ANNO XXI SETTEMBRE 1999 4 OBIETTIVO 2, INDIVIDUATI I COMUNI LE ACQUE E I NITRATI SANA 99, PI CHE UNA FIERA CHEESE, LE FORME DEL LATTE QUANDO LE UTOPIE SONO CONCRETE CARNE E CERTIFICAZIONE LE MARCHE IN GIAPPONE BIOTECH, RIFLETTIAMOCI SU I NITRATI NELLE ACQUE DEL MUSONE MISURE AGROAMBIENTALI NEL QUINQUENNIO 94-98 PERISCOPIO MARCHE AGRICOLTURA FLASH Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnano solo la responsabilit degli autori E D I T O R I A L E Il prossimo anno segner una svolta per la normativa comunitaria in materia agricola; sar infatti lanno di applicazione dei nuovi regola- menti di Agenda 2000. Cosa ci aspettiamo da queste nuove norme e in che misura lattivit fin qui svolta dalle Istituzioni regionali ha preparato e avviato un pro- cesso che con queste si compie? La riflessione doverosa e deve part i re dallanalisi dei risultati raggiunti. Nella nostra regione lapplicazione delle cosiddette misure di accompagnamento, contemplate nella riforma della politica agricola comunitaria, e cio dei regolamenti 2080 e 2078 del 92, relativi alla f o restazione ed allagricoltura a basso impatto ambientale, hanno avuto un gran successo. In un territorio come il nostro, cos ricco di a ree interne e marginali, gli agricoltori hanno intuito la grande potenzialit di questi interventi, rispondendo con entusiasmo persi- no a misure difficili come la D3, che richiede che tutte le aziende delle zone riconvertano contemporaneamente il modo di produrre. Dopo le ovvie e ragionevoli perplessit dei primissimi momenti, in molti Comuni sono stati gli stessi agricoltori a manifestare il deside- rio di aderire a queste azioni, nonostante la misura prevedesse le- manazione di unordinanza del sindaco per imporre lutilizzo di certe tecniche produttive e non altre, sullintero bacino idrografico con- traddistinto da falde acquifere contaminate dai nitrati. Attualmente si sta controllando il rispetto degli impegni assunti e, laddove si sono riscontrate irregolarit, sta per essere avviata la pro- cedura per il recupero dei contributi, fatte naturalmente salve le ulte- riori e possibili conseguenze di carattere penale. Lesperienza stata comunque positiva, anche se allinizio ha fatto molto discutere, e fa riflettere sul fatto che anche norme estrema- mente vincolanti possono ottenere largo seguito se ben divulgate e se vengono illustrati in modo efficace e corretto i vantaggi, s econo- mici ma anche di conservazione, di gestione di responsabilit, di miglioramento delle condizioni di vita e di qualificazione del territo- rio. E ci dimostra che la gestione delle aree agricole in senso conser- vativo si fa partendo dalla base, col coinvolgimento di chi nei posti vive e produce. E proprio questa visione, consueta per chi si occupa di tutela ambientale, sembra ormai acquisita anche dal settore agricolo, in sede comunitaria, e cos lagricoltore della zona interna o svantag- giata considerato a tutti gli effetti il tutore della loro conservazione e del loro sviluppo, a assume in questottica un ruolo sociale incom- parabile e non surrogabile. Cos le scelte contrattate con gli abitanti si fanno pratica quotidiana e diventano cultura, acquisizione definitiva, ricchezza per tutti. Anche il nostro impegno di questi anni ha permesso una simile evo- luzione, tanto che in Agenda 2000 tutti gli aspetti dello sviluppo rurale sono parte integrante dei regolamenti, e non pi misure di a c c o m p a g n a m e n t o . M a rco Moru z z i A s s e s s o re agricoltura, sviluppo ru r a l e , agriturismo, forestazione e produzione alimentare S O M M A R I O 1 4 9 13 14 15 29 17 19 22 26 30 I L PROCESSO DI ZONI ZZAZI ONE on deliberazione a m m i n i s t r a t i v a n.262 del 13/08/99 (BUR n.84 del 26/08/99) il Consi- glio Regionale ha approvato la proposta di zo- nizzazione delle aree ammis- sibili allobiettivo 2 per il pe- riodo 2000-2006 e cio le- lenco dei comuni marc h i g i a n i che dovrebbero poter benefi- ciare nei prossimi anni dei fi- nanziamenti dei Fondi Strut- turali comunitari del nuovo obiettivo 2. Ai sensi dello- biettivo 2 la Comunit si pro- pone di f avor i r e l a r iconver - si one economi ca e soci al e dell e zone con difficolt st rut - t u r a l i distinguendole in zone industriali, rurali, urbane e di- pendenti dalla pesca. Ma co- me si giunti allindividuazio- ne dei comuni interessati? Il processo ha seguito una serie di tappe che ricostruiamo sin- teticamente. LA POPOLAZIONE ELEGGIBILE A LIVELLO NAZIONALE Come noto con il regolamen- to CE n.1260 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fon- di Strutturali, la Comunit ha fissato al 18% il tetto massi- mo di popolazione europea che pu rientrare nellobietti- vo 2. La Commissione euro- pea ha provveduto ad asse- gnare a ciascuno Stato mem- bro la propria quota parte di popolazione eleggibile stabi- lendo per lItalia un massima- le di popolazione di circ a 7.402.000 abitanti. LA FISSAZIONE DELLE QUOTE REGIONALI Il Dipartimento per le politi- che di sviluppo e di coesione del Ministero del Bilancio-Te- soro-Programmazione Eco- nomica di concerto con le Re- gioni ha ripartito la quota na- zionale tra le regioni del Cen- tro-Nord ammissibili allobiet- tivo 2 (tra cui figura anche lAbruzzo, prima obiettivo 1). Il 5 agosto scorso in sede di Conferenza Stato-Regioni stata approvata la ripartizione definitiva che assegna alla Regione Marche un plafond complessivo di popolazione di 366.903 abitanti, di cui ol- tre 100.000 sono stati ricono- sciuti alla Regione Marche in quanto area terremotata (ana- logo trattamento speciale stato riservato alla Regione Umbria). NO RM ATI VA 1 OBIETTIVO 2, INDIVIDUATI I COMUNI La Regione ha definito i territori che beneficieranno del regola- mento comuni tari o, che prevede anche gl i interventi del vec- chi o Ob. 5 b . Ora la proposta deve avere l ok del Ministro della Programmazione Economica e poi della Commissione europea. Successivamente andr redatto il DOCUP. C LINDIVIDUAZIONE DEI COMUNI BENEFICIARI Una volta stabilito il tetto massimo di popolazione am- missibile spettava a ciascuna Regione individuare le aree geografiche. Lart.4 del rego- lamento CE 1260/99 stabili- sce che rientrano nellobietti- vo 2: le zone in fase di mutazione socioeconomica nei settori dellindustria e dei servizi; le zone rurali in declino; le zone urbane in difficolt; le zone dipendenti dalla pe- sca che si trovano in una situazione di crisi; tutte corrispondenti o appar- tenenti ad unit territoriali di livello NUTS III (equivalente al livello provinciale). Lo stes- so articolo stabilisce i criteri cui deve essere conforme un territorio per poter rientrare in una delle sopracitate tipo- logie di zona. Per quanto concerne segnata- mente le zone rur ali il regola- mento CE 1260/99, art.4 par. 6 , stabilisce i seguenti criteri: A) densit di popolazione in- feriore a 100 abitanti per km_ oppure tasso di occupazione in agricoltura, rispetto alloc- cupazione complessiva, pari o superiore al doppio della media comunitaria per qual- siasi anno di riferimento a de- correre dal 1985; B) tasso medio di disoccupa- zione superiore alla media co- munitaria degli ultimi tre anni oppure diminuzione della po- polazione rispetto al 1985. A livello nazionale il Ministero del Tesoro, Bilancio e Pro- grammazione Economica e l I S TAT hanno stabilito di im- piegare come unit territoriale di riferimento i sistemi locali del lavoro, costituiti su base comunale, e hanno predispo- sto una banca dati contenente i dati utili per individuare le diverse tipologie di zone. Tenuto conto che nel territo- rio marchigiano non vi sono aree con le caratteristiche delle zone urbane cos come definite dal regolamento 1260/99, il Servizio Politiche Comunitarie della Regione M a rche ha provveduto allin- dividuazione delle aree comu- nali rispondenti ai criteri di cui sopra. Sono stati inoltre presi in considerazione i co- muni terremotati colpiti da al- to livello di danneggiamento (maggiore o uguale al 9%) definibili anchessi come zone aventi problemi strutturali eleggibili ai sensi dellart.4 p a r.9 comma c) del regola- mento 1260/99. Sono stati cos individuati 94 comuni rientranti nelle zone rurali per un totale di 203.061 abitanti, 15 comuni rispon- denti completamente o par- zialmente ai criteri delle zone industriali per un totale di 87.032 abitanti, 4 zone dipen- denti dalla pesca per un totale di 5.000 abitanti, 16 comuni terremotati per un totale di 62.854 abitanti e 4 comuni in- t e rclusi per un totale di 1.688 a b i t a n t i . Ai sensi del regolamento CE 1260/99 art. 4, par.9, comma a) sono stati inoltre individua- ti 11 comuni appartenenti ad aree contigue a zone rurali o industriali per un totale di 7268 abitanti. Il regolamento comunitario 1260/99 allart.6 stabilisce che le aree che nel 1999 rientrava- no nei vecchi obiettivi 2 e 5b e che non figurano tra le zone ammissibili al nuovo obiettivo 2 beneficiano di un sostegno transitorio del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per il periodo 2000/2005. Tale so- stegno inferiore a quello ac- cordato alle normali zone obiettivo 2 e avr carattere de- crescente. Il Consiglio Regio- nale ha provveduto pertanto ad individuare i comuni mar- chigiani ammissibili al soste- gno transitorio, 64 comuni per un totale di 269.295 abitanti. 2 Acquacanina 136 Amandola 3.994 Apecchio 2.189 Apiro 2.453 Arcevia 5.613 Arquata del Tronto 1.578 Auditore 1.375 Barchi 990 Belforte allIsauro 701 Belvedere Ostrense 2.121 Bolognola 164 Borgo Pace 676 Cagli 9.185 Camerino 7.309 Cantiano 2.589 Carassai 1.294 Carpegna 1.580 Castel SantAngelo sul Nera 374 Casteldelci 543 Cessapalombo 604 Cingoli 10.133 Cossignano 1.049 Fiastra 641 Fiordimonte 254 Fiuminata 1.555 Force 1.672 Fossombrone 9.521 Fratte Rosa 1.062 Frontino 370 Frontone 1.305 Gagliole 603 Genga 1.976 Gualdo 923 Isola del Piano 643 Lapedona 1.113 Loro Piceno 2.477 Macerata Feltria 2.021 Massignano 1.560 Mercatello sul Metauro 1.493 Mercatino Conca 1.016 Montalto delle Marche 2.422 Monte Cavallo 180 Monte Cerignone 692 Monte Falcone Appennino 511 Monte Fiore dellAso 2.239 Monte Fortino 1.336 Monte Gallo 679 Monte Giberto 803 Monte Leone di Fermo 488 Monte Rinaldo 428 Monte San Martino 823 Monte Vidon Combatte 500 Montecarotto 2.141 Montefelcino 2.520 Montelparo 964 Montemonaco 709 Monterubbiano 2.417 Montottone 1.059 Morro dAlba 1.715 Orciano di Pesaro 2.334 Palmiano 223 Penna San Giovanni 1.342 Pennabilli 3.101 Pergola 6.941 Pievebovigliana 878 Pievetorina 1.388 Piobbico 1.974 Pioraco 1.255 Poggio San Marcello 775 Poggio San Vicino 292 Ripatransone 4.302 Ripe San Ginesio 744 Roccafluvione 2.279 Rotella 1.039 San Ginesio 3.881 San Giorgio di Pesaro 1.338 San Severino Marche 12.950 SantAgata Feltria 2.343 SantAngelo in Pontano 1.512 SantIppolito 1.462 Sarnano 3.371 Sassocorvaro 3.470 Sassofeltrio 1.201 Sassoferrato 7.169 Sefro 477 Serra San Quririco 2.943 Serra SantAbbondio 1.243 Serravalle del Chienti 1.177 Smerillo 415 Staffolo 2.120 Tavoleto 817 Urbino 15.143 Ussita 439 Visso 1.242 TOTALE POPOLAZIONE REGIONALE ZONE RURALI 203. 061 I Comuni riportati in tabella soddisfa- no i criteri: A1: densit di popolazione inferiore a 100 abitanti per km 2; B2: diminuzione della popolazione rispetto al 1985 Z O N E RU R A L I LE PROSSI ME TA P P E La deliberazione del Consiglio Regionale contenente le zone individuate come ammissibili allobiettivo 2 per il periodo 2000/2006 non ha carattere definitivo ma di p r o p o s t a: le- lenco di Comuni, infatti, dovr passare a questo punto al va- glio del Ministero del Te s o r o , Bilancio e Programmazione e poi della Commissione Euro- pea che probabilmente appor- teranno delle modifiche prima della definitiva approvazione. In base al regolamento 1260/99 una volta definiti gli elenchi delle zone ammissibili ciascu- no Stato membro avr quattro mesi di tempo per presentare i documenti unici di program- mazione (DOCUP) che devono essere elaborati dagli organi regionali e contenere le misu- re che essi intendono attuare. Tenendo conto che il nuovo periodo di programmazione inizia il 1 gennaio 2000 e che tutto il processo accusa gi un forte ritardo (la suddivisio- ne delle quote di popolazione eleggibile tra le regioni ha ri- chiesto pi tempo del previ- sto), probabilmente i termini verranno accorciati. Ve r o s i- milmente entro febbraio 2000 la Regione Marche dovr aver elaborato il nuovo DOCUP. Sabrina Speciale 3 S V I L U P P O RURALE, APPROVAT E L E D I S P O S I Z I O N I A P P L I C AT I V E Lo scorso 13 agosto stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunit Europea il regolamento 1750 del 23 luglio 1999 che detta le disposizioni di applicazione del rego- lamento 1257/99 sul sostegno allo sviluppo rurale. Tali disposizioni, in coerenza col prin- cipio di sussidiariet, riguardano le sole norme che necessa- rio adottare a livello comunitario. Per quanto riguarda gli inve- stimenti nelle aziende agricole il regolamento in questione stabilisce il momento in cui devono sussistere le condizioni previste dallart.5 del reg.1257/99, (e cio redditivit della- zienda, rispetto dei requisiti minimi in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali, possesso da parte dellim- prenditore di conoscenze e competenze professionali) e in riferimento a cosa viene valutata lesistenza di normali sbocchi di mercato. Il regolamento definisce inoltre: i criteri di selezio- ne per gli investimenti destinati a migliorare le condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli che diventano generali e non pi settoriali, alcune condizioni per laccesso al sostegno agroambientale e allimboschimento, alcuni aspetti specifici relativi al prepensionamento e alle zone svantaggiate. Il regolamento infine stabilisce gli elementi fon- damentali in cui di devono articolare i piani di sviluppo rurale e, per quanto concerne gli aspetti finanziari, le modalit di penalizzazione di quegli Stati che non riescono a spendere quanto avevano previsto: se le spese effettivamente sostenute da uno Stato membro in un certo esercizio risultano inferiori al 75% degli importi definiti nelle previsioni di spesa, le risor- se disponibili per lanno successivo saranno decurtate per un importo pari a un terzo della differenza di spesa riscontrata. L E passata in sordina la pub- blicazione del decreto mini- steriale 19/04/99 (Gazzetta Ufficiale n.86 del 4 maggio 1999) che approva e rende applicabile, a discrezione de- gli agricoltori, il Codice di Buona Pratica Agricola (CB- PA) realizzato in applicazione della Direttiva CEE 91/676, comunemente detta Direttiva Nitrati. In realt una prima stesura del documento era gi stata redatta, in tempi record, da una Commissione nazionale presieduta dal professor Pao- lo Sequi (Istituto Sperimenta- le per la Nutrizione delle Pian- te) e presentata nel marz o 1994. Non essendo per il documento inserito in alcun quadro legislativo lU.E. non lo ha mai giudicato valido, fa- cendo scattare a nostro ri- guardo procedure di richiamo e multe. La Direttiva nitrati prevede che gli Stati membri redigano il Codice ed individuino nel loro territorio aree vulnerabili dove rendere obbligatorie le indicazioni tecniche in esso contenute. Le Regioni, dal canto loro, devono promuovere lapplica- zione del CBPA ed azioni di formazione ed informazione nei confronti degli operatori agricoli. Nelle intenzioni dei redattori, infatti il documento destinato ai Servizi di assi- stenza tecnica pubblici e pri- vati, che dovrebbero occupar- si della sua divulgazione. In qualche misura la Direttiva nitrati nelle Marche viene ap- plicata gi dal 1996, cio da quando stata resa operativa una misura di intervento del Reg. CEE 2078/92, la D3, che prevedeva aiuti a quei Comu- ni ad oggi sei - che con or- dinanza del Sindaco avessero applicato tecniche agricole a basso impatto ambientale. I CONTENUTI DEL C. B. P. A. Dopo unanalisi sintetica degli ambienti, delle tecniche e vo- cazioni colturali dellagricoltu- ra delle diverse zone dItalia, e dopo aver esposto le basi scientifiche del Codice (tipo- logia dei fertilizzanti azotati, ciclo e bilancio dellazoto), il testo passa in rassegna tutti gli aspetti salienti della prati- ca agricola alla luce di una di- minuzione delle perdite di azoto. Fondamentalmente si cerca di introdurre la metodologia del b i l a n c i o come criterio per ra- zionalizzare le concimazioni azotate; in questottica le per- dite derivano dalla superv a l u- tazione delle necessit, che si pu evitare applicando un piano di concimazione. Il piano si realizza in base al calcolo delle dispersioni e de- gli apporti naturali di azoto, tenendo conto della natura del terreno e dellandamento climatico, ed in seguito ap- portando la quantit di conci- 4 Pubbl i cato i l Codi ce di buona prati ca agricola finalizzato alla difesa delle ac- que dall inquinamento da azoto. F a c o l - tativa l a scel ta dell agricoltore di appli- carne le indicazioni. LE ACQUE E I NITRATI NO RM ATI VA me strettamente necessaria. Inoltre grande spazio viene dato allillustrazione di tecni- che di allevamento e di ali- mentazione animali atte a di- minuire la frazione liquida delle deiezioni, migliorandone la qualit e limitandone la concentrazione in nitrati. Il testo passa in rassegna an- che molte pratiche abituali, che vengono spesso applicate in maniera scorretta: ad esem- pio quella di lasciare i campi incolti a fine estate e di conci- mare al momento delle semi- ne autunnali quando, a causa delle piogge e del terreno sco- perto, maggiore il rischio di infiltrazione di acqua e nitrati in falda. Scopriamo cos che gran parte dei nitrati viene asportata non solo per infiltra- zione ma anche per ruscella- mento superficiale, assieme al suolo eroso, che certi tipi di suolo effettuano unazione di filtro pi che di vettore delle acque cariche di nitrati, che un terreno lasciato scoperto in un periodo piovoso dopo una col- tivazione poliennale di erba medica pu essere responsa- bile comunque dellinquina- mento delle falde. Sebbene sia ancora acceso il dibattito su quanta sia la re- sponsabilit dellagricoltura sullinquinamento da nitrati delle falde profonde, il Codice di buona pratica agricola un documento importante, per- ch contiene valide indicazio- ni per una razionale pratica agricola. Molte delle tecniche finalizzate alla diminuzione delle perdite di nitrati sono in- fatti tecniche conservative del suolo, ed hanno una valenza di ordine generale. Il CBPA pu perci contribuire a realiz- zare modelli di agricoltura so- stenibili e ad attuare una valida protezione dellambiente dalle fonti di azoto, anche quelle di origine extra agricola. Ve r s o queste ultime, infatti, un suolo ben condotto pu persino ri- sultare disinquinante. Il Codice ha un valore inesti- mabile come fonte di indica- zioni tecniche, anche perc h supportate da spiegazioni scientifiche accurate (conte- nute nella Guida alla lettura pubblicata da Edagricole), e da indicazioni pratiche utilis- sime a tecnici ed operatori. E un testo di relativamente facile lettura per i tecnici, seb- bene a volte lanalisi dei pro- blemi sembri un po parz i a l e , e rischi di fornire indicazioni contraddittorie agli operatori. In questo senso per essere fruibile da parte degli agricol- tori necessario che passi at- traverso il filtro di una corret- ta opera di assistenza tecnica. In alcuni passaggi si ha lim- pressione che pratiche come la monosuccessione o la limi- tazione nelluso di leguminose nelle rotazioni, siano da legit- timare ai fini della protezione delle falde dallinquinamento. Principali specie agrarie e limiti fisiologici del loro fabbisogno azotato (da Bonciarelli) fabbisogno resa di azoto ipotizzata kg/ha t/ha CEREALI frumento tenero 180 6 frumento duro 140 4 orzo 120 5 avena 100 4,5 segale 80 4 riso 160 7 mais (irriguo) 280 10 LEGUMINOSE DA GRANELLA fava 20 3 fagiolo 20 3 pisello 20 3,5 PIANTE DA TUBERO patata 150 30 PIANTE INDUSTRIALI barbabietola da zucchero 150 4,5 colza 180 3,5 girasole 100 3 soia 20 3 PIANTE ORTICOLE aglio 120 12 carota 150 40 cipolla 120 30 rapa 120 25 asparago 180 5 bietola da coste 130 50 carciofo 200 15 cavolo verza e cappuccio 200 30 cavolo broccolo 150 15 cavolfiore 200 30 finocchio 180 30 insalata (lattuga) 120 25 insalata (cicoria) 180 35 spinacio 120 15 cetriolo 150 60 cocomero 100 50 fragola 150 20 melanzana 200 40 melone 120 35 peperone 180 50 pomodoro 160 60 zucchina 200 30 Dieci regole doro in campo 1. Attenzione non solo ai prodotti da utilizzare ma anche alle modalit di impiego. 2. Limitare le dosi dimpiego dei fertilizzanti azotati ai reali fabbisogni delle colture, ed il loro spandimento alla zona delle radici, con particolare cura nei terreni vicini ai fossi di scolo o alle reti idriche. 3. Evitare concimazioni concentrate nel tempo, preferendo interventi frazionati. Evitare concimazioni alle semine autunnali o primaverili se landamento stagionale molto piovoso. 4. Diminuire lintensit delle lavorazioni, alternando arature non profonde con minime lavorazioni o semine su sodo. Non fare lavorazioni principali consistenti tutti gli anni e per tutte le colture. 5. Impostare successioni colturali che riducano al minimo il periodo in cui il terreno rimane incolto. 6. Gestire oculatamente i residui colturali, il cui interramento provoca immobilizzazione dellazoto solubile (1 Kg di N/ha per ogni 100 Kg/ha di residui pagliosi interrati). Possono essere utili invece se vogliamo sottrarre azoto alla percolazione nei periodi critici. 7. Nelle annate che prevedono una coltura primaverile-estiva, non lasciare il terreno libero nel periodo autunno-invernale, ma adottare colture intercalari che assorbano nitrati. 8. Applicare lirrigazione con la massima efficienza, con volumi idrici esattamente adeguati che bagnino solo lo spessore di terreno interessato dalle radici. 9. Applicare i concimi organici alla fine dellinvernoinizio dellestate, compatibilmente con landamento meteorico. 10. Adottare lavorazioni del terreno, regimazioni delle acque e colture di copertura atte a minimizzare i fenomeni erosivi e di ruscellamento. e dieci in stalla. 1. Effettuare lo stoccaggio delle deiezioni in locali diversi dalle stalle, utilizzare le fosse di stoccaggio sotto al fessurato solo per la loro veicolazione. 2. Adottare soluzioni dallevamento che migliorino le caratteristiche dei reflui ai fini dellutilizzo agronomico. Ad esempio evitando soluzioni costruttive che richiedono limpiego dacqua per veicolare le deiezioni, anche in sala di mungitura. 3. Ospitare in stalla un numero adeguato di animali, evitando carichi eccessivi. Utilizzare mangiatoie ed abbevaratoi antispreco. 4. Impostare una dieta scarsamente liquida, equilibrata nelle componenti proteiche e priva di fattori antinutrizionali. 5. Favorire strutture che consentano il passaggio dalla produzione di liquame a quella di letame. 6. Predisidratare la pollina, anche con laria esausta dellallevamento. 7. Non utilizzare il liquame prima di 150 giorni di stoccaggio, per diminuire la carica microbica e renderlo pi denso. 8. Effettuare la separazione della frazione liquida da quella palabile, la solida sar un ottimo ammendante organico, la liquida avr minor carico di azoto. 9. Se il liquame viene usato tal quale importante che venga miscelato. 10. Preferire sempre il compostaggio, effettuato a partire da un materiale con almeno il 20-25% di sostanza secca. 7 P I A N I D I CONCI MAZI ONE: COME C A L C O L A R E A P P O RT I E D I S P E R S I O N I APPORTI (DA SOTTRARRE AL FABBISOGNO) a. fornitura da parte del terreno 30-35 kg/ha di N per ogni unit percentuale di humus b. residui della coltura precedente dopo erba medica 60-80 kg/ha di N dopo leguminose 3040 kg/ha di N dopo barbabietola 40-50 kg/ha di N dopo frumento tracce c. effetto precedenti concimazioni organiche dopo letamazione (30t/ha) 1 anno 40-50 kg/ha di N 2 anno 20-25 kg/ha di N d. azoto delle deposizioni atmosferiche 10-15 kg /ha anno e. riorganicazione, dopo interramento dei residui pagliosi 8-10 chilogrammi di N/t f. lisciviazione lazoto di cui alle voci a. e b. pu essere dilavato durante la stagione piovosa. La quantit perduta pu essere stimata calcolando quante piogge autunno-invernali hanno saturato il terreno di acqua: ogni saturazione seguita da sgrondo riduce a met la quantit di sali solubili. g. efficienza degli effluvi zootecnici quando un piano di concimazione prevede luso di reflui zootecnici indispensabile conoscere lefficienza nellanno dimpiego e gli effetti residui del materiale che si utilizzer (es. liquame o letame, letame bovino o altro, pollina ecc.) IMMOBILIZZAZIONI E DISPERSIONI (DA AGGIUNGERE AL FABBISOGNO) Le tabelle riportate ci forni- scono indicazioni indi- spensabili per la prepara- zione dei pi ani di conci - mazione. Preliminarmente devesse- re effettuata lanal isi dei t e r r e n i , che ci fornisce in- dicazioni sul livello di ele- menti nutritivi e di sostan- za organica presenti nel suolo. I dati ottenuti saranno la base su cui impostare una sorta di bilancio nutrizio- nale. Verr calcolato il f a b b i s o- g n o teorico del suolo, da questo verranno sottratti gli apporti naturali ed ag- giunte le dispersioni natu- rali in elementi (vedi ac- canto). E utile e spesso indispen- sabile lausilio di un tecni- co specializzato. Il ser vizio stato curato da Gabriella Malanga Mentre la chiave di lettura pi corretta che solo unottica di conservazione ci permette di utilizzare la risorsa suolo con i maggiori profitti in un tempo medio-lungo, perch le scelte che appaiono pi con- venienti spesso lo sono solo nel breve periodo. Le sistemazioni idrauliche agrarie, indispensabili in collina, consentono un corretto sgrondo delle acque anche nei terreni in pianura 8 BOTTA E RISPOSTA CON SANTILOCCHI Sentiamo il parere del Profes- sor Santilocchi dellIstituto di Coltivazioni Erbacee ed Agro- nomia della Facolt di Agraria di Ancona. Lappli cazione del CBPA pu veramente consentire di limi- tare il problema dei nitrati. ? Rispetto al problema dei nitrati la situazione italiana presenta una grande variabilit. In ter- mini generali le perdite di nitrati hanno valori relativa- mente bassi, intorno ai 70 kg di azoto/ha/anno contro i 400 chili dei paesi del nord Europa. Se per osserviamo la situa- zione di territori di pianura ad agricoltura intensiva e ad alta concentrazione umana come la Pianura Padana il problema si presenta in maniera pi grave. In Italia il rischio nitrati elevato solo in aree limitate, ma affinch restino tali biso- gna fare qualcosa e quindi lapplicazione del codice urgente e necessaria. Non le sembra che il codice non i nquadr i i l pr obl ema della gestione del suolo nel suo complesso? Il codice ci fa ragionare in ter- mini realistici sul problema. E chiara nel documento la visione del chimico agrario: la visione successiva quella dellagronomo, una visione trasversale, di chi ha la pro- fessionalit necessaria per applicare le adeguate tecniche migliorative. Ma a monte di questo importante che ci sia la visione pi analitica del chi- mico agrario. Paol o Sequi , coordi natore del gruppo che ha redatto il C B PA, espr i me dubbi sul fatto che l inquinamento da nitrati in falda derivi da fonti agricole. Lei che ne pensa? Buona parte della perdita di nitrati nei nostri terreni deriva dal naturale processo di ossi- dazione della sostanza organi- ca del suolo, e solo limitata- mente dalleccesso di conci- mazione azotata. Non si pu dire che non ci sia nessuna responsabilit del settore agri- colo, includendo anche la zoo- tecnia, ma quantificare questa responsabilit difficile. In generale nelle zone collina- ri, come le Marche, i picchi di concentrazione di nitrati in falda sono dovuti alla naturale ossidazione della sostanza organica. Lapplicazione di tecniche colturali non ade- guate ne accelera i ritmi. Dei due picchi di perc o l a z i o n e rilevati nelle stagioni piovose, imputiamo alle pratiche agri- cole in maggior misura quel- lo primaverile, perch coin- volge anche i nitrati derivanti dalle concimazioni di fine inverno. Applicando tecniche adeguate il rischio si riduce. Sarebbero uti l i al tri codi ci per l e aree medi terranee? Oppure condi vide l impres- sione che basterebbe ricor- rere maggiormente all ausi - l i o di t ecni ci agr i col i ed agr onomi , gi adeguat a- me nt e f or ma ti r i spet t o a queste nuove probl emati che ? Avrebbe certamente senso affiancare al CBPA altri codici, ad esempio relativi ai proble- mi del dissesto geologico Lo stesso progetto Panda, che ha finanziato la realizzazione del codice, prevede la reda- zione di altri documenti; il problema che i finanzia- menti si decidono di sei mesi in sei mesi, ed in queste con- dizioni chi inizia i lavori non ha mai certezza di poterli veder completati. Per quel che riguarda lassi- stenza tecnica c senzaltro un anello mancante. Abbiamo infatti sentito la necessit di costituire L A s s o c i a z i o n e Italiana per la Gestione Agronomica e Conserv a t i v a del Suolo (A.I.G.A.Co.S.), con sede presso il Dipartimento di Biotecnologie Agrarie ed Ambientali di Agraria, ad Ancona; unassociazione for- mata da Agronomi ed agricol- tori, con finalit formative ed informative, con iniziative aperte a tutti, per fare anche noi la nostra parte. C O S A S O N O I N I T R AT I I nitrati sono composti minerali azotati in cui presente la massi ma combinazi one possibi le di azoto (N) e ossigeno ( O) . Si f or mano a par ti r e da al t r i compost i azot ati ( sal i dell ammoniaca) a seguito del contatto con lossigeno. So - no importanti perch assimilabili dalle piante come fonte di nutrimento, ma nel contempo pericolosi perch molto solu - bi li e quindi sogget ti ad essere t rasport ati con i movi menti dellacqua nel suolo. Il rischio reale che i nitrati, sommini - st r ati con l e conci mazioni azot at e i n quant i t superior e al necessario, f ini scano nelle falde e quindi nell e acque desti - nate alluso alimentare. Si ipotizza un rischio di cancerogenicit di questi composti nei conf r ont i del l uomo. I l l imit e pr evi st o dal l a nor mat iva nazional e per la concentr azione di ni trati nell e acque pot a - bili pari a 50 mg/litro. Sono 50 i Comuni del territorio re - gionale che hanno superato questa concentrazione nelle lo - ro acque. Le lavorazioni effettuate troppo vicino ai fossi di scolo e lassenza di vegetazione causano forti perdite di sostanza organica e di suolo NO RM ATI VA 9 SANA 99, PI CHE UNA FIERA l SANA que- stanno ha ri- scosso un successo sen- za precedenti: 70.000 visita- tori, 2.000 operatori stranieri con un incremento rispettiva- mente del 40 e del 65%; boom di registrazioni presso lufficio stampa anche di ope- ratori della comunicazione: oltre 800 i giornalisti accredi- tati. Un vero proprio trionfo che testimonia il crescente in- teresse per il mangiar sano, il curarsi con metodi rispettosi del proprio corpo e il vivere in un ambiente pi salubre. Questanno, forse pi che in passato, c un grande fer- mento, si respira quasi la consapevolezza che queste- vento non pi una fiera a l - t e r n a t i v a, ma ha tutti i numeri per essere considerata meri- tatamente la fiera europea pi importante insieme a Biofach di Francoforte. Dati di segno positivo per il numero degli espositori: 1.160, di cui 230 provenienti dallestero, contro i 1.105 del 1998; aumentato anche il nu- mero dei padiglioni, per una s u p e rficie totale di 60.000 metri quadrati. Queste cifre testimoniano co- me il comparto del biologico in Italia sia uscito dallemargi- nazione iniziale; il settore agro-industriale nazionale ed in particolare la componente agricola sembra recepire i cambiamenti imposti dai nuo- vi modelli di consumo degli alimenti e questa circ o s t a n z a si riflette direttamente sul comparto delle produzioni biologiche. Infatti, nel corso degli ultimi anni rapidamente mutata la scala delle preferenze di ac- quisto dei beni alimentari: i consumatori italiani hanno di- mostrato di gradire sempre pi prodotti di qualit che possano al contempo fornire garanzie assolute in termini di genuinit e valenza salutisti- ca. La presenza in fiera an- che di operatori della distri- buzione conferma che gli ali- mentari e i prodotti freschi biologici stanno vivendo un trend di crescita e che il com- parto sta rapidamente rispon- dendo alle esigenze di merc a- to. Diversi importatori stra- nieri, alcuni dei quali impe- gnati nellexport verso il Giap- pone, interessati agli alimenti biologici e di qualit delle M a rche, hanno avuto contatti con i produttori marc h i g i a n i presenti in fiera e coordinati dal Servizio Promozione e Va- lorizzazione dellAssessorato Agricoltura. Questanno il SANA, con gran- I Un vero e propri o tri onfo che testimoni a il crescente i nteresse per i l mangi ar sano, il curarsi con metodi nat ur al i e i l vi ver e i n a mbi ent e pi sa l ubre . Aumentano gl i esposi tori rispetto allanno scorso. 10 de sensibilit, ha colto linte- resse crescente dei consuma- tori nei confronti della qualit delle produzioni inaugurando, al proprio interno, il 1 Salone dei prodotti tipici e delle spe- cialit regionali certificate. Il padiglione 25 ha raccolto i prodotti della migliore tradi- zione alimentare italiana, a Denominazione dOrigine Controllata, Protetta, garanti- ta, IGT, IGP, ed ha accolto gli enti e gli operatori che si oc- cupano della conservazione e della valorizzazione di questo grande patrimonio comune . Nello stesso padiglione lo stand dellAssessorato Agri- coltura della Regione Marc h e spiccava tra gli altri: sopra un modellino geografico della re- gione lungo 20 metri, con viti, olivi, vi vi e veget i , si staglia- vano: la foto a grandezza na- turale di bovini di razza Mar- chigiana, le foto dei formaggi tipici marchigiani, il grande matitone colorato che accom- pagna da qualche tempo le iniziative sul tema del cibo e qualit. Il SANA non solo fiera, anche un momento di incon- tro culturale, uno scambio di vedute, un appuntamento per confrontare esperienze, un punto di osservazione privile- giato per guardare in avanti, fare bilanci e valutazioni. Particolarmente interessante e ricco il calendario di conve- gni, conferenze e tavole ro- tonde che ha visto i pi im- portanti esperti nel settore dellalimentazione, salute e ambiente, ed in diversi dei quali le Marche sono state parte attiva . LAssessore Marco Moruzzi stato invitato a presentare lesperienza della Regione M a rche al convegno: Pr o - dot ti t i pi ci , i nfor mazi one, c o m m e rcializzazione, di fesa e nor me i gi eni che, i l r uol o dei C o n s o rz i nel quale ha sotto- lineato che: non bastano gli strumenti offerti dalle DOP, IGP e dai marchi collettivi previsti dal Reg. 2081/93 che, pur essendo fondamentali per la tutela dei prodotti italiani, non sono di per s sufficienti a conservare tutte le produ- zioni minori e lintera gamma dei prodotti tipici e tradiziona- li; questi infatti non potranno mai sostenere i costi econo- mici e organizzativi che tali m a rchi richiedono. Altri stru- menti vanno pertanto messi in atto, e lesperienza delle M a rche lo dimostra, come lapplicazione del Decreto 173/98 e ladozione di forme di certificazione della prove- nienza dei prodotti. Interessante anche il conve- gno sulla zootecnia biologica, nel quale sono state fatte le prime considerazioni sul Re- golamento n.1804 del 19 lu- glio scorso che completa, d o- po tanto tempo, il Reg.2092/91 relativo ai metodi di produzio- ne biologica e del quale trat- teremo in modo approfondito nei prossimi numeri. Interessante la mostra che la manifestazione ha dedicato alle Materie Seconde, sulluti- lizzo dei materiali riciclati, e la mostra La terra sullimpie- go nella bioedilizia di questo materiale. SANA ha chiuso i battenti dando appuntamento al 14 17 settembre del 2000, inse- riamolo nella nuova agenda. L A R G E N T I N A S C O P R E L E M A R C H E U na delegazione argentina della Provincia di Rio Negro incontrato lAssessore Moruzzi presso lo stand della Regione Marche al SANA 99 . La delegazione era in visita ufficiale in Italia per promuovere la cooperazione economica, industriale e tecnologica attraverso la ricerca di partners, la promozione di alleanze e per sviluppare collaborazioni nel settore sociale e culturale tra i due paesi. Linteresse della Provincia del Rio Negro, ha dichiarato Pablo Vergani gobernador della Provincia stes- sa - di puntare alla naturale vocazione del nostro territorio per le produzioni biologiche e valorizzare le bellezze paesaggistiche puntando allo sviluppo economico attraverso lagritu- rismo. Riteniamo che le iniziative che le Marche hanno da tempo realizzato nel settore del- lecoturismo e dellagricoltura biologica costituiscano un modello valido ed esportabile anche oltre oceano . Lincontro, improntato sulla massima cordialit, ha gettato le basi per futuri scambi e colla- borazioni . 11 A s s e s s o r a t o Agricoltura ed i produttori mar- chigiani sono stati parte atti- va della mani- festazione Cheese Le forme del latte organizzata da Slow Food a Bra (TO) dal 17 al 19 settembre 1999 . La manifestazione internazio- nale, che ha richiamato cento- mila fra visitatori e giornalisti di tutta Europa, la pi grande dedicata ai derivati del latte ed nata per far conoscere e sal- vaguardare le produzioni lat- tiero casearie di qualit. Vi hanno partecipato 130 fra pro- duttori, affinatori e artigiani. LAssessorato Agricoltura delle Marche stato invitato da Slow Food per presentare alla stampa nazionale ed este- ra un provvedimento, il primo in Italia, che assicura la difesa dei formaggi artigianali e tipici. Grazie ad esso consentita la produzione di alcuni formaggi, riconosciuti come tradizionali, in deroga alla legislazione igie- CHEESE, LE FORME DEL LATTE L Alla rassegna, or- ganizzata da Slow Food, lassessora- to al l Agri col tura ha presentato i l p r o v v e d i m e n t o che nel le Marche consente la tutela dei formaggi tipi- ci. In ritardo inve- ce le altre Regioni. PRO M O ZI O NE Articolo 1 (Finalit e ambito dapplicazione) 1. Ai fini del presente decreti sono considerati prodotti agroalimentari tradizionali quelli le cui metodiche di lavorazione, conserv a z i o n e e stagionatura risultano consolidate nel tempo. 2 . Per lindividuazione dei pro- dotti agroalimentari tradi- zionali le Regioni e le Pro- vince autonome di Trento e di Bolzano accertano che le suddette metodiche sono praticate sul proprio territo- rio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel tempo, co- munque per un periodo non inferiore ai 25 anni. Articolo 2 (Elenchi regionali e provinciali dei prodotti agroalimentari tradizionali) 1. Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale, predi- spongono gli Elenchi re- gionali o provinciali dei propri prodotti agroalimen- tari tradizionali. 2. Negli Elenchi di cui al com- ma 1 devono essere indi- cate, per ogni prodotto, le seguenti informazioni: a) nome del prodotto; b) caratteristiche del pro- dotto e metodiche di lavo- razione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo in base agli usi locali, uniformi e costanti, anche raccolti presso le Camere di commercio, in- dustria, artigianato e agri- coltura per territorio; c) materiali e attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione, il condizio- namento o limballaggio dei prodotti; d) descrizione dei locali di lavorazione, conserv a z i o n e e di stagionatura. 3 . Le Regioni e le Province autonome inviano gli Elen- chi e i successivi aggiorna- menti al ministero per le Politiche agricole che prov- vede al loro inserimento nellElenco nazionale di cui allarticolo 3. Articolo 3 (Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali) 1. E istituito presso il Mini- stero per le politiche agri- cole lelenco nazionale dei prodotti agroalimentari tra- dizionali. 2. Lelenco formato dai pro- dotti definiti tradizionali dalle Regioni e dalle Pro- vince autonome di Trento e di Bolzano e inseriti nei ri- spettivi elenchi. 3. Il Ministero per le politiche agricole cura la pubblica- zione annuale dellElenco, promuovendone la cono- scenza a livello nazionale ed estero, nellambito delle funzioni a esso attribuite ai sensi dellarticolo 2, com- ma 3, del decreto legislati- vo 4 giugno 1997, n. 143. Articolo 4 (Accesso alle deroghe) 1. Per i prodotti tradizionali iscritti negli elenchi regio- nali o provinciali per i quali risulti necessario accedere alle deroghe previste dal- larticolo 8, comma 2, del decreto legislativo 4 giu- gno 1997, n. 143, le Re- gioni e le Province autono- me inviano al ministero per le Politiche agricole, per ciascun prodotto interes- sato, gli elementi relativi alle procedure operative in grado di assicurare uno stato soddisfacente digie- ne e disinfezione dei mate- riali di contatto e dei locali nei quali si svolgono le at- tivit produttive, salva- guardando le caratteristi- che di tipicit, salubrit e sicurezza del prodotto, in particolare per quanto at- tiene la necessit di pre- servare la flora specifica. 2. Il Ministero per le politiche agricole trasmette al mini- stero della Sanit e al mini- stero dellIndustria, del commercio e dellartigiana- to la documentazione re- gionale di cui al comma 1, per lemissione del provve- dimento di deroga in conformit con le disposi- zioni comunitarie concer- nenti ligiene degli alimenti, ai sensi dellarticolo 8, comma 2, del decreto legi- slativo n. 173 del 1998. 3. Copia del provvedimento di deroga, di cui al comma 2, trasmesso dal ministe- ro della Sanit al ministero per le Politiche agricole, per la comunicazione alla Regione o Provincia auto- noma competente, nonch per lannotazione nellElen- co nazionale a margine del prodotto interessato. 12 nico sanitaria vigente, utiliz- zando strumenti e contenitori in legno, marmo, rame, e con- sentendo la loro stagionatura in ambienti naturali (cantine, grotte, botti e fosse). Il prov- vedimento riguarda il pecorino dellAppennino umbro-marc h i- giano, il casc, lo slattato, il cacio a forma di limone, il for- maggio di fossa, la ricotta, la Casciotta di Urbino (prodotto a Denominazione di Origine P r o t e t t a ) . Carlo Petrini- Presidente nazionale di Slow Food - in unaffollata conferenza stam- pa ha presentato liniziativa, che salvaguarda le piccole grandi produzioni di qualit che rischiano quotidianamen- te di essere schiacciate da procedure amministrative e burocratiche. Anche Piero Sardo vice Presidente nazionale di Slow Food- ha ringraziato le Marche per la lungimiranza e la tempestivit con la quale ha difeso il suo patrimonio gastronomico ed ha espresso grande preoccu- pazione per la lentezza dimo- strata da altre Regioni. LAssessore Marco Moruzzi ha illustrato il provvedimento, frutto di un lavoro impegnati- vo che ha coinvolto le AUSL, le Comunit montane, le Organizzazioni professionali e i singoli produttori, e che mette a riparo molti formaggi m a rchigiani dallomologazio- ne. Moruzzi ha ricordato che tali iniziative rafforzano le pic- cole realt produttive e che lazione congiunta pu costi- tuire la salvezza di tante microeconomie, che rischia- no di essere travolte dalle grandi lobby del settore agroalimentare, le quali pur di abbassare i costi di produzio- ne, offrono prodotti dal gusto standardizzato e spesso di scarsa qualit. Al termine dellincontro i numerosi giornalisti presenti hanno degustato la delicatez- za della ricotta appena affiora- ta, preparata da un produttore della provincia di Macerata, il signor Angelo Stazi. A PROPOSI TO DI TI PI CI T P ubblichiamo i quattro articoli che costituiscono il regolamento del Ministero per le politiche agricole e forestali, in attuazione del decreto legislativo 173/98, finalizzato al riconoscimento di prodotti agroalimentari tradizionali ottenuti con antichi criteri di lavorazione, conservazione e stagionatura. al 14 al 18 ot- tobre si svol- ta a Citt di Castello (PG) la terza edizio- ne della Fiera delle Utopie concrete, il con- sueto appuntamento culturale umbro dedicato a Quali sen- si per la conversione ecologi- ca e la convivenza?. Nei quattro giorni delliniziativa sono stati coinvolti esperti e personalit internazionali per fare esperienze con il naso, partecipare a laboratori del gusto e dellolfatto, seminari, conferenze che ,andando a naso, hanno affrontato temi seri quali linquinamento, le puzze che attanagliano le citt, la qualit dei cibi.. LAssessorato Agricoltura del- le Marche stato partner dell edizione di questanno dedicata all Olfatto e alla Me- moria, un impegno per ribadi- re la necessit e la possibilit della riconversione ecologica dello sviluppo alla quale la Fiera lavora da anni. Levoluzione pi recente del- lagricoltura marchigiana ha segnato lavvio di un proces- so di riconversione ecologica di questa attivit economica ed ha posto la compatibilit ambientale e la qualit dei prodotti come obiettivo prio- ritario per tutta lagricoltura e le imprese agro alimentari. Si pertanto passati dalluto- pia di poche aziende alla con- cretezza dei grandi numeri. Lassessore allAgricoltura ha presentato la Mostra ..e poi tornammo in casa un per- corso incentrato sulla perc e- zione olfattiva, dedicato al tempo passato, ai piaceri, ai gesti ed ai sapori della tradi- zione dei nostri nonni di cui ha detto facciamo tesoro guardando allo sviluppo della nostra agricoltura. In questo spazio sono stati ricreati gli ambienti della casa colonica tipica marchigiana: la stalla, la cantina, la cucina, la soffitta, con quanto di odoroso, ma anche aspro e greve cera al- lora, questa mostra rappre- senta il nostro tentativo per riscoprire qualcosa di smarri- to e prezioso. Nel denso programma : une- sposizione dedicata alle spe- zie : I cer chi del pr of umo - curata dallIstituto delle tradi- zioni popolari del l Uni ver si t di Ambur go; Unut opia con - cr et a negat i va: Le conser v e del l odore del l a STA S I , il Ser- vizio Segreto della Germania dellEst il quale conservava gli odori umani delle persone so- spette e se ne serviva per mettere i cani sulle loro trac- ce; Sper i ment ar e gl i odor i La magia nascosta di un sen - so minore: una serie di instal- lazioni per sperimentare le proprie capacit olfattive e ri- conoscere adori e aromi; La- boratori educativi: Il profumo e la poesi a, Ucci ucci sent o udor di- nelle fiabe popola- ri un percorso educativo; La- boratori del Gusto a cura di Slow Food: Annusar e per de - gustare: i formaggi da salvare nell e Marc h e. E poi le confe- renze e i seminari: M i s u r a z i o - ne e val ut azi one degl i odor i il problema degli odori degli impianti industriali; A p p r o - pr iar si del mondo at t r aver so i l naso: St or i a e psi col ogi a dellolfatto e...altro ancora per tutti i nasi ! PRO M O ZI O NE 13 Q U A N D O L E U T O P I E S O N O C O N C R E T E D I servizi della Rubrica Pro- mozione - da pag. 9 a pag. 13 - sono stati curati da Luana Spernanzoni e s p e r i e n z a marchigiana di c e r t i f i c a z i o n e della carne oggetto di un crescente inte- resse da parte di altre Regioni italiane e non solo. Il progetto partito tre anni fa per inizia- tiva dellAssociazione dei Produttori Bovinmarche e della Regione Marche, che lha finanziato con i fondi dellOb. 5b: stata la risposta delle Marche allo scandalo della mucca pazza. Una risposta che ha anticipato quella comunitaria, che con il Reg. CE 820/97, stabilisce lobbligatoriet delletichetta- tura delle carni bovine al det- taglio a partire dal primo gennaio 2000. E proprio questa imminente scadenza che rende ulterior- mente interessante la nostra esperienza che, in questi due anni, ha subto delle modifi- che nel senso di una semplifi- cazione della procedura. Il punto forte del meccanismo di certificazione la sua asso- luta sicurezza e limpossibilit di qualunque contraffazione. Il tutto gestito da un siste- ma informatico costituito da: software di gestione per tutti i soggetti coinvolti nella filiera (produttori, macellai, confe- zionatori, distributori e punti vendita), sistemi telematici e s e rvizi di gestione per il tra- sferimento dei dati, servizi di gestione centralizzata dei detabase, interc o n n e s s i o n i telematiche e sistemi di eti- chettatura per i punti vendita. Attualmente sono circa 200 i punti vendita in grado di effet- tuare, attraverso una conven- zione con la Bovinmarche, la certificazione della carne. I l successo del progetto confermato dai dati forniti dalla stessa Bovimarche che, alliniziativa, ha collegato anche un concorso a premi. Risultano essere 14 mila le cartelle completate dai consu- mati, con i certificati di acquisto fino ad un totale di 10 chili di carne. Unottima risposta che dimo- stra linteresse del consuma- tore per i prodotti di qualit e garantiti. Il sistema marc h i- giano, che a questo punto largamente collaudato, sicu- ramente un punto di riferi- mento a livello nazionale e internazionale. Le sofisticazio- ni alimentari si combattono non solo aumentando i con- trolli, ma con un sistema di garanzie su tutti i passaggi della filiera. La certificazione il momento terminale, che consente di dialogare con il consumatore e di spiegargli cosa arriva sulle sua tavola. A questo proposito ha detto Moruzzi - concordo totalmente con Romano Prodi, che spiegando la pro- posta della creazione di unAgenzia a livello europeo per la sicurezza alimentare, ha dichiarato che la salute deve avere la precedenza su tutto. Ma vediamo in cosa consiste il sistema. Pesando la carne, la bilancia automaticamente emette lo scontrino ed il certi- ficato relativo con le seguenti indicazioni: paese o azienda di nascita e di allevamento dellanimale, dov avvenuta la macellazione, numero di identificazione dellanimale e della carcassa, denominazio- ne del punto vendita. Contemporaneamente il rela- tivo peso viene scaricato da quello complessivo della mezzena. Questo sistema lultimo messo a punto: infatti fino a qualche tempo fa il meccanismo era simile, ma meno diretto ed era legato allutilizzo di una carta POS, tipo Bancomat. 14 CARNE E CERTIFICAZIONE L PRO M O ZI O NE I l si stema di certi fi cazi one fi nanzi ato dal l a Regi one e messo a punto dal l a Bovinmarche oggetto di interesse da parte di altre realt. 15 l cibo r i t m a v a le ricorren- ze, le festivit ed i cicli del lavoro contadino, soprat- tutto della mezzadria che m a d r e del carattere e delle abitudini culturali della societ marchigiana. Viceversa il quotidiano era fatto dalla cos detta a c - qua cot ta, nella quale bollivano verdura, pochi fagioli ed un paio di patate, ac- compagnati da pane raffermo: pranzo e cena insieme. Nella festa, per cui, il mo- mento del cibo integrava la liturgia, tra- sformandosi in veri b a c c a n a l i, persino in occasione di funerali a ricordare i ban- chetti funebri etruschi, i p a r e n t a l i a l a t i n i e le agapi dei cristiani nelle catacombe. Il cibo ha spesso significato simbolico o magico: lagnello della Pasqua cristiana altri non che l Agnello di Di o; luovo di Pasqua, presso gli antichi greci prima, fra i romani poi, il buon augurio al ri- sveglio primaverile della natura; il ceno- ne di Natale, tutti insieme, conserva tut- tora un forte potere aggregante della fa- miglia. A mezzanotte, nel rispetto della vigilia: pesce (baccal, anguilla, aringa, merluzzo...) e verdure (broccoli, gobbi, sedani...), mentre il pranzo natalizio, ab- bonda di carne: nei cappelletti, timballo, rag, arrosto, nelle olive ripiene (tipiche del Piceno), nel fritto. Le lenticchie a Ca- podanno propiziano denaro: dalla tradi- zione ebraica della primogenitura vendu- ta da Esa a Giacobbe per, appunto, un piatto di lenticchie. Poi nellirrefrenabile allegria di Carnevale tutto lecito, anche nel mangiare, soprattutto con i dolci tipi- ci. Nelle Marche vigeva luso di gir are al l a r d e l l o: i bambini, con il viso sporco di carbone, vanno di casa in casa, con uno spiedo in mano, chiedendo salsiccia, lar- do o denaro. Bambini poveri che dietro la maschera di carbone nascondono lu- miliazione dellaccattonaggio. La questua in uso anche a p a s q u e l l a, quando si uccide il maiale: i questuanti, di nuovo di casa in casa, cantano la richiesta di cibo. Se la v e r g a r a rifiuta, la canzone termina con una maledizione. Ma tutti offrono: tra loro pu celarsi Ges, tornato a veri- ficare la bont danimo. Segue la Quare- sima, periodo di penitenza e astinenza dalla carne; dopodich c il gioved san- to, in ricordo della passione di Cristo: ad imitazione dellultima cena, ci si riunisce per la s a r d e l l a t a, solo sardelle e stocca- fisso. In alcuni paesi, la domenica in al- bis la gior nata delle f r it tate: una scam- pagnata a base di frittata, pane e pizze pasquali. Il momento culminante della vita mezzadrile e contadina la trebbia- tura, quando i suoi protagonisti davano sfogo alle frustrazioni accumulate nel corso dellanno: un banchetto infinito per celebrare la festa del grano con portate tipiche (la paperina in brodo) per togliere la polvere in gola ai battitori . Era una sfi- da tra mezzadri per mostrare ai vicini il loro benessere. IL CIBO NELLA TRADIZIONE POPOLARE I Inizia con questo numero una carrellata sui prodot- ti alimentari che fanno la stori a del le Marche, ac- compagnando le tradizio- ni e ricorrenze pi signi- ficative. PRO M O ZI O NE 16 a tradizione ha chiamato questo, dolce assoluta- mente unico delle Mar- che: l o n z a o l o n z e t t a di fi- co. In realt per molti il s a l a m e o s a l a m i n o di fi- co, un nome che descrive meglio le sue forme. Se dovessimo scegliere un cibo per interpretare e rappresentare le abitu- dini e il carattere dei marchigiani, non pu essere che questo. Gli alberi di fico, lingrediente principale, sono presenti, a volte in quantit, accanto ad ogni casa contadina, tanto che persino Leopardi ne cantava quasi con nostalgia la tipicit, durante i viaggi in t erra st raniera. I sapo- ri dolci ma non zuccherati ed eccessivi ricordano la semplicit di gusti ai quali la mezzadria, madr e degli usi locali, era obbligata, poich i prodotti migliori era- no destinati al padrone. La sua delicatez- za e qualit testimoniano lindole mar- chigiana, mai sopra le righe e portata ad e s t r e m i z z a r e . C i rca venti centimetri di lunghezza e sei di circonferenza, fatto solo di frutta spes- so spontanea, senza aggiunte artificiali per modificare i colori o la conserv a z i o- ne: sono i connotati di un dolce povero a l quale partecipano di norma anche altri prodotti della terra marchigiana come la sapa (mosto di uva bollito), il m i s t r ( l i- quore secco a base danice), i semi d a n i- c eo ancora le mandorle (tritate) e le noci. Unico vezzo, anchesso inscindibile dal concetto di tipicit, lavvolgimento della lonzetta o salamino che dir si voglia nella foglia di fico: il suo cuore e la sua veste. I fichi andrebbero asciugati al sole e disi- dratati, vanno macinati assolutamente a mano e amalgamati in una dolce pasta con le altre componenti. Nasce a febbraio e pu essere gustato fi- no a Pasqua. Rappresentava, in due belle fette di pane, la merenda degli scolari della Vallesina, la sua zona dorigine. Oggi stato riscoperto dai migliori cuo- chi e ristoranti, insieme a pecorino (la tradizione) al parmigiano (spazio ai gusti italiani!) o alla ricotta, nelle delica- tissime sperimentazioni dei nuovi c h e f m a rchigiani che hanno conquistato le ta- vole parigine. l Piceno accoglie nel suo territorio, fin dallet preistorica, unoliva da tavola che nei millenni continua a stupire il mondo per le sue qualit. I Latini la chiamarono Pi cena e divent A s c o l a n a t e n e r a con la loro decadenza. I terreni del colle S.Mar- co ad Ascoli (rocce calcaree su travertini molto fessurati) ed anche la valle Fiorana rappresentano lhabitat ideale. H a n n o temperature invernali per fornire il giusto freddo e frutti in abbondanza: olive, buone, succose, di facile digestione con poca presenza dolio ed acidi. Plinio le pose in primo piano tra quelle in sala- moia (immerse nellacqua), Marziale le magnific come inizio e fine dogni rega- le banchetto, Papa Sisto V se le faceva mandare in Vaticano, mentre trionfavano nei gusti di Rossini, Garibaldi, Puccini e...Si pu ben comprendere come abbia contribuito a rendere celebre lagricoltu- ra del Piceno. Le variet sono la tenera, la semitenera e la dura (meno pregiata). La regina la prima, a drupa ovale, gros- sa, ricca di polpa e di un bel verde pa- glierino. Il grande limite la delicatezza: si ammacca ed annerisce per un nonnul- la. Nonostante sia di gran lunga la mi- glior oliva verde da tavola al mondo, cor- re il rischio di scomparire quando le la- boriose donne ascolane si arrenderanno alla fatica della raccolta. Il prodotto mi- gliore viene da Ascoli, Folignano, Ve n a- rotta, Castel di Lama. La raccolta ai pri- mi dottobre, a mano, in recipienti con pareti soffici per evitare ammaccature. La sua pi prestigiosa utilizzazione or- mai mondiale: loli va al lascolana farci- ta e fritta. Ed attenzione a diffidare dalle imitazioni nelloliva base. E un cibo di grande raffinatezza, barocco, a ben vede- re, anche nella preparazione. Dopo aver tolto losso con una particolare tecnica, si riempie con manzo, maiale e pollo, spezie, odori, uova e formaggio. Quindi, rotolate nella farina, nelle uova sbattute e nel pane grattugiato, finiscono in padella con olio doliva extravergine abbondante e molto caldo. La cottura fa pensare pi alle invenzioni culinarie di scuola france- se del 700, che a proletarie polpette. a cura di Flavio Brasili L O N Z E T TA D I F I C O L T E N E R A A S C O L A N A Le foto di pagg. 15 e 16 sono gentilmente concesse dal Museo dell a Storia dell a Mezzadria di Senigallia. La prima rel ati va al l a trebbiatura, l a seconda i mmortal a un momento di soci al izzazione durante l a pausa dal lavoro, che assumeva il nome di VINTORA (le campane delle chiese di campagna, alle quattro del pomeriggio, annunciavano che era venuta lora della merenda). i parlato mol- to, in questi u lt i m i t e m p i , delle biotecno- logie: dei loro successi, delle realizzazioni strabilianti - pen- siamo alla clonazione - delle loro prospettive. Ma, di pari passo, si sviluppato un am- pio fronte contrario, partito con gesti eclatanti di associa- zioni ambientaliste, che ha portato gran parte delle per- sone a guardare con sospetto a questa moderna tecnologia. In realt, il consenso abba- stanza ampio per quanto ri- guarda la ricerca in medicina, ambito dove le biotecnologie operano gi da diversi anni. Ma quando si tratta del cibo, allora, il fronte del no prende il sopravvento. Nello scorso marzo sono stati diffusi i dati di una ricerc a condotta dallUnione europea su 500 persone in 11 stati. Tra tutti, gli italiani sono risul- tati i pi ostili allapplicazione delle biotecnologie nelle pro- duzioni agricole alimentari: lo bocciano senza appello 79 italiani su cento. Seguono gli spagnoli (71%), si scende al 57% in Inghilterra mentre lO- landa il paese pi aperto al- la nuova tecnologia, con gli avversari del cibo biotech in minoranza, al 47%. Un sociologo della London School of Economics, a com- mento al sondaggio dellUE, faceva notare come di nor- ma lapprovazione delle inno- vazioni in campo scientifico da parte dellopinione pubbli- ca legata alla conoscenza: tanto pi il pubblico infor- mato sullargomento, tanto maggiori sono le probabilit che le nuove tecnologie ven- gano accettate. Dal sondag- gio tuttavia emerso che le biotecnologie costituiscono uneccezione: infatti, pur es- sendo migliorata la cono- scenza di base in materia, non aumentata in propor- zione la fiducia nelle capacit delle nuove tecniche di influi- re positivamente sulla vita. PRO E CONTRO Il dibattito aperto, e le noti- zie si rincorrono, vicine e lon- tane. Qui nelle Marche, per esempio, la scorsa primavera stata messa al bando la sperimentazione di piante ge- neticamente manipolate in tutto il territorio regionale. A causa della complessit della questione, per molti difficile farsi unopinione per- sonale riguardo le biotecnolo- gie in agricoltura: da una par- te le grandi aziende del setto- re spendono miliardi nella co- municazione per rassicurare sulla bont dei progetti e sulla loro sicurezza, dallaltra asso- ciazioni, enti e personaggi fa- mosi si dichiarano contrari a queste tecniche. Per capire in che cosa consi- ste la manipolazione dei geni bisogna ricordare come ogni specie animale e vegetale ha allinterno di ogni cellula un proprio codice genetico - or- ganizzato nella struttura del DNA - che definisce le caratte- ristiche dellorganismo sia co- me aspetto che come com- portamento. Le biotecnologie utilizzano tecniche dellinge- gneria genetica per modificare il DNA di un organismo viven- te, talvolta utilizzando fram- menti ottenuti da un organi- smo completamente diverso, in modo da creare un essere nuovo con caratteristiche ori- ginali. Qualche esempio. Un tipo di mais stato reso pi resistente agli insetti nocivi con geni presi dalle lucciole. Sono numerosi i tipi di patate rese pi tenaci contro le ma- lattie con linserimento di geni di bachi da seta o di virus. Si tratta, quindi, di tecniche del tutto nuove. DOVE LA DIFFERENZA Al di l delle centinaia di spe- rimentazioni di nuovi prodotti alimentari transgenici, i due alimenti pi diffusi e che han- no avuto lautorizzazione alla coltivazione in Europa sono la soia e il mais modificati. In particolare, sono la soia chia- mata Round-up ready pro- SPAZI O APERTO 17 BIOTECH, RIFLETTIAMOCI SU S Avviamo con questo numero una rifles- si one sul l e bi otecnol ogi e appl i cat e al l agri col tura. Approfondi re questa tematica ci consente di maturare uno- pi ni one responsabi l e sul l e tecnol ogi e del futuro. dotta dalla multinazionale Monsanto e il mais Maximi- ser della Novartis. In che co- sa si distinguono dai corri- spondenti semi normali? Prendiamo il mais. Ha acqui- sito nel suo patrimonio gene- tico tre geni estranei. Il primo assicura una mag- giore resistenza a un erbicida, il glufosinato ammonio, per- mettendo una pi radicata eli- minazione delle infestanti, e quindi una maggior resa in cereale: in pratica la pianta di- venta resistente a dosi di pe- sticida di regola intollerabili. Il secondo rende il mais inat- taccabile da un insetto, la pi- ralide (una farfalla), parassita che normalmente pu essere causa di notevoli perdite di raccolto, grazie alla produzio- ne di una tossina. Questa tos- sina prodotta, in natura, da un batterio del terreno, il Ba- cillus thuringiensis, importan- te nemico della piralide. Il terzo gene comporta la re- sistenza a un antibiotico, lampicillina. Non risulta una funzione utile per la pianta, ma , nella pratica di labora- torio, il metodo utilizzato per verificare che gli altri geni si siano in effetti integrati nel DNA della pianta. Un modo, cio, per verificare che lespe- rimento riuscito. Per quanto riguarda la soia modificata (chiamata Round- up ready prodotta dalla mul- tinazionale Monsanto), le tra- sformazioni sono in parte le s t e s s e . In questo caso le modifiche al DNA sono due: una permette una maggior resistenza aller- bicida Round-up (si tratta sempre di glufosinato ammo- nio, nel caso specifico pro- dotto dalla stessa multinazio- nale che ha messo a punto la soia modificata) e laltro di re- sistenza a un antibiotico. QUALI RISCHI PER LUOMO? Per ognuno dei geni aggiunti al patrimonio genetico del mais o della soia sorgono, prima o poi, e in misura pi o meno probabile, una serie di problemi a carico dellinqui- namento dellambiente, degli equilibri dellecosistema, della salute delluomo. Lalimento transgenico in s, si afferma, non dovrebbe ave- re effetti negativi direttamente sulluomo. Le modifiche av- vengono a carico di molecole - DNA e proteine - che co- munque sono scomposte du- rante la digestione. In realt, alcuni vegetali biote- ch sono stati eliminati perc h producevano sostanze tossi- che per luomo. In altri casi il problema stato quello di provocare reazioni allergiche. Lanno scorso, in Inghilterra, Arpad Pusztai un genetista che lavorava al Rowett Institu- te for agricolture ad Aberdeen, stato costretto alla pensio- ne il giorno dopo le sue rive- lazioni su studi di tossicit che indicavano un nesso tra con- sumo di patate geneticamente modificate (non in commer- cio) e danni ad organi interni e al sistema immunitario su animali da esperimento. Dopo la sua riabilitazione ha di- chiarato limportanza di conti- nuare gli studi di tossicit sui prodotti biotecnologici, perc h sono ancora troppo scarsi i ri- sultati disponibili. PI FACILIT NELLUSO DI DISERBANTI Ma vediamo intanto che cosa accade nella produzione agri- cola, sempre considerando il mais Maximiser. Il primo dato che salta agli oc- chi la maggiore facilit nellu- so di diserbanti in questo tipo di coltivazione. La maggior re- sistenza della pianta pu per- mettere un aumento consi- stente della dose di erbicida che, facendo terra bruciata (e non in senso lato) intorno, ga- rantisce una crescita migliore e quindi rese pi alte in granella. La conseguenza possibile maggior uso e diffusione di pesticidi, con danno per lam- biente, rischi per gli agricoltori e alte probabilit di ritrovare residui di sostanze tossiche negli alimenti. Tutto questo, evidente, va in una direzione totalmente opposta a quella che oggi spinge verso un uso limitato o anche nullo di so- stanze di sintesi in agricoltura. AUTODIFESA: SEMPRE UN BENE? Daltra parte la produzione di tossine da parte della pianta, che si difende da s dal pa- rassita, e quindi rende neces- sario un trattamento in meno, potrebbe essere vista come una buona potenzialit. In ef- fetti, si sente spesso dire che le biotecnologie permettono un uso minore di pesticidi p e rch si d la possibilit al vegetale di difendersi da solo. Rimane il fatto che, nel caso concreto del mais modificato, linfestante piralide eventual- mente presente risulterebbe costantemente a contatto con la tossina contenuta nella pianta. Qual il rischio? Un aumento, nel tempo, della re- sistenza degli insetti a questo insetticida. E quando la tossi- na del Bacillus thuringiensis dovesse diventare inefficace andrebbe sostituita da altri in- setticidi pi potenti: in fin dei conti, probabile a medio- lungo termine un danno per lambiente, visto che la tossi- na del Bacillus thuringiensis un insetticida naturale, biode- gradabile, efficace e poco tos- sico per le piante. Invece di inserire la tossina nel mais, dicono in molti, sarebbe pi opportuno fare il trattamento con la stessa solo in caso di necessit, come si fa adesso. SE SI DIFFONDE LA RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI C poi unaltra questione, che riguarda il gene che fornisce la resistenza allampicillina. Si te- me, infatti, il trasferimento del gene a batteri, che risultereb- bero poi insensibili a questo tipo di antibiotico. In altre pa- role, se il gene della resistenza allampicillina venisse trasferi- to, nel nostro tubo digerente o in quello di animali nutriti con il seme modificato, a batteri pericolosi per luomo normal- mente debellati con quellanti- biotico, si potrebbero creare ceppi resistenti, ben difficili da eliminare, poi, in caso di infe- zione. Fino a qualche mese fa questa ipotesi era considerata impossibile dai produttori di sementi modificate: il DNA che compone i geni, si diceva, non arriva integro nellintestino, viene frammentato prima dagli enzimi della digestione. Pur- troppo non cos: nello scor- so febbraio stata pubblicata la notizia che ricercatori del Nutrition and Food Researc h di Zeist, in Olanda, utilizzando un intestino artificiale e lavo- rando su mais geneticamente modificato, hanno verificato che pu esistere una probabi- lit su dieci milioni che un ge- ne estraneo salti su un bat- terio intestinale. Pu sembrarci un evento re- moto: ma non dimentichiamo che nellintestino si trovano centinaia e centinaia di miliar- di di batteri. Venetia Villani 18 l fiume Musone na- sce dal monte Maz- zolare del gruppo del San Vicino, ha una lunghezza di 65 km ed un bacino di 681 km 2 ( Touring Club Italia- no, 1979). Questultimo inte- ressa 12 comuni delle Marche di cui 8 in provincia di Anco- na (Filottrano, Staffolo, Santa Maria Nuova, Offagna, Came- rano, Castelfidardo, Loreto, Osimo) e 4 in provincia di Macerata (Apiro, Cingoli , Montefano, Recanati) (Bona- sera F., 1955). Il fiume sbocca al mare tra Numana e Portorecanati. L a t- tuale foce ha avuto origine nella seconda met del secolo XVI, quando, per liberare dal- la malaria terreni della pianu- ra di Loreto, lasta terminale del fiume ha subito una de- viazione confluendo in quella del fiume Aspio, come risulta da un catasto del 1583 con- s e rvato nellarchivio della Santa Casa di Loreto (Ortola- ni M. e Alfieri N., 1947). Come tutti i fiumi della Regio- ne Marche il Musone si carat- terizza per la scarsezza degli affluenti, la dissimmetria delle sponde ed il regime torrentizio con periodi di magre alternati ad altri di portate abbondanti. Tra i pi importanti tributari spiccano, sulla riva destra, il torrente Fiumicello ed il rio Troscione, sulla sponda sini- stra, il citato fiume Aspio. ORIGINE Nei suoi 65 km di percorso il Musone attraversa zone agri- cole che per lutilizzazione del- le superfici fanno capo essen- zialmente a tre aree omoge- nee, denominate, secondo il Programma pluriennale di at- tuazione del Regolamento CEE 2078/92 della Regione M a rche, rispettivamente, colli- na interna, collina litoranea asciutta e collina litoranea irri- gua (Foto 1). Esaminando le colture agrarie praticate in tali ambienti (tabella 1), si rileva, passando dalla zona collinare interna a quella litoranea irri- gua, un incremento delle spe- cie cerealicole ed industriali a svantaggio delle foraggere av- vicendate. Si evince, inoltre, il forte calo dei prati e lincre- mento delle colture orticole. Il diversificato quadro coltu- rale dei suoli, tenuto conto anche delle diverse epoche dimpianto delle specie colti- vate, esercita un differente impatto sulle acque superf i- ciali che afferiscono al Muso- ne. In ogni caso le precipita- zioni rappresentano il veicolo di trasporto delle sostanze in- desiderate distribuite e/o ori- ginate naturalmente nei cam- pi. Esse attivano, nel nostro ambiente essenzialmente col- linare, fenomeni di erosione che a monte sono causa di asportazione del suolo mi- gliore, a valle, sovente, di pie- ne rovinose. SPAZI O APERTO 19 I NITRATI NELLE ACQUE DEL MUSONE Ori gi ne, i mpl i cazi oni e suggeri menti per un loro contenimento. Tecniche col- turali eseguite in modo irrazionale sono causa del l i nqui namento del l e acque superficial i. Queste, interagendo con le falde freatiche, compromettono la pota- bil i t dell e ri sorse idriche profonde at- ti nte per i l consumo umano. Per arre- stare tale meccanismo vizioso, neces- sari a l attuazi one del Codi ce di Buona Pratica Agricola. Foto 1 Frumento concimato in copertura: sono evidenti i granuli bianchi di concime azotato nella parte alta di sinistra. I Nellareale in questione, le piogge risultano assai variabi- li nellarco dellanno: in anna- te piovose, come quella del 1995, si possono osserv a r e punte che nel mese di agosto superano i 144 mm, vicever- sa, in quelle siccitose, pu passare pi di un mese con precipitazioni nulle. Media- mente, nel basso bacino idro- grafico del Musone, sulla scorta dei dati rilevati per 36 anni, dal 1958 al 1994, in lo- calit San Biagio di Osimo, cadono 736 mm di pioggia lanno e la stagione pi piovo- sa risulta lautunno con 232 mm; seguono con 169 mm la primavera e lestate, chiude, con 166 mm, linverno. IMPLICAZIONI Le precipitazioni che cadono in parte finiscono ovviamente con linteressare le falde da cui vengono attinte le acque per il consumo umano. Perc h unacqua possa essere consi- derata potabile, oltre ad altri requisiti stabiliti dalle norme vigenti, deve presentare una concentrazione di ioni nitrici N O - 3 , comunemente denomi- nati nitrati, inferiore a 50 mg/l. La fi gura 1 riporta, nel perio- do gennaio 1993 - marz o 1996, landamento delle pre- cipitazioni e dei nitrati nelle acque del fiume Musone e in alcuni pozzi di attingimento delle acque potabili realizzati nelle immediate vicinanze del- lasta fluviale. Si rileva innan- zitutto come la variazione del- la concentrazione dei nitrati nelle acque del fiume sia in sintonia con le precipitazioni e con le pratiche di fertilizza- zione condotte nei campi col- tivati. Piogge superiori a 50 mm hanno sempre determi- nato un aumento dellinqui- nante, con eccezione di quelle verificatesi nellagosto 1995 per il fatto che nei campi col- linari non viene effettuata al- cuna concimazione alle coltu- re ancora in atto. Nel periodo esaminato, si pu osserv a r e , inoltre, come la variazione della concentrazione dello io- ne nellacqua del fiume sia al- tres in concordanza con quella riscontrata nelle acque dei pozzi. Viceversa, nel pe- riodo dicembre 1994 - aprile 1995, gennaio escluso, le alte concentrazioni di nitrati delle acque fluviali non sembrano aver influenzato quelle osser- vate nelle risorse dei pozzi. Tale anomalia sembra da col- legare alle discrete e costanti precipitazioni rilevate nel pe- riodo considerato che, aven- do creato nel tempo un am- biente saturo, non hanno fa- vorito lo scambio tra fiume e falda che alimenta i pozzi. In ogni caso le correlazioni stu- diate tra i valori di concentra- zione nelle acque fluviali e quelli osservati nelle acque sotterranee dei punti di attin- gimento presi in esame, stral- ciando dallanalisi statistica i dati del quadrimestre dicem- bre 1994 - marzo 1995, per la ragione sopra esposta, hanno confermato linfluenza dei ni- trati contenuti nelle acque del fiume su quelli rinvenuti nelle falde acquifere con coefficienti di correlazione per il pozzo de- nominato Valentino di 0,73**, per quello Snam 0,47* e quel- lo S.Casa 0,58** (* e ** signi- ficativit statistica rispettiva- mente a P<0,05 e a P<0,01). Esaminando ancor pi da vici- no la situazione dei nitrati nel fiume, si pu affermare in li- nea generale che la qualit delle sue acque migliora nelle zone a monte dei suoi princi- pali affluenti (Fiumicello e Tr o- scione), facendo rilevare che la presenza degli ioni nitrici dipende per buona parte dal- linquinante trasportato dai due tributari. Prendendo infat- ti in considerazione i dati della tabell a 2 si rileva che, nel pe- riodo gennaio 1995 marz o 1996, nel punto M 1 situato a valle degli affluenti Fiumicello e Troscione, le risorse del fiu- me hanno fatto registrare una concentrazione di nitrati (NO - 3 ) che risultata superiore al limite di potabilit delle acque per il consumo umano di 50 mg/l in sei mesi con punte in febbraio e marzo 1995. Nella postazione di campionamento M 2 a valle del Troscione, lin- quinante risultato superiore alla soglia di 50 mg/l in quat- tro mesi con valore massimo raggiunto nel marzo 1995. Nella stazione M 3 a monte dei due tributari del fiume, il limi- te di 50 mg/l di NO - 3 stato superato solo in tre mesi con indice massimo di 56 mg/l nel febbraio 1995. Dallo stesso prospetto si os- s e rva poi che, nelle acque del Fiumicello, prima della sua confluenza, la soglia di 50 mg/l di nitrati stata scalva- cata in otto mesi con punta di 86 mg/l nel marzo 1995 e che in quelle del Troscione, nelle vicinanze della sua immissio- ne nel fiume, il valore limite 20 Collina Colture Interna Litoranea L i t o r a n e a asciutta irrigua Cereali 35 49 51 Industriali (barbabietola, girasole, ...) 11 24 26 Foraggere avvicendate 37 12 10 Vite 3 10 6 Orticole 0,5 1 4 Frutteti 0,5 1 2 Prati 13 3 1 Foto 2 Uno scorcio della Valle del Musone: in primo piano larea denominata collina litoranea irrigua con colture cerealicole e superfici destinate a rinnovo ancora da seminare. Tab. 1 - Valori percentuali della Superficie Agricola Uti- lizzata (SAU) in tre zone collinari della Regione Marche nel 1991 stato oltrepassato in sei mesi con punta di 91 mg/l nel mar- zo 1995. I dati esaminati consentono dunque di affermare che il pe- riodo critico in cui si verifica la lisciviazione dellinquinante quello invernale cio nei mesi di dicembre, gennaio e feb- braio quando ancora molti campi devono essere messi a coltura. In tale stagione infatti le specie primaverili non sono state impiantate e, per conse- guenza, il terreno risulta privo di vegetazione e lerosione ha buon giuoco, mentre quelle autunno-vernine (cereali) sono gi in atto e in questo periodo vengono assoggettate alla con- cimazione azotata di copertura che, molto spesso viene mate- rialmente eseguita in ununica soluzione, con dosi eccessive rispetto al fabbisogno, col ri- sultato che buona parte della- zoto somministrato finisce nel- le acque superficiali e quindi in quelle di falda (Foto 2). SUGGERIMENTI I suggerimenti che possono essere dati per contenere il li- vello dei nitrati nelle acque del fiume Musone riguardano i n t e rventi diretti da eseguire nellambito territoriale dei sub-bacini degli affluenti, dando priorit al Fiumicello sul Troscione. Le misure da effettuare consistono nella realizzazione di invasi artifi- ciali nelle zone di maggiore afflusso delle acque superf i- ciali che sgrondano dai campi con lobiettivo di ridurre lero- sione e raccogliere tali risorse idriche che possono, alloc- correnza, essere reimmesse in ciclo anche migliorate sot- to laspetto del contenuto di nitrati. E noto, infatti, che nei bacini artificiali le concentra- zioni di nitrati si riducono da 1 a 3 mg/l per settimana (Mo- ruzzi L., Ghelli G., 1982). I laghetti collinari dunque possono rappresentare un in- t e rvento efficace di salva- guardia del territorio. In ogni caso lattuazione del Codice di Buona Pratica Agricola (Di- rettiva CEE 676/91) che sta- to approvato di recente, costi- tuisce la misura pi appro- priata per la protezione delle acque dai nitrati. In particola- re, sotto laspetto pratico operativo, si tratta di rivisitare buona parte dellAgronomia con riferimento alle concima- zioni, alla gestione delle ac- que superficiali, alluso ap- propriato delle risorse idri- che, al mantenimento della copertura vegetale, allinseri- mento di specie foraggiere negli avvicendamenti, alla modalit di lavorazione e di impianto delle colture. In ulti- ma analisi si tratta di valoriz- zare il capitale terra nellottica del pieno soddisfacimento delle esigenze sociali attuali in cui la figura dellimprendi- tore agricolo deve assumere sempre pi la dimensione di gestore dellambiente. Vincenzo Pirani Gi di rett ore di Sezi one del l I - stituto Sperimentale Colture In - dust riali SOP di Osimo e al - lepoca dell a stesura della me - moria, consigli ere dell Azienda Speci al e per l Energia e l Am - biente (ASPEA) Osimo (AN). Si r i ngr aziano l Azienda Spe - ci al e per l Energi a e lAmbien - te ( ASPEA) di Osi mo e l Ist i - tuto Sper i ment al e per l e Col - t ur e I ndust r iali di Bol ogna Sez. Op. Per. - Osimo per aver f or ni to ri spet ti vamente i dat i anali ti ci del le acque ed i valori delle precipitazioni. Bibliografia Bonasera F., 1955 - Regioni e pae - saggi nelle Marche. Note metodo - logiche di corografia. B o l l e t t i n o Societ Eustacchiana degli Istituti scientifici di Camerino, 15-20. Moruzzi L. e Ghelli G., 1982 - La rimozione dei nitrati nelle acque dest i nat e al l uso potabi l e. C o n- vegno nazionale Nitrati ed ac- que potabili, Rimini. Ortolani M. e Alfieri N., 1947 - D e - viazione dei fiumi piceni in epoca s t o r i c a . Rivista di Geografia italia- na. Annata LIV - Fasc: 1-2-16. Touring Club Italiano, Ed. 1979 - Guida dItalia - Marche -, 388. 21 Tab. 2 - Concentrazione di nitrati (mg/l di NO3-) in pi punti di campionamento delle acque condotto sul fiume Musone e suoi affluenti (Fiumicello e Troscione) nel periodo gennaio 1995 - marzo 1996 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 Gen. '93 Mar. '93 Mag. '93 Lug. '93 Set. '93 Dic. '93 Feb. '94 Mar. '94 Mag. '94 Lug. '94 Ago. '94 Set. '94 Ott. '94 Nov. '94 Dic. '94 Gen. '95 Feb. '95 Mar. '95 Apr. '95 Mag. '95 Giu. '95 Lug. '95 Ago. '95 Nov. '95 Dic. '95 Gen. '96 Feb. '96 Mar. '96 0 20 40 60 80 100 120 140 160 Precipitazioni F. Musone Pz. Valentino Pz. Snam Pz. S. Casa Fi g. 1 - Andamento delle precipitazioni nel periodo Gennaio 1993-Marzo 1996 e con- c e n t razione dello ione nitrico (NO3) nelle acque del fiume Musone e nei pozzi di at- tingimento di acqua potabile siti nelle vicinanze dellasta fluviale distanza di ol- tre cinque anni d a l l a d o z i o n e delle misure a g r o a m b i e n t a l i nelle Marc h e , realizzate ai sensi del Reg. CEE 2078/92, la Regione chiamata dalla Commissione UE a fare un bilancio sugli ef- fetti di carattere ambientale, agronomico e socioeconomi- co della loro applicazione, an- che in vista della pianificazio- ne dei nuovi interventi nel- lambito del programma di sviluppo rurale di Agenda 2000. La valutazione, ancora in corso, condotta da un gruppo di esperti di agrono- mia e di economia agraria gi coinvolti nella ricerca in cam- po agroambientale, e riguarda i dati contenuti nelle domande di sussidio e i risultati delle azioni di monitoraggio sinora disponibili. Da questo punto di vista, sono pochissime le regioni dItalia e dEuropa che hanno attuato un sistematico programma di monitoraggio che consentisse la valutazione degli effetti dellapplicazione delle misure sulla riduzione dellimpatto ambientale. Nelle M a rche il monitoraggio ha ri- guardato le analisi sui terreni delle aziende che hanno ade- rito al programma e la rete agrometeorologica, entrambe seguite dallASSAM, oltre ad uno specifico progetto di ri- c e rca sulla direttiva nitrati affidato allASSAM e al coor- dinamento scientifico dellA- rea Agronomia e Coltivazioni erbacee del Dipartimento di Biotecnologie agrarie ed am- bientali (foto 1). Per il resto, si dovuto ricorrere ai pochi dati messi a disposizione da Enti pubblici e da professioni- sti, spesso non direttamente collegati con le azioni previste dal Reg. 2078/92. Il monito- raggio rappresenter sempre pi in futuro uno dei fattori caratterizzanti le azioni in ma- teria agroambientale, anche per il fatto che lapplicazione di queste misure nella UE sembrerebbe aver raggiunto solo parzialmente gli obiettivi prefissati. LE MISURE AGROAMBIENTALI I risultati attesi del program- ma zonale pluriennale (PZP) delle Marche (BU Regione M a rche n. 98 del 12/12/96) erano molto articolati, diffe- renziati in relazione alle diver- se misure ed azioni adottate e riguardavano tutti i principali aspetti del settore produttivo primario della regione (Ta b e l- la 1). Il programma, che pre- vedeva la zonizzazione in aree omogenee, comprendeva an- che alcune misure innovative rispetto al passato, quali la tutela delle risorse idriche ( azi one D3) e la g e s t i o n e d e i terreni per l accesso al pubbl ico e l e attivi t ricrea- tive (azione G1). Ladesione al programma, possibile gi dal 1994, di fat- to partita con alcuni anni di ritardo, tanto che il 21% dei 22 a cura della Facol di Agraria MISURE AGROAMBIENTALI NEL QUINQUIENNIO 94-98 A Pubbl i chi amo un anal i si degl i effetti del l e mi sure agroam- biental i reali zzate i n un quinquennio di applicazi one dei rego- l amenti comuni tari . La ri fl essione pu essere uti l e anche i n vista di eventual i vari azi oni da apportare al la normati va che dovr interpretare le indicazioni di Agenda 2000. Misura Descrizione Superfici Importi % su % su n. (ha) o liquidati superfici importi domande UBA (mil. L. ) o UBA liquidati A1 Riduzione delluso dei prodotti chimici 1.249 15.590 6.699 22,4% 18,0% A2 Agricoltura biologica 1.225 20.991 10.014 30,2% 26,9% B1 Introduzione leguminose in rotazione 928 14.118 2.679 20,3% 7,2% B2 Scelta varietale 11 73 10 0,1% 0,0% B3 Riduzione volumi irrigui 1 0 0 0,0% 0,0% C1 Estensivizzazione produzioni zootecniche 5 2. 814 1.409 27, 2% 3,8% D1 Conservazione siepi 212 1.795 186 2,6% 0,5% D2 Allevamento animali in via di estinzione 129 7. 538 1.797 72, 8% 4,8% D3 Tutela risorse idriche 1.191 15.601 13.682 22,5% 36,7% E1 Cura terreni agricoli e forestali abbandonati 65 1.047 610 1,5% 1,6% F1 Ritiro dei seminativi 20 124 135 0,2% 0,4% G1 Gestione dei terreni per laccesso al pubblico e le attivit ricreative 2 106 63 0,2% 0,2% TOTALE SUPERFICI (ha) 4.904 69.445 34.078 100,0% 91,4% TOTALE UBA 134 10. 352 3.205 100% 8,6% TOTALE 4.837 - 37.283 100,0% Tab. 1 Applicazione delle misure agroambientali nelle Marche nel 1998. contributi totali stato eroga- to nel 1997, ed il 64% nel 1998. Questo in quanto ini- zialmente i disciplinari di pro- duzione erano particolarmen- te penalizzanti per la gran parte dei sistemi colturali m a rchigiani. Una successiva modifica ha consentito invece ladesione di un elevato nu- mero di aziende, sino a rag- giungere nello scorso anno una superficie totale di quasi 70.000 ettari. Per questo mo- tivo la valutazione in corso si basa soprattutto sul 1998, il pi rappresentativo del quin- quennio trascorso. Ladozione di gran parte delle misure era su base volontaria, fatta eccezione per alcune azioni specifiche, come la D3. Per questultima, che riguar- dava territori di dimensione non inferiore ai 1000 ettari si- tuati attorno alle falde pi vul- nerabili, la scelta di adesione era subordinata allemanazio- ne di unordinanza del sindaco che obbligava ad applicare metodi di coltivazione derivati da specifici disciplinari di pro- duzione, ricalcanti quelli pre- visti dalle misure A1 ed A2. Ladozione volontaria ha pro- fondamente condizionato lap- plicazione di gran parte delle misure in termini di adesione alle diverse azioni, di distribu- zione degli aiuti e delle super- fici sul territorio ed stata a sua volta condizionata dalle caratteristiche del sistema col- turale preesistente e dai vinco- li imposti dai diversi discipli- nari proposti (figura 1). Dallanalisi della distribuzione delle risorse finanziarie, ripor- tata nella tabella 1, si pu os- s e rvare che la misura che ha avuto la maggior quota di fi- nanziamenti ed i maggiori ef- fetti sui sistemi colturali sta- ta la proprio la D3, con oltre un terzo degli aiuti totali e quasi un quarto della superf i- cie totale assoggettata alle mi- sure agroambientali. Questa misura ha, rispetto alle altre, un obiettivo molto preciso: la riduzione dellinquinamento delle falde idriche da nitrati di origine agricola nei cinquanta comuni delle Marche definiti a rischio nitrati dal DGR 4595/94. Dopo il primo espe- rimento di Serra de Conti e Montecarotto, avviato con successo nel 1997, la misura stata adottata da altri cinque comuni della collina interna, di cui due, Cingoli e Sasso- c o rvaro, rientravano tra quelli a rischio e tre, Macerata Fel- tria, Montecerignone ed Api- ro, hanno beneficiato degli aiuti in quanto ubicati a monte dei bacini idrografici a rischio. In questi comuni tutti i siste- mi colturali ubicati allinterno delle aree delimitate sono stati coinvolti nellapplicazione del- la misura. I vincoli per gli agricoltori riguardavano alcu- ni aspetti della tecnica coltu- rale, molto simili a quelli pre- visti dalla misura A, a fronte per di un contributo fino a due volte e mezzo superiore, che ha consentito di superare le iniziali perplessit degli agricoltori. ancora prematu- ro esprimere un giudizio defi- nitivo sugli effetti ambientali della misura, anche perch i dati disponibili si riferiscono solo allanno successivo alla prima applicazione. IL MONITORAGGIO DELLE ACQUE DI FALDA I primi dati sul monitoraggio delle acque superficiali e dei pozzi, in corso presso due sottobacini campione a Serra de Conti, hanno messo in evi- denza la complessit dei pro- cessi che danno origine allin- quinamento delle falde. Essi sono legati infatti non solo al- la concimazione azotata, per la quale il disciplinare preve- deva talvolta una consistente riduzione, ma anche ad altri aspetti dei sistemi colturali, in parte gi noti (Roggero e To- deri, 1997) e in parte emersi nel corso del monitoraggio. Tra questi, ricordiamo il lungo periodo intercalare senza co- pertura vegetale tra la raccolta del frumento e la semina delle colture a ciclo primaverile estivo, che espone il terreno alla lisciviazione delle piogge autunnali e primaverili, la pre- caria regimazione idrica su- p e rficiale, la scarsa diversifi- cazione colturale favorita dal- lattuale regime di aiuti OCM, la carenza o la totale assenza, in molte aree, di siepi e inerbi- menti in prossimit dei fossi di scolo, la scarsa incidenza delle colture prative nel pae- saggio agrario. Questi aspetti richiederebbero probabilmen- te interventi ben pi incisivi di quelli che la normativa con- sente di applicare, e per i quali i disciplinari attuali, che costi- 23 Fi g. 1 Distri buzione ge ogra fica delle somme liquidat e e delle superfici assogge t t ate nel quinquennio 1994-98 nellambito delle misure agroambientali tuiscono comunque un passo avanti nella riduzione dellim- patto ambientale, appaiono ancora insufficienti sotto due aspetti: la improbabile adesio- ne a questa misura da parte dei comuni ubicati in aree ad agricoltura intensiva, per lin- sufficiente compensazione al reddito delle principali colture, e la scarsa incisivit delle azioni previste nei confronti della regimazione idrica su- p e rficiale. Il disciplinare in- fatti orientato pi ad aspetti di tecnica colturale come lim- piego di prodotti chimici di sintesi, non necessariamente rilevanti ai fini dellinquina- mento da nitrati, che ad ele- menti accessori del sistema colturale, ma importanti per limpatto ambientale, quali ap- punto le sistemazioni idrauli- che. Ad esempio, a Serra de Conti, a seguito delle abbon- danti piogge e nevicate dello scorso autunno, sono state misurate nel giro di pochi giorni perdite di suolo per erosione idrica superf i c i a l e superiori a 9 t/ha in un com- pluvio privo di sistemazione idraulica, ed inferiori a 3 t/ha in un altro caratterizzato da maggiore pendenza media, ma anche da maggiore diver- sificazione colturale e dalla presenza di siepi e fossi iner- biti. In entrambi i bacini, inve- ce, la concentrazione di nitrati nel deflusso superficiale ha superato la soglia di 50 mg/l, particolarmente in autunno, quando gran parte dei campi erano privi della copertura ve- getale (foto 2). prematuro trarre delle con- clusioni da questi primi risul- tati del monitoraggio, in quan- to si pu attendere una rispo- sta alle modificazioni dei si- stemi colturali solo dopo alcu- ni anni di applicazione. Resta comunque valida lipotesi di una approfondita revisione dei disciplinari D3 per migliorare lefficienza duso dellazoto nella pratica agricola conven- zionale in particolare nelle aree a maggiore intensifica- zione colturale. ORDINAMENTI COLTURALI PREESISTENTI E SCELTA DELLE MISURE. Tra le altre misure, quelle che hanno riscosso maggiore in- teresse da parte degli agricol- tori sono state la A2 (agricol - tura biol ogica) e la gi citata A1 (riduzione uso prodotti chimici). Nelle Marche, al 1998, venivano coltivati quasi 21.000 ettari di colture biolo- giche e 6.700 di colture da produzione integrata (tabella 1). La distribuzione geografi- ca dellapplicazione di queste due misure fornisce una par- ziale spiegazione dei mecca- nismi che hanno indotto gli agricoltori a convertire il pro- prio sistema di produzione. La misura A2, relativa alla conversione e mantenimento dellagricoltura biologica, stata applicata prevalente- mente in provincia di Pesaro, dove presente il 64% della s u p e rficie totale investita a coltivazioni biologiche e dove sono stati erogati il 59% dei contributi totali relativi ad es- sa. In particolare, lagricoltura biologica diffusa nellarea 2 del piano zonale pluriennale (collina interna), dove prevale la coltivazione dellerba medi- ca. Infatti questa risultata la pi diffusa coltura biologica delle Marche, rappresentando il 53% (oltre 11.000 ettari, di cui il 74% in provincia di Pe- saro) della superficie A2 della regione. Lerba medica una delle col- ture con minori esigenze in termini di fertilizzanti e tratta- menti fitosanitari. La tecnica colturale convenzionale quindi ampiamente compati- bile con i disciplinari imposti dal regolamento CEE 2092/91 che definisce il metodo biolo- gico. La sua grande diffusio- ne nel pesarese legata alla presenza di impianti per la produzione di farina disidrata- ta, che rappresentano unal- ternativa alla tradizionale pro- duzione di fieno. Dal punto di vista ambientale la presenza della medica nella collina in- terna rappresenta certamente un vantaggio, in quanto con- tribuisce a migliorare la regi- mazione idraulica dei suoli in pendio e la loro fertilit. Il contributo previsto per le col- ture erbacee non in regime OCM, quale appunto lerba medica, variabile da 160 a 250 ECU verdi/ha in relazione allarea del PZP ed al regime richiesto, stato pi che suf- ficiente a garantire un buono sviluppo della coltura dove era gi presente, ma eviden- temente stato insufficiente a favorire la sua diffusione in aree distanti dagli impianti di disidratazione o nelle quali lattivit zootecnica stata or- mai praticamente abbandona- ta. Lapplicazione della misura sullagricoltura biologica alle colture ortive o frutticole stata largamente insufficiente (meno dell1% della superf i- cie A2) per avere un riscontro sui mercati dei prodotti orto- frutticoli freschi. Anche nelle Marche dunque, come in altre regioni italiane, lagricoltura biologica ha trovato spazio prevalentemente, se non esclusivamente, nelle aree con sistemi colturali estensi- vi, basati per lo pi sulle fo- raggere e sui pascoli, come accaduto anche in Sicilia e Sardegna (Povellato, 1999). La distribuzione geografica dellapplicazione della misura A1 (riduzione uso prodotti chimici) nelle Marche stata speculare rispetto alla A2. In- fatti oltre il 68% della superfi- cie assoggettata, pari a oltre 10.600 ettari, con il 72% dei 24 Foto 1 - Stazione di monitoraggio del deflusso superficiale di un sottobacino imbrifero nel comune di Serra de Conti (foto Balestra). contributi erogati, si trova nella provincia di Ascoli Pice- no, in particolare nellarea 3 (collina litoranea asciutta). In questo caso, a differenza della misura A2, la coltura che maggiormente ha favorito la sua applicazione stata la vite da vino, alla quale sono stati destinati complessiva- mente circa met dei contri- buti, e che rappresenta circ a un quarto delle superfici as- soggettate. Le ragioni di que- sto risultato sono molteplici, e certamente comprendono anche limportante opera di sensibilizzazione e promozio- ne svolta dalle principali or- ganizzazioni di produttori viti- vinicoli, in particolare nelle aree, come quella del Piceno, nelle quali si manifestavano da tempo anche difficolt di c o m m e rcializzazione dei pro- dotti. I disciplinari di produ- zione integrata, per la vite, non hanno trovato particolari difficolt di applicazione, gra- zie anche allassistenza tecni- ca offerta dalle organizzazioni e alla crescente disponibilit di servizi di consulenza offerti dallASSAM. La viticoltura marchigiana si basa per lo pi su aziende di piccole dimen- sioni, nelle quali la superf i c i e destinata a questa coltura spesso molto limitata. Poich per la misura A1 doveva es- sere applicata sullintera su- p e rficie aziendale, la conve- nienza ad adottarla sulla vite ha fatto s che anche le altre colture dellazienda venissero assoggettate al disciplinare di produzione, anche quando il premio non era tale da inco- raggiare ladesione, come per i cereali autunno vernini e il girasole, e che comunque hanno finito col rappresentare dal 30 ad oltre il 50% delle superfici. Un simile andamen- to si rileva anche nella provin- cia di Ancona, dove la vite ha rappresentato oltre il 70% dei contributi provinciali erogati nellambito della misura A2 e il 50% delle superfici assog- gettate. Uneccezione riguar- da invece la provincia di Ma- cerata, nella quale prevalgono i sistemi colturali cerealicolo industriali o cerealicolo forag- geri. Nelle aziende foraggere della collina interna di questa provincia ha trovato spazio la misura in B1 (introduzione di l eguminose rotazi one) , che in altre aree stata penalizza- ta dalla esiguit dei contributi unitari previsti. Complessivamente, lerba medica risultata la coltura pi importante per lapplica- zione delle misure agroam- bientali nelle Marche. La pre- senza di colture tradizionali come la barbabietola da zuc- chero e le ortive ha invece scoraggiato lapplicazione di metodi alternativi nella fascia litoranea: i disciplinari di pro- duzione integrata non hanno trovato il favore degli agricol- tori a causa degli elevati ri- schi produttivi connessi con la loro applicazione. Le altre misure del Program- ma Zonale Pluriennale, hanno rappresentato una frazione poco rilevante delle superf i c i assoggettate e dei contributi erogati, quindi poco rilevante stato anche leffetto sullam- biente dovuto alla loro appli- cazione. Ci dovrebbe far ri- flettere sullopportunit di un maggiore coinvolgimento del- le parti interessate (produtto- ri, professionisti, mondo della r i c e rca, divulgatori) nella fase preliminare di recepimento dei regolamenti comunitari, di negoziazione dei disciplinari e dei premi, e sullimportanza delle azioni di promozione nella fase di attuazione. Un discorso a parte merite- rebbero le misure riguardanti la zootecnia, che complessi- vamente hanno rappresentato meno del 10% dei contributi erogati nel primo quinquen- nio, e che sono state parz i a l- mente surrogate dagli inter- venti relativi allobiettivo 5b (Reg. 2081/93). auspicabi- le una maggiore attenzione a questo settore, che strategi- co per lo sviluppo di sistemi colturali sostenibili in collina che necessitano dellazione miglioratrice dei prati e dei pascoli sulla fertilit e lidro- logia dei terreni. Rimandando unanalisi pi dettagliata alla pubblicazione del rapporto di valutazione fi- nale, alcune riflessioni conclu- sive riguardano limportanza che il programma agroam- bientale regionale ha avuto nel rivalutare il ruolo dellagrono- mo nellassistenza tecnica e nella formazione degli agricol- tori. Ladesione al programma richiedeva la consulenza di specialisti per gli aspetti buro- cratici e per la registrazione delle operazioni aziendali, e questo ha di fatto consentito un sistematico scambio di informazioni tecniche tra pro- fessionisti e agricoltori, che ha certamente contribuito a migliorare la professionalit di entrambe queste figure. Pier Paolo Roggero Silvia Fiorani Marco Toderi Dipartimento di Biotecnologie agrarie ed ambientali Universit degli Studi di Ancona Andrea Arzeni Dipartimento di Economia, Universit degli Studi di Ancona Piero Sargenti Agronomo Bibliografia Povellato A. (a cura di), 1999. Le misure agroambientali in Ita- lia. Analisi e valutazione del reg. CEE 2078/92 nel quadriennio 1994-97. INEA, Roma. Roggero, P. P. e Toderi, M., 1997. Sistemi colturali e ambiente, M a rche agricoltura, 6, 27-31. 25 Foto 2 - La pressoch totale assenza di copertura vegetale su ampie superfici nel periodo autunnale, predispone il suolo ad una imponente lisciviazione dei nitrati anche se si rispet- tano i disciplinari "D3" (foto Balestra). 26 IL CONSORZIO MARCHE EXTRAVERGINE E LA FORMAZIONE. ADESSO TOCCA AI FRANTOIANI Si svolto ad Ancona, dal 27 al 29 settembre 1999, un corso per conduttori di frantoi oleari, organizzato dal Consorzio per la valorizzazione dellolio extravergine di oliva tipico marchigiano, ed ospitato dallASSAM. Il Consorzio Marche Extravergine vede fra i suoi soci oltre alla stessa ASSAM, produttori e fran- toiani della regione; la sua attivit si caratterizza proprio per le iniziative volte alla valorizzazione del prodotto ed alle attivit di formazione ed informazione degli operatori. Il corso stato condotto da docenti esperti del settore, come il dott. di Giovacchino dellIstituto Sperimentale di Elaiotecnica di Pescara, il dott. Seghetti dellITA di Ascoli Piceno, il dott. Mangoni della Repressione Frodi di Ancona e la dott.ssa Alfei dellASSAM, oltre a tecnici delle principali ditte costruttrici di macchine olearie venuti ad illustrare le ultime innovazioni. ULTIMI ADEMPIMENTI DELIBERATI IN GIUNTA: ARPAM, SI PARTE! La Giunta regionale ha approvato lultimo atto formale finalizza- to alla costituzione dellARPAM (Agenzia regionale per la prote- zione dellambiente nelle Marche), con il quale si stabilisce che lattivit istituzionale, amministrativa e gestionale inizier a par- tire dal prossimo primo ottobre. E stato individuato il personale, che affiancher il neo direttore eletto, dott. Gisberto Paoloni, oltre ai beni mobili ed immobili da assegnare, ed alla dotazione finanziaria disponibile. LAgenzia avr compiti di controllo e monitoraggio ai fini della programmazione della politica ambientale regionale. La struttura, inoltre potr inoltre avvalersi della presenza ad Ancona dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE), coordinato dal Ministero dellAmbiente. Soddisfazione stata manifestata sia dallAssessore allAmbiente Mentrasti, che dellArpam stato promotore, sia dellAssessore Moruzzi (Agricoltura), con lauspicio che la nuova struttura consenta di fare programmazione sul territorio applicando indirizzi di svi- luppo sostenibile. LA MACELLAZIONE AD USO PRIVATO: NUOVO DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE Sono state stabilite con decreto del Presidente della Giunta regionale (n.124 del 15/09/99) le norme per la macellazione e la bollatura delle carni degli animali macellati nei mattatoi del terri- torio regionale e destinate esclusivamente al consumo diretto da parte di privati. Le carcasse potranno essere suddivise in mezzene (fino al numero massimo di tre pezzi) o in quarti. Ad ogni animale macellato dovr corrispondere un bollo con la Azienda USL di appartenenza e la dicitura uso privato. Chi intende macellare bovini, suini, equini od ovi-caprini nei matta- toi deve presentare una richiesta di nulla osta alla macellazione per uso privato al Servizio Veterinario della ASL di appartenen- za, corredandola di fotocopia di un suo documento di ricono- scimento e di una dichiarazione di impegno ad utilizzare le carni solo in ambito familiare. I nulla osta rilasciati e le macellazioni effettuate saranno anno- tate su specifici registri. BIOEDILIZIA PER LA CONSERVAZIONE DELLE DERRATE BIOLOGICHE Il 13 settembre scorso, nellambito della 10 edizione del SANA di Bologna si tenuto un convegno dal titolo Dallagricoltura biologica alla bioedilizia: un traguardo naturale, organizzato da una delle strutture pi rappresentative dellagricoltura biologica m a rchigiana, la Cooperativa La t er r a e il cielo. Fondata nel 1980, e composta ormai da 85 soci fra produttori, trasforma- tori ed altri, produce prevalentemente pasta ed titolare di alcuni punti vendita sul territorio regionale. Il percorso stato quasi obbligato: i soci de La terra e il cielo si sono chiesti se ha senso produrre bio e conservare in ambienti convenzionali. Cosi hanno realizzato un progetto, presentato nel convegno in questione, per un magazzino di stoccaggio realizzato secondo i principi di bioedilizia e bioenergetica, utiliz- zando materiali naturali, legno, cotto, anche per isolare la strut- tura da campi elettromagnetici, allo scopo di salvaguardare sia i prodotti stoccati che il benessere delle persone che ci lavora- no. Seguiamo con interesse questi coraggiosi tentativi; in ogni caso di grande utilit lavorare alla costituzione di strutture di stoccaggio, come stanno facendo anche altre associazioni di produttori biologici operanti in regione. P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E MARCHE 27 LEGGE REGIONALE 20/85: SLITTA IL TERMINE PER LA PRESENTAZIONE DEI PROGETTI Con deliberazione n 2063 dellagosto scorso la Giunta regionale ha prorogato al 31 ottobre p.v. la scadenza dei termini di presentazione dei progetti triennali di assistenza tecnica, divulgazione ed animazione rurale relativi alla legge regionale 20/85. Questultima prevede che la Regione contri- buisca alla realizzazione da parte delle Associazioni riconosciu- te di attivit di servizio nei confronti delle aziende agricole. La proroga riguarda le Organizzazioni Professionali Agricole e le Associazioni di produttori riconosciute. FONDI COMUNITARI PER LASSISTENZA TECNICA Liquidati i progetti quinquennali per attivit di Assistenza Tecnica a favore delle aziende agricole, per circa 450 milioni di lire, spettanti alle Organizzazioni professionali agricole che hanno in attuazione progetti ai sensi del Reg. CE 950/97, il regolamento comunitario che ha sostituito il 2328/91. In parti- colare ad ogni Organizzazione richiedente fanno capo alcuni tecnici, 22 nel quinquennio in corso, che effettuano in aziende agricole attivit di assistenza tecnica, fra cui le rilevazioni relati- ve alla RICA, la rete di rilevazione statistica agricola dellUE. I finanziamenti per questa misura provengono da fonti statali, oltre che dallUnione Europea e dalla Regione, a dimostrazione del fatto che a tutti i livelli viene riconosciuto il ruolo chiave delle Organizzazioni professionali agricole nel campo dellassi- stenza tecnica in agricoltura. Alla Regione spetta la verifica del- lattuazione dei progetti, sulla base dei rendiconti e di una rela- zione annuale sullattivit svolta; la mancata realizzazione dei progetti comporta la revoca del contributo e la restituzione delle somme percepite. CONVEGNO MARCHE REGIONE RURALE DEUROPA ALLA FESTA DELLA RURALIT MARCHIGIANA Grande successo e partecipazione di pubblico di campagna ma soprattutto di citt alla manifestazione Festa della ruralit mar- chigiana organizzata dal COPAGRI e tenutasi alla Cittadella di Ancona dal 17 al 19 settembre. La Festa ha avuto momenti cul- turali e di svago con mostre fotografiche, mostre di miniature di macchine per i lavori agricoli, dimostrazione di lavori artigianali tipici della campagna, rappresentazioni teatrali di tema agricolo, rassegne di canti contadini e concorso di cucina tra ristoratori specializzati in piatti tipici della tradizione marc h i g i a n a . Grande entusiasmo anche per la Lotteria di Solidariet, grazie alla quale stato possibile portare a termine un progetto gi avviato dal COPAGRI e cofinanziato dalla Regione Marche, per lacquisto di quaranta vacche gravide da destinare ad altrettan- te famiglie povere bosniache del villaggio di Sipovo. Le nostre immagini si riferiscono alla partecipazione dellAssessorato Agricoltura, presente con lAssessore Moruzzi e il dott. Mariano Landi, alla manifestazione ed al convegno tenutosi nella mattina di sabato 18, dal titolo Marche regione rurale dEuropa. Relatori illustri come Sergio Anselmi (direttore del Museo della storia della mezzadria di Senigallia), Franco Sotte, Roberto Esposti e Rodolfo Santilocchi dellUniversit di Ancona, accanto ad Emilio Landi del Copagri, hanno illustrato le caratteristiche economiche della nostra regione e le sue pro- spettive di sviluppo. Queste saranno garantite solo se verr mantenuto il legame con il mondo e la cultura rurale, e diminui- ranno se non verr valorizzata quella sorta di economia di vil- laggio che ha caratterizzato e caratterizza agli occhi del mondo il modello marchigiano. Lassessore Moruzzi nel suo interv e n t o ha sottolineato limportanza della collaborazione fra produttore e consumatore per la valorizzazione dei prodotti. Solo la cono- scenza del prodotto e del legame col suo territorio, lattivit di educazione dei consumatori a partire dalla scuola e dalle strut- ture pubbliche, innesca un meccanismo grazie al quale gli ali- menti non possono pi essere delocalizzati e prodotti in qualsia- si parte del mondo ma restano legati al territorio che li ha creati, diventando ricchezza per chi li mangia e per chi li produce. Cos Ancona ha risposto positivamente, dimostrando che non ha intenzione di dimenticare le sue radici, ed in occasione della Festa la campagna scesa in citt, e i cittadini, per tre giorni, sono andati nella campagna del Parco della Cittadella. P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E HE CENTRI AGROMETEOROLOGICI E CONSORZI FITOSANITARI INSIEME PER LATTIVIT DI ASSISTENZA SPECIALISTI CA Liquidati contributi ai Consorzi Fitosanitari per 328 milioni di lire, per la lotta fitosanitaria svolta nel 1999 nei territori non ricadenti nellarea dellobiettivo 5B. I tecnici dei Consorz i Fitosanitari svolgono attivit di assistenza tecnica specialistica, divulgazione e animazione nellambito dei quattro Centri Agrometeo Locali (CAL) dellASSAM (Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche) dislocati sullintero terri- torio regionale. La Regione, tramite lASSAM, coordina lattivit di assistenza tecnica specialistica svolta dai Consorzi Fitosanitari, e la colla- borazione attivata consente la realizzazione di reti di rilevazione sugli insetti dannosi e quindi lapplicazione di programmi di lotta integrata o guidata. I RI SULTATI DELLA CAMPA G N A A D O T TA UN BOSCO : INCENTIVI PER CREARE 9 MILA E T TARI DI NUOVI IMPIANTI Nelle Marche sono stati attivati finanziamenti per realizzare circ a 9 mila nuovi ettari di bosco e impianti per la produzione di legno, grazie alla campagna promozionale Adotta un bosco, realizzata dalla Regione congiuntamente al WWF ed alle Poste Italiane. Il progetto, lanciato a novembre 1998, si concluso a meno di un anno di distanza con il contributo di enti pubblici e privati ed ha raggiunto un grandissimo numero di cittadini marc h i g i a n i , attraverso i 450 uffici postali operanti nella regione. Tutti coloro che hanno acquistato ed inviato alla Regione le car- toline di Adotta un bosco riceveranno il libro Il bosco nelle Marche edito dallAssessora- to allagricoltura. I risultati delliniziativa sono stati esposti durante una conferen- za stampa in Regione, alla quale hanno partecipato lAssessore Moruzzi, il Direttore regionale delle Poste Massimo Barberini e il Segretario regionale del WWF Franco Ferroni. Nelle Marche - grazie agli incentivi comunitari, statali - e regio- nali migliaia di ettari di nuovi impianti boschivi hanno preso il via e prenderanno forma nei prossimi anni. Gli interventi sono finalizzati allinsediamento e miglioramento di boschi e casta- gneti (circa 2100 ettari negli ultimi 4 anni) e alla realizzazione di impianti per la produzione di legno (7 mila ettari fra impian- tati e autorizzati). Lintera azione riguarda sia il demanio pubblico che le propriet di privati che hanno scelto di spostare la propria attivit agrico- la verso la forestazione. In totale verranno spesi oltre 65 miliardi di lire, 27 dei quali gi liquidati. Al termine della conferenza stato fatto anche un breve esame della scorsa stagione degli incendi. Anche qui i risultati rispetto agli anni scorsi sono confortanti, ha detto Moruzzi. Sebbene i fo- colai siano stati molti, e spesso dolosi, la struttura di monitorag- gio , segnalazione e pronto intervento ha impedito che da questi sviluppassero incendi con danni al patrimonio boschivo. laggra- vamento. Fra laltro la Regione si dotata di un elicottero che va ad implementare il parco della protezione civile. Un mezzo che consente interventi molto rapidi sin dalla segnalazione. ACCORDO DI PROGRAMMA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI DEL SETTORE AGRICOLO Con laccordo di programma predisposto dalla Regione per la gestione dei rifiuti prodotti in agricoltura, le Marche fanno un ulteriore ed importante passo in avanti. Lintesa approvata dalla Giunta era stata annunciata, insieme a quella per la plastica e gli scarti industriali, dallAssessore al- lambiente Edoardo Mentrasti in una recente conferenza stampa. Ha come obbiettivo lincentivazione di programmi e strutture di raccolta differenziata a livello provinciale, come supporto alle aziende agricole. Per queste azioni la Regione ha previsto in bilancio 1999 finan- ziamenti alle Provincie per circa 4 miliardi di lire. Si tratta di un provvedimento di rilievo perch i rifiuti del mon- do agricolo sono molti e di varia natura: da quelli agrochimici, ai contenitori di fitofarmaci, agli imballaggi ed agli oli esauriti da motori o alle batterie usate per i mezzi agricoli. Il progetto prevede che i rifiuti vengano raccolti e trasferiti ver- so centri di conferimento e recupero a cura di Comuni, di loro c o n s o rzi, dei Consorzi agricoli provinciali e delle imprese di commercio di prodotti per lagricoltura. Le aziende di questo settore, a causa delle dimensioni spesso non sono in grado di effettuare singolarmente la raccolta ed il trasporto dei rifiuti. Allaccordo di programma partecipano le quattro Provincie, lANCI, lUNCI, lAgenzia regionale per le materie prime e se- condarie e le principali strutture e Associazioni del settore agri- colo, di quello commerciale e della cooperazione. a cura di Gabriella Malanga e Luana Spernanzoni 28 P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E P E R I S C O P I O M A R C H E no stage per apprendere i segreti della nostra gastro- nomia, le tec- niche, ma an- che le tradizioni, i nomi in ita- liano degli ingredienti utilizza- ti: questa loccasione che ha portato nelle Marche dieci giapponesi, che hanno fre- quentato il corso presso la Scuola Professionale Alber- ghiera di Senigallia. Tutti giovani, lavorano da tem- po presso prestigiosi ristoran- ti a conduzione giapponese specializzati per in cucina italiana, fa tendenza, quella pi apprezzata e da tempo ha soppiantato la francese, sot- tolineano convinti. Il corso, di una settimana, si articolato in vere e proprie lezioni, teori- che e pratiche presso la scuo- la regionale, a cui si sono ag- giunte visite ad aziende e ri- storanti marc h i g i a n i . Liniziativa si inserisce in un articolato programma promo- zionale, che lAssessorato al- lAgricoltura ha messo a pun- to in collaborazione con lICE, per far conoscere in Italia e nel Mondo la qualit della no- stra produzione. E proprio sul Paese del Sol Levante la Re- gione ha deciso di fare un in- vestimento particolare per una serie di motivi: un mer- cato interessante, sia per le- levato reddito, che per la na- turale propensione allimpor- tazione di prodotti alimentari, inoltre privilegia la qualit e soprattutto la seriet e la pun- tualit delle aziende produttri- ci. Da queste considerazioni, la decisione di prevedere in- t e rventi mirati, costanti e ri- petuti nel tempo. Le aziende m a rchigiane hanno partecipa- to, per il secondo anno con- secutivo, alla Fiera Food di Tokio e diverse esperienze di wine food tasting si sono svolte non solo nella capitale. Una serie di dati stati- stici confortano la scelta fatta dalla Re- gione. La popolazione giapponese raggiun- ge i 127 milioni, su una superficie di 378 mila chilometri qua- drati, un territorio po- co pi grande dellIta- lia quindi, ma con il doppio degli abitanti. Lagricoltura prati- camente assente, es- sendo stato privile- giato il settore indu- stria: nel 1997 lItalia ha esportato in Giap- pone prodotti agroalimentari per 368 miliardi di lire, con un incremento del 12 per cento rispetto allanno precedente. Un incremento significativo, ma estremamente inferiore a quello marchigiano: infatti nel 97 le Marche hanno esportato oltre 2 miliardi di lire, il 103 per cento in pi rispetto al 96 (va precisato che il dato si ri- ferisce non solo al Giappone, ma anche allAustralia e alla Nuova Zelanda). Nel 1998 le esportazioni, sempre nellagroalimentare delle Marche verso il Giappo- ne, sono state pari a 6 miliar- di: la parte del leone lha fatta il vino (70 per cento), seguo- no le carni preparate (sia- mo i maggiori esportatori di prosciutto crudo), ma anche altri prodotti stanno avendo un significativo successo, co- me le paste, lolio extravergi- ne doliva e in genere il setto- re del biologico, verso il quale cresce la sensibilit anche dei giapponesi. (e. r. ) PRO M O ZI O NE 29 LE MARCHE IN GIAPPONE U I nostri prodotti sono p a r t i c o l a r m e n t e apprezzat i nel Paese asi ati co, come di mo- strano i dati dellexport i n conti nua cresci ta. Un gruppo di cuochi, a Senigallia, per appren- der e i segre t i del l a nostra gastronomia 30 UNA LEGGE PER LE STRADE DEL VINO Il 14 luglio scorso la Commissione agricoltura del Senato ha va- rato definitivamente la legge che stabilisce le regole per usufrui- re di fondi (tre miliardi allanno per il triennio 1999-2001) da parte delle Regioni che vogliono istituire le Strade del Vino. Non appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, toccher al MiPA stabilire gli standard minimi di qualit da rispettare, soprattutto per la cartellonistica che dovr segnalare questi percorsi turisti- co enologici, dopo di che le Regioni, di concerto con le aziende interessate, dovranno predisporre dei disciplinari per singoli iti- nerari, la segnaletica, il materiale pubblicitario e divulgativo. Alcune regioni, tra cui le Marche hanno gi inaugurato da alcuni anni le Strade del Vino, ora per poter usufruire dei finanziamenti messi a disposizione dalla legge, dovranno uniformarsi ad essa. Laspetto interessante della legge in questione che la stessa non si limita al vino come elemento essenziale dellitinerario, ma auspica una valorizzazione congiunta di altre produzioni ti- piche di qualit, con particolare riferimento allolio di oliva. IL VIGNETO ITALIA IN CIFRE Sono circa 240mila le aziende specializzate in Italia nella produ- zione di uva da vino, con 680 mila ettari investiti. Tenendo conto delle aziende che coltivano la vite assieme ad al- tre colture, la superficie supera gli 800mila ettari. La produzione di vino oscilla tra i 50 e i 60 milioni di ettolitri al- lanno, con un valore che si aggira intorno ai 6mila miliardi di lire, poco meno del 10% del valore della produzione totale del- lagricoltura italiana. Nei confronti dei decenni passati, si registrata una drastica ri- duzione dei consumi di vino e bevande alcoliche; sul totale dei consumi alimentari si passati dall8 al 4,5%. Negli ultimi anni i viticoltori italiani si sono impegnati in un grande progetto di innalzamento e valorizzazione della qualit del prodotto, anche sui mercati esteri. Negli ultimi cinque anni il valore delle esportazioni raddoppia- to: da 2mila a 4mila miliardi di lire. Lexport principalmente destinato agli altri Stati membri della Ue (Francia, Germania, Regno Unito). Un mercato importante e consolidato rappresentato anche dagli Stati Uniti ed un crescente successo si sta registrando in Giappone. A l l i n c i rca il 20% della produzione italiana di vino a denomi- nazione di origine controllata (Doc). IN ARRIVO 1. 200 MILIARDI PER MIGLIORARE I VIGNETI ITALIANI Con lassegnazione al nostro Paese di 1.200 miliardi di risorse comunitarie nel periodo 2000/2006, che consentiranno di rin- novare tra gli 80mila ed i 100mila ettari di vigneto e con la pos- sibilit di impiantare quasi 13mila ettari di nuovi vigneti, la nuo- va organizzazione comune di mercato (OCM) offre buone op- portunit alla vitivinicoltura italiana. Per poter applicare la nuova organizzazione di mercato del set- tore per necessario completare il catasto vitivinicolo, incro- ciando le fotorilevazioni aeree dei vigneti con i dati cartacei dei proprietari, in modo da sanare eventuali impianti irregolari; a questo proposito, sono indispensabili limpegno e la collabora- zione di organizzazioni di produttori e Regioni. Le risorse messe a disposizione della Comunit con questa nuova OCM dovranno essere utilizzate al meglio, per realizzare quegli investimenti necessari ad affrontare con successo le sfi- de future e, parallelamente, per valorizzare adeguatamente la produzione vitivinicola italiana. DA GENNAIO 2000 LE ANTICIPAZIONI PER LIMPIANTO DEI NUOVI VIGNETI Via libera alle anticipazioni sugli impianti di nuovi vigneti. Con la pubblicazione in Gazzetta sono diventati operativi i rego- lamenti che accompagnano il settore vitivinicolo verso la nuova OCM. Secondo le norme di transizione messe a punto da Bruxelles, dal primo gennaio 2000 potranno cominciare a essere utilizzati parte dei diritti di impianto messi a disposizione dalla riforma Pac. Le prime anticipazioni, a disposizione il 20% dei diritti com- plessivi concessi dalla Ue, sono per legate alla realizzazione AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH 31 31 del catasto vitivinicolo previsto dal regolamento comunitario 1493/99. Solo i Paesi e le Regioni in regola, dunque, potranno usufruire di questa prima tranche di diritti. Le norme transitorie contenute nei quattro regolamenti prevedo- no, tra laltro, premi per labbandono, la distillazione e la diminu- zione del 2% dei prezzi di orientamento per il cambio ecu-euro. DIRITTI DI REIMPIANTO, UNA PROROGA LUnione Europea ha prorogato al 31 luglio 2000 la scadenza per il reimpianto dei vigneti, relativa ai diritti scaduti tra il 31 di- cembre 98 a e il 1 settembre 99. Si rammenta che in base alla normativa vigente dal momento del- lespianto di un vecchio vigneto ci sono otto anni di tempo per e s e rcitare il diritto di reimpianto, dopo i quali le quote vanno per- se. Con la nuova organizzazione dei mercati, invece, i diritti sca- duti non andranno persi, ma finiranno in una riserva regionale. CONTRIBUTI INAIL: SCATTA LA RIDUZIONE PER LE AZIENDE AGRICOLE Disco verde per la riduzione dei contributi agricoli per lassicu- razione per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. La riduzione viene stabilita dal decreto interministeriale (Politi- che agricole, Lavoro e Tesoro) dal 9 giugno 1999, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 184 del 7 agosto 1999. I tagli alla con- tribuzione agricola per lassicurazione obbligatoria Inail scatta in maniera articolata fino alla concorrenza di determinati limiti di disponibilit delle risorse finanziarie destinate a questo scopo. DIMINUISCONO I PREMI PER LE ASSICURAZIONI AGRICOLE Il costo delle polizze assicurative in agricoltura contro le cala- mit atmosferiche diminuisce del 25 per cento. Lo prevede un decreto del ministero per le Politiche agricole, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 3 agosto. Accogliendo le richieste delle organizzazioni professionali, che nei mesi scorsi avevano denunciato il rincaro delle tariffe stabilite per il 99 dalle imprese di assicurazione, il ministero ha aumentato in- fatti i parametri per la determinazione del contributo pubblico pre- visto per le imprese agricole colpite dalle avversit atmosferiche. Secondo le prime stime, la produzione assicurata nel 99 sar di circa 7mila miliardi. Con laggiornamento dei parametri con la spesa a carico del bi- lancio statale sar di circa 160 miliardi, con un contributo me- dio del 36% sulla spesa sostenuta dalle imprese agricole per assicurarsi dal maltempo. VIA LIBERA DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI AL DECENTRAMENTO IN MATERIA AGRICOLA Con il decentramento imposto dalla legge Bassanini si ridu- cono le risorse finanziarie ed umane del MiPAF, infatti in segui- to allaccordo raggiunto in sede di conferenza Stato-Regioni con il decentramento delle funzioni in materia di agricoltura, entro il 01/01/2000 passeranno agli enti locali 638 miliardi di dote finanziaria, oltre a 263 dipendenti del Ministero e 5.168 guardie forestali. E NATO IL NUOVO MINISTERO PER LE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI Molte le novit che riguardano il dicastero di Via XX Settembre. Innanzitutto il nome: si chiamer Ministero per le Politiche agricole e forestali. Poi le competenze. Il nuovo Mipaf dovr rinunciare al Corpo fo- restale che passa in parte alle Regioni (il 70% dei suoi dipen- denti) e in parte al ministero dellAmbiente (il restante 30% del personale alle politiche centrali). Nella sua parte pi controversa, il decreto assegna al ministero delle Attivit produttive le competenze su trasformazione e c o m m e rcializzazione dei prodotti agroindustriali, nonch le ri- sorse inerenti. Il ministro De Castro rimanda a un futuro chiarimento con il col- lega dellIndustria, Bersani, lindividuazione di un chiaro spar- tiacque, ricordando che a Bruxelles il Mipaf che va a trattare. Il decreto del Governo rende subito operativo il Mipaf, con due dipartimenti. AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH 32 32 AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH Nascer una struttura autorevole a Bruxelles, cinghia di trasmis- sione tra la Ue e le Regioni, agile nel rapporto con le imprese e con i consumatori. Anche perch il nuovo ministero garantir la qualit con la certificazione e con interventi lungo tutta la filiera. Dal 1 gennaio del 2000, inoltre, verranno trasferiti alle Regioni 638,6 miliardi, il 15% dei dipendenti del ministero per le Politi- che agricole e circa 6.000 addetti del Corpo forestale pari al 70% dellorganico. DALLUNIONE EUROPEA 1. 150 MILIARDI ALLITALIA NEI PROSSIMI ANNI Consistenti finanziamenti europei per il mondo rurale. Se il Governo Ue uscente accetter la proposta messa a punto dal commissario europeo per lagricoltura, Franz Fischler, gli italiani potranno beneficiare, per i prossimi 6 anni, di fondi Ue a favore del mondo rurale pari a 595 milioni di euro allanno, os- sia 1.150 miliardi di lire. Si tratterebbe di un balzo in avanti del 33% rispetto ai 446 mi- lioni di euro annui (864 miliardi di lire) che rappresentavano le prime stime di Bruxelles. Dopo il negoziato dellAgenda 2000 che ha accordato al mondo rurale fondi globali per oltre 4,3 miliardi di euro allanno (8.326 miliardi di lire) dal 2000 al 2006, si tratta ora di spartire la somma tra i Quindici. Il progetto messo a punto da Fischler destinerebbe allItalia ol- tre il 13% del pacchetto globale di aiuti Ue al mondo rurale, ben oltre le aspettative visto che il ministro delle Politiche agri- cole, Paolo De Castro aveva incontrato il 19 luglio il commissa- rio europeo per contrattare una fetta pi consistente di aiuti rispetto a quella inizialmente prevista (10,4%). Lultima parola spetta ora alla Commissione ma il dibattito sar animato perch, anche se gli stanziamenti saranno per tutti supe- riori del 10%, molti Paesi hanno maturato aspettative superiori. MILLENNIUM ROUND: LA POSIZIONE DELLITALIA Un processo di liberalizzazione graduale che non tocchi i pro- dotti mediterranei, meno protetti di altri, e maggiore difesa per le denominazioni dorigine. Su questi due pilastri si incentra la posizione italiana presentata dal ministro delle Politiche agrico- le, Paolo De Castro, al riconfermato commissario Ue allAgri- coltura, Franz Fischler, in vista dei negoziati del Millennium Round per la liberalizzazione degli scambi, che prenderanno il via a fine anno a Seattle. In sostanza, alla vigilia del negoziato Wto lItalia si trova in sin- tonia con le graduali aperture liberiste dei tre alleati nordici, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, se queste si focalizzeranno sulle colture continentali attualmente pi protette, mentre in- tende fare fronte comune con la Spagna per rafforzare la difesa dei prodotti mediterranei, considerati penalizzati. Secondo punto fondamentale per De Castro linserimento della difesa della denominazione dorigine come uno dei punti cardine del negoziato. La difesa delle produzioni tipiche ha spiegato il punto pi avanzato della difesa del modello Europa. Una battaglia, insomma, per difendere i 400 prodotti tipici eu- ropei (di cui 98 italiani) da degenerazioni quali il Parmesan au- straliano o i prosciutti italian style prodotti al di l dellAtlantico. PRONTA LA NUOVA EDIZIONE DELLA FILIERA ISMEA SULLOLIO DOLIVA E in corso di stampa ledizione 99 della Filiera Ismea Olio do- liva. Rispettando la sua veste tradizionale il rapporto analizza, principali aspetti evolutivi della filiera fornendo in particolare - al servizio degli operatori pubblici e privati - una chiave di lettu- ra sulla caratteristiche strutturali, produttive e mercantili dellin- tero settore, oltre a un esauriente aggiornamento statistico. La- nalisi del quadro internazionale, contenuta nel primo capitolo, riserva questanno unattenzione particolare alle aree non tradi- zionali e specialmente al Nordamerica, allAustralia ed al Giap- pone che nel periodo pi recente hanno registrato una forte espansione dei consumi interni di oli di oliva. Agli aspetti produttivi nazionali e allattuale crisi del mercato invece dedicato il secondo capitolo, per un comparto che nel 1998 ha visto ridursi di oltre il 30% il valore della produzione lorda vendibile stimata al di sotto dei 3.200 miliardi di lire (il 4,6 circa della Plv agricola italiana). Trasformazione industriale, consumi domestici e commerc i o con lestero completano lo studio di filiera, mentre la sezione monografica dedicata questanno alle politiche dei marchi e alle opportunit legate allo sviluppo delle denominazioni di ori- gine protette nel settore degli oli. a cura di Francesco Pettinari e Angelo Zannotti [FONTE AGRA] UNA NUOVA COLLANA EDITORIALE La copertina del secondo opuscolo della collana editoriale dellAssessorato allAgricoltura si occupa del BOSCO nella nostra regione: una pubblicazione che ha tratto ispirazione dalla campagna Adotta un bosco - promossa lanno scorso dal WWF, dalle Poste Italiane e dallAssessorato, con il patrocinio dei Provveditorati agli Studi - e che ha visto una significativa partecipazione di pubblico. Una campagna che ha come scopo quello di creare, attraverso lo strumento dellinformazione, una sensibilizzazione diffusa, che larma principale con cui possibile contrastare il pi grande nemico dei boschi, gli incendi. Ecco perch una parte consistente del volume si occupa proprio di questo aspetto. Nellopuscolo i testi sono stati curati dai responsabili del WWF (Franco Farroni), del Corpo Forestale dello Stato (Giampaolo Baleani) e del Servizio Valorizzazione terreni agricoli e forestali (Massimo Maggi) si troveranno anche tutte le informazioni relative alla storia, alla situazione attuale, ai prodotti che il bosco ci regala e un apposito paragrafo sui problemi dei boschi marchigiani. Direttore Responsabile: Emma Ratti Direzione Scientifica: Mariano Landi, Federico Bonavia, Ottavio Gabrielli, Enzo Polidori, Carlo Schiaffino Redazione: Flavio Brasili, Gabriella Malanga, Francesco Pettinari, Renzo Pincini, Sabrina Speciale, Luana Spernanzoni, Angelo Zannotti Graficadi copertina: Stefano Gregori Foto di copertina: Maurizio Rillo Lefoto di questo numero sono di: L. Balestra, Maurizio Bolognini, Pierluigi Crescentini, GabriellaMalanga, Giuliano Mazzieri, Maurizio Rillo, LuanaSpernanzoni edel Museo dellaMezzadriadi Senigallia Spedizione in abbonamento postale legge 662/96 art.2 comma 20/c - filiale di Ancona Il Periodico viene spedito gratuitamente agli operatori agricoli marchigiani ed a quanti ne faranno richiesta alla Redazione presso lAssessorato alla Agricoltura - Giunta Regionale, Via Tiziano, 44 - Ancona - Tel. 071/8061. In caso di mancato recapito re s t i t u i re allagenzia P. T. CMPP di Passo Varano - AN per la re s t i t u z i o n e al mittente che si impegna apagarelarelativatassa Autorizzazione del Tribunale di Ancona n. 21/79, in data 16 novembre 1979 Stampa: Tecnoprint srl - 60131 Ancona Via Caduti del Lavoro 12 Te l . 071/2861423 - Fax 071/2861424 Questo numero stato chiuso il 15/10/99 ed stato spedito nel mesedi ottobre 1999