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FACOLTA DI SCIENZE MM.FF.NN.

CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA





INTRODUZIONE AI METODI E MODELLI
MATEMATICI PER LE APPLICAZIONI

PARTE II



Equazioni a derivate parziali

Prof. Francesca Visentin






ANNO ACCADEMICO 2008/2009

1
INTRODUZIONE AI METODI E MODELLI PER LE
APPLICAZIONI
Parte II
EQUAZIONI A DERIVATE PARZIALI DELLA
FISICA MATEMATICA
Prof. F. Visentin

CAPITOLO III
EQUAZIONE DI LAPLACE


1. Introduzione

Lequazione di Laplace prende il nome dal matematico Pierre Simon, marchese di
Laplace (1749 1827). Tale equazione ha unimportanza notevole sia nellambito della
Fisica Matematica che in Ingegneria. Lo studio di svariati fenomeni anche molto diversi
conduce a questo tipo di equazione. Elemento comune a tali fenomeni il fatto che i
campi ad essi associati possono essere espressi come gradiente di un potenziale. Ad
esempio nella teoria gravitazionale la forza associata alla materia espressa come il
gradiente del potenziale di gravitazione; in elettrostatica il vettore campo elettrico e
campo magnetico sono espressi tramite il potenziale elettrico e magnetico; ancora
nellambito della fluidodinamica il vettore velocit in un fluido perfetto in moto
irrotazionale pu essere ottenuto tramite il potenziale di velocit.


2. Derivazione dellequazione di Laplace.

Vediamo ora alcuni esempi di fenomeni governati dallequazione di Laplace.

(A) Legge di Newton sulla gravitazione universale.
Consideriamo due corpi puntiformi di masse rispettivamente m e m situati nei punti O e
P a distanza r. La legge di gravitazione universale afferma che il corpo di massa m attira
il corpo di massa m con una forza direttamente proporzionale al prodotto delle loro
masse e inversamente proporzionale al quadrato delle loro distanze:


(2.1) F = - h
mm'
r
2
u ,

2
dove u il versore della forza orientata nel verso che va da O a P e h la costante di
gravitazione universale. Questa legge valida per tutti i corpi delluniverso, siano essi
pianeti o molecole. Inoltre h ha sempre lo stesso valore, qualunque siano i corpi, le loro
masse e le loro distanze.
Un problema incontrato dai fisici dopo la scoperta della legge di gravitazione
universale stato quello di spiegare come facesse un corpo, ad esempio il sole, ad
esercitare una forza a distanza su un altro corpo, ad esempio la terra, posto a grande
distanza e attraverso lo spazio vuoto. La risposta che non esistono forze a distanza,
ma che si deve fare uso di un diverso concetto, quello di campo gravitazionale. Questo
campo va pensato come un particolare stato di cose costante in tutto lo spazio che
circonda il corpo di massa m, il cui valore nel punto P in cui si trova il corpo di massa m
d luogo alla forza di Newton F. Pi precisamente si definisce campo gravitazionale
generato dal corpo di massa m il vettore


che in ogni punto P a distanza r dal punto O, in cui si trova la massa m, ha modulo


diretto lungo la retta OP, ed ha verso che va da P verso O.
Consideriamo ora un corpo di massa m contenuto in un dominio limitato V e sia V la
frontiera di V. Indichiamo con n la normale esterna a V e con n il suo versore e con d
larea di un elemento di superficie su V. Il flusso elementare del vettore G attraverso
lelemento considerato, d(G), dato da

d(G) = G,n d,

e quindi il flusso attraverso la superficie dato da


Si ha quindi


(2. 2) G = lim
m' m

F
m'
= - h
m
r
2
u ,
G = h
m
r
2
,
(2. 3) (G) = G, n
V

d .
(G) = - hm
u, n
r
2
V

d ,

3
dove u,n = |u| |n| cos = cos (essendo langolo tra u e n). Se invece ci muoviamo
lungo la superficie della sfera unitaria relativa al vettore n, la variazione d data da


Si ha quindi


Allora


Dato ora nello spazio un sistema di assi cartesiani con origine in O, consideriamo una
particella di massa m che si muove lungo una curva sotto lazione del campo
gravitazionale G. Indicata con t la tangente a nel generico punto P, il lavoro del campo
G lungo dato da

Daltra parte


dove i, j, k sono i versori degli assi coordinati. Allora

Di conseguenza

con


In definitiva

u, n
r
2
V

d = d

= 4 .
G = -
hm
r
2
u e u =
r
r
=
xi + yj + zk
r
,
G
x
= - h
m
r
2
x, G
y
= - h
m
r
2
y, G
z
= - h
m
r
2
z.
G, t

ds = G
x
dx + G
y
dy + G
z
dz .
G, t

ds = - hm
xdx + ydy + zdz
r
2

= - dU

,
d =
cos d
r
2
.
U = -
hm
r
.
(2. 4) (G) = - 4hm.

4


dove P
0
e P sono rispettivamente il punto iniziale e il punto finale della curva. Da quanto
detto segue che il lavoro non dipende dal particolare cammino seguito, ma solo dal punto
iniziale e dal punto finale. In particolare se chiusa

Supponiamo ora di avere uno o pi corpi in un dominio limitato V la cui massa sia
distribuita con una densit (x) > 0, supposta continua. Assumiamo le due leggi (2.4) e
(2.5) appena illustrate, che in questo caso si scrivono:


dove M la massa totale. Per il teorema della divergenza si ha


e, per il teorema di Stokes si ha


dove una superficie corrispondente al contorno (curva chiusa), e quindi

(5.2) rot G = 0 .

Ci comporta lesistenza di una funzione U tale che G=-gradU. Tenendo conto del fatto
che


si ottiene lequazione differenziale

G, t

ds = - dU

= U(P
0
) - U(P) ,
(2. 5) G, t

ds = 0.
G, n
V

d = - 4hM (legge di Gauss),


G, t

ds = 0 ( curva chiusa),
G, n
V

d = div G
V

dv,
G, t

ds = rotG, n

d ,
div G
V

dv = - 4hM = - 4h dv
V

,

5
div G = -4h

e quindi

div grad U = -4h.

Essendo


si ottiene lequazione

(2.7) U = -4h,

che si dice equazione di Poisson. La corrispondente equazione omogenea

(2.8) U = 0

si dice equazione di Laplace.

(B) Flussi irrotazionali in fluidodinamica.
Introduciamo lequazione di conservazione della massa che gioca un ruolo centrale nei
problemi di fluidodinamica. Consideriamo un dominio V contenuto in una regione di
flusso.



La massa totale M contenuta in V ad ogni istante t data da

div grad U = div (U
x
, U
y
, U
z
) = U
xx
+ U
yy
+ U
zz
= U,

6

dove (t,x) la densit di massa del fluido, che in generale funzione sia della posizione
che del tempo. La variazione di densit di massa in M data da


Il flusso (e quindi la massa che entra in V attraverso la superficie) dato da

dove v il vettore velocit e il segno meno indica che per n si sceglie il versore della
normale esterna alla superficie. La legge di conservazione della massa afferma che la
variazione di massa allinterno del dominio V uguale a quella che entra attraverso la
superficie, cio:


Per il teorema della divergenza si ha


Essendo il dominio V arbitrario, si ottiene lequazione differenziale di continuit (o di
conservazione della massa):


In molte situazioni nellambito della fluidodinamica si fa lipotesi di fluido
incompressibile; ci comporta che non vi variazione di volume e di massa durante il
moto. Deve essere allora (t,x) = costante e la (2.12) assume la forma

(2.13) div v = 0.

Lassunzione di incompressibilit porta quindi un vincolo nel campo di velocit durante
il moto, vincolo espresso da (2.13). Unaltra assunzione che in genere si fa in
(2. 9) M = (t, x)dv
V

,
(2.10)
dM
dt
=
d
dt
(t, x) dv =

t
V

(t, x) dv .
V

= - (t, x) v, n d
V

t
(t, x) + div((t, x) v)




V

dv = 0.
(2.12)

t
(t, x) + div((t, x) v) = 0.
(2.11)

t
V

(t, x) dv = - (t, x) v, n d
V

.

7
fluidodinamica quella di fluido perfetto non viscoso. Nella realt tali tipi di fluidi non
esistono, per in molti casi lontano da ostacoli gli effetti della viscosit sul moto possono
essere trascurati e il fluido pu essere considerato perfetto. Consideriamo inoltre moti
irrotazionali, cio tali che

(2.14) rot v = 0.

Un teorema dovuto a Lord Kelvin (1824 1907) assicura che per un fluido non viscoso e
incompressibile risulta rot v costante lungo il moto. Di conseguenza se il fluido
irrotazionale in un dato istante, allora la (2.14) rimane valida lungo tutto il moto. Se poi
supponiamo che il dominio V sia semplicemente connesso, vale il seguente teorema che
diamo senza dimostrazione:

2.1 Teorema. Sia V semplicemente connesso. Allora condizione necessaria e sufficiente
affinch rot v = 0 che esista un campo scalare tale che v = grad . Per la continuit di
v, la funzione deve essere derivabile fino al secondo ordine.

Supposto V semplicemente connesso, nelle ipotesi in cui vale (2.14), possiamo allora dire
che esiste di classe C
2
tale che

(2.15) v = grad .

Tenendo allora presenti (2.13), (2.15), si ottiene lequazione di Laplace

(2.16) = 0.

Infatti usando ad esempio coordinate cartesiane risulta:


(C) Processi stazionari.
Nel Capitolo II abbiamo parlato dellequazione delle corde e quindi di una equazione
unidimensionale. Nel caso tridimensionale lequazione delle onde si scrive nella forma:


Nel prossimo Capitolo IV studieremo lequazione del calore (sempre in forma
unidimensionale). Nel caso tridimensionale lequazione della conduzione termica assume
la forma:
div grad =
xx
+
yy
+
zz
= .
(2.17) u
tt
= v
2
u .

8


dove c il calore specifico, la densit e k il coefficiente di conduzione termica. Se
siamo interessati a processi stazionari, cio a soluzioni che non dipendono espkicitamente
dal tempo, entrambe le equazioni (2.17) e (2.18) si riconducono allequazione di Laplace:

(2.19) u = 0.


3. Propriet delle funzioni armoniche.

Prima di porre qualunque problema spacifico sulla determinazione di soluzioni
dellequazione di Laplace, mettiamo in evidenza alcuni aspetti qualitativi che saranno
utili nel seguito.

Sia V un dominio di R
n
linearmente connesso e siano u e v due campi vettoriali di
classe C
2
. Valgono le due seguenti relazioni


nota come prima identit di Green, e


nota come seconda identit di Green. Tali identit interverranno in particolare nei
problemi di unicit delle soluzioni di problemi al contorno per lequazione di Laplace.

Riprendiamo ora in esame lequazione di Laplace

(3.3) u = 0.

Ogni soluzione di tale equazione si dice funzione armonica. Dalla prima identit di Green
segue una propriet molto importante per le funzioni armoniche.


(2.18) u
t
= a
2
u , a
2
=
k
c
,
(3.1) v udx
V

= v
u
n
V

d - grad u, grad v
V

dx ,
(3. 2) vu - uv ( )
V

dx = v
u
n
- u
v
n




V

d ,

9
3.1 Teorema. Ogni funzione armonica u in un dominio limitato V soddisfa la condizione


Basta applicare la (3.1) alle funzioni u armonica e v=1.

Un teorema molto importante, noto come Principio del massimo, il seguente:

3.2 Teorema. Una funzione armonica in un dominio limitato V assume massimo e
minimo sulla frontiera V di V.

Dimostrazione. Cominciamo col ricordare che condizione necessaria affinch un punto x
0

interno a V sia di massimo relativo (minimo relativo) che


Ci comporta in particolare


e quindi

u (x
0
) 0 (0)

nei punti di massimo (minimo) relativo. Premesso ci, supponiamo per assurdo che esista
un punto x
0
interno a V tale che

u(x
0
) = M > max{u(x), xV} = m.

Allora esiste >0 tale che M > m + . Consideriamo la funzione


dove una costante positiva da determinare e

(3. 4)
u
n
V

dx = 0.
u
x
1
(x
0
) = u
x
2
(x
0
) = .. .. = u
x
n
(x
0
) = 0,
u
xi xj
(x
0
)
i
i , j=1
n

j
0 ( 0) ,
i
,
j
.
u
xi xi
(x
0
) 0 ( 0) , i = 1, 2, ... , n,
v(x) = u(x) + r
2
,

10

Si ha

v(x
0
) = u(x
0
)
e

Allora si ha

v = u + 2n = 2n >0.

Di conseguenza, qualunque sia la scelta della costante >0, v non pu avere punti di
massimo relativo in V. Dato che la chiusura di V un insieme compatto, la funzione V
comunque dotata di massimo. Tale massimo deve allora essere assunto sulla frontiera di
V. Daltra parte si ha

max{v(x), xV} max{u(x), xV} + r
2
max
.

Scelto < /r
2
max
si ha

max{v(x), xV} m + < M = u(x
0
) = v(x
0
),

e ci assurdo. Allora u deve assumere il massimo sulla frontiera di V. Per provare che u
assume anche il minimo sulla frontiera basta tener conto del fatto che il minimo della
funzione u coincide con il massimo della funzione u, la quale ancora armonica in V. Il
teorema quindi completamente dimostrato.

Il principio del massimo ha alcune conseguenze molto importanti, utili anche nei
problemi di unicit e dipendenza continua delle soluzioni.

3.2 Proposizione. Una funzione armonica in un dominio limitato V e nulla sulla frontiera
di V nulla in tutto V.

La dimostrazione immediata tenendo conto che il minimo e il massimo di u sono nulli.

r = x - x
0
= (x
i
x
i
0
)
2
i =1
n

.
v
xi
= u
xi
+ 2(x
i
x
i
0
) , v
x i xi
= u
xi x i
+ 2 .

11
3.3 Proposizione. Se u e v sono due funzioni armoniche in un dominio limitato V tali che
sulla frontiera di V si abbia uv oppure |u| v, allora la stessa relazione vale anche in V.

Dimostrazione. Sia uv su V. Consideriamo la funzione w = u v; essa armonica in
V e si ha w0 su V. Allora per il principio del massimo si ha w0 in V e quindi uv in
V. Sia invece |u| v su V. Allora vuv su V. Le funzioni w
1
= u v e w
2
= -(u+v)
sono armoniche in V e su V risulta: w
1
0 e w
2
0. Di conseguenza w
1
0 e w
2
0 in V e
quindi |u| v in V.

Notiamo esplicitamente che il principio del massimo vale per funzioni continue in domini
limitati. Ad esempio la funzione


armonica in tutto il piano escluso il punto (0,0). In R
2
{0} la funzione non ha
massimo, mentre nellinsieme V costituito dal cerchio di centro lorigine e raggio 1,
privato dellorigine, la funzione non ha minimo.


4. Problemi al contorno per lequazione di Laplace e unicit delle
soluzioni.

La soluzione dellequazione di Laplace va determinata imponendo certe condizioni
sulla frontiera del dominio; naturalmente le condizioni imposte dipendono dal tipo di
problema in esame. Ad esempio nel caso di fluido irrotazionale si pu pensare di
assegnare il potenziale , oppure la velocit v, e quindi /n sulla frontiera; cos come
nel caso del problema stazionario della trasmissione del calore si pu pensare di
assegnare sulla frontiera la temperatura u oppure il flusso di calore u/n, oppure lo
scambio di calore con lesterno u/n + u. Questi ultimi indicati sintetizzano i tre tipi di
problemi al contorno che si pongono per lequazione di Laplace.

Limpostazione matematica dei tre tipi dei problemi la seguente.
Sia V un dominio limitato di R
n
.

Problema di Dirichlet:
Determinare una funzione uC
2
(V)C(cl(V)) tale che

u(x, y) = log x
2
+ y
2

12

Problema di Neumann
Determinare una funzione uC
2
(V)C
1
(cl(V)) tale che


Problema misto
Determinare una funzione uC
2
(V)C
1
(cl(V)) tale che


Usando le identit di Green e il principio del massimo si pu dimostrare lunicit della
soluzione per i vari problemi al contorno e la dipendenza continua dai dati.

Relativamente al problema di Neumann (4.2) osserviamo che la soluzione richiesta di
classe C
1
nella chiusura di V, e quindi in particolare anche sulla frontiera di V. Di
conseguenza, tenendo conto della (3.4), possiamo dire che la soluzione non esiste se la
funzione non soddisfa la condizione


In particolare se V = S
1
S
2
, con S
1
e S
2
sufficientemente regolari e la condizione (4.2)
2




allora per ottenere soluzioni del problema (4.2) deve essere

u = 0 in V
(4.1)
u(x) = (x), x V, con continua.
u = 0 in V
(4. 2)

u
n
(x) = (x), x V, con continua.

u
n
(x) = 0 su S
1
, e
u
n
(x) = f(x) su S
2
,
(4. 4) (x) d
V

= 0.
u = 0 in V
(4. 3)

u
n
(x) + u(x) = (x), x V, con continua e costante positiva.

13

Naturalmente il risultato pu essere generalizzato al caso in cui V unione di n variet
S
1
, , S
n
sufficientemente regolari. Se la richiesta nel problema (4.2)
2



dove S
n
pu essere inteso come il complementare rispetto a V di S
1
, , S
n-1
, cio pu
essere composto di pi variet disgiunte), allora la condizione di consistenza del
problema (4.2) data da:


Vediamo una interpretazione fisica della relazione di consistenza in un caso
particolare. Consideriamo ad esempio il caso di un fluido perfetto in una regione piana
(sezione del fluido)



Consideriamo le condizioni al contorno


Per I fluidi perfetti sappiamo che

grad = v .
f(x)
S2

d = 0.

u
n
(x) = f
1
(x) su S
1
, ... ,
u
n
(x) = f
n-1
(x) su S
n-1
,
u
n
(x) = 0 su S
n
,
f
1
(x) d +
S1

f
2
(x) d + ... . +
S2

f
n-11
(x) d = 0.
Sn-1

x
= 0 x = 0, y 0, b ( ),

y
= 0 x 0, a ( ), y = 0,

y
= 0 x 0, a ( ), y = b,

x
= f (y) x = 0, y 0, b ( ).

14

Allora condizioni al contorno del tipo


rappresentano velocit nulla e quindi assenza di flusso, oppure frontiere impermeabili. La
condizione non omogenea pu essere interpretata come flusso entrante:


Senza la condizione di consistenza


non sarebbe possibile ottenere soluzioni stazionarie del problema posto in quanto per la
(4.5) sarebbe violata la condizione

div v 0.

La condizione (4.6) assicura la conservazione della massa nella parte di frontiera definita
da x=a, y(0,b).

Dimostriamo ora i teoremi di unicit relativi ai problemi (4.1) (4.3).

4.1 Teorema. La soluzione del problema di Dirichlet (4.1) unica e dipende con
continuit dai dati al contorno.

Dimostrazione. Osserviamo preliminarmente che se u armonica in V, imporre che
lequazione sia soddisfatta anche su V implicherebbe limitazioni ulteriori da imporre sui
valori al contorno. La condizione di continuit di u anche sulla frontiera del dominio V
invece essenziale per lunicit della soluzione. Infatti rinunciando a tale condizione si
ottiene ad esempio come soluzione del problema di Dirichlet per lequazione di Laplace
qualsiasi funzione uguale ad una costante c nellinterno di V e uguale alla funzione su
V.
Per dimostrare lunicit, supponiamo per assurdo che esistano due funzioni u
1
e u
2
,
soluzioni del problema (4.1). Allora la funzione w = u
1
u
2
risolve il problema

x
= 0 ,

y
= 0 ,
(4. 5) v
x
= -

x
= - f(y) 0.
(4. 6) f(y) dy
0
b

= 0 ,

15
(4.7) w = 0 in V, w= 0 su V.

Per il principio del massimo, w = 0 in V e lunicit dimostrata.
Dimostraimo ora la dipendenza continua della soluzione dai dati al contorno. Siano u
1

e u
2
due soluzioni del problema di Dirichlet (4.1) corrispondenti ai dati
1
e
2
. Se risulta

|
1
-
2
| su V,

allora come conseguenza del principio del massimo

|u
1
u
2
| in V,

in quanto armonica in V. La dimostrazione cos completa.

4.2 Teorema. Sia V un dominio connesso. La soluzione del problema di Neumann (4.2)
unica a meno di una costante arbitraria.

Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che esistano due funzioni u
1
e u
2
soluzioni del
problema (4.2). Allora la funzione w = u
1
u
2
soluzione del problema


Applichiamo la prima identit di Green (3.1) alle funzioni u = v = w. Si ha:


Ci comporta grad w = 0 e quindi w = costante in quanto il dominio connesso. Il
teorema cos completamente dimostrato.

4.3 Teorema. Sia V un dominio connesso. La soluzione del problema misto (4.3) unica.

Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che esistano due funzioni u
1
e u
2
soluzioni del
problema (4.3). Allora la funzione w = u
1
u
2
soluzione del problema


grad w ( )
2
dx
V

= 0.
(4. 8) w = 0 in V,
w
n
= 0 su V.
(4. 9) w = 0 in V,
w
n
+ w = 0 su V.

16
Cominciamo col notare che


Possiamo allora scrivere la seconda identit di Green (3.2) nella forma


Posto v = 1, u = w
2
, la (3.2) assume la forma:


Daltra parte si ha



e quindi


Allora, sustituendo in (4.10)


e quindi


v
u
n
- u
v
n
= v
u
n
- uv + uv - u
v
n
= v
u
n
+ uv




- u
v
n
+ uv




.
vu - uv ( )
V

dx = v
u
n
+ uv




- u
v
n
+ uv










V

d .
w
2
= 2 grad w ( )
2
+ 2ww,
w
2
n
= 2w
w
n
.
(4.10) w
2
dx = (
w
2
n
+ w
2
- w
2
)
V

d .

2
w
2
x
i
2
=

x
i
2w
w
x
i







= 2
w
x
i






2
+ 2w

2
w
x
i
2
,
2 [(grad w)
2
+ 2ww] dx = [2w(
w
n
+ w) - 2w
2
] d
V

(4.11) 0 (grad w)
2
dx = - w
2
d
V

0.

17
Deve essere quindi grad w 0 in V e, dato che V connesso, w = costante in V. Inoltre
dalla (4.11) si ricava anche w = 0 su V e quindi per il principio del massimo w = 0 in V,
cio u
1
= u
2
e il teorrema dimostrato.

Per quanto riguarda la continuit nei dati al contorno per i problemi di Neumann e misto
si procede come nel caso del problema di Dirichlet.


5. Esistenza della soluzione dellequazione di Laplace. Metodo di
separazione delle variabili.

Studiamo solo il caso n= 2 per due tipi di domini particolari: il caso del rettangolo e il
caso del cerchio. Nel primo caso useremo coordinate cartesiane, nel secondo coordinate
polari. In entrambi i casi ci riferiremo al metodo di separazione delle variabili. Tale
metodo, che abbiamo gi applicato nel caso dellequazione delle onde, estremamente
importante per la ricerca di soluzioni per tutti i tipi di equazioni differenziali a derivate
parziali. Tale metodo generalmente attribuito a Joseph Fourier (1763 1820), ma
anche stato utilizzato moltissimo da Jean dAlembert (1717 1783), Daniel Bernoulli
(1700 1784) e Leonard Euler (1797 1783).

(A) Caso del rettangolo
Dati a, b > 0, consideriamo il rettangolo (0,a)(0,b). Prendiamo in esame il seguente
problema di Dirichlet.









Cominciamo col risolvere il problema ausiliario

u = 0 in (0, a) (0, b),
(5.1)
u(x, 0) = 0, u(x, b) = 0, u(0, y) = 0, u(a, y) = f(y) .

18

Con il metodo di separazione delle variabili, cerchiamo soluzioni non banali del tipo

(5.3) u(x,y) = F(x)G(y).

Sostituendo nellequazione si ha

e quindi


Devono anche essere soddisfatte le condizioni ai limiti:

u(x,0) = F(x)G(0) = 0 e quindi G(0) = 0,
u(x,b) = F(x)G(b) = 0 e quindi G(0) = 0,
u(0,y) = F(0)G(y) = 0 e quindi F(0) = 0.

Dobbiamo risolvere allora i due problemi:

e


Il problema (5.5) un problema di Strm Liouville, analogo a quello che abbiamo
ottenuto per lequazione delle corde. Esso ammette soluzione solo per k =
2
> 0:

u = 0 in (0, a) (0, b),
(5.2)
u(x, 0) = 0, u(x, b) = 0, u(0, y) = 0 ,
G(y)
d
2
F
dx
2
(x) + F(x)
d
2
G
dy
2
(y) = 0
(5. 4)
1
F(x)

d
2
F
dx
2
(x) = -
1
G(y)

d
2
G
dy
2
(y) = k.

d
2
G
dy
2
+ k G = 0,
(5.5)
G(0) = G(b) = 0,

d
2
F
dy
2
+ k F = 0,
(5.6)
F(0) = 0.

19

Per il problema (5.6) si ottiene allora


da cui in definitiva


avendo posto c = c
1
= -c
2
. Otteniamo allora infinite soluzioni del tipo (5.3)


Vogliamo ora vedere se si pu determinare la soluzione del problema (5.1) sotto la forma


Ovviamente deve essere


Allora f deve essere sviluppabile in serie di Fourier di soli seni. I coefficienti c
n
devono
essere dati da


Si pu dimostrare che con questa scelta dei coefficienti la serie (5.8) converge con le sue
derivate fino al secondo ordine alla soluzione del problema (5.1).

F(x) = c exp(
n
b
x) - exp(-
n
b
x)




,
=
n
b
, n = 1, 2, . .. e G(y) = sin
n
b
y .
F(x) = c
1
exp(
n
b
x) + c
2
exp(-
n
b
x),
F(0) = c
1
+ c
2
= 0,
(5. 7) u
n
(x, y) = c
n
exp(
n
b
x) - exp(-
n
b
x)




sin
n
b
y
= c
n
'
sinh
n
b
x sin
n
b
y .
(5.8) u
n
(x, y) = c
n
'
sinh
n
b
x sin
n
b
y
n =1

n=1

.
u(a, y) = f(y) = c
n
'
sinh
na
b
sin
n
b
y
n =1

.
(5.9) c
n
'
=
2
bsinh
na
b
f(y)sin
n
b
y dy.
0
b


20
Notiamo che scambiando il ruolo delle variabili x, y nel problema (5.1), cio
considerando i dati al contorno

u(0,y) = 0, u(a,y) = 0, u(x,0) = 0, u(x,b) = g(x),

si ottiene un risultato analogo a quello espresso da (5.8) sostituendo b con a e scambiando
i ruoli delle funzioni seno e seno iperbolico.

Consideriamo ora il problema generale


con f
1
, f
2
, f
3
, f
4
sufficientemente regolari. Data la linearit del problema, la soluzione pu
essere trovata come somma

u(x,y) = u
1
(x,y) + u
2
(x,y) + u
3
(x,y) + u
4
(x,y)

dove le u
i
, i = 1, 2, sono soluzioni deilequazione

u = 0 in (0,a) (0,b)

e, rispettivamente, soddisfano le condizioni al contorno

u
1
(x,0) = f
1
(x), u
1
(x,b) = 0, u
1
(0,y) = 0, u
1
(b,y) = 0,
u
2
(x,0) = 0, u
2
(x,b) = f
2
(x), u
2
(0,y) = 0, u
2
(b,y) = 0,
u
3
(x,0) = 0, u
3
(x,b) = 0, u
3
(0,y) = f
3
(y), u
3
(b,y) = 0,
u
4
(x,0) = 0, u
4
(x,b) = 0, u
4
(0,y) = 0, u
4
(b,y) = f
4
(y).

Il problema di Dirichlet nel rettangolo cos completamente risolto.

Dati ancora a, b > 0, consideriamo il rettangolo (0,a)(0,b). Consideriamo ora il seguente
problema di Neumann:


u = 0 in (0, a) (0, b),
(5.10)
u(x, 0) = f
1
(x), u(x, b) = f
2
(x), u(0, y) = f
3
(y), u(a, y) = f
4
(y) ,
u = 0 in (0, a) (0, b),
(5.11)
u
y
(x, 0) = 0, u
y
(x, b) = 0, u
x
(0, y) = 0, u
x
(a, y) = f(y) ,

21
con f sufficientemente regolare. Ricordiamo che deve anche essere soddisfatta la
condizione di consistenza:




Come nel caso del problema di Dirichlet, applichiamo il metodo di separazione delle
variabili al problema:


cercando soluzioni della forma

(5.13) u(x,y) = F(x)G(y).

In questo caso perveniamo alla risoluzione dei problemi ai limiti

e

f(y)dy
0
b

= 0.
u = 0 in (0, a) (0, b),
(5.12)
u
y
(x, 0) = 0, u
y
(x, b) = 0, u
x
(0, y) = 0,

d
2
G
dy
2
(y) + kG(y) = 0,
(5.14)

dG
dy
(0) =
dG
dy
(b) = 0,

22

Procedendo come prima, troviamo ancora che i valori del tipo k =
2
, >0, sono
ammissibili e comportano in questo caso

e


In questo caso per anche k = 0 un valore ammissibile. Infatti per k = 0, i problemi
(5.14) e (5.15) assumono la forma




che ammettono come soluzione G(y) = costante, F(x) = costante. Le infinite soluzioni
non banali di (5.12) sono allora date da


=
n
b
, n = 1, 2, . .. e G(y) = cos
n
b
y ,
F(x) = c exp(
n
b
x) + exp(-
n
b
x)




.

d
2
G
dy
2
(y) = 0,
(5.16)

dG
dy
(0) =
dG
dy
(b) = 0,

d
2
F
dy
2
(x) + kF(x) = 0,
(5.15)

dF
dy
(0) = 0.

d
2
F
dy
2
(x) = 0,
(5.17)

dF
dy
(0) = 0,
(5.18) u
n
(x, y) = c
n
exp(
n
b
x) + exp(-
n
b
x)




cos
n
b
y
= c
n
'
cosh
n
b
x cos
n
b
y , n = 0; 1, 2, . ... .

23
Vogliamo ora determinare una soluzione del problema (5.11) nella forma


Deve essere allora


e la funzione f deve essere sviluppabile in serie di Fourier di soli coseni con coefficienti:


La presenza della costante arbitraria c
0
legata al fatto che la soluzione del problema di
Neumann determinata a meno di una costante arbitraria.

(B) Caso del cerchio. Coordinate polari.
Risolviamo ora col metodo di separazione delle variabili il seguente problema di
Dirichlet


dove D un cerchio di centro lorigine delle coordinate e raggio a.


Conviene risolvere il problema in coordinate polari. Consideriamo quindi la
trasformazione di coordinate

(5.19)
c
0
2
+ u
n
(x, y) =
c
0
2
+ c
n
'
cosh
n
b
x cos
n
b
y
n=1

n=1

.
u = 0 in D,
(5.21)
u(x, y) = (x, y) su D,
u
x
(a, y) = f(y) =
n
b
c
n
'
sinh
na
b
cos
n
b
y
n=1

,
(5.20) c
n
'
=
2
nsinh
na
b
f(y) cos
n
b
y dy.
0
b


24
(5.22) x = r cos , y = r sen.

Si ha


Di conseguenza:


Risulta allora:


Possiamo allora sostituire la (5.21)
1
con


Cerchiamo soluzioni di (5.25), non banali, della forma

(5.26) u(r,) = R(r)T().

Sostituendo (5.26) in (5.25) si ha


cio


r
x
= cos,
r
y
= sin,

x
= -
sin
r
,

y
=
cos
r
,
(5.23)

2
r
x
2
=
sin
2

r
,

2
r
y
2
=
cos
2

r
,

x
2
=
2sincos
r
2
,

y
2
= -
2sincos
r
2
.
u
x
= u
r
r
x
= u
r
cos - u


sin
r
, u
y
= u
r
r
y
= u
r
sin + u


cos
r
,
u
xx
= u
rr
cos
2
+ u
r

sin
2

r
+ u


sin
2

r
2
+ 2u


2sincos
r
2
,
u
yy
= u
rr
sin
2
+ u
r

cos
2

r
+ u


cos
2

r
2
- 2u


2sincos
r
2
.
(5.24) u
xx
+ u
yy
= u
rr
+
1
r
u
r
+
1
r
2
u

=
1
r
ru
r
( )
r
+
1
r
2
u

.
(5.25) u =
1
r
ru
r
( )
r
+
1
r
2
u

= 0 .

1
r
T()
d
dr
r
dR
dr




+
1
r
2
R(r)
d
2
T
d
2
= 0,

25

Si ottengono allora le equazioni:


Inoltre, dato che compare sotto forma di seno e coseno, la funzione u(r,) deve essere
periodica in di periodo 2:

u(r, + 2) = u(r,),

cio

R(r)T( + 2) = R(r)T().

Non potendo essere R(r) identicamente nulla, deve essere

(5.29) T( + 2) = T().

Determiniamo i valori ammissibili per k:

(I) k<0: k = -
2
, >0.
In questo caso la soluzione di (5.27)

T() = c
1
exp() + c
2
exp(-),

che periodica solo se c
1
=c
2
=0. Allora k<0 non d valori ammissibili.

(II) k = 0.
In questo caso la soluzione di (5.27) data da

T() = c
1
+ c
2
.

d
dr
r
dR
dr




R
r
= -
d
2
T
d
2
T
= k.
(5.27)
d
2
T
d
2
+ kT = 0,
(5.28) r
d
dr
r
dR
dr




- k R = 0.

26

Deve essere

T( + 2) = c
1
( + 2) + c
2
= c
1
+ c
2
= T(),

e quindi c
1
= 0 e T() = c
2
. Allora k = 0 un valore ammissibile. Risolvendo la (5.26)
sempre per k = 0 si ha


Allora



(III) k>0: k = -
2
, >0.
In questo caso la soluzione di (5.27) data da

T() = Acos + Bsin ,

e quindi

T( + 2) = Acos( + 2) + Bsin ( + 2)
= Acos + Bsin = T().

Tale relazione soddisfatta solo se 2 multiplo di 2, cio = n intero. Allora nel
caso k = -
2
otteniamo infinite soluzioni del problema (5.27) della forma

(5.29) T
n
() = A
n
cos n + B
n
sin n.

Lequazione (5.28) diventa

r
d
dr
r
dR
dr




= 0,
r
dR
dr
= c,
c 0
dR
dr
=
c
r
e R(r) = c log r,
c = 0
dR
dr
= 0 e R(r) = c .

27

Cerchiamo soluzioni della forma R(r) = r

. Sostituendo in (5.39) si ha


Deve essere
2
- n
2
= 0, cio = n. Otteniamo allora la soluzione generale di (5.30)
nella forma:

(5.31) R(r) = C
n
r
n
+ D
n
r
-n
.

Nel caso del problema (5.21) che stiamo esaminando deve essere D
n
= 0, in quanto r
-n

non armonica in tutto il cerchio. Allora, in corrispondenza delle soluzioni trovate in
(III), si ottengono infinite soluzioni della forma (5.26), del tipo:

u
n
(r, ) = r
n
(A
n
cos n + B
n
sin n.).

Per quanto riguarda (II), dato che la funzione log r non armonica in tutto il cerchio, si
ottiene in corrispondenza ununica soluzione del tipo (5.26)

u(r, ) = costante.

Per risolvere il problema (5.21) dobbiamo allora cercare soluzioni del tipo


I coefficienti di (5.32) vanno determinati in modo che sia soddisfatta la condizione


Assunto allora che sia sviluppabile in serie di Fourier, risulta

(5.30) r
d
dr
r
dR
dr




- n
2
R = 0.
r
d
dr
rr
1
( )
- n
2
r

= 0,
r
dr

dr
- n
2
r

= 0,

2
r

- n
2
r

= 0.
(5.32) r
n
A
n
cosn + B
n
sinn ( )
n=0

.
(5.33) u(a, ) = (a, ) = a
n
A
n
cosn + B
n
sinn ( )
n=0

.

28

con


Tenendo conto di (5.33), (5.34), (5.35), deve essere:


Otteniamo cos una soluzione formale del problema di Dirichlet (5.21) sotto forma di
serie:


Per dimostrare che la serie (5.37) effettivamente soluzione del problema (5.21), si deve
dimostrare la convergenza della serie, la derivabilit termine a termine un numero
sufficiente di volte e la continuit di queste funzioni sulla frontiera del cerchio. Posto


si ha 1. Inoltre la serie pu essere derivata un numero qualsiasi di volte per < 1.
Infatti, posto

u
n
=
n
(a
n
cos n + b
n
sin n),

si ha


da cui
(5.34) (a, ) =
a
0
2
+ a
n
cos n + b
n
sinn ( )
n=1

,

a
0
2
=
1

(a, ) d
-

, a
n
=
1

(a, ) cos n d
-

,
(5.35)
a
n
=
1

(a, ) sin n d
-

, n =1, 2, .. .
(5.36) A
0
=
a
0
2
, A
n
=
a
n
a
n
, B
n
=
b
n
a
n
.
(5.37) u(r, ) =
a
0
2
+
r
a




n
a
n
cos n + b
n
sinn ( )
n =1

.
=
r
a
,

k
u
n

k
=
n
n
k
a
n
cos(n + k

2
) + b
n
sin(n + k

2
)




,

29


con M costante positiva tale che |a
n
| < M, |b
n
| < M. Fissato allora r
0
< a qualsiasi, si ha
allora


Allora la serie converge per ogni <
0
< 1 qualunque sia k. Di conseguenza la (5.37)
pu essere derivata termine a termine rispetto a un numero qualsiasi di volte.
Analogamente si pu procedere per la derivazione rispetto ad r, trovando la convergenza
per r
0
< a. Possiamo quindi concludere che internamente a D la serie (5.37) rappresenta
effettivamente una soluzione del problema (5.21).


6. Esistenza della soluzione dellequazione di Laplace. Teoria del
potenziale.

Studiamo ora lesistenza di soluzioni per lequazione di Laplace (3.3), che riportiamo in
questo paragrafo:

(6.1) u=0.

Nel paragrafo 5 abbiamo visto che per n=2, una trasformazione in coordinate polari

x = r cos, y = r sen,

porta la (6.1) nella forma:


Procedendo in modo analogo per n=3, una trasformazione in coordinate sferiche

x = r cos sen, y = r sen sen, z= r cos ,

porta la (6.1) nella forma:

k
u
n

k
2M
n
n
k
,

n
n
k
a
n
+ b
n
( )
n=1

2 M
0
n
n
k
n=1

.
( ) . 0 = u
r
1
+ ru
r r
1
= u (6.2)
r


30


Per ogni fissato a>0 consideriamo la corrispondenza che ad ogni x=(x
1
,...,x
n
)R
n
in fa
corrispondere il punto =(
1
,...,
n
)R
n
tale che

(6.4) n. 1,2,..., i ,
x
a
x
2
2
i i
= =

Tale trasformazione si dice inversione rispetto alla superficie sferica
a
di centro lorigine
e raggio a. I punti x e corrispondenti tramite la (6.4) vengono detti armonicamente
coniugati rispetto alla superficie sferica. Naturalmente si pu procedere in modo analogo
rispetto alla superficie sferica
a
(x
0
) di centro x
0
e raggio a, considerando nella (6.4) le
differenze -x
0
- e x-x
0
al posto di e x. Dato che il valore dei quozienti

n 1,2,..., i ,
x
a

x
2
2
i
i
= =

,

rimane lo stesso per ogni indice i, due punti armonicamente coniugati giacciono su uno
stesso raggio. Si ha inoltre x = a
2
e quindi i punti di
a
vengono trasformati in se
stessi, i punti interni a
a
vengono trasformati in esterni e i punti esterni in interni; in
particolare i punti allinfinito vengono trasformati nellorigine. Due regioni D e D'
collegate da tale trasformazione sono dette coniugate.
Osserviamo che in base alle considerazioni precedenti si ha che se u una funzione
armonica regolare in un dominio piano D, allora la funzione

(6.5)
2 2 2
2 2
y x r ,
r
y
r
x
u v + =

= , ,

soddisfa lequazione di Laplace ed regolare nel dominio D' ottenuto da D tramite
linversione rispetto alla circonferenza unitaria. Per n=3 vale lo stesso teorema per la
funzione

(6.6)
2 2 2 2
2 2 2
z y x r ,
r
z
r
y
r
x
u
r
1
v + + =

= , , .

( ) ( ) . 0 = sen u
sen
u
+ sen u r
r sen r
1
= u (6.3)
r
2
2


31
Le dimostrazioni sono una facile conseguenza delle formule (6.2) e (6.3). In generale per
n3 qualsiasi si ha che se u una funzione armonica regolare in un dominio D, allora la
funzione

(6.7)
2
n
2
2
2
1
2
2
n
2
2
2
1
2 - n
x ... x x r ,
r
x
r
x
r
x
u
r
1
v + + + =

= ,..., ,

armonica regolare nel dominio D' trasformato nellinversione rispetto alla superficie
sferica unitaria in R
n
. Possiamo quindi concludere che, a meno del fattore r
n-2
, la
propriet di armonicit di una funzione invariante rispetto alle inversioni rispetto ad una
sfera. Osserviamo che linversione permette di dare un significato alla regolarit
allinfinito di una funzione armonica in un dominio D illimitato: trasformiamo D in D'
tramite uninversione rispetto ad una sfera con centro al di fuori di D. Il dominio D'
limitato. La funzione u si dice regolare in D se la trasformata v regolare in D'; in
particolare u regolare allinfinito, se D contiene un intorno del punto allinfinito tale che
nellintorno trasformato in D', la funzione v regolare. Ad esempio, la funzione
u=costante regolare allinfinito nel piano, ma non regolare allinfinito in R
n
per n>2.
Per n=3 le funzioni della famiglia: u=1-c+ (c/r), definite al variare di c in R sono
armoniche al di fuori della sfera unitaria e valgono tutte 1 sulla superficie della sfera
stessa, ma lunica funzione funzione della famiglia regolare allinfinito u=(1/r).

Le considerazioni finora svolte, spingono alla ricerca in R
n
di soluzioni dellequazione di
Laplace che dipendano esclusivamente dalla distanza r del generico punto x in cui si
calcol la u da un prefissato punto x
0
. Sia infatti x
0
=(x
01
,...,x
0n
)D fissato e sia
x=(x
1
,...,x
n
)D un qualsiasi altro punto, si ha ovviamente r
2
= (x
1
-x
01
)
2
+(x
2
-x
02
)
2
+
...+(x
n
-x
0n
)
2
. Determiniamo, se esistono, soluzioni dellequazione (6.1) della forma
v=(r). Si ha per h=1,2,...n:


( )

r
x - x
-
r
1

r

r
x - x

r x
v
,
r
x - x

r x
v
3
2
0h h
2
0h h
2
2
2
h
2
0h h
h

.

Allora la (6.1) si trasforma nellequazione differenziale ordinaria a variabili separabili

(6.8) 0
dr
d

r
1 - n

r d
d
2
2
=

.

La (6.8) si integra immediatamente ottenendo


32

n - 1
1
r c
dr
d
=

,

da cui

2 n , c r log c r
2 1
= + = ) ( ,
(6.9)
3 n , c r
n - 2
c
r
2
n - 2 1
+ = ) ( ,

dove c
1
e c
2
sono due costanti arbitrarie. La funzione espressa dalla (6.9) con la scelta
delle costanti c
1
=-1 e c
2
= 0:

2 n , r log - r = = ) ( ,
(6.10)
3 n , r
2 - n
1
r
n - 2
= ) ( ,
si dice soluzione fondamentale dellequazione di Laplace, essa ha una singolarit in r=0,
che si dice caratteristica. Qualunque sia n si ha:

(6.11)
n - 1
r -
dr
d
=

.

In particolare, per n=3 la soluzione fondamentale dellequazione di Laplace corrisponde
dal punto di vista fisico al potenziale gravitazionale nel punto x=(x
1
,x
2
,x
3
) di una massa
unitaria concentrata nel punto x
0
=(x
01
,x
02
,x
03
). Da questo significato fisico segue il nome
di teoria del potenziale utilizzato. Sia n=3 e sia (
1
,
2
,
3
) la densit di massa nel
generico punto di un dominio D, definiamo potenziale della distribuzione spaziale di
massa di densit in un punto x=(x
1
,x
2
,x
3
) lintegrale di volume:

(6.12) , d d d
r
) , , (
x x x u
3 2 1
D
3 2 1
3 2 1


= ) , , (

dove r ha il solito significato, cio r
2
= (x
1
-
1
)
2
+(x
2
-
2
)
2
+ (x
3
-
3
)
2
. Se il punto x esterno
a D, dallintegrazione segue che u armonica in D, se invece x interno a D e se
dotata di derivata generalmente continua, la funzione u soddisfa lequazione di Poisson
u=-4 (come abbiamo visto nel 2). Pi in generale la (6.12) vale in R
n
per la
soluzione fondamentale (x), e se il punto x esterno al dominio di integrazione e la
funzione dotata di derivate continue,, allora u=-
n
, dove
n
rappresenta la
superficie della sfera in R
n
.

33
Dimostriamo il seguente teorema.

6.1 Teorema. Sia limitata e integrabile nella regione D di R
3
. Allora il potenziale u
espresso dalla (6.12) uniformemente continuo insieme alle sue derivate prime. Inoltre
queste derivate si ottengono dalla derivazione sotto il segno di integrale. Se in aggiunta
continua e dotata di derivata prima generalmente continua, allora anche le derivate
seconde di u sono continue allinterno di D e lequazione di Poisson u=-4
soddisfatta.

Dim. Dimostriamo solo la continuit uniforme di u. Sia f

(r) una funzione ausiliaria che


differisce da (r) = 1/r in un intorno di raggio di r=0, in modo da essere limitata
allinterno della sfera di raggio . Inoltre effettuiamo il raccordo sulla superficie della
sfera in modo che f

(r) si di classe C
1
. Ad esempio possiamo definire f

(r) tramite la
posizione:

(6.13) f

(r) =


2
2
r
- 2
1
per r , f

(r) =
r
1
per r > .

Consideriamo ora la funzione


(6.14)
3 2 1
D
3 2 1 3 2 1
d d d ) , , ( r f x x x u =

) ( ) , , ( .

Siano <M ef

(r)<L, con M, L costanti positive, nella sfera di raggio . Dato che u e


u

differiscono solo nella sfera di raggio , passando a coordinate polari, vale la


disuguaglianza:

(6.15)


2
L M 4 dr r
r
1
f M 4 u - u
2
0
,

allora la successione u

converge uniformemente per ogni (x


1
,x
2
,x
3
) ad u per 0 e
quindi u uniformemente continua. In modo analogo si procede per le derivate,
differenziando u formalmente sotto il segno di integrale e mostrando poi la convergenza
tramite il confronto con le derivate di u

.

Il Teorema 6.1 vale anche in dimensione n qualsiasi. In questo caso al posto di 4 va
sostituita la superficie
n
della sfera unitaria in R
n
.


34
APPENDICE

Nomenclatura utilizzata nel corso del capitolo.

Un campo vettoriale su uno spazio euclideo una funzione che ad ogni punto di una
regione dello spazio euclideo associa un vettore dello spazio stesso. Sia dato ad esempio
un sottoinsieme aperto e connesso X di R
n
, un campo vettoriale da X su R
n
definito
come una funzione F : X R
n
, sufficientemente regolare, che ad ogni punto xX associa
un vettore v = F(x)R
n
.

Intuitivamente le linee di flusso di un campo vettoriale sono delle curve che seguono in
ogni loro punto le direzioni individuate dal campo vettoriale, con una velocit data dal
modulo del vettore di campo per il punto considerato. Interpretando quindi il campo
vettoriale come un campo di velocit di un fluido, queste linee rappresentano le traiettorie
di ogni singola particella. Formalmente una linea di flusso passante per un punto xX
una curva differenziabile : (-,) X definita per qualche >0, tale che (0) = x e
'(t)=F((t)) per ogni t (-,). Se il campo sufficientemente regolare (ad esempio se F
almeno una funzione Lipschitz-continua), allora per ogni punto passa esattamente una
linea di flusso. Questo perch le linee di flusso sono soluzioni di un problema di Cauchy
la cui esistenza e unicit garantita dal teorema di Cauchy.

Il gradiente ad una funzione scalare associa un vettore.
Data una funzione f : X R
n
, si definisce gradiente di f in ogni punto xX in cui f
differenziabile il vettore indicato con gradf oppure con f, definito da ((f/x
1
)(x),
,((f/x
n
)(x)). Il gradiente di una funzione f differenziabile in X e tale che F(X)X
definisce un campo vettoriale (campo gradiente), associando ad ogni punto xX il
vettore grad f(x).

Le linee di flusso di un campo gradiente sono ovunque ortogonali alle superfici di livello
di f, cio alle ipersuperfici definite da f(x) = c, con cR costante.

Si dice che un campo vettoriale F : X R
n
dotato di potenziale, se esiste una funzione
differenziabile U : XX, U(X) X tale che gradU = F. Possiamo allora dire dalla
definizione di gradiente che f il potenziale di grad f.

Ogni campo gradiente conservativo, cio l'integrale di linea lungo una qualunque curva
chiusa : [0,1] R
n
((0) = (1)): possiamo sempre normalizzare a [0,1] l'intervallo di
definizione del parametro), nullo. Infatti

35

Sia V un dominio contenuto in X, si definisce flusso del campo vettoriale F attraverso la
frontiera V di V e si indica con (F) lintegrale relativo alla superficie V del prodotto
scalare del vettore F(x) valutato in ogni xV e il versore della normale (esterna) n alla
superficie stessa in x:


La divergenza di un campo vettoriale uno scalare e misura la tendenza di un campo
vettoriale a convergere verso un punto del campo o a provenire dal punto. Si definisce
infatti divergenza il limite a cui tende il valore del flusso di un campo F uscente da una
superficie chiusa che circonda il punto xX (in cui viene misurata) quando il volume da
essa raccchiusa tende a zero:


In coordinate cartesiane si ha:


dove F
i
indica la componente i-esima di F nel sistema di coordinate scelte.

Se V un dominio regolare normale e se F un campo vettoriale di classe C
1
, vale il
teorema della divergenza (la cui dimostrazione segue immediatamente utilizzando le
formule di Gauss):

Il flusso di F attraverso V (superficie chiusa) uguale allintegrale della divergenza di F
calcolata sul dominio V


con n versore della normale esterna a V, infatti viene calcolato il flusso uscente.


grad f

ds = grad f((t)) ' (t)dt = 0


0
1

.
(F) = F(x)
V

n d .
div F = lim
V0
F(x)
V

n d =
d
dV
.
div F(x) =
F
i
(x)
x
i i =1
n

,
F(x)
V

n d = div F dx
V

,

36


Si definisce circuitazione di un campo vettoriale F lungo una linea chiusa lintegrale
curvilineo:


dove l versore della tangente alla curva in ogni suo punto.

Il rotore di un campo vettoriale un campo vettoriale e misura la tendenza di un campo
vettoriale a ruotare intorno ad un punto. Si definisce rotore del campo vettoriale F in un
punto xX il vettore il cui modulo il valore masssimo del limite a cui tende il rapporto
tra la circuitazione C del vettore lungo il bordo che delimita unarea S che circonda il
punto x e larea stessa quando questa tende a zero (lim
S0
C/S), la cui direzione quella
della perpendicolare alla superficie S, ed il cui verso rispetto al verso di calcolo della
circuitazione va come il verso di avanzamento di una vite destrogira.

Se n = 3, si pu dare unespressione suggestiva al campo rotore come segue. Il rotore di
un campo vettoriale F di classe C
1
in un assegnato sistema di coordinate cartesiane un
campo vettoriale rot F che in ogni punto definito tramite la posizione:


dove i, j, k sono i versori degli assi coordinati e le componenti del rotore si possono
costruire utilizzando i minori della pseudomatrice


dove il minore con somma degli indici dispari va ovviamente cambiato di segno.

Come abbiamo detto, il rotore denota e quantifica la presenza di vortici. Nel caso del
moto di un fluido lesistenza di un rotore della velocit definisce un moto vorticoso, cio
un movimento in cui la velocit delle singole particelle ha una componente
rot F(x) =
F
3
x
2
-
F
2
x
3






i +
F
1
x
3
-
F
3
x
1






j +
F
1
x
3
-
F
3
x
1






k ,

x
1

x
2

x
3
F
1
F
2
F
3










,
F(x) l ds ,


37
perpendicolare al moto principale di traslazione non nulla (che determina la portata). Se
questa componente nulla il moto si dice laminare, in quanto il movimento avviene in
modo che possibile individuare superfici costituite da particelle che scorrono luna
sullaltra senza influenzarsi reciprocamente.

Il rotore gode delle seguenti propriet:

div rot F(x) = 0.

Questa propriet segue immediatamente dal calcolo delle componenti del rotore e della
divergenza.

Teorema di Stokes: Sia X un dominio regolare e F un campo vettoriale di classe C
1
su
X e sia S una superficie regolare contenuta in X, a cui corrisponda un bordo (curva
chiusa) e sia l il versore della tangente a in ogni suo punto:


Come conseguenza si ha che il rotore di un campo gradiente nullo: rot grad f = 0 e che
se il campo laminare il rotore nullo in ogni punto. Un campo il cui rotore nullo si
dice irrotazionale.

Infine data una funzione f di classe C si definisce Laplaciano di f, e si indica con f


In particolare se F un campo vettoriale conservativo di potenziale U, si ha:

U = div gradU.

Terminiamo lappendice con la dimostrazione di una relazione utile per provare la prima
identit di Green.

Siano u e v due funzioni rispettivamente di classe C
2
e di classe C
1
, allora vale la relazione:

vu = div (v grad u) grad u
.
grad v.

rot F(x)
V

n d = F(x) l ds

.
f =

2
f
x
i
2
i=1
n

.

38
Infatti si ha:

da cui lasserto.



div(v grad u) = div v
u
x
1
, .. ., v
u
x
n






=

x
1
v
u
x
1






+ . .. +

x
n
v
u
x
n







=
v
x
1
u
x
1
+ . .. +
v
x
n
u
x
n






+ v

2
u
x
1
2
+ ... +

2
u
x
n
2







= grad v grad u + v u ,

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