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capitolo iii

RELIGIONE, SOCIET E SCIENZA


Giovanni Pugliese Carratelli
Sommario: 1. Dal mthos al lgos. 2. La plis e la cognizione dei valori umani. 3. Tradizioni e innovazioni nella sfera religiosa. 4. Eusbeia e vita morale. 5. Cosmologia ed escatologia. Divinazione e mystria. 6. Sopho e philsophoi. 7. La scoperta del ksmos.

1. Dal mthos al lgos


Dalla fase pi remota della loro esperienza religiosa tutte le popolazioni del mondo antico, classico e orientale, hanno visto nella volta celeste la sede di un misterioso potere, regolatore dellalternarsi dei giorni solari con le notti lunari e sideree e del ritmo delle stagioni, e arbitro dei fenomeni atmosferici; unanaloga forza hanno immaginato riposta allinterno della Terra quale produttrice della vegetazione e dei fenomeni vulcanici e sismici come delle tempeste. Spontaneamente si quindi iniziato un processo di divinizzazione del Cielo e degli astri cos come della Terra: naturalmente esso ha avuto differenti corsi e aspetti, in relazione con le vicende e le tradizioni di ciascun popolo, il cui pantheon stato quindi formato e riformato, non senza suggestioni provenienti da altre culture. Degli astri, quelli che hanno primamente ricevuto un culto quali numi distinti sono stati il Sole e la Luna, presenti in ogni pantheon, e nella divinizzazione del cielo prevalsa ovviamente limmagine notturna della volta celeste, disseminata di innumerevoli lumi rifulgenti sullo sfondo tenebroso. Una radicale trasformazione si per verificata quando gli sviluppi di comunit vaste e complesse, organizzatesi intorno a centri urbani, e poi la costituzione di veri e propri Stati hanno comportato una configurazione dei culti definita in rapporto con la fisionomia e la funzione attribuite a ciascuno dei numi, tra i quali hanno assunto un posto preminente quelli che impersonavano le oscure forze della Natura, il cui potere si estendeva su tutti i viventi. Nel medesimo tempo si faceva sentire lesigenza di una teologia connessa con le incipienti interpretazioni, necessariamente mitiche, della variet e della mutevolezza degli aspetti del Cosmo e dei destini degli uomini: nella formazione dei miti i modelli non potevano essere offerti che dai sentimenti e dai pensieri che accompagnavano le quotidiane esperienze tecniche e intellettuali degli uomini, e in menti pi creative il mthos diveniva stimolo a un critico lgos. Il mondo degli uomini si arricch di invisibili protagonisti, necessariamente immaginati in forme

umane, animali o vegetali e talvolta rappresentati da simboli aniconici lignei o litici: protagonisti dotati di poteri sovrumani ma non diversi dagli uomini nei pensieri e nelle passioni. Ai simboli divini aniconici si sostituirono presto immagini antropomorfe o teriomorfe, significatrici di funzioni benefiche o malefiche. Questa parziale assimilazione dei numi ai loro devoti, che li sentivano cos perennemente presenti tra loro, impose una definizione della sfera di azione di ciascuno dei numi, tanto di quelli che incombevano sui viventi quanto di quelli che governavano le profondit che ospitavano i morti. Ai visibili astri divinizzati, alcuni dei quali erano gi collegati al mondo dei mortali come punti di riferimento per la vicenda delle stagioni e la misura del tempo, venne presto riconosciuta unazione determinante per il temperamento e le fortune degli uomini. La necessit di regolare il rapporto con una presenza che era di volta in volta temuta o invocata indusse a circoscrivere lazione dei numi e a legarli con magici espedienti: tali, nel mondo greco, limmagine di culto, che creava in certo modo un vincolo del nume col nas (cella) in cui limmagine era custodita; lepklsis, invocazione irresistibile quando era fatta ritualmente nellarea consacrata; il teonimo scritto sullara, che a questa legava il nume titolare. Del nesso ben riconoscibile in pi civilt del Vicino Oriente tra le esperienze storiche delle singole nazioni e le variazioni nella struttura dei rispettivi sistemi teologici, offre esempi cospicui, accanto allIndia dellet a cui appartengono i testi vedici, il mondo greco pi antico noto da testi micenei, dai poemi omerici ed esiodei e da testimonianze epigrafiche, oltre che da uningente documentazione archeologica. Nella Grecia egea il trapasso dalla fase micenea, in cui aveva operato in notevole misura leredit minoica, al medioevo ellenico si manifestato nella costituzione di una gerarchia divina, nella quale Zeus divenuto sovrano (e per lui fu adottato, ed esteso a pochi altri di, il titolo che era proprio del monarca miceneo, wnax), e alcuni dei numi pi antichi sono stati messi in ombra o addirittura ignorati dal pantheon di molte pleis. Era intervenuta, verso la fine del II millennio, una grande crisi che nella memoria dei Greci si compendi, grazie allpos omerico, nella guerra di Troia e nei racconti dei nstoi, i ritorni in patria dei condottieri achei; dalla dissoluzione dei regni micenei era sorta allora una geniale invenzione, la plis: al potere assoluto, di tipo orientale, di un monarca investito dautorit mediante una consacrazione e sostenuto dalla forza militare della nobilt fondiaria (i lawi), si era infine sostituita, non senza attriti, unaristocrazia formata da gruppi di grandi famiglie (gn), che avevano costituito la spina dorsale degli antichi regni. Collegi di basilwes, esponenti dei gn nei distretti (dmoi) dei regni, formarono il vertice della nuova organizzazione statale, e i discendenti dei lawi, esperti nelle armi, assicurarono la difesa delle sedi dei poteri politici. In queste ripresero vigore lattivit degli artigiani e quella, diretta da elementi dellaristocrazia, dei mercanti; nuovamente navigatori greci si immisero nellintenso movimento di ricerca di materie prime e di mercati che da secoli si svolgeva per tutto il Mediterraneo e toccava il Mar Nero e lAtlantico.

Allimmagine del pantheon che si era formata nellet minoico-micenea, come di una potenza che dal monte Olimpo (la pi alta vetta, nevosa e cinta di nubi, della Grecia continentale) dominava la Terra e incombeva sul vivere quotidiano dei mortali, subentr allora limmagine di un Olimpo uranio, non toccato da nubi e tempeste, invisibile e inattingibile ai mortali. Questa immagine nuova fu il segno di un diverso rapporto tra gli uomini e gli immortali, e sulle raffigurazioni di questi in forme che ne accentuavano la forza sovrumana o linumana insensibilit prevalse definitivamente limmagine antropomorfa, che ravvicinava gli Olimpi alla Terra, ma insieme affermava leminenza delluomo rispetto a tutti gli altri viventi nel suo mondo. Il nuovo rapporto si armonizzava cos con i princip ispiratori del nuovo organismo politico, dove in luogo di sudditi vivevano cittadini (poltai), che erano pari nei diritti e nei doveri ed erano governati non pi da un monarca depositario di norme dettate o ispirate da numi (le thmistes) ma da magistrati eletti e sacralmente impegnati a rispettare e far rispettare la legge, il nmos, concordemente formulata dai cittadini stessi: si era dunque affermato il principio della responsabilit individuale di fronte alla plis come di fronte ai numi protettori di essa. Alle regole di vita imposte dai voleri di un sovrano si era sostituito un codice morale sancito dalla riconosciuta autorit dei teologi di grandi santuari. Lantica solidariet della famiglia, che veniva espressa anche in forme giuridiche, si dilatava in solidariet di cittadini di una plis rispetto a cittadini o stati stranieri e, abbinandosi a un pi diffuso sentimento di umanit, poneva le premesse di future teorie sullunit del genere umano. Una diversa e pi profonda religiosit nasceva cos in quanti avvertivano il mutamento di clima morale verificatosi nel mondo greco per il maturarsi di una coscienza civile; costoro si sentivano pertanto pi impegnati a chiarire a s stessi i termini del rapporto tra i mortali e il vasto mondo non soltanto terreno che si dispiegava ai loro occhi, il mutevole ma perenne teatro della phsis nel quale gli abitanti della Terra passano come momentanei attori, e insistente si presentava ai pi riflessivi il problema del contrasto tra la precariet della vita terrena e il desiderio di perennit innato negli uomini.

2. La plis e la cognizione dei valori umani


Nelle pleis pi operose e pi coinvolte nei traffici mediterranei e quindi specialmente nella zona costiera dellAnatolia, nelle isole dellEgeo, nella penisola attico-beotica e nellarea dellistmo di Corinto il fervore di vita, i conflitti di potere allinterno dei governi aristocratici, i tentativi di imporre oligarchie o dinastie di trannoi concorrevano ad accelerare il moto verso costituzioni democratiche, naturale punto darrivo nellevoluzione di ogni plis culturalmente ed economicamente attiva e perci destinata ad avere alternative esperienze sociali e politiche. In parte diverse erano le esperienze

di quelle pleis coloniali dellOccidente mediterraneo che pi erano attive nelle industrie e nei traffici oltremarini: in esse, infatti, ai problemi politici interni si aggiungevano quelli posti dalla presenza di popolazioni autoctone nella citt, nella chra (il territorio extraurbano) e, in maggior misura e non raramente in rapporto conflittuale, nella regione. Questi problemi erano molto meno acuti nelle pleis dAsia, dove la frequentazione greca era stata pi antica e pi intensa; nelle pleis dOccidente era minore il peso delle grandi famiglie e specialmente delle tradizioni gentilizie, che nella madrepatria inasprivano i conflitti o contrastavano efficacemente le riforme di istituti pubblici e nuovi orientamenti non soltanto politici. Su questa scena cos affollata di tradizioni vetuste e di culti aviti, di nuove esperienze politiche, economiche e religiose, di spinte innovatrici e di tenaci resistenze e, in pi, di secolari rivalit tra pleis e, nei mari occidentali, di una spietata concorrenza mercantile spesso esplosa in guerre tra Greci, Cartaginesi ed Etruschi, nella Ionia dAsia meditativi intelletti cercavano di uscire dalla selva di cosmogonie e teogonie egee, asiane ed egizie, di culti e di miti che sincrociavano, di antiche superstizioni e di suggestioni sciamaniche, e di rinvenire una certa armonia nella disordinata materia accumulatasi in secoli di immaginazioni e di commistioni acritiche. Come sempre avviene, anche nel mondo greco arcaico la riflessione storica, nutrice del sentimento di unit dellthnos, fu suscitata dallopera di un genio poetico. Nel corso dellVIII sec., quando sera gi esaurita la lunga crisi seguita al tramonto delle monarchie micenee e le nuove istituzioni autenticamente politiche serano consolidate, lantica vocazione ecumenica dei Greci spinse esploratori e mercanti a percorrere le rotte mediterranee, e cittadini di pleis dellarea egea e anatolica, ionici in primis, si trasferirono nellItalia meridionale e nella Sicilia, dove la cultura greca irradiatasi dai fondachi (techea, empria) micenei aveva predisposto le genti autoctone a una continuit di contatti e alla convivenza con i coloni. In generale lautonomia delle pleis italiote e siceliote non indebol i vincoli gentilizi e cultuali con le rispettive mtropleis, e queste non persero mai di vista le fiorenti loro colonie, cos che spesso le une e le altre si diedero mutuo sostegno non solamente sul piano economico. Il profondo attaccamento al comune patrimonio civile, sul quale era fondato il sentimento dellunit ellenica, fu decisivo per le fortune dellesperienza coloniale in Occidente. Gli aristocratici promotori delle imprese coloniali si erano nutriti di quella ricchezza spirituale, specialmente attraverso i poemi di Omero. Nel primo di questi, lIliade, che esalta una vittoria di Achei su potenze asiane, dovuta alla solidariet ellenica e risolutiva per il libero accesso dei Greci allarea pontica e caucasica, lo sfondo della guerra contro Troia contesto di ricordi remoti o vicini, di rievocazioni del mondo miceneo che trasfiguravano i protagonisti in eroi, di riflessi della vita delle pleis nellet del poeta. Allavvincente memoria di un conflitto epocale, pervasa di una humanitas ignota alle cronache del Vicino Oriente antico, fa riscontro nellOdissea la mitizzazione della quotidiana avventura dei

naviganti ellenici nei mari occidentali, ormai frequentati e pertanto scelti come teatro di favolose vicende di uomini e damones (come sar per i mari dOriente nelle Mille e una notte). Marinai e trafficanti greci, in gara con quelli levantini, avevano ripreso lunghi viaggi verso lidi lontani, seguendo rotte tracciate da grandi vascelli minoici e micenei simili a quelli raffigurati negli affreschi di Thera (odierna Santorino), o perfezionate da secoli di esperienze nautiche e di osservazioni del cielo. Il coraggio di Odisseo e dei compagni non diverso da quello dei guerrieri achei e troiani: gli uni e gli altri, realistiche personificazioni di ideali, affrontano con pari risolutezza le armi degli avversari, la furia degli elementi, lira dei numi e cedono alle passioni dei mortali ma sanno anche dominarle. Limmagine terrifica dellAde caliginoso non offusca in loro lidea luminosa dellavventura per amore di virtute e canoscenza, n attenua la confidenza nella mtis, nel meditato disegno di cui maestra Athena. Gli eroi di Omero furono modelli ideali per le aristocrazie della Ionia dAsia prima di diventarlo per tutti i Greci e la figura di Odisseo, pronto a superare i termini delle consuete esperienze, quasi un preannuncio dei primi ricercatori, inappagati da mitiche rappresentazioni del mondo della Natura, degli uomini e dei numi, e desiderosi di valersi dei propri strumenti del conoscere: non pi soltanto dellpsis (visione) e dellako (audizione), ma del lgos (conversazione), della mnm (memoria), del nos (intelletto).

3. Tradizioni e innovazioni nella sfera religiosa


Unesigenza di cognizione, non ancora critica, si manifesta nella Teogonia, un poema che, in tempo non lontano da quello in cui fu composta lOdissea, Esiodo ha dedicato, con intento etico e didattico, a una storia sacra. Le fonti, come lautore stesso suggerisce sotto il velame di rivelazioni fattegli dalle Muse dellElicona, furono primamente inni e leggende poetiche, testimoni di unantichissima religiosit, e tradizioni serbatesi in santuari. Nellopera esiodea, non diversamente da pi antichi testi del Vicino Oriente, miti sulle generazioni dei numi si intrecciano con miti cosmogonici, nei quali vengono variamente sistemate le trasfigurazioni poetiche di secolari osservazioni di fatti naturali. questo il principio di una storicizzazione della phsis. Probabilmente il poeta, nato ad Ascra in Beozia (dove linvasione di una gente greca del Nord aveva imposto il suo etnico alla regione, dopo aver vinto gli antichi abitanti ioni ed eoli, che in gran parte emigrarono verso le isole e le coste anatoliche dellEgeo settentrionale), ha conosciuto hiero lgoi, leggende sacre non soltanto di santuari ellenici, ma anche dellAnatolia anellenica e forse della Mesopotamia (per tramite anatolico). Quando Esiodo ha composto il suo poema il pantheon olimpio era definito da alcuni secoli; ma erano ancora vive memorie religiose det remota, e culti preolimpici rimasti estranei al ddektheon (le dodici divinit) contavano ancora devoti, e

in qualche plis figuravano tra i culti pubblici. Esiodo ha potuto cos risalire oltre let in cui si era formato il pantheon olimpio e ha salvato dalloblio vetusti miti e incipienti speculazioni teologiche e cosmogoniche: la nascita di rebos e della Nera Notte dal Chos (il Vuoto); il connubio della Terra col suo proprio figlio, il Cielo sidereo; levirazione di questo a opera del figlio Krnos dal tortuoso ingegno, e le nozze di Krnos con la sorella Rha; infine la nascita di Zeus padre dei divini e degli umani, sovrano del pantheon olimpio e personificazione del cielo luminoso. La successione di dinastie divine sembra riflettere le fasi della religione del mondo greco fino alla sistemazione olimpica dovuta probabilmente ai sacerdoti del santuario di Pyth (Delfi), la cui autorit in materia di regolamento di culti era riconosciuta da tutti i Greci. Palese la relazione del mito cosmogonico e teogonico esposto da Esiodo con analoghi miti dellAsia Anteriore, noti da testi mesopotamici e anatolici: in primo piano tra questi il mito hurrita di Kumarbi, di cui si conosce una versione hittita rinvenuta nellarchiviobiblioteca di Khattusha, capitale del regno di Khatti. Esso narra come sia avvenuta levirazione di Anu, dio del Cielo, ad opera di Kumarbi, e come questi a sua volta sia stato vinto quando tent di abbattere il dio della Tempesta, nume supremo del pantheon hurrita. Linnegabile suggestione di miti hurrico-hittiti, come di altri sumero-accadici, non pu datarsi che in et anteriore alla dissoluzione delle monarchie micenee. Uninfluenza cos efficace di storie sacre dellAsia Anteriore in area greca ammissibile soltanto per il tempo in cui quelle monarchie assolute, nelle quali gli interessi dinastici potevano prevalere sul rispetto di tradizioni nazionali, non erano ancora state sostituite da organismi propriamente politici: le istituzioni di questi, infatti, erano strettamente legate con la sfera dei culti ed erano rette da gruppi gentilizi (gli ristoi, lat. optimates) che avevano promosso la costituzione delle nuove entit statali e traevano forza e coesione dallintimo loro vincolo con particolari culti o santuari e dallossequio a tradizioni sacrali alle quali avrebbe tolto vigore ogni infiltrazione di elementi estranei. Il fatto che in centri religiosi micenei, nei quali era inevitabile linfluenza della suprema autorit dei wnaktes (monarchi), praticamente non si frapponessero impedimenti alla penetrazione di miti orientali conseguente allintensit delle relazioni diplomatiche, oltre che mercantili, esistenti tra il mondo miceneo e il Vicino Oriente. In proposito significativo lepisodio della temporanea traslazione dei simulacri di due numi non asiani, titolari di due importanti santuari achei quelli di Akhkhiyawa (probabilmente di Ialyss in Rodi) e di Lazpa (Lesbo) a Khattusha, presso il re Murshili II, colpito da unafasia considerata una punizione inflitta dai numi alla dinastia per un sacrilegio commesso dal suo predecessore Shuppiluliuma. La traslazione fu attuata tra il 1330 e il 1310, nella speranza che un intervento taumaturgico dei due numi stranieri avesse il buon esito che invano era stato chiesto ai mille di del paese di Khatti offesi da Shuppiluliuma. Unanaloga operazione si era svolta circa cinquantanni prima, tra Mitanni e lEgitto, quando il re Tushratta aveva mandato la statua di Ishtar di Ninive presso

linfermo faraone Amenhotep III, che aveva gi sperimentato lefficacia di quel simulacro inviatogli dal padre di Tushratta, Shuttarna II. quindi assai probabile che nei numerosi santuari greci dAsia, da Claro a Efeso, da Didime a Labranda, e nelle isole di Lesbo, Samo e Rodi, ove in et micenea il culto dei numi titolari non era rimasto immune da influenze della religiosit dellAsia anellenica, le mitiche cosmogonie e teogonie elaborate dai sacerdoti non abbiano ignorato le cosmogonie e teogonie anatoliche, mesopotamiche e siriane, alimentate dalle dottrine degli astronomi babilonesi. Sono sempre state tipiche dei Greci, infatti, linclinazione a conoscere le culture con cui essi sono venuti a contatto e la facolt di secernere e rielaborare, con spirito creativo, gli elementi che richiamavano il loro interesse.

4. Eusbeia e vita morale


Nel Vicino Oriente i rari trapassi dalle canonizzate cosmogonie e connesse teologie a indagini sulluomo, sul suo rapporto col mondo in cui vive e sui suoi destini non si sono mai accompagnati a esplicite critiche delle teologie di grandi collegi sacerdotali: anche laspro conflitto tra Amenhotep IV (Akhenaton) e i sacerdoti tebani di Amon non ha superato i confini della fede religiosa e del connesso culto, e la nuova visione delluomo che si manifestata nellarte non ha alimentato un libero pensiero. Entro le grandi culture dellOriente classico n lincipiente ricerca scientifica n i suoi esiti tecnici hanno dato luogo ad attriti con le gerarchie religiose, o hanno interferito nelle speculazioni teologiche o cosmogoniche dei sacerdoti. Neppure le indagini astronomiche, che hanno avuto un posto donore nella scienza babilonese, hanno suscitato problemi di vasta portata esterni allambito tecnico. Non se ne presentava daltronde loccasione, perch le scuole e le biblioteche erano strettamente legate alle sedi del potere regio e del potere sacerdotale, e la situazione non era diversa in Egitto; da ci il carattere prevalentemente empirico e classificatorio dellindagine scientifica e la preminenza della tecnologia con fini pratici nel Vicino Oriente. Nella Grecia arcaica lo sfondo religioso per profondamente mutato rispetto a quello che dato intravedere della fase minoica e della micenea, nelle quali al vertice dellorganizzazione statale era lautorit di un sovrano consacrato dalle gerarchie sacerdotali, da lui a loro volta protette. La plis stata anchessa fondata su princip sacri; ma lossequio alla religione avita e la pratica dei culti dovuti ai numi del pantheon riconosciuto dallo Stato (e non sempre coincidente col ddektheon classico) non dipendevano pi dallautorit di un monarca o di un sacerdote vicario di un nume. Come i gn erano liberi di venerare nelle forme trasmesse da una generazione allaltra i numi protettori o i capostipiti, cos a ogni polts diveniva lecito manifestare la sua eusbeia (lat. pietas) nelle forme chegli riteneva pi degne:

soltanto chi si segnalava per asbeia (impietas) o per ostentato dispregio dei princip morali su cui era fondata larmonia stessa della plis e convergevano i sentimenti dei pi, si esponeva alla perdita dei diritti civili. Questa straordinaria libert (il cui limite tuttavia poteva trovarsi nellignoranza delle moltitudini o nellostilit politica, come sperimentarono Pitagora, Anassagora e, pi di tutti, Socrate) non soltanto ha promosso lindagine scientifica, ma, favorendo lintima religiosit, ha infuso nel pensiero degli intellettuali greci un vivo sentimento religioso: non v infatti nel mondo ellenico creazione darte o espressione letteraria o impegno di ricerca scientifica a cui possa dirsi estraneo quel sentimento. Una disposizione analoga si riscontra anticamente soltanto nei poeti, nei dotti e negli artisti dellIndia: l, come in Grecia, il pensiero ha saputo superare la generale inclinazione a modellare il mondo divino secondo le mutevoli forme della Natura e del vivere umano, e ha elaborato, in antitesi non dichiarata con ogni sistema politeistico, lidea di una suprema e onnipotente divinit creatrice (probabilmente quando ancora la gente rya era unita, come suggerisce anche la dottrina di Zoroastro). Erano infatti divinizzati concetti e sentimenti, stati danimo e comportamenti; cos, gi in Omero compare t (la Follia) e la Teogonia di Esiodo elenca ris (la Contesa), Oizs (lAngoscia), le Morai, Nmesis, Apt (la Frode), Philts (lAmicizia), Gras (la Vecchiezza); il pantheon vedico ha Aditi (lInfinit), che diverr madre dei sette ditya, tra i quali, accanto a numi come Varua (il Cielo sidereo), figurano Bhaga (equivalente allAgath Tch, la Buona Sorte), Aa (pari alla Mora) e Daka (corrispondente alla Mtis). Questa apparente esagerazione del politeismo ha in realt dato inizio alla dissoluzione di esso, perch ha frantumato lunit delle singole persone divine e della stessa persona umana e ha cos accelerato il moto verso la teorizzazione di una totale unit divina. Nel mondo greco, inoltre, il vivere nella plis nata da un sentimento liberale ha rinvigorito questultimo, e trasferito sul piano politico il senso della responsabilit individuale che aveva governato il comportamento dei sudditi di fronte al wnax depositario delle thmistes. Losservanza delle leggi che la citt si data, la solidariet con i concittadini, il rispetto della religione civica sono divenuti norme del comportamento civile. Su questo sfondo sono riemerse figure di antichi vati, tramiti e interpreti di messaggi divini, rivelatori di verit, nei quali alla singolarit del sapere corrispondeva un ascetico modo di vivere, un linguaggio poetico, laspetto sereno di chi conosce ci che i pi ignorano. Nella Grecia delle pleis il mito del buon selvaggio, qual rappresentato nellepos dagli Hippmolgo che si nutrono di latte e dagli bioi, i pi giusti tra gli uomini (Ilias, XIII, 5 segg.), genti del nebbioso mondo boreale donde i sacerdoti dei santuari apollinei avevano mutuato suggestivi riti sciamanici, ha dovuto cedere allimmagine di mnteis partecipi di rivelazioni divine e perci dotati di poteri taumaturgici. Lesempio classico quello di Orfeo, musico e poeta, incantatore di uomini e di animali, e maestro di una norma di vita che allanima immortale promette salvezza dalle tenebre dellAde e

perenne dimora in una sede luminosa prossima a quella dei numi immortali. Si cos proposta ai Greci una speranza di vita eterna, e profeti divinamente ispirati hanno preso il posto di benefici eroi dotati di straordinaria forza fisica, come Eracle, modello di coraggio e pazienza per gli arditi esploratori che nel medioevo ellenico avevano aperto vie marine e terrestri ai fondatori di empori e di colonie nellOccidente mediterraneo. A questa esaltazione del sapere congiunto alla pietas e a una disciplina morale e intellettuale avevano fortemente contribuito i sacerdoti di Apollo dai loro santuari oracolari di Grecia e dAsia e infine da Delfi, dove il tempio del nume uranio sovrappostosi alloracolo di G o Thmis ospitava nelle sue fondazioni il sepolcro del Dioniso cretese, vestigio della religione preolimpica i cui numi conoscevano un perenne alternarsi di morte e rinascita.

5. Cosmologia ed escatologia. Divinazione e mystria


Tra il VII e il VI sec. i Greci attraversarono una crisi decisiva per lo sviluppo della loro vita intellettuale; questa crisi si svolse tra due poli, Creta e il mondo ionico (Ionia dAsia e Atene). Lisola famosa per i suoi antichissimi culti misterici e riti catartici e particolarmente per unescatologia a cui era associata la figura di Minos re di Cnosso, mitica nella tradizione religiosa ma reale nella memoria storica dei Greci, sembra aver assunto il valore di simbolo di un passato denso di presenze divine. Laltro polo sembra annunciare unepoca nuova, in cui losservazione si appunta sulla realt politica, abbinando a un profondo rispetto per le grandi tradizioni nazionali un desiderio di ampliare gli orizzonti della propria esperienza e conoscenza. Emblematica di quella crisi fu la serie di eventi che segu al tentativo di Cilone genero del tiranno di Megara, citt di forti tradizioni micenee e rivale della vicina Atene di istituire la tirannide. Leccidio dei ciloniani in unarea sacra, ordinato dallarconte Megacle appartenente al gnos (di origine pilia) degli Alcmeonidi, provoc la reazione di gn ostili agli Alcmeonidi; questi, accusati di sacrilegio, vennero espulsi in perpetuo da Atene, al pari di Cilone; e a purificare la citt contaminata dal sacrilegio fu invitato Epimenide Cretese. La visita del mntis cretese, esperto della divinazione del passato vale a dire dotato della facolt di riconoscere in eventi trascorsi i segni premonitori di fatali conseguenze non incise profondamente nella vita politica ateniese, e la soluzione della crisi, quale si ebbe con la riforma di Solone, mostr che uno spirito nuovo animava la parte pi attiva del ceto dei gnrimoi (notabili), quella che si impegnava anche in imprese commerciali, non soltanto per sete di profitti economici ma anche per desiderio di sapere. Atene aveva relazioni particolarmente intense con Mileto, la pi intraprendente delle pleis dAsia; preziosa era inoltre per il commercio ateniese la rivalit esistente tra Mileto e Megara per legemonia mercantile nel Ponto Eussino; tra il VII e il VI sec. Mileto aveva infatti favorito

loccupazione ateniese di Sigeo, un luogo fortificato dai Lesbi allingresso dellEllesponto. Le vie del commercio favorivano gli scambi di cultura, e quanto peso questa avesse anche nel governo della plis e nelle relazioni internazionali era noto ai politici ateniesi fin dai giorni di Solone. Nel VI sec. Pisistrato provvide a purificare il santuario apollineo di Delo, centro religioso degli Ioni e sede di un oracolo la cui fama gi veniva offuscata da quella delloracolo pitico, pi accessibile dal continente. Il tiranno si prese cura dellorganizzazione della festa annuale panionica in Delo e fu tanto consapevole dellimportanza dei poemi omerici per la nazione ellenica che promosse una revisione critica di quei testi e la recitazione di essi nelle grandi Panatenee, dando cos ad Atene un posto preminente tra le pleis ioniche. Se le riforme di Solone e le iniziative di Pisistrato facevano aumentare il prestigio di Atene tra i Greci, nella prima met del VI sec. la Ionia dAsia (Mileto in primo luogo) risplendeva per la cultura letteraria e scientifica non meno che per le fortunate attivit mercantili. Certamente gli assidui contatti con le genti anelleniche dellAnatolia, e specialmente con la Lidia, e la penetrazione di cultura ellenica nei maggiori centri anatolici erano fonti di curiosit e di problemi per gli aristocratici ioni nei quali era pi vivo quello spirito critico che con la rivoluzione politica aveva suscitato tra i Greci un incomparabile vigore spirituale. Di fronte alle analogie, che non potevano a loro sfuggire, di cosmogonie orientali con quelle diffuse nel mondo greco, cresceva lesigenza di risposte appaganti ai quesiti posti dalla ragione e dallesperienza. La trasposizione del pantheon olimpio dalla sede montana a una sede celeste era stata un segno dellimpulso a guardare il cielo per iscrivere lesperienza terrena entro lo spazio senza limiti del pi profondo oceano, dellaithr; unindicazione di unansiosa ricerca delleterno nella contingenza dellesistere. Dalla contemplazione del cielo il pensiero filosofico e scientifico greco ha ricevuto nuovo impulso e nuovo orientamento. Losservazione degli astri, che nel Vicino Oriente e nel mondo egeo era volta principalmente a sussidio della navigazione, dei viaggi carovanieri e dellagricoltura, nella Mileto di Talete, di Anassimandro e di Anassimene divenne fondamento della ricerca cosmologica; la sede terrena venne studiata non solamente in funzione dellutile o del danno che ne potevano trarre gli uomini, ma quale elemento centrale di un sistema di astri mobili. Lindagine era cos diretta alla conoscenza della struttura e della composizione dellUniverso visibile e allaccertamento dei princip costitutivi di esso, le archa. Lo scenario cosmogonico mutava totalmente, e la parte chera assegnata ai numi, se non disparve, divenne accessoria o fu definita imperscrutabile; linteresse converse su ci che da loro era stato creato o che a loro preesisteva e da loro poteva essere rifoggiato. Importante tuttavia la persistenza della convinzione di un intervento divino nel processo formativo del Cosmo, nel regolamento dei suoi fenomeni costanti o episodici, nel corso stesso della vita delluomo istintivamente spinto a immaginare lessenza del mondo e lorigine e il destino di s stesso. Questo profondo senso del divino, che, come si detto, non mai venuto meno tra i Greci, ben distinto dal

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rispetto per le tradizioni del gnos, dellthnos e della plis; il culto dei numi legati alle origini delle pleis che si sono affidate alla loro protezione stato sempre scrupolosamente osservato, anche in tempi e in ambienti in cui il senso dellabisso incolmabile tra il mondo dei numi e quello degli uomini ha potuto raffreddare la pietas tradizionale, o i numi sono divenuti addirittura oggetto di giocosa irriverenza, come nel teatro di Aristofane. Al declino della religione della plis ha corrisposto tuttavia una reviviscenza di autentica religiosit, una fiduciosa attesa (pstis) di una serena vita nellaldil, qual era promessa da religioni misteriche; anche la loro remota antichit conferiva uno straordinario fascino ai culti misterici, specialmente a quelli di Dmtr e di Dioniso, che avevano le loro radici a Creta Dmtr fu sovrana soprattutto in Attica, a Eleusi e i misteri dionisiaci si diffusero vastamente in Grecia e nella Magna Grecia. Se i singoli cittadini cercavano di orientarsi tra i culti tradizionali e le suggestioni dei miti escatologici, le loro pleis erano attente custodi del proprio patrimonio religioso e non trascuravano un rito secolare, la sollecitazione di un responso divino a una questione posta nelle forme dovute in luoghi a ci deputati, i chrstria (oracoli); pi che la previsione di un evento futuro, dal responso si attendeva unindicazione di ci che il nume nella sua saggezza suggeriva. Nella variet dei tipi di oracoli visibile il loro legame originario con le viscere della Terra, sede dei morti testimoni del passato, oltre che delle forze primigenie del mondo fisico. La storia sacra delloracolo pi famoso, quello di Pyth o Delfi, un eloquente documento del trapasso del pantheon greco dalla sede ctonia allurania. Apollo, nume solare, sera impadronito con violenza delloracolo di G o Thmis, ma non fu perduto il carattere originario, perch dallinterno della Terra salivano attraverso una fessura naturale del suolo (il chsma gs) i vapori che inebriavano una prophtis di tipo anatolico, la Sibylla, e la facevano portavoce del nume; i suoni da lei proferiti erano resi comprensibili ai profani da sacerdoti interpreti (exgta). Sostenuto politicamente da una lega sacra, lAmphiktyona Pileodelfica di Anthl (presso le Termopili), il santuario di Delfi oscur ogni altro santuario oracolare, da quello antichissimo di Zeus a Dodona in Epiro a quelli apollinei di Delo, della Beozia e dellarea asiana. I sacerdoti di Delfi furono molto avveduti e il codice morale da loro elaborato in armonia con dottrine e comportamenti di rinomati sapienti (sopho) non ignor i nuovi orientamenti del pensiero etico-politico che si manifestavano nei maggiori centri greci, in quelli coloniali non meno che nei metropolitani.

6. Sopho e philsophoi
Le figure dei Sette Sapienti presero il posto dei vati e veggenti nei quali il medioevo ellenico aveva visto esprimersi laspirazione a un superamento della condizione umana e la speranza di una partecipazione alla vita perennemente

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serena dei numi. Agli eroi e ai maestri di verit dellet postmicenea, alcuni dei quali vantavano vincoli di sangue con qualche nume, succedevano ora personaggi eminenti per autorit dinastica o per esperienza di vita; essi, in luogo di ambigue profezie o di velati ammonimenti, dettavano regole morali e suggerimenti pratici, ispirati a quelle leggi non scritte (graphoi nmoi) che rappresentavano lthos greco, il patrimonio ideale della nazione ellenica, regole e suggerimenti a cui era data forma gnomica, efficace per la sua perentoria concisione. Nella versione in cui passata nella tradizione classica, la leggenda dei Sette Sapienti rivela gi nel numero apollineo unorigine sacrale; difatti esplicito il suo nesso col santuario pitico, i cui sacerdoti furono pi pronti dei loro confratelli di altri santuari di Apollo nel comprendere che quella sapienza pratica rispondeva alle esigenze di una societ in cui a tradizioni molto antiche e vitali si abbinavano, non soltanto presso antichi gn, forti spinte alla mercatura e allattivit economica, e conseguentemente allavventura coloniale. In ci infatti gli ristoi e i gnrimoi gareggiavano ormai col ceto mercantile e artigianale, mentre nei culti pubblici lelezione dei sacerdoti prevaleva sui sacerdozi ereditari, privilegi di nobili famiglie. Nella Guida della Grecia (X, 24), Pausania ricorda che nel pronao del tempio di Delfi erano incise due massime degli antichi sopho; di questi, appartenevano alla Ionia (dAsia) Talete di Mileto e Biante di Priene, allEolide Pittaco di Mitilene, alla Doride Cleobulo di Lindo, ad Atene Solone, a Sparta Chilone; al settimo posto, in luogo di Periandro, figlio di Cipselo tiranno di Corinto, Platone il quale nel Protagora (343 a) conserva una lista che probabilmente la pi antica poneva Misone Cheneo, un tessalo nato nella regione del monte Ot. Questi sapienti, convenuti in Delfi, dedicarono ad Apollo le massime Conosci te stesso e Nulla in eccesso. Questa la versione raccolta da Pausania, ma nella tradizione letteraria greca lelenco dei Sette presenta altre varianti, in cui si alternano Epimenide Cretese, Cleofante di Lebedo, Pitagora e anche un principe scita ellenizzatosi, Anacarsi. Il dato importante lattribuzione di una eccezionale sopha a uomini esperti di vita politica e consapevoli del perenne valore delle leggi non scritte: venerazione dei numi, osservanza delle leggi, rispetto degli antenati, umana solidariet. stato questo il preludio a un momento decisivo per il mondo classico e per let avvenire, quando la tradizionale sopha non ha pi corrisposto al crescente desiderio di conoscere, allo stimolo di nozioni e problemi nuovi che la frequentazione di luoghi e popoli diversi proponeva ai Greci e questi riproponevano in termini appropriati al mondo in cui si diffondeva la loro cultura. Pi che i problemi tecnici li attiravano quelli attinenti al vasto teatro naturale entro cui si svolgeva la loro vita; nelle menti disposte allo studio i modi e i ritmi osservati nel mutare delle scene in quel teatro, cos sulla superficie terrestre come nellinattingibile volta celeste, suscitavano pensieri che andavano ben oltre lutilizzazione di nuovi dati a fini pratici, nellagricoltura o nellindustria o nei traffici. I miti trasmessi dagli antenati

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non erano pi appaganti, ora che le immagini divine allusive ai pi impressionanti aspetti della Natura avevano ceduto a immagini umane. Diveniva intanto sempre pi deciso il rifiuto di spiegazioni accettate a lungo per lautorit di vetuste tradizioni e urgeva la necessit di historen, dindagare, unazione che trovava in s la spinta a ulteriori approfondimenti. nato allora un termine nuovo, ossia philsophos, in cui si manifesta la raggiunta consapevolezza che il sapere, la sopha, non dono di numi o privilegio di uomini demonici, ma il fine (tlos) e la ragione di una tensione costante dellintelletto umano, non senza il presentimento che nessuna conquista di sapere mai definitiva, perch i problemi generano problemi. Ormai la risposta ad antiche fondamentali domande sulla condizione umana, sui termini dellesistenza, sulla relazione delluomo col Cosmo, sulle archa naturali o numinose cercata nellosservazione dei mille aspetti della phsis, nella forza vitale che luomo va scoprendo nei suoi atti e nei suoi pensieri, e nella forza spirituale che lintrospezione gli fa riconoscere nella psych e infine nel nos. Nello spazio di poche decine di anni il mondo greco ha visto compiersi una rivoluzione intellettuale quale nessuna altra nazione mediterranea ha conosciuto. Nel VI sec. le istituzioni e le tradizioni religiose della plis rimasero sostanzialmente inalterate, pur attraverso conflitti di potere, mentre la ricerca scientifica tracciava nuove vie, senza soffrire impedimenti da parte dei teologi dei grandi santuari e dei ministri dei culti pubblici; i primi, che non avevano con la vita della plis un rapporto cos immediato come quello dei teologi orientali con le loro monarchie, avevano costruito propri sistemi di culti e riti e non avevano ragione n modo di avversare teorie e speculazioni estranee alla sfera cultuale; agli altri premeva lesercizio dei culti a loro affidati e il generale rispetto per lthos avito. A questo, daltronde, non hanno mai recato offesa i filosofi, dotati, come ogni dotto greco, di religiosit profonda. significativo che la tradizione presenti Pitagora, al quale era attribuita linvenzione del termine philosopha, come un sophs avvolto da un alone di santit; nessuno meglio di lui, infatti, pu rappresentare la fase di transizione dal tempo dei sopho immersi nellattivit politica a quello dei philsophoi dediti primamente alla ricerca. Cos lacragantino Empedocle deline limmagine di Pitagora, modello di filosofo e dotto heurets: un uomo di superiore sapienza, che possedeva la pi ampia ricchezza dellanimo ed era sommamente abile in opere dogni genere e sapienti (DK 31 B 129). Tra i ricercatori della Ionia sera gi distinto Talete, appartenente (come Erodoto) a una famiglia ellenocaria, che probabilmente fu il primo a far oggetto delle sue riflessioni non gi le cosmogonie tramandate e i loro divini protagonisti, ma la visibile phsis, e specialmente il cielo sidereo e i moti degli astri regolati da leggi fissate da una mente superna, donde lavvio a ritrovare nella molteplicit dei fenomeni i princip informatori, le archa, o il principio animatore unitario, larch. Questa ricerca rivela una nuova forma mentis, che si sforzata di sostituire a una millenaria tradizione di miti e di

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empiriche soluzioni di problemi la cui impostazione era condizionata da analisi superficiali dei fenomeni e dal prevalere di intenti pratici una problematica indipendente da scopi immediati e dettata da un intimo desiderio di verit. Questa forma mentis poteva nascere soltanto nellatmosfera della plis, invenzione di uomini liberi e consci della necessit di conoscere il mondo in cui si sentivano protagonisti. Oltre al rispetto per i princip etici trasmessi dai padri, serano fatte pi vive la pstis, la convinzione della verit attinta nella meditazione religiosa, talvolta col sussidio di una msis (iniziazione), e quindi la elps, speranza o attesa di procedere oltre i limiti riconosciuti (gnthi seautn, nosce te ipsum) della natura dei mortali. Questi sentimenti che hanno accompagnato ogni avventura intellettuale, sono documenti di coscienza storica, di consapevolezza della capacit inventiva del nos: Molti sono i prodigi, e nessuno pi sconvolgente delluomo, dichiara un coro dellAntigone di Sofocle (versi 332-333). in virt di questa nuova coscienza che un aristocratico samio come Pitagora, devoto a grandi tradizioni religiose cretesi e pitiche e informato dei saperi del Vicino Oriente, ha compiuto un passo risoluto, abbandonando la patria oppressa da un tiranno e fondando la prima scuola di filosofi in unarea di promettente sviluppo, e precisamente in Magna Grecia, a Crotone, la citt dove i commercianti sami avevano i loro corrispondenti (come i milesi a Sibari). La scuola pitagorica fu unesperienza del tutto nuova, con un duplice aspetto, cio di comunit di iniziati e di collegio di studiosi; sul suo esempio, probabilmente, altri collegi professionali assunsero la figura di gn, o si formarono intorno a un autentico gnos che vantava come capostipite un nume; tali i medici Asklapidai a Coo, Rodi e Cnido, e gli Oulidai (da Apollo Olios, sanatore) a Velia in Italia.

7. La scoperta del ksmos


Pitagora rafforz il nesso di Crotone con Delfi, come indica anche il tripode pitico impresso sugli stateri crotoniati del VI/V secolo. I sacerdoti delfici, anche per i loro immediati rapporti con lAmphiktyona di Anthl, non avevano disatteso i problemi e le crisi che accompagnavano lo sviluppo delle maggiori pleis, cos nella madrepatria come nelle aree colonizzate. Nelle colonie occidentali, che ovviamente erano meno sensibili al freno esercitato nelle metropoli da antiche tradizioni religiose o gentilizie, il clima era pi propizio ad avventure del pensiero: ci stato decisivo per lavvenire della ricerca scientifica, perch specialmente nella Magna Grecia le originali speculazioni dei pensatori ionici hanno alimentato scuole di filosofi e medici come quelle di Pitagora, di Alcmeone, di Parmenide. Alla mente di Pitagora i primi suggerimenti vennero dalle teorie proposte dai physiolgoi ionici: la materia del mondo, la hl vista come un vivente

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(zon), e quindi in sviluppo (phsis); lpeiron (infinito) indicato da Anassimandro come arch di tutti gli esseri (DK 12 B 1); il contrasto tra loriginario chos dellpeiron e la regolarit del mondo rivelata dallindagine naturalistica, principalmente dallastronomia, ed esprimibile mediante figure geometriche, e quindi mediante indicazioni numeriche. Pitagora sembra aver meditato meno sul chos che sul ksmos: a lui era difatti attribuita linvenzione di questultimo termine, nel quale si esprimeva cos lordine come la bellezza dellUniverso; con la teoria dellunit di questo nella molteplicit delle forme era coerente la dottrina della trasmigrazione delle anime (forse suggerita da un particolare aspetto della teologia preolimpica, che configurava limmortalit di eminenti numi, quali Dioniso e Zeus, come un perenne alternarsi di morti e di rinascite). Ma la contrapposizione ksmos/chos coincideva con unaltra, quella finito/infinito, e dava lo spunto per la teoria delle opposte archa (DK 58 B 5). La nozione del limite poneva immediatamente il problema dellillimitato, e la speculazione in questo senso era indissociabile da suggestioni religiose circa la contrapposizione fra stato divino e stato mortale. Di fronte allovvia insufficienza di termini concettuali in relazione a quel che si presupponeva inconoscibile, parve meno insoddisfacente il ricorso ai numeri (arithmo), la cui successione infinita, come simboli degli elementi costitutivi e degli enti del ksmos. Cos la visione dellunit e dellarmonia dellUniverso, suggerita dalle indagini astronomiche rivelatrici di moti regolari di corpi celesti, riceveva una parvenza di conferma e la ricerca si orientava anche verso ci che nel libro ippocratico Lantica medicina indicato come le cose celesti e sotterranee, che corrisponde a un frammento di Alcmeone (DK 24 B 1): di ci che non visibile, di ci che attiene ai morti, soltanto i numi hanno nozione. In questa miracolosa vigilia pitagorica laccertamento dei dati singoli (t hkasta), la costruzione logica e lintuizione guidata da un acuto senso del divino hanno operato simultaneamente e dalla tradizione etica sapienziale hanno ricevuto il sussidio di una disciplina della vocazione allo studio. Probabilmente il pythagoriks bos non stato diverso dallorphiks bos: v infatti ragione di ritenere che la religiosit pitagorica si sia espressa nel genuino orfismo, religione misterica in cui aveva una parte importante non gi il culto dei numi ctoni patroni tradizionali dei maggiori culti misterici, ma la fede in Mnmosn, la memoria divinizzata. Per il suo carattere singolare la spiritualit pitagorica ha pervaso le principali correnti del pensiero greco, e pitagorica fu gi leducazione del fondatore della scuola eleatica, Parmenide. Questi allincertezza delle dxai, le opinioni dei mortali, ha contrapposto la rotonda verit (assolutamente completa e perfetta, come la figura del cerchio e della sfera), a cui pu condurre solamente unintuizione che il filosofo presenta come un mthos (rivelazione) della dea, al quale la mente pu elevarsi seguendo una ideale via sacra, in un itinerarium mentis che richiama la hier ods aperta da Mnmosn ai bkchoi orfici: un seguito di suggestive immagini in cui sono

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implicite la cognizione dei limiti della conoscenza e lintima aspirazione a varcare i confini dellumano. Dal tempo di Pitagora la tensione creata dal duplice impegno del nos, di estendere la conoscenza e di cercare nellanamnesi un lume che dia un orientamento circa lgnston che avvolge il sapere umano, non ha abbandonato la ricerca filosofica dovunque abbia risuonato la Hellnik phn, lidioma del pensiero ellenico: ci ha fatalmente ridotto nella scienza greca, come non raramente si sente deplorare da studiosi moderni, lo sviluppo della scienza applicata. Ma proprio lorientamento dato al pensiero greco dai pitagorici e dagli eleati, da Ippocrate e da Platone, stato decisivo anche per il progresso dellindagine scientifica dallet del Cusano, e poi di Bruno e di Galilei, ai giorni nostri.

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