioni sia necessaria
una grande attenzione nella
certificazione.
Stessa preoccupazione per la
c e rtificazione, ma con la cer-
tezza che i dubbi verr a n n o
p resto risolti, stata espre s-
sa dal dott. De Giovanni del
M i n i s t e ro dellIndustria, che
ha ribadito la necessit di re-
gole certe, impegnandosi a
c o m p i e re i passi necessari
per ottenerle.
Gi critico nei confronti del
p recedente regolamento, il
2092/91, esprime i suoi
dubbi anche Giro l o m o n i ,
p residente dellAMAB. Av e n-
do impiegato quasi dieci an-
ni per la stesura del Reg.
1804, era auspicabile che si
riuscisse ad ottenere un te-
sto di pi rapida applicazio-
ne. Inoltre il problema delle
d e roghe sulluso delle razze
autoctone, sulluso del pa-
scolo, sullalimentazione dei
vitelli, e soprattutto sulla po-
sta fissa (tollerata di fatto fi-
no al 2010), che sembra ini-
qua nei confronti di chi ha
gi investito per eliminarla, e
sulluso di vitamine di sinte-
si (tollerate se di stru t t u r a
identica alle naturali), rischia
di re n d e re vane le norme. E
necessario ora applicarle in
maniera correttissima.
La preoccupazione dellas-
s e s s o re Moruzzi invece
s t rutturale, e riguarda il calo
della zootecnia, in abbando-
no nelle zone vocate. Il ri-
schio che proprio ora ven-
ga a mancare loff e rta di
p rodotto. Perci ha sottoli-
neato come sia import a n t e
a t t i v a re tutte le norme che
favoriscano la zootecnia, ad
esempio gli aiuti relativi al-
lindennit compensativa al
reddito nelle zone svantag-
giate.
Lino Nori della FIAO ritiene
che il regolamento possa es-
sere s unopportunit di svi-
luppo, ma che vadano anco-
ra elaborate proposte di ap-
plicazione e modifica. Gli or-
ganismi di controllo, dal
canto loro, vanno messi se-
riamente in condizione di ef-
f e t t u a re i controlli e di gesti-
re le deroghe, perch la loro
i n t e r p retazione pu compro-
m e t t e re lapplicazione della
zootecnia biologica.
Anche lassessore allagricol-
tura dellEmilia Romagna,
Tampieri ha posto laccento
sui problemi strutturali del
s e t t o re, notando come gli al-
levamenti in Italia non dimi-
nuiscono perch c compe-
tizione con gli altri paesi, ma
per un problema stru t t u r a l e
di costi economici. La qualit
della nostra carne indi-
scussa, bisogna support a re
tutto il settore per perm e t t e-
re lo sviluppo anche del mer-
cato della carne biologica.
Vizioli dellAiab ha tenuto a
s o t t o l i n e a re gli aspetti posi-
tivi del regolamento, come il
divieto di uso degli ogm, o il
fatto che in barba alle dispo-
sizioni sugli ammendanti,
catalogati come rifiuti (com-
p reso il nobilissimo letame),
nellallegato II rientrino solo
rifiuti con parametri di sanit
molto pi restrittivi di quelli
della 748, ed in questo mo-
do nel biologico anche la
qualit degli ammendanti
maggiormente garantita.
Quindi lAiab, pur condivi-
dendo i dubbi, d il benve-
nuto al regolamento. L u n i c a
assoluta necessit a suo pa-
rere che le deroghe venga-
no introdotte contempora-
neamente in tutti gli Stati
membri cos da non favorir-
ne alcuno, e su questo ha ri-
chiesto limpegno dellItalia
in sede UE. Per quanto ri-
g u a rda il mercato ha fatto
p resente come sia necessa-
rio anche uno sforzo di co-
municazione per far cono-
s c e re il prodotto biologico
per la sua specificit e non
contro altri prodotti.
Una nota part i c o l a re per
quel che riguarda la posizio-
ne di Aiab rispetto al miglio-
ramento genetico: si ricono-
sce la necessit di re c u p e r a-
re i genotipi pi antichi, ma
senza re n d e re inscindibile il
binomio biologico-variet
antiche. Anche i pro d u t t o r i
biologici devono testare
nuove e vecchie variet per
c o s t i t u i re seme biologico,
affinch, scadute le deroghe,
possano pro d u rre seme in
p roprio senza doverlo ne-
cessariamente acquistare
presso privati o grossi grup-
pi sementieri.
(g. m. )
Al SANA primo confronto
sul nuovo regolamento
L
in deroga a ci i materiali con -
venzional i potr anno esser e
ut i li zzat i f ino al 31 di cembr e
2003 su aut or izzazi one del -
l aut or i t compet ente dell o
Stat o membro, se l utilizzatore
di tale materiale di ripro d u z i o -
ne potr di mostr are i n modo
soddi sf acente al l or g a n i s m o
di cont rol l o che non gli sia
stato possibi le procurarsi , sul
m e rcato comunit ario, mat eria -
l e di r i pr oduzi one di una va -
r iet appropri at a del la speci e
i n quest ione. In prati ca l ope -
r a t o r e bi ol ogico i t ali ano nel
momento in cui non r i esce a
r e p e r i r e sul mercato i l seme
dell a specie e vari et i nt ere s -
sat a i nvi a al l ENSE ( Ent e Na -
zi onal e Sement e Elet te) l a ri -
chiest a di deroga (all eghi amo
f acsi mil e) speci f i cando spe -
cie, variet, quanti t del seme
o mat er i al e di ri pr o d u z i o n e
vegetat iva oggett o di der o g a
ed ri por tando event ual ment e
i l nomi nat ivo dell e agenzi e
agr icole e/ o di tt e sementi er e
gi contat tate con esi to nega -
t i vo. A tale r i chi est a l ENSE
d o v r ebbe sol leci t ament e r i -
s p o n d e r e indi cando l e dit t e
s e m e n t i e r e i n grado di evade -
r e l a r i chi est a oppur e conce -
dendo la deroga. (Per ulteri ori
i n f o r mazi oni possibi l e con -
s u l t a r e il si to ENSE al lindiriz -
zo w w w. e n s e . i t . )
Questa disposizione verr ve-
rificata nel 2002, per valutar-
ne lapplicazione.
Le piante intere destinate alla
r i p roduzione invece, ad oggi
devono obbligatoriamente es-
s e re di provenienza biologica,
p e rch sono scadute le dero-
ghe previste dal re g o l a m e n t o
n2092.
Dallanalisi delle altre deroghe
sembra chiaro come queste
a p p a rtengano a due serie: al-
cune, seppure discutibili,
hanno delle motivazioni di in-
dubbia validit, ad esempio
quelle riguardanti i tempi di
adeguamento delle strutture e
per la prima costituzione del
patrimonio quando non sia
possibile avvalersi solo di
animali provenienti da alleva-
menti biologici.
STRUTTURE, MANGIMI,
COSTITUZIONE DEL
PATRIMONIO
Nel caso infatti di stru t t u re an-
tecedenti al 24 agosto del
2000, consentita la stabula-
zione fissa se lorganismo di
c o n t rollo lautorizza, e comun-
que per un periodo transitorio
che termina il 31 dicembre
2010. Per la costituzione del
patrimonio di stalla, invece, fi-
no al 31 dicembre 2003, e so-
lo dietro autorizzazione del-
l o rganismo di controllo, sar
possibile avvalersi di animali
p rovenienti da allevamenti
convenzionali, e detta autoriz-
zazione potr essere rilasciata
anche nei casi di ricostituzio-
ne del patrimonio dovuta a
c a t a s t rofi o ad elevata mort a-
lit. Stesso discorso vale per i
mangimi ed i foraggi, per i
quali prevista una deroga fi-
no allagosto 2005 per lutiliz-
zo di alimenti convenzionali fi-
no al 25% della razione gior-
naliera, calcolata come per-
centuale di sostanza secca.
I maschi riproduttori possono
anchessi pro v e n i re da alleva-
menti convenzionali a condizio-
ne che successivamente ven-
gano allevati e nutriti secondo
le norme del re g o l a m e n t o .
Anche nel caso della pro f i l a s s i
a p p a re giustificato, anche se
discutibile, che nel caso in cui
risulti evidente linefficacia del-
le cure alternative, e solo per
g a r a n t i re il benessere dellani-
male, vengano ammessi pro-
dotti medicinali convenzionali
fino ad un massimo di tre trat-
tamenti nel ciclo vitale o pro-
duttivo, sempre dietro autoriz-
zazione dal veterinario curante
e compromettendo la defini-
zione di prodotto biologico.
LE DEROGHE DUBBIE
A l t re deroghe invece appaio-
no meno giustificate e sem-
brano evidenti soluzioni di
c o m p romesso sulle quali si
spera che la normativa di re-
cepimento possa operare in
maniera pi restrittiva, e che
in alcuni casi si possa attivare
la procedura di modifica.
Una ad esempio la dero g a
al divieto di uso di prodotti di
sintesi riportata nellarticolo 7
e nellallegato II/D (additivi
alimentari), che prevede luso
di vitami ne sintetiche i d e n t i-
che alle vitamine naturali per i
monogastrici, oppure il testo
d e l l a rticolo 13, che pre v e d e ,
come gi accennato, che pos-
sano essere riviste le misure
applicative delle restrizioni re-
lative agli ogm, riguardo al-
laccettazione di una soglia
minima di contaminazioni
inevitabile. Oppure la possibi-
10
Spett. le Ente Nazionale Sementi Elette
Via Fernanda Wittgenes, 4 - 20100 MILANO - Fax 02/80691649
AZIENDA AGRICOLA
Via N
CAP Citt Prov.
Tel. Fax
NOTA BENE: in caso di invio per raccomandata o fax, conservare la ricevuta a
disposizione del tecnico ispettore.
OGGETTO: richiesta di deroga per sementi e materiale di riproduzione vegetativa.
Ai sensi e per gli effetti di quanto disposto dallart. 6, paragrafo 3 del Reg. CEE
2092/91 e dalla Circolare Ministeriale n 9891136 del 22 luglio 1998, si richiede a
codesto Ente di conoscere la disponibilit del materiale sottoelencato, nella quan-
tit e qualit richieste, nonch lindirizzo di riperimento; in caso di irreperibilit, di
c o n c e d e re la deroga allutilizzo delle sementi e/o dei materiali di riproduzione ve-
getativa da agricoltura convenzionale, di seguito specificati:
A) SEMENTI
SPECIE VARIET QUINTALI/NUMERO NOTE
B) MATERIALI DA RIPRODUZIONE VEGETATIVA
MATERIALE (1) SPECIE VARIET QUINTALI/NUMERO NOTE
(1)(stoloni, bulbi, bulbilli, nesti, marze, portainnesti, talee, gemme, parti di tessuto vegetativo, ecc.)
Si rende noto di aver gi contattato le seguenti Ditte sementiere producenti mate-
riali in conformit al Reg. CEE 2092/91:
N. B. : La comunicazione contenente le informazioni richieste oppure la deroga de-
ve essere indirizzata a:
Nome delloperatore Indirizzo CAP Citt Prov. Fax
Cordiali saluti.
Luogo e data di spedizione
Firma delloperatore assoggettato
fac simile domanda per deroga sementi
lit di eff e t t u a re finissaggio in
posta fissa.
La prima serie di dero g h e ,
s e p p u re per esse siano pre v i-
ste revisioni e accert a m e n t i
dello stato dellarte, sono chia-
ro indice delle lentezze della
Unione Europea, che avre b b e
potuto nei dieci anni interc o r s i
fra oggi e il primo re g o l a m e n t o
a t t u a re meccanismi che avre b-
b e ro oggi reso molte dero g h e
inutili, come quella sui mangi-
mi o sulle stru t t u re. Bisognava
c o m i n c i a re ad intro d u rre le re-
gole strutturali ed eff e t t u a re
verifiche ed aggiustamenti, per
a rr i v a re allapplicazione imme-
diata di gran parte delle nuove
n o rme tecniche.
La seconda serie di dero g h e ,
invece, preoccupante per-
ch lede principi fondamentali
e di sicurezza del consumato-
re, come quella che un pro-
dotto biologico non contenga
neanche tracce di contamina-
zione da ogm.
COSA ACCADUTO
DOPO IL SANA
DI BOLOGNA 1999?
Vediamo in conclusione quali
passi sono stati effettuati dopo
il primo incontro di pre s e n t a-
zione del regolamento al quale
hanno partecipato anche mol-
te autorit istituzionali, avve-
nuto al SANA di Bologna, nel
S e t t e m b re scorso (vedi riqua-
d ro pagina 9).
Il Ministero per le Politiche
Agricole ha istituito una com-
missione di lavoro per esami-
n a re il nuovo regolamento al
fine di decidere, sentito il pa-
re re della FIAO (Federazione
Italiana per Agricoltura Org a-
nica), le modalit applicative,
soprattutto per ci che riguar-
da la concessione delle nume-
rose deroghe e lelaborazione
di una nuova modulistica che
tenga conto degli allevamenti.
La FIAO, alla quale aderiscono
tutti gli organismi di contro l l o
e certificazione e le principali
associazioni degli operatori
biologici operanti nel terr i t o r i o
nazionale, intenzionata ad
i s t i t u i re un gruppo di lavoro di
e s p e rti con lo scopo di studia-
re il regolamento, pro p o rre
delle linee guida da seguire
per la sua applicazione in mo-
do da uniform a re le pro c e d u re
attuative di tutti gli org a n i s m i
di certificazione operanti nel
t e rritorio nazionale e pro p o rre
eventualmente al Ministero
delle Politiche Agricole delle
integrazioni in grado di com-
p l e t a re ci che non stato
p revisto dal regolamento, o
d e f i n i re con maggior chiare z-
za ci che pu essere oggetto
di diversa interpre t a z i o n e .
Gabriella Malanga
Francesco Torriani
11
Equini di oltre sei mesi 2
Vitelli da ingrasso 5
Altri bovini di meno di un anno 5
Bovini maschi da 1 a 2 anni 3,3
Bovini femmine da 1 a 2 anni 3,3
Bovini maschi di 2 anni ed oltre 2
Giovenche da allevamento 2,5
Giovenche da ingrasso 2,5
Vacche da latte 2
Vacche lattifere da riforma 2
Altre vacche 2,5
Coniglie riproduttrici 100
Pecore 13,3
Capre 13,3
Suinetti 74
Scrofe riproduttrici 6,5
Suini da ingrasso 14
Altri suini 14
Polli da tavola 580
Galline ovaiole 230
Regolamento 1804/99: numero massimo di animali per
ettaro (equivalente a 170 kg N/ha/anno)
D I S C I P L I N A R E
A M A B
Luscita di un re g o l a m e n t o
comunitario che disciplinare
la zootecnia biologica si-
curamente un fatto politico
i m p o rtante che va accolto
adeguatamente dagli alleva-
tori biologici e valorizzato al
meglio per rilanciare la zoo-
tecnia marchigiana. Ci po-
tr avvenire soprattutto at-
traverso individuazione di
p e rcorsi in grado di qualifi-
c a re maggiormente, con ap-
plicazioni pi severe ed uni-
voche rispetto al testo del
regolamento, le pro d u z i o n i
m a rchigiane. E questo lin-
tento del disciplinare Ga-
ranzia Biologico AMAB il
quale partendo dal re g o l a-
mento 2092/91 e successive
modifiche ed integrazioni,
punta ad unagricoltura e
zootecnia biologica di qua-
lit in grado di diff e re n z i a re
le produzioni non attraverso
una semplice operazione di
marketing, ma attraverso il
raggiungimento di standard
qualitativi oggettivamente
pi elevati.
Quindi si lontani dal pensa-
re che oggi il disciplinare ab-
bia perso il suo senso, ma
anzi, alla luce delle ambigue
indicazioni del re g o l a m e n t o ,
a p p a re fondamentale per
unapplicazione delle norm e
veramente qualificante.
Francesco Torriani
(AMAB)
on la chiusura degli zuc-
cherifici di J esi e Ferm o ,
avvenuta verso la fine di
o t t o b re, si di fatto con-
clusa la campagna bieti-
colo-saccarifera marc h i-
giana 1999, lultima di questo secolo,
iniziata questanno a fine luglio per av-
vantaggiarsi, con una raccolta anticipata,
del buon andamento stagionale e delle
buone previsioni di produzione.
Il bilancio della bieticoltura regionale
stato positivo, sia in termini di pro d u z i o-
ne di radici che di saccarosio (+20 e +8
per cento circa rispetto allo scorso an-
no), sia soprattutto in termini di tenuta
della superficie investita a coltura che si
attestata anche questanno oltre ai 40
mila ettari.
Anche il grado polarimetrico delle bietole
si posizionato su valori buoni (media
stagionale 15,50), con punte allinizio
della campagna di oltre 18 gradi che via
via sono scese sino a raggiungere i 12
gradi a fine raccolta.
La maggiore produzione unitaria di radici
dellultima parte della campagna non
s e m p re ha adeguatamente compensato i
bieticoltori: a conseguenza, infatti, della
scala che regola il sistema dei prezzi del-
le bietole i titoli superiori ai 16 raggiun-
gono valori economici pi alti, mentre le
p roduzioni con basse polarizzazioni ri-
sultano pro p o rzionalmente penalizzate.
L e ffetto premio porta, a parit di sac-
c a rosio prodotto, a risultati economici
diversi con una diff e renza di re m u n e r a-
zione che pu raggiungere le 600 mila li-
re ad ettaro per lo stesso zucchero otte-
nuto da bietole con grado polarimetrico
di 18 gradi rispetto a radici con polariz-
zazione di 14 gradi.
Dai dati di produzione, riportati nelle ta-
belle, si rileva comunque una PLV (Pro-
duzione Lorda Vendibile) media riferita
allanno in corso, in leggera flessione ri-
spetto agli ultimi anni (circa 3.330.000 li-
re per ettaro), nonostante i livelli pro d u t-
tivi ottenuti. Ci in quanto una parte delle
eccedenze di produzione allo stato attua-
le non ancora quantificabile, dovr esse-
re collocata in quota C2, non riport a b i l e
quindi allanno successivo, e vendibile
solo sul mercato internazionale a pre z z i
molto ridotti (compenso di meno di
1000 lire /q.le per le bietole prodotte a
16 gradi).
E da sottolineare, comunque, che la bie-
tola con una PLV media superiore ai tre
milioni di lire per ettaro un sicuro rife-
rimento economico per la collina marchi-
giana, soprattutto se messa in confro n t o
con le altre colture estensive tipiche di
tale ambiente.
C da aggiungere che la barbabietola da
z u c c h e ro, radicata nel nostro terr i t o r i o
sin dal secolo scorso, coltura strategi-
ca per leconomia agricola regionale e fa
della parte della cultura agricola delle
M a rche. Questo perch nellambiente
c o l l i n a re asciutto, nel quale coltivata
per oltre il 90 per cento, essa non ha va-
lide alternative, inserendosi fra laltro in
c o rrette rotazioni aziendali quale coltura
miglioratrice da rinnovo.
I dati produttivi degli ultimi anni eviden-
ziano la naturale influenza del clima sulla
coltura che va ad incidere sulla re d d i t i-
vit della stessa. Landamento climatico
di questanno, con abbondanti piogge
nella fase di avvio della coltura, in quella
i n t e rmedia e successivamente alla rac-
colta delle radici (settembre - o t t o b re), ne
stato una conferma, facendo attestare
le produzioni di radici (per ettaro e tota-
le) e di saccarosio ai livelli pi alti nella
storia della bieticoltura marchigiana.
La produzione unitaria di saccarosio di
questanno (oltre 66 q.li/ettaro di prodot-
to) se da un lato ci avvicina alle medie di
p roduzione delle zone pi vocate del no-
s t ro Paese, dallaltro va ad aumentare il
surplus di zucchero assegnato dallUnio-
ne Europea allItalia.
Conseguenza diretta di tale situazione,
identica per le altre regioni bieticole, il
superamento della produzione di sacca-
rosio in quota A e B e quindi una penaliz-
zazione dei produttori per lo zucchero
p rodotto in eccedenza(quota C2) per via
12
PRO DUZI O NE
BIETICOLTURA,
QUALE FUTURO?
L andamento del la cam-
pagna stato posi ti vo,
ma permangono i ncer-
t ezze sul l e pro s p e t t i v e
del settore. Vanno sciolti
di ve rsi nodi a l i vel l o
comunitari o e gettate le
basi per un pi ano che
assi curi nuovi l i vel l i di
competitivit.
C
AZIENDE AGRICOLE INTERESSATE 10.000 circa
ETTARI 41.000 circa
FATTURATO AGRICOLO 160 miliardi annui
ALTRI SETTORI INTERESSATI:
-imprese, trasporti, servizi
-imprese di produzione e vendita mezzi tecnici
}
600 miliardi annui
-societ saccarifere per un fatturato gobale Marche
CEE ITALIA MARCHE
SUPERFICE INVESTITA ha 2.000.000 273.500 40.800
ZUCCHERO PER ETTARO qli 81,40 73,00 66,00
TOTALE PRODUZIONE ZUCCHERO qli 172.700.000 20.000.000 2.600.000
Tab. 1 - Bieticoltura Marche, le cifre
Tab. 2 - Raffronto con dati Europei
degli onerosi prelievi comunitari finaliz-
zati, come detto, allo smaltimento dalle
eccedenze produttive.
Dal quadro che viene fuori dalle conside-
razioni sin qui fatte emerge una situazio-
ne della bieticoltura, sia nazionale che re-
gionale, non favorevole e comunque in-
certa per il futuro.
C da dire per che gi da qualche anno
a questa parte la situazione, forse per
quella naturale paura di perd e re quanto
gi acquisito, viene dipinta a tinte pi fo-
sche rispetto alla realt.
I dati marchigiani ne sono una conferma:
le posizioni raggiunte sono state mante-
nute, ancorch vi sia stata la riduzione
del numero degli zuccherifici re g i o n a l i
(da 3 a 2), e nonostante la riduzione del
prezzo delle bietole.
La chiusura dello zuccherificio di Fano
non ha avuto le temute ripercussioni ne-
gative sul livello degli investimenti a col-
tura nella provincia di Pesaro, n ha fatto
re g i s t r a re ritardi nella consegna delle
bietole agli stabilimenti.
Il prodotto stato, infatti, equamente
t r a s f o rmato senza problemi presso gli
stabilimenti di J esi della Sadam e di Rus-
si del gruppo Eridania.
Quali le prospettive del settore bieticolo-
s a c c a r i f e ro regionale nel breve e medio
periodo? Risulta difficile dare una rispo-
sta se non si inquadra la situazione del
settore nel pi ampio scenario nazionale,
comunitario ed internazionale.
Nel prossimo Millennium Round di
Seattle la UE dovr a breve confro n t a r s i
e difendere le posizioni dei propri part-
ners dallulteriore liberalizzazione del
m e rcato mondiale dello zucchero che
i m p o rrebbe una nuova riduzione dei
meccanismi europei di protezione dei
prezzi e delle produzioni.
A livello comunitario, nellormai pro s s i-
ma revisione dellO.C.M. dello zucchero ,
il nostro Paese dovr richiedere con for-
za un aumento della quota di pro d u z i o n e
A nazionale dello zucchero, sacrificando
p a rte della produzione attualmente con-
sentita in quota B, per salvaguard a re la
redditivit della coltura gi compro m e s-
sa dalla pro g ressiva riduzione degli aiuti
che spariranno per il Nord ed il Centro
gi dal prossimo anno.
A livello nazionale, la nostra Regione do-
vr far valere le proprie peculiarit difen-
dendo, anzi consolidando, i ragguard e v o l i
livelli di produzione e di investimenti rag-
giunti, in questi anni, sia dalla parte agri-
cola che da quella industriale, delle quali
non potr non tenersi conto nella riasse-
13
PESARO
19%
ANCONA
38%
MACERATA
26%
ASCOLI PICENO
17%
PESARO
ANCONA
MACERATA
ASCOLI PICENO
[7.600 ha]
[7.100 ha]
[10.500 ha]
[15.600 ha]
Fig. 1 - Regione Marche: ripartizione provinciale ettari di bietola anno 1999
Gruppo SADAM
20%
Gruppo SFIR
19%
COPROB
7%
MOLISE
5%
Gruppo ERIDANIA
ISI
49%
Gruppo SFIR
COPROB
MOLISE
Fig. 2 - Quote zucchero assegnate per societ e gruppi in Italia
(totale nazionale quote (A+B) q.li 15.682.500)
gnazione delle quote di pro d u z i o n e .
E importante conserv a re tale potenziale
p roduttivo anche per la ormai pro s s i m a
campagna 2000 nella quale sar rivisto il
q u a d ro di riferimento del settore bietico-
lo - saccarifero regionale alla luce delle
giuste rivendicazioni del nostro Paese
nei confronti pei partners europei.
A livello nazionale, allappuntamento con
la citata riforma, il mondo bieticolo-sac-
carifero si presenta unito.
Le recenti proposte congiunte delle Or-
ganizzazioni bieticole e delle Societ sac-
c a r i f e re danno al Ministro per le Politi-
che Agricole concreti riferimenti ed
obiettivi da raggiungere.
Anche a livello regionale si registra una
m a g g i o re coesione tra le componenti
agricola e industriale con significative
c o n v e rgenze su questioni che fino a
qualche anno fa erano oggetto di polemi-
che e discussioni. Si registrano anche
momenti di maggiore coesione nei rap-
p o rti tra le Associazioni bieticole, con
s e m p re pi frequenti attivit di lavoro
congiunto. Questo nuovo contesto tro v a
adeguata attenzione nel Governo re g i o-
nale che considera, tra laltro, strategico
il settore nel quadro della propria politica
agricola.
Lobiettivo comune traghettare il setto-
re bieticolo-saccarifero, attualmente in
d i fficolt, verso una realt pro d u t t i v a
nuova che consenta di gettare le basi di
un piano di settore finalizzato a nuovi li-
velli di competitivit per lintero sistema
p roduttivo, sia in campo agricolo che in
quello dellindustria.
Sar utile inserire nella pro g r a m m a z i o n e
il progetto bietola per re a l i z z a re le scelte
tecniche e superare le condizioni di svan-
taggio in cui opera il settore bieticolo.
Ci significa indirizzare la genetica verso
la selezione di cultivars pi adatte allam-
biente collinare asciutto, rivedere gli ap-
p o rti azotati al terreno e pi in generale
gli interventi chimici, razionalizzare luti-
lizzo delle macchine innovative per le
operazioni colturali.
Da diversi anni, infine, nelle Marche vie-
ne portato avanti un progetto di ricerc a
cofinanziato dallASSAM e dalle compo-
nenti bieticole ed industriali per raggiun-
g e re i comuni obiettivi di miglioramento
delle tecniche di coltivazione e di assi-
stenza tecnica.
Ottavio Gabrielli
Romano Armellini
14
PESARO ANCONA MACERATA ASCOLI P. TOTALE
ETTARI PER PROV. 7.600 15.600 10.500 7. 100 40.800
Fig. A - Regione Marche - Ettari barbabietola coltivati anno 1999
Fig. B - Bietola da zucchero: dati produttivit Marche (serie storica 1990-1999)
A N N I 1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 *
q.li lordi MARCHE 1 4 . 5 5 6 . 0 0 0 1 3 . 8 8 1 . 0 0 0 2 0 . 5 0 0 . 0 0 0 1 0 . 4 9 3 . 0 0 0 1 4 . 0 9 4 . 0 0 0 2 2 . 7 3 9 . 0 0 0 1 7 . 9 3 4 . 0 0 0 1 5 . 3 6 7 . 0 0 0 1 5 . 7 5 0 . 0 0 0 1 9 . 8 0 0 . 0 0 0
tara media 8 , 2 9 1 1 , 2 8 1 3 , 4 4 1 0 , 2 1 1 0 , 7 2 1 8 , 4 2 1 8 , 5 8 , 6 1 8 , 5 1 2 , 3
polarizzazione media 1 5 , 8 7 1 7 , 2 6 1 7 , 1 9 1 9 , 7 9 1 6 , 6 2 1 3 , 6 1 4 , 4 4 1 6 , 7 2 1 7 , 4 1 5 , 5
p rezzo medio al q.le 8 . 2 7 8 9 . 6 8 8 9 . 6 2 4 1 1 . 7 5 0 1 0 . 1 8 2 8 . 9 0 7 9 . 9 5 9 1 1 . 4 0 7 1 0 . 6 0 0 8 . 8 0 0
P LV / H a . 2 . 8 1 0 . 0 0 0 2 . 9 7 0 . 0 0 0 3 . 4 0 0 . 0 0 0 2 . 8 9 0 . 0 0 0 3 . 4 6 0 . 0 0 0 4 . 0 3 0 . 0 0 0 3 . 6 7 0 . 0 0 0 3 . 6 4 0 . 0 0 0 3 . 4 0 0 . 0 0 0 3 . 3 3 0 . 0 0 0
Ha. Totali MARCHE 3 9 . 0 0 0 4 2 . 0 0 0 4 9 . 5 0 0 4 0 . 6 8 0 4 2 . 0 0 0 4 2 . 0 0 0 4 1 . 0 0 0 4 3 . 0 0 0 4 4 . 0 0 0 4 0 . 8 0 0
q.li netti/Ha. 3 3 9 3 0 0 3 6 0 2 4 6 3 1 5 4 6 0 3 6 6 3 1 4 3 2 0 4 2 0
S a c c a ro s i o / H a . 5 4 5 3 6 6 4 6 5 2 6 3 5 3 5 3 , 4 5 7 , 2 6 6 , 2
Resa estrattibile 8 0 , 0 8 8 4 , 9 1 8 3 , 3 5 8 5 , 2 2 8 1 , 0 6
* DATI PROVVISORIFonte: C.N.B. Marc h e
15
LA PRODUZIONE BIETICOLA ITALIANA DEGLI ULTIMI 10 ANNI (in tonnellate)
-
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
10.000.000
12.000.000
14.000.000
16.000.000
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999*
Polarizzazione (%) 15,43 15,79 15,27 15,77 14,97 13,54 14,8 15,59 15,2 14,79
Superficie (Ha) 266.327 258.034 282.636 255.872 285.211 291.139 253.275 289.995 278.536 273.470
Saccarosio (t) 1.794.388 1.796.939 2.245.886 1.659.271 1.782.070 1.751.742 1.679.476 2.091.047 1.959.386 2.019.253
Produzione (t) 11.629.216 11.380.233 14.707.833 10.521.695 11.904.275 12.937.536 11.347.813 13.412.743 12.890.695 13.652.828
0
La produzione bieticola italiana degli ultimi 10 anni
(in tonnellate)
ai recenti dati sullexport
di Vino marc h i g i a-
no nel mondo (an-
ni 1997 e 1998)
t roviamo la piena
c o n f e rma che la
politica regionale per la pro m o-
zione agro alimentare ha avuto
pieno successo.
Non a caso proprio in quei Paesi
in cui abbiamo investito di pi le-
s p o rtazione di vino di qualit ha
ottenuto, sia in termini di quantit
che di valore, livelli mai raggiunti.
Siamo di fronte ad una cre s c i t a
costante su tutti i mercati del
mondo con indici di incre m e n t o
particolarmente significativi su al-
cuni Paesi.
In quantit nel 1998 abbiamo
e s p o rtato ca. 10.000.000 di litri
per un valore complessivo di oltre
45 miliardi e con prezzi medi al li-
t ro di tutto rispetto: da L. 3.200 a
oltre L. 5.300/lt.
I mercati pi importanti restano la
G e rmania, con oltre 2.000.000 di
litri per un prezzo medio superio-
re alle L. 4.000/lt., e il Regno Uni-
to con oltre 1.800.000 di litri per
un prezzo medio superiore alle L.
3.700/lt. Molto interessanti sono i
dati della Svezia, ove abbiamo superato il
milione di litri per un prezzo medio supe-
riore alle L. 4.300 e della Danimarca, con
o l t re 330.000 litri a L. 3.800 medio;
m e n t re a livello extra europeo resta so-
stanzialmente costante il dato export ver-
so gli Stati Uniti, notiamo un significativo
incremento verso il Canada ed a dir po-
co esplosivo il dato riguardante il Giap-
pone, dove siamo ad oltre 850.000 litri
con un prezzo medio superiore alle L.
5.200/lt.
Anche da questo primo sommario esame
dei dati, riservandomi un ulteriore ap-
p rofondimento, risulta evidente che le
scelte che si sono fatte nellelaborazione
dei singoli programmi promozionali so-
no risultate centrate con tutto vantaggio
della vitivinicoltura marchigiana.
Le ragioni di questo successo sono attri-
buibili a molti fattori:
la grande qualit dei nostri vini (non a
16
PRO M O ZI O NE
BENE LEXPORT
DEL VINO
D
Un risul tato che premi a l a pol i ti ca di val orizzazione
della Regione, lattenzione su tutta la filiera, la pro f e s-
sionalit delle aziende e la loro capacit di fare sistema
Fig. 1 - Marche - Andamento export totale vino (Quantit in litri)
Fig. 2 - Marche - Andamento export totale vino (Valore)
caso in questi ultimi anni due vini
marchigiani, uno rosso ed uno bianco,
sono stati riconosciuti i migliori del
mondo);
il notevole salto in avanti fatto dalle
n o s t re Aziende sia in termini di capa-
cit manageriale che di dinamismo;
la grande cura riservata a tutta la filie-
ra produttiva dalla vigna, alla lavora-
zione, al confezionamento, ecc.;
lalta qualit ed efficacia della speri-
mentazione, sia in campo che nella
t r a s f o rmazione, che in questi anni ci ha
consentito un miglioramento costante
del prodotto e rappresenta un sicuro via-
tico anche per il futuro.
Ma forse larma in pi su cui oggi pos-
siamo contare la grande compattezza
di tutte le aziende del comparto che ci
hanno consentito di fare sistema.
Grazie anche allimportante ruolo svolto
dalle Associazioni di prodotto siamo riu-
sciti a superare quasi totalmente
il campanile e a far s che cia-
scuna azienda non consideri pi
la sua omologa come un concor-
rente di cui diff i d a re se non da
c o m b a t t e re, ma bens come un
alleato su cui poter fare conto.
L a ff ro n t a re in gruppo i vari mer-
cati del mondo ha consentito di
t o c c a re con mano quanto grande
sia il mercato e come lo si possa
a ff ro n t a re con maggiori pro b a b i-
lit di successo solo se si re s t a
uniti e se si riesce a dare una
c o n c reta dimostrazione di come
le Marche, sono in grado di pro-
p o rre Vini di eccellenza a pre z z i
ragionevoli.
E su questa strada che si deve
p ro s e g u i re, magari adattando le
tecniche promozionali alle nuove
esigenze e/o ai diversi merc a t i ,
consolidando ancora di pi il
g ruppo e le tante ragioni dello
stare insieme.
E questo lo spirito con cui abbia-
mo lavorato ed i risultati ottenuti
ci spingono a pro s e g u i re questo
p e rcorso con sempre maggiore
entusiasmo ed impegno.
Mariano Landi
17
I da ti sopr a r i por t a t i
mettono in risalto che i l
v a l o re del vino marc h i-
giano esportato quasi
doppi o r i spe t t o a l l a
media nazionale
Fig. 5 - Export vino nel mondo (valore medio al litro (lire))
MARCHE 2.035 2.213 2.135 2.564 2.696 2.565 2.302 2.735 3.380 4.082 4.392
ITALIA 1.097 1.144 1.396 1.469 1.679 1.849 1.570 1.867 2.440 2.502 2.546
Fig. 3 - Italia - Andamento export totale vino (Quantit in litri)
Fig. 4 - Italia - Andamento export totale vino (Valore)
Le elaborazioni grafiche sono di Brunella Carboni
VINO COTTO
I popoli mediterranei fin dal principio si
sono resi conto che dal succo duva fer-
mentato si otteneva un liquore di elevata
gradazione in grado di dare forza, se be-
vuto con parsimonia, ma anche ebre z z a :
in sostanza una piccola droga. Fatto
bollire, poi, diventava pi stabile, pi dol-
ce e pi forte ed era quanto di meglio per
una prolungata conservazione. In fondo
si tratta di una conquista tecnologica: le
uve selvagge e non selezionate, infatti,
davano un succo che tendeva ad inaci-
dirsi. Il primo a parlare di vino cotto pare
sia stato Plinio che defin la sapa: passo
o vin cotto e diceva che andasse cotto
quando l a l una non si vede e cos fanno
ancora i nostri contadini. Serviva anche
per frizionare le gambe dei neonati per-
ch cre s c e s s e ro forti e dritte, a lavare i
defunti perch fossero forti nellultimo
viaggio e, scaldato ed aromatizzato, ad
aiutare e superare raffreddori e febbri. La
legge vigente non consente di definirlo
vino, a causa del suo basso grado al-
colico. Ma...grandi fiammate si levano
nelle aie al tempo della vendemmia dove,
nel grosso caldaio di rame viene versato
il mosto e fatto bollire, fino a ridurlo di
un terzo per essere messo nelle part i c o-
lari botti dalle quali, raggiunta la giusta
maturazione, emigra dovunque per il
mondo. E non solo piace, ma fa anche
bene. Il vino cotto diffusissimo nellen-
t ro t e rra ascolano e nel fermano fino alle
zone interne del maceratese dove, a Loro
Piceno, si svolge una sagra.
VIN SANTO
Vino Santo o vino dei preti; in Francia il
vin du cur o delle signore secondo al-
tri... Gira e rigira in questi prodotti entra
sempre un palato sensibile, un gusto raf-
finato e una mente colta, conoscitrice di
storia e tradizione... E quale potrebbe es-
s e re, se non la figura di un ecclesiasti-
co? Se ne parla gi molto prima di Cri-
sto, anche se laggettivo Santo viene dif-
fuso soltanto verso la met del 1300.
Anche oggi non difficile passare in ras-
segna dei Vignaioli del Signore e sco-
p r i re dei generosi vini da pasto e del sa-
cramentale squisito Vinsanto. La pre p a-
razione consiste in un dispendioso ap-
passimento delluva, in un lento pro c e s-
so di fermentazione in piccoli fusti e nel
costosissimo e lungo periodo di invec-
chiamento. E importante che luva sia
sana e la buccia resistente alle muff e .
Nel Vino Santo sono decisive certe quan-
tit di lieviti gi adattati alle alte gradazio-
ni alcoliche. Linsieme di queste colonie
di fermenti rappresenta la m a d r e del Vi-
no Santo e le loro cellule, naturalmente
vecchie e vissute, incidono nella capacit
di riproduzione e di trasformazione dello
zucchero in alcool e anche come apporto
di sapori e profumi particolari, aromi se-
condari spiccatissimi che vanno poi a
fondersi nel bouquet finale. E, per co-
s t ru i re un eccellente bouquet, il Vi n o
Santo deve stare parecchio in c a r a t e l l o,
da un minimo di tre - q u a t t ro anni ad un
massimo di 7-8. Dopo, la sua abitazione
definitiva la bottiglia dove riposa tanti,
tanti mesi. Appartiene alla categoria dei
vini a bouquet ossidant e e nelle Marc h e
ha una localizzazione a pelle di leopard o
con zone di produzione limitate.
Nella provincia di Ascoli coincide con
quella del Rosso Piceno Superiore (tra
Ripatransone, Offida e Acquaviva), dove
vengono utilizzate uve Passerina e Tre b-
biano.In quella di Macerata si pro d u c o n o
alcuni passiti da uve Trebbiano e Macera-
tino. Nella zona fra Pergola e Frattero s a ,
in provincia di Pesaro, utilizzato il Bian-
chello. Attualmente il vinsanto un pro-
dotto familiare. Si utilizzano sia uve bian-
che, sia rosse, ma sono preferite le pri-
me. Il Vino Santo si unisce e si esalta con
18
PRO M O ZI O NE
I VINI DOLCI
DELLE MARCHE
Vino cotto, Vin santo, Ve r-
naccia di Pergola e Vino di
Visciola: quattro import a n t i
p rodotti dell a nostra tradi-
zi one ali mentare. Nati per
c o n s e rv a re vino instabile o
per aro m a t i z z a re quel lo di
scarsa qualit, hanno col
tempo acquisito caratteristi-
che propri e oltre ad una
p recisa collocazione di mer-
cato, tanto da essere orm a i
oggetto di specifici pro-
grammi di valorizzazione
i tenuta a Marsala, lo scorso
o t t o b re, la 1 edizione di VINO-
RO: Salone internazionale dei
vini dolci, passiti e liquorosi do-
ve lAssessorato allAgricoltura della Re-
gione Marche ha avuto un ruolo di primo
piano . Alla rassegna hanno part e c i p a t o ,
coordinate dal Servizio Promozione e Va-
lorizzazione dei Prodotti, le aziende mar-
chigiane pi prestigiose le quali hanno
p resentato una ricca variet di vini dolci
e passiti. Al banco dassaggio uff i c i a l e
della manifestazione hanno riscosso un
notevole successo: la Vernaccia di Serra-
p e t rona di Alberto Quacquarini , il Vi s n e r
ed il Prugnolo di Corrado Tonelli, il Mo-
scatell della Casa Vinicola S. Barbara; il
Cesolano di Zaccagnini, il Saturno di Lu-
ciano Landi, il Dulcis in fundo di San
Giovanni, la Sibilla Ellespontica de Le Ca-
niette e il Vino Cotto di Loro Piceno.
Dalla manifestazione lAssessore Marc o
M o ruzzi e il suo omologo siciliano lAs-
sessore Salvatore Cuffaro hanno lanciato
un appello congiunto per la tutela delle
p roduzioni tipiche di qualit. Su questo
tema la Regione Marche, seguita dalla
Regione Sicilia, ha richiesto e applicato
per prima le deroghe alla normativa per
quanto riguarda la produzione dei pro-
dotti tipici artigianali, in part i c o l a re sui
formaggi.
S
la pasticceria secca, ma si accompagna
bene persino ai formaggi. Il Gallia To g a t a
un Vin Santo raro, non inferiore a quel-
lo di Cartoceto e di SantAngelo in Va d o .
Il nome quello antico del triangolo che
aveva come vertici Suasa e Senigallia e
come ipotenusa il fiume Cesano ed
f rutto della manipolazione delle uve ma-
t u re trattate con particolari cure e spre-
mute molto tempo dopo la vendemmia.
VERNACCIA DI PERGOLA
P e rgola, oltre che per i Bronzi, nota an-
che per un rinomato vino locale: la ver-
naccia. Il vitigno omonimo risale al 1200,
ancor prima della fondazione della citt,
ed unico nel suo genere. E di un bel
c o l o re rosso rubino, aromatico con pro-
fumi di sottobosco (fragole, ciliegie, ro-
se), secco. Questo vino per, ha un pro-
blema da risolvere: la legislazione pre v e-
de che solo i vini DOC e DOCG e ad indi-
cazione geografica abbiano specifico no-
me e zona di produzione; tutti gli altri so-
no da tavola. Sulla parola Ve rnaccia, poi,
altri problemi: tale nome gi tipico di al-
t re doc, quelle di Serr a p e t rona, di Orista-
no e San Gimignano. Inoltre, lultima ri-
c e rca ampelografica (caratteristiche bota-
niche) classifica questa vite come un
A l e a t i c o (anche se c chi sostiene non lo
) per cui i vignaiuoli sare b b e ro addirittu-
ra fuori legge: lAleatico non re g i s t r a t o
come variet raccomandata in pro v i n c i a
di Pesaro e, pertanto, le viti vanno estir-
pate. Bisogner lavorare affinch la Ve r-
naccia di Pergola continui la sua storia.
Un vino part i c o l a re, a base di Ve rn a c c i a
di Pergola, il Ve rnaculum, presente nel
catalogo di Ve ronelli. Ha un intenso pro-
fumo di bouquet floreali, un sapore
asciutto, morbido e fresco, con gusti di
lampone, ciliegia, fragola e ribes, un cor-
po lieve ma continuo e franco per un deli-
cato e fragrante finale. Viene qualificato
come asciutto e si accompagna ad anti-
pasti di salumi, carni bianche e pollame.
Di pi antica tradizione il cru di Grifole-
to, meno aromatico ma pi equilibrato,
con stru t t u re e corpi migliori, acidit pi
elevata, elementi che gli consentono una
vita pi lunga in bottiglia.
VINO DI VISCIOLA (VISNER)
Il vino di visciola, o visciolato, visner che
dir si voglia, un vino aromatico di una
zona vasta dallo J esino al Pesarese e che
ha come aromatizzante e colorante la v i -
s c i o l a: una ciliegia selvatica, simile alla m a -
re n a, prodotta copiosamente sui terre n i
collinari e montani delle Marche, e dirim-
pettaia della pi famosa m a r a s c a della Dal-
mazia. Entra come ingrediente, con zuc-
c h e ro, cannella, chiodi di garofano e buccia
di limone, in un mosto duva o in un vino
f e rmo e lo caratterizza con laroma di cilie-
gia e il colore denso e cardinalizio. Due so-
no le scuole che se ne contendono la pa-
t e rnit. Una prevede la raccolta in luglio,
lessiccamento al sole, la macinatura e lu-
nione al vino dellanno precedente, insieme
agli ingredienti canonici. La miscela rifer-
menta lentamente, fino al gusto desiderato.
Viene a questo punto b l o c c a t a con aggiun-
ta di alcool per equilibrare gli zuccheri. L a l-
tra ricetta prevede un mosto di vino ro s s o
al quale viene aggiunto lo sciroppo di vi-
sciole: dopo una fermentazione non com-
pleta si assesta con alcool per stabilizzarn e
il gusto e garantirne la tenuta nel tempo. Il
visciolato, classico da dessert, ottimo
con i dolci rustici della tradizione, ciambel-
lone, biscotti con lanice, ciambelle di mo-
sto, e pu rappre s e n t a re un ottimo fuori
pasto da m e d i t a z i o n e. L i n v e c c h i a m e n t o
migliora le caratteristiche; va servito a 9-11
gradi. Le produzioni, oggi, sono finalmente
rintracciabili sul merc a t o .
TRISTO DI MONTESECCO
E un vino da tavola, bianco, di singolare
personalit proveniente da uve Tre b b i a n o
Toscano, Pinot Grigio, Malvasia di Candia
Rieslin francese, coltivate a Montesecco
tra Arcevia e Pergola. E di un bel colore
giallo ottone tenue, dallaroma fru t t a t o ,
morbido ma complesso con un piacevole
sottofondo amarognolo dopo 2-3 anni.
Tradizionalmente da pesce, pu accom-
p a g n a re benissimo i piatti della cucina
tradizionale (carni, timballi), cos come
piatti francesi.
VINO BRUL
Ad Arcevia , da anni, nellultimo giorno di
c a rnevale, si svolge la tadizionale festa
del brul che ha luogo nella piazza prin-
cipale. Per loccasione, vi sono sistemati
enormi paioli in cui bollono complessiva-
mente dai cinque ai sei ettolitri di vino
a romatizzati con zucchero, cannella, pe-
pe in grani e pezzi di mele sbucciate.
Flavio Brasili
19
LE MARCHE A VINORO
Per la tutela della tipicit c una partico-
l a re attenzione da parte dellAssessorato
Agricoltura che sta lanciando una serie
di iniziative che coinvolgono non solo le
regioni italiane, ma anche gli altri paesi
e u ropei che si affacciano sul Mediterr a-
neo, affinch anche le produzioni tipiche,
che non hanno, per le limitate quantit
prodotte, la possibilit di ottenere marchi
e altri riconoscimenti comunitari quali ad
esempio DOP , IGP, ma che comunque
costituiscono un prezioso patrimonio,
possano essere salvaguardate e tutelate.
Luana Spernanzoni
lla fine degli anni 80 il
C o n s o rzio di Tutela del
Ve rdicchio dei Castelli di
J esi ha intrapreso un pro-
getto di valorizzazione del
p roprio prodotto, com-
p rendente anche un pacchetto di ricerc h e
viticole ed enologiche. Le prove, com-
missionate allIstituto di Coltivazioni Ar-
b o ree della Facolt di Agraria di Milano
(gi operante nellarea per alcuni inter-
venti in aziende private), consistono prin-
cipalmente in indagini sulla variabilit ge-
netica del Ve rdicchio ai fini della selezio-
ne clonale e in alcune valutazioni degli ef-
fetti delle tecniche colturali sulla qualit
del vino. Le elaborazioni dei vini e le ana-
lisi chimiche e sensoriali sono state eff e t-
tuate presso la Cantina Sperimentale del-
lASSAM, dotata delle attre z z a t u re e del
personale tecnico specializzato in grado
di condurre vinificazioni su piccola scala.
IL VERDICCHIO 2000
Il 18 settembre 1999, a circa dieci anni
dallavvio di queste attivit, stato org a-
nizzato dal Consorzio di Tutela del Ve r-
dicchio dei Castelli di Iesi e dallAssivip il
convegno Alla scoperta del Ve rd i c c h i o
2000 volto alla divulgazione dei risultati
delle prove sopracitate. Accanto al bre v e
resoconto del convegno, in questa nota
v e rranno riportate e organizzate secondo
una logica applicativa alcune indicazioni
che riteniamo part i c o l a rmente intere s-
santi per coloro che intendono re a l i z z a re
nuovi vigneti.
VARIABILIT DEI VITIGNI
DELLITALIA CENTRALE
Il Prof. Scienza ha aperto la parte tecnica
del convegno con una relazione incentra-
ta sullorigine dei vitigni coltivati nellIta-
lia centrale e sulla variabilit intravarieta-
le. Questa sembra collegata alla tipologia
del materiale di propagazione trasportato
dai centri di origine della viticoltura ver-
so la nostra penisola dalle antiche popo-
lazioni durante i loro flussi migratori e
commerciali.
Il re l a t o re ha rimarcato che sul versante
adriatico dellItalia centrale sono giunti in
p revalenza materiali di propagazione co-
stituiti da vinaccioli che hanno dato luo-
go ad una serie di variet, diverse da
quelle delle zone di provenienza, spesso
c o m p rendenti al loro interno un grado di
polimorfismo abbastanza elevato. Questa
variabilit si sarebbe notevolmente ridot-
ta in seguito al processo di selezione
massale operato nellepoca postfillosse-
rica (cio quando fu necessario ricosti-
tuire tutto il materiale di propagazione vi-
ticolo, distrutto dal potente parassita fil-
lossera della vite) e soprattutto dopo il
l a v o ro di selezione clonale condotto in
Italia a partire dagli anni 60.
Il Dott. Valenti, dellUniversit di Milano,
rifacendosi anche alla relazione del Pro f .
Scienza, ha lamentato che le attivit di
selezione dei cloni finora condotte si so-
no basate quasi esclusivamente sulla
scelta di biotipi sani, caratterizzati da una
p roduttivit costante ed elevata e da una
buona gradazione zuccherina delle uve.
In seguito a questo processo, per cia-
scun vitigno sono stati moltiplicati pochi
cloni, ritenuti dei plusvarianti (cloni che
si differenziano per un miglior comporta-
mento rispetto alla media), perdendo co-
s la complessit e la variabilit insita
nelle popolazioni originarie presenti nei
vecchi vigneti.
Con lintento di re c u p e r a re gran part e
della variabilit clonale anticamente pre-
sente nel Ve rdicchio, il progetto, soste-
nuto dallomonimo Consorzio di Tutela e
p o rtato avanti dal Dott. Valenti e dai suoi
collaboratori, ha preso in esame vecchi
vigneti, spesso presenti in aree marg i n a-
li, ed ha permesso di individuare 162
presunti cloni. I candidati cloni sono stati
moltiplicati e le barbatelle ottenute sono
state messe a dimora in due campi di
comparazione costituiti nei comuni di
Cupramontana e Montecarotto. Le osser-
vazioni sul comportamento vegetativo e
p roduttivo delle piante sono state con-
dotte a part i re dal 1993 per concludersi
nel 1998. Le attivit hanno riguard a t o
i n o l t re la determinazione di alcune com-
ponenti chimiche dei mosti e le analisi
sensoriali dei vini, che hanno costituito
una base fondamentale per la selezione.
Allo scopo di pre s e rv a re la variabilit pi
ampia possibile allinterno del vitigno
Ve rdicchio, sono stati scelti numero s i
cloni successivamente riuniti in pac-
chetti utilizzabili per lelaborazione delle
diverse tipologie di Ve rdicchio pre v i s t e
20
SPERI M ENTAZI O NE
IL VERDICCHIO
DEL DUEMILA
A
Sono stati re c e n t e m e n t e
p resentati a Jesi al con-
vegno Al la scoperta del
Ve rdicchi o 2000 i ri sul-
tati di un i ndagi ne del -
l Uni versi t di Mi lano e
del lASSI VI P sulla varia-
bi l i t geneti ca del Ve r-
di cchi o a i f i ni de l l a
se l e zi one cl ona l e e ,
sugl i effetti del l e tecni-
che col tural i sul l a qua-
l it del vino.
dal disciplinare di produzione.
Ai fini della omologazione dei cloni e della
l o ro iscrizione al Registro Nazionale delle
variet di vite, il lavoro finora svolto dal
Dott. Valenti e dai suoi collaboratori do-
vr essere completato con le analisi fito-
sanitarie volte ad accert a re lassenza delle
principali malattie da virus e viru s - s i m i l i
nei materiali selezionati. Superato questo
necessario scoglio, i cloni potranno pas-
s a re alla fase di premoltiplicazione e alla
successiva diffusione vivaistica come
materiale certificato per la costituzione
dei nuovi vigneti. In attesa del completa-
mento degli accertamenti sanitari e delle
pratiche necessarie per lomologazione, il
Dott. Valenti ha dichiarato la sua disponi-
bilit a forn i re a chi ne faccia richiesta i
biotipi da lui selezionati attualmente pro-
pagabili come materiale standard .
PROVE DI TECNICA COLTURALE
La relazione del Dott. Pirovano ha affron-
tato alcuni aspetti della tecnica colturale
(densit di impianto, tipi di potatura e
p o rtinnesti) che sono stati studiati nei
campi sperimentali messi a dimora nel
1991 in tre diverse localit allinterno dei
Comuni di Cupramontana, Maiolati
Spontini e Serra San Quirico. Per quanto
riguarda la densit di impianto sono stati
valutati soprattutto gli effetti della distan-
za tra i filari (2,20 m, 2,60 m e 3,00 m)
mantenendo fisso il carico di gemme per
ettaro. In tale modo, il numero di gemme
lasciato con la potatura invernale su cia-
scuna vite stato ridotto al re s t r i n g e r s i
della distanza tra i filari. In queste condi-
zioni le variazioni della densit di impian-
to hanno portato solo scarse influenze
sul carico produttivo e leggeri incrementi
della gradazione zuccherina dei mosti.
Un diverso approccio poteva essere rap-
p resentato dal lasciare sulle viti il mede-
simo carico di gemme, indipendente-
mente dalla distanza tra i filari. Cos ope-
rando si sarebbe incrementato il carico
di gemme per ettaro, ottenendo corr i-
spondenti aumenti delle rese al diminuire
della distanza tra i filari. Questa soluzio-
ne part i c o l a rmente interessante pro-
prio per un vitigno come il Ve rd i c c h i o
che, come noto, presenta una ridotta
f e rtilit delle gemme di base e quindi
p roduzioni piuttosto basse nel caso in
cui si adotti una potatura corta a spero-
ne. Anche la relazione del Dott. Piro v a n o
ha infatti messo in luce che, passando
dalla forma di allevamento a capovolto a
quella a cordone speronato, si generano
consistenti abbassamenti delle rese con
innalzamenti del livello qualitativo delle
uve pi o meno marcati a seconda del-
lambiente di coltivazione.
Scarsa influenza sul comportamento pro-
duttivo del Ve rdicchio e sulla qualit delle
sue uve stata invece indotta dai 5 por-
tinnesti in esame, ad eccezione del vigne-
to di Serra San Quirico dove le condizioni
sono part i c o l a rmente critiche per la pre-
senza di un terreno compatto ed asfittico.
LASSAM VINIFICA E ASSAGGIA
Il Dott. Ricci, dellASSAM, ha infine pre-
sentato i risultati relativi alle micro v i n i f i-
cazioni condotte nellambito del pro g e t t o
sostenuto dal Consorzio di Tutela del
Verdicchio dei Castelli di J esi. La Cantina
Sperimentale dellASSAM ha infatti par-
tecipato a questo progetto per quanto at-
tiene la parte enologica occupandosi sia
21
Le vinificazioni di alcuni
cloni presenti nei campi
sperimentali dellASSAM
hanno messo in luce dif-
f e renze si a per le carat-
teri sti che chi mi che che
organolettiche
delle microvinificazioni che delle analisi
sensoriali dei vini. Le uve sono state vi-
nificate in bianco, seguendo un pre c i s o
p rotocollo, in modo da standard i z z a re il
pi possibile le operazioni e limitare la
variabilit dovuta alle tecniche enologi-
che. I vini ottenuti sono stati sottoposti
ad analisi di laboratorio per la determina-
zione dei principali parametri chimici e
sono stati successivamente oggetto di
valutazioni organolettiche che avevano il
duplice scopo di caratterizzare limpronta
varietale del Ve rdicchio con descrittori
specifici e di evidenziare le possibili dif-
f e renze sensoriali indotte dai cloni o dal-
le tecniche colturali.
I risultati ottenuti hanno fornito inform a-
zioni importanti sotto il profilo enologico
e sensoriale, sebbene siano necessarie
ulteriori verifiche.
Le vinificazioni relative ad alcuni cloni
p resenti nei campi sperimentali di Monte-
c a rotto e Cupramontana hanno perm e s s o
di mettere in luce diff e renze significative
sia per quanto riguarda le caratteristiche
chimiche dei vini che per quanto concer-
ne le analisi sensoriali. Bisogna tuttavia
r i c o rd a re che gli ambienti di coltivazione
hanno influenzato in maniera determ i n a n-
te la potenzialit dei singoli cloni.
Le prove enologiche condotte per alcune
delle varianti di tecnica colturale hanno
f o rnito vini che si sono mantenuti sem-
p re su buoni livelli sebbene siano state
o s s e rvate alcune diff e renze qualitative
attribuibili non solo alle diverse densit
di impianto, ma anche ai vari ambienti di
coltivazione.
I successivi interventi dei partecipanti al
convegno hanno dimostrato lintere s s e
dei viticoltori nei confronti della soluzio-
ne di alcuni dei principali aspetti connes-
si allimpianto dei nuovi vigneti e alla lo-
ro gestione con riferimenti non solo alla
base genetica e alla scelta clonale, ma
anche ad un insieme di tecniche colturali
che consentano una pi facile gestione
del vigneto. Le attivit intraprese a part i-
re dal 1992 dal settore viticolo del DIBIA-
GA dellUniversit di Ancona in collabo-
razione con lASSAM si inseriscono in
questa problematica con studi appro f o n-
diti sulle forme di allevamento e sui si-
stemi di potatura a bassa richiesta ma-
nodopera, sulla densit di impianto e
sulle tecniche di gestione del suolo.
Enzo Polidori
ASSAM
Elisa Manni
Dipartimento di Biotecnologie Agrarie ed
Ambientali dellUniversit degli Studi di Ancona
22
n importante Protocollo di In-
tesa stato firmato dalla Re-
gione e da nove Istituti di
c redito: Banca delle Marc h e ,
Banca Popolare di Ancona, Federazio-
ne Marchigiana delle Banche di Cre d i-
to Cooperativo, Cassa di Risparmio di
Fabriano e Cupramontana, Cassa di
R i s p a rmio di Fano, Cassa di Rispar-
mio di Fermo, Cassa di Risparmio di
L o reto, Cassa di Risparmio di Ascoli
Piceno, Monte dei Paschi di Siena.
Un Accordo che stato possibile gra-
zie alla disponibilit degli stessi Istituti,
che hanno concordato sulla necessit
di definire, attraverso il metodo della
c o n c e rtazione, regole comuni per assi-
c u r a re lo sviluppo del sistema agro a l i-
m e n t a re. "Parte assolutamente innova-
tiva dellAccordo ha sottolineato Mo-
ruzzi - che le caratteristiche del pro-
getto, per il quale si chiede il finanzia-
mento, sono fondamentali ai fini delle
garanzie": infatti allart. 16 viene pre c i-
sato che "il giudizio di solvibilit possa
e s s e re spostato dalla consistenza pa-
trimoniale dellimpresa o dellimpre n-
d i t o re alla validit imprenditoriale di un
p rogetto di sviluppo".
Questi gli altri punti qualificanti del-
lAccordo:
C redi to a breve term i n e . Viene con-
cesso il credito di funzionamento co-
me supporto finanziario nella fase in-
t e rc o rrente tra il sostenimento dei co-
sti per la coltivazione, lavorazione e
t r a s f o rmazione dei prodotti e la loro
vendita. Lentit di tale credito non po-
tr superare l80 per cento del valore
della PLV del fondo o dei costi gestio-
nali; la sua durata non potr essere
s u p e r i o re ai diciotto mesi; il tasso
massimo applicabile non sar supe-
r i o re al "prime rate A.B.I." e, per le
a ree montane o comunque disagiate,
sar ridotto di un ulteriore punto. E
i n o l t re previsto anche un credito per
lavviamento dellimpresa per quelle di
nuova istituzione per iniziativa di gio-
vani: in questo caso il credito con-
cesso fino al 100 per cento, con tassi
ulteriormente ridotti.
C redito a medio e l ungo termine. U n
sostegno part i c o l a re previsto per i
p rogetti di investimento e ammodern a-
mento delle imprese; possono essere
concessi mutui anche per quei pro g e t t i
non assistiti da contributo pubblico o
per la parte residua di quelli assistiti da
contributo pubblico in conto capitale:
in questo caso previsto anche un pre-
stito a titolo di prefinanziamento a tas-
so non superiore "alle condizioni euri-
bor vigenti", aumentate di 2.5 punti
p e rcentuali, che diventano 1.75 nei ter-
ritori svantaggiati.
Un apposito tavolo di concertazione
denominato Commissione per il Cre d i-
to al sistema agro a l i m e n t a re - avr la
funzione di tenere i rapporti tra i diver-
si soggetti, anche ai fini di aggiorn a re
le condizioni di riferimento; mentre
una Commissione tecnica mista avr il
compito di esprimere una valutazione
sui progetti di sviluppo che necessita-
no di credito a medio e lungo term i n e :
una valutazione che riguarder gli
aspetti tecnici, economici e finanziari
dei progetti di investimento e che, es-
sendo concordata tra le Parti, pu as-
s u m e re il "valore di certificazione". L i n-
t e rvento del Nucleo di Valutazione, che
ha sede presso lASSAM, pu essere
richiesto sia dal soggetto intere s s a t o ,
che dallo stesso istituto di credito.
L A c c o rdo si occupa anche di "ricom-
posizione fondiaria e della costituzio-
ne di unit poderali economicamente
e fficienti", in quanto, come noto, li-
nadeguata ampiezza delle aziende co-
stituisce un elemento di criticit del-
lintero settore: verranno quindi defini-
te forme di incentivo adeguate.
Si inserisce inoltre il concetto di "pro-
getti di eccellenza", cio quei pro g e t t i
che appaiono "vincenti" per la loro for-
za innovativa: rispetto a questi, ver-
ranno sperimentate nuove forme di
c redito "legando la remunerazione del
finanziamento concesso ai risultati
d i m p resa"; anche in questo caso de-
t e rminante sar lapporto del Nucleo
di Valutazione.
(e. r. )
Protocollo dIntesa tra Regione e nove Istituti di credito
PIU FACILE IL CREDITO
ALLAGROALIMENTARE
U
c e reali in genere ed in
p a rt i c o l a re il grano duro ,
r a p p resentano un settore
strategico per leconomia
agricola regionale sia in
t e rmini di superficie inve-
stita (circa 137.000 ha), sia per il note-
vole contributo economico fornito alle
aziende. Attualmente la riduzione dei
p rezzi di vendita e degli aiuti comunitari
stanno mettendo a rischio leconomicit
della coltivazione, per cui si rende indi-
spensabile valorizzare al meglio la pro-
duzione tramite nuovi interventi da eff e t-
tuarsi sullintera filiera. Tra questi, sem-
bra essenziale migliorare o razionalizzare
la fase dello stoccaggio, per incre m e n t a-
re la separazione delle partite per qualit
omogenee al fine di avere delle masse
u n i f o rmi pi gradite e valorizzate dal
m e rcato e dallindustria. E con questot-
tica, infatti, che la Regione Marche ha
a p p rovato e finanziato il progetto, pre d i-
sposto dallASSAM, che ha consentito la
realizzazione di una rete regionale fra gli
stoccatori, compatibile e collegata con
quella esistente a livello nazionale, gesti-
ta dallIstituto Sperimentale per la Cerea-
licoltura di Roma e dalle due associazio-
ni nazionali UNACE e UIAPROF.
La rete regionale stata realizzata anche
con la collaborazione del-
le associazioni cere a l i c o-
le (AMAC, ACER MAR-
CHE e ACEMAR MAR-
CHE) e mira a:
i n c e n t i v a re lo stoccag-
gio diff e renziato per
p a rtite omogenee in
base ai principali para-
metri qualitativi (%
p roteine, colore, peso
ettolitrico, ecc.);
c a r a t t e r i z z a re la pro-
duzione marc h i g i a n a
anche in funzione del-
le aree di coltivazione
per altro molto diver-
sificate per caratteri-
stiche ambientali e pe-
dologiche;
PRO M O ZI O NE
23
GRANO DURO
SI INVESTE IN QUALIT
I
Un progetto fi nanzi ato dal l a Regi one e pre d i s p o s t o
dall ASSAM consente la reali zzazione di una rete mar-
chi gi ana degli stoccatori col legata con quel la gi esi -
stente a l i vel l o nazi onal e gesti ta dal l I sti tuto Speri -
mentale per la Cerealicoltura e dalle due Associazioni
dei produttori ANIACE e UNIAPROF.
12,5
13,0
13,5
14,0
14,5
15,0
S
V
E
V
O
N
E
O
D
U
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T
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I
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I
O
F
L
A
V
I
O
Fig. 1 - Contenuto proteico (% su s.s.) per variet, nelle Marche
CENTRO DI STOCCAGGIO LOCALITA PROV.
C.A.P. DI OSIMO OSIMO AN
C.A.P. DI OSTRA CASINE DI OSTRA AN
Coop. CAMOS OSIMO AN
Coop. CEMCA PONTERIO DI MOTERADO AN
Coop. U.P.A.A. JESI AN
ITALCER s.r.l. OSIMO AN
LA CEREALE s.r.l. CASE NUOVE DI OSIMO AN
Sooc. Coop. C.E.M.C.A. a.r.l. PIANELLO DI OSTRA AN
C.A.P. DI ASCOLI PICENO S. ELPIDIO A MARE AP
CEREALTENNA s.r.l. MONTE URANO AP
S.C.A.C. DI CASTIGNANO CASTIGNANO AP
AGRITRADE s.r.l. TREIA MC
C.A.P. DI MACERATA RECANATI MC
CEREALMARCHE s.n.c. TOLENTINO MC
Coop. Agr. MONTESANTO a.r.l. POTENZA PICENA MC
Coop. VALLE DEL CHIENTI TOLENTINO MC
COPAR Soc. Coop. R.L. CINGOLI MC
A.C.O.F. s.r.l. FANO PU
BIONATURA s.r.l. COLBORDOLO PU
C.A.P. DI PESARO a.r.l. FANO PU
Tab. 1 - Ubicazione dei Centri di Stoccaggio
Variet
offrire al coltivatore:
m a g g i o re possibilit di collocamen-
to del prodotto in quanto partite non
caratterizzate troveranno sempre
pi difficolt di vendita;
notizie per pro g r a m m a re le scelte
varietali anche in funzione delle ca-
ratteristiche richieste dallindustria;
i n f o rmazioni tecniche pi specifiche
per i diversi areali di coltivazione;
o ff r i re agli operatori della filiera la
possibilit di conoscere in anticipo le
caratteristiche qualitative della pro d u-
zione regionale;
o ff r i re allindustria le condizioni per
p i a n i f i c a re gli acquisti per part i t e
omogenee.
Attualmente la rete costituita da 20
centri cos dislocati: 3 a Pesaro - U r b i n o ,
8 ad Ancona, 6 a Macerata e
3 ad Ascoli Piceno, come ri-
portato nella tab.1.
RISULTATI
ANNO 1999
Per ogni partita giunta al
c e n t ro di stoccaggio, oltre ai
parametri di proteine, umi-
dit, e glutine archiviati au-
tomaticamente, ne sono stati
registrati altri: variet, dose
di azoto distribuito in pre s e-
mina e in copertura, pre c e s-
sione colturale, giacitura ter-
reno, peso ettolitrico e re s a
ad ettaro.
In totale sono state rilevate
6800 schede, relative ad al-
t rettante partite stoccate e
valutate, delle quali 2760 in
p rovincia di Ancona, 695 ad
Ascoli Piceno, 2620 a Mace-
rata e 761 a Pesaro-Urbino.
Landamento stagionale e i
n u m e rosi fattori agro n o m i c i
che sono intervenuti con-
temporaneamente sulle col-
tivazioni, non hanno consen-
tito di evidenziare diff e re n z e
qualitative fra le variet im-
piegate, le zone di coltivazio-
ne e il tipo di concimazione
utilizzato, come evidenziato
nella tab. 2.
Nella tab. 3 sono riportate le
variet pi saggiate (espre s-
se in %) che si possono an-
che considerare come le pi
d i ffuse. G r a z i a risulta essere
24
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
55
0 >50 51-75 76-100 >100
%
Unit/ha
Fi g. 3 - R i p a rtizione in percentuale (%) della somministrazione per classi di azo t o
(unit/Ha) in presemina e in copert u ra
-4,0
-3,5
-3,0
-2,5
-2,0
-1,5
-1,0
-0,5
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
Variet
Fi g. 2 - Va riazione della media regionale del contenuto proteico (% su s.s.) e della resa (t/ha)
PROTEINE
RESA
AZOTO IN PRESEMINA
AZOTO IN COPERTURA
VARIET PROVINCIE Regione
AN AP MC PU %
GRAZIA 17,7 22,7 25,1 24,2 21,8
CIRILLO 12,2 2,3 20,2 16,8 14,7
DUILIO 11,9 34,3 5,0 26,4 13,1
ALTRI 19,6 10,7 6,9 5,7 12,3
APPIO 14,1 12,7 6,7 5,1 10,1
GIEMME 6,0 2,2 16,4 2,9 9,2
CRESO 1,4 4,5 4,7 4,9 3,4
COLOSSEO 3,0 4,9 3,7 0,5 3,2
NEODUR 1,4 1,2 5,7 1,1 3,0
SVEVO 3,4 2,9 1,9 0,9 2,5
FLAVIO 1,2 0,3 0,3 10,8 1,8
TRESOR 3,1 0,0 0,9 0,0 1,6
IONIO 0,6 0,9 2,0 0,0 1,1
SIMETO 1,8 0,3 0,3 0,4 0,9
BRINDUR 1,4 0,1 0,2 0,1 0,7
GIANNI 1,2 0,0 0,1 0,0 0,5
Tab. 3 - Diffusione delle variet (in %) nelle provincie e nella Regione
la pi coltivata nella regione e
distribuita equamente fra le pro-
vincie, seguita da C i r i l l o ( p o c o
coltivato in provincia di Ascoli
Piceno) e D u i l i o (molto diff u s o
ad Ascoli Piceno e pochissimo a
Macerata). Troviamo poi A p p i o
(diffuso solo ad Ancona e Ascoli
Piceno), seguito da G i e m m e
(solo a Macerata) e F l a v i o ( s o l o
a Pesaro-Urbino).
Nella fig. 1 sono riportati i valori
medi, in percentuale su sostanza secca,
del contenuto proteico delle variet pi
r a p p resentative: S v e v o p resenta il valore
pi elevato, viceversa F l a v i o quello pi
basso, N e o d u r e Tre s o r hanno forn i t o
valori interessanti.
Nella fig. 2 sono riportate le variazioni
dei contenuti proteici (% s.s.) e della re-
sa (t/ha) delle variet rispetto alla media
regionale: S v e v o associa positivamente i
due fattori, al contrario F l a v i o p re s e n t a
buona resa e basso contenuto pro t e i c o ,
Tresor associa buona resa e buon conte-
nuto proteico, mentre N e o d u r p re s e n t a
una resa inferiore alla media e un conte-
nuto proteico buono.
Nella fig. 3 riportata la ripart i-
zione in percentuale per livello
di azoto distribuito in pre s e m i-
na e in copertura; in merito alla
concimazione azotata in pre s e-
mina risultato che il 20% del-
le coltivazioni non sono state
concimate e il 20% circa hanno
avuto da 51 a 75 unit ettaro ,
m e n t re la maggior parte hanno
avuto un quantitativo inferiore
alle 50 unit ettaro. Relativa-
mente alla concimazione di copertura si
evidenziato che nel 25% delle coltiva-
zioni cerealicole la dose di azoto utilizza-
ta va da 76 a 100 unit, mentre nel 50%
superiore alle 100 unit ettaro.
Nella fig. 4 sono riportate le pre c e s s i o n i
colturali pi diffuse. La successione do-
po barbabietola da zucchero
la situazione pi ricorrente,
seguita dalle oleaginose e
dai cereali a paglia mentre ,
le successioni dopo mais,
leguminose e ortaggi sono
poco frequenti.
Nella fig. 5 sono riportati i
valori medi di peso ettolitri-
co e contenuto proteico delle
variet in prova: S v e v o a s-
socia ottimamente i due pa-
rametri; viceversa F l a v i o
p resenta un ottimo peso et-
tolitrico ma un ridotto conte-
nuto proteico. Il valore pi
basso di peso ettolitrico
stato fornito da B r i n d u r e
Colosseo.
CONCLUSIONE
Lattivazione della rete, oltre
ad aver permesso la cono-
scenza delle caratteristiche
qualitative di almeno una
p a rte della produzione mar-
chigiana, ha consentito di ve-
r i f i c a re le condizioni di colti-
vazione e le pratiche agro n o-
miche utilizzate pi fre q u e n-
t e m e n t e .
A l t ro aspetto secondario,
ma altrettanto importante,
quello di avere creato inte-
resse per il settore da part e
di tutti gli operatori della fi-
liera cerealicola.
Pierluigi Crescentini
Giuliano Mazzieri
Catia Governatori
25
12,5
13,0
13,5
14,0
14,5
15,0
75,0
76,0
77,0
78,0
79,0
80,0
81,0
Variet
Fi g. 5 - Media regionale del contenuto proteico (% su s.s.) e del peso ettolitrico (KgHhl)
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
BARBABIETOLE OLEAGINOSE CEREALI A PAGLIA MAIS LEGUMINOSA ORTAGGI
Fi g. 4 - Diffuzione in percentuale (%) delle precessioni colturali nelle March e
PROTEINE
PESO ETTOLITRICO
PROVINCIA PROTEINE GLUTINE
(% su s.s.) (%)
ANCONA 13,73 8,03
ASCOLI PICENO 13,65 8,44
MACERATA 13,66 8,45
PESARO - URBINO 13,32 9,45
MEDIA REGIONALE 13,65 8,40
Tab. 2 - Media regionale dei contenuti in proteine (%
su s.s.) e glutine (%)
26
PREVISTO DALLA FINANZIARIA
UN "FONDO PER LO SVILUPPO
DELL' AGRICOLTURA BIOLOGICA
E DI QUALIT"
Nei giorni scorsi il Senato ha approvato un emendamento alla finan-
ziaria nel quale si dispone la costituzione di un Fondo alimentato dai
titolari di "autorizzazione all'immissione in commercio e dagli eserc i-
zi di vendita di prodotti fitosanitari" part i c o l a rmente pericolosi.
In sostanza si tratta di un contributo pari al 5 per cento sul fattura-
to annuo (1% nel caso di prodotti di importazione) che andr a
g r a v a re sui pesticidi pi pericolosi per la salute e che lasciano pi
tracce sulle derrate alimentari.
Tale norma, volta alla disincentivazione dei pesticidi fa parte di una
serie di iniziative che i Ve rdi stanno promuovendo non solo in que-
sto settore, ma anche nel campo delle fertilizzazioni chimiche e in
ambito zootecnico, con la messa al bando dei mangimi contenenti
farine animali.
Le entrate reperite con questo meccanismo confluiranno nel "Fon-
do per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualit" e verranno
destinate alla ricerca e sperimentazione dell'agricoltura a basso
impatto ambientale, alla produzione di derrate alimentari con fun-
zioni preventive nei confronti di alcune malattie, nonch alla pro-
mozione e divulgazione di prodotti cos ottenuti e delle relative tec-
niche necessarie, a part i re dall'ormai noto codice di buona pratica
agricola di cui gi ci siamo occupati su queste pagine.
VIA LIBERA AI "NUOVI"
CONSORZI AGRARI
Via libera definitivo alla legge sui Consorzi agrari. L'ultimo assen-
so stato dato dalla commissione Agricoltura del Senato che in
sede deliberante ha confermato il testo recentemente licenziato
dalla Camera.
Il testo prevede il rimborso ai Cap di 1.100 miliardi (in tre tranche)
per le pregresse gestioni degli ammassi dei cereali; l'equiparazione
giuridica dei consorzi a comuni "coop" vigilate dal Ministero del
L a v o ro; la possibilit di eff e t t u a re operazioni di credito in natura
agli agricoltori nonch la riforma di tutta la rete consortile italiana.
L' ETICHETTA SUI CIBI
CONTENENTI ORGANISMI
GENETICAMENTE MODIFICATI
Tra qualche mese vi sar un'apposita etichetta sui prodotti alimenta-
ri per indicare che contengono organismi geneticamente modificati.
Il Comitato permanente di Bruxelles sugli alimenti, che rappre s e n-
ta i Governi dei Quindici, ha infatti approvato a maggioranza la
p roposta di regolamento della Commissione sull'etichettatura de-
gli alimenti con ingredienti transgenici, i "Novel food".
La proposta fissa all'1% la soglia degli organismi geneticamente
modificati (Ogm) che far scattare l'obbligo di etichetta.
L'etichetta "non contiene Ogm" sar invece apposta sui pro d o t t i
alimentari privi di geni o proteine modificati.
Il nuovo regolamento prevede che dovranno essere etichettati con
l'indicazione "contiene Ogm" i prodotti alimentari nei quali si rileva
la presenza di geni modificati o di proteine espresse da questi.
L'etichetta sar evitata in caso di Ogm presenti sotto l'1% se il
p ro d u t t o re prover che gli ingredienti transgenici sono entrati ca-
sualmente nel processo produttivo, come nel caso di vegetali mo-
dificati mischiati nel trasporto o di impollinazione incrociata tra
raccolti transgenici e "tradizionali" in campi contigui.
La proposta di regolamento indica poi una serie di ingredienti ali-
mentari che sono riconosciuti esenti da Ogm.
La lista non considerata esaustiva, per cui nuovi ingredienti sa-
ranno aggiunti, su richiesta delle imprese, se si prover che sono
esenti dai prodotti o processi "biotech".
SCONTRO TRA PARLAMENTO E
GOVERNO SUL CORPO FORESTALE
Braccio di ferro tra deputati della maggioranza e dell'opposizione e
Governo sulla regionalizzazione del Corpo forestale dello Stato.
Per i deputati, se deve essere fatta non deve essere imposta con
d e c reti legislativi (riservando al Parlamento solo il pro n u n c i a m e n-
to di semplici "pareri non vincolanti") ma da provvedimenti, come i
disegni di legge, che non estromettono le forze politiche dall'assu-
mere "diritti-doveri" su grandi decisioni politiche.
La sfida (con la richiesta al Governo di ritirare lo schema del decre t o
del presidente del Consiglio) stata lanciata alla Camera da 84
esponenti della maggioranza e da 20 del Polo che hanno iniziato a
d i s c u t e re due mozioni presentate dal verde Sauro Tu rroni e dal forz i-
sta Beppe Pisanu.
I motivi della contesa non sono tanto legati al "trasferimento di beni e
risorse non pi necessarie" allo svolgimento delle funzioni di compe-
tenza dello Stato", cos come previsto dai decreti legislativi 112/98 e
300/99, quanto al fatto che il Governo ha deciso di trasferire alle Re-
gioni il 70 per cento del Corpo, vale a dire 5mila delle 7mila unit ef-
fettive in serv i z i o .
Un aspetto, questo, molto preoccupante per i deputati che ritengo-
AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH
27
no che tale decisione incida sull'organizzazione e sulla capacit
operativa di un corpo di polizia che ha funzioni di polizia giudizia-
ria, di ordine e sicurezza pubblica, tant' che al Cfs sono stati attri-
buiti i compiti di polizia ambientale.
FRANTOI: PER I L MI NISTERO
LA BILANCIA OBBLI GAT O R I A ,
MA PU ESSERE COLLOCATA I N
QUALSIASI PUNTO DEL FRANTOIO
Il MIPA fornisce un'ancora di salvataggio ai frantoi nell'imminenza
dell'inizio della campagna olivicola.
Con i regolamenti Ce 2366/98 e 2367/98, sono stati posti a carico
dei frantoiani alcuni obblighi tesi a un migliore controllo nell'ero-
gazione degli aiuti. Tra questi, in particolare, stata prevista la do-
tazione di una bilancia automatica, che secondo le intenzioni della
UE, doveva essere inserita nella stessa linea dell'impianto di moli-
tura. Ma impianti con queste caratteristiche, secondo quanto han-
no comunicato le pi importanti industrie del settore, non ve ne
sono.
Il ministero ha ribadito che i regolamenti Ce vanno rispettati e che
la bilancia deve essere presente nel frantoio, ma questa pu essere
collocata in qualsiasi punto, in quanto il regolamento nel suo art i-
colato, non precisa nulla a riguardo.
PER L' ITALIA QUEST' ANNO
NESSUN TAGLIO AGLI AIUTI
ALL' OLIO D' OLIVA
Per la prima volta, dopo due campagne consecutive di forti ridu-
zioni dell'aiuto alla produzione per l'olio d'oliva, grazie al nuovo si-
stema delle Quantit Nazionali Garantite, che penalizza individual-
mente il Paese che supera la quota assegnatagli, gli olivicoltori ita-
liani non subiranno tagli.
Il Comitato di Gestione materie grasse dell'Ue ha determinato in
428mila 800 tonnellate la produzione stimata di olio d'oliva in Ita-
lia per la campagna 1998/99.
Tale quantitativo inferiore alla quantit nazionale garantita asse-
gnata al nostro Paese.
Nella presente campagna, il taglio dell'aiuto ha colpito solo Spa-
gna (-9%) e Grecia (-20%), che hanno entrambe superato sensi-
bilmente le rispettive quantit garantite.
L'Italia, invece, oltre a beneficiare dell'aiuto pieno, potr contare
sull'applicazione del meccanismo del riporto dell'80% della part e
di quantit garantita non coperta dalla produzione 98/99, aggiun-
gendo, per la campagna 1999/2000, altre 91mila tonnellate alla
quantit garantita, per un totale di oltre 634mila tonnellate.
IN ARRIVO UNA LEGGE
PER COMBATTERE LE FRODI
DEL LATTE IN POLVERE
Il comitato ristretto della commissione Agricoltura della Camera, il
13 ottobre scorso arrivato ad un accordo per varare un testo uni-
ficato di legge che prevede l'obbligo di utilizzo dei traccianti (in
pratica si tratta di coloranti vegetali assolutamente innocui per gli
animali) nel latte in polvere e nei suoi derivati. Attraverso questa
legge si vuole contrastare la frode particolarmente diffusa di utiliz-
zare il latte in polvere destinato all'alimentazione animale per quel-
la umana. L'uso del tracciante impedirebbe di aggirare la norm a t i-
va. L'attuale bozza unificata prevede la confisca dei prodotti com-
mercializzati o utilizzati senza tracciante.
CRESCE IL DISAVANZO
DELLA BILANCIA DEI BOVINI
C resce il disavanzo della bilancia dei bovini nei primi cinque mesi
del '99.
La bolletta con l'estero, secondo l'Ismea, ha sfiorato a tutto mag-
gio scorso 1.740 miliardi di lire con un aumento dell'1,3% sullo
stesso periodo del '98.
Le importazioni, ammontate a 256mila 500 tonnellate in equivalen-
te carni, hanno segnalato una crescita del 2,2% nonostante il ral-
lentamento nel comparto del vivo.
L ' i m p o rt di bestiame infatti sceso del 34%, mentre nel settore
delle carni a una flessione del 2% dei tagli freschi si contrappo-
sto un forte incremento nel comparto del congelato, in re c u p e ro
del 41% su base annua (oltre 19mila tonnellate).
La Francia, nonostante il calo delle vendite in Italia (-2% rispetto al
gennaio-maggio '98), si conferma primo forn i t o re con quasi il
40% dell'intero ammontare dell'import.
In frenata anche le spedizioni da Germania e Olanda, in seconda e
terza posizione con quote rispettivamente del 14 e di oltre il 12 per
cento, mentre raddoppiano le importazioni dall'Irlanda (aumenti si
segnalano inoltre da Spagna, Austria, Polonia e Brasile).
R i g u a rdo alle esportazioni si evidenziata una crescita del 3% in
volume (le vendite all'estero hanno oltrepassato le 48mila tonnel-
late), a fronte di perdite del 9% in termini di valore.
Progressi si rilevano in particolare sia per le carni fresche (+8,5%)
che congelate (+15%), mentre segnano il passo le esportazioni di
bovini vivi (-18% circa).
PREMI OVICAPRINI:
EMANATE LE NUOVE NORME
E' stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 ottobre la circolare
4 agosto '99, n. 9, del ministero per le Politiche agricole e forestali
con i chiarimenti sulla gestione dei premi Pac in favore dei produt-
tori di carni ovicaprine.
Il provvedimento integra e sostituisce parte di una precedente cir-
colare, la n. 1 del 23 gennaio '99.
Sono definiti i criteri per la presentazione delle domande di premio
e del premio supplementare previsti dalla normativa Ue e le cate-
gorie di ovini e caprini ammissibili.
Viene poi precisato che l'ammontare del premio per i produttori di
agnelli pesanti viene calcolato in funzione della perdita di re d d i t o
subita.
Identico il meccanismo per gli agnelli leggeri, ma con una riduzio-
ne del 20 per cento.
Fissate anche le pro c e d u re del trasferimento dei "diritti di pre m i o " ,
che devono tenere conto di limiti individuali per i produttori.
Le domande vanno presentate tra il 5 ed il 25 gennaio 2000.
a cura di Francesco Pettinari
e Angelo Zannotti
[Fonti AGRA]
AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH
P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E
28
LATTIVIT DELLA CNP
Parlando di viticoltura non possiamo ignorare
realt come quella della Conferenza Nazionale
P e rmanente delle Istituzioni che nelle regioni si
occupano di ricerca e sperimentazione vitivinico-
la. La CNP un Ente non commerciale senza fini di
l u c ro fondato nel 1988 per raccogliere le istitu-
zioni impegnate a livello locale nella produzione e di-
vulgazione dellinnovazione in campo vitivinicolo. L a t-
tuale segretario coord i n a t o re, di recente elezione, il
dott. Antonio Venturi.
Ne fanno parte centri regionali di sperimentazione, Agenzie re-
gionali di servizi, per le Marche lASSAM, consorzi interpro v i n-
ciali, mentre ne sono esclusi Universit, Istituti Sperimentali
nazionali e CNR.
I suoi scopi sono quelli di org a n i z z a re la domanda di ricerca e
sperimentazione e divulgazione nel settore, facilitando lincon-
t ro con enti finanziatori, re a l i z z a re iniziative comuni, compre s e
r i c e rca, sperimentazione e diffusione dei dati, e org a n i z z a re at-
tivit formative ed informative anche a livello europeo.
Agli operatori interessati si ricorda che la sede operativa della
CNP ha il seguente recapito: Filiera vitivinicola del CRPV, Vi a
Tebano 54, Faenza (indirizzo posta elettronica: c n p @ m b o x . d i-
namica. it).
FIOCCO AZZURRO NEL BIOLOGICO,
NATO MARCHE BIO
Nato allo scopo di commerc i a l i z z a re e pro m u o v e re i pro d o t t i
m a rchigiani, il consorzio delle aziende biologiche delle Marc h e
stato presentato ad Ancona in occasione del corso di form a-
zione per agronomi sui sistemi di qualit integrata org a n i z z a t o
d a l l O rdine Pro f e s s i o n a l e . P residente Bruno Sebastianelli. Lo
scopo dichiarato quello di favorire la collaborazione tra le
aziende per poter pre s e n t a re sul mercato pacchetti completi di
p rodotti alimentari biologici, in part i c o l a re rendendo pi co-
stanti le forniture alle mense scolastiche.
R a g g ruppa 18 aziende , dedite in part i c o l a re alla zootecnia, ma
anche produttrici di cereali sfusi e trasformati, vino, frutta e
verdura.
UN VIAGGIO
FRA LA
CANAPA
Nel 1997 stato re v o c a t o ,
grazie ad apposita circ o l a re
del MiPA, il divieto alla coltiva-
zione della canapa da fibra, fino
a quel momento omologata, o me-
glio, non distinta da quella indiana
nel testo di legge contro gli stupefacenti.
Da allora possibile coltivarla per la produzione di pasta da
c a rta, sebbene permangano problemi relativi allassenza di
strutture adeguate di trasformazione.
Vale per la pena di continuare la strada del suo re c u p e ro, in
quanto valida alternativa alla monocoltura e coltura che pu
degnamente entrare in una corretta rotazione, come ha ricorda-
to lAssessore Moruzzi in occasione del convegno Terra di car-
ta tenutosi il 5 novembre nella sede della Giunta Regionale.
Al convegno sono stati presentati i risultati del primo anno di
sperimentazione sulla produzione di pasta di cellulosa dalla ca-
napa, prova promossa dalla Cooperativa Humus di Castel di
Lama (AP) e dallAssocanapa, finanziata dal Consorzio Univer-
sitario Piceno con il supporto della Regione e realizzata dal
Centro Tecnico Industriale dellIstituto Poligrafico e Zecca dello
Stato di Roma.
LItalia importa oltre il 90 per cento della cellulosa utilizzata nel-
le cart i e re: la canapa potrebbe sostituirne parte. I campioni di
cellulosa ottenuti presentano adeguate caratteristiche pro d u t t i-
ve, persino superiori alle aspettative, come ha dichiarato Da-
niele Re, presidente della Humus. Andrebbe ora organizzata la
filiera produttiva completa, ed anche in fretta, viste le opport u-
nit che sembrano profilarsi per il prodotto.
R i c o rdiamo che per la produzione di canapa previsto, fin dal
1970, un aiuto ad ettaro di 1.300.000 lire ad ettaro, del quale i
nostri produttori non hanno potuto finora usufru i re a causa di
una legge un po bacchettona.
RIDEFINITE LE MODALIT
DI AIUTO REGIONALE
ALLE COOPERATIVE
Ridefinite le pro c e d u re per laccesso ai contributi previsti dalla
legge regionale 51/95, per interventi finalizzati alla riorg a n i z z a-
zione del sistema cooperativo agroalimentare locale.
P revisti contributi in conto capitale per ristrutturazioni e ade-
guamento di impianti, attre z z a t u re e beni materiali delle re t i
commerciali. Per lesercizio 99 gli investimenti ammessi sono
quelli realizzati nel biennio precedente alla presentazione della
domanda.
Le nuove pro c e d u re ribadiscono che la realizzazione dellinter-
vento devessere effettuata entro i tempi tecnici necessari alla
funzionalit del progetto, mentre la rendicontazione andr effet-
tuata entro sei mesi dal pagamento a saldo delle opere.
A cura di Gabriella Malanga
e Luana Spernanzoni
La legge tanto attesa sullagriturismo finalmente entrata in vigore.
Finalmente perch il suo iter stato lungo e tormentato.
Lungo nella fase di elaborazione e approvazione perch occorreva
trovare il giusto equilibrio tra le necessit dellagricoltura
e le problematiche poste dallofferta turistica tradizionale.
Tormentato perch la legge stata approvata dal Consiglio regionale e
respinta dal Governo per ben due volte, comportando
anche un ricorso alla Corte Costituzionale.
E bene ricordare che lultima votazione da parte del Consiglio regionale
del 1997 e la Corte Costituzionale si espressa,
per la "non ammissibilit", alla fine del settembre ultimo scorso.
Abbiamo ritenuto opportuno pubblicare la legge integralmente,
corredata anche da un allegato sulle norme igienico-sanitarie.
Pubblichiamo anche unindagine svolta dallUniversit di Ancona
sulla domanda e offerta di agriturismo,
unoccasione per delineare le prospettive del settore e per orientare
le scelte della nuova leva di imprenditori agrituristici.
l mercato dei servizi agrituristici in
Italia, pur riflettendo unevoluzio-
ne simile a quella osservata nel
pi ampio settore turistico, mo-
stra, tuttavia, alcune peculiarit.
Il successo attuale del sistema
deriva da spinte propulsive pro v e n i e n t i
sia dal lato dellofferta che da quello della
domanda.
Sul versante delloff e rta si riscontra un
impegno degli operatori del settore indi-
rizzato soprattutto alla qualit dei serv i z i
o ff e rti. Dal lato della domanda, la ten-
denza quella di una maggiore qualifica-
zione e specializzazione dei bisogni da
parte dellutenza.
In questo articolo si illustrano alcuni risul-
tati dellindagine svolta nellestate 1997*
per conto della Federazione Pro v i n c i a l e
Coltivatori Diretti di Ancona (Naspetti et
al., 1999), che aveva appunto lo scopo di
i n d i v i d u a re gli elementi caratteristici del-
levoluzione della domanda e delloff e rt a
a l l i n t e rno del comparto agrituristico.
Il confronto fra le caratteristiche dei
clienti potenziali e di quelli effettivi ha
p e rmesso di eff e t t u a re una verifica del-
ladeguatezza delle stru t t u re ricettive
operanti nel territorio della provincia di
Ancona rispetto a quanto richiesto dal
mercato.
LANALISI DELLA DOMANDA
NAZIONALE DI AGRITURISMO
Il 66% degli intervistati (frequenza asso-
luta=132 soggetti) ha espresso intere s s e
per la vacanza agrituristica.
Lagriturista-tipo fotografato dallindagi-
ne adulto, vive in citt, ha un et com-
p resa fra 41 e 60 anni (Tabella 1) e fa
parte di una famiglia formata in media da
3-4 persone. Chi ha gi fruito o interes-
sato ai servizi agrituristici ha in genere
grado di istruzione, attivit pro f e s s i o n a l e
e reddito medio-elevati, e interessi cultu-
rali e sociali diversi.
Nello scegliere la tipologia di vacanza la-
griturista tiene conto del suggerimento
di amici, anche se la maggior parte degli
i n t e rvistati (70%) preferisce poi org a n i z-
z a re le proprie vacanze in modo autono-
mo, senza intermediari. Per quello che
r i g u a rda gli obiettivi, il campione interv i-
stato gradisce trascorre re le proprie va-
canze nella tranquillit, eventualmente
con la famiglia od in compagnia dei pro-
pri amici; tuttavia, mentre vengono rite-
nuti importanti gli aspetti relativi allam-
p l i a re le proprie conoscenze, la pro p r i a
cultura ed il contatto con la natura, non
risulta part i c o l a rmente rilevante, in me-
dia, la possibilit di praticare sport.
Lanalisi della domanda a livello naziona-
le ha ritratto un nuovo modello di consu-
30
a cura della Facolt di Agraria
AGRITURISMO,
DOMANDA E OFFERTA
Lindagine ha avuto lo scopo di individuare gli elemen-
ti caratteri stici dell evoluzi one del la domanda e del -
l o ff e rta del comparto agri turi sti co. Accanto al pro f i l o
di un nuovo cliente si delinea anche una nuova tipolo-
gia di azienda ed una specifica professionalit
Interessati allagriturismo Campione generale
Fascia di et Frequenze Frequenze Frequenze
assolute relative relative
<20 5 4 4
21-30 30 23 20
31-40 20 15 15
41-50 31 23 19
51-60 21 16 13
>60 22 17 24
N.I 3 2 5
Totale 132 100 100
Tab. 1 - Composizione della popolazione interessata allagriturismo per
fasce di et e confronto col campione La ricerca ha aff rontato sia lanalisi della do-
manda a livello nazionale e internzionale sia la
verifica della qualit dellofferta di servizi agritu-
ristici nella Provincia di Ancona. Lo studio della
domanda ha coinvolto un campione di 200 sog-
getti, scelti fra gli abbonati al telefono e re s i-
denti in 10 grandi citt italiane, ai quali stato
somministrato un questionario telefonico. E
stata inoltre parallelamente condotta unindagi-
ne campionaria sui clienti delle aziende agrituri-
stiche delle aree obiettivo 5B della Provincia di
Ancona aderenti allassociazione "Te rr a n o s t r a " ,
tramite somministrazione di un questionario
anonimo direttamente in azienda.
I
mo dei servizi agrituristici. Come gi av-
veniva agli inizi del fenomeno, negli anni
settanta, il cliente delle aziende agrituri-
stiche ricerca ancora oggi un tipo di va-
canza alternativa a quella di massa, lon-
tana dai luoghi affollati (Cannata, 1987;
Naspetti et al., 1999). Al tempo stesso,
tuttavia, anche un turista colto ed esi-
gente, che desidera una forma di ospita-
lit in ambiente rurale, purch sia rispet-
tata la sua domanda di relax e di ritorno
alla natura, di cibi sani e genuini. Il con-
cetto di vacanza a buon mercato, un
tempo associato allagriturismo, viene
oggi in parte sostituito da quello della
vacanza qualificata in ambiente ru r a l e ,
con strutture e servizi adeguati allo stan-
dard alberghiero, ma con una sua imma-
gine peculiare caratterizzata da: natura,
animali, rapporti interpersonali, spazi di
socializzazione allaria aperta, spazi per
bambini, ecc..
Tale caratteristica confermata anche
per quanto riguarda lacquisto di even-
tuali prodotti aziendali: infatti, tra i diver-
si fattori, assume scarsa importanza il
fattore prezzo ed invece maggiore il va-
l o re attribuito alla qualit dei prodotti in-
tesa come sapore, genuinit e freschezza
( Tabella 2). C quindi una domanda po-
tenziale di alimenti genuini per i quali si
anche disposti a pagare un po di pi, e
qualcuno, avendone sentito parlare, vor-
rebbe acquistare prodotti biologici (il
59,5%).
Accanto a un nuovo profilo di cliente di
agriturismo si delinea anche una n u o v a
ti pol ogi a di azi enda: lontana dai centri
urbani, in collina, ma relativamente vici-
na al mare e abbastanza raggiungibile.
Per quanto riguarda luogo, tipo di stru t-
tura ricettiva ed altre attrattive, lazienda
agrituristica ideale collocata per circa il
40% degli intervistati in localit allinter-
no della propria area geografica e per il
60% al mare (Tabella 3).
Per quanto riguarda i servizi, abbastanza
gradita lesperienza di fattoria, intesa
come osservazione della famiglia ru r a l e
nel suo esercizio quotidiano, ma non co-
me partecipazione lavorativa alle attivit
agricole, poco conciliabile daltronde con
il desiderio di quiete, riposo e tranquillit
richiesti alla vacanza rurale. L a g r i t u r i s t a
potenziale, pur non aspettandosi di tro-
v a re servizi di tipo alberg h i e ro, gradisce
t ro v a re, in azienda o nelle immediate vi-
cinanze, il maneggio e la piscina.
LOFFERTA AGRITURISTICA
NELLA PROVINCIA DI ANCONA
Come ovvio, non tutte le aziende agri-
turistiche marchigiane sono assimilabili,
per qualit dei servizi offerti, a quelle del-
la provincia di Ancona, anche se vi cer-
to pi omogeneit a livello regionale che
interregionale.
In questa parte dello studio si pre s e n t a
lindagine della realt delle aziende che
svolgono attivit agrituristica nellare a
5B della provincia di Ancona. Le 27 unit
rilevate mostrano molti elementi in co-
mune con lazienda ideale tracciata dalla
precedente indagine, anche se il fenome-
no in questarea poco diffuso (intere s-
sa il 60% dei comuni) e molto poco con-
centrato: solo i comuni di Arcevia e Fa-
briano, localit di interesse storico cultu-
rale, contano 5 operatori ognuno, negli
altri comuni si trovano 1, o massimo 3,
aziende agrituristiche.
Lazienda-tipo a conduzione familiare
ed ha iniziato da poco ad operare (il
maggior numero di nuove autorizzazioni
si avuto a cavallo del 1994-1995: 60%
delle aziende sul totale delle esistenti)
(Figura 1) incoraggiata anche dalle nuo-
ve normative regionali e non.
Gli imprenditori agrituristici sono in
maggioranza donne e di et superiore ai
55 anni; tuttavia la presenza di forze gio-
vani nellazienda familiare fa ben sperare
per il futuro del settore agrituristico.
Le aziende hanno in genere una superf i-
cie modesta, sono disseminate nel terr i-
torio collinare e sono poco distanti dal
c e n t ro abitato, anche questo spesso di
limitate dimensioni. La piccola dimen-
sione prevale anche per il numero di ca-
m e re (meno di 10 posti letto) e per quel-
lo dei coperti nella ristorazione (meno di
45). Le stru t t u re sono di buon livello
(54%) o eccellente (17%), ma difficili da
i n d i v i d u a re in quanto la segnaletica ca-
rente; in alcuni casi esistono attre z z a t u-
31
Valore Motivo
Risposte = 132 Sapore Freschezza Genuinit Prezzo
Poco, niente 8 3 4 56
Abbastanza molto 116 120 119 67
Non indica 8 9 9 9
Media 3,60 3,68 3,74 2,95
C.V 0,17 0,14 0,14 0,33
Scala dei valori: 1=niente, 2=poco, 3=abbastanza, 4= molto
Tab. 2 - Motivi per preferire i prodotti messi in vendita nelle aziende agrituristiche
Fig. 1 - Avvio attivit agrituristica
0
5
10
15
20
25
30
1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996
n aziende
re ricreative e sportive. L o ff e rta di serv i-
zi riguarda anche leventuale part e c i p a-
zione alla vita rurale nei suoi aspetti di
socialit ma non di pratica lavorativa.
Lindagine ha rilevato una certa omoge-
neit dei servizi di tipo alberg h i e ro off e r-
ti (allinterno della diversit delle azien-
de); del resto, la domanda orientata ad
una maggiore diff e renziazione in term i n i
di servizi di tipo rurale, e, seppure il
turista si aspetti comfort pi elevati che
in passato, la competizione non si basa
ancora su caratteristiche tipiche della
vacanza in albergo (frigo-bar, telefono in
camera, TV, ecc.).
Il tipo di soggiorno off e rto infatti
c o n f o rtevole, ma semplice per quanto ri-
g u a rda lambientazione ed i servizi off e r-
ti: il giardino (54%), i giochi per linfan-
zia, le bocce e il ping pong.
Il 58% delle aziende fornisce solo serv i z i
di ristorazione; le aziende che, invece,
f o rniscono servizi di pernottamento (do-
ve prevale lalloggio in camere rispetto a
quello in appartamento o allagricampeg-
gio) affiancano nell88% dei casi anche
la somministrazione dei pasti.
Lazienda agrituristica della provincia di
Ancona in genere fornisce anche serv i z i
complementari a quello di tipo essenzial-
mente turistico: il 37,5% associa alla ri-
storazione, e anche pi spesso allospita-
lit, la vendita di prodotti aziendali, so-
prattutto prodotti ort o f rutticoli e vino,
evidenziando il rapporto di connessione
e complementarit tra attivit agricole e
attivit agrituristiche.
Si riscontra, tuttavia, la mancanza di un
legame con il territorio per quello che ri-
guarda lofferta dei prodotti aziendali, so-
prattutto a livello di ristorazione: pochi i
prodotti tipici e tradizionali, sia locali che
regionali. Lalimentazione genuina, con
qualche proposta di cucina tipica, ma
poco differenziata e valorizzata.
Il livello dei prezzi piuttosto competiti-
vo: il prezzo medio per un camera e pri-
ma colazione nelle aree 5B della pro v i n-
cia di Ancona , infatti, tra le 30.000 e le
40.000 lire.
Come ovvio, non tutte le aziende agri-
turistiche marchigiane sono assimilabili,
per qualit dei servizi offerti, a quelle del-
la provincia di Ancona, anche se vi cer-
to pi omogeneit a livello regionale che
interregionale.
IL CLIENTE EFFETTIVO
IN PROVINCIA DI ANCONA.
Il cliente-tipo dellagriturismo soprat-
tutto locale, se va in azienda per mangia-
re, mentre la maggior parte della cliente-
la che chiede di pern o t t a re pro v e n i e n t e
da fuori regione, soprattutto dai gro s s i
centri urbani o dallestero. La clientela
della ristorazione giovane con re d d i t i
medi, ed essendo composta soprattutto
da single o coppie, non ha problemi a
s p e n d e re; la frequentazione concentra-
ta durante il fine settimana.
Lagriturismo marchigiano coinvolge una
clientela di tipo familiare, di et media
i n t o rno ai 40 anni, proveniente dallItalia
centrale. Risulta tuttavia evidente, per
quanto riguarda let, la contemporanea
p resenza di due distinti segmenti di do-
manda: uno composto da giovani di
et inferiore a 30 anni (27,3% delle ri-
sposte); un altro composto da persone
mature di et fra 41 e 60 anni (41,6%).
Chi si recato negli agriturismi della no-
stra provincia apprezza in misura media
il divertimento, la compagnia degli amici
e gli aspetti tipici di una vita perc e p i t a
come pi naturale, quali il contatto con
la natura ed il consumo di cibi genuini.
Come gi evidenziato nellindagine nazio-
nale, il trinomio naturalit-genuinit-
tranquillit si conferma essere alla base
della domanda prevalente di agriturismo.
Se la relativa economicit dei serv i z i
agrituristici ha spinto per la prima volta
in un agriturismo un settimo degli inter-
vistati, i bassi prezzi sembrano non rap-
p re s e n t a re una caratteristica ritenuta sa-
liente da parte degli intervistati. Per
quanto riguarda la possibilit di acqui-
stare prodotti tipici della zona, il campio-
ne intervistato ha mostrato, in media, di
gradire tale possibilit.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Il 20% degli intervistati prevede una
maggiore disponibilit di ferie nei prossi-
mi 5 anni.
Questo elemento, insieme alla sostanzia-
le corrispondenza trovata tra la domanda
potenziale di servizi agrituristici e loff e r-
ta effettiva, pu sicuramente aprire at-
traenti prospettive per gli impre n d i t o r i
agricoli marchigiani che vorranno inve-
s t i re nellaccoglienza, tenendo conto del-
le indicazioni di agriturista tipo e di
azienda ideale. Del resto, la maggiore va-
riet nelle tipologie di clienti (segmenta-
zione del mercato) unita allincre m e n t o
delle loro esigenze sta stimolando loffer-
ta verso una pi elevata specializzazione
e dinamicit del servizio.
Tuttavia, oltre al miglioramento qualitativo
dei servizi, per raccogliere i favori di per-
centuali maggiori di turisti sar necessaria
unadeguata promozione che, insieme ad
un servizio centralizzato di pre n o t a z i o n i ,
p o t re b b e ro risultare part i c o l a rmente eff i-
caci specie in localit diverse da quelle
c o s t i e re, meno note e meno presenti negli
itinerari turistici tradizionali.
Simona Naspetti
dottoranda di ricerca
presso la facolt di Agraria
dellUniversit di Ancona
Raffaele Zanoli
professore associato
presso la facolt di Agraria
dellUniversit di Ancona
32
Nrisposte =132 Carattere(*)
Valore (*) Vicinanza Vicinanza Altitudine Raggiun-
alla citt alla costa gibilit
1 6 43 22 65
2 2 1 0 1
3 12 31 45 15
4 2 0 6 5
5 105 52 54 41
Non indicato 5 5 5 5
Media 4,56 3,13 3,55 2,65
C.V. 0,23 0,55 0,41 0.68
(*) scala di valori: 1=Vicino alla citt, al mare, in pianura, raggiungibile
5=Lontano dal mare, dalla citt, in montagna, isolato.
Tab. 3 - Descrizione dellazienda ideale
BIBLIOGRAFIA
Bellencini Meneghel G.,
Agriturismo in Italia,
Patron, Bologna, 1991.
Cannata G. (a cura di),
La domanda di agriturismo nelle
campagne italiane, Anagritur,
Roma, 1987.
Naspetti S., Segale A., Zanoli R.,
La domanda nazionale ed interna-
zionale di agriturismo: risultati di
unindagine empirica,
Estimo e territorio, n. 11, 1999.
33
CAPO I
Attivit agrituristica
Art. 1
(Finalit)
1 . La Regione, in attuazione degli articoli 5 e 6 dello statu-
to e nel rispetto dei principi contenuti nella legge 5 dicembre
1985, n. 730, detta norme in materia di agriturismo.
2 . L a gri c o l t u ra, in armonia con gli indirizzi di politica agri-
cola comunitaria e degli altri settori produttivi, viene sostenuta
anche mediante la promozione di idonee forme di turismo nel-
le campagne, volte a favorire lo sviluppo e il riequilibrio del ter-
ri t o rio agricolo e ru ra l e, ad agevolare la permanenza dei pro-
d u t t o ri agricoli nelle zone ru rali attraverso lintegrazione dei
redditi aziendali e il miglioramento delle condizioni di vita, a
migliorare lutilizzo del patrimonio naturale ed edilizio, a favori-
re la conservazione e la tutela dellambiente, a va l o rizzare i
prodotti tipici, a tutelare e promuovere le tradizioni e le iniziati-
ve culturali del mondo ru ra l e, a sviluppare il turismo sociale e
giovanile e a favorire i rapporti tra la citt e la campagna.
Art. 2
(Definizione di attivit agrituristiche)
1 . Per attivit agri t u ristiche si intendono quelle di ri c e z i o n e
e ospitalit esercitate dai soggetti di cui allarticolo 4, in ra p-
p o rto di connessione e complementarit rispetto alle attivit
a gricole che devono comunque rimanere principali, attrave r s o
lutilizzazione delle strutture e dei fondi dellazienda agricola a
qualsiasi titolo condotta. Le attivit agri t u ristiche non costitui-
scono esercizi pubblici commerciali di ri s t o ra z i o n e, albergo,
affittacamere o vendita di alimentari.
2. Sono attivit agrituristiche in presenza dei requisiti di cui
allarticolo 5:
a ) dare ospitalit in locali aziendali a ci adibiti o in spazi apert i
o p p o rtunamente attrezzati per la sosta dei campeggiatori ;
b ) s o m m i n i s t ra r e, per il consumo sul posto, pasti e beva n d e, ivi
comprese quelle a carattere alcolico e supera l c o l i c o, cara t t e ri-
stici e tipici della regione;
c) vendere i prodotti aziendali e tipici della zona;
d) t ra s fo rm a r e, in proprio o attraverso aziende estern e, prodotti
d e ri vati dallazienda, se finalizzati allattivit agri t u ri s t i c a ;
e) organizzare attivit ri c r e a t i ve, sport i ve, divulgative e cultu-
rali nellambito dellazienda o delle aziende associate o se-
condo itinerari agrituristici integrati.
Art. 3
(Rapporto di connessione e complementarit)
1 . Le attivit agri t u ristiche devono risultare in ra p p o rto di
connessione e complementariet con lattivit agricola.
2 . Si ha ra p p o rto di connessione e complementarit quan-
do la superficie dellazienda, le produzioni ottenu t e, le stru t t u-
re presenti e le persone che forniscono il lavoro manuale e in-
tellettuale per la conduzione aziendale consentono lo svo l g i-
mento stagionale dellattivit agri t u ristica e quando lammon-
tare del volume daffa ri dellattivit agricola, aumentato delle
i n t e grazioni al reddito previste dalla norm a t i va comu n i t a ri a ,
nazionale e regionale vigenti, prevalente rispetto al vo l u m e
di affari dellattivit agrituristica, decurtato dei movimenti inter-
ni di beni, di manodopera e degli acquisti effettuati presso al-
tre aziende agricole limitrofe.
3 . Per la determinazione del tempo di lavoro dedicato al-
lattivit agricola si deve tenere conto delle condizioni di part i-
colare disagio opera t i vo in relazione al terri t o rio e alle tecni-
che colturali, nonch dellorganizzazione dellimpresa agri c o l a
nella sua globalit, secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regio-
nale.
4.Il rapporto di connessione e complementarit presunto
nel caso di aziende che diano ospitalit completa a non pi di
otto persone o somministrino sedici pasti giorn a l i e ri, oppure
accolgano campers e roulottes per un massimo di quattro
piazzole.
5 . Nelle aree di montagna e svantaggiate definite dalla di-
r e t t i va comu n i t a ria n. 268 del 1975 e successive integrazioni e
modificazioni, nelle zone depresse, riconosciute tali ai sensi
d e l l a rticolo 1 della legge 22 luglio 1966, n. 614 e nelle aree
comprese nei parchi regionali e nazionali e in quelle sottoposte
a vincoli di tutela integrale dal piano paesistico ambientale re-
g i o n a l e, il ra p p o rto di connessione e complementarit dellatti-
vit agricola con quella agri t u ristica va accertato sulla base dei
p a ra m e t ri previsti per la determinazione del reddito agricolo in-
trodotti dal regolamento CEE 2328/1991 e successive modifi-
c a z i o n i . In queste aree il venticinque per cento del reddito pro-
dotto dallattivit agri t u ristica considerato agricolo a compen-
sazione dellesubero di manodopera per leconomica gestione
dellattivit agricola e del ra p p o rto negativo lavoro/reddito che
in tali aree si ve rifica, nonch dellimpegno dedicato alla con-
s e rvazione degli spazi agricoli e alla tutela dellambiente.
6.Al fine di verificare le condizioni di cui ai commi 2 e 5 lo-
p e ratore agri t u ristico tenuto a presentare, unitamente alla
domanda di iscrizione nellelenco regionale di cui allarticolo 9,
una relazione sullattivit agrituristica dalla quale risultino:
a) lordinamento colturale o gli indirizzi produttivi che si inten-
de attuare nel triennio;
b) la consistenza delle strutture edilizie presenti sul fondo con
lindicazione della loro destinazione ed utilizzazione;
c) la previsione del volume daffa ri dellattivit agricola o del
r e d d i t o, comprensiva degli aiuti di mercato e delle integra-
zioni di reddito possibili e del volume daffa ri o del reddito
dellattivit agrituristica;
d) lindicazione delle unit lavo ra t i ve impegnate in azienda e
del monte complessivo annuo di giornate-lavoro dedicate
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
Legge regionale 18 Ottobre 1999, n. 27
NORME PER LATTIVIT AGRITURISTICA
E PER IL TURISMO RURALE
allattivit agricola e a quella agrituristica;
e) la descrizione dei servizi offe rti o che si prevede di offri r e
nellambito dellattivit agri t u ristica, unitamente allindivi-
duazione della capacit ri c e t t i va sia come posti letto che
come spazi di sosta che come posti per la somministra z i o-
ne di pasti e bevande;
f) i prezzi praticati o che si intende praticare per i servizi agri-
turistici offerti;
g ) lordinamento coltura l e, lattivit agricola svolta in passato e la
data di insediamento dellazienda.
7.La relazione di cui al comma 6 viene ripresentata entro il
31 dicembre di ciascun triennio successivo alla data di inizio
dellattivit.
Art. 4
(Operatori agrituristici)
1 . Possono svolgere attivit agri t u ristiche gli imprenditori
agricoli singoli o associati di cui allarticolo 2135 del codice ci-
vile ed i fa m i l i a ri partecipanti allimpresa ai sensi dellart i c o l o
230 bis dello stesso codice civile.
2.Gli imprenditori agricoli di cui al comma 1 possono avva-
lersi, anche per lesercizio dellattivit agri t u ristica, della colla-
b o razione di loro fa m i l i a ri, ai sensi dellarticolo 230 bis del co-
dice civile e di personale dipendente assunto per lattivit
aziendale con contratto di lavoro agricolo.
3 . Possono av valersi del titolo di operatore agri t u ristico solo gli
i m p r e n d i t o ri agricoli singoli o associati iscritti nellelenco regionale
di cui allarticolo 9 e in possesso dellautorizzazione di cui allart i-
colo 10.
4 . Possono util izzare le denomi nazioni a gri t u ri s m o e
a gri t u ri s t i c o solo i soggetti di cui al comma 3.
5 . E vietato luso delle denominazioni di a gri t u ri s m o ,
agrituristico, agriturist, anche modificate, alterate, rettificate
o associate ad altre denominazioni, come marchio individuale
o commerciale, insegna, ragione sociale da parte di soggetti
che non possono av valersi del titolo di operatore agri t u ri s t i c o
ai sensi del comma 3. E fatta salva la facolt dellutilizzo della
p r o p ria denominazione da parte dellassociazione A gri t u ri s t
e dei suoi associati.
Art. 5
(Requisiti)
1. La capacit ricettiva delle aziende agricole che svolgono
attivit agrituristiche non deve essere superiore:
a) per ospitalit in alloggi:ad un massimo di diciotto posti letto
elevabili a quaranta posti letto per le forme societarie e coo-
perative che abbiano ottenuto una sola autorizzazione alle-
sercizio di attivit agrituristica. Esclusivamente per le azien-
de ricadenti nelle aree di cui allarticolo 3, comma 5, con-
sentito raggiungere il limite di trenta posti letto per le azien-
de singole e sessanta per le forme associate;
b) per la sosta in spazi aperti: il limite massimo pari a dodici
p i a z zo l e. In questo caso lazienda agricola deve avere una
superficie minima di almeno tre ettari, ricadenti nello stesso
comune o in comuni limitrofi di cui almeno un ettaro e mez-
zo accorpato;
c) per la somministrazione di pasti e bevande sul posto: la ca-
pacit di ristorazione della struttura non pu superare il nu-
mero di cinquanta posti a tavo l a ; la stessa elevabile a ot-
tantacinque in caso di fo rme societarie o coopera t i ve che
abbiano ottenuto una sola autorizzazione allesercizio di at-
tivit agri t u ri s t i c a . I locali per la consumazione dei pasti
d e bbono essere dimensionati al numero dei posti a tavo l a
ammissibili.
2 . Nel caso di somministrazione di pasti e beva n d e, questi
debbono provenire per almeno il 30 per cento della quantit di
m a t e ria prima utilizzata direttamente dalla produzione azien-
d a l e. I prodotti integrativi e complementari per la prepara z i o-
n e, provenienti dalla ordinaria distri buzione dei beni alimenta-
ri, non devono superare il 25 per cento. La restante parte deve
p r ovenire da aziende agricole singole o associate e da azien-
de di trasformazione dei prodotti agricoli della regione.
3 . Per le aziende che pratichino agri c o l t u ra biologica e of-
f rano pietanze e bevande esclusivamente biologiche con-
sentita la riduzione dellautoapprovvigionamento dalla produ-
zione aziendale ad almeno il 20 per cento; la restante part e
pu provenire da altre aziende biologiche marchigiane; s e
queste non fossero in grado di fo rnire i quantitativi necessari
nelle percentuali di cui al comma 2, gli stessi possono essere
acquistati da aziende biologiche ubicate fuori dal terri t o rio re-
gionale.
4 . Per la vendita in azienda e per la somministrazione sul
posto sono considerati di propria produzione i cibi e le beva n-
de prodotti e lavo rati in modo tradizionale nellazienda agri c o-
la, nonch quelli ricavati da materie prime dellazienda agrico-
la anche attraverso lavorazione esterna. Le produzioni interes-
sate da questultima lavorazione devono mantenere le caratte-
ristiche originali di ogni produzione tipica.
5 . Sintende per attivit agri t u ristica stagionale quella svo l-
ta per un periodo compreso tra un minimo di sessanta giorni e
un massimo di duecentosettanta giorni allanno, fra z i o n a b i l i
nellarco dellanno, per un periodo minimo di quindici giorn i ,
salvo riposo settimanale, del mese o della settimana a discre-
zione dellimprenditore agricolo. Il periodo di apertura deve es-
sere comunicato entro il 31 dicembre dellanno precedente al-
l a m m i n i s t razione comu n a l e. E ventuali va riazioni nei periodi di
o p e rativit dellazienda devono essere comunicate almeno
dieci giorni prima della loro adozione.
6. Per le aziende che forniscono ospitalit anche di pernot-
tamento, nel giorno di chiusura settimanale dellattivit di risto-
ra z i o n e, consentita la somministrazione dei pasti a quanti vi
soggiornano.
7 . Le autorizzazioni a svolgere le attivit di cui al presente
articolo sono soggette al pagamento delle tasse sulle conces-
sioni regionali di cui alla l.r. 20 febbraio 1995, n. 18 nella misu-
ra indicata dalla tariffa annessa al d.l. 22 giugno 1991, n. 230
e suc-cessive modificazioni.
Art. 6
(Immobili destinati allagriturismo)
1. Possono essere utilizzati per le attivit agrituristiche i lo-
cali siti nellabitazione dellimprenditore agricolo ubicati nel
fo n d o, nonch gli edifici o parte di essi esistenti nei fondi e
non pi necessari alla conduzione dello stesso, indipendente-
mente dalle forme di accatastamento.
34
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
2 . Gli edifici utilizzati per le attivit agri t u ristiche man-
tengono la loro destinazione di uso agri c o l o.
3 . Le attivit agri t u ristiche possono essere esercitate an-
che nei nuclei e borghi ru ra l i . Possono altres essere utilizzati
gli immobili destinati a propria abitazione dallimprenditore
a gricolo che non disponga di fa bb ricati e strutture nel fo n d o
c o l t i vato ma sempre nello stesso comune o in comune conti-
guo individuato dal programma regionale agrituristico di cui al-
larticolo 16.
4 . La Regione favo risce la conservazione delle cara t t e ri s t i-
che tipologiche e architettoniche degli edifici esistenti per sal-
vaguardare le cara t t e ristiche ambientali delle zone ru rali ed il
ricorso alle tecniche di bioarchitettura.
Art. 7
(Norme igienico sanitarie)
1. Le aziende agrituristiche di cui alla presente legge devo-
no possedere i requisiti igienico sanitari previsti dai regola-
menti comunali edilizi e di igiene per i locali di abitazione o co-
munque rispettare i requisiti tecnici e stru t t u rali minimi specifi-
camente fissati nellallegato alla presente legge salvo ulteri o ri
eventuali prescrizioni stabilite dalla Giunta regionale.
2 . Lattuazione delle norme di cui al comma 1 non deve
modificare le caratteristiche di ruralit delledificio.
Art. 8
(Conferenza dellagriturismo)
1 . Al fine di analizzare le problemati che sul la attivit
a gri t u ristica regionale e fo rmulare proposte opera t i ve alla
Giunta regionale, nonch esprimere parere sulla proposta
di programma regionale agri t u ri s t i c o, istituita la Confe r e n-
za dellagri t u ri s m o.
2 . La Conferenza costituita con decreto del Presidente
della Giunta regionale ed composta:
a ) dallAssessore allagri c o l t u ra o suo delegato che la presiede;
b) dai dirigenti dei servizi regionali competenti in materia di tu-
rismo, urbanistica e sanit;
c) da quattro rappresentanti designati dalle associazioni agri-
t u ristiche nazionali maggiormente ra p p r e s e n t a t i ve a live l l o
regionale;
d) dai rappresentanti designati da organismi ed enti istituzio-
nalmente preposti al controllo ed alla vigilanza dellattivit.
Art. 9
(Elenco regionale degli operatori agrituristici)
1. Presso la Giunta regionale istituito lelenco dei sogget-
ti di cui allarticolo 4.
2 . La domanda di iscrizione indirizzata al Presidente della
Giunta regionale e, per conoscenza, al Comune nel cui terri t o-
rio ubicata lazienda agri t u ristica e va corredata della docu-
mentazione attestante il possesso dei requisiti di imprenditore
a gricolo o partecipe fa m i l i a r e, della descrizione dettagliata del-
le attivit che il richiedente intende svo l g e r e, della relazione di
cui allarticolo 3, comma 6, nonch dellautorizzazione del pro-
p ri e t a rio del fondo e dellimmobile nel caso in cui lattivit agri-
t u ristica venga esercitata da un imprenditore agricolo che con-
duce lazienda a titolo diverso da quello di propri e t .
3 . L i s t ru t t o ria della domanda eseguita dal Comu n e, che
pu av valersi della collaborazione della Regione, nel cui terri-
t o rio ha sede lazienda nella quale viene esercitata lattivit
a gri t u ri s t i c a . Per laccertamento delle condizioni di cui al com-
ma 2 si applica larticolo 6, quarto comma, della legge
730/1985.
4 . L i s c rizione e la cancellazione sono effettuate dal Diri g e n-
te del servizio regionale competente con prov vedimento moti-
va t o, previo parere di unapposita Commissione istituita con
decreto del Presidente della Giunta regionale e cos composta:
a) dal Dirigente del servizio valorizzazione terreni agricoli e fo-
restali che la presiede;
b) da un Dirigente del servizio turismo;
c) da quattro rappresentanti designati dalle associazioni agri-
t u ristiche nazionali maggiormente ra p p r e s e n t a t i ve a live l l o
regionale.
5 . L i s c rizione nellelenco negata secondo quanto dispo-
sto dallarticolo 6, terzo comma, della legge 730/1985.
6.La cancellazione dallelenco disposta qualora limpren-
ditore non abbia intrapreso lattivit entro i cinque anni suc-
cessivi alliscri z i o n e, nei casi di revoca dellautorizzazione di
cui allarticolo 12 o in caso di accert a m e n t o, da parte della
Commissione di cui al comma 4, della perdita dei requisiti per
liscrizione;in tal caso gli operatori cancellati dovranno restitui-
re leventuale contributo riscosso maggiorato degli interessi le-
g a l i . La Regione comunica al Comune nel cui terri t o rio ubi-
cata lazienda agri t u ristica lav ve nuta iscrizione e cancellazio-
ne della stessa dallelenco di cui al comma 1.
7.In caso di trasferimento della gestione o della titolarit di
un esercizio iscritto nellelenco regionale, il subentrante te-
nuto a ripresentare la documentazione richiesta per la nu ova
iscrizione.
Art. 10
(Autorizzazione comunale)
1 . I soggetti di cui allarticolo 4 iscritti nellelenco di cui al-
l a rticolo 9 che intendano esercitare attivit agri t u ristiche de-
vono presentare, al Comune nel cui territorio ubicata lazien-
da, domanda contenente la descrizione dettagliata delle atti-
vit proposte ai sensi di quanto previsto dallarticolo 3, comma
6, nonch delle caratteristiche dellazienda, degli edifici e delle
aree da utilizzare per uso agri t u ri s t i c o, della capacit ri c e t t i va
e dei periodi di esercizio dellattivit.
2 . La domanda deve essere corredata dei seguenti docu-
menti:
a) documentazione da cui risulti che il soggetto ri c h i e d e n t e
non si trovi nelle condizioni di cui agli articoli 11 e 92 del
r.d. 18 giugno 1931, n. 773 e allarticolo 5 della legge 9 feb-
braio 1963, n. 59;
b ) c e rtificato di sana e robusta costituzione fisica e di idoneit al-
lesercizio dellattivit ri c e t t i va delle persone che la esercitano;
c) parere favo r evole dellazienda sanitaria competente sulli-
doneit degli immobili e dei locali da utilizzare per le attivit
agrituristiche;
d ) c e rtificato di iscrizione nellelenco di cui allarticolo 9, comma 1;
e) autorizzazione del proprietario se la richiesta viene avanza-
ta da un imprenditore agricolo che conduce lazienda a tito-
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ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
lo diverso da quello di propriet.
3 . Entro novanta giorni dalla data di presentazione della
domanda, il Sindaco rilascia lautorizzazione che abilita allo
svolgimento dellattivit agrituristica ovvero comunica al richie-
dente il provvedimento di diniego.
4 . Trascorsi novanta giorni dalla data di presentazione del-
la domanda senza che vi sia stata alcuna pronuncia, la do-
manda si intende accolta.
5 . Il prov vedimento di autorizzazione ri l a s c i a t o, altres,
nel rispetto di quanto previsto dallarticolo 8, quinto e sesto
comma, della legge 730/1985 e deve essere vidimato ogni an-
no da parte del Comune.
6. Entro il 31 gennaio di ogni anno il Comune invia alla Re-
gione un elenco aggiornato degli operatori agrituristici autoriz-
zati, con la localizzazione delle aziende e lindicazione delle
singole iniziative secondo un modello stabilito dalla Giunta re-
gionale con apposito atto.
Art. 11
(Obblighi amministrativi)
1 . Il soggetto autorizzato allo svolgimento di attivit agri t u-
ristiche deve:
a) dare inizio allattivit entro il termine di un anno dalla data
del rilascio dellautorizzazione;
b) esporre al pubblico lautorizzazione di cui allarticolo 10;
c) rispettare i limiti e le modalit indicate nellautori z z a z i o n e
stessa e le tariffe determinate ai sensi dellarticolo 13;
d) provvedere alla registrazione e denuncia periodica delle ge-
n e ralit delle persone alloggiate nel rispetto delle fo rme e
dei modi previsti dalla norm a t i va vigente in materia di pub-
blica sicurezza;
e) predisporre un foglio illustra t i vo dei prodotti tipici alimentari
e delle bevande offerti dallazienda agricola e metterlo a di-
sposizione degli ospiti.
Art. 12
(Sospensione e revoca dellautorizzazione)
1 . L a u t o rizzazione di cui allarticolo 10 sospesa dal Sin-
daco con prov vedimento motivato per un periodo compreso
t ra i dieci e i trenta giorni, qualora venga accertato che lope-
ratore agri t u ristico abbia violato gli obblighi stabiliti dalla pre-
sente legge.
2 . L a u t o rizzazione revocata dal Sindaco con prov ve d i-
mento motivato qualora si accerti che loperatore agrituristico:
a) non abbia intrapreso lattivit entro un anno dalla data fis-
sata nellautori z z a z i o n e, ov vero abbia sospeso lattivit da
almeno un anno;
b) abbia perduto i requisiti di cui allarticolo 5, comma 1 o con-
travvenuto agli obblighi di cui allarticolo 11;
c) a bbia subito, nel corso dellanno solare, pi di due sospen-
sioni ai sensi del comma 1;
d) non abbia rispettato i vincoli previsti dal programma regio-
nale a norma dellarticolo 19 per la destinazione duso degli
immobili beneficiari di contributi regionali .
3 . Il prov vedimento di revoca comunicato dal Sindaco al-
la Regione al fine dellaggiornamento degli elenchi.
Art. 13
(Pubblicit dei servizi e prezzi)
1 . I soggetti autorizzati allesercizio dellattivit agri t u ri s t i c a
c o mu n i c a n o, entro il 1ottobre di ogni anno al Comune com-
petente per terri t o rio mediante appositi modelli predisposti
dalla Giunta regionale, i prezzi giorn a l i e ri minimi e massimi
che intendono praticare a partire dal 1gennaio dellanno suc-
c e s s i vo. Entro il 1marzo di ogni anno gli opera t o ri hanno fa-
colt di comu n i c a r e, a modifica di quelli inoltrati, i prezzi che
intendono praticare dal 1giugno dello stesso anno.
2 . Nei locali di accesso o di ri c evimento degli ospiti deve es-
sere esposta una tabella ri a s s u n t i va dei prezzi praticati per i
s e rvizi offe rti, compreso lelenco delle camere con lindicazio-
n e, per ciascuna di esse, dei principali servizi e attrezzature di-
sponibili, dei letti aggiungibili e dei prezzi massimi applicabili.
3 . In ogni camera deve essere esposto il cartellino conte-
nente il prezzo massimo del pernottamento e dei servizi ad
esso collegati.
Art. 14
(Barriere architettoniche)
1. Ai fini del superamento e delleliminazione delle barriere
architettoniche nelle strutture agri t u ri s t i c h e, si applicano le
p r e s c rizioni previste per le strutture ri c e t t i ve ai sensi dellart i-
colo 1, comma 2, della legge 9 gennaio 1989, n.13, quando la
ricettivit complessiva aziendale sia superiore a sei camere o
venticinque posti per la somministrazione di pasti e beva n d e.
Negli altri casi comunque prescritta la predisposizione di so-
luzioni con ausili anche provvisori e mobili che agevolino il su-
p e ramento delle barriere architettoniche. Sono fatti salvi i casi
in cui leliminazione di tali barriere comporti modifiche alle
s t rutture degli edifici di particolare valore architettonico com-
presi nellelenco di cui allarticolo 15, comma 2, della l.r. 8
marzo 1990, n. 13.
Art. 15
(Recupero del patrimonio edilizio)
1. Ai sensi dellarticolo 6, comma 4, della l.r. 8 marzo 1990,
n . 13, negli edifici utilizzati per le attivit agri t u ristiche sono
ammessi gli interventi di recupero previsti dallarticolo 31,
comma 1, lettere a), b), c), d), della legge 5 agosto 1978,
n . 457 nonch quelli di ampliamento previsti dalle norm a t i ve
urbanistiche comunali.
2 . Le opere di recupero e di ampliamento devono essere ese-
guite nel rispetto delle cara t t e ristiche tipologiche ed architettoni-
che degli edifici esistenti e nel rispetto delle cara t t e ristiche paesi-
stico-ambientali delle zone interessate sulla base degli indirizzi
tecnici emanati dalla Giunta regionale entro sessanta giorni dal-
lentrata in vigore della presente legge.
Art. 16
(Programma regionale agrituristico)
1 . La Giunta regionale attua indagini periodiche su tutto il
territorio regionale al fine di acquisire una completa conoscen-
za delle potenzialit di sviluppo agri t u ristico del terri t o rio me-
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ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
desimo e delle sue vocazioni naturali e predispone il program-
ma regionale in materia.
2 . Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regiona-
le, approva ogni tre anni il programma regionale agrituristico e
di rivitalizzazione delle aree rurali, ai sensi dellarticolo 10 del-
la legge 730/1985 e della l.r. 5 settembre 1992, n. 46.
3 . La prima stesura del programma regionale agri t u ri s t i c o
d eve essere presentata al Consiglio regionale entro sei mesi
dallentrata in vigore della presente legge.
Art. 17
(Classifica delle strutture ricettive agrituristiche)
1. La Regione con apposito provvedimento effettua la clas-
sificazione delle strutture ri c e t t i ve agri t u ristiche entro un anno
dallentrata in vigore della presente legge sulla base dei criteri
di cui ai successivi commi.
2 . Le strutture ri c e t t i ve agri t u ristiche sono classificate, in
base ai requisiti posseduti, con lassegnazione di un nu m e r o
massimo di cinque simboli ra f f i g u ranti lo stemma della Regio-
n e ; la classificazione viene effettuata con lattri buzione di un
numero di simboli ra p p o rtato al punteggio ri c avato dalla som-
ma dei coefficienti corrispondenti ai singoli requisiti posseduti.
3 . I requisiti per la determinazione della classifica ve r-
ranno defini ti dalla Giunta regionale entro novanta giorn i
d a l l e n t rata in vigore della presente legge.
4. Lattribuzione della classifica, effettuata ai sensi del com-
ma 1, obbl i g a t o ria ed condizione indispensabile per il ri l a-
scio dellautorizzazione comunale allesercizio di attivit agri-
turistica.
5 . La denuncia dei requisiti dellazienda avviene da part e
del titolare, o del legale rappresentante per la fo rma associa-
ta, in occasione della presentazione della domanda per otte-
nere lautorizzazione comunale allesercizio di attivit agri t u ri-
stiche ed accompagnata da una richiesta di assegnazione di
una determinata classifica presentata utilizzando appositi mo-
delli predisposti dalla Giunta regionale. Sulla base di tale ri-
chiesta, il Comune assegna la relativa classifica.
6 . La classificazione viene rivista a richiesta dellopera t o r e
agrituristico e comunque verificata dal Comune ogni triennio.
Art. 18
(Incentivi agli imprenditori agricoli
e alle iniziative collegate con lagriturismo)
1 . La Regione concede contri buti in conto capitale agli im-
prenditori agricoli singoli o associati che siano iscritti nellelen-
co di cui allarticolo 9.
2 . I finanziamenti di cui al comma 1 sono concessi per le
seguenti iniziative:
a) ristrutturazione e sistemazione di locali da destinare alle at-
tivit agri t u ristiche in fa bb ricati al servizio dellazienda agri-
cola e non pi indispensabili allesercizio dellattivit agrico-
la e adattamento di spazi aperti da destinare alla sosta dei
campeggiatori;
b) arredamento dei locali di cui alla lettera a). Ove gli arredi ri-
guardino le attivit di cui allarticolo 2, comma 2, lettere c),
d) ed e), i contri buti sono concessi solo se i beneficiari
esercitino anche le attivit di cui al comma 2, lettere a) e b),
del medesimo articolo;
c ) realizzazione di itinera ri, di strutture sport i ve e ri c r e a t i ve con-
nesse alle attivit agricole e agri t u ri s t i c h e, con prefe r e n z a
per quelle gestite in fo rma associata da opera t o ri agri t u ri s t i c i .
3 . I contri buti in conto capitale per lesecuzione degli inter-
venti di cui al comma 2 sono concessi sulla spesa ri t e nu t a
ammissibile nelle percentuali previste dalle norme comunitarie
di finanziamento degli investimenti nel settore agri c o l o, con
preferenza per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli a ti -
tolo principale che risiedano in azienda o che, attraverso un
piano di sviluppo aziendale favo riscano il pieno utilizzo o lin-
serimento di manodopera giovanile.
Art. 19
(Vincolo di destinazione degli edifici)
1 . Le opere e gli allestimenti finanziati ai sensi dellarticolo 18
sono vincolati alla loro specifica destinazione a decorrere dalla
data di concessione dei contri buti per la durata di anni dieci.
2 . I beneficiari dei contri buti sono tenuti a presentare atto fo r-
male da tra s c ri vere a proprie spese nel quale si impegnano al
mantenimento della destinazione degli immobili o degli allesti-
menti vincolati, ai sensi degli articoli 2643 e 2672 del codice civile.
3 . Lelenco delle strutture sottoposte al vincolo di cui al
comma 1 tenuto dalla Giunta regionale.
Art. 20
(Promozione dellofferta agrituristica)
1 . La Regione, anche ai sensi del programma regionale
agrituristico di cui allarticolo 16, incentiva e coordina iniziative
promozionali per la fo rmazione delloffe rta agri t u ristica in col-
l a b o razione con gli enti locali, le organizzazioni profe s s i o n a l i
a gricole e le associazioni agri t u ristiche maggiormente ra p p r e-
sentative a livello nazionale, operanti nel territorio regionale.
2. Sono ammesse a contributo:
a) le iniziative di diffusione della conoscenza dellagri t u ri s m o
nelle scuole e nel mondo del lavoro;
b) le pubblicazioni relative alle cara t t e ristiche delle aziende
agrituristiche operanti ed agli itinerari agrituristici;
c) altre iniziative volte a migliorare la diffusione delle info rm a-
zioni sullofferta agrituristica regionale;
d) le iniziative di fo rmazione e va l o rizzazione del settore pro-
mosse dal Centro servizi regionale per lagriturismo.
Art. 21
(Formazione professionale)
1 . La Regione e gli enti locali, a norma della l.r. 26 marzo
1990, n. 16 e della l.r. 18 gennaio 1996, n. 2, assumono inizia-
tive in materia di formazione, riqualificazione e aggiornamento
professionale degli operatori agrituristici.
Art. 22
(Vigilanza e controllo)
1. La vigilanza e il controllo sullapplicazione della presente
legge sono esercitati dai Comuni e dagli altri soggetti indicati
dalle norme vigenti.
37
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
Art. 23
(Sanzioni amministrative)
1 . Per le violazioni delle disposizioni di cui allarticolo 4 si
applica una sanzione amministra t i va pecuniaria da lire
1.000.000 a lire 2.000.000.
2 . Per chi opera senza lautorizzazione comunale di cui al-
larticolo 10 si applica una sanzione amministrativa pecuniaria
da lire 5.000.000 a lire 15.000.000. Il Sindaco, con propria or-
dinanza, dispone la chiusura dellesercizio aperto senza lau-
t o ri z z a z i o n e, la quale non pu essere nu ovamente ri l a s c i a t a
prima che sia decorso un anno dal provvedimento di chiusura.
3 . Il titolare di impresa agri t u ristica che utilizza i locali e gli
spazi destinati ad alloggiare gli ospiti per un numero di posti su-
p e riore a quello autorizzato soggetto al pagamento di una san-
zione amministra t i va pecuniaria pari a dieci volte il prezzo pra t i-
cato per il servizio per ciascun ospite ri s c o n t rato in esubero.
4 . E applicata una sanzione amministra t i va pecuniaria da
lire 500.000 a lire 1.000.000 nei casi di:
a) a t t ri buzione al proprio esercizio con scritti, stampati ov ve r o
p u bblicazioni con qualsiasi altro mezzo, di unattrezzatura
non confo rme a quella esistente o di una denominazione
diversa da quella autorizzata;
b ) mancato rispetto dei periodi di apert u ra dichiara t i ;
c) mancata esposizione al pubblico di copia dellautori z z a z i o-
ne comunale;
d) violazione degli obblighi di cui alla presente legge non altri-
menti sanzionati.
5 . Nel caso in cui venga commessa la stessa infra z i o n e
entro i due anni successivi, le sanzioni pecuniarie previste dai
commi precedenti sono ra d d o p p i a t e ; viene altres disposta la
chiusura dellesercizio da tre a trenta giorni. In caso di reitera-
te violazioni, il Comune pu procedere alla revoca dellautoriz-
zazione.
6 . A l l a c c e rtamento delle violazioni e allirrogazione delle
sanzioni prov vedono i Comuni terri t o rialmente competenti ai
sensi della l.r. 5 luglio 1983, n. 1 6 . A l l a c c e rtamento delle vio-
lazioni e allirrogazione delle sanzioni per mancata comu n i c a-
zione dei prezzi e per omessa esposizione delle tabelle e dei
cartelli prezzi provvede la Provincia.
7. Le somme dovute a titolo di sanzione sono direttamente
introitate dai Comuni o dalle Province.
CAPO II
Turismo rurale
Art. 24
(Definizione del turismo rurale)
1 . Per turismo ru rale sintende una specifica art i c o l a z i o n e
d e l l o f fe rta turistica regionale composta da un complesso di
attivit che pu comprendere ospitalit, ri s t o ra z i o n e, attivit
s p o rt i ve, del tempo libero e di serv i z i o, finalizzate alla corretta
fruizione dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territo-
rio rurale.
2 . In part i c o l a r e, lattivit di turismo ru rale deve essere
esercitata in immobili gi esistenti, ubicati allesterno del terri-
t o rio urbanizzato cos come delimitato dagli strumenti urbani-
stici vigenti, che mantengano le caratteristiche proprie delledi-
lizia tradizionale della zona.
3 . La ri s t o razione deve basarsi su unoffe rta gastronomica
tipica della zona che utilizza come materie prime almeno il 70
per cento dei prodotti acquisiti direttamente da aziende e coo-
perative agricole della regione.
4. Gli arredi ed i servizi degli immobili e delle strutture deb-
bono ispirarsi alla cultura rurale della zona.
Art. 25
(Esercizi di turismo rurale)
1. Sono esercizi di turismo rurale:
a) le country-houses cos come definite dalla l.r. 12 agosto
1994, n. 31;
b) i centri ru rali di ristoro e degustazione. Si tratta di aziende
che tra s fo rmano immobili e strutture non pi necessarie al-
la conduzione dellattivit agricola per offrire ri s t o razione e
degustazione di piatti tipici della zona utilizzando materi e
p rime ottenute dallazienda o provenienti dalle produzioni
regionali di riferimento;
c) c e n t ri sportivi, centri di organizzazione del tempo libero e
centri culturali. Si tratta di aziende che trasformano immobili
e/o attrezzano gli spazi aperti disponibili per gestire attivit
c u l t u rali, didattiche, di divulgazione delle tradizioni ru rali e
per il tempo libero allaperto.
Art. 26
(Classificazione del turismo rurale)
1. Il turismo rurale a tutti gli effetti attivit di ricezione ex-
tra-alberghiera.
Art. 27
(Operatori di turismo rurale)
1 . Sono opera t o ri di turismo ru rale gli esercenti di cui allar-
ticolo 25, in possesso dei requisiti richiesti dalla l.r. 3 1 / 1 9 9 4 ,
i s c ritti in un apposito elenco istituito presso la Giunta regionale.
2 . L i s c rizione e la cancellazione dallelenco sono decise,
sulla base dei requisiti della presente legge, a norma del com-
ma 4 dellarticolo 9.
Art. 28
(Requisiti funzionali, adempimenti amministrativi,
vigilanza e controllo)
1 . Lesercizio del turismo ru rale comporta il rispetto di tutte
le norme definite dalla l.r. 31/1994.
2 . Il ra p p o rto di lavoro del personale dipendente non pu
essere regolato dal contratto collettivo nazionale di lavoro del
settore agricolo.
38
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
CAPO III
Disposizioni transitorie e finali
Art. 29
(Norme transitorie)
1 . Le aziende gi autorizzate allesercizio dellattivit agri-
t u ristica ai sensi della precedente legislazione e non confo rm i
ai requisiti stabiliti dallarticolo 5 si considerano autori z z a t e
purch rispettino quanto stabilito dal medesimo ar ticolo e
mantengano il ra p p o rto di connessione e complementarit di
cui allarticolo 3.
2 . Entro i due anni successivi allentrata in vigore della pre-
sente legge, i titolari delle aziende, di cui al comma 1, che non
intendano adeguarsi alle condizioni previste dalla presente leg-
g e, possono richiedere al Comune competente la tra s fo rm a z i o-
ne dellautorizzazione agri t u ristica in autorizzazione allesercizio
di turismo ru rale ai sensi di quanto previsto dallarticolo 25. Il Co-
mune prov ve d e, entro sessanta giorni dal ri c evimento della do-
manda, anche in deroga al numero di autorizzazioni consentito
dal piano comunale del commercio in vigore, previo accert a m e n-
to dei requisiti soggettivi di cui allarticolo 27. Non sono altres te-
nuti ad alcun versamento per gli oneri di urbanizzazione relativi
alle opere realizzate ai sensi della l.r. 6 giugno 1987, n. 2 5 .
3 . Nel caso di cui al comma 2, i titolari delle aziende non
sono tenuti a restituire il contributo regionale percepito per lat-
tivit agrituristica.
4 . La Giunta regionale adotta le deliberazioni di cui allart i-
colo 3, comma 3, e allarticolo 7, comma 1, entro nova n t a
giorni dallentrata in vigore della presente legge.
5 . Le aziende agri t u ristiche gi iscritte allalbo, nel rispetto del
ra p p o rto di connessione e complementarit di cui allarticolo 3,
che siano in grado di approvvigionarsi per almeno il 45 per cento
dalla produzione aziendale, possono conservare un numero di
posti a tavola fino a 100, purch garantiscano ospitalit in alloggi.
Art. 30
(Disposizioni finanziarie)
1 . Per lattuazione dellattivit e degli interventi previsti dal-
la presente legge, autorizzata per ciascuno degli anni 1997
e 1998 la spesa di lire 600.000.000.
2 . Per ciascuno degli anni successivi lentit della spesa
sar stabilita con legge di approvazione dei rispettivi bilanci.
3 . Alla copert u ra degli oneri deri vanti dallapplicazione del-
la presente legge si provvede:
a) per lanno 1997 con stanziamento iscritto a carico del capi-
tolo 5100201 dello stato di previsione della spesa del bilan-
cio 1997 mediante impiego dellaccantonamento di cui alla
partita 5 dellelenco 7;
b) per lanno 1998 mediante impiego dello stanziamento iscrit-
to ai fini del bilancio pluriennale 1997/1999 a carico del ca-
pitolo 5100201 alluopo utilizzando la proiezione per il detto
anno di cui alla medesima partita 5 dellelenco 2;
c) per gli anni successivi mediante impiego di quota parte dei
proventi derivanti dai tributi propri della Regione.
4.Le somme occorrenti per il pagamento delle spese auto-
rizzate per effetto del comma 1, sono iscritte:
a) nel bilancio per lanno 1997, a carico del capitolo che la
Giunta regionale autorizzata ad istituire nello stato di pre-
visione della spesa del bilancio di detto anno, con la deno-
minazione sottoindicata ed i controindicati stanziamenti di
competenza e di cassa: C o n t ri buto in conto capitale a so-
stegno dellagri t u rismo compresi studi e promozione del
settore sino ad un massimo del 25 per cento delle disponi-
bilit assegnate, lire 600.000.000;
b) per gli anni successivi a carico dei capitoli corrispondenti.
5 . Gli stanziamenti di competenza e di cassa del capitolo
5100201 del bilancio di previsione per lanno 1997 sono ridotti
di lire 600 milioni.
Art. 31
(Abrogazione)
1. La l.r. 6 giugno 1987, n. 25 abrogata.
Art. 32
(Efficacia delle norme)
1.Gli effetti della presente legge sono subordinati al parere
p o s i t i vo di compatibilit da parte della Commissione europea,
ai sensi degli articoli 92 e 93 del Trattato CE.
39
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
1 . Gli alloggi agri t u ristici devono possedere le cara t t e ri s t i-
che stru t t u rali ed igienico sanitarie previste dal regolamento
edilizio comunale per i locali di abitazione. Possono essere
concesse deroghe relativamente allaltezza dei locali abitabili
ed ai ra p p o rti tra superficie finestrata e superficie del pav i-
mento finalizzate a mantenere le cara t t e ristiche tipiche delle-
dificio rurale tradizionale da adibire alluso agrituristico.
2 . Gli alloggi agri t u ristici devono essere dotati dei serv i z i
i g i e n i c o - s a n i t a ri di wc e bidet con cacciata di acqua, lava b o,
vasca da bagno o doccia in ragione di almeno 1 ogni 8 perso-
ne o frazione di 8 superiore a 4 comprese le persone apparte-
nenti al nucleo familiare o conviventi.
3. Per i campeggiatori che utilizzano gli spazi aperti la rac-
colta e lo smaltimento dei rifiuti solidi, i servizi igienico sanitari
e le fo rniture di acqua e di energia elettrica devono essere
c o n gruamente garantiti dai servizi esistenti od ottenibili allin-
terno delle strutture edilizie dellazienda agricola. La superficie
da destinare a tenda o altro mezzo autonomo di soggiorno de-
ve essere non inferiore a 60 mq, distinta o meno in piazzola e
comunque comprensiva del posto auto. La sistemazione di ta-
le superficie deve essere a prova di acqua o di polvere, realiz-
zabile anche con inerbimento del terreno. La superficie com-
p l e s s i va degli spazi aperti deve essere dotata di almeno un
erogatore di acqua potabile, di idonea illuminazione e di un
congruo numero di prese di corrente elettrica.
4 . La produzione, la prepara z i o n e, il confezionamento e la
Allegato
(articolo 7, comma 1)
NORME IGIENICO SANITARIE
s o m m i n i s t razione dei pasti, alimenti e bevande sono soggetti
alle disposizioni di cui alla legge 30 aprile 1962, n. 283 e suc-
cessive modifiche ed integrazioni.
5 . La rispondenza dellidoneit dei locali, degli immobili e
delle attrezzature utilizzati per tali attivit ai fini dellottenimen-
to dellautorizzazione sanitaria di cui allarticolo 2 legge 30
a p rile 1962, n. 283, dovr tenere conto delle part i c o l a ri cara t-
t e ristiche di ru ralit degli edifici utilizzati e delleffe t t i va dimen-
sione dellattivit svolta.
6. Per lautorizzazione di cui al punto 5, i locali adibiti a cu-
cina debbono avere: pareti fino a 2 metri lavabili e disinfettabi-
l i . Possono essere utilizzati a questo scopo: p i a s t r e l l e, pitture
i d r o f u g h e, ri vestimenti con sostanze o laminati plastici, pav i-
mento lavabile e disinfettabile quindi fondamentalmente ben
c o n n e s s o ; soffitto che non permetta attecchimento di mu f fe e
caduta di polve r e ; f i n e s t rature protette da retine antimosche;
l avello fo rnito di erogatore dacqua, distri butore di sapone e
asciugamani a perdere; contenitore per rifiuti con comando a
pedale; cappa sovrastante il punto di cottura tale da poter con-
vogliare allesterno i fumi e i vapori; tavoli da lavoro con super-
ficie lavabile e arm a d i e t t i . Q u a l o ra si rendesse necessario il
s e rvizio igienico ri s e rvato al personale di cucina, questo pu
essere anche non adiacente alla cucina medesima.
7 . Per le aziende che esercitano la sola somministrazione di
spuntini e bevande sar necessario ri c ava r e, per la sola prepa-
razione degli stessi, eventualmente nella stessa cucina fa m i l i a r e,
un settore, uno spazio, un angolo con piano di lavoro lavabile e
d i s i n fe t t a b i l e. Il servizio igienico potr essere quello fa m i l i a r e.
8. Nel caso delluso diretto da parte dellospite della cucina
per gli alloggi agri t u ristici si pu rendere disponibile anche la
cucina dellabitazione dellimprenditore agricolo.
9.Nellipotesi di 8 ospiti e/o di 16 pasti giornalieri utilizza-
bile la cucina dellabitazione dellimprenditore agricolo. Il servi -
zio igienico potr essere quello familiare.
1 0 . Il personale addetto alla preparazione e somministra-
zione dei pasti, alimenti e bevande dovr essere munito di li-
bretto di idoneit sanitaria. Qualora lazienda agricola organiz-
zi attivit didattiche, culturali e ri c r e a t i ve nei confronti di ospiti
g i o rn a l i e ri, dovr essere previsto almeno un servizio igienico
ogni 15 ospiti o frazione di 15. Per la sicurezza degli impianti
valgono le norme di cui alla legge 5 marzo 1990, n. 46.
1 1 . Le piscine facenti parte di aziende agri t u ri s t i c h e, che
esercitano esclusivamente le attivit di cui alle lettere a) e b)
del comma 2 dellarticolo 2 della legge sono da considera r e
ad uso privato qualora presentino i seguenti requisiti e ricorra-
no le seguenti condizioni:
a ) siano a servizio di una ricettivit non superiore a 30 persone;
b) la superficie della vasca non superi i 140 mq;
c) la profondit massima dellacqua non superi i 180 cm;
d) siano ubicate in unarea adeguatamente separata dalle re-
stanti pertinenze aziendali.
Per le piscine gi esistenti allentrata in vigore della legge
ammessa una diffo rmit fino ad una superficie della va s c a
non superiore ai 200 mq. E fatta salva la norm a t i va igienico-
sanitaria in materia di qualit delle acque.
1 2 . La macellazione ad uso familiare non consentita tra n-
ne che per i suini ai sensi dellarticolo 13 del regolamento di vi-
gilanza sanitaria delle carni di cui al r. d . 20 dicembre 1928,
n . 3 2 9 8 . La macellazione in azienda consentita pure per i vo-
latili, i conigli e la selvaggina dallevamento ai sensi del d.p. r. 8
giugno 1982, n. 503 e del d.p. r. 30 dicembre 1992, n. 559 e gli
ov i c a p rini fino a tre capi settimanali. Nel caso in cui lattivit di
macellazione sia infe riore a 100 capi settimanali di specie di
bassa cort e, sufficiente che essa sia svolta in un locale poli-
f u n z i o n a l e, nel quale le operazioni di stordimento, dissangua-
m e n t o, spellatura e spennatura, di ev i s c e razione ed eve n t u a l e
c o n fezionamento vengano effettuate in settori distinti e lo smal-
timento dei rifiuti venga effettuato secondo le norme vigenti.
13. In riferimento al rispetto degli articoli 86, 89 e 90 del re-
golamento edilizio tipo del 14 settembre 1989, n. 23 e succes-
s i ve modificazioni e integrazioni, riguardanti gli impianti di
smaltimento delle acque luride ed il loro dimensionamento alle
aziende agri t u ristiche pu essere concessa la deroga in rela-
zione alle effe t t i ve dimensioni e capacit ri c e t t i ve. Per lappli-
cazione del comma 3, lettera b), dellarticolo 90 dello stesso
r e g o l a m e n t o, la capacit della fossa settica va dimensionata
sulla base di calcoli effettivi e non in base al parametro dato di
0,50 mc per abitante equivalente. Alle aziende di cui allartico-
lo 3, comma 4, della presente legge, per lo smaltimento dei li-
quami, si concede la deroga prevista dallarticolo 86, comma
11, del summenzionato regolamento.
1 4 . Nelle aziende agri t u ristiche possono essere prepara t i
prodotti detti di seconda tra s fo rmazione a base di carne (in-
saccati freschi o stagionati), di ortaggi e frutta (marm e l l a t e,
c o n s e rve ecc.). In considerazione dellesiguit ed occasiona-
lit delle lavo razioni di cui sopra effettuate nelle aziende agri-
t u ristiche pu essere consentito lutilizzo del locale cucina e
delle attrezzature in esso presenti, purch in giornate e ora ri
precedentemente concordati con il settore ve t e ri n a rio dellA-
zienda sanitaria locale competente per i necessari controlli sa-
n i t a ri . I prodotti di salumeria, le marm e l l a t e, le conserve e le
altre produzioni di seconda tra s fo rm a z i o n e, lavo rati secondo
le tecniche tradizionali tipiche del luogo, destinati alla ve n d i t a
e/o alla somministrazione sul luogo, devono essere etichettati
ai sensi del d.lgs. 27 gennaio 1992, n. 1 0 9 . Letichetta deve ri-
portare le seguenti indicazioni:
a) nome della ditta (facoltativo);
b) denominazione di vendita (obbligatorio);
c) elenco ingredienti (obbligatorio);
d) indirizzo del produttore (facoltativo);
e) data di produzione (obbl i g a t o ria anche per i prodotti desti-
nati alla somministrazione diretta, in base allordinanza del
Ministero sanit 14 febbraio 1968).
1 5 . Per quanto concerne la possibilit di sottoporre a conge-
lazione le carni macellate in azienda da destinare alla vendita o
alla somministra z i o n e, necessario che questa venga espres-
samente indicata sul prov vedimento autori z z a t i vo dallautori t
s a n i t a ri a . Le carni destinate ad essere congelate devono essere
o p p o rtunamente confezionate in un involucro e ri p o rtare le indi-
cazioni obbl i g a t o rie previste dalle norme in vigore, tra le quali la
data di congelazione e quella concernente lo stato fisico del
prodotto (es. c a t e g o ria commerciale se il prodotto congelato o
f r e s c o ) . Il parere favo r evole da parte del servizio ve t e ri n a rio del-
lattivit di congelazione subordinato allaccertamento della
presenza di adeguati fri g o ri fe ri, uno per la congelazione e uno
per il deposito, in grado di assicurare il raggiungimento di tem-
p e rature di meno 20 C e il mantenimento di temperature di
c o n s e rvazione infe riore a meno 15C. Vige lobbligo dellosser-
vanza delle norme di cui alla legge 283/1962 e al d.p. r. 26 mar-
zo 1980, n. 327 per i locali ove viene effettuata la vendita dei
prodotti alimentari dellazienda, in particolare se si tratta di ali-
menti sfusi e/o venduti a peso. Di qui la necessit, se del caso,
della presenza di idoneo fri g o ri fe r o, eventuale piano di lavoro la-
vabile e disinfe t t a b i l e, lavandino con acqua corrente.
40
ANNO XXX N. 104 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE MARCHE 28 OTTOBRE 1999
In questo spazio
riportiamo
solitamente le
copertine di
pubblicazioni che
riteniamo
interessanti per gli
operatori del settore
agricolo. In questo
numero abbiamo
voluto attirare
lattenzione dei
lettori sulla prima
pagina di una
Gazzetta Ufficiale
della Repubblica
Italiana, non per una
forma di pubblicit
alla Gazzetta stessa,
ma per non far
passare inosservata
lapprovazione
di un documento che
pu interessare il
settore agricolo,
direttamente o
indirettamente.
Il decreto
ministeriale relativo
allapprovazione dei
metodi ufficiali di
analisi chimica del
suolo, infatti,
contiene le
indicazioni per
eseguire a norma di
legge i prelievi
e le analisi chimiche
del terreno.
Sottolineare luscita
di questo decreto
occasione per noi per
ribadire
limportanza di un
approccio alla
gestione del suolo che
si basi sullanalisi
delle sue componenti,
prima di ogni sua
utilizzazione sia ai
fini produttivi
(aspetto che pi ci
riguarda) che per
altri scopi.
Direttore Responsabile: Emma Ratti
Direzione Scientifica:
Mariano Landi, Federico Bonavia, Ottavio Gabrielli,
Enzo Polidori, Carlo Schiaf fino
Redazione:
Flavio Brasili, Gabriella Malanga, Francesco
Pettinari, Renzo Pincini, Sabrina Speciale,
Luana Spernanzoni, Angelo Zannotti
Graficadi copertina: Stefano Gregori
Foto di copertina: Angelo Recchi
Spedizione in abbonamento postale
legge 662/96 art.2 comma 20/c - filiale di Ancona
Il Periodico viene spedito gratuitamente
agli operatori agricoli marchigiani ed a quanti
ne faranno richiesta alla Redazione presso
lAssessorato alla Agricoltura - Giunta Regionale,
Via Tiziano, 44 - Ancona - Tel. 071/8061.
In caso di mancato recapito re s t i t u i re allagenzia
P. T. CMPP di Passo Varano - AN per la re s t i t u z i o n e
al mittente che si impegna apagarelarelativatassa
Autorizzazione del Tribunale di Ancona n. 21/79,
in data 16 novembre 1979
Stampa: Tecnoprint srl - 60131 Ancona
Via Caduti del Lavoro 12
Te l . 071/2861423 - Fax 071/2861424
Questo numero stato chiuso il 3/12/99
ed stato spedito nel mese di dicembre 1999

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