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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN ARCHEOLOGIA SUBACQUEA E DEI PAESAGGI COSTIERI

Settore ICAR/19
Tesina di restauro dei BB.CC. nell'ambito dell'archeologia subacquea e dei paesaggi costieri IL PARCO ARCHEOLOGICO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO E IL RESTAURO E LA VALORIZZAZIONE DEL MOLO LIGNEO.

RELATORE: Giuseppe Di Carlo

Giuseppe Di Carlo IL PARCO ARCHEOLOGICO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO E IL RESTAURO E LA VALORIZZAZIONE DEL MOLO LIGNEO..

IL MONASTERO DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO1. Il sito archeologico dell'antico insediamento monastico di San Vincenzo al Volturno si trova nel Molise, vicino alla citt di Isernia, nei pressi delle sorgenti del fiume Volturno, uno tra i fiumi pi grandi e pieni di storia della nostra penisola, ed ubicata nel punto pi stretto d'Italia, dove la distanza tra la costa del mare Adriatico e quella del mar Tirreno di solo 160 km. L'antica abbazia era contornata a nord dalla catena montuosa delle Mainarde ed a sud dal massiccio del Matese. L'area di San Vincenzo (fig. 1) compresa nel territorio di due comuni limitrofi: Rocchetta al Volturno Vincenzo. Le prime vicende storiche relative all'antico monastero sono raccolte nel Chronicon Vulturnense, un codice e Castel San

miniato, redatto dal monaco Giovanni, in scrittura

beneventana, nel 1130 circa, attingendo a fonti dell'VIII, IX e inizio X secolo. Lo scopo della redazione del Chronicon era mettere ordine nelle memorie del cenobio, in un momento in cui l'Italia centrale era minacciata dall'espansione normanna. Oggi il codice conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. L'area su cui nacque il monastero aveva ospitato un insediamento di epoca tardoromana. Tra il V e il VI secolo d.C., tra gli edifici oramai in disuso, fu realizzata una chiesa e un'area funeraria. Lapprestamento del sito monasteriale di San Vincenzo al Volturno (fig. 2), pu essere scandito in tre grandi blocchi edificati in epoche differenti: il cosiddetto San Vincenzo Minore, San Vincenzo Maggiore e San Vincenzo Nuovo. Il primo rappresenta il nucleo originario di edifici
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Figura 1 Veduta aerea del sito di San Vincenzo al Volturno

Per una esaustiva trattazione dellargomento cfr. HODGES, MITCHELL 1993; MARAZZI et alii 2004; HODGES 2006; MARAZZI 2006; HODGES 2010.

che tra la fine del VII e gli inizi dellVIII sec. d.C., videro la luce nel complesso monastico, la cui occupazione si protrasse sino alla fine dellXI sec.. In questarea troviamo la chiesa nord con lannessa cripta di Epifanio; la chiesa sud; il refettorio; gli ambienti adibiti alle cucine; il lavatorium e il corridoio ovest. San Maggiore, frutto di una Vincenzo invece, forte

espansione del potere del centro monostico nel IX sec., consta anchesso di numerosi edifici: la cripta di Giosu; la Cappella di Santa Restituta; la

Basilica; latrio e le officine.


Figura 2 Restituzione grafica del complesso del San Vincenzo Maior et Minor.

Nell881 questi due complessi subirono una massiccia distruzione ad opera dei saraceni, i quali compirono un autentico massacro dei monaci ivi residenti. Soltanto nel 916 alcuni dei monaci sopravissuti vi fecero ritorno, a seguito della cacciata dei mori dalla Campania, nel tentativo di riportare allantico splendore il complesso. Dopo un secolo di stenti e a seguito delle angherie patite dal monastero da parte della potente famiglia Borrelli, gli abati della fine dellXI sec. decisero di spostare la sede claustrale in posizione maggiormente difendibile. Si procedette quindi con la riedificazione di un nuovo complesso monastico fortificato, sulla sponda destra del Volturno. Poco si conosce di questo insediamento, in assenza di una capillare analisi archeologica e a causa dei pesanti restauri degli anni 50 e 60 eseguiti sulle strutture esistenti, ad oggi sopravvivono solo pochi ruderi del porticato e del circuito murario con torri.

LO SCAVO. Per quel che concerne lindagine archeologica2, essa prese avvio nel 1979, con il Soprintendente del Molise, Bruno D'Agostino, il quale decise di avviare una campagna di scavo nei pressi della Cripta di Epifanio. Le ricerche vengono affidate a Richard Hodges, lecturer di Archeologia Medievale presso l'Universit di Sheffield che si propone di pervenire ad una lettura esaustiva dell'assetto generale del monastero altomedievale ma anche di definire il rapporto intercorrente tra il monastero e le sue propriet fondiarie. Nei primi anni '80 vengono scavati circa 500 mq di quell'area che sar poi definita "San Vincenzo Minore". In concomitanza con questo scavo l'equipe inglese avvia un lavoro di ricognizione nei territori che dipendevano dal monastero riuscendo ad individuare circa duecento siti databili tra la preistoria e il medioevo. Dal 1993 al 1996 Richard Hodges focalizza le proprie ricerche sull'area della grande basilica. Dopo averne delineato sommariamente la pianta, attraverso l'utilizzo delle prospezioni geofisiche, apre una serie di saggi nell'area absidale ed in quella delle officine. Dal 1999 al 2003 una nuova fase di ricerche stata attivata dalla Soprintendenza del Molise che si avvalsa della collaborazione scientifica dell'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa e dell'esperienza di Federico Marazzi, nuovo coordinatore dei lavori. Nel corso di questi cinque anni alla consueta attivit di scavo si associato l'importante obbiettivo di valorizzare l'area di scavo, anche attraverso il potenziamento degli interventi di restauro e documentazione. Gli scavi archeologici sono stati condotti sul complesso di S. Vincenzo Maggiore e sull'area compresa tra i vecchi scavi degli anni '80 e il complesso di S. Vincenzo Maggiore indagato negli anni '90, giungendo a triplicare le superfici esplorate dell'antico monastero. Il restauro archeologico ha previsto interventi di salvaguardia delle strutture, delle superfici pittoriche e dei pavimenti emersi nel corso degli scavi. Dal punto di vista della documentazione stata impostata ex novo la planimetria dell'area archeologica nella sua totalit ed stata creata una piattaforma GIS; sono stati creati archivi relazionali su cui viene riversata la documentazione cartacea e fotografica prodotta durante la campagna di scavo. Ad oggi laboratori permanenti d'informatica applicata all'archeologia, di restauro archeologico, di ricomposizione degli affreschi, di catalogazione e conservazione dei reperti archeologici sono in piena attivit a Castel S. Vincenzo per servire la missione archeologica di S. Vincenzo al Volturno. Le indagini archeologiche sono riprese con due campagne tra il 2006 e il 20073, sempre sotto la guida dellUniversit Suor Orsola Benincasa, le quali nellarea antistante la chiesa sud e al locale
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MARAZZI 2006, pp. 29-41. Per una esaustiva analisi degli scavi svolti tra gli anni 80 e 90 cfr. HODGES, MITCHELL 1993. 3 Per quel che riguarda i dati relativi alle due campagne di scavo, in corso di stampa un esauriente contributo da parte dellIstituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Le informazioni riportate in questa sede, sono pervenute grazie alla gentile disponibilit del Prof. Federico Marazzi, direttore scientifico dello scavo.

degli ospiti di riguardo4 del complesso di San Vincenzo Minore, hanno portato alla luce un molo5 ligneo (fig. 3) con evidenti tracce di combustione, in corrispondenza del paleoalveo del Volturno, che allepoca lambiva il muro perimetrale orientale dellabbazia. Lapprodo, a seguito di un progressivo restringimento dellalveo fluviale e del conseguente accumulo sedimentario, stato inglobato in un contesto anaerobico che ha preservato la struttura anatomica dei legni ed ha impedito la proliferazione di funghi e batteri nel tessuto cellulare, permettendogli di giungere ai giorni in buono stato di conservazione. La struttura viene datata al IX secolo e fu distrutta nell881 a seguito dellinvasione saracena, ci a giustificazione della

presenza dei legni combusti. Nellimmediato stata intrapresa unazione di recupero dei legni, funzionale al restauro. Tuttavia, il cambio di direzione della Soprintendenza 2008-2009 avvenuto tutta nel la
Figura 3 Molo ligneo rinvenuto nelle campagne di scavo 2006-2007.

blocc

procedura di restauro, che non si mai conclusa.

La dirigenza subentrata alla fine del 2009, tent la prosecuzione dellopera di restauro, ma loperazione si rese impossibile per mancanza di fondi. Insieme all'arresto del restauro dei legni, quanto rimaneva in situ fu interrato (reburial method)6, mentre i pezzi recuperati dal restauratore vennero riportati nei depositi archeologici di San Vincenzo, in attesa di un completamento del restauro. I reperti lignei recuperati, sono stati comunque trattati da parte del restauratore seguendo le raccomandazioni fornite a tal proposito da parte dell'ICR7, in modo tale da stabilizzarne le possibili condizioni di degrado.

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Il Prof. Marazzi, riferisce che il molo potrebbe estendersi su di un tratto ancor pi ampio. In prima istanza stata suggerita questa interpretazione, tuttavia il Prof. Marazzi suggerisce, pi verosimilmente, lidentificazione con una banchina. 6 CURCI 2006, pp. 21-26. 7 A tal proposito il Prof. Marazzi, non ha potuto fornire ulteriori dettagli sulle tecniche utilizzate. Si rimanda alla disamina del contributo di prossima uscita. Le operazioni, altres, sono avvenute nel rispetto delle norme stilate nella Carta del Restauro del 1972 (circolare n. 117 del 6 aprile 1972).

IL PROGETTO DEL PARCO ARCHEOLOGICO8. Con le ultime campagne di scavo, larea indagata si letteralmente triplicata, rispetto a quella indagata nei precedenti 18 anni, fornendo un quadro esaustivo sulla topografia del sito e sulla conoscenza della cultura materiale e pittorica dellinsediamento monastico, pressoch esponenziale. Ci ha reso indispensabile, in concomitanza con i lavori di scavo, unazione preventiva finalizzata al consolidamento delle strutture messe in luce, al fine di garantire che tutela e conoscenza marciassero di pari passo. I restauri, laddove le condizioni di conservazione delle strutture fossero particolarmente compromesse, hanno comportato anche interventi di integrazione, i quali si sono articolati nel rispetto dellevidenza archeologica, senza addurre mai alcunch di arbitrario o fittizio9. Le integrazioni si elevano di poche decine di centimetri al di sopra delle creste murarie, eccezion fatta per alcuni punti del sito, ove le strutture potevano essere maggiormente esposte a rischi di natura geologica, richiedendo degli interventi pi consistenti. Tuttavia anche in questi casi non stato mai forzato il dato della stratigrafia archeologica in elevato e lintegrazione rimasta scevra da qualsiasi rischio di sovrainterpretazione. Il materiale impiegato per il reintegro degli alzati stato in massima parte pezzame di travertino recuperato in situ, riducendo cos limpatto visivo degli interventi, i quali rimangono allo stesso tempo ben distinguibili grazie allapplicazione di un leggero sottosquadro e nel punto di contatto fra le parte originale e lintegrazione uno strato di schiuma di poliuretano, non degradabile. E stato creato inoltre un percorso di visita provvisorio e allo stesso modo delle

coperture per alcune strutture di maggior rilievo. Purtroppo nellinverno appena

trascorso, lingente portata dei fenomeni atmosferici a carattere nevoso, ha causato il collasso di alcune di queste coperture10 (fig. 4), inadeguate se rapportate alle particolarit climatiche del territorio.
Figura 4 Crollo delle coperture durante lo scorso inverno.

Altre opere in programma di realizzazione

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MARAZZI et alii 2004, pp. 155-159. BRANDI 1977, p.17. 10 Vd. notizia da Il Quotidiano del Molise, mercoled 15/02/2012, p. 18.

sono: servizi di accoglienza; una definitiva perimetrazione e recinzione dellarea destinata al parco archeologico; realizzazione di un adeguato sistema di presentazione del sito ( pannellistica, supporti multimediali, etc. ); completamento del Museo Archeologico di Castel San Vincenzo; adeguamento della rete viaria.

NUOVE PROPOSTE. Ad integrazione del summenzionato progetto, bisognerebbe in prima istanza escogitare degli espedienti che riescano a sopperire allendemica carenza di fondi, che spesso impedisce la prosecuzione dei lavori sia di scavo, che di ricerca. Una possibile strada da battere, potrebbe essere quella che avvierebbe il complesso monastico di San Vincenzo al Volturno, sulla via della sostenibilit. Come si detto pocanzi, il sito necessita di coperture adeguate per gli ambienti di pi alto valore e che maggiormente rischierebbero di incorrere nel rischio di distruzione a causa della continua esposizione agli agenti atmosferici. La proposta sarebbe, quella di sostituire le attuali coperture provvisorie, con solide strutture metalliche con tettoie a spiovente, atte ad ospitare pannelli fotovoltaici11 (fig. 5). La struttura

portante di queste coperture in grado di fronteggiare le situazioni climatiche pi critiche, offrendo una sicura protezione ai beni da tutelare, creando nel contempo un
Figura 5 Copertura a struttura metallica con pannelli fotovoltaici.

indotto

economico

derivante

dalla

produzione energetica. Questo indotto garantirebbe al sito, la possibilit di svincolarsi dallaltalenante gettito delle sovvenzioni statali e regionali, incanalando i proventi per le vicissitudini riguardanti il progetto del parco archeologico. In prima istanza, il completamento del Museo Archeologico di Castel San Vincenzo, che ospiter tutta la documentazione materiale e pittorica proveniente dal sito; listituzione di laboratori permanenti di ricerca, di restauro e di informatica applicata allarcheologia; proseguire il lavoro di scavo interrottosi nel 2007 e completare la discoperta dellapprodo fluviale di San Vincenzo al Volturno nella sua interezza; il completamento del restauro di tutte le opere messe in luce nellultimo decennio, con particolare attenzione al molo ligneo, ricongiungendo le strutture prelevate dal sito e sottoposte a restauro parziale, con quelle ricoperte e rimaste in situ.
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http://www.cramaro.com/ita/catalog/prodotti/power-cover.html.

Di pi, si proceder con il restauro totale della struttura12, in osservanza alla tecniche pi allavanguardia (fig. 6) per il trattamento dei materiali organici, e alla nuova collocazione in ambito museale della struttura originale. In luogo dellantica installazione, che verr sottoposta a studi tesi ad evidenziarne le tecniche costruttive e la biodiversit delle specie arboricole adoperate per la sua realizzazione, verranno realizzate delle strutture sostitutive ad hoc da ricollocare in situ, fruibili dal visitatore, che rispettino il criterio originale di realizzazione e che vedano limpiego dei medesimi materiali adeguatamente trattati con biocidi ecocompatibili, che ne impediscano il deterioramento Figura 6 preparazione della vasca per il sul lungo periodo.
trattamento con resina di kauramina.

Allo stesso modo anche gli splendidi affreschi, rinvenuti nei vari edifici cultuali, a seguito di un meticoloso restauro, potranno essere esposti presso la vicina sede museale, mentre fedeli copie verrebbero ricollocate nel sito, offrendo cos allavventore, un itinerario di visita ancor pi suggestivo.

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Per la prassi da adottare per la conservazione, il recupero ed il restauro dei legni ved. PETRIAGGI 2010, pp. 57-73. Per le pi comuni tecniche di impregnazione del legno bagnato ved. PETRIAGGI 2008, anche se il riferimento rivolto ai relitti, la tecnica valida anche per diverse tipologie di legni imbibiti; FIESOLI, GENNAI 2010, pp. 9-16. In particolare p. 14 per il trattamento con Kauramina, prodotto di condensazione a base di melammina e formaldeide in acqua, parzialmente eterificato, che affianca allottimo risultato conservativo la grande economicit, rispetto ai trattamenti canonici con il PEG o la Colofonia.

ABBRVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE.

BRANDI 1977: C. Brandi, Teoria del Restauro, Roma 1963, 2 ed. Einaudi, Torino 1977. CURCI 2006: J. Curci, The Reburial of Waterlogged Archaeological Wood in Wet Environments, in Technical Briefs In historical archaeology, 2006, pp. 2125. FIESOLI, GENNAI 2010: F. Fiesoli, F. Gennai, Trattamenti conservativi per il restauro di materiali organici imbibiti dacqua, in Gradus 2010/ 5.1, pp. 9-16. HODGES 2006: R. Hodges, Introduction. Surveys and excavations in the upper Volturno valley. in: Between text and territory. Survey and excavations in the terra of San Vincenzo al Volturno, London 2006 1-12. HODGES 2010: R. Hodges, Ripensando San Vincenzo al Volturno. In ArchMediev 37, 2010, pp.497-511. HODGES, MITCHELL 1993: R. Hodges, J. Mitchell, San Vincenzo al Volturno, 1. The 1980-86 excavations, 1. London : The British School at Rome, 1993 XXI. MARAZZI 2006: F. Marazzi, San Vincenzo al Volturno. Guida agli scavi. Ripalimosani 2006. MARAZZI et alii 2004: F. Marazzi, N. Paone, A. Schioppa, et al., San Vincenzo al Volturno, Isernia 2004. PETRIAGGI 2008: R. Petriaggi, Sperimentazione di una nuova procedura per limpregnazione del legno bagnato, in Gradus 2008/ 3.2, pp. 53-60. PETRIAGGI 2010: R. Petriaggi, Consolidated procedures and new solutions for the in situ conservation, recovery and restoration of archaeological wood and ancient wrecks from underwater or water-saturated environments, Archaeologia Maritima Mediterranea, 7, 2010, pp. 57- 73.

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