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a fatica. Il conte ci prov, ma pigro come era, quel lavoro gli piaceva poco.

Pres e allora un servo a giornata, incaricato a segare la legna per lui: gli pagava p er questo lavoro dieci franchi il giorno, col patto che non dovesse dir nulla a nessuno. Ma il' p i bello che il medico, dopo qualche giorno, trov, che il suo malato stava molto me glio e aveva ripreso le sue forze; e volle pubblicare una dotta memoria per prov are, con l'esempio del Demidoff, l'eccellenza del suo nuovo metodo. (MAURICE, Hi stoire anecdotique du thtre). DEMOCRITO nato ad Abdera in Tracia nel 460, morto nel 361 - a. C.; grande filosofo greco. 4034. Avendo Democrito mangiato un cetriolo che sapeva di miele, si alz da tavola , per sapere da quale causa proveniva questo sapore. La cuoca gli disse di non lambiccarsi il cervello a scoprire il perch di quel fatto, dal momento che era st ata lei a mettere il cetriolo accanto a un piatto di miele. Democrito si arrabbi che quella donna gli avesse tolto la ragione e il gusto della ricerca e volle, n on ostante le sue parole e come se esse non fossero vere, cercare da se la causa del sapore; e arzigogolando da una ad altra ragione, per poco non fin col persua dersi che il fatto da lui osservato avesse una causa diversa da quella vera. (MO NTAIGNE, Essais). 4035. Domandarono un giorno a Democrito chi era, secondo lui, l'uomo pi ricco de lla Grecia. Colui che sa accontentarsi del poco che ha rispose Democrito. (EncycIopdie mthodiq ue). 4036. A Dario era morta la sua carissima moglie, ed egli ne era inconsolabile. D emocrito cerc invano di confortarlo, e quando vide che tutto era inutile, gli pro mise di risuscitarla, pur che Dario avesse trovato tre uomini completamente feli ci. Naturalmente questa ricerca import una fatica lunga,. che distrasse un po' il re dei Persiani: il tempo fece il resto. Allora Democrito, avendo visto che Dar io si era fatto pi ragionevole, gli disse che la sua promessa era impossibile e a ssurda, perch nessuno pu essere risuscitato da morte, e che la morte una sventura inevitabile per tutti. (PANCKOUCKE). 4037. Gli abitanti di Abdera, vedendo ridere continuamente Democrito senza una r agione, credettero che fosse impazzito e chiamarono il celebre medico Ippocrate perch lo visitasse. Costui infatti venne a trovarlo, ma, dopo aver discorso qualc he ora-con lui, sent tanta ammirazione per la sua saggezza, che agli abitanti di Abdera disse che pazzi erano essi e che Democrito era il pi savio della Grecia. ( PANCKOUCKE). 4038. Aveva uno straordinario spirito di osservazione, misto a una prodigiosa in tuizione. Avendogli Ippocrate portato del latte, un giorno ch'egli era malato, cap, bevendo lo, che era il primo latte che si tirava da una capra nera. Un'altra volta, solo a vedere una ragazza, cap che era vergine; e il giorno ,dopo , incontrandola nuovamente, disse che non lo era pi: aveva indovinato tutt'e due le volte. (Diversitez curieuses). 4039. Si narra che Democrito si accecasse a bella posta, guardando fissamente un bacino di rame illuminato dal sole, per poter meglio meditare al buio. (Diversi tez curieuses IV). DEMONACE filosofo greco, vissuto in Atene nel Il secolo a. C. 4040. Domandarono al filosofo greco Demonace che cosa pensasse dell'Inferno. Aspettate che io ci sia rispose il filosofo e allora ve ne scriver qualche cosa. (PLUTARCO). 4041. Un uomo, che era stato eletto a una carica importante in Atene, domand al f ilosofo Demonace come doveva contenersi. Il filosofo gli rispose: - Parla poco e ascolta assai. (PLUTARCO). 4042. Demonace si opponeva sistematicamente a ogni nuova legge. Gliene domandaro no la ragione, ed egli rispose: Le leggi non correggono i cattivi, e i buoni non ne hanno bisogno: dunque sono i nutili. (PLUTARCO).

4043. Il filosofo Demonace aveva i piedi storti e contraffatti. Gli furono rubat e le scarpe; ed egli si limit a dire: Possano quelle scarpe star bene al piede di colui che le ha rubate! (Encyclopdie mthodique). DEMOSTENE nato ad Atene nel 384; morto nel 322 a. C.; il pi grande oratore ateniese. 4044. Un giorno che il grande oratore voleva parlare agli Ateniesi riuniti in co mizio sulla piazza, il pubblico, rumoreggiando, diede chiaro segno di non volerl o ascoltare. Due parole sole riprese Demostene; fatemi dire due parole sole per raccontarvi l a storiella di un asino. C'era dunque un giovane che, per poter andare da Atene a Megara, prese a nolo un asino. Il padrone dell'asino, dovendo fare la stessa s trada, si un al giovane e per strada i due chiacchieravano amichevolmente. Ma, qu ando venne il mezzogiorno e il caldo era grande, i due si fermarono e si misero a far colazione. Il padrone dell'asino voleva stare all'ombra che l'asino faceva , dicendo d'aver dato in affitto l'asino, ma non anche la sua ombra. Invece il g iovane sosteneva che, avendo preso a nolo l'asino, doveva poter disporre di lui interamente. detto questo, Demostene lasci la tribuna e fece per andarsene. E come and a finire? domandarono tutti, cercando di trattenere l'oratore. Come! fece allora Demostene voi preferite sentir parlare dell'ombra di un asino, piuttosto che dei vostri interessi? (Russo, Oratori). 4045. C' una famosa battuta di Ferravilla nel suo teatro che non appartiene affat to al grande attore, ma... nientemeno di Demostene. I suoi concittadini gli avevano rimproverato d'esser fuggito alla battaglia di Cheronea. Demostene, seriamente e non gi (come si potrebbe supporre) per far ride re i suoi concittadini, rispose: Un uomo che si pone in salvo pu combattere un'altra volta! (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 4046. Gli Ateniesi avevano mandato ambasciatori al re Filippo. Costoro, al loro ritorno, lodavano molto il re per la sua bellezza, per la sua eloquenza e per la sua forza straordinaria nel bere. - Ma queste osserv Demostene non mi sembrano qualit da lodarsi in un re; la prima pi adatta alle donne, la seconda a un retore e la terza a una spugna. (PLUTARCO) . 4047. Eschine, rivale e avversario di Demostene, si oppose a che gli Ateniesi gl i decretassero una corona d'oro. Ma, nel processo che ne segu, l'eloquenza di Dem ostene schiacci le accuse di Eschine, che perdette la causa e fu mandato in esili o a Rodi. Il povero Eschine si trovava per senza soldi ed era molto imbarazzato. Essendo la cosa arrivata alle orecchie di Demostene, costui si rec dal suo nemico e gli offri una somma di denaro con tanto garbo e con tanta cordialit che Eschine non seppe rifiutarla, e, prendendo ,la somma, g li disse: Pensa come debbo essere triste di lasciare una patria, dove resta un nemico cos g eneroso, da augurarmi, ma non lo spero, di trovare altrove un amico che gli rass omigli. (PLUTARCO). 4048. Nel suo esilio di Rodi, Eschine declam un giorno ai Rodesi il suo discorso contro Demostene che gli era costato l'esilio: gli ascoltatori applaudirono cald amente. Allora volle declamare anche la risposta di Demostene; e gli applausi erano cos copiosi e insistenti che l'oratore dovette sospendere pi volte il suo dire per far calmare l'eccessiva foga del pubblico. Il buon Eschine non pot trattenersi alla fine di esclamare: E che fareste e direste mai, se questo discorso lo sentiste declamare da lui? (PLUTARCO). 4049. Un Ateniese era andato da Demostene perch accettasse la sua difesa contro u n tale che lo aveva insultato e maltrattato. Egli raccont al grande oratore il su o caso; ma Demostene, dopo averlo ascoltato pazientemente sino alla fine, disse: Scusa, ma io non credo affatto che tu sia stato ingiuriato come dici. L'altro ri cominci allora il suo racconto; ma ebbe lo stesso risultato. Come! esclam allora l'Ateniese, quasi fuori di s per non essere creduto. Come! Non

sono dunque stato maltrattato? Non sono stato ingiuriato? Oh! disse allora Demostene adesso s che ti credo, perch adesso mi parli finalmente con l'accento di uno che stato ingiuriato. (PLUTARCO). 4050. Un tale domand a Demostene quale era, secondo lui, la qualit pi pi necessaria all'oratore. La declamazione rispose. E la seconda qualit necessaria? La declamazione rispose ancora. E la terza? La declamazione. (PLUTARCO). 4051. Domandarono un giorno a Demostene con che mezzi si poteva diventare grandi oratori. Spendendo pi in olio che in vino rispose il grandissimo oratore; alludendo all'ol io delle lampade e quindi allo studio. (PLUTARCO). 4052. Un rivale di Demostene, volendo rimproverarlo perch i suoi discorsi erano t roppo elaborati, gli disse: Demostene, i tuoi discorsi sanno di olio. - Si vede subito -- rispose Demostene che i tuoi invece non ti hanno fatto spend ere nulla. (PLUTARCO). 4053. Domandarono un giorno a Demostene che cosa potessero fare gli uomini che p i li rendesse simili a Dio. E Demostene rispose: - Far del bene. (VALERIO MASSIMO). 4054. Gli Ateniesi volevano che Demostene sostenesse l'accusa nel processo contr o un tale che egli sapeva innocente. Siccome egli rifiutava, gli Ateniesi mormor avano contro di lui. Ateniesi, rispose egli io sono sempre pronto a darvi utili consigli, a rischio m agari di dispiacervi, ma voi non potrete mai fare che io calunni un cittadino. ( PLUTARCO). 4055. Demostene si rec apposta a Corinto per vedere la bellissima Laide. Avendole chiesto il suo amore, Laide ne pretendeva un prezzo che parve esorbitante. Io non compro a un prezzo cos caro un pentimento le rispose l'insigne oratore. (V oyage d'Antnor). 4056. Demostene predicava la guerra contro Filippo il Macedone; ma i suoi concit tadini ateniesi gli davano poco ascolto. Ogni volta che essi dovevano prendere q ualche decisione importante sulla questione macedone, interrogavano l'oracolo di Delfo, e questo dava sempre risposte che erano favorevoli alle tesi e agli inte ressi di Filippo. Demostene, supponendo che ci avvenisse a disegno, soleva dire: La Pizia filippeggia. (Encyclopdiana). 4057. Si dice che, mentre Demostene, mandato in esilio dai suoi concittadini ing rati, si allontanava dalla citt, stendesse le mani verso l'Acropoli e, rivoltoall a statua di. Pallade, esclamasse: O Pallade, signora di Atene, come puoi compiacerti delle tue tre ridicolissime b estie: la civetta, il drago e il popolo? (Eloquenza). 4058. Una donna aveva ricevuto in deposito una somma da due amici e parenti; ed era stato convenuto che essa non avrebbe potuto riconsegnarla che ai due riuniti . Dopo qualche tempo, le si present uno dei due e riusc a persuaderla che l'altro er a morto: ottenne cos dalla donna la consegna del denaro depositato; poi si allont an e non si fece pi vedere. Senonch, di l a poco, ecco presentarsi il secondo a richiedere il denaro e a minac ciarla di denunzia. Demostene, che difendeva la donna, disse all'udienza: - La depositaria pronta a restituire il denaro che le stato affidato; ma ella no n pu farlo se non ai due depositanti riuniti a norma della convenzione. E la caus a .non fu proseguita. (FEROCI, Giustizia e grazia...). 4059. Il grande oratore domand ad Aristodemo, autore di favole, quanto volesse pe r recitarle. Voglio un talento rispose Aristodemo. Oh! esclam Demostene ma io prendo assai di pi per tacere, (GARZONI, La piazza univ ersale di tutte le professioni).

4060. Fu rimproverato per l'amore del lucro. Un cittadino ricco e perturbatore, a nome Midia, aveva preso a schiaffi il grande oratore.- Demostene voleva intent argli il processo, ma desistette poi per alcune migliaia di dracme che Midia gli pag. I suoi avversari dissero allora e non a torto: La faccia di Demostene un patrimonio! (CIMBRO, Caporioni). DENIS Giovanni poeta inglese del XVIII secolo. 4061. Denis, che fece una guerra spietata a Pope, era molto invidioso dei buoni successi altrui e sempre trepidante per i propri. In un'epoca della sua vita, si ridusse molto male in salute: era magro, pallido, sparuto, coi segni dell'esaur imento nel volto e in tutta la persona. Fu chiamato il medico, che molto impress ionato di quel suo stato, gli domand che cosa- avesse. La critica rispose seccamente Denis. (GUERARD, Dictionnaire des anecdotes). DENIS Luisa n. 1712 - m. 1790; artista, nipote, compagna e confidente del Voltaire. 4062. D'Alembert dovette portare una volta una lettera alla signora Denis, e dom and poi al servitore a cui l'aveva consegnata, se la signora era a letto con sub marito. Il servo rispose ingenuamente: Se sia il marito non so; ma certo a letto con qualcuno. (E COLOMBEY, Ruelles, sa lons etc.). 4063. La signora Denis era molto brutta. Una mattina era in letto col suo second o marito, quando entr in stanza un contadino che doveva riportarle del denaro che ella gli aveva prestato. Vedendo quelle due teste, il povero contadino non si r accapezzava: - Signori, disse quale dei due la signora? (Improvisateur franais). 4064. La signora Denis prendeva lezioni d'inglese; ma la difficolt della pronunzi a la stancava, e un giorno, perduta la pazienza, esclam: Voi scrivete bread e pronunziate bred. Non sarebbe pi semplice dire invece pane? (Encyclopdiana). 4065. Uno sciocco faceva dei complimenti alla signora Denis sulla maniera con cu i aveva recitato la parte di Zaira nel dramma omonimo. Oh, si schermiva modestamente la signora per recitar quella parte bisognerebbe e sser giovane e bella! Eppure riprese l'ingenuo e goffo ammiratore eppure voi avete dato la prova del c ontrario. (LEON VALLE, La Sarabande). DE NITTIS Giuseppe nato a Barletta nel 1846; morto a Saint-Germain nel 1884; grande pittore italian o, vissuto' quasi sempre a Parigi. 4066. Il De Nittis and a Parigi giovanissimo, e in Italia, all'infuori della pitt ura, ben poco aveva studiato. Naturalmente cominci a parlare francese, ma con un forte accento barese, cos che non era facile capirlo. - Parlate pure italiano gli disse un giorno la principessa Matilde Bonaparte, ch e parlava benissimo la lingua dei suoi antenati. Altezza, rispose il pittore io non so parlare che il francese e il pugliese. (V. PICA, De Nittis). 4067. Certo con accento pugliese, ma con grande disinvoltura, De Nittis parlava invece anche l'inglese, tanto da farsi intendere nei suoi frequenti soggiorni a Londra. Ad un amico che gli chiedeva dove l'avesse imparato, rispose: - A Pompei! Come a Pompei? S, ascoltando le carovane dell'agenzia Cook che venivano a visitare le rovine. (E . BERGERAT, Souvenirs d'un enfant de Paris). 4068. Recatosi a trovare il celebre pittore Meissonier, ne fu ricevuto assai fre ddamente; ma l'italiano non si scompose e, tratta di tasca una vedutina di Posil lipo, la mise sotto gli occhi del pittore francese. Questi, colpito dalla vigoria e dalla finezza del dipinto, cambi subito tono e fi n per offrire al De Nittis di rimanere con lui nel suo studio, per preparare i pa esaggi da servire di sfondo ai suoi quadri storici ed aneddotici. Era la sicurezza e quasi l'agiatezza per il povero pittore barese; ma questi rif

iut, ringraziando, per conservare la propria libert. (V. PICA, De Nittis). 4069. Richiese un giorno allo scultore fiorentino Adriano Cecioni, suo consiglie re ed amico, che gli dicesse francamente il suo parere sui quadri che aveva dipi nto a Parigi per il Salon; il fiorentino gli rispose: - Tu li hai dipinti a imitazione del Fortuny. - vero, rispose il De Nittis. - Ma che hai forse bisogno di copiare dagli altri, tu? fece brusco il Cecioni. Il De Nittis lasci incompiuto il vasto quadro che. aveva sul cavalletto e ritrov q uella sua originalit che gli diede poi larga fama (V. PICA, De Nittis). 4070. Poich un regolamento di polizia urbana vietava a Parigi di arrestarsi a dip ingere sulla pubblica strada, De Nittis, per ritrarre le sue meravigliose impres sioni di vita parigina, stava lunghe ore a lavorare nell'interno di una carrozza presa a nolo. Ma una volta, mentre il pittore prendeva appunti per il famoso qu adro La Piazza delle Piramidi, il vetturino si volt a un tratto con aria di compa ssione e gli disse: Non viene, eh, questa signorina? Io credo che per oggi il signore possa mettersi l'animo in pace e andare a colazione! Aveva pensato che si trattasse di un appuntamento amoroso. (V. PICA, De Nittis). 4071. Un'altra volta, un cocchiere insospettito dalla lunga sosta del pittore o forse dalla sua fisionomia truce di meridionale barbuto, and di nascosto ad avvis are una guardia, e De Nittis dov sostenere un lungo interrogatorio prima di esser e rilasciato. (V. PICA, De Nittis). 4072. Con chi avete studiato in Italia nella vostra prima giovinezza? fu domanda to al pittore gi celebre da un giornalista francese. Avec Monsieur Vro, rispose, serio serio, il De Nittis. (V. PICA). 4073. Quando dipingeva, soleva tener chiuso l'occhio destro con cui vedeva poco e male; mentre col sinistro scorgeva ogni minimo particolare. . Peppino ha un oc chio solo diceva di lui un amico; ma quello non un occhio, un trapano! (V. PICA, De Nittis). 4074. Alfonso Daudet, fermatosi un giorno a contemplare a lungo, con viva e schi etta compiacenza, un gruppo di quadri del De Nittis, ebbe a dire che ci che gliel i rendeva in particolar modo attraenti era che, dinanzi ad essi, egli sentiva ch e erano stati ideati ed eseguiti da un uomo che non sapeva il latino. (V. PICA, De Nittis). 4075. noto che il pittore De Nittis prediligeva le tinte delicate, le tonalit bas se, i paesaggi sfumati. Un. giorno il conte Roberto di Montesquiou, eccentrico poeta decadente, si rec a far visita al poeta Jos Maria de Hrdia, che, come si sa, era molto colorito come po eta: Montesquiou, per intonarsi alla maniera poetica dell'ospite, aveva messo un a cravatta rutilante, un cappotto tempestoso. Hrdia doveva quel giorno vedere De N ittis e invit Montesquiou ad accompagnarlo. Ma io non posso decentemente presentarmi da lui con un abito cos coloristico! oss erv Montesquiou. Passiamo un momento a casa mia, tanto che io mi possa vestir col or gola di piccione! Cos fu fatto; e il raffinatissimo Montesquiou si vest di color opale: da capo apie di egli era tutto una gamma delle pi sottili sfumature perlacee. E adesso disse andiamo pure da De Nittis. Ora s che ho il suo colore! (BuzzicHiNi e PIAllI, Taccuino di Musetta). 4076. Per esprimer la propria ammirazione per il De Nittis, da lui cordialmente amato e stimato per la fedele e viva imitazione dal vero, e punzecchiarne un alt ro, cordialmente detestato per la sua insincerit, il Degas diceva: Se De Nittis fosse vissuto ai tempi dei Greci e dei Romani, che servizio avrebbe reso all'archeologo Grme! (V. PICA, De Nittis). 4077. Giunto all'apice della fama, De Nittis fu ricevuto dal re Umberto II ilqua le gli disse: Quando un artista della vostra valentia ha avuto la fortuna di nascere in Italia , a Roma che deve stabilirsi, ed di Roma che deve ritrarre gli aspetti sulla tel a. 9 Maest, rispose con franchezza il pittore se fossi rimasto in Italia, non sarei probabilmente il poco che sono adesso. a Parigi che devo la mia fama, ed anche l

a soddisfazione, cos dolce al mio cuore e di cui mi sento davvero orgoglioso, di vedermi oggi rivendicato dai miei compatrioti. (V. PICA, De Nittis). 4078. Nel suo suntuoso villino, a Parigi, De Nittis offriva ricevimenti, a cui i ntervenivano i pi noti artisti e letterati; e dava pranzi per i quali, a imitazio ne di Rossini, il celebre pittore preparava lui stesso squisite pietanze. In una di queste riunioni, avendo il De Goncourt affermato che la vita non mette conto di essere vissuta, e tutti i presenti acconsentendo a tale giudizio, il s olo De Nittis disse che anzi la vita era bella, che egli era perfettamente felic e, e che sarebbe stato pronto a rivivere la propria esistenza giorno per giorno. Quattro giorni dopo il pittore, non ancora quarantenne, moriva per aneurisma. (V . PICA, De Nittis). DENNERY Adolfo nato a Parigi nel 1811; motto ivi nel 1899; autore drammatico e romanziere, famo so ai suoi tempi, autore tra l'altro delle Due orfanelle, che ebbero molto succe sso anche fuori di Francia. 4079. Dennery aveva un carattere molto mite, che faceva contrasto con quello aut oritario e violento della moglie. Un giorno, nel rincasare, trov sulla porta sua moglie che se ne andava. Cara, le disse a che ora credi di poter tornare a casa? Quando mi piacer rispose duramente la moglie. Dennery: Certamente, ma mi raccomando d'essere precisa e di non tornare pi tardi. (L'Est illustre, settembre 1935). DENON Domenico n. 1747 - m. 1825; gentiluomo francese, diplomatico, artista, direttore del muse o del Louvre. 4080. Recatosi ragazzo a Parigi, la sua suprema ambizione era di farsi notare da l re al suo passaggio, e per questo era sempre sulla sua strada. Il re not infatt i questa insistenza del giovane, e un giorno gli disse: - Che volete da me? - Semplicemente vedervi rispose Denon. Il re sorrise e lo prese a proteggere. Qualche tempo dopo, divenne maestro d'inc isione di Madama Pompadour. (FRANCE, La vie littraire III). 4081. And un giorno a far visita a Voltaire. Il grande uomo fece dire che non pot eva riceverlo. Ma io rispose Denon sono suo ciambellano e ho diritto di vederlo. Cos dicendo, Denon trattava Voltaire come un re, e il filosofo ne rest lusingato. Lo ricevette infatti, e Denon s'ispir a quella visita per una stampa che incise c ol titolo: Una colazione a Fernet'. (FRANCE, La vie littraire III). 4082. Era addetto all'ambasciata a Roma, quando scoppi la Rivoluzione Francese; e poco dopo seppe che il suo nome figurava nella lista degli emigranti. Allora co raggiosamente rientr subito a Parigi e, col suo fascino speciale, divenne amico d el Comitato di Salute Pubblica, che si serv di lui come disegnatore di uniformi. Il 9 termidoro gli fece perdere i suoi nuovi protettori; ma egli non se ne preoc cup, sicuro di saper conquistare il favore di qualunque altro nuovo padrone. Infa tti una sera, mentre si. trovava a conversare in casa di Talleyrand, un generale gli domand una limonata. Denon gli tese il bicchiere e si mise a chiacchierare c ome lui solo sapeva fare. Dopo mezz'ora aveva conquistato l'amicizia del giovane generale, che era Napoleo ne. (FRANCE, La vie littraire III). DENTATO (Curio Manio) console romano, vincitore dei Sanniti; esaltato come modello di virt repubblicane , specialmente per la modestia e pel disinteresse. Console nel 290, mor nel 274 a . Cr. 4083. Curio Dentato, il valoroso console romano che era il terrore dei nemici, aveva come suo unico bene un poderetto che serviva al suo sostenta- mento. Quand o i Sanniti erano in guerra coi Romani, vedendo le cose volgere alpeggio per essi, mandarono a Curio Dentato una deputazione dei loro cittadin pi ragguardevoli per impegnarlo a dare il suo aiuto a ci che ottenessero dal Senato Romano una pace onorevole e a buone condizioni. I messi lo trovarono nel suo cam picello, seduto su di uno sgabello accanto al fuoco, nell'atto di mangiare alcun

e poche cipolle sopra un piatto di legno. I deputati allora gli presentarono i r icchi doni che i Sanniti gli mandavano, consistenti in oggetti d'oro e di argent o, pensando cos di corromperlo con la ricchezza dei regali. Io rispose Curio Dentato non desidero ne oro n argento; preferisco comandare a co loro che ne possiedono. E rifiut garbatamente i doni. (Magazine historique, 1764). DEPINAY Prospero scultore della seconda met dell'Ottocento. 4084. Lo scultore Depinay aveva il vizio del giuoco. Era disperato di non saper vincere la tentazione, tanto pi che, oltre a perdere tutte le notti nelle bische, perdeva anche molti denari essendogli avversa la sorte. Ma tant', per sforzi che facesse, il vizio era cos incallito ormai ch'era pi forte di lui. Prov a coricarsi la sera presto; ma poi, si svegliava a met della notte e pensava: Scommetto che, se questa sera fossi andato a giocare, avrei vinto . E il pensiero si faceva cos assillante, che egli alla fine si diceva: Del -resto, siccome questa volta sei stato forte ed hai resistito, per premiarti, vai pure a giocare! Uno strappo non guasta l'abitudine . E si levava nel cuor della notte, per correre a giocare. (DANDOLO, Le memorie di un antiquario). DEPRETIS Agostino nato a Mezzana di Piemonte nel 1813; morto a Stradella nel 1887; avvocato e uomo politico italiano, pi volte Ministro e Presidente del Consiglio. 4085. Il Depretis faceva mostra di qualche disprezzo per il parrucchiere e anche nel vestire andava piuttosto trasandato. Appena a capo del mi- nistero, per qua lche settimana si fece veder pettinato e con la barba assestata; ma poi se n dime ntic. Sebbene capo dei ministri, rest fedele alle sue abitudini modeste; e fin che non ebbe preso moglie, rimase in una cameretta mediocrissima in via Belsiana, i n casa di un'affittacamere francese, madama Orsola, pettinatrice; la quale ebbe sempre molta cura del suo pigionante e gli serviva anche da introduttrice degli ambasciatori e dei sovrani, quando venivano a trovarlo. (PESCI, I primi anni di Roma capitale). 4086. In occasione di alcune manifestazioni politiche in Romagna, il Presidente Agostino Depretis aveva dato ordini di reprimerle con severa energia. Felice Cav allotti gli telegraf: In Romagna impera sfrenata reazione; popolazione indignata preparata rata a resistere; piacciate dirmi se Romagna. trovasi in Russia . Depre tis rispose: Ricevo suo telegramma che mi ha inorridito. Frattanto ricevo telegr ammi prefetti che dicono tutto in ordine. Ho consultato ambasciatore russo, che assicurami per molto meno essere col abitudine mandare dimostranti cambiar aria S iberia. Porti questione alla Camera, dove le dar migliori ragguagli sui sistemi r ussi. Il telegramma lungo, ma paga il Governo . (Minerva, 16 settembre 1925). 4087. Agostino Depretis diceva che la politica estera era una dolorosa necessit . - Bisogna farne seguitava meno che se ne pu. Quando poi si ve--dono avanzare dei nuvoloni neri all'orizzonte, basta mettersi con le spalle al muro e aprire l'omb rello. (Eloquenza). 4088. Felice Cavallotti, in un suo discorso, rimproverava Depretis di aver allon tanato da lui tutti i migliori uomini politici, quali Crispi, Fortis, Zanardelli , Cairoli. Depretis, con un sorriso: - Ma, caro Cavallotti, i voti si contano, non si pesano! (Russo, Oratori). 4089. Di un vecchio deputato che era in politica da almeno una venti-cinquina d' anni, Depretis ebbe una volta ad esprimere, richiesto, il seguente parere: L'ho conosciuto venti anni or sono a Torino, e allora era uno sciocco calzato e vestito. Quello che posso dirvi di oggi che da allora ha venti anni di pi. (Miner va, 30 agosto 1932). 4090. Un giorno, un signore dall'aspetto molto modesto si present al portinaio de lla casa in via Nazionale dove abitava Depretis, allora Presidente del Consiglio dei Ministri. - t in casa Sua Eccellenza? - Sissignore, al terzo piano risponde il portinaio. E anzi, se lei sale da lui, faccia il piacere di portargli questo paio di calzoni che mi aveva dato da stira re.

Il signore prende i calzoni e sale, sale. Finalmente vede scritto sulla porta: D epretis . Meravigliato di non vedere n uscieri, n guardie, ne servitori, suona il c ampanello e aspetta almeno dieci lunghi minuti. Alla fine la porta si apre e sul la soglia compare un vecchio in pantofole con una lunga barba bianca. Vuole annunciarmi a Sua Eccellenza? domanda il signore. Sono io risponde il vecchio. E, scusi, lei chi ? Sono il re di Grecia; e questi sono i suoi calzoni che il portinaio mi ha dato p er lei. (Giornale delle donne, 5 agosto 1887). 4091. Nel 1877 il presidente del Consiglio dei Ministri Agostino Depretis, costr etto a letto per uno dei suoi soliti attacchi di gotta, convoc ad una adunanza di Gabinetto i colleghi nella propria stanza. Si stava discutendo un disegno di le gge su certe conveGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4 692-9DC5-DA0556BA26AC}smy#1}T

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