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di Augusto Graziani
AUGUSTO GRAZIANI, Riabilitiamo la teoria del valore (da I conti senza l'oste , Bollati Boringhieri, pp. 235-240)
QUATTRO ANNI FA
Duccio Cavalieri: Sulle cause reali e finanziarie nella crisi economica in corso
Written on 09 Gennaio 2010, 12.23 by admin Condividi Sulle cause reali e finanziarie nella crisi economica in corso di Duccio Cavalieri La crisi globale...
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Non poco dell'insegnamento economico di Marx stato assorbito silenziosamente da economisti di tradizione estranea al marxismo. Non difficile scoprire, all'interno della tradizione economica borghese, l'esistenza di una vasta corrente sotterranea di origine marxiana, a volte sepolta nel profondo, a volte affiorante in superficie, comunque sempre presente e vitale. L'analisi di Marx, per chi volesse utilizzare un termine moderno, pu dirsi impostata in termini macroscopici. La definizione marxiana del capitalismo come sistema basato sulla separazione fra lavoro e mezzi di produzione, e sulla conseguente contrapposizione tra una classe di capitalisti proprietari e una classe di lavoratori nullatenenti, espressa direttamente in termini di struttura sociale. Questa definizione del capitalismo, come sistema costituito da classi in conflitto, quasi superfluo ricordarlo, viene fermamente respinta dalla teoria economica borghese, la quale resta saldamente affezionata all'idea del mercato come libera palestra di contrattazione, nella quale i singoli affermano le proprie preferenze e difendono i propri interessi. L'imposizione individualistica, com' noto, prende come punto di partenza l'agire del singolo individuo e, dall'analisi del comportamento del singolo, desume l'assetto globale del sistema economico. A questa procedura, Marx, con la sua impostazione macroeconomica, contrappone una procedura inversa, di contenuto storico e concreto. Ridotta all'essenziale, la sua logica pu essere espressa cos: poich l'esperienza storica mostra che un sistema sociale quale il capitalismo, basato sulla separazione tra lavoro e mezzi di produzione, si affermato e perdura, ci significa che i soggetti che lo compongono si comportano in modo da garantire la sopravvivenza. Compito dell'analisi economica proprio quello di scoprire tali regole di sopravvivenza. Per spingersi nel profondo, occorre scoprire le vere condizioni di equilibrio del sistema economico, che sono le condizioni della sua riproduzione. Questo il compito che Marx assegna alla scienza economica. Per un economista, questa regola di metodo significa riconoscere priorit e autonomia all'analisi macroeconomica, lasciando all'analisi microeconomica (e cio allo studio del comportamento individuale) il carattere di residuo derivato. L'analisi di classe della societ capitalistica conduce immediatamente Marx a una descrizione del processo economico inteso come circuito monetario. I lavoratori, privi per definizione di mezzi di produzione, non possono avviare alcuna attivit produttiva. Le imprese, a loro volta, possono farlo soltanto dopo aver acquistato forza-lavoro. Il processo economico si mette dunque in moto soltanto nel momento in cui le imprese, ottenuto un finanziamento monetario dal settore delle banche, acquistano forza-lavoro e realizzano il processo produttivo. Lo stesso processo si conclude allorch le imprese, avendo vendute le merci prodotte, rientrano in possesso della moneta erogata e rimborsano alle banche il credito inizialmente ricevuto.
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Marketing virale
Written on 09 Gennaio 2010, 10.24 by admin Marketing virale 184 milioni di euro buttati nel cesso e gli italiani che non fanno una piegadi LameduckSi erano fatti scudo persino di un innocente...
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L'idea del processo economico come circuito monetario, pi volte scoperta e pi volte dimenticata, alla base di numerose acquisizioni teoriche. Ne citeremo soltanto tre. Nell'analisi del processo economico come circuito monetario, la moneta compare come credito iniziale concesso alle imprese per l'erogazione dei salari e l'acquisto di forza-lavoro. Allorch la moneta entra nel circuito, essa rappresenta quindi il capitale investito dall'imprenditore e impegnato nel processo produttivo a scopo di profitto. La moneta non quindi, cos come vorrebbe la teoria individualistica, un semplice intermediario dello scambio, introdotto a guisa di perfezionamento tecnico allo scopo di superare gli inconvenienti del baratto. Nell'assetto capitalistico, la moneta il capitale iniziale di cui si avvale l'imprenditore per l'acquisto di forza lavoro. La circolazione monetaria, quindi, non svolge unicamente la funzione di consentire pi agili rapporti commerciali, ma anche quella assai pi rilevante di mettere in rapporto la classe dei capitalisti con quella dei lavoratori. sempre la definizione del processo economico come circuito monetario che consente di analizzare il fenomeno della crisi. Tale fenomeno si presenta come un arresto del circuito. Nulla garantisce infatti che, nel corso del processo economico, i redditi monetari percepiti vengano spesi per intero. Fintantoch ci avviene, la continuit del processo economico assicurata. Ma se, per ragioni connesse alle prospettive pi o meno pessimistiche degli imprenditori o degli speculatori, risulta conveniente trattenere ricchezza in forma liquida, il circuito si arresta e subentra la fase di crisi. A sua volta, il problema della crisi strettamente legato a quello della disoccupazione e del funzionamento del mercato del lavoro. Nell'immediato, la crisi si manifesta attraverso la presenza di merci prodotte e non vendute; ma, se la crisi si protrae, il volume di produzione finisce con l'adattarsi al livello della domanda e il fenomeno delle merci non vendute scompare. A questo punto, la crisi si manifesta soltanto nel mercato del lavoro, sotto la forma di disoccupazione. Secondo la teoria tradizionale, anche in questo mercato, grazie al gioco della domanda e dell'offerta, si dovrebbe giungere prima o poi a un assetto di equilibrio. La teoria del processo economico come circuito monetario aiuta a comprendere perch invece ci non accada, e come la disoccupazione scompaia soltanto quando gli imprenditori, in base alle loro previsioni e secondo strategie proprie, decidono di porvi fine, rimettendo in moto il processo produttivo. Da questa analisi della disoccupazione discende infine un ultimo insegnamento, anche questo pi o meno tacitamente assorbito da vasti settori dell'economia non marxiana. noto che, secondo la teoria tradizionale della domanda e dell'offerta, il lavoratore per il fatto stesso di possedere una capacit lavorativa e di poter offrire il proprio lavoro, sarebbe titolare di una ricchezza immediatamente convertibile in altri beni. La teoria del processo economico come circuito insegna invece che l'offerta di lavoro in s non conferisce al lavoratore alcun comando diretto sui beni, se non dopo che il lavoro sia stato convertito in moneta, il che avviene soltanto nei limiti in cui gli imprenditori-capitalisti in base a propri calcoli personali, decidono che ci debba avvenire. Il lavoro in s non quindi ricchezza; lo diventa subordinatamente a una decisione dell'imprenditore. Il capitalista, nel mettere in moto il circuito monetario, spinto dall'intento di conseguire un profitto o, nella terminologia marxiana, di accrescere il valore del capitale investito. Sul problema del valore e della sua misurazione, lo scontro fra teoria marxiana e teoria borghese stato il pi lungo e accanito. opinione comune, condivisa al giorno d'oggi sia a destra sia a sinistra, che su questo terreno Marx sia rimasto soccombente. Senza pronunciarsi su questo verdetto, cerchiamo di individuare gli insegnamenti che anche per questo aspetto la teoria marxiana in grado di dare. Nell'affrontare il tema del valore, il primo punto da stabilire che l'intero problema va studiato nell'ottica che abbiamo detto macroeconomica: non gi quindi dal punto di vista del capitalista singolo, in lotta con i suoi concorrenti, bens nella prospettiva generale che contrappone l'intera classe dei capitalisti a quella dei lavoratori. In questa ottica, di classe, valorizzazione significa non gi produzione di profitto individuale per il singolo capitalista, e tanto meno creazione di valore per la collettivit, bens accrescimento di ricchezza per la classe dei capitalisti. Se ci poniamo in questa prospettiva, emerge un primo risultato significativo: nessuno scambio che rimanga puramente all'interno del sistema delle imprese pu contribuire alla valorizzazione del capitale investito; infatti, ogni vantaggio che un singolo capitalista dovesse eventualmente trarre dallo scambio con altri capitalisti sarebbe compensato da una perdita identica a carico della sua controparte, e le sue partite si annullerebbero a vicenda. La trasmissione di materie prime, di macchinari, o di beni intermedi da un capitalista all'altro, non pu quindi produrre alcun valore aggiuntivo per la classe dei capitalisti nel suo insieme. I beni strumentali possono tutt'al pi trasmettere immutato il proprio valore, passando da un capitalista all'altro (di qui la denominazione di capitale costante che Marx assegna ai mezzi di produzione materiali). La valorizzazione del capitale, per i capitalisti come classe, pu derivare unicamente da scambi che i capitalisti effettuino al di fuori della propria classe, e quindi nell'unico scambio esterno possibile, che consiste nell'acquisto di forza-lavoro. Soltanto nella misura in cui i capitalisti utilizzano lavoro e si appropriano di una parte del prodotto ottenuto, essi possono realizzare un sovrappi e convertirlo in profitto ( di qui l'insistenza di Marx sul fatto che sovrappi e profitto nascono esclusivamente nella fase della produzione). Giungiamo cos ad una ulteriore conclusione, frutto anch'essa dell'impostazione stessa del ragionamento: che il profitto dei capitalisti come classe nasce unicamente dal rapporto che si instaura fra capitalisti e lavoratori e che di conseguenza esso pu nascere soltanto dalla differenza fra quantit di lavoro totale impiegato e quantit di lavoro che torna al lavoratore sotto forma di salario reale. Resta un punto da esaminare. Se, come abbiamo visto, soltanto l'impiego di lavoro produce una valorizzazione del capitale investito, sembrerebbe potersene dedurre che soltanto il lavoro attribuisca valore alle merci e che di conseguenza le merci debbano anche scambiarsi sul mercato secondo prezzi
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TRE ANNI FA
La violenza di Stato durante il g8 del 2001 impressa nella coscienza di milioni di uomini e donne, al di l delle sentenze dei tribunali: "Il punto che Genova non finita perch per Jimmy, Marina, Fagiolino e Luca non ancora finita". Gi sono stati scritti fiumi d'inchiostro in questi giorni sulle condanne ai domiciliari, tredici anni dopo, dei super poliziotti Spartaco Mortola, Giovanni Luperi e Francesco Gratteri per la mattanza alla scuola Diaz nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 a Genova. Vale la pena ribadire alcune cose sottolineate in ordine sparso in questi giorni. Prima di tutto la mitezza della pena (non che siano le condanne in tribunale a scrivere la "sentenza" della storia e la coscienza diffusa sulle vicende del g8 genovese): otto mesi di domiciliari per Spartaco Mortola, da dirigente della Digos di Genova a questore dal pugno di ferro a Torino, un anno per Giovanni Luperi, ex dirigente Ucigos nel 2001 ora pensionato, nonch per Francesco Gratteri, terza carica della polizia italiana. Non pu poi che balzare l'ennesima volta agli occhi la folgorante carriera di tutti gli uomini coinvolti nella gestione dell'ordine pubblico genovese, nonostante le inchieste e i giudizi di ogni tipo di organismo internazionale in difesa dei diritti umani. In ultimo le motivazioni della sentenza: i giudici hanno rifiutato le misure alternative a questi fedeli servitori dello Stato perch questi non si sono mai pentiti, non hanno mai risarcito, neanche parzialmente, le vittime massacrate di botte e torturate. Leggi tutto
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Angie Gago: I disaccordi tra le classi dirigenti delleurozona sono unopportunit per la lotta di classe
Written on 09 Gennaio 2011, 13.29 by admin I disaccordi tra le classi dirigenti delleurozona sono unopportunit per la lotta di classe Angie Gago Laggravamento della...
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Cristina Morini:Vogliamo
Morini:Vogliamo altro. Appunti per una critica al concetto di produttivit, di lavoro e di cittadinanza
Written on 07 Gennaio 2011, 19.08 by admin Vogliamo altro. Appunti per una critica al concetto di produttivit, di lavoro e di cittadinanza di Cristina Morini Se il lavoro va perdendo le...
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relativi proporzionali al lavoro contenuto in ciascuna di esse. Questa la versione volgare della teoria del valore-lavoro, versione che peraltro lo stesso Marx non ha mai sostenuto, e che si pu dire sia servita principalmente agli avversari della dottrina marxiana come pretesto per confutarne la fondatezza. Marx non sostenne mai che le merci si dovessero scambiare secondo il valore contenuto in ciascuna di esse, per il semplice fatto che questa proposizione non discende in alcun modo dalle premesse del suo ragionamento. Abbiamo detto che il problema della valorizzazione investe la classe dei capitalisti nei suoi rapporti con i lavoratori; lo scambio di merci, in quanto fenomeno interno alla classe dei capitalisti, costituisce invece un problema del tutto diverso. Plusvalore e profitto possono trarre origine soltanto da un rapporto fra le due classi; ma lo scambio di merci e tutt'altra cosa, in quanto fenomeno interno alla classe dei capitalisti. I prezzi relativi delle merci si formano infatti negli scambi fra capitalisti, sotto il dominio della regola della concorrenza, fenomeno questo che riguarda esclusivamente i capitalisti nei loro rapporti reciproci. In questo campo, valgono le regole dell'equilibrio concorrenziale (mille volte esposto in forma analitica', dall'equilibrio generale di Walras alla teoria dei prezzi di Sraffa), regole che spiegano appunto la determinazione dei prezzi relativi nello scambio fra merci. Tale scambio non d luogo a rapporti fra classi e non configura alcun fenomeno di valorizzazione. quindi erroneo affermare, come peraltro sovente viene fatto, che nella spiegazione dei prezzi, la teoria marxiana del valore fallisca. Si tratta infatti di un fenomeno nel quale, non essendovi un problema di valorizzazione da analizzare, la teoria marxiana del valore non entra in modo diretto. La teoria del valore spiega che il plusvalore ottenuto dall'utilizzazione della forza- lavoro l'unica ricchezza che i capitalisti nel loro complesso possano spartirsi e convertire in profitto; per cui, nel suo complesso, l'elemento di profitto contenuto nei prezzi di mercato discende dal modo in cui si realizzato il rapporto tra classi. Ma, al di l di questo collegamento, resta il fatto che analisi dei rapporti tra classi, o analisi sociale macroeconomica da un lato, e analisi dei rapporti interni a una singola classe, o analisi microeconomica concorrenziale dall'altro, sono fenomeni diversi, che rispondono necessariamente a logiche distinte. * l'Unit, 10 giugno 1983 AGGIUNGI COMMENTO Saranno eliminati tutti i commenti contenenti insulti o accuse non motivate verso chiunque.
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DUE ANNI FA
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FINE CORSA
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Dante Barontini
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JComments Il 27 novembre Berlusconi ci ha lasciato. Momento atteso, mitizzato, invocato, liberatorio. Nel pomeriggio il Senato ha votato per la sua decadenza da parlamentare, una (piccola) manifestazione del suo popolo sotto palazzo Grazioli ha cercato di dargli conforto nel momento triste, alla procura di Milano e in altre - forse si preparano nuovi mandati di cattura. Questa volta non si risollever dal baratro. Lo vuole l'Europa, pi che la politica italiana. Lo vuole fuori dai piedi cos come l'aveva accettato benvolentieri quando si trattava di demolire la credibilit internazionale di questo paese e del suo establishment, in modo da aprir meglio la strada allo svuotamento della Costituzione repubblicana, alla distruzione della sinistra radicale (sempre disponibile a farsi asservire dal centrosinistra in nome del converted by Web2PDFConvert.com
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pericolo Caimano), al prepotere della finanza continentale, e infine al governo della Troika. Spremuto il limone di quanto poteva utilmente dare, restava solo l'impresentabile macchietta pornomafiosa, l'impresario che evade il fisco e tocca il sedere alle ballerine, che si fa scrivere le leggi dai suoi avvocati portati appositamente in Parlamento.
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I PI LETTI
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UN ANNO FA
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