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Problemi della traduzione[modifica | modifica sorgente]

Idealmente un traduttore sceglie quelle strategie traduttive nella lingua d'arrivo che un madrelingua utilizzerebbe nella stessa situazione comunicativa. Nella rappresentazione contemporanea della figura traduttiva, stata fortemente voluta (anche dagli organi istituzionali con la creazione di cattedre universitarie apposite) l'introduzione della codifica di mediatore. Con questo appellativo la figura professionale pu differenziarsi sia in mediatore culturale sia in mediatore linguistico. Proprio quest'ultimo caso rappresenta il talento traduttivo linguistico. La problematica base risiede gi nell'etimologia delle due diverse parole, infatti traduttore determina un pensiero vicino alla matematica trasposizione di due testi, una traslazione scientifica e precisa di un complesso sintattico ad un altro, senza perdita di senso o di strutture semantiche. Ci in realt stato pi volte smentito e valutato come poco realistico, mettendo in dubbio il processo traduttivo come un sempliceinput - output. Al contrario una mediazione la via che l'uomo ha percorso fin dalla nascita dei linguaggi, cio il trasporto e l'adeguamento di un messaggio segnico da un contesto ad un altro, da un codice all'altro, da un paradigma all'altro. Lo stesso schema linguistico di Roman Jakobson prevede una minima parte delle diverse caratterizzazioni che negli ultimi 60 anni sono state prese in causa per la buona riuscita di un processo traduttivo. Non sempre una parola nella lingua di partenza potrebbe essere sostituita 1:1 con una parola nella lingua di arrivo (come ad esempio per i colori o le cifre), spesso devono essere trasposte unit di senso pi grandi come unicum (ad esempio proverbi, formule di cortesia, ecc.). La scelta dell'unit traduttiva corretta quindi una delle tecniche a cui i traduttori si devono adeguare. Due lingue si differenziano tuttavia anche a livello formale. Spesso nella lingua di partenza vi sono parole mancanti nella lingua di arrivo. E cos in svedese non c' nessun iperonimo per nonno, ma solo nonno materno (morfar) e nonno paterno (farfar). In francese e in inglese non c' nessuna espressione per il tedesco Betriebsblindheit. Anche nella sintassi o nella preferenza di costruzioni con complementi di tempo o con sostantivi ci sono differenze. Quando il traduttore traspone le strutture della lingua di partenza in maniera determinata nella lingua di arrivo, la traduzione sembra in queste circostanze non idiomatica e formulaica. La formulazione inglese "it's nice and warm" potrebbe essere tradotta nella forma poco italiana " bello e caldo". Al contrario, una forma idiomatica corretta potrebbe essere "c' bel tempo". Allo stesso tempo "to go and buy" si traduce con "andare a comprare" e non con "andare e comprare". Questo dimostra che nella traduzione si devono considerare anche problemi di stilistica. Questo il primo principio: "Tradurre il pi letteralmente possibile, ma tanto liberamente quanto necessario". Accanto alle differenze linguistiche devono essere considerati anche il tipo di testo, il fine e i destinatari della traduzione, poich un saggio scientifico ha una diversa formulazione ed pi preciso rispetto ad una rubrica giornalistica. Talvolta il principio secondo il quale la traduzione deve contenere un modo di esprimersi che utilizzerebbe un madrelingua pu non essere realizzato, ad esempio con nomi propri e circostanze di fatto che non esistono nella lingua di arrivo. Inoltre ci si domanda se deve trapelare la cultura di partenza. Come traduco la ritmica e l'influenza di un testo? Un ulteriore interrogativo come si maneggiano errori nel testo sorgente o unit di misura che non esistono nell'ambito della lingua di arrivo. Cos la traduzione tecnica si attiene in modo esemplificativo al principio della lingua madre e a quello del paese destinatario, mentre per la traduzione di romanzi di regola si preserva, per quanto possibile, lo sfondo culturale della lingua di partenza. Uno dei maggiori apporti alla teoria della traduzione fu dato da Schleiermacher che, in particolare, introdusse concetti innovativi come quello di considerare una lingua come "visione del mondo" del popolo che la parla: fondamentale per la comprensione del discorso non l'oggetto specifico, ma il modo in cui il pensiero di un individuo si esprime in lingua.

Per comprendere la singola espressione necessario conoscere il contesto totale: la parola deve essere inserita nella frase, la frase nel capitolo, questo nel volume e il volume nell'opera dell'autore. Per fare tutto ci, tuttavia, inevitabile partire dalla comprensione delle singole parti per poi arrivare al tutto. La [1] forma stessa dell'oggetto linguistico da tradurre di primaria importanza, specie in poesia. Secondo quanto dice nello ber die Verschieden Methoden des bersetzens, inoltre, sono solo due i cammini che il vero traduttore pu intraprendere, o meglio, far intraprendere; , quindi, al traduttore che rimane la scelta tra il lasciare lo scrittore il pi tranquillo possibile e far s che sia il lettore ad andargli incontro, o, al contrario, lasciare il lettore il pi sereno possibile e far s che sia lo scrittore a dirigersi verso il mondo linguistico di questi. Si tratta in sostanza dell'eterno dilemma del traduttore: dico ci che l'autore ha detto, o dico quanto egli intendeva esprimere? Nel primo caso la traduzione pi o meno letterale ed il suo lettore deve interpretarne il senso, mentre nel secondo caso l'interpretazione fatta dal traduttore ed il lettore del testo tradotto riceve un lavoro pi comprensibile ma meno fedele all'originale. Nel primo caso c' il rischio di perdere il concetto che l'autore voleva esprimere, nel secondo caso c' il rischio di presentare il punto di vista del traduttore e non quello dell'autore. Per Schleiermacher, chi si appresta ad una traduzione deve assolutamente scegliere fra uno di questi due metodi.

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