AGENDA 200O, LATTIVAZIONE ZOOTECNIA BIOLOGICA ALIMENTAZIONE DI QUALIT I CALANCHI MARCHIGIANI NUOVE VARIET DI UVA DA VINO ANNO XXI LUGLIO1999 2 AGENDA 2000, LATTUAZIONE ZOOTECNIA BIOLOGICA EDUCAZIONE ALLA QUALIT I CALANCHI MARCHIGIANI UVA DA VINO, NUOVE VARIET FRUMENTI E FERTILIZZAZIONE AZOTATA LABORATORIO PER LA VALUAZIONE DELLA QUALIT DEI CEREALI AGRICOLTURA FLASH 1 4 7 9 12 14 21 22 Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnano solo la responsabilit degli autori E D I T O R I A L E UNA CONTAMINAZIONE IGIENICAMENTE PERFETTA Curioso, per non dire scandaloso il risultato delle norme comunitarie che rego- lamentano l'aspetto igienico-sanitario delle produzioni. Mentre si rende diff i c i l e la vita ai prodotti tradizionali, sfuggono alle maglie di qualunque controllo i polli e i suini alla diossina e di conseguenza le uova, la maionese, i dolci, la carne, gli insaccati, insomma tutto quanto deriva dagli animali alimentati con mangimi contaminati. Non che l'ultimo scandalo. L'esperienza della "mucca pazza" non stata sufficiente per determinare una svolta generalizzata e tutto fa supporre che in futuro ci potranno essere ancora simili episodi. Queste vicende devono far riflettere. Come si spiega che la Comunit sia tanto severa e dia la caccia al microbo, imponendo ambienti "asettici" e cantine, grotte, locali di stagionatura di formaggi e salumi siano nell'occhio del ciclone, si im- ponga che vengano piastrellati, impermeabilizzati, con il risultato che le tipicit p e rdono la loro autenticit per divenire simili a produzioni industriali? Nessuno ha mai corso rischi dal consumo del formaggio di fossa o del ciauscolo, tanto per re s t a re in casa nostra, e tanto meno si mai dimostrato che questi pro d o t t i attentano alla salute. Al contrario costituiscono una ricchezza della nostra agri- coltura, rendono, insieme a tanti altri, piacevole la tavola, assicurano un reddito e contribuiscono a farci conoscere fuori dalle Marche. Tutto quanto in grado di svilupparsi negli ambienti tradizionalmente utilizzati per la loro produzione, a co- m i n c i a re dalle "muffe", consente una stagionatura controllata anche dal punto di vista sanitario. Eppure le rigide norme comunitarie e ancor pi le sue interpreta- zioni nazionali ci hanno costretto ad org a n i z z a rci per assicurare un futuro a pro- dotti che, con il rispetto di quelle normative, rischiavano di scomparire. Peraltro i polli alla diossina o la "mucca pazza" vengono cresciuti in ambienti pro- babilmente "ineccepibili", igienicamente "a posto" sotto il profilo della norm a t i v a comunitaria: si potrebbe concludere che si ottenuto il risultato di avere prodotti igienicamente perfetti, ma contaminati. Insomma stato possibile alimentare animali erbivori con farina di carne, con deiezioni disidratate e in quanto tali "igieniche" ed esenti da contaminazioni batteriologiche oppure utilizzare grassi minerali e vegetali esausti per i mangimi. Viene da chiedersi dov'era la Comunit e u ropea? E come intende organizzarsi per il futuro? Solo attivando controlli pi severi alla fine della filiera oppure garantendo tutto il processo produttivo, assi- curando contemporaneamente un investimento a favore di quei prodotti, che la tradizione ci ha consegnato e che sono sani e buoni? E' questa la posta in gioco, da parte nostra non ci stiamo limitando solo a fare solleciti in questa direzione, ma siamo impegnati a tutto campo perch ci sia un'inversione di tendenza della politica comunitaria. Mentre scoppiava l'allarme diossina l'Assessorato era in piazza Cavour ad Anco- na con una mostra sull'alimentazione per dimostrare che c' spazio per un'agri- coltura diversa e, a giudicare dalla risonanza che l'iniziativa ha avuto, c' una c rescente consapevolezza dei consumatori che quella la strada giusta da im- b o c c a re. Negli stessi giorni abbiamo incontrato le organizzazioni pro f e s s i o n a l i dei produttori di carne. Obiettivo: lavorare sui disciplinari di produzione, in modo da assicurare che tutta la filiera sia controllata, ed estendere anche ad altri com- parti l'esperienza della certificazione della carne, che per il momento avviene per quella bovina. E' cos che intendiamo operare; i nostri produttori possono star tranquilli: coloro che fanno un prodotto di qualit avranno il conforto dell'azione pubblica. Anche i consumatori vengono garantiti da questa azione: a loro chiediamo una sempre maggior sensibilit perch poter portare un prodotto di qualit sulla tavola signi- fica anche avere il coraggio di dire di NO al pi economico "cibo spazzatura". M a rco Moru z z i A s s e s s o re agricoltura, sviluppo ru r a l e , agriturismo, forestazione e produzione alimentare S O M M A R I O NO RM ATI VA 1 POLITICA STRUTTURALE: IL NUOVO OBIETTIVO 2 Il regolamento CE n.1 2 6 0 / 9 9 fissa i principi basilari dei Fon- di Strutturali: gli obiettivi prio- ritari (3) ,i metodi di pro g r a m- mazione, di gestione finanzia- ria, valutazione e contro l l o . O b i e t t i v i : per quanto intere s- sa segnatamente lagricoltura m a rchigiana il nuovo obietti- vo 2 f a v o r i re l a r i conversio - ne economi ca e sociale dell e zone con difficol t st ru t t u r a l i va a sostituire lobiettivo 5b, zone rurali in declino, ma c o m p rende anche le zone di mutazione socioeconomica dellindustria e dei servizi, le zone urbane in difficolt e le zone dipendenti dalla pesca. Risorse disponibili per lobiet- tivo 2: per il periodo 2000- 2006 22,5 miliardi di EURO c o m p rensivi della parte (1,4%) per il sostegno transitorio. L o- biettivo 2 viene finanziato in li- nea generale dal Fondo Euro- peo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo Sociale E u ropeo (FSE), ma le misure per lo sviluppo rurale possono e s s e re finanziate dal FEAOG sezione garanzia e le azioni s t rutturali nel settore della pe- sca dallo SFOP (strumento fi- nanziario di orientamento della p e s c a ) . Popol azi one intere s s a t a: a l massimo il 18% della popola- zione totale della Comunit. Vige comunque una clausola di sicurezza, cosiddetto sa- fety net, che stabilisce che per le regioni, come le Mar- che, precedentemente rien- tranti negli obb. 2 e 5b, la ri- duzione della popolazione che beneficer del nuovo obiettivo 2 non pu superare il 33%. La lista dei comuni rientranti nel nuovo obiettivo 2 tuttora oggetto di trattativa tra Re- gioni e Stato Centrale. E da s o t t o l i n e a re anche che le zo- ne che nel 1999 facevano p a rte delle aree ob.5b potran- no beneficiare dei finanzia- menti comunitari fino al 31 d i c e m b re 2006 (sostegno transitorio). P ro g r a m m a z i o n e: il nuovo periodo di pro g r a m m a z i o n e c o p re 7 anni, 2000-2006. Il Documento Unico di Pro- grammazione (DOCUP), che contiene gli assi strategici, le dotazioni finanziarie, le moda- lit di attuazione e valutazione ex ante delle misure che si in- tende attuare, viene integrato da un complemento di pro- grammazione che descrive in maniera dettagliata gli in- t e rventi, i relativi beneficiari e la dotazione finanziaria. Entro il 31/12/2003 il DOCUP viene sottoposto ad una valutazione i n t e rmedia sullo stato di at- tuazione, il livello di conse- guimento degli obiettivi ecc. E n t ro lanno successivo la Commissione assegna, a quei DOCUP che sono risultati effi- caci ed efficienti, una riserv a di risorse pari al 4% degli stanziamenti. SVILUPPO RURALE Col Reg. CE n.1257/99 s u l sostegno allo sviluppo ru r a l e p rende corpo il tentativo di r a z i o n a l i z z a re il quadro delle m i s u re per lo sviluppo ru r a l e accorpando in un unico re g o- lamento tutta una serie di n o rme che finora disciplina- vano il settore: le misure di accompagnamento alla PA C cio i Regg.CE 2078/92, 2079/92, 2080/92, gli inter- venti per il miglioramento Sulla Gazzetta Uffici ale del l a CE L 160 e L 161 - sono stati pubbl i cati i regol amenti cardi ne che danno attuazi one al l a r i f o rma, che interesser il periodo 2000-2006. In questo primo a rticol o ci occupiamo di quelli principali: il Reg. 1260/99, re l a- tivo ai Fondi strutturali e il Reg. 1257/ 99 sull o sviluppo ru r a l e . AGENDA 2000, LATTUAZIONE d e l l e fficienza delle stru t t u re aziendali, Reg.CE 950/97, e per il miglioramento delle condizioni di trasformazione e c o m m e rcializzazione dei pro- dotti agricoli, Reg.CE 951/97 e silvicoli, Reg.CE 867/90. Il Reg. CE n.1257/99 non si limita tuttavia a raggru p p a re n o rme diverse, ma apport a significative novit. E l e n c h i a- mo di seguito le principali r i- s e rvandoci di appro f o n d i re successivamente ciascuno degli elementi che compon- gono il nuovo quadro dello sviluppo rurale. 1. gli i n t e rventi ammissi bi l i sono raggruppabili in 3 cate- gorie le misure di ammodern a- m e n t o: gli investimenti nelle aziende agricole, linsedia- mento di giovani agricoltori, la f o rmazione, la trasform a z i o n e e commercializzazione dei p rodotti agricoli, tutti inter- venti prima previsti dai re g g . CE 950 e 951/97. Qui le modi- fiche tendono alla semplifica- zione dei criteri di ero g a z i o n e degli aiuti abrogando ad es. gli attuali criteri di reddito di riferimento e piano di miglio- ramento materiale; si modifica anche la natura del beneficia- rio con labrogazione del crite- rio di impre n d i t o re agricolo a titolo principale. Per benefi- c i a re di aiuti agli investimenti o c c o rrer dimostrare la re d d i- tivit dellazienda e il rispetto di requisiti minimi in materia di ambiente, igiene e benesse- re degli animali e lesistenza di sbocchi per i propri pro d o t t i sui mercati. Variano anche i li- miti degli aiuti (40% dellinve- stimento che sale al 50% nel- le zone sfavorite, rispettiva- mente 45% e 55% per i gio- vani agricoltori) le misure di diversificazione e riconversione, (art.33 del reg.) finora riguardavano solo le aree ob. 5b, mentre ora possono riguard a re lintero territorio regionale. Tra le atti- vit finanziabili: il rinnova- mento e miglioramento dei villaggi, lincentivazione di at- tivit turistiche e art i g i a n a l i , lingegneria finanziaria. Alcu- ne di queste misure possono u s u f ru i re delle risorse FESR invece che FEAOG. Le ex misure di accompa- gnamento e gli aiuti per le zo- ne svantaggiate , sono com- p rese: le m i s u re agr o a m b i e n - t a l i (ex reg.CE 2078/92), tra gli obiettivi figurano la salva- g u a rdia del paesaggio e delle caratteristiche tradizionali dei t e rreni, il sostegno viene ero- gato agli agricoltori in com- penso di impegni agro a m- bientali, al minimo quinquen- nali, che oltrepassano lappli- cazione delle normali buone pratiche agricole; laiuto al p re p e n s i o n a m e n t o: non vige pi lobbligo di aumentare la s u p e rficie, vi un aumento dei livelli di aiuto per cedente da 10.000 a 15.000 EURO an- nui e della durata dellaiuto da 10 a 15 anni; le i n d e n n i t compensat ive per l e zone svantaggi at e e l e zone sog - gett e a vincoli ambi ent al i, gli aiuti vengono trasformati in s t rumento di promozione dei metodi di coltivazione a bas- so consumo intermedio, tra le a ree soggette a vincolo am- bientale possono essere ri- c o m p resi parchi e aree pro- tette e gli agricoltori possono u s u f ru i re di compensazioni per i costi e le perdite di re d- dito derivanti dalle limitazioni alle pratiche agricole imposte da norme per la pro t e z i o n e dellambiente (art.16). L a i u t o pu variare tra 25 e 200 EU- RO/ha a discrezione degli Stati membri. La s i l v i c o l t u r a , qui vengono integrate le mi- s u re dei regolamenti 2080/92 e 867/90. 2. obiettivi: tra le novit viene data maggior enfasi allincen- tivazione delle produzioni non 2 Approvazione regolamenti di attuazione (UE) Individuazione delle zone ammissibili per lobiettivo 2 (trat- tative UE+Stato Membro), non vi un termine di scadenza predefinito P resentazione alla Commissione del documento unico di p rogrammazione (DOCUP) ob.2 2000-2006 entro 4 mesi dalla definizione degli elenchi delle zone ammissibili; una volta approvato il DOCUP entro 3 mesi trasmissione alla Commissione del complemento di pr ogrammazione P redisposizione dei Piani di Sviluppo Rurale per il periodo 2000-2006 entro fine dicembre 99 (Regioni+Stato Mem- bro, concertazione con Commissione UE) N o v e m b re 1999 Seattle (USA): Avvio negoziati GAT T- W T O ( World Trade Organization) sul commercio intern a z i o n a l e , lagricoltura in agenda dal 1 gennaio 2000. Tra i temi che si dibatteranno: sostegno interno, sovvenzioni alle esport a- zioni, riconoscimento denominazioni, sicurezza e qualit dei prodotti agroalimentari. L E P R O S S I M E TA P P E Reg. CE n.1260/99 del Consiglio del 21/06/99 recante di- sposizioni generali sui Fondi Strutturali Reg. CE n.1257/99 del Consiglio del 17/05/99 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG) Reg. CE n.1258/99 del Consiglio del 17/05/99 relativo al fi- nanziamento della politica agricola comune Reg. CE n.1259/99 del Consiglio del 17/05/99 che stabilisce n o rme comuni relativi ai regimi di sostegno diretto nellam- bito della politica agricola comune. R I F E R I M E N T I N O R M AT I V I Vi segnal i amo un si to I nternet dove p o t rete tro v a re i re- golamenti citati: w w w. i n f o rm a t o re a- grario. it/age2000/ 1 6 - 0 7 - 1 9 9 7 J acques Santer, presidente della Commissione E u ropea, presenta al Parlamento Europeo la comunicazione Agenda 2000 sulle strategie individuate dalla Commissione per raff o rz a re e ampliare lUnione alle soglie del XXI secolo. Temi principali: la riforma delle politiche dellUE (in part i c o l a re la PAC e le politiche strutturali), lampliamento (valutazione dellidoneit di 11 paesi dellEuropa centrorientale candidati al- ladesione: Ungheria, Polonia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Li- tuania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania e Ci- p ro) e il nuovo quadro finanziario per il periodo 2000-2006. 18-03-1998 Adozione delle proposte legislative 31-03-1998 Inizio dei negoziati con 6 paesi candidati (Un- gheria, Polonia, Slovenia, Estonia, Repubblica Ceca e Cipro) 24/26-03-1999 Consiglio Europeo di Berlino: accordo politi- co dei leaders UE su Agenda 2000 1 7 - 0 5 - 1 9 9 9 Regolamento sul sostegno allo sviluppo ru r a l e e sul finanziamento della Politica Agricola Comune. 21-06-1999 Regolamenti sui Fondi Strutturali LE FASI PRI NCI PA L I DELLA RI FORMA food, alla diversificazione vol- ta a sviluppare attivit com- plementari o alternative, al mantenimento e la cre a z i o n e di posti di lavoro, alla pro m o- zione di sistemi di coltivazio- ne a bassi consumi intermedi, al rispetto delle esigenze am- bientali; 3. ambi to terr i t o r i a l e di am- missibilit: tutte le aree rurali dellUnione 4. partecipazi one finanzi a- r i a: tutte queste misure nelle regioni al di fuori dellobietti- vo 1, e quindi anche nelle M a rche, vengono finanziate dalla sezione Garanzia del FEOGA, in part i c o l a re dalla voce Sviluppo rurale e misu- re di accompagnamento del- la Rubrica 1 del quadro finan- ziario comunitario. Principali implicazioni: riduzione delle risorse complessivamente di- sponibili per lo sviluppo ru r a- le e maggiori difficolt di ge- stione delle risorse in quanto il FEOGA Garanzia, a diff e re n- za dei fondi Strutturali, preve- de una programmazione e una contabilit su base an- nua, con modifica degli stan- ziamenti comunitari iniziali in i t i n e re in funzione della spesa effettiva e di previsioni di spe- sa rivedute (art.46). 5. pro c e d u re di pro g r a m m a- zione e attuazi one: la Regio- ne dovr elaborare, entro la fine dellanno, un PI ANO di SVILUPPO RURALE, che co- p re un periodo di 7 anni, che pu riguard a re sia le zone ob.2 che le zone fuori ob.2 e v e rr definito al livello geo- grafico pi opportuno (proba- bilmente lintero territorio re- gionale). Le ex misure di ac- compagnamento (agro a m- biente, prepensionamento e imboschimento) e il regime a f a v o re delle aree svantaggiate v e rranno applicate orizzontal- mente in tutto il territorio re- gionale, le altre misure per lo sviluppo rurale saranno inse- rite nella pro g r a m m a z i o n e delle aree obiettivo 2 (nuovo DOCUP ob.2). 6. decentramento: il nuovo regolamento sullo sviluppo rurale conferisce agli Stati membri la possibilit di defi- n i re proprie priorit e di sce- g l i e re tra le varie misure con- tenute nel regolamento, nel quadro di una programmazio- ne globale. MISURE DI SVILUPPO RURALE E MISURE PREVISTE DALLE O. C. M. Ai sensi dellart.37 non viene concesso alcun sostegno nel- lambito dello sviluppo rurale a quelle azioni di natura stru t t u- rale che rientrano nei re g o l a- menti relativi alle O.C.M. (es. p romozione per lort o f rutta, ri- conversione varietale, re i m- pianto e miglioramento delle tecniche di gestione dei vigneti per lO.C.M. vino), alla pro m o- zione, alla ricerca e alleradica- zione di malattie animali. Sabrina Speciale 33 OBIETTIVO 5B - SBLOCCATE RISORSE PER OLTRE 10 MILIARDI p rogetti dellOb. 5b relativi agli interv e n t i in agricoltura, che avevano concluso il l o ro iter pro c e d u r a l e potranno essere pa- gati. Infatti il lungo contenzio- so tra i Servizi della Commis- sione Europea stato final- mente risolto: nella sostanza il Programma dopo aver avu- to lapprovazione degli Aiuti di Stato stato nuovamente esaminato dai Fondi Stru t t u- rali. La Decisione Comunitaria definitiva stata assunta nei giorni scorsi e comunicata uf- ficialmente ieri allAssessora- to Agricoltura. Le risorse che sono state sbloccate ammon- tano a oltre 10 miliardi, che i S e rvizi dellAssessorato ave- vano gi impegnato con ri- serva. Le misure interessate del- lOb.5b, per le quali ora possibile pro c e d e re ai paga- menti sono tre: iniziative inte- grate di filiera (settori vitivini- colo, olivicolo, ort o f ru t t i c o l o ) , il sostegno agli allevamenti zootecnici (riduzione re f l u i , allevamenti alternativi, ovi-ca- prini, bovini da carne) e svi- luppo dellagriturismo. Naturalmente non si pu che essere soddisfatti ha dichia- rato Marco Moruzzi anche se questa defatigante vicenda ha messo nuovamente in luce le contraddizioni che esistono in sede comunitaria. Da una p a rte si sollecitano le Regioni a spendere le risorse in tempi brevi e dallaltra esistono pro- c e d u re burocratiche tali da r a l l e n t a re loperativit delle stesse. Gli Uffici re g i o n a l i avevano concluso listru t t o r i a dei progetti gi a met del 1997 e solo adesso possibi- le eff e t t u a re i pagamenti. L e- pisodio si commenta da solo. Abbiamo per ha aggiunto - un motivo di soddisfazione, che deriva dal fatto che la te- nacia che abbiamo messo per r i s o l v e re il problema ha mes- so in evidenza la necessit di una semplificazione buro c r a- tica. Possiamo aff e rm a re che se il nuovo Regolamento co- munitario di Agenda 2000 ha tolto il vincolo della doppia procedura lo si deve al contri- buto determinante della Re- gione Marche. Non c che da auspicare ha concluso che il nuovo g o v e rno dellEuropa sia in grado di realizzare processi di r i f o rma tali da assicurare lo sviluppo dellagricoltura e pi in generale la crescita econo- mico-sociale di tutti gli Stati membri. (e. r. ) Concluso il lungo contenzioso con Bruxelles. I Dal 1991 possibile, ai sensi del Re- g o l a m e n t o CEE n. 2092 relativo ai metodi di produzio- ne biologica, cert i f i c a re le p roduzioni biologiche vegeta- li, grazie ad uno specifico al- legato (allegato I) che forn i- sce indicazioni sulle tecniche e sui prodotti ammessi; la pubblicazione di un analogo allegato relativo alle produzio- ni zootecniche biologiche ve- niva in quelloccasione riman- data a modifiche successive. Nel 1992 il Reg. CEE 1535, stabiliva che, aspettando indi- cazioni pi esplicite, gli animali d o v e s s e ro essere allevati se- condo le norme nazionali che disciplinano la zootecnia biolo- gica o, in mancanza di tali nor- me, secondo pratiche ricono- sciute a livello intern a z i o n a l e . Siamo giunti oggi alla fine del p e rcorso: il Regolamento che sancir le norme attese in via di pubblicazione. Nel frat- tempo alcune Regioni italiane hanno comunque redatto leg- gi atte a consentire la cert i f i- cazione ed il commercio di carni biologiche. Allo stesso modo, una delle maggiori Associazioni di Pro- duttori biologici operante nella nostra Regione, lAMAB, ha pubblicato (Mediterr a n e o , anno 2, numero 8, pag. 31), un Disciplinare di pro d u z i o n e entrato in vigore nel marz o del corrente anno, che con- sentir ai produttori associati di pro d u rre carni ai sensi del D i s c i p l i n a re stesso, cert i f i- cando in qualche misura il p rodotto. To rn e remo nei pro s- simi numeri della rivista a par- l a re di questo disciplinare e a c o n f ro n t a rci con lAssociazio- ne sui suoi contenuti; oggi ci p reme soprattutto fare il pun- to sul lavoro svolto dalle Re- gioni in merito allarg o m e n t o . Su tutto il territorio nazionale, dieci sono le Regioni che han- no legiferato in merito allagri- coltura biologica (Emilia Ro- magna, Basilicata, Liguria, Um- bria, Lazio, Molise, Piemonte, Toscana, Marche e Friuli - Ve- nezia Giulia), e due le pro v i n c e autonome (Bolzano e Tre n t o ) . Solo tre di queste leggi si oc- cupano delle produzioni ani- mali, la Legge della Regione Toscana n54/95, la Legge Regionale del Friuli - Ve n e z i a Giulia n 32/95 (che per non ha mai realizzato il Disciplina- re previsto allarticolo 11); in- fine la Regione Marche ha af- fidato gli indirizzi tecnici sul- l a rgomento alla Circ o l a re ap- plicativa della L.R. n 76/97 Disciplina dellagricoltura biologica (B.U.R. Regione Marche n67 del 1/7/99). Quindi, di fatto, solo due Re- gioni si sono attivate per col- m a re il vuoto normativo, ed una proprio la nostra. Lo scopo di queste norme duplice: da un lato quello di o r i e n t a re i produttori e con- 4 NO RM ATI VA ZOOTECNIA BIOLOGICA D s e n t i re che venga riconosciu- ta e retribuita la qualit della c a rne prodotta; dallaltro quel- lo altrettanto importante di re n d e re con la cert i f i c a z i o n e visibili ai consumatori le pro- duzioni di qualit, in un mo- mento in cui appaiono ai loro occhi in maniera sempre pi drammatica gli spaventosi li- miti dei prodotti realizzati con- t ro le norme di Madre Natura, di animali allevati con scarti di a l t re produzioni animali, o tra- scurando le norme minime di salubrit e di buon senso ai fi- ni di un maggior reddito. Le leggi analizzate hanno testi simili, desunti dai Disciplinari delle Associazioni nazionali ed internazionali per lAgricol- tura Organica, e a loro volta simili ai testi delle bozze del gi citato allegato II del Rego- lamento CEE 2092/91, in via di pubblicazione. Analizziamo sinteticamente i punti chiave dei due testi che abbiamo letto per voi. 1) Lattivit zootecnica deves- s e re rapportata alle dimensio- ni aziendali, in quanto le pro- d u z i o n i ani mali devono ga- r a n t i re lequilibrio degli eco- sistemi agricoli e soddisfare le esi genze di nutrizione o r- ganica del terreno coltivato; da ci deriva anche lobbligo a non superare un certo carico di bestiame (2 UBA/ha, per la Toscana riferiti a superf i c i e aziendale o compre n s o r i a l e ) , al fine di assicurare lo svilup- po di unagricoltura dure v o l e . 2) Vige lobbl igo di consenti- re una buona qual it di vi ta agli ani mal i anche al fine di p re v e n i re le malattie. Non ammessa la stabulazione fissa p e rmanente, lallevamento in batteria, in gabbia o intensivo. I ricoveri devono essere ben illuminati ed areati. La legge toscana prevede per ogni spe- cie le dimensioni dei ricoveri e degli spazi esterni a disposi- zione di ciascun animale. Per le stru t t u re gi esistenti p revisto un periodo di con- versione. 3) Sono vietati tutti gl i i nter- venti sullanatomia e fisiol o- gia dell animal e, mutilazioni, castrazioni, bru c i a t u re di ten- dini od ali. E consentito il ta- glio dei denti dei suinetti. La castrazione consentita solo in alcuni casi (Toscana). S o n o vietate le tecniche di embri o- transfer e tutte l e pratiche d i manipol azi one embrionale e g e n e t i c a, cos come vietato luso di qualsiasi sostanza sin- tetica o naturale che forzi la c rescita o stimoli lappetito. E vietato luso degli ormoni per linduzione e la sincro n i z z a z i o- ne dei calori. La fecondazione a rtificiale scoraggiata e viene autorizzata dallorganismo di c o n t rollo solo in caso di com- p rovata necessit. 4) Lal i mentazi one deve ba- sarsi escl usi vamente su fo- raggi biol ogici, aziendali o in p a rte extra aziendali. E con- sentito entro certi limiti luso di insilati e concentrati. Come integrazioni proteiche sono ammessi i lieviti, i pannelli ot- tenuti per pressione, la medi- ca disidratata, il latte, il siero ed il latticello; la Toscana con- sente anche luso di farina di pesce quando non derivante da sottoprodotti di lavorazio- ne. Come integratori alimen- tari sono consentiti fra gli altri i carbonati di calcio da ro c c e (calciche o dolomitiche) od alghe, il sale marino o sal- gemma integrale, lo zolfo, il carbone, la bentonite, i cereali g e rminati, lievito di birra e f e rmenti lattici. E vietato 5 Una ri f l essi one sulla legislazione re gi onal e e sui riferimenti comu- n i t a r i . Anche l e M a rche attendo- no i l documento tecni co del l a CE per di sci pl i nare il settore. s o m m i n i s t r a re conserv a n t i , u rea, aminoacidi e sostanze coloranti sintetiche. 5) Lo svezzamento devesse- re effettuato con colostro e l atte matern o e non ammes- so lo svezzamento precoce; 6) Le razze saranno scelte in base alla loro adattabilit alle condizioni ambientali locali, curandosi di m a n t e n e re l a maggi or diversi t geneti ca p o s s i b i l e e gli animali do- vranno pro v e n i re da alleva- menti biologici. A questa nor- ma sono possibili dero g h e , s u b o rdinate allobbligo di non c o n s i d e r a re biologici gli ani- mali se non dopo un periodo di conversione pari a circa un q u a rto della vita (di alleva- mento) dellanimale. 7) Il controllo delle patologie affidato i n pri ma i stanza all a pre v e n z i o n e, sono vieta- te le somministrazioni in via p reventiva e sistematica di f a rmaci convenzionali, e i si- stemi di cura raccomandati sono la fitoterapia, lomeopa- tia, lisopatia, laromaterapia e la medicina naturale. Solo qualora sia strettamente ne- cessario si potr ricorre re alla medicina convenzionale, com- p romettendo per la cert i f i c a- zione di carne biologica se il trattamento viene eff e t t u a t o per due volte in un ciclo vitale. Sono ammesse le vaccinazio- ni obbligatorie e per le Mar- che sono tollerate altre vacci- nazioni in presenza di malat- tie endemiche non altrimenti controllabili. 8) Per ligi ene dei locali v e r- ranno utilizzati solo sapone, calce, vapore e uso altern a t o acido-base con successivo ri- sciacquo. La Toscana cita per gli allevamenti in vuoto sani- tario, che consiste nel lascia- re vuoti dagli animali i ricoveri per un certo tempo prima di un nuovo ciclo di allevamento. Tutte le eventuali deroghe ai suddetti principi sono pre v i- ste come provvisorie e hanno lo scopo di perm e t t e re allal- l e v a t o re di adeguarsi alle nuove norme in un tempo ra- gionevole. La legge della regione To s c a- na, inoltre, dedica un lungo capitolo allapicoltura biologi- ca ed alla trasformazione di prodotti lattiero caseari. Un aspetto che risulta eviden- te la mancanza di indicazioni sulla macellazione, sul condi- zionamento e confezionamen- to e sulla distribuzione, ed obiettivo di tutti gli operatori del settore, dai produttori alle istituzioni, re g o l a re tutta la fi- liera per la sicurezza dei pro- duttori e dei consumatori e per re n d e re possibile la cert i- ficazione del prodotto finito. A tale proposito ricord i a m o che la Bovinmarche e lAsses- sorato allAgricoltura della Re- gione Marche hanno attivato un sistema di certificazione di origine della carne, operativo in molti punti vendita del terr i- torio, che consente di identifi- c a re la provenienza e le carat- teristiche dellanimale da cui deriva la carne acquistata. Questo od un sistema analogo p o t re b b e ro essere facilmente applicabili anche alle pro d u- zioni zootecniche biologiche. Quando lallegato II sulla zoo- tecnia biologica verr pubbli- cato il quadro normativo di ri- ferimento sar finalmente completo; potr allora render- si necessario un adeguamen- to delle norme, che pre s u m i- bilmente non riguarder i punti riportati, relativi alle tec- niche di allevamento. Ci si augura che possa co- munque essere uno stimolo per legiferare sugli arg o m e n t i che ad oggi non sono stati ap- p rofonditi, per non vanificare lo sforzo di re g o l a m e n t a z i o n e del settore, fin qui svolto da alcune volenterose Regioni. Gabriell a Malanga 6 6 La copertina di un opuscolo su una variet autoctona di oli- vo che riguarda la zona di Caldarola, Belforte del Chienti, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo e Serrapetrona. Si tratta di uno studio condotto dallASSAM, in collabora- zione con il Consorzio Marche Extravergine e le associazio- ni di prodotto, soggetti che sono impegnati nella riscoperta e valorizzazione delle variet locali. Questa variet gi sta- ta inserita nella proposta di Disciplinare per il riconosci- mento della DOP Marche dellolio extravergine, come sotto- zona Caldarola. Di eci Regioni e due Provi nci e auto- nome hanno l eggi sul l agri col tura biologica. Ma solo due Regioni - tra cui l e Marche - si occupano del l e produzioni animali, colmando cos un vuoto normativo. Assessorato Agricoltura ha ormai allattivo un im- pegno nel campo delle- ducazione alimentare, da q u a t t ro anni infatti si oc- cupa di un settore che tradizionalmente non era di propria competenza. A part i re dall'anno scolastico 95/96 si sono avvia- te una serie di iniziative che hanno coin- volto per la prima volta le scuole: nato cos il concorso "L'agricoltura biologica per l'alimentazione naturale", che attual- mente interessa non solo le scuole me- die di primo grado, ma anche gli ultimi due anni delle elementari. Uniniziativa accolta con favore dagli insegnanti, dai ragazzi e dalle Sovrintendenze scolasti- che, con le quali stata avviata una posi- tiva collaborazione. I migliori lavori sono stati premiati con un soggiorno pre s s o un'azienda di agricoltura biologica. At- tualmente il concorso riguarda la re a l i z- zazione di un orto biologico, in uno spa- zio gestito dalla scuola o messo a dispo- sizione dallamministrazione comunale: un modo questo per passare dalla teoria alla pratica e consentire ai ragazzi di mi- surarsi con tutto quello che bisogna fare la semina, le concimazioni, le cure col- turali, la difesa dagli insetti- per porta- re sulla tavola i prodotti della terra. Parallelamente ogni anno l'Assessorato o rganizza in tutto il territorio re g i o n a l e corsi di aggiornamento per gli insegnanti delle medie, elementari e materne sui te- mi dell'alimentazione naturale, la storia del cibo, il legame tra la terra e la tavola. Lagricoltura entrata quindi nelle scuo- le per avvicinarsi ai consumatori, a co- minciare dai pi piccoli, per far conosce- re i propri prodotti, promuovere uno stile di vita sano, ritro v a re sapori e pro f u m i che danno piacere alla tavola e alla vita. Si aperta cos una nuova fase di e d u c a - zione alla qualit a tutto campo che, insie- me ad interventi gi in atto, quali l'attiva- zione delle misure a sostegno dell'agricol- tura biologica e a basso impatto ambien- tale, la valorizzazione e promozione dei p rodotti agroalimentari, vuole coinvolgere ALI M ENTAZI O NE 7 EDUCAZIONE ALLA QUALIT L 7 tutti, produttori agricoli, insegnanti, stu- denti, consumatori, ristoratori, cuochi. Si delineato quindi un nuovo filone d i n t e resse, che diventa lelemento con- duttore di tante iniziative: Cibo come cul - tura e qualit della vita. E proprio questo il titolo di una mostra che stata alle- stita nel cuore di Ancona, in Piazza Ca- v o u r, in una tensostruttura di 200 metri quadrati, ma che sar protagonista an- che in altre situazioni. Unoccasione per r i v i s i t a re la storia della nostra agricoltu- ra, che ha contribuito in maniera deter- minante a delineare il paesaggio, leco- nomia, ma anche il carattere dei marc h i- giani e per riflettere sul fatto che, il ne- cessario ammodernamento del settore , deve avvenire senza ro t t u re traumati- che con lambiente, non perdendo i valo- ri che la tradizione ci ha consegnato. Nella ricerca storica riportata per imma- gini emerge la vita faticosa dei contadini m a rchigiani, ma anche un amore tenace per la terra e l'armonia con l'ambiente. In tutto il territorio della Marca c'era e ancora esiste un grande patrimonio di tradizioni, conoscenze, risorse, tipicit da tutelare e salvare dall'omologazione dei sapori e dei consumi. Un tesoro di tanti piccoli prodotti che scrivono la no- stra storia, sapori che raccontano il pas- sar delle stagioni, risvegliano i sensi, danno gioia nei giorni di festa e consola- no nelle ricorrenze tristi. Queste tipicit che vengono dal passato costituiscono una risorsa preziosa per il futuro dell'a- gricoltura marchigiana, che deve tendere alla qualit per distinguersi e riscattarsi in un mercato sempre pi globale, che schiaccia i piccoli produttori. Il percorso culturale della mostra volge lo sguardo anche al futuro e racconta le tante iniziative che lAssessorato ha mes- so in atto per delineare misure di politica agricola volte a tutelare il consumatore, a orientarlo nelle scelte e ad assicurare che sulla nostra tavola arrivino pro d o t t i non solo buoni, ma anche sani. La strada non pu certo essere quella dei vegetali geneticamente modificati! Ed per que- sto che, per accompagnare la mostra, stato realizzato non un catalogo, ma un libro tascabile dal titolo omonimo: picco- lo nelle dimensioni, ma ricco di contenuti storici sull'agricoltura delle Marche, dalle origini ai nostri giorni, con riferimenti al- le abitudini alimentari dei contadini. Lopuscolo apre una collana editoriale dal carattere divulgativo a cura dell' As- sessorato agricoltura e, chi interessato, pu riceverlo a casa (Assessorato Agri- coltura- Ancona, Via Tiziano 44). I pro s- simi titoli sono: il miele, la tradizione del pane, alimentazione e salute, ricette per bambini,il bosco, il tartufo. La mostra sar riproposta e rimodulata per altri eventi come le Rassegne Sana di Bologna, Fiera delle Utopie Concre t e di Citt di Castello e in altre occasioni: di cibo come cultura e qualit della vita non abbiamo certo finito di parlare, ma ab- biamo iniziato un dialogo, che sar una costante delliniziativa dellAssessorato. Come logo di questo filone dinteresse stato scelto un matitone: se lo incontrate, g u a rdatevi attorno, scoprirete sicuramente uniniziativa che vale la pena seguire ! Luana Spernanzoni 8 L Assessorat o i mpe- gnato in unopera di sen- si bi l i zzazi one per una nuova cul tura del l al i - mentazione. Nella pagina precedente il giorno dellinaugurazione della mostra Cibo come cultura e qualit della vita: sono riconoscibili accanto a Moruzzi il Rettore dellUniversit di Ancona Pacetti, lAssessore comunale alla Cultura Luccarini e lAmministratore dellASSAM Rossano Gambini. Qui, la tensostruttura in Piazza Cavour ad Ancona, che stata visitata da un folto pubblico. 9 paesaggi collinari a rgillosi di alcune regioni, tra le quali anche quella mar- chigiana, sono inte- ressati spesso da vasti siste- mi di erosione a solchi (gully e rosion) che nella letteratura italiana sono detti calanchi. I versanti coinvolti hanno un aspetto caratteristico, model- lato dallacqua che incide la matrice argillosa creando un reticolo organizzato simile ad un piccolo bacino imbrifero , con interfluvi ridotti a tratti piccolissimi o del tutto limita- ti a sottili creste. Lestensione di questo feno- meno pu intere s s a re anche fasce di 100m di dislivello e di alcune centinaia di metri di lunghezza. La rapidit con la quale pro c e- de questa forma di ero s i o n e , ostacola in certe situazioni la f o rmazione di suoli e, quindi, la sopravvivenza delle specie vegetali conferendo un aspet- to quasi lunare al paesaggio. Per questo motivo i primi co- lonizzatori degli U.S.A. battez- z a rono bad lands (cattive ter- re) le localit del Dakota ca- ratterizzate da questo aspetto alquanto impervio. Oggi quei luoghi sono noti in tutto il mondo come il Badlands Na- tional Park. In Italia il termine anglosas- sone badland sostituito dal termine calanco, voce del dia- letto romagnolo, che, secon- do alcuni, potrebbe derivare dal latino calare : scavare in profondit(Alexander). I calanchi rappresentano la f o rma di dissesto idro g e o l o- gico pi spettacolare e diffusa caratterizzante i luoghi di af- fioramento di rocce arg i l l o s e costituite principalmente dai sedimenti marini mio-plio- q u a t e rnari, ma anche dai complessi alloctoni delle part i pi interne dellAppennino noti come argille scagliose. La diffusione di questo feno- meno erosivo nella nostra Pe- nisola, in part i c o l a re, intere s s a il pedemonte appenninico emi- l i a n o - romagnolo, quello mar- chigiano ed abruzzese come anche la Toscana, il Lazio, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia ed il Piemonte.(Alexander). La morfologia calanchiva ri- chiama da sempre l intere s s e non solo dei ricercatori ma an- che dei pianificatori del terr i t o- rio e degli operatori agricoli. Esiste in proposito una nutrita bibliografia che compre n d e non solo gli studi sullindivi- duazione dei fattori coinvolti nel processo, ma anche i lavo- ri pi tecnici nei quali vengono p resi in considerazione anche risvolti pi applicativi, connes- si alle opere di sistemazione dei versanti a rischio ed agli i n t e rventi di mitigazione delle- rosione accelerata, nonch alle tecniche di re c u p e ro delle are e o rmai degradate. Il territorio marchigiano per le sue caratteristiche geologiche e geomorfologiche notevol- mente suscettibile ai fattori erosivi. Se si considera in part i c o l a re la fenomenomenologia calanchi- va, si pu osserv a re che buona p a rte dei depositi argillosi mio- pleistocenici marchigiani ne a cura della FACO LT DI AG RARI A I I CALANCHI MARCHIGIANI Le caratteristiche geologiche e morf o l o- giche predispongono la regione al feno- meno ero s i v o . Una cattiva utilizzazi one del suol o accentua questa tendenza. O c c o rre individuare si stemi col turali e tecniche agronomiche idonee. Veduta globale dellarea sperimentale di Castellaro e Rotorscio. In alto a destra visibile la scarpata poligenica di Rotorscio. Pi in basso si possono osservare le incisioni nel bacino del fosso Cotone chiaramente calanchizzate. La zona quasi completamente antropizzata. sono interessati con manife- stazioni pi o meno estese. Il fenomeno in espansione soprattutto sui versanti arg i l l o- si che hanno subito nel tempo le conseguenze di unan- t ropizzazione un po sconside- rata e, soprattutto, dellevolu- zione delle tecniche agro n o m i- che che oggi troppo spesso trascurano limportanza della regimazione delle acque in ec- cesso e, in generale non con- tribuiscono, come accadeva in passato, alla tutela dellequili- brio idrogeologico delle colline. Da una prima osserv a z i o n e della diffusione di queste for- me erosive sulla carta re g i o- nale geologica-geomorf o l o g i- c a - i d rogeologica a scala 1:100.000 allegata alla pub- blicazione Ambiente fisico delle Marche lestensione della superficie calanchiva complessiva regionale si ag- g i re rebbe sui 72 chilometri quadrati, dei quali circa qua- ranta insistere b b e ro nella p rovincia di Pesaro, poco pi di due in quella di Ancona e i restanti, per lo pi nelle pro- vince di Macerata ed Ascoli. Le superfici pi estese quindi sono segnalate nella parte pi settentrionale della regione vi- cino al confine con lEmilia Romagna in part i c o l a re nella- rea interessata dalla colata gravitativa della Val Mare c c h i a caratterizzata da un comples- so caotico indiff e renziato, pre- valentemente argilloso ma con lembi di arenarie, arg i l l o s c i- s t i , a rgilliti e calcari marnosi, e nella zona pi meridionale vi- cina al confine con lAbru z z o , sulle argille marine plioceni- che, in part i c o l a re in pro s s i- mit del M.Ascensione (AP). Passando per ad una osser- vazione pi dettagliata sia con lutilizzo di cartografie re c e n t i (come lort o f o t o c a rta re g i o n a- le a scala 1:10.000) e della ae- ro f o t o i n t e r p retazione ma so- prattutto facendo un contro l l o a terra si pu constatare che le superfici calanchive sono ancora pi estese e che la dif- fusione del sistema pi con- sistente sia nella provincia di Macerata che in quella di An- cona, in part i c o l a re nella por- zione medio-alta dei bacini dei fiumi Musone, Esino, Misa e Nevola nei tratti corr i s p o n- denti alle argille plioceniche. In part i c o l a re i ritmi con i qua- li lerosione sta avanzando so- no accelerati nelle aree colli- nari nelle quali i criteri di scel- ta degli investimenti colturali sono dettati troppo spesso dalla possibilit di accedere agli aiuti comunitari e non da p revidenti principi di difesa e c o n s e rvazione del suolo. Le misure previste dalla nor- mativa comunitaria sullagri- coltura a basso impatto am- bientale privilegiano infatti la riduzione degli inputs chimici ma non contengono incentivi s u fficienti a garantire lado- zione di tecniche agro n o m i- che che consentano una ridu- zione dei fenomeni erosivi nei t e rreni in pendio. (Roggero , Santilocchi, Toderi) Tutto ci va a discapito esclu- sivamente della protezione e c o n s e rvazione del suolo sui versanti di quegli ambienti, ad alto rischio erosivo, tipici nel- le aree dellItalia centrale, me- ridionale ed insulare . Molti Autori concordano nel c o n s i d e r a re lantro p i z z a z i o n e della collina e, spesso, la con- seguente cattiva gestione del suolo, la causa scatenante pi grave di questo fenomeno. In realt i fattori coinvolti so- no molteplici e le opinioni de- gli esperti sono a volte di- s c o rdi nellattribuzione del ruolo giocato da questi ultimi nella genesi, nella dinamica e nelle possibilit di contro l l o del fenomeno. Sicuramente condizionante considerato il ruolo giocato dalla natura del substrato ar- gilloso; le argille caratterizza- te da un abbondante schele- t ro siltoso-sabbioso e quindi pi stabili su pendii ripidi sa- re b b e ro pi suscettibili alla calanchizzazione, mentre ri- sulterebbero sfavorevoli le ar- gille con un alto contenuto di minerali espandibili pi sog- gette a colamenti e soliflus- sione (Sfalanga). Altra condizione favorevole sa- rebbe la densa fessurazione della copertura argillosa du- rante la stagione asciutta che f a v o r i rebbe la penetrazione dellacqua in profondit e, in p a rticolari condizioni climati- che, potrebbe favorire il distac- co di ampie porzioni di suolo su orizzonti impermeabili sot- tostanti, non ancora fessurati. Anche lassetto strutturale del substrato argilloso implica- to nel fenomeno che sembra favorito sui versanti a re g g i- poggio, caratterizzati da fort e acclivit, pi resistenti alla degradazione per movimenti di massa e sede di unintensa erosione lineare.(Castiglioni) Non meno importanti sono le condizioni climatiche allorc h caratterizzate dallaltern a n z a di lunghi periodi siccitosi e intensi fenomeni piovosi ad alta erosivit. E stato osservato inoltre che limpostazione delle forme ca- lanchive sarebbe favorita sui versanti esposti a meridione sui quali si formano pi fre- quentemente delle fessura- zioni da disseccamento che svolgono un ruolo import a n t e nella circolazione idrica fra suolo e substrato (Canuti e Pranzini). Al fine di valutare lemerg e n z a ambientale provocata da que- sta manifestazione di ero s i o n e accelerata, sempre pi diff u s a nel territorio marchigiano, si ritenuto opportuno monitora- re per tre anni un piccolo sot- to-bacino del fiume Esino. Si tratta del territorio di Rotor- scio e Castellaro in comune di S e rra San Quirico (AN) che 10 Apiro: veduta globale di un grosso distacco anulare, successivamente interessato dalle incisioni del reticolo calanchivo. p a rt i c o l a rmente (emblematico per caratteristiche geologi- c h e , g e o m o rf o l o g i c h e , g e o p e- dologiche e geobotaniche) di una realt marchigiana sem- p re pi frequente ed estesa. I risultati delle osservazioni in campo hanno dimostrato che i calanchi possono avanzare anche piuttosto velocemente e repentinamente, pro v o c a n- do grosse e irreparabili perd i- te di suolo fertile. Levoluzione del fenomeno ca- lanchivo procede secondo una parabola in cui possibile d i s t i n g u e re tre momenti : gio- vanile, di maturit e di senilit. Durante la prima fase giovani- le lacqua piovana di scorr i- mento superficiale inizia la p ropria azione di erosione at- tiva procedendo inizialmente, su linee di massima pendenza naturali (rivoli) o su disconti- nuit neotettoniche (salti m o rfologici, ro t t u re di pendio da assestamento, sistemi di f r a t t u re, linee di scollamento). Si creano cos i rivoli primari ai quali nel tempo, in seguito allescavazione, si aggiungo- no gli affluenti con pro g re s s i- ve ramificazioni e piccoli ce- dimenti sulle sponde. Ve rrebbe cos mantenuto un c e rto grado di acclivit fattore questo, come gi in pre c e d e n- za scritto, facilitante limposta- zione del reticolo calanchivo. Lentamente prende corpo un p rocesso di demolizione atti- va sui fianchi e al vertice del m i c ro-bacino che si cre a t o , con un processo di accumulo al piede del calanco in form a- zione o ancora pi a valle nel- le fasi estensive . Durante la fase di maturit i reticoli primari pre c e d e n t e- mente impostati si ampliano rapidamente e il processo de- molitivo e di conseguenza il t r a s p o rto e il deposito a valle delle frazioni asportate rag- giungono i massimi valori. Nella fase di senilit il sub- strato argilloso o stato a s p o rtato completamente o ha raggiunto un profilo di equilibrio tale per cui le acque di scorrimento non sono pi selvagge, lerosione limitata allalveo ed facilitato il pro- cesso di re c u p e ro da part e delle specie erbacee ed arbu- stive pioniere, che favorisco- no una pro g ressiva pre d i s p o- sizione pedogenetica. P e rtanto un calanco entra in senilit e scompare allorc h l e rosivit, ossia lalto grado di capacit potenziale della pioggia a causare ero s i o n e , non pu pi esprimersi per la perdita, da parte del substrato a rgilloso sottoposto a calan- chizzazione , del suo indice di e rodibilit: della sua vulnera- bilit allerosione. Esiste una stretta corre l a z i o- ne quindi tra levoluzione del fenomeno e il regime delle p recipitazioni, con la loro fre- quenza e la loro intensit. Una volta compromesso le- quilibrio del versante, posso- no venire a crearsi le condi- zioni ottimali per un ringiova- nimento del fenomeno calan- chivo anche nei tratti pre c e- dentemente recuperati dalla vegetazione spontanea, ma evidentemente non stabilizzati in maniera definitiva. Vista quindi la diffusa pre d i- sposizione del nostro terr i t o- rio a queste pro b l e m a t i c h e ambientali, sarebbe opport u- no favorire la protezione del suolo agrario individuando i sistemi colturali e le tecniche a g ronomiche pi idonei, in- centivandone lapplicazione nelle zone a rischio. In aree suscettibili di erosione b i s o g n e rebbe cio incentivare le colture intercalari a scopo p rotettivo (cover crops), riva- l u t a re lintegrazione tra cere a- licoltura e zootecnia, che fa- v o r i rebbe limpiego di colture prative, e pianificare luso del suolo su scala di bacino im- b r i f e ro, incentivando non sin- gole colture ma un intero ci- clo di rotazione .(Roggero , Santilocchi, Toderi). Non si pu inoltre trascurare il discorso del re c u p e ro delle aree calanchive. Questultimo pu essere re a- lizzato sia con scopi pro t e t t i v i che con interessi produttivi. Nel primo orientamento, ci si limita ad arginare il fenomeno e rosivo con regimazione delle acque di scorrimento, con- trollo delle lavorazioni in testa al calanco (se attuate) e con ripristino della vegetazione al piede del calanco medesimo, al solo scopo di fre n a re lo scivolamento gravitativo. Entrando invece in unottica p roduttiva, esistono varie op- potunit. I vuoti da calanchizzazione possono essere utilizzati: - per riforestazione a gradoni, e inerbimenti con idro s e m i n a come stato fatto in alcuni versanti bonificati nella Re- pubblica di San Marino - o p p u re per alloggio di di- scariche di RSU e successiva riforestazione . Il re c u p e ro di unarea calan- chiva utilizzando R.S.U. e r i f o restazione, stato re a l i z- zato anche nella nostra re g i o- ne in prossimit del comune di J esi in destra idro g r a f i c a del fiume Esino. Questo tipo di intervento per- mette di inserire la re a l i z z a z i o- ne di unopera necessaria, ma di un certo impatto, quale la discarica, in un arm o n i c o contesto di riqualificazione e re c u p e ro ambientale. Stefania Cocco Dibiaga - Area Scienze del Suolo Facolt di Agraria Universit di Ancona 11 B i b l i o g r a f i a ALEXANDER D. E. I Calanchi -Ac- cel erated erosi on i n I tal y- Re- pri nted from Geography Vo l . 6 5 P a rt. 2, Apri l 1980, pp. 95-100 BALDONI M. , BI ONDI E. Il ri pri - stino ambi entale nella discarica di ri fiuti sol idi urbani del la ci tt di Jesi -estatto da Il bosco del - lAppennino maggi o 1989 CASTI GLIONI B. Ricerche morf o- l ogi che nei terreni pl i oceni ci del l I tal i a Central e - pubbl i ca- zi oni del l I sti tuto di geografi a dellUniversit di Roma 1935 S FALANGA M. , MALESANI P. G . , VANNUCCI S. Rel azi oni fra l e caratteri sti che mi neral ogiche e parametri fi si ci dell e arg i l l e . A l- cune considerazioni sull a stabi- l i t dei versanti . Annal i I st. Su- p e r. Studi o e Di fesa Suol o Fi - renze 1974 ROGGERO P. P. , SANTI LOCCHI R. , TODERI M. Erosi one del suo- l o nel l a col l i na marc h i g i a n a L I n f o rm a t o re Agrario 45/97 D o t t o ressa STEFA N I A C O C C O DIBIAGA- Area Scienze del Suo- lo - Facol t di Agraria - Uni ver- sit di Ancona Coste di Staffo l o : Come si pu o s s e rva re da questa panora m i c a la diffusione dellero s i o n e a c c e l e rata piuttosto ampia nellambito del bacino del fi u m e E s i n o . Fase di mat u rit in pri m o p i a n o , fase gi ovanile sullo sfo n d o 12 l progetto di amplia- mento della piattaform a ampelografica re g i o n a- le, che lASSAM ha ere- ditato dallESAM tra le diverse attivit di ricer- ca e sperimentazione, continua a forn i re risultati utili ai pro d u t- tori vitivinicoli i quali vedono ampliarsi le possibilit di scelta varietale per far fronte alle di- verse esigenze produttive allin- t e rno dei disciplinari di pro d u- zione dei vini a D.O.C..ed a I . G . T. della re g i o n e . Il progetto, inserito in un pro t o- collo che interessa tutte le re- gioni vitivinicole italiane, pre v e- de la verifica attitudinale agro- nomica ed enologica per una serie di variet intern a z i o n a l i , nazionali ed autoctone, da ripe- tersi per almeno un quinquen- nio su diverse aree viticole del t e rritorio regionale, e la succes- siva elaborazione ed interpre t a- zione dei risultati conseguiti. Gli elaborati tecnici relativi alle variet che hanno superato po- sitivamente la sperimentazione vengono presentati al Comitato Nazionale per lesame delle va- riet di viti, organo consultivo del MiPA, il quale esprime il p roprio pare re definitivo sulla base del quale viene successi- vamente predisposto il decre t o ministeriale ed il re g o l a m e n t o comunitario di autorizzazione alla coltivazione. Grazie a questa sperimentazio- ne condotta congiuntamente dalla Sezione Viticola e dalla Cantina Sperimentale dellAS- SAM ad oggi sono state auto- rizzate alla coltivazione sullin- tero territorio regionale tutte le principali variet intern a z i o n a l i e stanno proseguendo le valu- tazioni su altre variet dotate di caratteristiche particolari come pure su tutte le variet o biotipi di presunta origine autoctona. Il Comitato Nazionale riunitosi il13 Maggio scorso ha espre s- so pare re favorevole per linse- rimento tra le vari et racco- m a n d a t e attualmente coltivate nelle Marche di tre nuove culti- var e pre c i s a m e n t e : R e b o n. in provincia di Ascoli P i c e n o ; Fiano b. ed I n c rocio Manzoni 6. 0. 13 b. in provincia di Ascoli Piceno, Macerata ed Ancona. Lo stesso Comitato Nazionale ha inserito tra le variet racco- mandate della provincia di Pe- s a ro la cultivar Aleatico n. in quanto ritenuta s i n o n i m o d e l l a Ve rnacci a di Perg o l a a t- tualmente coltivata in quellare a come variet autoctona. A proposito di questa similitu- dine varietale lUniversit di An- cona sta lavorando con i meto- di diagnostici pi avanzati quali lanalisi del DNA e grazie a que- sto lavoro in breve tempo sar possibile dare una risposta de- finitiva a questo pro b l e m a . Si ritiene utile a questo punto f o rn i re ai viticoltori una scheda tecnica con le principali carat- teristiche viticole ed enologiche delle tre nuove variet autoriz- zate alla coltivazione: F I A N O ORIGINE E un antichissimo vitigno, che t rova il suo tradizionale are a l e di coltivazione nellAvellinese e nella zona murgiosa delle pro- vince di Bari e Ta r a n t o . CARATTERISTICHE FENOLOGICHE - Germogliamento: medio (20/3 - 5/4) - Fioritura: media (1/6 - 5/6) - Maturazione: media (20/9 - 10/10) CARATTERISTICHE VEGETATIVE E PRODUTTIVE - Vigoria: buona - F e rtilit delle gemme basali: scarsa - P roduttivit: medio-scarsa (60-100 q.li/ha) - Peso medio grappolo: 150- 200 gr. CARATTERISTICHE COLTURALI Vitigno dalla vigoria elevata; ha una fertilit delle gemme basali scarsa per cui deve essere po- tato lungo, ma non eccessiva- mente ricco. Si adatta a diversi tipi di terre- no; gli ambienti vocati per la coltivazione sono quelli di buo- na esposizione, caldi e asciutti. La produttivit costante ma contenuta in quanto caratte- rizzato da un grappolo di pic- colo peso e la fertilit delle gemme basali scarsa e la to- tale non elevata. ADATTABILIT La adattabilit allambiente viti- colo marchigiano buona, fatte salve le limitazioni di carattere colturale relative alla fert i l i t delle gemme e alla produttivit. Dimostra inoltre una buona re- sistenza alle principali malattie e fisiopatie, caratteristica questa che ne consente un impiego an- che adottando tecniche di difesa a basso impatto ambientale. CARATTERISTICHE ENOLOGICHE Il vino asciutto, fresco, di co- lor giallognolo-paglierino; odo- re gradevole speciale I vini ottenuti da uve delle pro v e attidudinali effettuate nellam- biente marchigiano, hanno for- nito prodotti di buona stru t t u r a alcolica e buona acidit; il qua- d ro organolettico intere s s a n t e con profumi floreali fini, intensi e persistenti. UVA DA VINO, NUOVE VARIET I Lampl iamento della base ampelografica con Fiano, Incroci o Manzoni 6. 0. 13 e Rebo consente ai viticol tori marchigi ani nuove possi bilit per le loro produzioni. I risultati sono frutto di un lavoro dellASSAM. Nella foto un grappolo di Fiano, nella pagina successiva Incrocio Manzoni e Rebo. SPERI M ENTAZI O NE Al gusto i vini risultano piutto- sto sapidi, di corpo, ben stru t- turati e abbastanza equilibrati. Le produzioni sono adatte per vinificazioni in purezza e per uvaggi, al fine di migliorare il q u a d ro organolettico e la stru t- tura acidica dei vini tradizionali. I NC. MANZONI 6. 0. 13 ORIGINE Il vitigno stato ottenuto dal P rof. Luigi Manzoni, presso la Scuola Enologica di Coneglia- no, incrociando Riesling Rena- no con Pinot Bianco. E stato originariamente coltivato in provincia di Trento, nel Ve n e- to, in Friuli Venezia Giulia; ulti- mamente si sta diffondendo an- che in altre zone viticole dItalia, per le sue peculiari caratteristi- che di qualit e di adattamento. CARATTERISTICHE FENOLOGICHE - G e rmogliamento: in epoca precoce (20/3 - 10/4) - Fioritura: medio-pre c o c e : (25/5 - 1/6) - Maturazione: precoce (me- diamente anticipa lo Char- donnay di - 5-7 gg.) CARATTERISTICHE VEGETATIVE E PRODUTTIVE - Vigoria: buona - F e rtilit delle gemme basali: buona od elevata; - P roduttivit: medio-scarsa (80-120 q.li/ha) - Peso medio grappolo: 120- 200 gr. CARATTERISTICHE COLTURALI Si adatta alle diverse forme di al- levamento e potatura, purc h non troppo ricche, e si adatta bene ai diversi tipi di terreno e ai diversi port a i n n e s t i . La produttivit costante ma di livello medio-scarso poich caratterizzato dal produrre un grappolo piccolo. ADATTABILIT Vitigno estremamente ru s t i c o , resistente alle principali malattie crittogamiche e con notevoli ca- pacit di adattamento alle diver- se situazioni ambientali e coltu- rali. E inoltre un ottimo accu- m u l a t o re di zuccheri anche con andamenti stagionali non com- pletamente favorevoli, caratteri- stica questa che si accompagna ad un ottimo tenore di acidit al momento della vendemmia. CARATTERISTICHE ENOLOGICHE Nei diversi anni e nei diversi ambienti ove sono state impo- state le prove, si sono ottenuti p rodotti di grande struttura al- colica e buona acidit. I profumi sono risultati intensi, di grande complessit aro m a t i c a . Vini quindi di ottima stru t t u r a , sapidi, armonici, equilibrati. Si presenta in definitiva adatto per produzioni in purezza, ma soprattutto in uvaggio per mi- gliorare i vini marchigiani tradi- zionali. R E B O ORIGINE E un vitigno ottenuto dal Pro f . Rebo Rigotti nella Stazione Sperimentale di S. Michele Adi- ge (TN), incrociando Te ro l d e g o con Merlot. Ha avuto fino a questo momento una diff u s i o- ne limitata al Trentino. Di re- cente per si riscontrato un c e rto interesse anche in altre zone viticole dItalia soprattutto a seguito dellattuazione del p rogetto di revisione della piat- taforma ampelografica. CARATTERISTICHE FENOLOGICHE - G e rmogliamento: medio (con- temporaneo al Sangiovese) - Fioritura: media (contempo- ranea al Sangiovese) - Maturazione: medio-pre c o c e (anticipa mediamente di 10/15 gg il Sangiovese CARATTERISTICHE VEGETATIVE E PRODUTTIVE Vigoria: elevata F e rtilit delle gemme basali: buona P roduttivit: media ma anche elevata (150 Q.li/ha). Peso medio grappolo: 250-300 gr. CARATTERISTICHE COLTURALI Vitigno plastico, si adatta alle diverse forme di allevamento e potatura, purch non troppo ric- ca. Si adatta a diversi tipi di ter- reno purch non eccessivamen- te pesanti e non troppo fert i l i , ove sono in ogni caso da evitare combinazioni dinnesto con por- tainnesti di elevato vigore . La produttivit costante, di buona quantit, fino a risultare anche abbondante se la carica di gemme non giustamente dimensionata. P redilige sesti dimpianto di medio-elevata densit per e s p r i m e re al meglio le pro p r i e caratteristiche qualitative. ADATTABILIT Vitigno dotato di buona ru s t i- cit che dimostra costante- mente nelle diverse situazioni ambientali e colturali; re s i- stente alle principali malattie e fisiopatie, capacit rivelatesi anche superiori a quelle del Sangiovese. Le uve alla vendemmia sono ca- ratterizzate dallavere una grada- zione zuccherina medio-elevata ed un buon livello di acidit. CARATTERISTICHE ENOLOGICHE I vini sono di buona struttura e di gradazione alcolica elevata; il c o l o re rosso rubino intenso, p rofumi erbacei con nota di amaro e speziato. E adatto per produzioni di vini novelli e giovani ma anche vini da invecchiamento se opport u- namente combinato in uvaggio o taglio con variet che eviden- ziano il meglio delle proprie ca- ratteristiche a distanza di tempo dalla vendemmia. Questo ampliamento della piat- t a f o rma varietale regionale si- curamente potr essere utile ai p roduttori marchigiani sia per particolari vini da tavola ma an- che per produzioni ad I.G.T. ed a D.O.C. i cui disciplinari preve- dono la possibilit di utilizzare quali variet accessorie tutte quelle autorizzate o raccoman- date nelle rispettive pro v i n c i e di coltivazione. A questo proposito la speri- mentazione dellASSAM non si limitata solamente ad una va- lutazione viticola ed enologica delle variet prese singolar- mente, ma arrivata anche a v a l u t a re dei modelli di vino ot- tenuti da uvaggi con queste nuove variet. Su questo aspetto stato di p a rt i c o l a re aiuto il l a b o r a t o r i o di anal i si sensori al i i s t i t u i t o p resso la Cantina Sperimentale nellambito del progetto nazio- nale di miglioramento della p i a t t a f o rma varietale, grazie al quale stato possibile indivi- d u a re tutti i principali descritto- ri delle variet coltivate nelle M a rche ed anche le migliori combinazioni varietali per i vini a D.O.C. ed a I.G.T. che consen- tono un certo spazio di libert nei propri disciplinari. Enzo Polidori Settimio Virgili 13 e piante colti- vate assorbo- no dalla solu- zione nutritiva del terre n o gran parte degli elementi ne- cessari al proprio accre s c i- mento, sia macro che micro e- lementi. I primi sono quelli assorbiti in quantit superiore e fra questi tre sono quelli in- dispensabili dal punto di vista m o rfologico e fisiologico: azo- to, fosforo e potassio. In questa nota si tratter esclusivamente dellazoto che p resenta almeno due peculia- rit distintive rispetto agli altri due: da un lato entra nella composizione degli ammi- noacidi (i cosiddetti mattoni della materia vivente che van- no a comporre le pro t e i n e , cio la base della vita), dallal- t ro esso non fissato dal po- t e re assorbente del terre n o , quindi la sua permanenza li- mitata nel tempo e pu esse- re facilmente dilavato o per- c o l a re nelle falde acquifere sottostanti, rappre s e n t a n d o un grave problema ambienta- le oltre che una perdita eco- nomica. Questi aspetti sono in larg a misura i presupposti della mi- sura A 1 del Reg. CEE n. 2078/92 (norme per lagricol- tura a basso impatto ambien- tale). Per accedere ai benefici di questa misura lagricoltore tenuto a pre s e n t a re un pia- no di concimazione che tenga conto del bilancio delle entra- te e delle uscite dei diversi elementi fertilizzanti in funzio- ne di diversi parametri, fra i SPERI M ENTAZI O NE L FRUMENTI E FERTILIZZAZIONE AZOTATA Si prende in considerazione la risposta a g ronomi ca e qual i tati va di di verse variet di duri e teneri. I risultati di un poli enni o di sperimentazi one presso il CERMI S mettono i n evi denza un com- p o rtamento si mi l e per l e due speci e. Occorre puntare su variet migliori pi efficienti nelluso dellazoto. Panoramica dei campi sperimentali del CERMIS nel giugno 1998 in localit Abbadia di Fiastra, lungo la valle del fiume Chienti (sono indicate con la freccia le prove di concimazione azotata). 14 15 quali il tipo di terreno, la pre- cessione colturale, la specie e la variet coltivata, le asporta- zioni della coltura, le perd i t e di vario tipo. Fra le colture maggiorm e n t e d i ffuse nella nostra re g i o n e sono interessati a questa mi- sura i cereali a paglia (fru- mento duro e tenero, orz o , c e reali minori) che copro n o c i rca 200 mila ettari, occu- pando circa il 45% della pro- duzione complessiva delle coltivazioni erbacee regionali. Fi n dal 1992 l Agenzi a per i S e rvi zi nel Settore Agro a l i - m e n t a re dell e Marche ( AS- SAM) ha avviato e sostenuto fi nanzi ariamente un pro g e t- to di speri mentazi one aff i - dato al CERMIS ( Centro Ri - c e rche e Speri mentazi one per i l Mi gl i oramento Ve g e- tal e N. Strampel l i ) , fi na- l i zzato a veri fi care il com- p o rtamento di diverse va- riet di frumento duro e te- n e ro i n presenza di l i vel l i d i ff e renziati di azoto sommi- nistrati trami te fert i l i z z a n t i di sintesi, con part i c o l a re ri- ferimento al l a dose massi - ma ammessa dal Regola- mento n. 2078/ 92 pari a 90 kg per ettaro. Ladozione an- che di tesi non concimate p e rmette di avere indicazioni i n t e ressanti da trasferire al s e t t o re dellagricoltura biolo- gica, per la quale sono stati recentemente avviati specifici p rogrammi di lavoro . In questa sede sono riport a t i sinteticamente i risultati agro- nomici e qualitativi delle spe- rimentazioni condotte dal CERMIS nellultimo quin- quennio. IL RUOLO DELLAZOTO NELLA COLTIVAZIONE DELLE SPECIE AGRARIE E bene ribadire che il bilancio nutrizionale di una pianta, o meglio di una coltura, deve e s s e re valutato nel suo insie- me, dato lo stretto legame fra i diversi nutrienti. Solo un c o rretto equilibrio fra gli ele- menti nella soluzione del ter- reno garanzia di un adegua- to stato nutrizionale. Su ci influiscono le caratteristiche chimico-fisiche del terreno e lambiente climatico in senso lato (orografia, esposizione, stato term o - p l u v i o m e t r i c o ) che possono solo in parte es- s e re modificate con un ap- p o rto esterno di fert i l i z z a n t i . Ogni si ngol a col tura deve qui ndi essere val utata nel - lambito di un sistema coltu- rale azi endale e ci di venta essenzi al e nel momento i n cui non possi bil e gioca- re sulla tecnica coltural e e soprattutto di i nci dere con strumenti a rapido effetto. La maggior parte delle specie agrarie, cereali compresi, re- perisce lazoto dalla soluzione c i rcolante del terreno e non in grado di utilizzare lelevata quantit di azoto pre s e n t e nellatmosfera. Di questo so- no capaci soltanto alcune specie, in part i c o l a re le legu- minose, grazie ad un mecca- nismo naturale di simbiosi con un batterio azofissatore . Nei cereali sono stati studiati meccanismi simili, non di simbiosi, bens di associazio- ne con altri batteri del gruppo degli azospirilli. Tuttavia que- sto legame decisamente meno specializzato e meno e fficiente di quello delle legu- minose e gli studi condotti fi- no ad oggi non consentono di fornire indicazioni esatte circa unapplicazione diretta in ter- mini di pratica agro n o m i c a . P e rtanto, l unico modo val i- do perch la coltura dispon- ga di azoto che l o stesso sia presente nella soluzi one nutriti va e ci pu avveni re sostanzial mente attraverso due vie: l avvi cendamento con col - t u re che sono i n grado di - rettamente o indirettamen- te di lasciare azoto nel ter- reno ( l eguminose, col ture mi gl i oratrici , col ture hu- migene, ecc. ), l a p p o rto di fertili zzanti , di si ntesi ( sempl i ci o com- pl essi ), organo- mineral i o organici . E ovvio che luno di questi ambiti non esclude laltro to- talmente, i nfatti una buona fertilit del terreno legata ad un el evato contenuto i n so- stanza organica, a sua vol ta frutto di una corretta rotazio- ne del l e col ture, oltre che delladozione di corrette tec- niche agronomiche, consen- te certamente di ri durre gl i a p p o rti esterni, siano essi di si ntesi che di al tra pro v e- n i e n z a . A titolo di esempio si r i c o rda che una coltura di medica - specie leguminosa - in piena fase di sviluppo in grado di fissare dai 50 ai 100 kg di azoto per anno (Boncia- relli, 1981), gran parte di que- sto azoto resta poi nel terreno al momento della rottura del medicaio in forma org a n i c a (radici, residui colturali) fino a che non si innesca il pro- cesso di mineralizzazione e quindi di nitrificazione. E una delle fonti pi preziose di azo- to, oltre a tutti gli altri benefici Fig. 1 - Descrizione delle fasi di crescita secondo le scale proposte da diversi autori (tratto da Borghi, 1985; pag. 27) Scale Roming 1 2 3 4-5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19-24 25 26-27 28-39 LargeeFeekes 1 1,1 1,2 1,3 2 3 4 5 6 7 8 9 10 10,1 10,5 10,51 10,54 11 11,1 11,2 A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T Zodoks eal. 1 1,1 1,2 1,3 2,1 2,2 2,3 3 3,1 3,2 4 4,5 4,7 5,4 5,9 6 6,9 7 7,7 8 30 11,3 11,4 U V 8,7 9 16 di ordine fisico sulla stru t t u r a del terreno. Lazoto assorbito dalle pian- te prevalentemente sotto for- ma di ione nitrico (NO3), solo piccolissime dosi possono e s s e re assunte sotto form a ammoniacale ed ureica. Il ni- trato il prodotto finale del p rocesso di nitrificazione svolto da una serie di micro r- ganismi presenti nel terreno e che operano in determ i n a t e condizioni di temperatura, umidit e aerazione. In gene- rale le condizioni migliori si verificano nel periodo prima- verile, quando le temperature del terreno si innalzano. Ec- cessi di temperatura, daltro canto, possono pro v o c a re fe- nomeni di denitrificazione e perdita in forme volatili. In definitiva lazoto rappre- senta uno strumento strate- gico sotto diversi punti di vi- sta: produttivo e qualitativo, economico, ambientale. FUNZIONI DELLAZOTO NELLA FISIOLOGIA DEI CEREALI E RUOLO NELLA PRODUZIONE E NELLA QUALIT. Lazoto entra nella composi- zione delle proteine. Nei ce- reali il contenuto proteico r a p p resentato principalmente dalle proteine di riserva della granella che nei frumenti so- no convenzionalmente suddi- vise, in base allo loro solubi- lit, in albumine, globuline, gliadine e glutenine. Questi ultimi due gruppi rappre s e n- tano la maggior parte delle p roteine di riserva che una volta separate dalle altre componenti della cariosside (amido, crusca, embrione) vanno a costituire il glutine ( c i rca l80% del totale delle proteine). La quantit totale di glutine fortemente corre l a t a al contenuto proteico e alla qualit di un frumento in ter- mini di trasformazione (pani- ficazione nel caso del tenero e pastificazione nel caso del duro). Ma ci non sufficien- te, perch la buona qualit influenzata in misura determi- nante dalla composizione del- le proteine. Esplicitamente vuol dire che non sempre un elevato contenuto in pro t e i n e garanzia in una elevata qua- lit tecnologica delle farine o delle semole di quel determ i- nato frumento. Quindi, mentre la quantit di p roteine dipende dalla dispo- nibilit - in termini quantitativi - di azoto, la qualit delle pro- teine dipende dal genotipo (variet) indicativamente per un 50%, pur avendo una cer- ta influenza anche la distribu- zione del fertilizzante durante le diverse fasi del ciclo vege- tativo e riproduttivo. Pertanto, una volta impiantata una determinata variet, nel pianificare lintervento azotato devono essere tenuti pre s e n t i due aspetti fondamentali: la quantit da somministrare e le epoche di distribuzione. Nel primo caso necessa- rio far riferimento alle aspor- tazioni della coltura, che sono state calcolate mediamente i n t o rno a 3.0-3.5 kg per ogni 100 kg di granella secca pro- dotta. Le oscillazioni sono le- gate alle condizioni ambienta- li, alla specie (il frumento du- ro, avendo mediamente un contenuto di proteine supe- r i o re, consuma pi azoto del f rumento tenero) e alla va- riet (ad esempio una variet di frumento tenero da biscotti consuma meno azoto di un frumento tenero di forza). Ov- viamente nel bilancio azotato vanno considerati, oltre ai fabbisogni della coltura, co- me ricordato, la pre c e s s i o n e colturale, il potenziale produt- tivo, il dilavamento (livelli di piovosit), il ritmo di minera- lizzazione della sostanza or- ganica ed altro. Sul secondo aspetto - epoche di distribuzione - in- fluiscono le diverse fasi feno- logiche del ciclo del cere a l e . Nelle figure 1 e 2 (tratte da B o rghi B., 1985) sono illu- strati il ciclo del frumento e la c u rva di assorbimento della- zoto. Da questultima appare evidente come oltre i 2/3 del- lazoto sia consumato nella fase di levata, a part i re dallo stadio di spiga a 1 cm (vi- raggio) fino alla spigatura. Da ci si desume che una tecnica razionale, in linea generale, debba pre v e d e re una suddivi- sione della dose totale alme- no in tre interventi: alla terza foglia-accestimen- to, con una dose di circa 1/5 del totale, dalla fine dellaccestimento- viraggio alla levata, con circ a 2/5 del totale, alla fine della levata-inizio botticella con la restante part e . Ovviamente questo un pia- no del tutto indicativo, nel- lapplicazione pratica devono e s s e re presi in considerazio- ne i numerosi fattori gi ricor- dati: precessione colturale, ti- po di terreno, andamento cli- matico, specie e variet, tem- pestivit di intervento. Nella tabella 1 riportato il piano adottato presso i campi sperimentali del CERMIS sulla base delle produzioni medie, delle condizioni pedo-climati- che, stabilendo in circa 160 kg per ettaro la quantit di azoto da apport a re al fru m e n- to per una produzione media di 5 t per ettaro e un contenu- to proteico medio del 13%, assumendo indicativamente pari le perdite di azoto rispetto alle dotazioni del terreno. Da un punto di vista pratico-ope- rativo, ritenendo non pro p o n i- bile agli agricoltori tre inter- Appare evidente che oltre i 2/3 dellazoto consumato nella fase di levata Fig. 2 Curva di assorbimento dellazoto da parte del frumento (tratto da Borghi, 1985; pag. 94). 17 venti di copertura essenzial- mente per motivi economici (costo delloperazione +per- dite di campo per calpestio), due interventi - ritenuti indi- spensabili - possono essere focalizzati nella fase di fine ac- cestimento-viraggio con circ a 2/5 della dose totale e i re- stanti 3/5 alla levata. Non si entra nello specifico nel tipo di concime da usare , si precisa soltanto che le for- me nitriche sono di immedia- to assorbimento per la pianta, ma nello stesso tempo sono pi facilmente dilavabili. Man mano che si sale nella com- plessit della molecola (forme ammoniacali, ureiche, misto- o rganici, organici) si allunga- no gradualmente i tempi di messa a disposizione dello ione nitrico a fronte di una maggiore permanenza nel ter- reno, ci vale essenzialmente per i concimi misto-organici e o rganici. Dalla letteratura non
Produzione granella t ha -1 (al 13% di umidit) Peso ettolitrico (kg hl -1 ) Peso 1000 cariossidi g Spigatura (gg da 1 aprile) Numero spighe m -2 Altezza pianta (cm) Allettamento a maturazione 0-9 Oidio 0-9 Septoria tritici 0-9 Ruggine bruna 0-9 Livello azoto 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 1997 1998 N 90 3,27 6,30 76,0 82,7 37,5 53,3 41,4 34,1 453 553 64 86 0 0,0 2,7 3,9 4,9 5,9 3,6 3,9 N 125-135 3,95 6,55 76,6 82,4 37,7 50,8 40,7 34,3 447 587 68 87 0 0,2 3,0 4,5 5,4 6,3 3,9 4,4 N 160-180 4,00 6,68 76,1 82,1 37,5 50,3 41,2 34,4 413 573 70 88 0 0,6 4,3 4,5 5,7 6,2 4,1 4,4 DMS (P=0.05) 0,22 0,19 0,9 0,3 - 1,1 1,0 0,1 46 - 3 - 0,2 0,8 0,2 0,6 - 0,5 0,2 Significativit ** * ** * ns * ** * ** ns ** ns * ** ** ** ns ** * FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO LIVELLI DI CONCIMAZIONE AZOTATA N90 N125-135 N160-180 N0 N80-90 N160-180 STADIO FENOLOGICO kg ha -1 kg ha -1 kg ha -1 kg ha -1 kg ha -1 kg ha -1 EPOCA CEREALE TIPO CONCIME gennaio accestimento nitrato ammonico 29 36-44 39-50 0 20-29 39-50
marzo inizio levata (viraggio) nitrato ammonico 26 39-41 52-61 0 25-26 52-61 aprile fine levata urea 35 50-50 69 0 35 69 Totali 90 125-135 160-180 0 80-90 160-180 Tab. 1 - Piano di concimazione azo t ata adottato presso il CERMIS. Tab. 2 - Prova frumento duro : risposta media dei dive rsi para m e t ri va l u t ati ai tre livelli di azoto nel biennio 1997-1998 Fig. 3 - Prova frumento duro: risposta produttiva delle variet maggiormente diffuse nelle Marche a tre livelli di azoto nel biennio 1997-1998 Sia per il tenero che per il duro sono stati applicati 3 livelli; 90 Kg/ha c o rr i s p o n d o n o al massimo consentito dal d i s c i p l i n a re del R e g . CEE 2078/92 n e l l e M a rc h e . 18 e m e rgono diff e renze sostan- ziali fra il nitrato e lurea, per- tanto, se non si pre s e n t a n o condizioni particolari che debbano far optare per una delle due forme, si reputa di s e g u i re - in part i c o l a re nella seconda concimazione - il cri- terio economico, equivale a dire del minor costo per unit f e rtilizzante, che al momento a favore dellurea. Come ricordato poco sopra lazoto influenza fortemente la qualit tecnologica dei fru- menti duro e tenero. E noto che lindustria di trasform a z i o- ne italiana continua a lamenta- re, per entrambe le specie, la mancata disponibilit di part i- te omogenee per qualit tec- n o l o g i c a . Nel caso del duro, la specie pi coltivata nella no- stra Regione, i produttori di pasta evidenziano negli ultimi anni in Italia, Marche compre- se, un calo di contenuto pro- teico al di sotto di limiti tecno- logicamente accettabili. Ci, in qualche misura, tenderebbe a g i u s t i f i c a re le massicce im- p o rtazioni di partite dalleste- ro, Canada e Nord America in primo luogo, per le quali sono garantiti precisi livelli qualitati- vi per stock di elevate dimen- sioni e costanti nel tempo. Questa situazione suggerisce con forza lopportunit sia di s c e g l i e re con oculatezza la va- riet, sia di razionalizzare al meglio la tecnica colturale, ri- badendo la necessit di agire in unottica di sistema. I RISULTATI DI UN POLIENNIO DI SPERIMENTAZIONE CONDOTTA PRESSO IL CERMIS Il progetto - finanziato dal- lASSAM - partito nel 1992 con lobiettivo prioritario di verificare il comportamento di diverse variet di fru m e n t o d u ro e tenero sottoposte ad un piano razionalizzato di fer- tilizzazione azotata in pre s e n- za di dosi diff e renziate. La te- si non concimata in fru m e n t o t e n e ro potrebbe dare indica- zioni interessanti da trasferire al settore dellagricoltura bio- logica in attesa di disporre di risultati pi precisi provenien- ti da prove specifiche. Il presente progetto prevede - per la parte relativa al fru m e n- to duro - anche la collabora- zione dellIstituto Sperimenta- le per la Cerealicoltura con se- de a Roma, Sezione di Te c n i- che Agro n o m i c h e . Una parte dei risultati ottenuti in questi anni gi stata pub- blicata sulla stampa specializ- zata (Porfiri et al., 1994; Por- firi et al ., 1996; Desiderio e t a l., 1998). In questa sede so- no riportati i risultati non an- cora divulgati relativi agli ulti- mi tre anni. Le prove sono state re a l i z z a t e p resso i campi sperimentali del CERMIS, in comune di To- lentino MC, lungo la valle del fiume Chienti, che da anni rap- p resenta un valido areale di ri- ferimento. Sono state adottate tecniche agronomiche stan- d a rd nella zona, ad eccezione della concimazione azotata che stata modulata in funzione degli obiettivi preposti ed stata eseguita manualmente, solo in copertura, agli stadi in- dicati nella tabella 1. Sono stati applicati 3 livelli, zero, 80-90 e 160-180 kg/ha nel fru m e n t o t e n e ro e 90, 125-135 e 160- 180 nel frumento duro. No- vanta kg/ha, distribuiti solo in c o p e rtura, corrispondono alla dose massima consentita dal d i s c i p l i n a re di produzione del Reg. 2078/92. Laumento della dose standard a 180 kg e di quella intermedia a 135 kg si resa necessaria nella cam- pagna 1997 per il forte dilava- mento verificatosi in seguito alla elevata piovosit invern a l e . Le variet incluse nella speri- mentazione rappresentano per il frumento duro la quasi tota- lit di quelle presenti sul mer- cato e di recente iscrizione, nel caso del tenero fino ad og- gi stato saggiato un gru p p o Fi g. 4 - P rova frumento duro : c o n t e nuto proteico delle va riet maggi o rmente diffuse nelle Marche a tre livelli di azo t o nle biennio 1997-1998 19 di cultivar scelte in re l a z i o n e ad aspetti qualitativi diff e re n- ziati, oltre che alla diff u s i o n e c o m m e rciale. E stata inoltre mantenuta in prova la vecchia cultivar Abbondanza come punto di riferimento per valu- t a re il comportamento di di- verse generazioni di variet in condizioni di l ow i nput , te- stando cos il pro g resso del miglioramento genetico negli ultimi 30 anni. FRUMENTO DURO Nella tabella 2 sono riportati i risultati agronomici medi del biennio 1997-1998 per i tre li- velli di azoto adottati, pre c i- sando che le due annate sono state caratterizzate da anda- menti stagionali completa- mente diversi che hanno in- fluito in misura diff e rente sul- le variet valutate. Infatti nel 1997 le cultivar a ciclo pi lungo hanno fornito risultati migliori rispetto a quelle pi p recoci danneggiate dai ritor- ni tardivi di freddo, mentre nel 1998 sono andate meglio le variet a ciclo medio. Nella figura 3 sono schema- tizzate le produzioni medie (in o rdine produttivo decre s c e n- te) per le cultivar maggior- mente diffuse nella nostra re- gione, rispettivamente ai tre livelli. Il dato medio dei due anni conferma quanto osser- vato nelle singole annate: la p roduzione migliora decisa- mente dal primo livello al se- condo, il successivo interven- to azotato comporta un debo- le, ma non significativo, au- mento di resa. L i n c re m e n t o produttivo da attribuire, con buona probabilit, al maggior n u m e ro di spighe fertili per unit di superficie. Il peso et- tolitrico e quello dei 1000 se- mi mostrano un significativo t rend decrescente dal primo Fi g. 6a - Confronto dellalve ogramma della cv Mieti fra il l ivello N0 e il livello N1 6 0 ( raccolto 1998): il W passa da 147 a 218 e il P/L da 0.70 a 0.32. Fi g. 5 - Prova frumento tenero triennio 1996-1998: risposta pro d u t t iva media delle va- riet in comune nel triennio a tre livelli di azo t o Fi g. 6b - Confronto dellalve ogramma della cv Colfi o ri t o f ra il livello N0 e il livello N1 6 0 ( raccolto 1998): il W passa da 150 a 272 e il P/L da 4.41 a 2.14. 20 al terzo livello azotato, mentre migliora in maniera altamente significativa la situazione del- la bianconatura conferm a n d o la forte influenza positiva del- lazoto nel contenimento di questa anomalia. La maggio- re disponibilit azotata com- p o rta un significativo, seppu- re debole, aumento della su- scettibilit alle fitopatie (in p a rt i c o l a re oidio e ru g g i n e bruna) e allallettamento. A diff e renza della pro d u z i o n e il contenuto proteico cre s c e ancora per effetto dellincre- mento di fertilizzazione azota- ta in tutte le variet (figura 4). Il contenuto proteico passa mediamente da 12.3% del primo livello al 13.2% del se- condo (+7%) a 13.8 (+12% rispetto a N 9 0 ). Mediamente le cultivar Simeto, Italo, Ru- sticano e Ionio hanno fornito i contenuti pi elevati (>14%), tutte le altre hanno superato il 13%. Alcune variet si avvan- taggiano molto del primo in- c remento di azoto (Italo, Cic- cio, Rusticano, Parsifal), ma non ricevono ulteriori benefici dal successivo interv e n t o ; m e n t re altre (Colosseo, Cre- so, Colorado, Grazia) necessi- tano di unazotatura piena per m i g l i o r a re sostanzialmente questo parametro. FRUMENTO TENERO I risultati ottenuti nel triennio 1996-1998 rispecchiano quel- li del frumento duro, pre c i- sando che in questa specie i livelli di azoto applicati sono stati zero, 80-90 e 160-180 kg/ha. Le variet mostrano un c o m p o rtamento medio simile negli anni; landamento della p roduzione e della qualit c o n f e rma quanto atteso. La p roduzione (figura 5) aumen- ta decisamente a 80-90 kg di azoto, per poi avere un incre- mento contenuto alla dose successiva, mentre i parame- tri qualitativi presentano trend in continua crescita. Infatti migliorano i parametri alveo- grafici (figure 6a-6b): il W au- menta, il rapporto P/L si equi- libra gi in misura evidente nel primo passaggio di conci- mazione ed ulteriorm e n t e avvantaggiato alla dose stan- d a rd; il contenuto in glutine (figura 7) evidenzia un mode- sto miglioramento dal primo al secondo livello di azoto, m e n t re lincremento succes- sivo rilevante. Questi dati ri- badiscono lefficacia dellazo- to nei confronti della qualit tecnologica del frumento e ri- levano come alla concimazio- ne pi elevata (160 kg) - da ritenersi tuttavia un livello s t a n d a rd in relazione al bilan- cio nutrizionale - si verifica un aumento del contenuto in p roteina (quindi in glutine) al quale corrisponde un deciso miglioramento delle caratteri- stiche tecnologiche. Sotto questo aspetto le cultivar si caratterizzano per le diverse classi qualitative nei limiti delle quali tutte possono es- s e re attribuite, ad eccezione della cv Colfiorito che presen- ta una tenacit eccessiva de- gli impasti (elevati valori di P/L) a fronte di valori di W che non raggiungono quelli richiesti dalla classe 1 alla quale la variet generalmen- te ascritta. La risposta qualitativa alle va- riazioni di fertilizzazione si- mile nelle diverse variet, con deboli eccezioni nella cv Mieti che aumenta il W e il contenu- to in glutine solo al terzo livello di azoto, mentre nella cv Eu- reka, ad un pro g ressivo incre- mento di glutine non ne corr i- sponde uno simile di W sem- p re al terzo livello di azoto. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE I risultati ottenuti presso il CERMIS confermano quelli di n u m e rose altre sperimenta- zioni condotte in altri ambienti ed evidenziano un comport a- mento simile fra le due specie di frumento studiate. Le diver- se variet valutate rispondono in maniera simile alla diff e re n- te azotatura, anche se ciascu- na in misura specifica per cia- scuno dei parametri presi in considerazione, sia agro n o m i- ci sia qualitativi. E possibile sinteticamente af- f e rm a re che mentre la re s a p roduttiva aumenta con una c u rva che mediamente tende a stabilizzarsi oltre i 100-130 kg di azoto (quanto meno nel- le condizioni di sperimenta- zione), il contenuto proteico e la qualit tecnologica miglio- rano ancora oltre questi livelli di fertilizzazione. P e rtanto si possono ribadire alcuni concetti fondamentali: mantenere un adeguato equi- librio nutrizionale nel terre n o , in part i c o l a re adottando vali- di avvicendamenti colturali; re g o l a re la fert i l i z z a z i o n e azotata sia in funzione di epoche e dosi di distribu- zione sia in relazione agli aspetti agronomici (tipo di Fi g. 7 - Va riazione del contenuto di glutine secco % in 5 cultivar di frumento tenero a t re livelli di fe rtilizzazione azo t ata nel 1997/98. 21 t e rreno, rotazione, ecc.), varietali e climatici; impiegare variet caratteriz- zate geneticamente da ele- vata qualit, pur conoscen- do che questa fort e m e n t e influenzata dalle condizioni ambientali. E necessario che tutte le com- ponenti della filiera siano sen- sibilizzate su questi aspetti, a p a rt i re dalla ricerca che deve p u n t a re a variet migliori (pi e fficienti nelluso dellazoto, pi alto contenuto pro t e i c o , pi stabili alle variazioni am- bientali) allagricoltore che, scelta la variet, deve applica- re la giusta tecnica colturale in relazione alla variet stessa e allambiente pedo-climatico in cui opera; allo stoccatore che deve pro v v e d e re ad una diff e- renziazione del prodotto per li- velli qualitativi e infine al mer- cato e allindustria di trasfor- mazione che devono adope- rarsi per riconoscere allagri- c o l t o re la qualit in misura economicamente adeguata. Oriana PORFIRI Antonella PETRINI CERMIS, Tolentino MC P resso il CERMIS operati- vo da oltre un anno un labo- ratorio per la valutazione del- la qualit dei frumenti tenero e duro realizzato con la col- laborazione della Fondazione Cassa di Risparmio della P rovincia di Macerata. La qualit di un cereale pu es- s e re definita come la sua at- titudine a rispondere alle esi- genze tecnologiche del pro- cesso di trasformazione al quale viene destinato in re l a- zione al prodotto finale (pa- sta, pane, biscotti, crackers, ecc.). La qualit tecnologica delle farine e delle semole il prodotto di un insieme di fattori genetici, biochimici, a g ronomici, climatici, tecno- logici, che singolarmente e in interazione tra di loro de- t e rminano in misura diversa le caratteristiche del pro d o t- to alimentare. Il laboratorio fornito delle seguenti attrezzature: alveografo combinato con c o n s i s t o g r a f o: stru m e n t o ideato dal francese Cho- pin, misura la lavorabilit dellimpasto re g i s t r a n d o un grafico (alveogramma) i cui parametri pi impor- tanti sono il W (indice del- la forza dellimpasto) e il rapporto P/L (esprime una nozione di equilibrio o di squilibrio fra tenacit ed estensibilit dellimpasto); p ro m i l o g r a f o: appare c- chio costruito in Austria negli anni 80, consente di e s t r a rre il glutine, misura la capacit di assorbimen- to di acqua da parte della farina e la stabilit dellim- pasto tracciando un grafi- co (promilogramma) che r a p p resenta la re s i s t e n z a dellimpasto nel tempo; Ki j el dhal rapi do: stru- mentazione composta da un mineralizzatore e da un d i s t i l l a t o re, consente di d e t e rm i n a re il contenuto p e rcentuale in sostanza azotata (e quindi proteica); strumentazione per la de- t e rmi nazi one del vol ume di sedimentazione in SDS: un metodo che sfrutta le p ropriet delle proteine di r i s e rva di gelatinizare in p resenza di Sodio Dodecil Solfato (SDS): maggiore il volume di sedimentazio- ne, migliore la qualit reologica della farina o della semola. Sono svolte analisi a sup- p o rto delle attivit di speri- mentazione e di b re e d i n g condotte presso il CERMIS ed off re servizi a diversi committenti quali agricoltori e loro associazioni, stocca- tori, mulini, industrie ali- mentari. Con questa iniziativa il CER- MIS si integra con le stru t t u- re gi esistenti sul terr i t o r i o regionale, in modo specifico con lASSAM, con la quale gi attiva da anni una pre z i o- sa collaborazione, in part i c o- l a re nel settore cere a l i c o l o . Positivo avvio della struttura realizzata con la collaborazione della FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA L A B O R AT O R I O P E R L A VA L U TA Z I O N E D E L L A QUALI T DEI CEREALI E rrata Corr i g e I l titolo dell articol o pubbl i- cato a pag. 24 del n. 1 / 9 9 del l a Rivi sta non Il can- c ro del castagno, bens Pa- tol ogia non i dentifi cata sul castagno, a cui si riferi sco- no le foto pubblicate a corre- do. Errato di conseguenza anche il sommari etto. L e rro- re nostro e pertanto ci scu- si amo con l autrice, la dott. ssa M. Rosaria Perna, e i l ettori . Sul l arg o m e n t o a v remo comunque modo di r i t o rn a re con un articolo del p ro f . R i c c a rdo Antonaro l i , dopo che saranno disponibili l e anali si di l aboratori o sui campioni di pi ante malate. PRODOTTI TRANSGENICI: LE DECISIONI DI BRUXELLES opo un braccio di ferro durato pi giorni i ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla delicata questione della pro d u z i o- ne ed immissione sul mercato dei prodotti transge- nici, tra i quali spiccano quelli agro-alimentari. Le nuove norme sugli organismi geneticamente modificati (Ogm) concordate dai 15 costituiscono l'aggiornamento di una direttiva Ue del '90 (N. 90/220). Queste le novit: Eti chettatura: tutti gli alimenti geneticamente modificati do- vranno indicare in modo chiaro la loro natura in etichetta. Autorizzazi one a termine: quando si ricominceranno a rila- s c i a re autorizzazioni alla commercializzazione degli Ogm, que- ste saranno valide per dieci anni, dopo di che necessaria una nuova licenza; Valutazioni rischi: meccanismo di va- lutazione pre v e n t i v a dei rischi per la sa- lute e la gestione e monitoraggio del- l'impatto sull'am- biente; Trasparenza: i n f o rmazione obbli- gatoria al pubblico nel corso del pro- cesso di autorizza- zione; Estensione farmaci: procedure agevolate di autorizzazione so- no fissate per i farmaci. Stabilita anche la pro g ressiva aboli- zione negli Ogm dei geni "marcatori" che danno re s i s t e n z a agli antibiotici. (AGRA) PAGAMENTI PER LE MISURE AGRO-AMBIENTALI stata registrata dalla Corte dei Conti la delibera Ci- pe che dispone lo stanziamento delle risorse nazio- nali necessarie al cofinanziamento dei pagamenti ancora in sospeso presso l'Alma, riguardanti le mi- s u re agro-ambientali e forestali di accompagnamento alla poli- tica agricola comune. Si pu ora pro c e d e re con l'ultima decisiva fase del pro c e d i- mento che consiste in pratica nell'accredito delle somme del bilancio dello Stato a quello dell'Aima, responsabile della mate- riale erogazione degli importi ai beneficiari. (AGRA) ANTIBIOTICI, SCATTA IL DIVIETO entrato in vigore, con il 30 giugno, il divieto di usare antibiotici nell'alimentazione animale, in attuazione di quanto disposto dal Reg. CE 2821/98. Il divieto r i g u a rda quegli antibiotici (gli auxinici) che sono utilizzati non a scopo terapeutico, ma per favorire gli incre m e n t i p roduttivi dei capi. 22 AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH el panorama marchigiano il miele uno dei prodotti di maggiore tipicit, il cui trend di cre- scita qualitativa e produttiva fra i pi alti. La D O P, quindi, un obbiettivo non solo qualifi- cante, ma necessario. E quanto ha detto Marco Moru z z i i n t e rvenendo alla 1 a C o n f e renza regionale sullapicoltura che si svolta a Iesi presso il Centro agrochimico regiona- le dellASSAM. Liniziativa stata organizzata dallAMA, lassociazione marchigiana degli apicoltori, alla quale aderi- scono 747 dei circa 1600 produttori marchigiani. Gli inter- venti, aperti dal Presidente AMA Giustino Donati e conclusi da quello della Copagri Emilio Landi, hanno aff rontato i principali temi relativi alla situazione ed allo sviluppo del s e t t o re: dalle prospettive anche in materia igienico sanita- ria, al controllo di qualit e tipicit nella produzione e com- m e rcializzazione, alle nuove disposizioni comunitarie. In p a rt i c o l a re risultata interessante la relazione del prof. Fa- brizio Santi della Facolt di Agraria di Bologna, sullimpor- tanza dellape per lagro-sistema: limpollinazione delle api, infatti, uno dei maggiori agenti della salvaguardia e ripro- duzione di coltivazioni e ambienti vegetali naturali. Negli Stati Uniti, ad esempio, dove lapicoltura scomparsa si registrato un calo notevole delle coltivazioni. Non il caso delle Marche: lintensa attivit privata conflui- ta in buona parte nellAMA, che sta operando concre t a- mente, il sostegno della Regione, ma soprattutto un am- biente naturale fortemente idoneo alla vita ed alla ripro d u- zione delle api, hanno dato ottimi risultati. In pochi anni il miele marchigiano, di grande qualit, ha sostituito quello d i m p o rtazione che prima occupava tutto il mercato re g i o- nale. Gli obbiettivi che la Conferenza si posta sono essen- zialmente due: lottimizzazione dellintera filiera, mantenen- do centrale lattivit e le competenze dellapicoltore, e im- pegnare a fondo le istituzioni politiche e scientifiche per ot- tenere la DOP, denominazione di origine protetta. (f. b. ) A P I C O LTURA. PRIMA CONFERENZA REGIONALE A I ESI Si punta sulla DOP per un pro d o t t o che nelle Marche di qualit D E E N 23 AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH CONTRIBUTI PREVIDENZIALI PI PESANTI PER L' ANNO CORRENTE ontributi pi pesanti per il 1999 nei confronti dei col- tivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori a tito- lo principale. Il reddito medio convenzionale, pari a 75.325 lire, si moltiplica per il numero delle giorn a t e per ogni unit attiva indicate nella tabella "D", allegata alla legge n. 233 del 2 agosto 1990, in relazione alla singola fascia (156 g i o rnate per la prima fascia; 208 per la seconda fascia; 312 per la quarta fascia). Si ottiene cos il reddito imponibile contributivo sul quale applicare la prevista aliquota. Le quattro fasce di re d d i- to indicate nella predetta tabella "D" sono state rimodulate a part i- re dal 1 luglio 1997 dal decreto legislativo n. 146/97. Contribuzioni Inail. L'Inps riscuote con la procedura unificata il contributo per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dovuto dai coltivatori diretti e mezzadri se- condo l'articolo 4 della legge n. 852 del 27 dicembre 1973. Questo contributo aumentato del 24 per cento. Per il 1999 il contributo Inail quindi dovuto nella misura di lire 992mila, ridotta a 686mila 960lire per le aziende situate nei terr i- tori montani e nelle zone agricole svantaggiate. Modalit di pagamento. La riscossione dei contributi da part e dell'Inps avverr mediante l'invio agli interessati di quattro mo- delli di versamento unificato (modelli "F24"). I termini di scadenza delle quattro rate bimestrali sono i seguen- ti: 16 luglio (prima rata); 16 novembre (seconda rata); 17 gen- naio 2000 (cadendo di dome- nica il termine del 16 per la q u a rta rata bimestrale re l a t i- va al contributo del 1999). ( A G R A ) Il Consiglio Regionale con deliberazione n. 256 ha ap- provato il nuovo programma pluriennale regionale attuati- vo del Regolamento CEE 2080/92. Con tale atto si fis- sa il periodo utile per la pre- sentazione delle domande che va dal 01/07/99 al 30/09/99. Tra le novit di rilievo rispet- to alla deliberazione pre c e- dente ne vanno segnalate essenzialmente due e cio: la non responsabilit delle spese generali che scom- paiono dalle voci di spesa rendicontabili; l'import o massimo delle essenze mi- c o rrizate che fissato in lire 2.400 a pianta. Sono ammesse spese acces- sorie (drenaggi, re c i n z i o n i , impianti irrigui ecc) fino al raggiungimento della soglia massima di 4.830 Euro/ha di contributo; fanno eccezione i rimboschimenti di resinose e pioppi dove il massimale di contributo concedibile si ri- duce rispettivamente a 3.623 E u ro e 2.415 Euro . E' utile ricord a re che la do- cumentazione da allegare al- la domanda dovr compre n- d e re un progetto esecutivo redatto e firmato da un dot- t o re agronomo o fore s t a l e abilitato ed iscritto all'albo o da un perito agrario per quanto di competenza, com- p rendente i seguenti ele- menti: relazione tecnica; analisi dei prezzi; stima dei lavori; elenco dei terreni le cui superfici dovranno risul- t a re da rilievo in campo e non da base catastale; estratto autentico di mappa catastale e visura catastale attuale; piano colturale. Le domande dovranno per- v e n i re ai Servizi Decentrati Agricoltura competenti per t e rritorio. ( f . p . ) RI M BOSCHI M ENTO, LE D O M A N D E S C A D O N O I L 3 0 S E T T E M B R E C LAssessorato Agricoltura sar: al SANA di Bologna d a l 1 0 al 13 settembre , i m p o rtante manifestazione sullalimentazione naturale, con due stand di cui uno istituzionale e laltro commerciale dove saranno raggruppate le aziende biologiche di prodotti agroalimentari. Parteciper inoltre ai convegni sulla zootecnia biologica e sulla qualit dei prodotti tipici. alla MOSTRA DELLA RURALI T MARCHIGIANA, sabato 18 settembre, con un Convegno (Marche regione rurale dEuropa) organizzato dal COPAGRI. al CHEESE, Rassegna internazionale sui formaggi che si terr dal 17 al 20 settembre a Bra (CN), organizzata da Slow food. alla FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE di Citt di Castello (PG), dal 14 al 17 ottobre, dove verr allestita una mostra sensoriale sullolfatto. RESPONSABILE L' AGRICOLTORE PER I PRODOTTI "DIFETTOSI" ra breve anche gli agricoltori e gli allevatori dei Paesi Ue che producono materie prime "difettose" potranno essere citati per danni dai consumatori. Lo ha deciso il Parlamento europeo che ha definiti- vamente approvato la proposta della Direttiva della Commissio- ne che estende all'agricoltura la tutela dei consumatori dai dan- ni causati da prodotti difettosi. I danni considerati sono la morte e le lesioni fisiche. Per chiedere l'indennizzo la vittima ha tre anni di tempo dalla data in cui viene a conoscenza del danno, del difetto e dell'i- dentit del pro d u t t o re, la cui responsabilit cessa solo dopo dieci anni dall'immissione del prodotto sul mercato. Per contro, il pro d u t t o re libero da responsabilit se dimostra di non aver messo in circolazione il prodotto, che il difetto comparso dopo la messa in circolazione. Ma le nuove regole non sono l'unico giro di vite in arrivo. Entro la fine del mese scatteranno anche in Italia le sanzioni pre v i s t e dalle norme Ue sul sistema di autocontrollo igienico-sanitario (Haccp) anche nel settore della distribuzione alimentare e dei pubblici esercizi. (AGRA) I BIETICOLTORI CHIEDONO DI AUMENTARE LA "QUOTA A" er evitare il collasso della bieticoltura l'Italia deve i n s i s t e re in sede comunitaria per ottenere la tra- s f o rmazione di 133 mila quintali della quota B di produzione di zucchero in quota A. E' la richiesta dell'Associazione bieticoltori italiani (Abi). Con 256 mila ettari di superfici investite - ha detto il pre s i d e n t e M a u ro Tonello - il '98 ha registrato un calo della pro d u z i o n e (125,5 milioni di quintali contro i 130 milioni del '97) e anche dei prezzi. Le 9 mila 400 lire al quintale al Nord, 9 mila 600 al Centro e 10 mila 400 lire al Sud pagate ai produttori significa che in due an- ni i bieticoltori hanno subito un abbattimento del prezzo bietola di circa il 20%. Da qui la necessit di ottenere la trasformazione della quota B in quota A per eliminare l'onere aggiuntivo del 37,5% che la quota B deve scontare per finanziare l'esportazione delle ecce- denze Ue rispetto alla produzione garantita, mentre l'Italia non produce eccedenza. (AGRA) CONSIGLIO AGRICOLO UE: NUOVI TIPI DI GABBIE PER LE GALLINE l Consiglio dei ministri agricoli dell'Unione euro p e a ha approvato una direttiva che stabilisce le norm e minime per la protezione delle galline ovaiole. I principali aspetti del provvedimento sono: La densit delle ovaiole rispetto alla superficie utilizzabile non deve, in generale, superare i 9 capi/mq. Sino al 31.12.2011 gli Stati membri potranno comunque autorizzare una densit mag- giore che non potr, per, superare il limite di 12 galline ovaio- le per metro quadrato di superficie disponibile; a partire dal 1 gennaio 2003 vietato l'insediamento di nuo- vi impianti di produzione in gabbia; a partire dal 1 gennaio 2012 l'allevamento di ovaiole in gab- bia non sar pi consentito. Entro il 1 gennaio 2005 la Commissione pre- senter un rapporto sull'attuazione della Di- rettiva, anche tenendo conto dalla contestuale evoluzione dei negoziati in ambito WTO. (AGRA) RIPRODUZIONE ANIMALE. PRESTO LA NUOVA DISCIPLINA a Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha appro v a- to una proposta di legge che mo- difica la disciplina attualmente in v i g o re sulla riproduzione animale (legge 30/91). Previsto al pi presto il varo definitivo della legge. Pun- ti salienti sono: i Libri Genealogici terranno conto delle specifi- cit regionali, la semplificazione amministrativa per lo scambio di materiale genetico tra gli Stati della Comunit europea e quello extra-comunitari, l'ammontare delle sanzioni per chi fa un uso improprio dei riproduttori e di materiale seminale non autorizzato. Ovviamente la Rivista dar notizia dei contenuti del testo definitivo. a cura di Francesco Pettinari e Angelo Zannotti 24 P T I L AGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURAFLASHAGRICOLTURA FLASH UNA NUOVA COLLANA EDITORIALE La copertina dellopuscolo che inaugura una collana editoriale dellAssessorato allAgricoltura della Regione Marche. Seguiranno volumetti su miele, pane, alimentazione e salute, prodotti del bosco Si vuole dare cos ulteriore concretezza allimpegno di questi anni nel campo di una sana e buona alimentazione. Il primo opuscolo porta lo stesso titolo di una mostra realizzata ad Ancona, in Piazza Cavour. Chi fosse interessato ad essere inserito n e l l i n d i r i z z a r i o pu farne richiesta allo stesso Assessorato (Via Tiziano 44, Ancona). Direttore Responsabile: Ottavio Gabrielli Comitato dei Garanti: Federico Bonavia, Sauro Brandoni Redazione: Patrizia Bar occi, Andrea Bordoni, Lor ella Brandoni, Sandro Cossignani, Aur ora Greco, Pietro Lanari, Gabriella Papini, Renzo Pincini, Emma Ratti (Segreteria di r edazione) Graficadi copertina Stefano Gregori Foto di copertina Giorgio Marinelli Spedizione in abbonamento postale legge 662/96 art.2 comma 20/c - filiale di Ancona Il Periodico viene spedito gratuitamente agli operatori agricoli marchigiani ed a quanti ne faranno richiesta alla Redazione presso lAssessorato alla Agricoltura - Giunta Regionale, Via Tiziano, 44 - Ancona - Tel. 071/8061. In caso di mancato recapito re s t i t u i reallagenzia P. T. CMPP di Passo Varano - AN per la re s t i t u z i o n e al mittenteche si impegnaa pagare larelativatassa Autorizzazione del Tribunale di Ancona n. 21/79, in data 16 novembre 1979 Stampa: Tecnoprint srl - 60131 Ancona Via Caduti del Lavoro 12 Te l . 071/2861423 - Fax 071/2861424 Questo numero stato chiuso il 29/7/99 ed stato spedito nel mese di agosto 1999.