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te di Mazzini, che si serviva di lui per la propaganda rivoluzionaria.

Si raccon ta che un giorno giunse da Anversa al Crispi un pesce enorme, con grande sorpres a del desti- natario, il quale non poteva capire da che parte gli giungesse un c os luculliano regalo. Aperto il pesce, Crispi gli trov nelle viscere ben dodici pa cchi di opuscoli accuratamente involti in carta cerata. Un'ora dopo, essi erano sparsi i n vari punti di Parigi. (FORTIS, Crispi). 3636. Era talmente affezionato alla madre, che quando questa si ammal ed egli era in esilio a Parigi, il padre glielo nascose, temendo che altrimenti, a costo di commettere un'irreparabile imprudenza, egli sarebbe corso in Sicilia, esponendo si cos alle severe e feroci condanne del Borbone. Per la stessa ragione, al padre manc il coraggio di annunziare al profugo la morte di lei. E, pietosamente bugia rdo, in fine di ogni sua lettera scriveva: Tua madre ti benedice . Lo benediceva certo... ma dal cielo! Quattro anni dopo, mor anche il padre, dopo rapida malatti a. Crispi ne fu accoratissimo e con un suo amico carissimo si rammaricava soprat tutto pel dolore che di quella morte avrebbe avuto sua madre. Ma lo interruppe l'amico tua madre morta da quattro anni! Il colpo fu cos tremend o pel Crispi, che non perdon mai a quell'amico, e da quel giorno non volle pi vede rlo. (FORTIS, Francesco Crispi). 3637. Quando era esule in Piemonte, e versava in difficilissime condizioni econo miche, gli avevano offerto di collaborare al Risorgimento. Ma, siccome egli non condivideva allora le idee politiche di quel foglio, rifiut l'offerta, dicendo: - Un giornalista non mica un calzolaio, che fa le scarpe per tutti i piedi! (FORTIS, Crispi). 3638. A Torino, Crispi dovette sopportare la miseria pi nera. Finalmente fu assun to come redattore del Progresso, giornale fondato da Cesare Correnti. Il Corrent i, che era il direttore del giornale, percepiva lo stipendio di novanta lire il mese. Novanta lire percepiva pure il Depretis, che faceva i reso- conti parlamen tari. A Crispi, come pi giovane, lo stipendio fu fissato in lire sessanta mensili . Per poter sbarcare il lunario, il povero esule doveva mandare articoli anche a vari altri giornali d'Italia. Sgobbava molto in redazione, ma trovava anche il tempo di studiare, per prepararsi alla sua futura carriera politica. (FORTIS, Cr ispi). 3639. Quando Francesco Crispi fu esule a Parigi, nel 1856, vi aveva conosciuto a lcuni agiati borghesi che erano diventati suoi amici. Costoro avevano una figlio letta di cinque anni, una bella bambina bionda dagli occhi cerulei. Crispi la pr endeva sulle ginocchia e le portava le chicche. La piccina, in compenso, gli but tava le braccia al collo e gli tirava i mustacchi con le sue rosee manine. Tornato in Italia, l'aveva perduta di vista. Sapeva che suo padre era stato ucci so nel 1870 dai Comunardi, e che la famiglia, priva del padre, si trovava in str ettezze. Una mattina, quando era ministro, Crispi ricevette una letterina da Par igi. Era della sua piccola amica, diventata adesso giovinetta: l'avvertiva che i suoi erano in grande miseria, che ella e sua sorella lavoravano per mantenere l a vecchia madre, ma ora essa non aveva altra speranza che un certo posto per il quale tuttavia le si chiedeva una cauzione di mille lire. Le chiedeva al Crispi, con la promessa di restituirle a rate mensili. Crispi mand subito le mille lire, e quando il mese dopo la piccola amica mand puntualmente la prima rata, Crispi l a ritorn alla fanciulla, consigliandola di mettere quei denari in una cassa di ri sparmio. (FORTIS, Crispi). 3640. Durante i turbamenti politici che accompagnarono la formazione del regno d 'Italia, Francesco Crispi, che era allora semplice deputato per Palermo, ebbe oc casione pi volte di parlare col cardinale Gioacchino Pecci, che era arcivescovo d i Perugia. Una volta il Pecci disse a Crispi: Ella un uomo molto abile, e le aperta una bella carriera. Vedr che, tra non molto , ella sar ministro e forse anche Presidente dei Ministri. Al che Crispi rispose: Accetto l'augurio; ma, quando io sar Presidente dei Ministri, Vostra Eminenza sar papa. E la duplice profezia si avver proprio nei termini nei quali era stata fatta. (Th e North American Review, agosto 1892). 3641. Sull'alba di una bella mattina di aprile del 1860, un amico intimo di Cris

pi lo incontr, raggiante, poco lungi dal palazzo Cavour a Torino. Da dove vieni? gli domand stupito di quell'incontro mattutino. Ho avuto test un lungo e simpatico colloquio con Cavour. Tu! esclam, molto sorpreso, l'amico, il quale sapeva che, appena tornato al poter e, Cavour aveva fatto sapere al Crispi che doveva lasciare Torino, dove la sua p resenza non era gradita. Io, proprio io! rispose Crispi E ci siamo intesi su tutto! Poi Crispi strinse affettuosamente la mano all'amico e si allontan rapidamente. I n quel colloquio Crispi aveva sottoposto al grande statista l'impresa dei Mille e ne aveva ottenuto appoggi e promesse che assicuravano l'esito della spedizione . (FORTIS, Crispi). 3642. Per organizzare l'insurrezione della Sicilia, Crispi vi torn sotto falso no me, col passaporto di un tal Manuel Pareda, argentino. E per darsi meglio le ari e di un forestiero, tra un convegno e l'altro con gli amici politici, si mise a far visite ai monumenti, accompagnato da guide, non che le solite gite d'obbligo di tutti i turisti stranieri: tra le altre, fece un'ascensione fin sulla cima d ell'Etna insieme con un turista inglese, il quale, molto orgoglioso di averla co mpiuta, esclam: Ci voleva proprio un Inglese, come sono io, e un Americano, come siete voi, per salire a tanta altezza! Yes. rispose il Crispi, sorridendo per quel suo americanismo di circostanza. (FO RTIS, Crispi). 3643. Garibaldi rest .perplesso e titubante sino quasi alla vigilia di partire pe r la spedizione di Sicilia. Anzi l'antivigilia parve che le perplessit prevalesse ro, e Garibaldi stette l l per rinunciare a partire. Crispi cercava di togliere al generale ogni dubbio. Ma Garibaldi non rispondeva. Da quasi un'ora passeggiava su e gi per la stanza in cui era solo con Crispi. A un tratto si piant ritto dinan zi a Crispi, gli fiss in viso gli occhi duri, fieri, e gli disse: Mi rispondete voi della Sicilia? S generale. Sulla vostra vita? Sulla mia vita. Badate, guai a chi m'inganna! - Se v'inganno farete di me ci che vorrete. - Sta bene. Allora partiremo. E due giorni dopo, il 5 maggio, la spedizione salp da Quarto. (FORTIS). 3644. Liberata la Sicilia, Crispi, segretario di Garibaldi, fece una severa epur azione nella magistratura siciliana; e tra gli altri aveva eliminato il procurat ore del Re Barbagallo. Costui non si rassegnava ad andarsene. And a Torino, ma l g li dissero che tutto dipendeva da Crispi. Ma come tentar di rimuovere costui dal la propria decisione? Chi l'avrebbe osato? Io rispose coraggiosamente la bella e risoluta figlia del Barbagallo. Andremo in sieme, si capisce, ma parler io. Andarono. Le prime accoglienze furono piuttosto brusche; ma la coraggiosa ragazz a non si lasci spaventare. E difese le ragioni del padre con calore, con angoscia , e finalmente scoppi in pianto. Quel pianto fu pi efficace di ogni parola. Il Cri spi ne fu scosso, e il babbo Barbagallo ottenne la chiesta riparazione. Crispi, dopo qualche anno, spos la bella piangente. (FORTIS). 3645. Il Petruccelli della Gattina, lo scrittore indiavolato dei Moribondi di Pa lazzo Carignano, chiese un giorno a Francesco Crispi a quale gruppo della Sinist ra parlamentare appartenesse: Siete voi mazziniano? No rispose Crispi. Siete garibaldino? Neppure. E che cosa siete dunque? Sono Crispi. (F. PETRUCCELLI DELLA GATTINA, I moribondi di Palazzo Carignano). 3646. Quando, nel 1864, fu deputato alla Camera italiana, sedette a -sinistra tr a i deputati garibaldini, ma aveva gi cessato di essere repubblicano. _Al deputat o Mordivi che lo accusava di ci, come di una defezione, Crispi rispose con la for

mula che ebbe fortuna: - La monarchia ci ha uniti, la repubblica ci dividerebbe. (ARDAU, Crispi). 3647. Per Francecso Crispi le figure pi alte del Risorgimento italiano erano Vitt orio Emanuele, Garibaldi e Mazzini. Vittorio Emanuele disse un giorno fu un gran re e second lealmente la rivoluzione ; non avrebbe per potuto, da se, ne provocarla ne compierla... Garibaldi il pi gra n condottiero che mai sia stato al mondo, una grande anima, ma assolutamente ine tto a governare un villaggio. Mazzini il pi grande di tutti. Fra cento anni, chi scriver la nostra storia chiamer il tempo nostro il secolo di Mazzini. E Cavour? gli chiese Ferdinando Martini. Cavour? Che cosa ha fatto Cavour? Niente altro che diplomatizzare la rivoluzione . Il Martini confessa che, giovane- allora, non os rispondere, ma pens: E scusate se poco! (MARTINI, Confessioni e ricordi). 3648. Sebbene monarchico, non volle per far mai atti di servilismo verso la dinas tia. Quando Depretis s'era vantato d'essere servitore di Casa Savoia , Crispi ris pose con fiera dignit: - Noi invece siamo gli amici del re e non i suoi servitori. (ARDAU, Crispi). 3649. A Francesco Crispi, Presidente del Consiglio, si present un giorno un bel t ipo di poeta bolognese, certo Caburazzi, il quale, avendo in animo di farsi edit ore di una grande rivista letteraria La Rivista d'Europa, voleva che il ministro desse ordine alle artiglierie dei forti e delle regie navi di sparare cento colpi al momento preciso in cui La Rivista d'Europa avrebb e lanciato il nuovo verbo. Il Crispi ne fece le pi allegre risate del mondo. Inut ile dire che all'erario dello Stato fu risparmiato questo non indifferente dispe ndio. (CENACCHI, Vecchia Bologna). 3650. Quando re Umberto and a visitare l'arsenale di Taranto dove era impostata l a corazzata Italia, disse a Benedetto Brin che lo accompagnava: Fatemene una decina, di queste Italie. Francesco Crispi, che era presente, interloqu rude: Quanto a me, non desidero che cento milioni di lire, per comprare un. milione di fucili a cento lire l'uno. (V. FORLEO, Taranto dove la trovo). 3651. Quando il capogabinetto del suo ministero spos, Crispi invit a celebrare la cerimonia il suo amico cardinal Hohenlohe. Il Crispi stesso faceva da testimonio . Finita la cerimonia, durante il rinfresco, il cardinale, scherzando, pose sull a testa di Crispi il suo zucchetto rosso e gli disse: Se diventer papa, voi sarete il mio unico segretario di Stato! Accettate il patto ? (Die Zeit, 12 settembre 1903). 3652. Quando Crispi and a trovar Bismark, nel 1877, parl con lui degli stipendi ch e erano dati in Prussia agli impiegati. dello Stato, e si vide subito che questi erano pagati assai meglio che in Italia. pagati Il servire lo Stato disse Crispi non reca ricchezza, ne deve recarne; ma dovrebb e bastare al sostentamento di coloro che vi si prestano. Spesso invece, servendo lo Stato, un uomo si rovina. Stando al governo, si diventa poveri. Un ministro riceve venticinquemila lire di stipendio, somma affatto insufficiente per vivere secondo il proprio grado. Massimo d'Azeglio, dopo esser stato tre anni ministro , dovette vendere i cavalli e dipingere quadri per vivere. (Deutsche Revue, apri le 1894). 3653. In una sua visita a Bismark, il figlio di costui, Erberto, gli venne a par lare della bugia politica. Il Crispi disse: A parte la questione puramente morale, di solito la bugia politica una goffaggin e. Scusi, Eccellenza, ma in certi casi si sarebbe molto imbarazzati, se non si rico rresse a una bugia. Talvolta la gente v'interroga con tale sfrontatezza... Allor a che si fa? Si tace rispose Crispi. Bismark intervenne nella conversazione, dicendo: Io non dico volentieri bugie; ma confesso che qualche rara volta ho dovuto ricor rervi. Lo feci costretto e fui sempre adirato con coloro che mi ci costringevano

. (Deutsche Revue, maggio 1894). 3654. Francesco Crispi, nel 1878, aveva pensato di affidare ai salesiani la dire zione della Casa di pena di Torino. Ma poi cambi parere, dicendo: - Io conosco bene don Bosco; egli capace, di questi detenuti, di farmene dei pre ti. E di preti ne abbiamo gi abbastanza. (PIANTELLI, Da mihi animas). 3655. Dopo l'attentato del 13 settembre 1889, in cui un fanatico per poco ammazz ava Francesco Crispi, la sua piccola amica parigina gli mand le sue felicitazioni per lo scampato pericolo e concludeva: - Che brutta cosa la politica! Povera bambina! esclam Crispi come hai ragione! (FORTIS). 3656. Crispi aveva ordinato al nostro ambasciatore a Berlino, Lanza, di vedere s ubito l'imperatore per comunicargli qualche cosa d'importante. Lanza rispose che vedere l'imperatore non era facile. Crispi insistette, rimproverandolo che in v entisette mesi da che era ambasciatore non avesse disposto le cose in modo da po ter vedere l'imperatore ogni volta che bisognasse. Lanza, credendosi colpito dal rimprovero, mand le dimissioni; ma Crispi gli telegraf: Fate anzitutto il vostro dovere, e poscia toccher a me provvedere . Lanza cap quel richiamo al dovere e chiese udienza all'imperatore. Allora Crispi scrisse un'affettuosa lettera al Lanza, dicendo: Voi, soldato e patriota, mi com prendete e spero che andremo sempre d'accordo . E naturalmente di dimissioni non si parl pi. (ARDAU, Crispi). 3657. Nella crisi del 1894, l'estrema sinistra voleva a ogni costo la testa di S onnino. Staccatevi da Sonnino, e noi saremo con voi aveva detto Felice Ca- vallotti a Fr ancesco Crispi. Io non mi staccher da Sonnino rispose Crispi; e rivolgendosi a Carducci che gli s edeva vicino, spieg: Sonnino uomo di studi e di coscienza e va sorretto. E poi bi sogna preparare qualcuno per l'avvenire. Carducci usc poi dalla casa di Crispi insieme con Vincenzo Morello, e a un tratto , interrompendo il discorso che aveva cominciato sulla letteratura, esclam: Ma sapete che bello, molto bello quello che fa Crispi? Mi piace questo suo non a bbandonare i compagni di viaggio nemmeno per alleggerire la propria nave in peri colo! (Russo, Oratori). 3658. Nel 1894, Crispi ministro dovette andare a Milano per accompagnare i sovra ni che vi inauguravano un'esposizione. Recenti erano stati i moti di Sicilia e l a soppressione, per opera del Crispi, dei Fasci siciliani. Il popolo gl'improvvi s una dimostrazione ostile, a base di fischi e di urla: Ladro, paga le cambiali! Viva la Sicilia e la libert! Morte a Crispi! . Crispi attravers la folla in una car rozza: era con lui Manfredo Camperio, l'eroe delle Cinque Giornate. Nessuna scor ta aveva voluto Crispi, nessun apparato di forza. E al Camperio, sorridendo di, tutta -quella gazzarra, disse: Altri fischi abbiamo udito noi in altri giorni, che costoro non hanno udito mai: i fischi delle pallottole! (ARDAU, Crispi). 3659. Francesco Crispi, dopo Adua, dalla Camera dei Deputati si rec. al Senato pe r comunicare anche ad esso le dimissioni del Gabinetto. Tolta la seduta, l'aula si spopol rapidamente, e anche i colleghi del Crispi anda rono via. Crispi rimase solo. Si avvicin a lui il senatore Patern e lo accompagn fi no alla carrozza che lo attendeva al portone di palazzo Madama. Crispi invit il s uo amico a salire in vettura, e quando furono soli, mettendogli una mano sulla s palla, gli disse: La misericordia di Dio infinita, ma la vilt degli uomini la supera! (Minerva, mag gio 1924). 3660. Aveva una grande fede, in un'epoca in cui tutti erano scettici, e troppo o rgoglio, in mezzo a un popolo troppo umile. Di questa fede e di questo orgoglio diede prova il giorno che disse di s: Signori, io mi chiamo Domani. (Nuova Antologia, 16 agosto 1912). CRISTIANO VII Re di Danimarca nato nel 1749, morto nel 1808; re di Danimarca. 3661. Quando and and a Parigi, a far visita a Luigi XV, divenne popolare per alc uni garbati motti di spirito che disse.

Il vecchio re di Francia, vedendolo cos giovane, gli aveva detto: - Potrei esser vostro nonno! E il galante Cristiano VII, pronto: - Non mancherebbe che questo alla mia felicit. (Revue de Paris). 3662. Un giorno, alla corte del re di Francia, comparve la marchesa di Flavecour t, sorella del duca di Choiseul. Che giovane signora! esclam Cristiano VII, ammirato. Il re Luigi XV gli fece allora notare che la marchesa aveva pi di cinquant'anni. Cristiano VII rest meravigliato e quasi incredulo, e quando alla fine si dovette persuadere che era vero, osserv con molta finezza: E questa un'altra prova che alla Corte di Vostra Maest non s'invecchia. (Revue de Paris, 1 novembre 1898). 3663. Quando questo re, nel 1766, pass per, l'Olanda, gli si present un nobile ola ndese che, mostrandogli la propria genealogia, gli fece vedere che essi in quatt ordicesimo grado erano parenti. Il re danese, con molto spirito, gli disse: Cugino, io per sono qui incognito: fate anche voi altrettanto. E lo piant in asso. (AMERIGO SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 3664. Cristiano VII re di Danimarca aveva stretto relazione amorosa con Caterina Beauthaken, una ragazza molto vivace e divertente, che, vestita da uomo, andava col re e coi suoi compagni a far delle rumorose passeggiate notturne per le vie di Copenhagen. L'allegra masnada rompeva i vetri alle finestre e faceva tanto c hiasso che dovevano intervenire le guardie notturne. Spesso il re, ubriaco, torn ava vacillante alla reggia, seguito da un lungo codazzo di nottambuli che gridav ano e cantavano. Per far rompere al re questa relazione ci volle la minaccia di un'insurrezione p opolare. (Revue de Paris, 1 novembre 1898). CRISTINA di Svezia n. 1626 - m. 1689; regina di Svezia; nel 1654 abdic in favore di suo cugino Carlo Gustavo. 3665. Quando Cristina di Svezia nacque, era cos pelosa, che venne creduta un masc hio. Subito dopo per, le cameriere s'accorsero dell'errore e andarono a comunicar lo al re. Costui non si mostr troppo dispiaciuto e disse: Ringraziamo a ogni modo Dio. Spero che questa figlia valga un maschio. Certo dev e essere abile, se ci ha ingannati tutti. (Anecdotes du Nord). 3666. Era ancora bimbetta di due anni, quando and col re e con la regina a Colmar . Il comandante della piazza voleva sparare i soliti colpi a` salve; ma, temendo che essi potessero spaventare la bambina, ne chiese il per messo al re. - Sparate pure disse il re: mia figlia figlia di un soldato, e dovr accostumarsi a questi rumori. Allora il governatore fece sparare cento colpi, e Cristina dimostr tutta le. sua contentezza, battendo le mani e volendo, quando i colpi furono terminati, che co ntinuassero ancora. (Anecdotes du Nord). 3667. Quando mor il re Gustavo Adolfo, il maresciallo della Dieta propose di elev are sul trono la figlia sua Cristina, che aveva allora appena sei anni. Un membr o della Dieta, dell'ordine dei contadini, disse: Chi questa figlia di Gustavo? Non la conosciamo. Fatecela vedere. Il maresciallo diede ordine che la bambina fosse portata innanzi all'assemblea. Cristina apparve infatti e fu dal maresciallo sollevata sulle braccia, perch tutt i la potessero vedere. Ella guardava intorno a s tutta quella gente, senza la min ima soggezione, e anzi con uno sguardo fiero e veramente da regina. Il contadino che aveva voluto vederla la consider a lungo, e.poi disse: S, rassomiglia veramente tutta a suo padre; noi la vogliamo per nostra cos Cristina fu proclamata regina. (Encyclopdie mthodique). 3668. Cristina di Svezia fu dunque regina a sei anni. Poco tempo dopo, essa avre bbe dovuto ricevere un'ambasceria di Moscoviti, come allora si chiamavano i Russ i. I cortigiani ebbero timore che la fanciulla si spaventasse di quei visi gravi e barbuti, e che si mettesse a piangere. E di che cosa dovrei aver paura? domand la regina.

I cortigiani allora si misero a descrivere i Russi con colori spaventosi, insist endo specialmente sulle loro lunghe barbe. Lo strano era che coloro che parlavan o avevano lunghe barbe anch'essi. La regina si mise a ridere. Che m'importa delle barbe? rispose. Voi avete, per esempio, barbe lunghissime, e io non vi temo affatto. (Anecdotes du Nord). 3669. Quando la regina Cristina seppe che i rivoluzionari inglesi avevano taglia ta la testa al loro re Carlo I, non se ne mostr troppo commossa, e disse: - Dopo tutto Carlo non sapeva che farsene della sua testa; e gli Inglesi hanno f atto bene a tagliargliela, come cosa superflua. (Anecdotes du Nord). 3670. Cristina prefer sempre il merito alla nobilt dei natali. Il suo cancelliere Salvius aveva condotto felicemente in porto alcuni negoziati, dimostrando grande abilit, fedelt e saggezza. Essa in compenso lo nomin senatore, sebbene fosse di um ilissimi natali e per la nomina a senatore occorresse, per lunga e inveterata co nsuetudine, la nobilt della nascita. A chi le faceva notare la cosa, essa rispose : - Quando il Senato deve deliberare in una questione difficile, non domander i suoi membri quanti quarti possono vantare, ma che cosa bisogna fare. A me e al mio S tato occorrono uomini valenti. (Encyclopdie mthodique). 3671. Cristina diceva al suo ministro Espartero: - Ti ho fatto duca della Vittoria, marchese, conte, ma non ho mai potuto fare di te un gentiluomo. (KARR, Gupes). 3672. La regina Cristina di Svezia non metteva di notte una cuffia in testa, ma avvolgeva questa con un asciugamano. Una volta, cos conciata, se ne stava a letto , e nella sua stanza alcuni cantanti italiani stavano dando un concerto in suo o nore: concerto che ella sentiva da dietro gli ampi cortinaggi, senza esser vedut a. Ma a un tratto, nel punto pi saliente del concerto, la regina, presa d'entusia smo, mise fuori il capo dalle cortine, esclamando: Per Bacco, come cantate bene! I cantanti, a quel suono di voce, si voltarono, e a vedere quella strana figura con l'asciugamano in testa, ebbero paura e, tralasciato il concerto, se la diede ro a gambe. (DUCHESSA D'ORLEANS, Correspondance). 3673. La regina Cristina non voleva maritarsi. I Ministri e i Grandi del regno f acevano le pi vive sollecitudini perch essa recedesse da questa ostinata volont. El la rispose loro: Non mi obbligherete a maritarmi. Preferisco, nell'interesse del mio Stato, desig narvi un buon principe come mio successore; mentre da me potrebbe nascere magari un altro Nerone. (Encyclopdie mthodique). 3674. Ella scelse come successore suo cugino, il principe Carlo Gustavo Palatino e gli disse: Io abdico in vostro favore; ma pongo queste condizioni: mi riservo di metter boc ca quando credo negli affari dello Stato; voglio essere perfettamente libera e i ndipendente; voglio che voi rispettiate tutti i provvedimenti che ho preso e che manteniate tutti i funzionari che io ho nominato. A queste condizioni rispose il principe io non accetto di regnare. Bravo! osserv allora la regina Io vi ho messo queste condizioni per mettervi alla prova. Ora mi accorgo che siete degno di succedermi, perch avete un concetto esa tto dei diritti incomunicabili della corona. (Anecdotes du Nord). 3675. Quando Cristina abdic, fu accompagnata alla frontiera da un funzionario del nuovo re Carlo Gustavo. Costui, prima di congedarsi, disse all'ex regina: - Sua Maest mi ha dato incarico di chiedere la vostra mano di sposa. - Grazie rispose Cristina; ma, se avessi desiderato prendere un marito, lo avrei preso quando potevo farlo re; e non mi adatterei a prenderne adesso uno, perch m i facesse regina. (Anecdotes du Nord). 3676. Quando la regina Cristina ebbe abdicato la corona, part da Stoccolma e si f erm per qualche tempo ad Anversa. Li si trovava il principe di Cond, che volle and are a trovarla, dicendo al suo seguito: Bisogna proprio andare a vedere questa regina che abbandona cos facilmente e senz a nessuna ragione una corona, mentre noi combattiamo tanto e tanto ci affatichia mo per guadagnarcene una, senza mai poterci arrivare. (Encyclopdie mthodique).

3677. La regina Cristina, quando fu a Roma, confid ai suoi amici che voleva farsi cattolica, e a chi gliene domandava la ragione, rispondeva: Perch questa e non altra deve essere proprio la vera religione, dal momento che t utti i papi che ho conosciuto erano dei perfetti imbecilli, i cardinali altretta nto, e dunque si vede proprio che chi governa veramente la Chiesa cattolica e la fa star in piedi, nonostante tante nullit, Dio in persona. (LAROUSSE). 3678. Un giorno a Roma la regina Cristina stava ammirando una magnifica statua d el Bernini, rappresentante la Verit. Un cardinale le disse: Vedo che voi, regina, ammirate la verit. Non tutti i sovrani fanno altrettanto. vero - rispose Cristina ma non tutte le verit sono di marmo. (Encyclopdie mthodique ). 3679. Cristina, quando fu a Bruxelles, abiur pubblicamente la religione luterana per abbracciare il cattolicismo. Vi furono grandi festeggiamenti e la sera si di ede uno spettacolo in suo onore al teatro. I protestanti, irritati di quella con versione che essi non credevano sincera, dissero a questo proposito: giusto che i cattolici diano questa sera una commedia a colei che questa mattina ha recitato loro una farsa. (Encyclopdie mthodique), 3680. Un gesuita si congratulava con lei per la sua conversione. Adesso voi sare te messa tra le sante, le disse insieme con Santa Brigida di Svezia. Oh, in quanto a questo rispose Cristina sarei pi contenta se mi si mettesse tra l e savie! (Encyclopdie mthodique). 3681. Cristina di Svezia si meravigliava della grossezza della grata di un parla torio di religiose, e ne domand la ragione all'abbadessa, dicendo: Se voi avete fatto dei voti, perch mettete le grate? E se avete messo' delle grat e, perch avete fatto dei voti? (DE LA BATUT, L'esprit des grandes hommes). 3682. In una sua gita a Marsiglia, fu accolta con onori regali, e tra l'altro do vette ascoltare un'infinit di discorsi che l'annoiavano profondamente. Avendone a scoltato uno pi lungo e noioso degli altri, un ufficiale francese la preg di dimos trare all'oratore la sua soddisfazione. Certo rispose Cristina la grande soddisfazione che abbia finalmente terminato. ( Encyclopdie mthodique). 3683. Cristina portava un giustacuore e una parrucca da uomo. A Fontainebleau, p arecchie dame di corte le vennero incontro per baciarla, il che le fece dire: Che furore hanno mai queste signore, di baciarmi! t forse perch assomiglio ad un uomo? (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 3684. La regina Cristina di Svezia fece gran colpo al suo arrivo a Parigi. Ma il giudizio pi giusto di lei fu dato forse da Vignaul-Marville, che, in un crocchio dove se ne parlava, disse: Sapete com'? Quando la natura dovette formare Cristina, rest in forse: dapprima el la voleva fare una donna; poi, ripensandoci, cambi parere e volle farne un uomo; infine torn alla prima idea, e fece definitivamente una donna, ma rest nella sua f igura e nel suo carattere qualcosa di maschio, e specialmente vi restarono tutti quanti i difetti maschili, senza che per mancasse nessuno dei tanti deliziosi di fetti femminili. (E. COLOMBEY, Ruelles, salone etc.). 3695. Una sera, in un salotto parigino, Gilbert Iesse, in presenza di Cristina e di molti letterati francesi, una sua commedia che era molto libera, per non dir e libertina. Chapelain, l'autore della noiosissima Pulcella, la critic pertanto a ssai; Menage la difese. Allora la regina Cristina, volgendosi a Menage, gli diss e: Menage, avete ragione voi; una bella commedia. In quanto a Chapelain non gli bad ate: il poveretto vorrebbe che ogni cosa fosse pulcella. (PANCKOUCKE). 3686. L'orientalista Saumaise era a letto con la gotta e, per ingannar il tempo, leggeva il Moyen de parvenir di Broalde de Verville. Cristina di Svezia entr in q uel mentre per fargli una visita. Saumaise nascose in fretta il libro sotto il g uanciale, perch la regina non lo sorprendesse a far una lGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smM L

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