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nzioni ferroviarie, disegno sostenuto dal Nicotera, ministro dell'interno, avver sato dallo Zanardelli, ministro dei lavori

pubblici. Le lunghe e frequenti disqu isizioni fra i due ministri s'erano andate via via mutando in contese, e le cont ese in alterchi. Quel giorno, nella camera del Depretis, il dibattito s'inaspr pi che mai: sonarono parole gravi, tanto che finalmente il Nicotera, brandita una s eggiola, tent colpirne, traverso il letto dell'infermo, l'incocciato collega, il quale, pronto alle difese, aveva la sua brava seggiola brandita anche lui. Il ve cchio presidente, fatto schermo intanto alla testa con le braccia levate, gridav a, per paura che le nuovissime armi gli piombassero sulle gambe dolenti. Gli alt ri ministri cercarono d'impedire il tafferuglio; e il consiglio si sciolse e del le convenzioni non se ne parl pi per un pezzo. Depretis per se la leg al dito; e qua ndo, cinque o sei anni dopo, gli consigliavano di chiamare il Nicotera a far par te del Gabinetto, disse sorridendo: Ah, no, il Nicotera mai; ha buttato la seggiola all'aria e non ci pu pi sedere! E, discreto, taceva il peggio: cio che, uscito lo Zanardelli, il Nicotera , che lo seguiva, subito gli fu addosso e, accecato dall'ira, tent di buttarlo da lla finestra.. (MARTINI, Confessioni e ricordi). 4092. Di quanti Consigli di Ministri si tennero sotto la presidenza di Agostino Depretis, non si fece se non di rado processo verbale. Nel salotto di via Nazion ale, dove il Consiglio si adunava, non c'era che un piccolo tavolinetto tondo, s pesso senza carta ne calamaio. Una volta, Ferdinando Martini entr nel salotto, su bito dopo che i ministri erano usciti; e trov un solo pacco di buste messe l per f igura, su due delle quali qualcheduno s'era divertito a disegnare delle oche. No n pot, vedendole, trattenere un sorriso; e il Depretis, -che se ne accorse, sorri se anche lui e disse: Veramente le oche dipendono dal ministro dell'istruzione, ma quelle le ha fatte il ministro dell'agricoltura. (MARTINI, Confessioni e ricordi). 4093. Era un buon parlamentare; -ma, come ministro, era oltremodo neghittoso. Qu ando se ne and dal Ministero, furono trovate pratiche vecchie di molti anni tutto ra inevase. Il suo motto era: Non fare oggi ci che potresti non fare domani . (Rus so, Oratori). 4094. Fu detto il pi incorruttibile corruttore dell'istituzione parlamentare. E i l Sella con la sua fine ironia: Nello Stato egli non vede che la Camera, nella Camera non vede che la Sinistra, e nella Sinistra non vede che s. (Nuova Antologia, 1894). 4095. A un deputato di destra che biasimava non ricordiamo pi quale suo atto e si stupiva ch'egli l'avesse potuto commettere, il Depretis rispondeva scherzando: - Avete un bel dire; ma vorrei vedervi nei miei panni, a governare con gli uomin i del mio partito! (Nuova Antologia, 1887). 4096. Un giorno, alla Camera, il ministero da lui presieduto si trov improvvisame nte attaccato da ogni parte. Un deputato dell'opposizione fece un lungo discorso per dimostrare al Depretis che il suo ministero era morto ormai, e in tono iron ico si mise a farne l'elogio funebre. Tutta la Camera scoppi in una gran risata. Depretis, che era uomo di spirito, si alz e grid: Basta, signori! Un po' pi di rispetto per i morti. Le risate raddoppiarono, ma questa volta si rideva a favore del ministro, -che c on questa battuta di spirito salv per quel giorno il ministero. (FORTIS, Conversa zioni). 4097. Al triste annunzio della disfatta italiana a Dogali, Agostino Depretis, Pr esidente del Consiglio, ebbe tale scossa d morirne poco tempo dopo. Per tutto il giorno chiese ansioso una carta dell'Africa, invano cercata in tutte le librerie della capitale; e alla sera indag, su un vecchio atlante, dove stesse Dogali. Ma Dogali non c'era: e non c'era perch non esistette mai nell'Eritrea un luogo chia mato cos, prima che l'on. Raffaele Cappelli gli imponesse quel nome. Ed ecco come . Al Cappelli, segretario generale del conte di Robillant, Ministro degli Affari Esteri, tocc decifrare il telegramma che recava i primi affrettati ragguagli. Tu tto v'era chiaro, tranne la indicazione del luogo ove era avvenuto lo sterminio. La gravit dell'evento non tollerava annunzi indugiati; d'altra parte la determin azione del luogo non aveva essenziale importanza: se incorresse errore, Vera tempo correggere. Parve --al Cappelli ch, con le lettere

donate dalle cifre, un nome potesse comporsi: Dogali; e Dogali scrisse; e con qu el nome l'infausta collina fu consegnata alla storia. (MARTINI, Confessioni e ri cordi). DESAIX Luigi Carlo Antonio nato nel 1768; morto nel 1800, alla battaglia di Marengo; generale ed eroe della Rivoluzione Francese. 4098. Il generale Desaix era sublime come un eroe di Plutarco. Una volta fu fatt o prigioniero dagli Inglesi insieme con i suoi soldati. Lord Keith gli domand cor tesemente che cosa desiderasse. Un po' di paglia rispose per i miei soldati feriti. (CLARETIE, Evnement). 4099. Il generale aveva gi combattuto con Bonaparte in Egitto. In seguito era sta to fatto prigioniero da una fregata inglese. Tornato in Francia, seppe dei prepa rativi di Napoleone per la campagna d'Italia. Gli scrisse subito perch si serviss e dell'opera sua: Qualunque grado mi diate, sar contento. Sar con lo stesso piacer e generale o umile fantaccino! Napoleone lo volle subito con s e, al suo arrivo, esclam: - Eccovi finalmente arrivato! La vostra presenza per me come vincere una battagl ia. (Bibliothque Universelle, dicembre 1909). 4100. Desaix era infaticabile. Gli Austriaci, meravigliati della sua attivit, dic evano di lui: - Questo un uomo che non ha mai dormito. (CLARETIE, Evnement). 4101. Una sera Desaix era molto malinconico; e un suo amico ufficiale gli domand che cosa avesse. Oggi rispose Desaix non ho fatto nulla per la patria. Un giorno passato senza es ser utile alla patria, un giorno di meno che vivo. (CLARETIE, Evnement). 4102. Quando Desaix mor, nella battaglia di Marengo, Napoleone volle che il suo c adavere fosse portato a seppellire sul Piccolo San Bernardo ed esclam: Dar a Desaix le Alpi per piedistallo e i monaci del Piccolo San Bernardo per guar diani! (Bibliothque Universelle, dicembre 1909). DE SANCTIS Alfredo n. 1867 - m. 1954; attore comico italiano contemporaneo. 4103. Tanti e tanti anni fa, capit fra le mani del De Sanctis il copione di un dr amma di Emilio Fabre ricavato da un romanzo di Balzac. Il tipo del protagonista, colonnello Bridau, piacque all'attore e mise subito in prova il lavoro. Se non che, alla prima rappresentazione, mentre piacquero molto i primi tre atti, -l'ul timo fu sonoramente fischiato. Lo stesso esito preciso ebbe il dramma in altre c itt. Non c'era dubbio: al pubblico quel quarto atto non piaceva assolutamente. Ma allora al De Sanctis balen un'idea: chiam una sera i suoi attori e disse loro: Non so che cosa dir e far questa sera; ma qualunque cosa io faccia e dica, vi preg o di assecondarmi. I primi tre atti filarono via come un incanto e il pubblico non si stancava di a pplaudire. Arriv il quarto atto. Ebbene, nel quarto atto, De Sanctis improvvis una soluzione assolutamente nuova e originale, che faceva del dramma una commedia a lieto fine, tutta diversa da quella che l'autore aveva immaginato. Il successo fu pieno e cordiale: fu un vero trionfo. Da allora in poi il Colonnello Bridau f u replicato pi di duemila volte, sempre secondo la nuova versione del De Sanctis. Una sera al De Sanctis si present un signore che egli non conosceva: era Emilio F abre, autore della commedia, che aveva assistito alla recita in incognito e che veniva a congratularsi con l'attore. Gli disse: Se avessi avuto l'idea che avete avuto voi, avrei certamente guadagnato almeno m ezzo milione di franchi in pi di diritti d'autore! (MARIO CORSI, Maschere e volti ). DE SANCTIS Francesco nato a Morra Irpino nel 1817, morto a Napoli nel 1883; famoso critico letterario e - uomo politico italiano. 4104. Aveva poco pi di quattro anni, quando la nonna lo condusse col fratellino a pregare in una chiesa. Mentre appunto pregava con le mani giunte, vide accanto a se un ragazzo del popolo che diceva Avemmarie stando disteso per terra. Sembra ndo al bambino che quello facesse segno di maggiore umilt nel pregare, si distese anche lui per terra.

Che fai? domand la nonna, stupefatta. E il bimbo, indicando il monello, rispose:Fo come quello... Ma .riprese la nonna tu devi pregare Iddio da galantuomo e non da lazzarone. E lo aiut a rialzarsi. (DE SANCTIS, La giovinezza). 4105. Francesco De Sanctis era distrattissimo. Egli insegnava all'Universit di Na poli e faceva le sue lezioni nell'aula prima. Alle sue lezioni accorreva sempre un folto pubblico; che rest una volta molto maravigliato di non veder comparire i l professore, puntualissimo di solito, all'ora fissata per la lezione. Dopo un'o ra d'attesa, tutti erano vivamente preoccupati, e si mand anche a casa per saper e se per caso De Sanctis era ammalato. Uno degli ascoltatori era professore a su a volta e doveva andare a far la sua lezione nell'aula quinta. Vi si avvi, e fu m olto sorpreso nel vedere De Sanctis che se ne stava imperturbato sulla sua catte dra, e che, al suo entrare, gli si avvi incontro dicendo: A fare l'insegnante al giorno d'oggi non si hanno che amarezze. Sto qui da un'or a ad aspettare i miei alunni, e non viene nessuno. Ma gli disse allora il collega i vostri scolari vi aspettano da un'ora nell'aula prima. De Sanctis si guard attorno sorpreso e solo allora s'accorse di aver sbagliato au la. 4106. Quando Francesco De Sanctis fu fatto Ministro della Pubblica Istruzione, a nd al Ministero, ma, distratto come sempre, si dimentic di quel che andava a fare, e saliva le scale con aria preoccupata, tanto che il portiere, che non lo conos ceva, gli corse dietro e gli domand: Scusi, lei dove va? Vado dal Ministro rispose De Sanctis. Ma in quel momento si ricord della sua nomin a, e aggiunse con fare modesto: dal Ministro... che credo di essere io... 4107. Una mattina il De Sanctis si avviava alla stazione a piedi, e uno studente che l'incontr gli prese dalle mani la valigia, per evitare al professore il peso e l'umiliazione. Pi avanti, il De Sanctis incontr un altro professore e si mise a chiacchierare con lui sino alla stazione, dove giunto, riprendendo la valigia d alle mani dello studente, volle dargli mezza lira, scambiandolo per un facchino. Ma no, signor professore, che fa? si scusava, balbettando, il giovane. Come che faccio! rispose, seccato, il De Sanctis. Mezza lira pi che sufficiente, e io camorre non ne subisco. Ci volle del bello e del buono per farlo persuaso dell'equivoco. (PROVENZAL). 4108. Dovendo recarsi un giorno da Napoli a Roma, incontr in treno un amico con c ui si mise a chiacchierare piacevolmente. A un tratto, quando il treno aveva per corso gi parecchi chilometri l'amico gli domand notizie della moglie e della figli a, e solo allora De Sanctis si ricord di averle lasciate tutt' due nella sala di a spetto della stazione, dovendo partire con esse, se non che, per sbrigare una su a piccola faccenda, s'era assentato un momentino . Rimase molto male, ma ormai no n c'era pi nulla da fare! (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 4109. De Sanctis era stato invitato a un ricevimento ufficiale a Corte, ed, esse ndo Ministro della Pubblica Istruzione, dovette vestire l'abito ufficiale; se no n che sbagli e mise lo spadino a destra anzich a sinistra. Se ne accorse nella sal a del ricevimento un diplomatico, la cui spada s'incroci con quella del De Sancti s, e subito l'avvert sottovoce dell'equivoco. Ah, s! rispose De Sanctis a me tuttavia pare che la spada sia al posto giusto, ta nto vero, che, tanto io che voi, l'abbiamo tutti e due dalla stessa parte! 4110. Una sera, a Napoli, il ministro De Sanctis era ad un ricevimento in casa d i una gentildonna. Egli giocava agli scacchi, di cui era appassionatissimo, con un altro giocatore della sua forza, e tutti e due erano assorti nella partita mo lto interessante. La padrona di casa gli si avvicina e, porgendogli una tazzina, gli dice con voce dolce: - Ecco il suo t. De Sanctis, senza levar gli occhi dalla scacchiera, si fruga nelle tasche del pa nciotto, ne toglie una lira, la getta sul vassoio e dice: - Il resto per voi! 4111. Distrattissimo, and una volta, insieme con un amico, all'ufficio postale di

non so pi che citt e domand se vi erano lettere per lui. Come vi chiamate? domand l'ufficiale postale. Il De Sanctis non riusc a ricordarsi il proprio nome e cognome e si rivolse all'a mico, stupefatto, perch lo aiutasse: Fammi il piacere, dimmi tu come mi chiamo! (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 4112. Il colmo per delle distrazioni del De Sanctis fu forse quando present al Re un decreto da firmare, e dopo che fu firmato, prese il calamaio invece del polverine e vers sul decreto tutto l'inchiostro, avendo cura di sparge rne buona parte persino addosso al vestito del Re. (Fanfulla, 14 dicembre 1880). 4113. Quando Di Rudin arriv giovanissimo al ministero, s'erano riposte su di lui s peranze che tuttavia restarono deluse. Francesco De Sanctis disse allora questa frase mordace: Era sembrato alla Camera il fanciullo miracolo. Il fanciullo rimase, ma il mirac olo si dilegu. (GIOLITTI, Memorie). DESAUGIERS Marcantonio n. 1772 - m. 1827; poeta popolare e commediografo francese. 4114. Il popolo si era impadronito delle Tuileries. L'artista Desaugiers, curios o incorreggibile, si affrett ad accorrervi... per vedere. Giunto alla porta, vien fermato da alcuni uomini di assai brutto aspetto: - La tua coccarda, cittadino? Perch non hai la coccarda? ed il gruppo che lo circ ondava si faceva sempre pi minaccioso. Desaugiers si scopre, gira e rigira il cap pello in tutti i sensi, poi col massimo sangue freddo: t strano, l'avr dimenticata nel berretto da notte! (Encyclopdiana). DESBARREAUX Giacomo nato a Parigi nel 1599, morto nel 1673; consigliere al Parlamento. 4115. Desbarreaux era consigliere del Parlamento di Parigi, ed era stato nominat o relatore in una causa complicatissima e noiosa. Port l'affare pi alle lunghe che pot, e quando le parti reclamarono, le fece venire davanti a s, bruci in loro pres enza tutti gli incartamenti processuali e pag coi suoi denari le somme che le par ti contendevano. (PANCKOUCKE). 4116. Un giorno di' quaresima, Desbarreaux, che passava per ateo, entr in una tra ttoria e ordin una frittata al lardo. Mentre la mangiava, si scaten un furioso tem porale. Allora, tra i lampi e i tuoni, Desbarreaux prese il piatto con la fritta ta, spalanc la finestra e, gettando il tutto fuori di essa, grid: Oh, Dio! quanto chiasso per una frittata! (PANCKOUCKE). DESCHAMPS Emilio nato a Bourges nel 1791, morto a Versaglia nel 1871; poeta francese. 4117. Il poeta Deschamps domandava un giorno a un suo amico cacciatore: Ma vi par dunque che l'uomo abbia il diritto d'uccidere una pernice? Certamente gli rispose il cacciatore pur che quest'uomo abbia la licenza di cacc ia e la caccia sia aperta. E voi pensate, in coscienza, che si possa uccidere una pernice, creatura di Dio? - Sicuro, per mangiarla. - E voi credete che si possa mangiare una pernice? Certo, se cotta a punto. Il povero Deschamps sbalordiva sempre pi, e non ebbe il coraggio di continuare il suo interrogatorio socratico. 4118. I treni stavano, non ostante le predizioni pessimistiche di Thiers, prende ndo un netto sopravvento sulle diligenze. E Deschamps: - Peccato! Adesso non potremo esser lontani da nessuno! (Histoires litt raires). O 4119. In un salotto si parlava appunto di conversazioni e di salotti, comparan do i nostri odierni con quelli dei tempi andati. Emilio Deschamps, misantropo so rridente, disse: Oggi noi copiamo le poltrone e i canap del tempo di Luigi XIV e di Luigi XV. Beni ssimo. Ma, se imitassimo qualcuno degli uomini che ci stavano seduti sopra, non sarebbe meglio? Un'altra volta si parlava di medicina, in un salotto. E Deschamps usci fuori a d ire: La medicina un'arte che si esercita in attesa che la si scopra. (Histoires littra ires). DESFONTAINES (Pietro Francesco Guyot) n. 1685 - m. 1745; letterato francese.

4120. Desfontaines era avanti al magistrato come imputato, e bench cercasse di sc usarsi, il magistrato non gli prestava molta fede. Capirete gli disse che, se si desse ascolto agli imputati, non ci sarebbe pi ness uno colpevole! Ma capirete anche gli rispose Desfontaines che, se si desse retta agli accusator i, non vi sarebbe pi nessuno innocente! (E. GUERARD, Diction naire d'anecdotes). 4121. Il sommo Voltaire aveva pubblicato i suoi Elementi della filosofia di Newt on messi alla portata di tutti. L'abate Desfontaines ne fece un caldo elogio, ch e terminava per con queste parole: Peccato che la bella opera sia bruttata da mol ti errori di stampa; e uno ce n', pi grave di tutti, nel titolo: dove si legge mes si alla portata di tutti si deve leggere invece messi alla porta da tutti . (Ency clopdiana). DESFORGES (Giambattista Choudard, detto) nato a Parigi nel 1746, morto nel 1806; commediografo francese e attore. O 4122. Desforges era figlio di un mercante. A nove anni scrisse due tragedie ch e furono molto apprezzate, come una brillante promessa, da coloro che le lessero . Ebbe poi una vita molto avventurosa e galante, fin che, avendo suo padre falli to, dovette cercarsi un'occupazione. Si mise allora a copiar musica, guadagnando a stento la vita. Ricordandosi delle sue disposizioni di un tempo per il teatro , cominci a scrivere commedie e, siccome queste non bastavano per sostentarlo, si mise anche a recitare. Spos un'attrice e con lei and in Russia, dove l'imperatric e Caterina II gli diede una pensione annua di ventimila franchi con l'obbligo di recitare due sole sere all'anno. (LAROUSSE). 4123. Avendo avuto non so che dispiacere domestico, il Desforges si ritir a viver e in campagna e, per distrarsi, cominci a scrivere una commedia: Il sordo o l'al bergo pieno. Ma lavorava di cos mala voglia che, quando ebbe cominciato appena il secondo atto, smise. Capit un giorno a fargli visita il famoso attore Battista C adetto. Il Desforges si lament con lui di non essere pi in vena come scrittore com ico e, per prova gli lesse quel poco che aveva scritto della commedia. Battista non fu affatto del suo parere, anzi disse che la coni media era bellissima e lo incoraggi a finirla. Desforges la port a termine tanto per far piacere all'amico, ma senza nessuna convinzione. Poi la consegn a Battist a, perch ne facesse quel che voleva. Battista la lesse al direttore del teatro in cui recitava, il quale accett subito il lavoro e mand all'autore un compenso di v enticinque luigi. Desforges voleva ridarne indietro almeno una met, sostenendo ch e una simile schiocchezza non valeva tanto. La commedia piacque molto al pubblic o e fu considerata anche dai critici come la migliore che Desforges aveva compos to. Fu recitata duecento sere di seguito, e l'impresario mand all'autore altri ve nticinque luigi. (MAURICE, Histoire anecdotique du thatre). DESGARCINS Luisa nata nel 1770 morta nel 1797; attrice francese che ebbe una vita avventurosissim a. 4124. Era figlia di un capitano che, avendo avuto la disgrazia di uccidere in du ello un potente signore, dovette fuggire in esilio, dove rest per molti e molti a nni lontano dalla famiglia. In seguito, il capitano Desgarcins ottenne la grazia e pot tornare in patria a vivere con la sua famiglia a cui era molto affezionato . Tornato nell'esercito, vi fece carriera, e qualche anno dopo era colonnello. S e non che, nel prender possesso del suo reggimento, mentre il tenente colonnello veniva con la spada sguainata a presentargli le truppe, Desgarcins si accorse c he costui-era il fratello del gentiluomo ch'egli aveva ucciso in duello. Divenne pallido, e fu tanta la commozione che, con un grido, cadde a terra morto. (LENO TRE, Femmes). 4125. La vedova e la piccola Luisa ebbero dal ministro Malesherbes una piccola p ensione e vivevano pi che modestamente, in vera miseria. Quand'ecco conobbero un giovane, chiamato Giammaria, la cui origine non era troppo chiara: il povero rag azzo era un bastardo e, per tutta eredit, la madre gli aveva lasciato un plico su ggellato che doveva essere aperto soltanto il giorno che avesse sposato. Il bast ardo era stato raccolto da un buon prete, che lo aveva allevato con ogni cura. I l giovane s'innamor di Luisa, e Luisa dal canto suo gli corrispose con altrettant o amore. Furono fissate le nozze, e finalmente pareva che un po' di felicit doves

se brillare anche per i due sventurati. Il giorno delle nozze, prima di proceder e al rito, un notaio apr il plico. Lo credereste? Giammaria era un figlio adulter ino del capitano Desgarcins. E pertanto le nozze erano impossibili: la disgrazia ta Luisa era sorella del proprio fidanzato! E per di pi sua madre aveva scoperto un'infedelt del suo sposo! (LENOTRE, Femmes). 4126. Il povero Giammaria mor di crepacuore e anche Luisa stette sull'orlo del se polcro: finalmente guar ed entr in convalescenza. Era la primavera, e la madre la port a far qualche passeggiatina al Giardino delle Piante, che era vicino alla lo ro casa. Qui, credendosi sola, Luisa cominci a declamare un brano della tragedia Edipo re, cos adatta in certo senso alla sua tragedia. C'era per, invisibile alle due donne, perch seduto dietro un cespuglio, un involontario uditore, il quale no n era altri che il celebre Talma. Costui apprezz molto l'accento di verit e di dol ore che era in quella declamazione, ed avvicinatosi alle due donne, le persuase di far frequentare alla ragazza la scuola di recitazione. Cos a diciannove anni l a Desgarcins debutt alla Comdie-Franaise e vi si fece subito una bella fama, suscit ando entusiasmi, sebbene fosse piuttosto bruttina di viso, per l'arte con cui re citava e che gli spettatori giudicarono superiore persino a quella di Adriana Le couvreur. (LENOTRE, Femmes). 4127. Ma le sventure della povera Luisa non erano finite. Sebbene virtuosissima, ebbe la debolezza di cedere alle insistenti premure di un bellimbusto, Alfredo Allard, e divenne la sua amante. Luisa, ardente sino all'esaltazione, si diede a lui per la vita, esigendo in compenso da lui un'eguale fedelt. Se non che Allard non poteva esser fedele; essendo fatuo e leggero; e una mattina Luisa lo sorpre se tra le braccia di un'altra attrice. Luisa perdette la testa e con un pugnale si trafisse. Per fortuna, le lesioni non erano mortali, e l'att rice sopravvisse al suo tentativo disperato, ma la sua salute ne fu scossa profo ndamente. (LENOTRE, Femmes). 4128. La salute di Luisa ne rimase cos scossa che, per rimettersi, dovette abband onare il teatro e ritirarsi con la madre in campagna, in un casolare isolato. Un a sera, il 28 novembre 1796, la casa fu invasa dai briganti che legarono le donn e e le gettarono in cantina. Dopo aver spogliato la casa, i briganti scesero nel la cantina e, con un simulacro di giudizio, condannarono a morte le due prigioni ere. Mentre caricavano le pistole per ammazzarle, Luisa riusc a liberarsi del bav aglio e cominci a supplicare gli assassini con s dolci accenti, con tanto fervore che, come le era capitato tante altre volte a teatro, commosse gli ascoltatori s ino alle lagrime. Gli assassini, turbati, lasciarono l le due donne legate e se n e andarono senza far loro nulla di male. Se non che il giorno dopo, quando un pa ssante sent le grida che uscivano dalla cantina e liber le due donne, Luisa dalle emozioni provate era diventata pazza. Agonizz an cora un anno, in gran miseria, dimenticata da tutti; e mor che non aveva ancora v entotto anni. Poche donne furono perseguitate come lei dalla fortuna matrigna! ( LENOTRE, Femmes). DESIDERATA (Eugenia Clary, maritata a Bernadotte) nata a Marsiglia 1'8 novembre 1781, morta nel 1860; regina di Svezia. 4129. Desiderata Eugenia Clary era figlia di un ricco negoziante di Marsiglia: b ella, grassottella, con due begli occhi intelligenti, aveva sedici anni, quando una sera and con sua sorella maggiore, Giulia, all'epoca del Terrore, a reclamare la grazia di un loro fratello, messo in prigione come sospetto. La sala d'aspet to era piena di sollecitatori, e le due ragazze dovettero attendere a lungo; cos a lungo, che la piccola Desiderata si addorment e, quando si svegli, era calata la notte e nella sala non c'era pi nessuno: la sorella, dopo esser stata ricevuta d al proconsole, era stata fatta uscire da una altra porta. Smarrita, Desiderata u sc in strada e guardava qua e l perplessa e un po' spaventata di dover traversare la citt sola, di notte, in tempi tutt'alt ro che pacifici. La vide in quell'atteggiamento esitante un giovane ufficialetto , il quale premurosamente le domand che cosa avesse e si offr poi di accompagnarla a casa, con grande gratitudine della giovinetta. I due si piacquero, e quando l 'ufficialetto chiese il permesso di andarla a visitare il giorno successivo a ca sa sua, la ragazza glielo accord ben volentieri. Cos Desiderata conobbe Giuseppe B onaparte. (LENOTRE, Femmes).

4130. Il giovane Giuseppe Bonaparte, discorrendo con la ragazza, nei successivi appuntamenti, le parl di un altro ufficiale, suo fratello, che si chiamava Napole one e le chiese il permesso di poterglielo presentare. Napoleone fu in tal modo introdotto nella famiglia Clary. Se non che, appena vide la bellissima Desiderat a, se ne innamor e la volle per s, persuadendo il fratello Giuseppe che per lui sarebbe stata pi adatta l sorella maggiore Giulia. Giulia inf atti si fidanz con Giuseppe Bonaparte e lo spos. In quanto a Desiderata, essa dive nne fidanzata di Napoleone. I due innamorati andavano a passeggio sulla riva del mare e nelle campagne vicine, scambiando i loro progetti per l'avvenire. Senti, cara le diceva Napoleone fortunatamente, il governo mi ha destituito in q uesti giorni come ufficiale. Ebbene, noi prenderemo in affitto una fattoria, e s iccome io non ho ambizioni, ci ritireremo in campagna, dove io far l'agricoltore . Saremo felici e soli col nostro amore! Invece, qualche tempo dopo, Napoleone part per Parigi, per metter ordine nei suoi affari militari, e a Marsiglia non torn pi. (LENOTRE, Femmes). 4131. I due fidanzati, per altro, seguitarono a scriversi dolcissime letterine; fin che, un brutto giorno, Desiderata venne a sapere che Napoleone frequentava m olte belle signore e civettava con esse. Di una specialmente il suo istinto femm inile la faceva essere assai gelosa, Giuseppina di Beauharnais. Allora la bella Desiderata scrisse al fidanzato una letteraccia, piena di recriminazioni e di ma le parole. Bonaparte non rispose pi. Qualche tempo dopo, la poveretta veniva a sa pere che il traditore sposava proprio quella Giuseppina che lei odiava tanto! Volle vendicarsi del fedifrago. Essendo cognata di Giuseppe Bonaparte, i partiti non le mancavano. Tutti i compagni di fortuna dei Bonaparte le facevano la cort e: non aveva che da scegliere. Anche qui la serv l'istinto avrebbe po tuto dar maggiori noie a Napoleone, il generale Bernadotte. Il matrimonio si cel ebr il 17 agosto 1798. (LENOTRE, Femmes). 4132. Ella ormai odiava Napoleone e non bramava altro che vendicarsene. Ma propr io vero che spesso l'odio di una donna non altro che la maschera di un amore che si dissimula perch maltrattato. Quando Berna-dotte, suo marito, entr a Parigi ins ieme con gli alleati, finalmente vincitre di Napoleone, e questi, abbandonato da tutti, prendeva il cammino dell'esilio, la povera Desiderata esclam, esultante: Eccomi finalmente contenta! Se non che, invece di ridere, scoppi a piangere. Forse amava ancora il suo antico fidanzato pi di ogni altra cosa al mondo. (LENOTRE, Femmes). 4133. Durante la restaurazione, Desiderata, invece di raggGSPLIT:uPalazzi-Zanichel li 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smX#*U

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