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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN ARCHEOLOGIA SUBACQUEA E DEI PAESAGGI COSTIERI

Settore L-ANT/09
Tesina di Topografia antica dei porti e degli approdi

PORTUALITA ANTICA NEL MARE ADRIATICO: IL SITO TARDO ROMANO ALLE FOCI DEL BIFERNO.

RELATORE: Giuseppe Di Carlo

Giuseppe Di Carlo PORTUALITA ANTICA NEL MARE ADRIATICO: IL SITO TARDO ROMANO ALLE FOCI DEL BIFERNO1.

PREMESSA.
Lattuale sviluppo costiero del Molise appare molto modesto, soprattutto se confrontato con quello delle limitrofe Puglia ed Abruzzo: esso si riduce infatti a poco meno di 30 km; lungo questa striscia di terra toccata dal mare vi un unico luogo con le caratteristiche atte ad un insediamento portuale: larea di Termoli; alle sue spalle vi un territorio con capacit produttive e ricettive inserite in un sistema commerciale a largo raggio grazie ad una rete viaria che consente unampia e rapida circolazione delle merci verso lentroterra, ma anche un bacino ben protetto con rotta commerciale marittima ed un percorso di via fluviale. Queste caratteristiche di base appaiono essere presenti anche nellantichit. Livio, a proposito della costa adriatica, parla in termini di importuosa litora (X, 2, 4): circumuectus inde Brundisii promunturium medioque sinu Hadriatico uentis latus, cum laeua importuosa Italiae litora, extra Illyrii Liburnique et Histri, gentes ferae et magna ex parte latrociniis maritimis infames, terrerent, penitus ad litora Uenetorum peruenit. Strabone, in VII, 5, 10 parla della costa adriatica come priva di porti, soprattutto se confrontata con la costa dalmata. Come fa notare giustamente il Braccesi2, le fonti antiche in effetti indicano ben pochi porti riferibili alla zona a nord del Gargano e a sud del Conero. Una mancanza di porti e di approdi che non deve essere considerata come unassenza totale, ma piuttosto come una diffusione di centri di scarsa importanza (si ricordi la descrizione straboniana del Sannio Frentano), il cui uso era reso difficoltoso probabilmente anche da altri fattori. I rapporti commerciali tra le due sponde delladriatico, trovano ampie attestazioni nel periodo repubblicano; di italikoi emporoi parla Polibio3, alla met del III secolo a.C.; tra le iscrizioni di italici rinvenute in area dalmata sono da segnalare alcune in cui il gentilizio rimanda a quelli usati nel Sannio: da Issa proviene un Pontius che fa una dedica a Mercurio, da Narona un Vibius che fa la dedica a Diana e dallager Naronensis due fratelli della gens Papia che fanno una dedica a Cesare33. Lutilizzazione di questa rotta pu spiegare anche la presenza delle monete di area

Per la stesura della tesina si fatto riferimento allarticolo di G. DE BENEDITTIS, Il porto tardo romano sulla foce del Biferno, pubblicato su FastiOnlineDocuments&Research 186 del 2010. 2 L. BRACCESI, Grecit adriatica, Bologna 1977, pp. 78-84. 3 Pol., II, 8, 2.

dalmata ed epirota4 e la grossa presenza di anfore rodie (circa un centinaio di anse tra leggibili e non) a Monte Vairano, a Larinum, ad Aufidena, ma anche alle Tremiti e in tutto lAdriatico, sia nei centri della Dalmazia che in quelli dellEpiro. Recenti ricognizioni lungo la costa molisana hanno permesso di rinvenire una nuova area archeologica posta nei pressi della foce del fiume Biferno, unampia superficie cosparsa di materiale archeologico lunga oltre 200 metri a ridosso della ferrovia adriatica. Larea si trova a breve distanza dalla rinascimentale torre costiera di Campomarino, in localit Marinelle Vecchie dove si presume fosse la foce antica del Biferno (fig. 1). Nella zona, sono state eseguite delle prospezioni nel 2007 e ripetute nel 2008, che hanno individuato unampia area con resti strutturali disposti lungo la riva del fiume in modo tale da far pensare a tracce di unantica intelaiatura portuale; i successivi saggi effettuati nel 2008 hanno evidenziato una necropoli e resti relativi ad unarea insediativa.

CENNI STORICI. Mentre le fonti classiche relative a questa parte della costa frentana non offrono dati particolarmente
Oltre a quelle presentate nel catalogo della mostra sul Sannio del 1980 (cfr. Catalli 1980, pp. 350-357) sono state rinvenute altre due monete della Lega Epirota: AE gr. 3.450, mm 22, 340; D/ Testa di Giove. R/ Corona dalloro. Franke V61 R73/74, V62 R75A, V63R75B; 280/270-235 a.C. Inv. 33363; Monte Vairano, Porta Monteverde, 22.6.79, E4/B/821. AE gr. 3.000, mm 16, 0; D/ APEE Testa di Artemide a d.; contorno perlinato. A d. della testa EE legate; a s. AP legate; R/ APEI RWTAN. Punta di lancia dentro corona dalloro. Franke V322 R413/414; 234/33-168/67 a.C. Inv. 33432. (per queste monete cfr. P.R. Franke, Die Antiken Munzen von Epirus, Wiesbaden 1961).
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consistenti, dalla documentazione altomedievale appare evidente la presenza di un porto alla foce del Biferno ben collegato con la vicina Larino. Un documento risalente agli anni 828-832 segnala qui la presenza di un Casale maris e di un porto5; il dato confermato anche dalla Chronica Monasterii Casinensis (ChrMC, 224, 12) e, in una forma ben pi esplicita, da un documento della Cancelleria Angioina (Cancelleria Angioina [1951], doc. 118, 34), dove questo approdo compare insieme a quello di Termoli. Su questo porto converge una rotta naturale che, attraverso le isole Tremiti, Pianosa e Pelagosa ha sempre permesso di raggiungere la sponda dalmata, anche con piccole imbarcazioni; questa forse la rotta ricordata dallimperatore bizantino Costantino Porfirogenito (De administrando Imperio, XXIX, 93, P.G., 113, 270).

LO SCAVO ARCHEOLOGICO. Gli scavi archeologici effettuati in questa zona hanno interessato una superficie molto limitata (6 x 13 m), ma con forti concentrazioni di materiale archeologico; qui stata individuata parte di una necropoli ove sono state riconosciute 18 tombe; se si escludono quattro appena visibili nelle pareti dellarea scavata, delle restanti tombe tre presentavano una copertura a

massetto, una era terragna e dieci alla cappuccina; quelle a massetto, di forma quadrangolare, hanno le pareti realizzate con embrici disposti di taglio e piano superiore

orizzontale realizzato con embrici uniti mediante malta giallognola; i materiali fittili utilizzati sono tutti di risulta tra cui tegulae mammatae e parti di colonne fittili (figg. 2-3); due sepolture accoglievano le spoglie di due giovinetti, le restanti non sono state ancora aperte. Considerata la dimensione dellarea scavata ed il numero delle tombe individuate la necropoli appare molto densa. Dalle ricognizioni di superficie stato possibile rinvenire materiale archeologico che fa pensare ad
E. CUOZZO, J.M.MARTIN, Documents indits ou peu connus des archives du Mont-Cassin (VIIIe Xe sicles), 1991, pp. 151-152.
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edifici di grosso pregio ornati da mosaici policromi e pavimenta sectilia; possibile ipotizzare che questo materiale ricco sia da attribuire ad un edificio ecclesiastico molto vicino alla necropoli a cui da associare il rinvenimento di un frammento marmoreo di iscrizione funeraria paleocristiana (la terza rinvenuta nel Molise); in base ai caratteri paleografici databile tra la seconda met del V e gli inizi del VI secolo d.C.6. La stratigrafia stata stravolta dallaratura fino al piano di calpestio della necropoli. Un canale di drenaggio risalente alla fine del XIX sec. ha inciso diagonalmente sullarea di scavo arrivando a danneggiare una delle tombe a cassone. I materiali raccolti durante le ricognizioni effettuate tra il 2007 ed il 2008 hanno evidenziato lutilizzazione dellarea dal II sec. a.C. al tardo Impero; dal IV sec. d.C. la frequentazione del sito sembra pi consistente. E a questo periodo che rimanda la ceramica sigillata africana7 di cui quasi l80% collocabile tra la fine del IV sec. d.C. ed il VI sec. d.C. (fig. 4). Lanalisi del materiale rinvenuto nel 2008

evidenzia la presenza di imitazioni della sigillata, sia del tipo acromo depurato che con rivestimento

rossastro. Lo stesso pu dirsi delle lucerne dove accanto alla sigillata africana compaiono diversi casi di imitazione8 (fig. 5). La ceramica comune ripropone gli aspetti gi indicati per la ceramica sigillata9 (fig.6). Questi dati trovano oggi un limite nel fatto di essere materiale sporadico raccolto in superficie; questa

limitazione vale anche per le anfore; dai frammenti rinvenuti10 appare ben
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G. DE BENEDITTIS (cura di), Il porto romano sul Biferno tra Storia e Archeologia, Campobasso 2008, p.190. A. CAPOZZI, La ceramica sigillata, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 99-107 8 F. MASCITELLI, Le lucerne, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 107-109. 9 A. NIBALDI, La ceramica comune, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 110-113. 10 V. COFELICE, P. MARINO, Le anfore, in DE BENEDITTIS 2008, pp.104-109.

rappresentato lo spatheion, presenza che propone un certo afflusso di merci tunisine; a questi si associano le LR 2 con la caratteristica spalla scanalata ed impasto omogeneo, documentate da un consistente quantitativo di frammenti di pareti (fig. 7). Tra le altre produzioni meritano di essere segnalati anche frammenti di ceramica dipinta a bande tipo Crecchio11 e a tratto minuto confrontabile con quella rinvenuta nel teatro romano di Venafro12. Da una prima analisi dei materiali possibile affermare che le anfore sono in prevalenza di produzione africana e solo in parte egeo-orientale. Numerose sono anche le evidenze numismatiche provenienti dallarea presa in esame, infatti, durante lo scavo e le ricognizioni di superficie sono state rinvenute circa 70 monete di bronzo, quasi tutte cronologicamente collocabili tra il IV ed il VI sec. d.C. Interessante, inoltre, il rinvenimento di un peso quadrato di bronzo coperto da patina dargento, la cui circolazione ha inizio tra il 300 ed il 350 d.C.13 Il peso presenta una forte consunzione della patina dargento su cui veniva impresso il valore ponderale6, presumibile che il suo peso attuale (g. 13,1) sia da riferire a quello di mezza oncia o tre solidi (g. 13,5). Sia la ceramica che gli altri materiali, tra cui alcuni frammenti di anfore LR 1 e 2 e due frammenti di ceramica tipo Crecchio lasciano supporre che la frequentazione dellarea, consistente tra V e VI, pur ridimensionandosi, perduri sino VII sec. d.C., momento questo dopo il quale non compaiono altre testimonianze. La dimensione della superficie di terreno interessata dalla presenza dei materiali archeologici, le prospezioni e la qualit dei materiali raccolti (tra cui molto marmo anche pregiato e lacerti riferibili a pi mosaici) lasciano pensare ad un centro di una certa consistenza controllato dai Bizantini forse in stretta relazione con la vicina citt romana di Larinum; questi dati, diversamente da quanto supposto14, permette di ipotizzare che tutta la costa medio-adriatica dallAbruzzo a Siponto sia stata tra V e VII sec. sotto il diretto controllo bizantino e che lo sia rimasto fino al consolidamento del ducato longobardo di Benevento. Se i dati archeologici sono ancora pochi, le prime interpretazioni delle prospezioni effettuate in questa zona nel 2008 non escludono la presenza di un kastron con articolazione viaria complessa.

A.R STAFFA., Bizantini e Longobardi fra Abruzzo e Molise (secc. VI-VII), in G. DE BENEDITTIS (a cura di), I Beni Culturali nel Molise: il Medioevo, Atti del Convegno (Campobasso 18/19 nov. 1999), Campobasso 2004, pp. 215-248. 12 B. GENITO, Ceramica dipinta a tratto minuto dal teatro romano di Venafro (Molise) (V-VII secolo d.C.), in L. SAGU , La ceramica in Italia: VI-VII secolo, Atti del Colloquio in onore di John Hayes, Roma 1998, pp. 705-714. 13 G.A. BRUNO, I pesi monetali, in G. VOLPE (a cura di), San Giusto, la villa, la chiesa, Bari 1998, pp. 261-262. 14 E. ZANINI, , Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina dItalia (VI-VIII secolo), Bari 1998, p. 322.

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE.

BRACCESI 1977: L. BRACCESI, Grecit adriatica, Bologna 1977. BRUNO 1998: G.A. BRUNO, I pesi monetali, in G. VOLPE (a cura di), San Giusto, la villa, la chiesa, Bari 1998, pp. 261-262. CAPOZZI 2008: A. CAPOZZI, La ceramica sigillata, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 99-107. COFELICE-MARINO 2008: V. COFELICE, P. MARINO, Le anfore, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 104-109. CUOZZO-MARTIN 1991: E. CUOZZO, J.M.MARTIN, Documents indits ou peu connus des archives du Mont-Cassin (VIIIe Xe sicles), 1991, pp. 151-152. DE BENEDITTIS 2004: DE BENEDITTIS (a cura di), I Beni Culturali nel Molise: il Medioevo, Atti del Convegno (Campobasso 18/19 nov. 1999), Campobasso 2004, pp. 215-248. DE BENEDITTIS 2008: G. DE BENEDITTIS (cura di), Il porto romano sul Biferno tra Storia e Archeologia, Campobasso 2008. GENITO 1998: B. GENITO, Ceramica dipinta a tratto minuto dal teatro romano di Venafro (Molise) (V-VII secolo d.C.), in L. SAGU , La ceramica in Italia: VI-VII secolo, Atti del Colloquio in onore di John Hayes, Roma 1998, pp. 705-714. MASCITELLI 2008: F. MASCITELLI, Le lucerne, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 107-109. NIBALDI 2008: A. NIBALDI, La ceramica comune, in DE BENEDITTIS 2008, pp. 110-113. STAFFA 2004: A. R. STAFFA., Bizantini e Longobardi fra Abruzzo e Molise (secc. VI-VII), G. DE BENEDITTIS (a cura di), I Beni Culturali nel Molise: il Medioevo, Atti del Convegno (Campobasso 18/19 nov. 1999), Campobasso 2004, pp. 215-248. ZANINI 1998: E. ZANINI, , Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina dItalia (VI-VIII secolo), Bari 1998, p. 322.

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