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I pellegrini crescono, ma attenzione: sono sempre di pi quelli che seguono le orm e di Coelho anzich cercare l Apostolo...

Il j accuse di Cardini Zaino e New Age sulla Via di Santiago

Nell autunno del 1960 i pellegrinaggi, a parte quelli di Lourdes e di Fatima, non erano di moda, e nemmeno troppo studiati. Avevo vent anni, stavo per entrare nell Un iversit e mi trovavo in quell et nella quale cpita di mutar ambienti e amicizie. Ero inquieto e disorientato. Non ricordo pi troppo bene neppure chi mi dette l idea: mi accodai cos, per caso, a un gruppo di giovani camminatori degli scout, poi proce detti da solo salvo brevi tratti di strada con accompagnatori casuali. Feci il m io Camino de Santiago, da Roncisvalle fino al capoluogo della Galizia, da solo. Ci rca 800 km, pi d un mese di cammino. Era una Spagna arcaica, severa, arida fino al Len e piovosa come sempre nel Can tabrico. Le strade principali erano strette e tortuose, malamente asfaltate; i v illaggi erano poveri e cupi; le citt odoravano di fiori di gelsomino e d olio di fr ittura. L unica segnaletica stradale era costituita dal simbolo del partito unico franchista, la Falange: cinque frecce e un giogo di legno verniciati di rosso, l ant ica insegna dei Re Cattolici. Si viaggiava isolati o in piccoli gruppi formati casualmente. C era gi qualche osp izio per pellegrini in funzione: luoghi modesti, con camere in comune e talvolta una doccia spartana. Ma nei paesi la gente era cordiale, il parroco o l alcalde ci trovavano sempre da mangiare e da dormire; altrimenti, ci aiutavano i militi de lla Guardia Civil. Forse fu quel viaggio alla radice della mia passione per il m edioevo e per lo studio dei pellegrinaggi. Il seguito ho pi volte fatto di nuovo il cammino, mai pi per a piedi: sempre in a uto o in pullman, con amici, colleghi o studenti. Santiago di Compostela tra l alt ro sede frequente di convegni. I miei passi di pellegrino e di studioso si sono tuttavia rivolti pi spesso all altro capolinea della grande via peregrinorum mediev ale, Gerusalemme. Eppure, se non altro come membro della Confraternita Compostellana fondata ann i fa a Perugia da un caro e vecchio amico, l illustre ispanista Paolo Caucci von S aucken, da tempo mi riproponevo di ripetere il Camino: ci rientra nei miei doveri d i confratello. Non ce l ho ancora fatta a ripercorrerlo del tutto. Ai primi di maggio mi stata per offerta dal direttore di RadioRai, Sergio Valzania, l occasione di farne almeno un buon tratto, i circa 250 km tra Burgos e Len, attraverso la mia amata Castigl ia. Si trattava di un avventura che per certi tratti mi ha ricordato La Via Lattea , il film girato quarant anni or sono dal grande Lus Buuel: due viaggiatori dialogant i sulla strada dei pellegrini e i loro dialoghi trasmessi in diretta dalla Rai. I due protagonisti del dialogo erano il cattolico Valzania e un laico, scienti sta e ateo doc, Piergiorgio Odifreddi: ma per una settimana, appunto tra Burgos e Len, io ho sostituito Valzania nell opporre le ragioni cattoliche della fede all od ifreddiana fede nella ragione. Stabilire come sia andato il confronto non sta a me: gli ascoltatori hanno dimostrato, con molte e-mail, di apprezzarlo. Certo, n essuno aveva l intenzione di battere l antagonista, e tanto meno di convertirlo. Deb bo comunque dichiarare per onest, e lo faccio volentieri, che Odifreddi mi ha sor preso: mi aspettavo un talebano dell ateismo razionalista e invece mi sono trovato dinanzi un interlocutore intransigente ma anche aperto. Dal canto mio, ho fatto sul serio il pellegrino: ho camminato spesso in silenz io, ho pregato e giunto alla casa per pellegrini gestita dalla nostra confratern ita, a Puente Fitero ho indossato l abito di essa con tanto di conchiglie e ho par tecipato anch io con i miei confratelli alla cerimonia della lavanda dei piedi deg li altri pellegrini. Eppure, questa bella avventura a piedi per la Castiglia, durata una decina di giorni, se per un verso mi ha commosso e arricchito, per un altro mi ha lasciato addosso apprensione e inquietudine. E la ragione me l ha in parte spiegata Lino, il valoroso hospitalero volontario della nostra casa, raccontandomi che di l pass

ato Paulo Coelho, che peraltro non ha compiuto del tutto il pellegrinaggio in qu anto si arrestato sul monte Cebreiro, prima di Santiago. noto che l ormai celebre scrittore ha dedicato alla sua esperienza un libro, Il Camino de Santiago, dove l esperienza del pellegrinaggio cristiano rivissuta in termini d iniziazione new age , con tanto di ricerca dei campi magnetici di forza. Le parole di Lino e il ricordo di quel libro ambiguo, che anche a me capitato di sfogliare, mi hanno aiutato a veder chiaro su un fenomeno che sta mutando di significato. Lungo la strada si fanno molti incontri. Mi sono imbattuto in indui sti, in bahai, in intere comitive di giapponesi buddhisti o scintoisti, in una b ella signora ebrea e in tre studenti musulmani di Algeri; e tanti agnostici in c erca di paesaggi e di emozioni. C erano, certo, anche i cristiani e i cattolici, uomini e donne, giovani e vecch i, a piedi e in bici. Tra i viandanti il senso di amicizia e di fraternit era com une, non ostentato, naturale, commovente. Ma, rispetto alla mia giovanile esperi enza di quasi mezzo secolo fa, qualcosa mancava. Mancava, o era molto carente, i l senso cristiano del viaggio come preghiera e come immagine dell itinerario della vita. La meditazione zen per i pi giovani, la memoria del flower power per i pi a nziani, uno spirito sincretistico eco-pacifista comune un po a tutti stanno preva lendo e invadendo le vie che portano a Santiago e che d altronde, dal canto loro, sono ormai stipate da ogni sorta di frutti del mercato turistico. Ristoranti, al berghi, souvenir. Il santo apostolo di Galizia resiste, ma attorno a lui i pelleg rini della Modernit si sono impadroniti della strada e di una parte della sua anim a per gestirla in modo molto lontano dal suo originario senso. Dispiacersi? Allarmarsi? Certo che no. Le antiche chiese e i gloriosi santuari sono ancora l e continuano a parlarci. Attenzione per a non lasciarsi ingannare d alla straordinaria affluenza di pellegrini; attenti a non definirla con troppa l eggerezza un revival della fede. Qui c troppo Coelho, un bel po di Dan Brown, parec chio Noam Chomsky, alquanto di Gandhi e di Amartya Sen, una spruzzatina di Arund hati Roy, qualche sparso residuo del vecchio Gunon. Sulla via di Frmista dove ho avuto la gioia d incontrare per purissimo caso e di riabbracciare dopo tanto tempo un mio vecchio amico d adolescenza, l oggi illustre m atematico Umberto Tiberio mi capitato di fare un tratto di strada con un assortita compagnia d una ventina di pellegrini messi insieme dal caso. A un certo punto, h o tirato fuori di tasca il mio vecchio rosario: mi hanno guardato con stupore, c on simpatia, ma come una bestia rara. Solo un paio di loro avevano pensato a por tarsene uno in viaggio. Santiago postmoderno. una sfida da raccogliere. Forse, anche questa Provvidenz a. Ma che sia un segno di rinascita della fede, non sempre vero. Eppure, noialtr i della Confraternita continueremo a pattugliare l antico Camino, nel nome di Dio e dell Apostolo. Al puesto que Dios me di, come diceva il vecchio canto di guerra di chi combatteva per la Spagna cristiana.

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