Professional Documents
Culture Documents
Calcolo Strutturale
e nuova normativa
svoltisi in:
Avellino, 10 marzo 2005
ACCA software e i Relatori non si assumono alcuna responsabilit per danni diretti o indiretti eventualmente causati dalluso delle informazioni contenute nella presente pubblicazione.
Questa pubblicazione, o parte di essa, non pu essere riprodotta in nessuna forma, in alcun modo e per nessuno scopo, senza lautorizzazione scritta di ACCA
software S.p.A. e dei Relatori.
Relatori
Relatori
Ing. Antimo Bencivenga
Ricerca e sviluppo C.S.I. s.r.l.
Prof. Ing. Alberto Castellani
Ordinario di Costruzioni in Zona Sismica, Dipartimento di
Ingegneria Strutturale, Politecnico di Milano
Ing. Antonio Cianciulli
ACCA software S.p.A
Prof. Ing. Alessandro De Stefano
Ordinario di Costruzioni in Zona Sismica, Dipartimento di
Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Politecnico di Torino
Prof. Ing. Ciro Faella
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Facolt di Ingegneria,
Universit di Salerno
Prof. Ing. Aurelio Ghersi
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Facolt di Ingegneria,
Universit di Catania
Ing. Gerardo Masciandaro
Amministratore C.S.I. s.r.l.
Prof. Ing. Roberto Ramasco
Ordinario di Costruzioni in Zona Sismica, Facolt di Ingegneria,
Universit di Napoli
Presentazione
Presentazione
Il 20 marzo 2003, stata firmata dal Presidente del Consiglio
lOrdinanza 3274 che, su indicazione della Protezione Civile, ha profondamente modificato le Norme Tecniche per le costruzioni in zona sismica ed introdotto una nuova Classificazione Sismica dellintero territorio nazionale.
Numerose e molto importanti le novit introdotte dal documento:
abbandono definitivo del Metodo delle tensioni ammissibili ed adozione del solo Metodo agli stati limite;
nuova classificazione sismica dei comuni italiani in attesa che le Regioni provvedano, sulla base dei criteri generali definiti allAllegato
1, allindividuazione, formazione ed aggiornamento, dellelenco delle
zone sismiche;
Introduzione
Levoluzione della normativa tecnica per le costruzioni
Ing. Antonio Cianciulli
ACCA software S.p.A.
Avellino, 10 marzo 2005
Nel nostro paese la progettazione e la realizzazione di opere di ingegneria civile sono regolamentate da un corpus normativo costituito da un rilevante numero di provvedimenti (Leggi e Decreti) la cui applicazione
obbligatoria.
Le leggi di riferimento per la progettazione, la direzione dei lavori ed il
collaudo di opere strutturali sono:
Legge n. 1086 del 5 novembre 1971 (Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre 1971 n. 321): Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio armato, normale e precompresso, ed a struttura
metallica
Tali leggi prevedono che le norme di carattere strettamente tecnico siano emanate dal Ministero dei LL.PP. (attualmente Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) di concerto con il Ministero dellInterno con
appositi decreti.
Esse prevedono, inoltre, che le norme tecniche siano specifiche per i diversi materiali e sistemi costruttivi e che siano oggetto di frequenti aggiornamenti, ad opera dello stesso Ministero.
In particolare previsto (art. 21 L. 1086/1971) un aggiornamento biennale e, nel caso delle norme antisismiche, < ogni qual volta occorra in
relazione al progredire delle conoscenze del fenomeno sismico>.
Il Legislatore, in sostanza, ha previsto lemanazione di norme tecniche
attraverso provvedimenti di rango secondario (D.M.) che richiedono
tempi certamente pi ridotti e procedure certamente pi snelle rispetto
alle Leggi (che devono essere approvate in parlamento), anche e soprattutto in considerazione dellesigenza di aggiornamento frequente della
normativa tecnica legata allevoluzione delle conoscenze, delle tecniche
e delle metodologie costruttive.
Nonostante ci la frequenza degli aggiornamenti prevista dalle L.
1086/71 e 64/74 non stata rispettata; gli ultimi Decreti emanati in materia dal Ministero dei Lavori Pubblici risalgono, infatti, al gennaio del
1996 e sono:
D.M. 9.1.1996 Norme tecniche per il calcolo, lesecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e
per le strutture metalliche (Gazzetta Ufficiale del 5 febbraio 1996, n.
29 - Suppl. Ord.)
Titolo
Data
Pubblicazione/
Approvazione
Note
Gazzetta Ufficiale
n. 157 del 9 luglio
2003
Gazzetta Ufficiale
Annulla la precedente rettifin. 160 del 12 luglio
ca
2003
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3316 del 2 ottobre 2003
Nomina di un Gruppo di
lavoro destinato ad aggiornare le tematiche contenute
nellOrd. 3274
Titolo
Data
Pubblicazione/
Approvazione
Note
Gazzetta Ufficiale
Conversione in Legge del
n. 175 del 27 luglio
D.L. 28 maggio 2004 , n. 136
2004
10
Approfondimenti di calcolo
Approfondimenti di calcolo
Principi di base dellanalisi modale: spettri di risposta e fattore di
struttura - Calcolo di sollecitazioni e spostamenti con gli stati limite
Ing. Antimo Bencivenga
Ricerca e Sviluppo C.S.I. s.r.l.
Bari, 30 marzo 2005
Il motivo di questa breve digressione teorica nasce dallaver riscontrato,
nella nostra esperienza di sviluppatori di software, che alcuni concetti e
teorie che lOrdinanza da per scontati, non sempre fanno parte del bagaglio culturale di tutti i tecnici.
Molti di noi, infatti, si sono laureati da molto tempo, altri si sono specializzati in altre branche della professione, ecc..
Abbiamo ritenuto utili questi brevi cenni per dare a tutti la possibilit di
seguire meglio il prosieguo del convegno.
I concetti esposti sono basilari per la comprensione della Nuova Normativa Sismica, sia che entri in vigore lOrdinanza, il Testo Unico o quello
che sar, perch, in ogni caso, dovremo fare lanalisi dinamica, le verifiche
agli Stati Limite e via dicendo.
11
Equilibrio dinamico
F=M*A
1) M * A(t) + K * x(t) = F(t)
Am
At
Fig. 1
12
Approfondimenti di calcolo
Consideriamo ora la seconda struttura di Fig. 1 in cui stata tolta la forza F e si suppone che si muova il terreno alla base. Se la forza non c,
il secondo membro diventa uguale a 0 e, poich se si muove il terreno
alla base, il movimento si trasmette anche alla massa m, possiamo dire
che laccelerazione totale che subisce la massa data dalla somma di
due accelerazioni: quella del terreno at(t) e quella della massa rispetto
alla base am(t), ottenendo la relazione n. 2). Modifichiamo la 2) portando at(t) (laccelerazione del terreno) al secondo membro ottenendo la relazione 3), che confrontata con la 1) fornisce:
F = - m * at(t)
, quindi, come se volessimo studiare la nostra struttura soggetta a una
forza F pari alla massa per laccelerazione del terreno.
Questequazione molto semplice, ricavata su una struttura altrettanto
semplice, ci d lidea di quelle che sono le forze in gioco, anche se non
possiamo utilizzarla per le strutture reali.
Poniamo: =
K /M
2 / = 2 M / K
Dipende da K e da M
Fig. 2
Facciamo un piccolo passo teorico in avanti, togliendo sia la forza esterna che laccelerazione del terreno e lasciando solo le forze inerziali
ed elastiche, la cui somma viene posta = 0. Questa unequazione differenziale di secondo grado perch laccelerazione la derivata seconda
dello spostamento. Se in questa equazione differenziale fissiamo i valori iniziali della velocit e dello spostamento ad un tempo 0 ed integriamo, otterremo la formula n. 1) in Fig. 2.
13
Approfondimenti di calcolo
Modi di vibrazione
Per un modo di vibrazione consideriamo solo leffetto massimo (che si ripete
ciclicamente in funzione del periodo T1). Supponiamo ad esempio che tale
effetto sia il taglio alla base, chiamato F1.
Una struttura reale ha molte masse, per ognuna delle quali possibile ripetere il ragionamento precedente e, quindi, avremo tanti modi di vibrazione, ognuno caratterizzato da un periodo Ti e da un effetto massimo Fi.
Levento sismico ha leffetto di eccitare tali modi di vibrazione con il risultato
di trasformare il moto armonico teorico in un moto irregolare, ma comunque
caratterizzato, ad un certo istante, diverso per ogni modo di vibrazione, dal
raggiungimento del massimo.
Fig. 3
Fig. 4
Se, ad esempio, una struttura con tre modi di vibrazione comincia a oscillare per effetto del sisma, avr che il primo modo fornisce una sollecitazione
di 5000, il secondo di 3000 ed il terzo di 1000, ma non nascer, per questo,
16
Approfondimenti di calcolo
una sollecitazione con valore di 9000 totale perch, avendo i tre modi di vibrazione periodi differenti, i valori massimi nascono in istanti diversi.
Come possiamo calcolare, ad esempio, il valore del taglio alla base con
cui andremo a dimensionare la nostra struttura?
Considerando i modi di vibrazione come una serie di eventi indipendenti (molto diversi luno dallaltro), faremo un ragionamento di tipo probabilistico. Se facciamo la radice quadrata della somma dei quadrati otterremo, come valore pi probabile, circa 6000 e non 9000.
Si sono supposti eventi indipendenti, ma lOrdinanza introduce una importante puntualizzazione: se i modi di vibrazione sono vicini tra loro,
non si possono pi definire totalmente indipendenti. Quindi la combinazione SRSS (Square Root of Square Sum - radice quadrata della
somma dei quadrati) non va pi bene e bisogna usare la combinazione
CQC (Combinazione Quadratica Completa).
I valori ottenuti con la combinazione CQC sono sempre maggiori di quelli
ottenuti con la combinazione SRSS. Di quanto sono maggiori i valori calcolati con la SRSS dipende da quanto sono vicini i periodi (vedi Fig. 4).
Riassumendo, per periodi ben differenziati fra loro, va bene la SRSS
(radice quadrata della somma dei quadrati), altrimenti bisogna usare necessariamente la CQC (Combinazione Quadratica Completa).
Fig. 5
Abbiamo detto che i modi non sono tutti egualmente importanti, ma o17
gnuno caratterizzato da un coefficiente, detto coefficiente di partecipazione. In un certo senso siamo fortunati perch i modi di vibrazione vengono estratti in ordine di importanza e i primi sono sempre i pi importanti.
Perch dico che siamo fortunati? Prima ho detto che se abbiamo tre masse che si possono muovere in una direzione abbiamo tre modi di vibrazione indipendenti. Poich, normalmente, schematizziamo le strutture con
le masse concentrate nei nodi, per una struttura con 500 nodi (niente di
eccezionale) abbiamo gi 500 masse. Considerando il sisma in direzione
X ed in direzione Y ci sono 1000 modi di vibrazione da estrarre.
La procedura di estrazione dei modi di vibrazione molto onerosa dal
punto di vista computazionale per cui, se fossimo costretti ad estrarre
tutti i 1000 modi di vibrazione, avremmo grossi problemi. Ci viene in
aiuto il fatto che i modi con periodi pi alti (i primi) sono i pi importanti e, poich la normativa italiana consente di fermarci quando sono
state eccitate l85% delle masse, avremo un significativo risparmio di
tempo e di lavoro.
Nellesempio precedente, se il modo pi importante fosse quello relativo alla massa vicino allincastro ed avessimo calcolato soltanto quello,
avremmo ottenuto una sollecitazione alla base di 5000 (veramente bassa) e, quindi, non avremmo ben dimensionato la struttura. Pertanto il
concetto finale : raggiungere almeno l 85% delle masse eccitate. Per
raggiungere questo obiettivo importante fare una piccola differenziazione a livello di schematizzazione.
Fig. 6
18
Approfondimenti di calcolo
19
Interpolazione
Formule Normativa
T
S e (T ) = a g S 1 +
( 2,5 1)
T
Fig. 7
Fig. 8
20
Approfondimenti di calcolo
Gli spettri di risposta vengono costruiti in modo sperimentale osservando molti accelerogrammi registrati durante gli eventi sismici che vengono poi interpolati con una funzione matematica che quella riportata
nella normativa.
La risposta della struttura dipende sostanzialmente da 3 fattori: innanzitutto laccelerazione del suolo (quanto pi il suolo si muove tanto maggiori saranno le forze che nascono), la zona a cui esso si riferisce ed, infine, il grado di consolidamento del terreno.
Spettro elastico
Lo spettro fornisce le accelerazioni massime registrabili.
Valori elevati: non utilizzato direttamente, ma per ricavare quelli di progetto allo
SLU e allo SLD.
Spettri di risposta per sisma orizzontale:
0 T < TB Se (T ) = ag S 1+ ( 2,5 1)
T
TB T < TC
Se (T) = ag S 2,5
TD T
T T
Se (T) = ag S 2.5 C 2 D
T
= 10/(5 + ) 0,55
=1 per =5%
Fig. 9
Se osserviamo in Fig. 9 landamento qualitativo degli spettri, in corrispondenza dei massimi c, infatti, un tratto piano, detto plateau. Ci
vuol dire che c un certo intervallo di periodi per i quali la risposta della struttura massima. Di conseguenza anche le accelerazioni che nascono e, quindi, le forze sono massime. Un terreno soffice non solo amplifica le accelerazioni subite dalle masse, ma amplifica anche il tratto
ad andamento costante dello spettro.
Gli spettri sono costruiti con quattro tratti, separati da valori-limite del
periodo Tb,Tc e Td riportati in Ordinanza e visibili in Fig. 9. Il tratto
21
Q = 5 .8 5
Q = 3. 28
Fig. 10
Approfondimenti di calcolo
forza pari a 1000, questa sar in grado di non collassare fino ad una forza molto maggiore (ad es. di 5000), pur essendo ormai abbondantemente in campo plastico. Di questo effetto occorre tenere conto.
La capacit di resistenza della struttura dopo il superamento della soglia
elastica detta Duttilit. Questa definizione, non del tutto rigorosa,
consente di introdurre il significato del fattore di struttura, che una
misura della duttilit strutturale; pi alto il fattore di struttura, pi la
struttura duttile.
importante sottolineare che non esiste un metodo diretto di calcolo
del fattore di struttura, ma esso di derivazione empirica ed funzione
delle tipologie strutturali. In realt si procede proprio in questo modo: le
forze calcolate applicando lo spettro elastico vengono applicate alla
struttura previa riduzione del Fattore di Struttura.
Il Fattore di Struttura non un numero univoco ma dipende dalla duttilit della struttura che, a sua volta, dipende dalla sua tipologia (a telai, a
parete, in calcestruzzo o in c.a. o in muratura), dallintroduzione di accorgimenti costruttivi particolari, dallapplicazione del criterio della gerarchia delle resistenze e cos via.
La normativa premia le strutture molto duttili consentendo di adottare
un fattore di struttura (generalmente indicato col simbolo q) pi alto e,
di conseguenza, forze pi basse.
Se non si vogliono perseguire queste caratteristiche di duttilit si dovranno adottare Fattori di Struttura pi bassi e, quindi, si progetteranno
le strutture con forze pi alte.
Vediamo di dare degli ordini di grandezza qualitativi: il fattore q per una
struttura a telai maggiore di una struttura a pareti, che a sua volta
maggiore di una struttura a nuclei. Inoltre q pi alto se la struttura regolare e/o se si progetta in Classe di Duttilit Alta (con il rispetto di regole onerose) anzich in Classe di Duttilit Bassa (con regole meno onerose).
Volendo dare, invece, degli ordini di grandezza quantitativi, per una
struttura a telai, a pi piani, a pi campate, regolare in altezza e progettata in CDA si ha un valore di q = 5.85 mentre, per una struttura a pi
piani, a campate non regolari in altezza e progettata in CDB si ha q =
3.28 (le forze quasi raddoppiano).
23
Fig. 11
Laltro spettro di progetto che viene introdotto quello allo Stato Limite di Danno. Per ottenere lo Spettro allo Stato Limite di Danno
lOrdinanza indica di dividere per 2,5 i valori dello Spettro Elastico.
Con i valori cos ottenuti si effettua la verifica allo Stato Limite di Danno, mirata al contenimento degli spostamenti per un sisma di intensit
pi bassa e che, quindi, ha una probabilit di accadimento pi alta.
Di tale verifica e delle problematiche connesse parler diffusamente il
prof. Ramasco.
Qui voglio sottolineare solo che le verifiche allo Stato Limite Ultimo ed
allo Stato Limite di Danno richieste dallOrdinanza hanno pari importanza, dal momento che non detto necessariamente che lo SLU sia pi
penalizzante dello SLD.
Gli spostamenti calcolati allo SLD potrebbero, infatti, essere maggiori
di quelli consentiti sebbene la struttura risulti verificata allo SLD.
In altre parole, esistono strutture che vanno dimensionate ai fini del
contenimento delle deformazioni; ci, ad esempio, era quanto accadeva
con un calcolo alle Tensioni Ammissibili per una struttura in acciaio.
Aggiungo, infine, che, a ben vedere, la verifica allo SLD era gi presente, sia pure in forma leggermente diversa, nel D.M.96.
24
Approfondimenti di calcolo
Fig. 12
Il discorso si complica se, sulla stessa struttura, sono presenti contemporaneamente pi tipologie di carico di diversa natura; cosa che avviene
praticamente sempre: carichi permanenti, carichi accidentali per civile
abitazione, neve, vento, ecc..
Anzich sommare gli effetti (come nei calcoli alle Tensioni Ammissibili) per tenere conto della contemporaneit della loro presenza, essendo
poco probabile che questi risultino presenti col valore caratteristico, si
usano dei coefficienti riduttivi per quelle azioni che non sono considerate di base (vedi Fig. 13). Vale la pena scendere pi nel dettaglio.
In queste combinazioni le sollecitazioni derivanti dalle varie azioni
vengono moltiplicate per un coefficiente di sicurezza , in genere amplificativo (ma non sempre), e per un coefficiente riduttivo, che tiene
conto, in caso di coesistenza di carichi accidentali di diversa natura, della scarsa probabilit che essi risultino tutti presenti nella loro interezza.
In caso di coesistenza di pi azioni si applica a ogni sollecitazione derivante da un carico accidentale un coefficiente riduttivo per tener conto della
ridotta probabilit di contemporaneit delle azioni.
Fd = g Gk + p Pk + q Q1k + ( 0i Qik )
i=2
Fig. 13
Esaminiamo il coefficiente facendo riferimento al D.M. 96. La formula di Fig. 13 quella che ci dice come calcolare le sollecitazioni allo
stato limite. In essa vengono indicati con Gk i carichi permanenti, con
Pk gli eventuali carichi dovuti a precompressioni e con Qk i carichi accidentali.
Il significato di questa formula : prendiamo una tipologia di carico accidentale alla volta fra quelli presenti (civile abitazione, vento, neve)
26
Approfondimenti di calcolo
Fig. 14
27
= +/-2000 Nm
Fig. 15
Per dare il solito ordine di grandezza, vediamo cosa accadrebbe per una
medesima condizione di carico fra stati limite e tensioni ammissibili.
Supponiamo di avere, in una sezione di mezzeria di una trave, tre valori
delle sollecitazioni: 2500 per carichi permanenti, 1000 per carichi accidentali, +/- 2000 per effetto del vento (il vento pu essere una sollecitazione alternata in segno).
Combinando alle tensioni ammissibili avremo una sollecitazione massima di +5500 [scartando, ovviamente, il valore (2500 + 1000 - 2000) =
1500], per cui semiprogetteremo la nostra sezione.
Combiniamo agli stati limite una volta facendo diventare una volta il
carico accidentale di base, una volta il vento col segno e col pi segno
meno, ottenendo stavolta che la sollecitazione massima positiva 7550
e la sollecitazione minima negativa 500.
Combiniamo agli stati limite assumendo, come carico di base, una volta il carico accidentale, una volta il vento col segno pi ed una volta il
vento col segno meno, ottenendo, questa volta, 7550 come sollecitazione
massima positiva di 7550 e 500 come sollecitazione minima negativa.
Agli stati limite addirittura comparsa una sollecitazione negativa che
tende le fibre superiori; cosa che nelle tensioni ammissibili non compariva.
28
Approfondimenti di calcolo
Le sollecitazioni composte
Per sollecitazioni composte discorso analogo; per ogni sollecitazione elementare ricerca massimi e minimi, quindi verifica con tutte le possibili combinazioni delle sollecitazioni elementari.
Tra tutte le possibili coppie o terne, quale la pi gravosa? Non possibile
saperlo a priori e quindi bisogna verificarle tutte.
Pressoflessione retta:
+Nmax + Mc
+Nmin + Mc
-Nmax + Mc
-Nmin + Mc
+Mmax + Nc
-Mmax + Nc
Fig. 16
Il tutto continua a complicarsi grazie alla presenza delleccentricit accidentale, che deve cambiare anchessa di segno ecc., dando luogo ad
un numero ingente di combinazioni. Questi concetti sono stati riportati
nelle Figg. 17 e 18.
I E + G K + P K + i 2iQ Ki
Fig. 17
La sollecitazione sismica a)
Per sisma X:
Nmax, Nmin
Mxmax
Per sisma Y:
Nmax, Nmin
Mxmax
P e r si sm a Z :
Nmax, Nmin
Mxmax
Mxmin
Mxmin
Mxmin
Mymax
Mymax
Mymax
M y mi n
M y mi n
M y mi n
Fig. 18
30
Approfondimenti di calcolo
La sollecitazione sismica b)
Per ogni direzione orizzontale bisogna considerare anche gli effetti
delleccentricit accidentale; ci comporta che si aggiungono altri valori da
considerare nelle combinazioni precedenti.
Tutti questi valori alla fine saranno sommati a quelli dovuti ai carichi verticali, a
loro volta ridotti.
Per una struttura in zona sismica allora:
1)
2)
3)
4)
Fig. 19
Infine essendo sempre valido il D.M. 9/1/1996 agli stati limite di esercizio effettueremo il calcolo delle combinazioni secondo le formule riportate agli stati limite di esercizio.
31
32
oltre i limiti elastici. Se la struttura non ha un comportamento riconducibile allo schema elasto-perfettamente plastico, e se la forza F una
forza di natura alternata, variabile nel tempo, il comportamento pu essere pi complesso.
Tuttavia ancora si potr individuare un valore dello spostamento xu oltre il quale si ha un degrado limite, ed ancora si definisce duttilit il
rapporto tra xu e lo spostamento al limite elastico xo.
35
Per quanto riguarda lacciaio di armatura, la figura 4 ricorda il tipico risultato di una prova a trazione con carico crescente monotonamente.
Per un acciaio Fe 440 le deformazioni individuate valgono y 0.2 %;
h 10 y; su 100 y. Il valore su dipende dalla lunghezza del campione in prova.
Attorno alla sezione di rottura il provino presenta deformazioni longitudinali e trasversali molto marcate per un tratto di provino delle dimensioni di qualche diametro, che delimitano la tipica zona di strizione.
Se il carico di natura ciclica alternata, come pu verificarsi in condizioni sismiche, pochi cicli oltre il limite h producono una rottura che
non manifesta strizione.
A parit di lunghezza del campione in prova, la deformazione media alla
rottura << su. Pertanto, per quanto riguarda la armatura, si ritiene che il
limite del comportamento duttile debba essere fissato come s < h. Con
queste premesse si calcoler la duttilit flessionale della trave, facendo riferimento alle usuali ipotesi di calcolo di una trave in calcestruzzo armato.
Consideriamo una sezione di forma rettangolare. I risultati sono validi
anche per sezioni a T se lasse neutro cade nella soletta, poich trascuriamo come di consueto il contributo della resistenza a trazione del calcestruzzo. Per altri casi il calcolo pu essere eseguito in modo analogo.
Indichiamo con u la curvatura ultima e con su la deformazione dellacciaio quando = u.
Ci interesser effettuare il calcolo entro i vincoli alla percentuale di armatura che consentono di mantenere la deformazione su entro dati limiti:
36
y < su < h
(12)
cu
( su + cu )
(13)
f cu b K u d = As f
Ku =
As f
b d f cu
= p
y
y
f cu
(14)
(15)
(16)
Secondo EC8
p max = p '+
0.0018 f cd
( yd f yd )
1
f bkd
2 c
y 1 K
=
K
c
(17)
(18)
f c = Ec c
f y = Es y ;
(19)
1
K2
2
(20)
da cui:
K = ( pn)2 + 2 pn pn
Si ha inoltre:
o =
(21)
d (1 K )
cu
Ku d
(22)
o y Ku
u cu f cu 1 K
=
p
o y f y
(23)
M u = As f y d (1 0.4 K u )
(24)
y = 0.0022;
fy =4400 kg/cm2;
K= 0.358
u /o = 4
Figura 6
Qualora esista una staffa chiusa, pari a un 10 ogni 10 cm, in grado di fornire quindi una percentuale meccanica di armatura pari a = 0.009Es/Ec =
= 0.09, si pu assumere ccu = 0.0075; fcc = 1.1125 fc. La duttilit flessionale della sezione diviene pari a 11.
Ove esista anche una armatura a compressione, con percentuale p e distanza d dalla fibra pi compressa, si ottiene:
= cu
y
0,7 f 'c (1 K )
f y ( p p' )
(25)
ove:
K = n 2 ( p + p ')2 + 2n ( p + p'd ' / d ) n ( p + p ' )
(26)
40
o =
y
(1 K ) d
Figura 7
Calcolo di u. Il procedimento prevede di definire la distribuzione delle deformazioni, a partire dalla deformazione cu del calcestruzzo compresso,
scegliendo una curvatura arbitraria, e quindi un Ku arbitrario. Risulter:
u =
cu
(K u d )
p f y b d + f cu K u b d = P
dalla quale:
Ku =
(P + f y p b d )
( f cu b d )
f y p
fc
P
Po
e quindi:
cu f cu (1 K )
[( P / b d + f y p) y ]
cu (1 k )
( f y p / f c + P / P o) y
cu f cu (1 K )
{[ P / b d + f y ( p p ' )] y}
ccu = cu + 0.1 w
Figura 9
Figura 10
f = Ec + [
( f cc E c cc1)
2
cc1
] 2
f = ( f cc + k 2 cc1) k 2
ove k 2 =
(0.85 f c f cc )
( ccu cc1)
b ( x) dx + i A(i ) f s P =0
y
d (n) kd (n)
avendo assunto che nella armatura pi tesa, alla distanza d(n), sia = y.
Lo sforzo nel livello iesimo di armatura si calcola in base alla deformazione:
i = o (d (i ) kd (n))
fi = i Es se i < y
f i = fy
44
se i > y.
Figura 11
u =
cu
kd (n)
b ( x) dx + i A(i ) f s P = 0
Esempio per una parete di taglio lunga 3 m, larga 20 cm, con calcestruzzo fc= 300 kg/cm2, e cu = 0.0035.
P -t0
100
200
300
My
207
311
409
500
Mu
354
465
565
651
0.87 10-5
0.96 10-5
1.04 10-5
1.12 10-5
1.23 10-4
0.907 10-4
0.713 10-4
0.587 10-4
Duttilit
14.16
9.37
6.81
5.24
P -t0
100
200
300
My
341
459
569
671
Mu
379
513
639
750
0.87 10-5
0.968 10-5
1.04 10-5
1.12 10-5
3.47 10-4
2.18 10-4
1.3 10-4
0.871 10-4
Duttilit
36.00
22.58
12.48
7.77
azione assiale 10 t
momenti tm
20
15
10
5
0
0
0,05
0,1
0,15
curvatura 1/m
azione assiale 40 t
momenti tm
20
15
10
5
0
0
0,01
0,02
0,03
0,04
0,05
0,06
curvatura 1/m
47
Prescrizioni Eurocode 8
Si fa riferimento alla formula:
=
cu (1 K )
[ f y ( p p ' ) / f c + P / P o] y
Valori minimi di
Leurocodice prescrive: of these regions (defined as the ratio of the
post-ultimate strength curvature at 85% of the moment of resistance, to
the curvature at yield, provided that the limiting strains of concrete and
steel cu and su,k are not exceeded) is at least equal to the following:
= 2qo 1 if T1 TC
= 1+2(qo 1)TC/T1 if T1 < TC
Esempio: edificio qo = 5, T1 = 0.6 s, terreno tipo B , TC = 0.5 s, = 9.
Values of the parameters describing the recommended Type I elastic response spectra
Ground type
TB(s)
TC(s)
TD(s)
A
B
1,0
1,2
0,15
0,15
0,4
0,5
2,0
2,0
C
D
E
48
1,15
1,35
1,4
0,20
0,20
0,15
0,6
0,8
0,5
2,0
2,0
2,0
0.0018 f cd
syd f
yd
with the reinforcement ratios of the tension zone and compression zone,
and , both normalised to bd, where b is the width of the compression flange of the beam. If the tension zone includes a slab, the amount
of slab reinforcement parallel to the beam within the effective flange
width defined in 5.4.3.1.1(3) is included in .
c) The first hoop shall be placed not more than 50 mm from the beam
end section (see Fig. 5.6)
50
Il terremoto
Il terremoto spesso lazione prevalente nel determinare lo stato di
danno o di collasso che il progettista deve saper evitare.
Lazione sismica
Azione sismica scuotimento multidirezionale del suolo.
Azione sismica azione dinamica (le forze inerziali non sono trascurabili
rispetto a quelle statiche).
Il terremoto un evento di breve durata (la durata << del tempo che
intercorre tra eventi successivi.
Gli intervalli tra eventi successivi e la probabilit di un evento futuro sono
descrivibili come PROCESSO ALEATORIO DISCRETO.
53
P[ I I 0 in n anni] = 1 - e t
ove :
1
;
=
TR
TR (Tempo di Ritorno) = intervallo medio tra due sismi con I I 0
vera come non vero che i parametri del processo non mutino nel
tempo, ma tali assunzioni sono accettate almeno per la pratica corrente,
nonostante la loro infondatezza, perch gli errori che possono essere
commessi nelle stime di rischio sono considerati ammissibili a fronte di
una maggiore facilit e semplicit di analisi.
La probabilit che, in N anni, si verifichi, almeno una volta, un terremoto pi intenso o uguale ad un valore di soglia prefissato espresso dalla
formula esponenziale sopra indicata, ove il numero medio degli eventi rilevanti nellunit di tempo e t il tempo; non altro che
linverso del tempo di ritorno, definito come il tempo medio che intercorre tra luno e laltro degli eventi rilevanti.
Il problema inverso
Domanda: Qual il Tempo di Ritorno di un terremoto che ha il 10% di probabilit di verificarsi almeno una volta in n anni?
1 1
1
1
= ln
;
ln
n 1 P[I I 0 ] n 1 0,1
n = 1 0 a nni
TR =
TR
(P[I I0] = 10%)
95
475
95 0
1900
TR
(P[I I0] = 2%)
495
247 5
4 950
1 0000
1,4
PGA relativa
1,2
PGA/PGA(475 anni)
0,8
0,6
0,4
0,2
0
0
200
400
600
TR - Tempo di ritorno
800
1000
1200
56
Se vogliamo effettuare la verifica allo stato limite di danno, la normativa tecnica dellOrdinanza della Protezione Civile ci suggerisce di dividere lampiezza massima di accelerazione di riferimento per 2,5.
Il valore di PGAR scende a 1/2,5=0.4 che corrisponde ad un tempo di
ritorno di circa 100 anni. Ci significa assumere che lo stato limite di
danno sia verificato con un terremoto 5 volte pi frequente ma anche
pi debole, rispetto al quale si impone che non avvengano danni non riparabili. Allo stesso modo, aumentare di 1,4 volte lampiezza della risposta mediante il fattore di importanza I, in caso di verifica allo SLU
di una struttura di rilevanza strategica, implica che il terremoto di progetto pi intenso e meno frequente di quello di cui si tiene conto per la
verifica a SLU delle costruzioni ordinarie e che il tempo di ritorno
sensibilmente pi lungo.
57
Conseguenze della
natura dellazione
sismica
Il terremoto uno scuotimento del suolo. Si vedano, per esempio, le registrazioni al suolo (dal sito web Seismosoft, EUCENTRE, Pavia) di un
terremoto che stato molto distruttivo e molto violento, il terremoto di
Chi-chi, Taiwan, 1999.
Azione e risposta
Nel caso statico le forze esterne sono equilibrate dalle forze di richiamo elastico;
Nel caso sismico lequilibrio si stabilisce
tra tre sistemi di forze:
Forze di richiamo elastico;
Forze inerziali;
Forze dissipative;
In una vibrazione forzata la risposta della
struttura pu essere sensibilmente pi
ampia della eccitazione, come si sperimenta facilmente con un semplice pendolo;
Lamplificazione della risposta dipende
essenzialmente dalla natura del suolo e
dalle propriet dinamiche della struttura.
58
La struttura che subisce il terremoto un sistema elastico che pu amplificare sensibilmente le ampiezze di spostamento, velocit e/o accelerazione rispetto al proprio supporto. Come si pu vedere dallimmagine,
se teniamo un pendolo con le dita e lo facciamo oscillare con un piccolo
movimento della mano possiamo osservare oscillazioni anche molto
ampie della massa del pendolo.
Lo spettro di risposta riporta in ordinate le risposte massime in accelerazione, velocit o spostamento di un oscillatore semplice in funzione del suo
periodo proprio. Loscillatore semplice (SDOF, Single Degree Of Freedom) una struttura costituita da una massa, una molla ed uno smorzatore
viscoso che ha un solo grado di libert. Loscillatore SDOF pu essere rigidamente vincolato al suolo oppure istallato su un carrello mobile che permette di simulare lo spostamento altermo del suolo durante il terremoto.
59
di tutti i possibili oscillatori SDOF con eguale smorzamento. Essa vi definisce un punto in corrispondenza del periodo proprio del particolare oscillatore oggetto dellanalisi.
Variando il rapporto rigidezza/massa si ottengono i periodi propri di
tutti i possibili oscillatori di interesse. Ripetendo il calcolo della risposta
massima per ciascuno di essi, si riportano i risultati sotto forma di altrettanti punti sul diagramma sopra definito.
Linsieme dei punti costituisce un diagramma noto come Spettro di Risposta in Spostamento (SD). Dallo Spettro di Spostamento non difficile ricavare lo Spettro di Accelerazione (Sa).
Ogni curva spettrale associata con un valore di smorzamento viscoso
relativo; allaumentare del valore dello smorzamento le ordinate spettrali decrescono, come mostrato nellesempio della figura seguente:
smorz. 2%
smorz. 2%
smorz. 5%
smorz. 5%
smorz.10%
smorz.10%
smorz.20%
smorz.20%
1.2
1.2
Sa (g)
Sa (g)
1
1
0.8
0.8
0.6
0.6
0.4
0.4
0.2
0.2
0
00
0
0.5
0.5
1
1
T (s)
1.5
1.5
2
2
2.5
2.5
Non interessa tanto lo spettro di un singolo terremoto ai fini progettuali, ma interessa una elaborazione statistica di pi spettri sismici che
consenta una valutazione revisionale. Se sovrappongo spettri sismici
estratti da terremoti diversi mi accorgo che difficile confrontarli,
61
perch differiscono sia per forma che per il valore delle ordinate. Occorre rimuovere la seconda causa di differenza mediante un processo
di normalizzazione.
Il pi comune metodo di normalizzazione consiste nel dividere le ordinate di ciascuno degli spettri per il valore della PGA del terremoto cui
lo spettro si riferisce. Poich lestremit sinistra del diagramma spettrale rappresenta la risposta massima di oscillatori molto rigidi, che si
muovono in modo solidale col suolo (si immagini un sasso ben conficcato nel terreno), si pu dire che lordinata spettrale corrispondente a
T=0 no altro che la PGA.
Gli spettri normalizzati, essendo divisi per la PGA, iniziano tutti da 1.
Sa normalizzata
Sa normalizzata
smorz. 2%
smorz. 2%
smorz. 5%
smorz. 5%
smorz.10%
smorz.10%
smorz.20%
smorz.20%
0.5
0.5
1
1
T (s)
1.5
1.5
2
2
2.5
2.5
Campano Lucano x
Campano Lucano y
Campano Lucano x
Campano Lucano y
Friuli x
Friuli y
Friuli x
Friuli y
Medio
Medio
Sa normalizzata
Sa normalizzata
4
4
3.5
4
3.5
3.5
3.5
3
3
3
2.5
2.5
2.5
2.5
2
2
2
2
1.5
1.5
1.5
1.5
1
1
1
1
0.5
0.5
0.5
0
00
0
0.5
0.5
1
1
T (s)
1.5
1.5
2
2
2.5
2.5
Si in grado, a questo punto, di trattare statisticamente gli spettri normalizzati, interpolandoli con una curva media o con una curva caratterizzata da una prefissata probabilit di superamento.
La curva spettrale cos ottenuta molto pi regolare rispetto alle singole
curve spettrali da cui stata ottenuta per elaborazione statistica. Si presta per essere interpolata con una rappresentazione schematica semplificata, consistente in una successione di segmenti rettilinei e iperbolici,
come quella che proposta nelle normative tecniche. necessario, per
le verifiche progettuali; moltiplicare la curva normalizzata per il valore
stimato della PGA che varia a seconda della zona sismica e, secondo
lOrdinanza, vale 0.35g nella zona 1, 0.25 g nella zona 2, 0.15 g nella
zona 3, 0.05 g nella zona 4.
Lo spettro destinato ad uso progettuale, infine deve tener conto della
morfologia e delle propriet meccaniche del suolo; ne risultano influenzate la forma dello spettro e lampiezza delle ordinate.
63
velocit spettrale
Sa = 2 SD = Sv
accelerazione spettrale
Il concetto di duttilit
Fino a questo punto si ragionato in termini di spettro elastico; abbiamo considerato uno spettro applicabile ad una struttura che si comporta
elasticamente. Le strutture reali, soggette ad un terremoto intenso, superano spesso il limite del comportamento elastico.
Esse possono manifestare un comportamento duttile o fragile, con riferimento al tipo di meccanismo che ne governa il collasso.
Collasso fragile
a1
Accelerazione
a0
Suolo
Comportamento duttile
Max. escursione al
limite del collasso
d1
Spostamento
rel. ultimo
Spostamento
d0
d0
d1
64
La duttilit
Immaginiamo che un cameriere porti un bicchiere pieno su un vassoio a
forma di disco piano.
La duttilit
65
Prima che il bicchiere cada, per, il moto del vassoio si inverte e il bicchiere torna indietro.
66
?
Componenti strutturali o
meccanismi di rottura fragili
Componenti strutturali o
meccanismi di rottura duttili
La resistenza sufficiente a
trasferire sempre la rottura a
componenti o meccanismi duttili
= u / e q
Se alla struttura si applica un metodo di analisi lineare, come avviene in genere, il modello elasto-plastico deve essere sostituito da un modello elastico
lineare equivalente che deve obbedire ad alcune regole fondamentali:
1. la parte elastica del diagramma forza-spostamento non deve cambiare
pendenza, perch da quella pendenza, che rappresenta la rigidezza elastica dei montanti, dipende la pulsazione della vibrazione libera;
68
2. quella stessa pendenza caratterizza per intero il modello lineare equivalente per tutto il dominio di esistenza della legge costitutiva;
3. la scelta del limite del dominio di esistenza del modello elastico equivalente dipende dal riconoscimento del tipo di meccanismo che
governa il collasso della struttura.
Si gi evidenziato in precedenza che il collasso di una struttura duttile
principalmente regolato dallo spostamento massimo. Si assume, perci,
che il modello elastico equivalente possa essere esteso fino a raggiungere
lo spostamento definito dallo spettro di risposta in spostamento SD, fino
al limite massimo dato da u. Il modello elastico equivalente, nella sua
massima estensione, rappresentato, in figura, dalle linee grigie.
Il modello elastico equivalente un modello lineare in cui la forza in
ordinata pu crescere proporzionalmente allo spostamento fino al valore massimo virtuale Fel = ku.
Fu = ke = ku / = Fel /
SD u
SD e
Sa = 2SD = (k / m)SD
Sa = kSD / m k e / m
Sa = kSD / m Fu / m
Fu mSa /
ke = Fu
Fu E; Sa Se; q
E = m Se / q = m Sd
co, dividendolo per un fattore di struttura q via via crescente (1 - 2 - 3 4 - 5) e, per confronto, una ipotesi come potrebbe essere lo spettro della
vecchia normativa 96 applicata alla verifica allo SLU.
Spettro di progetto SLU, orizzontale, suolo B, Categoria I
Accelerazione [g]
1,20
1,00
q=1
0,80
q=2
q=3
0,60
q=4
0,40
q=5
0,20
DM '96, SLU
0,00
0
0,5
1
1,5
Pe riodo [s]
2,5
Dunque, il fatto che divido lo spettro per q significa che abbatto le ordinate dello spettro che uso per il progetto strutturale. Lo abbatto tanto
pi ampiamente quanto pi consistente la duttilit disponibile.
Ma quando si applica il fattore q? Si applica solo se sto eseguendo
unanalisi lineare.
In altri termini, quando io eseguo lanalisi di una struttura che duttile,
e quindi ha un comportamento non-lineare, ma voglio usare metodi pi
semplici che attengono al dominio dei metodi lineari, io butto fuori la
non-linearit dalla porta ma, attraverso il fattore di struttura, la nonlinearit rientra dalla finestra sotto forma di riduzione delle forze in
gioco. un trucco che permette di conciliare metodi semplici di analisi
con lesigenza di non rinunciare a tenere a conto del vantaggio che da il
fatto di disporre di una struttura duttile.
Ma, attenzione! La struttura duttile se nel progetto si rispetta il criterio
di gerarchie delle resistenze. Se non viene rispettato il criterio delle gerarchie delle resistenze il collasso strutturale pu essere causato dalla
rottura di elementi e componenti fragili, per cui posso utilizzare solo
valori piuttosto bassi di q.
71
0
0
40000
[M ] = 0
40000
0
0
0
20000
0
0
39.17
0
205.38
0
0
0
468.84
[ ] =
0.48 0.73
0.36
0.63
0.77 0.80 0.27
0.31
[ ] = 0.55
{1}=matrice colonna di 1
{}= matrice colonna delle accelerazioni orizzontali dei piani
u
4
2
3
1
3
1
-3
-2
-1
-1
-0,5
0,5
1,5
2,5
3,5
-1
-1,5
0,5
1,5
2,5
-2
-1
-1
4
-0,8
-0,6
-0,4
0,2
-0,2
0,4
0,6
0,8
2
3
-0,5
1 3
Forme modali u (t1 ) = i qi (t1 ) u (t2 ) = i qi (t2 ) u (t3 ) = i qi (t3 ) u (t4 ) = i qi (t4 )
i =1
i =1
i =1
i =1
normalizzate,
q1(t2) = 1
q1(t3) = 3
q1(t4) = -1
q1(t1) = 1.9
Indipendenti
q2(t2) = -2
q2(t3) = -1
q2(t4) = 3
q2(t1) = 2.2
dal tempo
q3(t2) = -1
q3(t3) = 0,5
q3(t4) = -4
q3(t1) = 2.5
Le forme modali sono sempre le stesse, ma ognuna moltiplicate per un fattore di scala di ampiezza qi(t) che uguale ad ogni piano ma varia nel tempo. La
combinazione lineare con pesi variabili nel tempo permette di ottenere qualsiasi
configurazione deformata istante per istante.
{u (t )} = {1} q1 (t ) + { 2 } q2 (t ) + { 3 } q3 (t )
73
Ebbene, cosa vuol dire fare unanalisi modale? Significa trovare i tre modi di vibrare, le tre trappole dellenergia che dicevo prima, ciascuna delle
quali caratterizzata da una frequenza e da una forma. Qualunque condizione di moto della struttura in un qualunque istante, pu essere descritto
come combinazione lineare di queste tre forme. Nellimmagine si mostrano le fotografie della configurazione deformata istantanea della
struttura in istanti diversi. Le configurazioni sono molto diverse, ma le
immagini mostrano come ciascuna di esse possa essere ricavata sommando tra loro le tre forme modali, ciascuna moltiplicata per un fattore di
ponderazione q(t) variabile nel tempo. Se poi il coefficiente che moltiplica
la forma modale fondamentale (quella che non passa mai per lo zero salvo
che nel punto di base) dominante rispetto alle altre, ossia ha un coefficiente di combinazione pi alto delle altre, allora si pu osservare che i punti
della deformata della struttura in ogni istante rimangono quasi allineati.
Ma quali sono le condizioni che consentono la prevalenza del primo modo? Si pu verificare che ci accade quando una struttura regolare in altezza. La regolarit in altezza la condizione imposta dalla norma per
limpiego di metodi di analisi semplificati che trascurano il contributo dei
modi superiori al primo.
Forme modali
normalizzate,
Indipendenti
dal tempo
i =1
i =1
i =1
i =1
q1(t1) = 2
q2(t1) = 0.2
q3(t1) = 0.2
q1(t2) = 1
q2(t2) = -0.2
q3(t2) = -0.1
q1(t3) = 3
q2(t3) = -0.1
q3(t3) = 0,05
q1(t4) = -1
q2(t4) = 0.03
q3(t4) = -0.04
Se il primo modo dominante, come nel caso di edifici regolari, linviluppo delle
deformate che si evolvono nel tempo non dissimile da una semiretta. Ci giustifica la forma triangolare della distribuzione delle forze sismiche nellanalisi statica.
74
-0,9
-0,8
-0,7
-0,6
-0,5
-0,4
-0,3
-0,2
-0,1
0,1
1
0
-0,5
0,5
1,5
2,5
1
0
-0,2
0,2
0,4
0,6
0,8
1,2
-0,4
0,2
-0,2
0,4
0,6
0,8
1,2
1,4
-1
1,6
1,8
-0,8
-0,6
-0,4
0,2
-0,2
0,4
0,6
0,8
11
1
Metodi di analisi
Possiamo classificare i metodi di analisi in base al fatto che siano in dominio lineare o non-lineare, oppure al fatto che siano statici o dinamici.
Distinguiamo, allora, unanalisi statica lineare, unanalisi statica non lineare, una dinamica lineare e una dinamica non lineare.
LINEARE
STATICA
DINAMICA
NON-LINARE
Analisi modale
(non ha limitazioni)
75
Verifica
Questo il capitolo che chiude la presentazione. La verifica deve essere
condotta agli stati limite, in armonia con la tendenza in atto nelle normative tecniche in tutto il mondo.
Considerazioni preliminari
Verifiche alle tensioni ammissibili:
Ipotesi di comportamento elastico-lineare.
Vale il principio di sovrapposizione cause-effetti.
Posso calcolare le risposte (tensioni) a singole azioni e poi sommarle.
Le verifiche agli stati limite prescindono dalle ipotesi di linearit. Anche se molto spesso lanalisi viene compiuta in condizione di linearit,
non si tratta di una condizione necessaria.
Allora se non vale la linearit non vale neppure il principio di sovrapposizione di cause ed effetti.
Dunque, come si risolve il problema della indisponibilit di uno strumento concettuale tanto comodo? Si risolve attraverso scenari di azioni
combinate.
Ogni scenario raffigura lo stato della struttura; tale stato deve rimanere
confinato in un dominio di sicurezza o di limitazione del danno, al cui
contorno si trova lo stato limite che non deve essere oltrepassato.
76
Nel caso sismico gli stati possono essere sistemi di sollecitazione, sistemi di spostamenti, rapporti di spostamento relativo altezza di interpiano come nel caso dello stato limite di danno.
SLCO,
SLDS
S L D,
SLDL
I
E
G k , Pk
Qi
0i , 2i
Fd = I E + Gk + Pk + (2iQki )
i =1
Fd = I E + Gk + Pk + (0iQki )
i =1
Fattore di importanza
Azione sismica di progetto
Valore caratteristico di carichi permanenti e precompressione.
Azione accidentale i.ma
Coefficienti di combinazione risp. rara e semipermanente
77
0i
2i
Abitazioni, Uffici
0,70
0,30
0,70
0,60
0,70
0,20
1,00
0,80
Vento
0,00
0,00
78
Un po di nomenclatura
Costruzioni nuove
SLU: stato limite ultimo
stato sistema di sollecitazioni;
Condizione di s.l. collasso
Costruzioni esistenti
SLC: stato limite di collasso
stato sistema di sollecitazioni o
spostamenti;
Condizione di s.l. collasso
SLDS: stato limite di danno severo
stato sollecitazioni o spostamenti;
Condizione di s.l. danno grave.
SLDL: stato limite di danno lieve
stato sollecitazioni o spostamenti;
condizione di s.l. danno riparabile.
tro alla verifica basata sul confronto tra sollecitazioni e resistenze, si cela
la ricerca della configurazione deformata ultima. Un aiuto a comprendere
levoluzione concettuale dalle verifiche alle tensioni ammissibili a quelle
agli stati limite viene dallesame della storia evolutiva recente della sperimentazione dei materiali da costruzione e della loro caratterizzazione.
Partiamo dal confronto tra vecchie e nuove macchine per le prove distruttive in laboratorio.
Modalit moderna
Macchine in controllo di
spostamento o deformazione
Mentre le macchine di tipo tradizionale, ormai superate, operavano in controllo di forza, le macchine moderne controllano direttamente lo spostamento e/o la deformazione. Ecco lo schema delle macchine tradizionali:
Contrappeso
a pendolo
provino
Comando di attuazione
Circuito dolio in alta pressione
Servo-valvola
pompa
Nelle macchine di nuovo tipo, invece, c un circuito chiuso in cui inserita una servo-valvola che controlla la corsa del pistone dellattuatore.
Il tutto gestito da un computer che riceve informazioni da un sensore,
generalmente di spostamento o di deformazione, e che agisce comandando la servo-valvola.
Il circuito chiuso dellolio sempre ad alta pressione, la servo-valvola
genera una differenza di pressione tra le due facce di un pistone agendo
in tempi rapidissimi. In questo modo si pu regolare il comando meccanico dellattuatore in modo molto veloce, con molte correzioni nel giro di frazioni di secondo.
Provino di
calcestruzzo
Deformazione = accorciamento
del provino / lunghezza iniziale
81
Se, invece, si opera in controllo di spostamento, cio se la grandezza controllata direttamente dalla macchina lo spostamento o la deformazione
rappresentabile sullasse orizzontale, allora la funzione di risposta in forza o tensione visibile come una curva ad un solo valore. Per ogni valore
82
tensione
Nella prova a controllo di forza (tensione) la risposta in deformazione una funzione a due valori: il ramo ascendente stabile, il ramo discendente instabile.
Quando la macchina ha raggiunto la massima forza (tensione) cerca di mantenerla,
ma al crescere della deformazione la resistenza
diminuisce, non sussiste
pi equilibrio tra sollecitazione e resistenza, la
macchina continua a
pompare olio per cercare di riportare la forza al
valore massimo, il provino viene rotto con
grande rapidit in modo
deformazione apparentemente fragile.
Allo stesso modo, quando si ragiona in termini di verifica allo SLU, avendo reso visibile la parte discendente della curva caratteristica del materiale si pu definire come condizione ultima non il massimo del diagramma ma un punto spostato pi a destra. Definisco quindi lo stato limite ultimo non come massima forza raggiunta ma come massima deformazione o massimo spostamento raggiungibile prima del collasso strutturale.
Nella prova a controllo di spostamento la macchina fa crescere gradualmente la
deformazione. Ad ogni valore di deformazione corrisponde uno ed un solo
valore di tensione. La prova stabile anche nella parte discendente. La prova a
controllo di deformazione permette di seguire la parte non-lineare (postelastica) del comportamento del provino.
resistenza
Condizione ultima
deformazione
83
Tensione ultima
resistenza
Deformazione ultima
deformazione
1.4.1 Calcestruzzo
Tensione
Resistenza fc
Deformazione
= 0,002
(2 mm/m)
(limite per forza
normale pura)
1.4.2 Acciaio
Resistenza
fy
Tensione
(snervamento)
y= 2 mm/m
84
Deformazione
u= 75 mm/m
Lacciaio nella verifica allo stato limite ultimo statico arriva fino a 10
mm per metro di deformazione limite. Nelle verifiche sotto azione sismica la norma impone che lacciaio si deformi senza rotture fino a
75mm/m. Assume questo valore come limite di deformazione ultima
dellacciaio, quasi sempre la condizione ultima per le sezioni in calcestruzzo armato determinata dal raggiungimento della deformazione
ultima di compressione del calcestruzzo (3.5mm/m).
Elementi
strutturali
resistenze
Duttili: deformazioni
deformabilit
Stati
limite
SL di DS (danno severo);
corrisponde a SLU per le costruzioni nuove
SL di DL (danno lieve);
corrisponde a SLD per le costruzioni nuove
Meccanismi di collasso
Passando dalle verifiche locali allosservazione del comportamento
complessivo delle strutture sotto sisma intenso, le immagine di edifici
collassati, disponibili in grande quantit nella letteratura e su internet,
mostrano che il meccanismo di piano debole uno dei meccanismi pi
ricorrenti nelle costruzioni intelaiate. Tutta lenergia assorbita nella risposta post-elastica si concentra in un solo interpiano.
Si tratta di un meccanismo globalmente fragile perch coinvolge la duttilit di un numero troppo limitato di membrature. La contromisura la
realizzazione di una elevata regolarit.
Quando si parla di regolarit non si parla soltanto di regolarit geometrica, ma anche regolarit di distribuzione della rigidezza e della resi85
stenza. Una struttura che ha i pilastri tutti uguali dalle fondazioni fino al
tetto, non detto che sia regolare, perch quello che importa il rapporto tra la resistenza e il taglio.
Il taglio cresce dal tetto verso le fondazioni; questa la ragione per cui
le verifiche di regolarit, richieste dalla normativa come condizione per
lutilizzazione dei metodi statici di verifica, in particolare sugli edifici
esistenti, spesso risultano onerose e complesse.
Le immagini fotografiche mostrano esempi di perdita di un piano intero; in alcuni casi il collasso diventa totale, per rottura a flessione o a taglio delle estremit dei pilastri su tutta laltezza delledificio.
La perdita di tenuta di tutti i piani delledificio pu avvenire per effetto
dinamico dovuto al collasso di un piano, altrove per insufficienza di
materiali costruttivi, o per ribaltamento delledificio evidenziando un
problema di stato limite di stabilit globale. anche ricorrente lurto distruttivo tra edifici attigui a causa di giunti non correttamente realizzati.
Molto importante la cura dei dettagli; in una immagine si vedono staffe chiuse piegate allestremit a 90 gradi e ancorate totalmente nel copriferro; quando il copriferro viene distrutto dalle intense sollecitazioni
sismiche le estremit delle staffe non sono pi ancorate e le staffe si aprono, rendendo il pilastro vulnerabile a taglio. Le estremit delle staffe
vanno piegate a 135 ed ancorate saldamente allinterno del copriferro.
86
1) Introduzione
Da alcuni decenni sappiamo che lo spostamento massimo raggiunto da
un oscillatore elastoplastico sottoposto ad un evento sismico di una determinata intensit di entit paragonabile a quello di un corrispondente oscillatore semplice indefinitamente elastico avente lo stesso periodo
proprio di oscillazione.
Anzi, per un intervallo di periodi di notevole interesse strutturale, i due
spostamenti possono ritenersi praticamente uguali; negli intervalli adiacenti possono stabilirsi relazioni semplici tra gli spostamenti dei due
oscillatori campione.
Questa osservazione apre la strada a unimportante alternativa progettuale:
87
progettare le strutture in modo che siano in grado di sostenere le azioni che derivano dal sisma in modo che esse rimangano in campo
elastico e quindi senza significativi danni strutturali;
La seconda alternativa, accettando implicitamente deformazioni plastiche e quindi un danneggiamento strutturale, sembra apparentemente
poco conveniente, ma in pratica la strategia che viene, pi o meno
consapevolmente, attuata correntemente nel progetto delle strutture.
Infatti, le accelerazioni ondulatorie massime prevedibili sulle strutture,
con periodi di ritorno dellordine di 500 -1000 anni, sono assai elevate,
prossime alla accelerazione di gravit in zone di I categoria.
Sarebbe pertanto antieconomico dimensionare le strutture in modo da
renderle capaci di sostenere azioni cos elevate senza danno in presenza
di una probabilit che lazione si determini relativamente bassa rispetto
alla vita economica di progetto che assunta oggi variabile nellintervallo
di 50-100 anni.
Tuttavia altrettanto inconcepibile dimensionare le strutture con una
probabilit meno che trascurabile che esse possano crollare in presenza
del sisma.
Nasce negli ultimi decenni una strategia di progetto mista che assume
una doppia soglia di verifica. Una prima soglia serve a garantire che le
strutture sopportino in campo elastico (senza danno) eventi sismici di
elevata frequenza o alta probabilit con riferimento alla durata economica della struttura.
Una seconda soglia serve a garantire che la struttura non crolli in presenza di eventi sismici distruttivi, aventi un periodo di ritorno largamente superiore a quello della vita di progetto della stessa.
Lapproccio normativo a tale problematica ha seguito in Italia inizialmente la strada di definire le azioni corrispondenti alla sola prima soglia,
quella elastica, fidando in una implicita capacit plastica delle strutture.
Tale approccio, che consente una grande semplificazione degli oneri
88
Fig. 1
Fo
Fy
Fy
Fd
Fo Fo F y
=
= q qs
Fd F y Fd
Fig. 2
Quindi, pi una struttura articolata e complessa (ad esempio a pi piani e pi campate), pi possiamo attenderci elevati margini di sovraresistenza in presenza di una duttilit locale non trascurabile.
Questi discorsi si ritrovano nella definizione normativa del fattore di
struttura ottenuta, come vedremo, come prodotto di due parametri legati
alla sovraresistenza ed alla duttilit vera e propria (fig. 3).
Fig. 3
SL
SL
DL
0 .4 0
DS
1 .0 0
CO
1 .5 0
Fig. 4
Fig. 5
- Ord. 3274), comune daltra parte a molte normative americane e giapponesi, richiede una molteplicit di livelli di verifiche (Stato limite di
Danno, Stato limite ultimo).
Le verifiche di resistenza rimangono sostanzialmente equivalenti a
quelle della attuale normativa, tranne lobbligatoriet delle verifiche allo s.l.u., ma anche viene richiesto nelle nuove normative un progetto rivolto allottenimento di unadeguata duttilit locale (particolari costruttivi) ed anche di un comportamento duttile globale della struttura non
necessariamente riconducibile alla duttilit locale (fig. 6).
Principali aspetti
Stato limite di danno Stato limite ultimo
Verifiche di Resistenza
modalit di analisi: rigidezza delle membrature composte, larghezza collaborante delle solette, ecc.
Duttilit locale
criteri di dimensionamento di elementi e collegamenti per ottenere una adeguata duttilit locale
Duttilit globale
criteri di dimensionamento per ottenere una adeguata duttilit globale
Fig. 6
La differenza che, mentre nellapproccio tradizionale le capacit plastiche erano assunte come un dato certo ma non ben definito da un punto di
vista quantitativo, lapproccio delle nuove normative quello di misurare
questa duttilit locale o quantomeno di garantirla a livelli sufficienti.
Si fatto cenno alla duttilit locale, riconducibile alla capacit rotazionale
dei nodi, ed alla duttilit globale che attiene alla capacit di spostamento
della struttura (generalmente si assume lo spostamento dellultimo piano).
Questi due parametri sono connessi ma non sovrapponibili.
Al riguardo un altro aspetto importante su cui la nuova normativa impone una riflessione che se la duttilit locale fondamentale, il suo ottenimento non garantisce necessariamente un comportamento duttile
dellintera struttura, ovvero una adeguata duttilit globale. Infatti pos94
siamo avere unalta duttilit locale, ma una concezione strutturale insufficiente a garantire unalta duttilit globale della struttura, che poi
quella che interessa di pi.
In fig. 7 si evidenzia la differenza tra questi due concetti (duttilit locale
e duttilit globale). Nella parte alta rappresentato un telaio che giunge
a collasso per la formazione di un meccanismo di piano; ovvero si formano delle cerniere sui pilastri del secondo piano; allora lo spostamento
plastico dellultimo piano della struttura, da cui discende la duttilit
globale della struttura, pari al prodotto tra rotazione plastica dei nodi
pilastro-trave per laltezza di piano.
Principali aspetti
Criterio di gerarchia nel progetto per assicurare una alta duttilit globale (Capacity design)
DUTTILIT
LOCALE: p
GLOBALE: p
MECCANISMO DI PIANO
p = p h
= p / y
MECCANISMO
GLOBALE
p = p H
Fig. 7
Se il meccanismo di tipo globale come quello rappresentato in basso, che impegna un maggior numero di cerniere plastiche, si ottiene
una massimizzazione dello spostamento a parit di rotazione plastica.
95
Allora otteniamo uno spostamento complessivo della struttura nettamente pi grande a parit di capacit plastica e di rotazione plastica
delle colonne.
Nel primo caso moltiplicavamo la rotazione plastica per laltezza di interpiano, in questo altro caso moltiplichiamo la stessa rotazione plastica
per laltezza dellintera struttura. Si comprende che per passare da
unalta duttilit locale ad unalta duttilit globale necessario prestare
attenzione ai criteri di progettazione.
Di fatto questo si traduce, per strutture intelaiate, nel progettare pilastri
pi resistenti delle travi, in modo tale che il superamento della soglia
plastica avvenga nelle travi e non nelle colonne. Si configura allora una
strategia di progettazione che, per massimizzare la duttilit globale, si
orienta ad ottenere due risultati preliminari:
il primo che non si formino cerniere plastiche sulle colonne ma sulle travi, questo lo abbiamo gi detto,
Le altre immagini che lascio scorrere rapidamente (figg. 12, 13, 14, 15,
16, 17 e 18) sono tratte dagli stessi terremoti. Si evidenziano altri aspetti come quello del ruolo della duttilit locale.
zione degli sforzi e quindi di trovare un assetto equilibrato della distribuzione delle sollecitazioni una volta che stata superata la soglia di
collasso nella sezione pi sollecitata.
Fig. 22
5.1 Generalit
Fig. 23
5.1 Generalit
Principali aspetti progettuali
influenzati dalla classe di duttilit
In funzione del livello di duttilit variano sia le modalit di applicazione del criterio di gerarchia delle resistenze (che nel livello B di
fatto presente solo in modo implicito), sia lentit dellazione sismica
di progetto, regolata dal valore del fattore di struttura q
Fig. 24
Per il primo aspetto la differenza tra le due strade alternative consiste nel
fatto che nellalta duttilit ci sono delle prescrizioni aggiuntive alle normali procedure di verifica degli elementi che tendono a garantire la duttilit globale. Esse riguardano larmatura nei pilastri nelle zone nodali, al
fine di evitare la formazione delle cerniere plastiche nelle colonne.
Riguardano ancora larmatura a taglio nelle travi e nei pilastri affinch questi abbiano una resistenza a taglio tale che la rottura avvenga
per flessione, cio il meccanismo di rottura a flessione preceda il
meccanismo di rottura per taglio.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, ovvero il livello delle azioni da
considerare, in funzione del livello di duttilit prescelto (alta o bassa duttilit) varia il Coefficiente di Struttura q che, come si visto, determina
lentit delle azioni che devono essere sostenute in campo elastico.
Nelle fig. 25 e 26 vengono riassunti i criteri per la determinazione del
Coefficiente di Struttura q in funzione della classe di duttilit, della regolarit e della tipologia strutturale.
Fig. 25
105
qo = 4.5u/1
qo = 4.0u/1
qo = 4.0u/1
qo =
3.0
Valori di KD
CDA (alta duttilit):
CDB (bassa duttilit):
KD= 1.0
KD= 0.7
Valori di KR
Edifici regolari in altezza:
Edifici non regolari in altezza:
KR= 1.0
KR= 0.8
Fig. 26
Il paragrafo 5.4 (fig. 27) contiene i criteri per il dimensionamento e la verifica dei principali elementi strutturali seguendo la filosofia enunciata.
Fig. 27
I E + G k + P k + i ( 2,0),i Q k ,i
Per le strutture a bassa duttilit (CDB) gli sforzi di taglio da utilizzare per
il dimensionamento e verifica delle travi, si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti sulla trave allo sforzo di taglio prodotto dai momenti flettenti di calcolo delle sezioni di estremit.
Per le strutture ad alta duttilit (CDA), al fine di escludere la formazione
di meccanismi inelastici dovuti al taglio, gli sforzi di taglio di calcolo si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti allo
sforzo di taglio prodotto dai momenti resistenti delle sezioni di estremit,
amplificati del fattore: RD = 1.2.
Fig. 28
q jk L j
2
2 M pbjk
q jk L j
Lj
2 M pbjk
Lj
Fig. 29
Nella valutazione dei momenti massimi delle sezioni di estremit si tiene conto con un apposito coefficiente dellamplificazione dovuta
allincrudimento.
In pratica per calcolare la generica trave non si devono pi guardare i
momenti che vengono fuori dallanalisi delle molteplici condizioni di
carico previste dalla normativa, ma si devono considerare i momenti resistenti che derivano dalle armature predisposte per la flessione.
La somma di questi due momenti resistenti(uno con fibre tese superiori
ed uno con fibre tese inferiori) divisa per la luce fornisce il taglio aggiuntivo da sommare a quello dovuto ai carichi gravitazionali.
NellAlta duttilit questo il taglio che si deve considerare, per impedire che si determini una rottura per taglio anticipata rispetto a quella di
flessione.
Per quanto riguarda invece le verifiche di resistenza, per la flessione
non c differenza tra alta e bassa duttilit (fig. 30).
108
Fig. 30
Nel taglio c invece una ulteriore differenza (fig. 31). Infatti una volta
calcolato il taglio sollecitante, nel caso di Bassa duttilit si va a considerare il taglio resistente secondo le classiche modalit della verifica agli
Stati Limite; cio il taglio resistente si ottiene come somma di due contributi, uno legato allarmatura, laltro legato al calcestruzzo; il primo
deriva dal traliccio di Morsch, laltro deriva dalla considerazione di
meccanismi ausiliari che sono riconducibili alleffetto spinotto, allingranamento o comunque al fatto che il traliccio di Morsch una
semplificazione isostatica di una realt pi complessa.
Fig. 31
NellAlta duttilit la procedura differisce dal caso precedente per due ragioni: una legata al fatto che, secondo quanto gi visto, il taglio sollecitante da utilizzare nella verifica diverso da quello che proviene dalla analisi
strutturale elastica, in quanto non deriva dai momenti sollecitanti, ma dai
momenti resistenti allestremit della trave; la seconda ragione che come
109
taglio resistente non si assume la somma dei due contributi sopra descritti,
ma solamente quello derivante dallarmatura e cio dal traliccio di Morsch.
La ragione di questa differenza nel fatto che sotto carichi ciclici, il contributo del calcestruzzo viene progressivamente a mancare, e questo non
pu essere trascurato nella progettazione in alta duttilit, caratterizzata da
una soglia elastica pi piccola (il coefficiente di struttura maggiore) con
maggiori entit di energia dissipata in campo plastico ovvero con maggiore ampiezza delle escursioni cicliche in campo plastico.
Se passiamo dalle travi ai pilastri abbiamo come per le travi delle prescrizioni particolari che caratterizzano essenzialmente il caso di progettazione in Alta duttilit. Infatti per la bassa duttilit non ci sono prescrizioni particolari. Nelle verifiche e/o dimensionamento delle armature,
come ovvio, le resistenze delle sezioni devono essere pi grandi delle
sollecitazioni corrispondenti.
NellAlta duttilit, invece, abbiamo la necessit di amplificare i momenti sollecitanti, e quindi i resistenti, di un fattore che dipende dal
rapporto tra la somma delle resistenze flessionali delle travi e la somma
delle sollecitazioni flessionali massime di calcolo nelle colonne confluenti nello stesso nodo (fig. 32).
Rd = 1.2
Mrt la somma dei momenti resistenti delle travi, in verso concorde, negli
estremi convergenti nel nodo;
Mp la somma dei momenti nei pilastri convergenti nel nodo ottenuti dal
calcolo.
Fig. 32
110
Quindi pi alto il momento resistente delle travi, maggiore deve essere la resistenza delle colonne al fine di evitare che si formino meccanismi plastici nelle colonne stesse.
Tale condizione posta dalla normativa con lintroduzione del fattore amplificativo non garantisce in maniera assoluta che si verifichino solo meccanismi di collasso globali, per rende poco probabile la formazione di
meccanismi di piano. Si formano cio meccanismi globali, oppure molto
vicini a quelli globali che interessano cio un numero elevato di piani.
Anche per la verificare a taglio dei pilastri, si segue una logica analoga
a quella che stata descritta per le travi (fig. 33).
V = Rp M s + M iRp l p
Rp
nella quale Rp = 1.2 , lp la lunghezza del pilastro.
Fig. 33
Schema per il
calcolo del taglio
di progetto
Fig. 34
Tale procedura trova giustificazione nella logica di impedire la formazione di meccanismi di collasso fragili, come quelli a taglio, che naturalmente non sono coerenti con la filosofia dellAlta duttilit. Per il resto le verifiche a flessione e taglio si svolgono come per le situazioni
non sismiche (fig. 35).
Fig. 35
Fig. 36
Nei nodi non confinati occorre predisporre una armatura trasversale che
lOrd. 3274 esprime con la relazione riportata in figura (fig. 37).
n st A st i b 0.05 R ck f
nella quale nst il numero di braccia delle staffe orizzontali presenti lungo
laltezza del nodo, Ast larea di ciascuna barra, i linterasse delle staffe
e b la larghezza utile del nodo.
Fig. 37
113
Fig. 38
Fig. 39
114
= Rd M Rd M Sd
nella quale Rd vale 1.2, mentre MRd ed MSd sono rispettivamente il momento
resistente della sezione di base della parete, calcolato considerando le armature
effettivamente disposte, ed il corrispondente momento ottenuto dallanalisi.
Fig. 40
Questo implica che se, per qualche ragione, si sovradimensiona larmatura a flessione, allontanando la possibilit che si possa formare una
cerniera plastica nel piede della parete, allora la stessa parete dovr
essere messa in grado di resistere a tagli maggiori. Questo vale anche
per le travi e le colonne in Alta duttilit.
Per le travi un incremento di armatura flessionale, incrementando la resistenza flessionale nelle sezioni di estremit comporta un parallelo incremento dellarmatura a taglio.
Parallelamente nei pilastri, per effetto dellincremento dellarmatura nei
nodi per garantire la gerarchia delle resistenze, ovvero che le cerniere
plastiche si formino nelle travi e non nei pilastri, si tenuti nellAlta
duttilit a sovradimensionare anche le armature a taglio nelle colonne.
115
Si pu concludere che nel caso di un progetto duttile, i sovradimensionamenti sono in generale sconsigliati, a meno che non si vadano a considerare tutte le conseguenze che si leggono essenzialmente a livello di
meccanismo.
Se si realizzano travi con resistenza flessionale superiore a quella di
progetto, si favoriscono meccanismi di collasso non duttili in quanto le
cerniere plastiche tenderanno a formarsi nei pilastri con meccanismi di
piano e non nelle travi; inoltre tale incremento di resistenza flessionale
potr favorire rotture fragili se non si interverr incrementando anche la
resistenza a taglio.
Conseguenze simili al sovradimensionamento delle armature si osservano
in presenza di una non controllata sovraresistenza dellacciaio di armatura. Per questa ragione la norma pone dei limiti di resistenza dei materiali
non solamente inferiori ma anche superiori. Infatti se lacciaio molto
pi resistente di quello che in sede di progetto si considerato, e questo
casualmente privilegia le travi e non i pilastri, si pu ottenere una alterazione del meccanismo di collasso che da globale pu diventare di piano.
Tornando alle pareti ed in particolare alle pareti accoppiate (fig. 41),
quando la sollecitazione di progetto a taglio rilevante, allora si deve
ricorrere a questo classico schema di armatura a croce che consente una
buona duttilit anche sotto azioni cicliche con escursioni plastiche rilevanti.
Travi di accoppiamento tra pareti con armature diagonali
Fig. 41
116
Il paragrafo 5.5 dellOrd. 3274 dedicato ai particolari costruttivi ed alle prescrizioni relative.
Pi che analizzare le prescrizioni in dettaglio, fatto che potrebbe ricondursi ad un arida sequenza di formule, mi sembra rilevante analizzare
alcune immagini che mostrano le conseguenze negative del mancato rispetto di criteri adeguati nel progetto delle membrature ed in particolare
delle zone nodali.
Nelle fig. 42, 43, 44, 45, 46, sono mostrati fenomeni di collasso sotto
azione sismica di zone nodali realizzate con criteri costruttivi che si
commentano da soli.
Queste immagini evidenziando la necessit e limportanza di intervenire con staffature molto efficaci nelle zone nodali, e come questo sia tanto pi vero quanto maggiore larmatura a flessione, indice indiretto di
elevate sollecitazioni taglianti in campo plastico.
La zona nodale in presenza di elevata armatura a flessione, si comporta
come una zona esplosiva, nel senso che quando le armature sono sollecitate in campo plastico, queste si instabilizzano molto facilmente, a
meno che non vengano trattenute con tiranti molto frequenti.
Questo fa capire come le prescrizioni dettate per i nodi, che talora il
progettista e soprattutto il direttore dei lavori guardano con fastidio,
perch impongono una molteplicit di controlli e richiedono il superamento di non piccole difficolt esecutive, sono per molto importanti
come le conseguenze del mancato rispetto evidenziano.
Daltra parte si deve osservare che con un onere esecutivo sostenibile,
si riesce a migliorare in maniera consistente il comportamento della
struttura evitando comportamenti inaccettabili come quelli esaminati.
117
Fig. 44 Kobe 1995: staffe di resistenza insufficiente non hanno potuto impedire
il collasso della colonna.
Le immagini successive (figg. 47, 48 e 49) ci consentono unaltra considerazione. Esse si riferiscono ad un edificio che non ha avuto una
buona performance. Non sembra che si possa dire che sia rimasto in
piedi.
Per le immagini fanno vedere una cosa importante: se la struttura adeguatamente armata si possono ottenere capacit deformative di tutto
rispetto.
Il pilastro della struttura in figura ha subito una rotazione relativa tra la
sezione di testa e quella di piede che potrebbe valutarsi intorno ai 30,
che pone il cemento armato in competizione con materiali ritenuti tradizionalmente duttili come lacciaio.
120
121
122
Fig. 51 Kobe 1995: collasso a taglio delle pile del viadotto Hanshin-Nishinomiya.
Le barre longitudinali deformate a taglio mostrano il collasso tipico di
una colonna corta.
123
Fig. 52 Kobe 1995: collasso a taglio delle pile di un viadotto. Una pila collassa
alla base, laltra in sommit.
3) Applicazioni e Confronti
Il grado di diversit significativo tra la nuova norma e quella esistente
pone il problema della comparazione tra le stesse sia dal punto di vista
delleffettivo miglioramento del comportamento strutturale sotto sisma,
sia sul piano dellincremento di costo in termini di materiali e di mano
dopera necessari.
Per rispondere ad alcune di queste domande, vi riporto i risultati di una
analisi condotta alcuni anni or sono con riferimento allEurocodice 8
nella formulazione dellepoca (fig. 54) Non si tratta di una indagine esaustiva ma tuttavia fornisce alcune indicazioni interessanti.
CONFRONTO TRA:
EC8 / Normativa esistente (D.M. 16/1/96) /
Normativa esistente + circ min. n.65/97
Definizione delle azioni sismiche e
dimensionamento degli elementi strutturali
Lesempio si riferisce, ad un telaio in cemento armato, progettato adoperando
sia le indicazioni della normative italiana, sia quelle degli Eurocodice 8, simile
alla nuova norma nazionale.
Il progetto dei telai stato eseguito utilizzando, per le resistenze dei materiali,
i valori di calcolo proposti nelle rispettive normative. Per il calcestruzzo si assume una classe C20/25, cui corrisponde un valore caratteristico della resistenza cilindrica pari a fck=20 N/mm2, mentre per lacciaio si assunta una
resistenza caratteristica allo snervamento pari a fyk=440 N/mm2. I corrispon-
Le sezioni delle travi sono state predimensionate per soli carichi verticali.
Il progetto delle armature stato effettuato eseguendo una analisi dinamica
per le azioni sismiche e rispettando le indicazioni delle varie normative.
Fig. 54
125
Il caso esaminato
Telaio a sei
piani e tre
campate
Fig. 55
Le condizioni di carico considerate (figg. 56 e 57) sono quelle per carichi verticali amplificati da fattori parziali di sicurezza, 1.35 per i carichi
fissi ed 1,5 per i carichi variabili secondo lEC8, in pi c da considerare la condizione di carico sismica caratterizzata da carichi gravitazionali non amplificati.
126
1,35 Gk + 1,5 Qk
Gk + Qk E
Essendo:
Ed il valore di progetto dellazione sismica i cui effetti sono stati calcolati
considerando la presenza dei carichi gravitazionali.
il fattore di combinazione per combinazione quasi permanente da applicare ai carichi variabili, dipendente dalla destinazione duso
delledificio (= 0,3 per civili abitazioni); il coefficiente di riduzione
dei carichi gravitazionali stato posto pari a 0,5 per tutti i piani ad eccezione dellultimo per il quale stato assunto un valore unitario.
Fig. 56
1,4 Gk + 1,5 Qk
dove gli effetti del sisma E sono stati valutati considerando la presenza di
carichi gravitazionali assumendo il coefficiente s di riduzione dei sovraccarichi (s=0.33 per locali dabitazione).
Fig. 57
127
Fig. 58
Travi
Pilastri
Totali
Fig. 59
129
P e r i p i l a s t r i p r og et t a t i s ec o nd o il D . M . s i h a u n a s i t u a z i o n e d i f f e r e n t e r i s p e t t o a l l e t r a v i : i n f a t t i , l a r m a t ur a r i s u l t a e s s e r e s e m p r e m i n o r e d e l l e a l tre avendo principalmente dei minimi regolamentari molto meno restrittivi ed un valore delle azioni verticali e quindi dello sforzo assiale sempre
amplificato con conseguente effetto sul comportamento della sezione,
d o v e v i e n e s f r ut t a t o d i p i i l c a l c es t r u z z o .
D a l l e t a b e l l e p r ec e d e n t i , n e l c a so d e l l e t ra v i , s i e v i n c e c h i ar a m e n t e c h e
l a r m at u r a t r a s v e r s a l e d e l l a c l as s e D CH m o l t o p i g r a nd e , a c a u s a
d e l l i n f l u e n z a c he h a n n o s u d i e s s a i m i n i m i d i n o r m at i v a s o p r a t t ut t o i n
t e r m i n i d i p a s s o d e l l e s t a f f e ( c h e d e v o n o g a r a nt i r e a n c h e u n b u on c o n f i n a m e nt o d e l l e e s t r e m it d e l l e t r a v i ) , n o n c h i l c r it e r i o d i p r o g et t o c h e
p r e v ed e u n a a m p l i f i c a z i o n e d el t a g l i o d i p r og et t o p e r u n v a l o r e p a r i a
R d a f f i n c h l a r o t t ur a a f l e s s i o n e p r e c ed a q ue l l a p e r t a g l i o . P er la c la s s e
D C L i m ini m i so n o m o lt o m e no vin c o la nt i, p er cui p r e va lg o no i risu lt a t i d i
c a lc o l o . N e l D .M . 9 6 l a r m a t u r a t r a s v e r s a l e r i s u l t a n t e h a u n v a l o r e i n t e r m e d i o t r a D C H e D C L : r i s p e t t o a l c a s o D C L , i n fa t t i , h a n n o e f f e t t o s i a i
m i n i m i r e g o l a m en t a r i p i r e st r i t t iv i c h e l a c o nd i z io n e d i p r og e t t o p i g r a v o s a (c a r ic h i v e r t i c a l i a m p l i f ic a t i ).
Fig. 60
P e r i p i l a s t r i l E C 8 r i c h i e d e u n a st a f f a t u r a p i f i t t a p e r a s s i c u r a r e u n a d e g u a t o c o n f i n a m en t o e u na s u f f i c ie n t e d u t t i l it a i f i n i d e l c o m p o r t a m e nt o
s t r o n g c o l u m n -w e a k b e a m c o n p r e v a l e n z a d e i m i n i m i r e g o l a m e n t a r i ; i l
D . M . , n o n p o n en d o s i l o b i e t t i v o d i d o v e r c o n f e r ir e a l l a s t r ut t u r a u n t a l e
t i p o d i c o m p o rt a m e n t o , h a d e i m i n i m i m e n o r e s t ri t t i v i , p er c u i p r ev a l g o n o i v a l o r i d i c a lc o l o e i n d e f i n it iv a i q ua nt i t a t i v i d i a r m a t u r a s o no n e t t a m en t e in fe r ior i.
N e l c a s o e s a m i n a t o s i p u c o nc l u d e r e d ic e nd o c h e , p r o g e t t a nd o l e a r m a t u r e i n b a s e a l D . M . , i p i l a st r i r is u l t a n o m e n o r es i s t e n t i e m e n o d u t t i l i ,
m e n t r e l e t ra v i , p r e s e nt a n o u na r e s i s t e n z a e d u na d ut t i l i t i n t e r m e d i a t r a
q u e l l a r e l a t i v a a i p r o g et t i E C8 i n a l t a e b a s s a d ut t i l i t .
Fig. 61
130
totali
1 .0 6
1 .5 3
1 .2 3
Nel primo caso (DCH/DCL) si osserva che le prescrizioni dellEC2-8 conducono a strutture caratterizzate da quantitativi globali di armatura pressoch uguali, ma con una maggiore percentuale di armatura trasversale per i telai ad
alta duttilit, che compensa una maggiore percentuale di armatura longitudinale per i telai a bassa duttilit.
Infatti lapplicazione del criterio della gerarchia delle resistenze, nel caso
DCH, richiede che la rottura per flessione preceda quella per taglio, determinando un incremento di staffe.
Il confronto tra il dimensionamento secondo lEC8 ed quello secondo il D.M.,
nel quale non vengono considerate le classi di duttilit e non vengono introdotte sovraresistenze o incrementi delle forze di taglio per il rispetto della gerarchia delle resistenze, evidenzia che le quantit di armatura trasversale si
collocano in una situazione intermedia tra i valori delle classi L ed H, mentre
per larmatura longitudinale il progetto con il D.M. fornisce il quantitativo pi
piccolo rispetto agli altri casi.
Fig. 62
Circolare/DCL
Circolare/D.M.
1.53
0.84
1.18
1 .0 8
1 .2 1
1 .1 2
1.34
0.94
1.16
1.06
0.75
0.92
2 .3 1
1 .8 0
2 .1 7
1.32
0.96
1.16
1.34
1.20
1.29
1 .4 6
2 .3 9
1 .7 7
1.38
1.52
1.42
L a r m a t ur a d e l l e t r a v i p r o g et t a t e s e c o n d o l a C i r c o la r e M i n i s t e r i a l e c i t a t a , p er i l
p r e v a l e r e d e i m i n i m i r eg o l a m e nt a r i s u l l a r ma t u r a d i c a lc o l o , r i s u l t a s e m p r e
m a g g i o r e r i sp e t t o a q u e l l a p r o g e t t at a c o n l E C 8, m e n t re i p i l a st r i r i s u l t a n o
m e n o a r m at i .
Fig. 63
131
132
Telaio progettato
con D.M 16/01/96
Formazione del
meccanismo di piano
al 4 piano
Fig. 64
Telaio progettato
secondo la
Circolare
Formazione del
meccanismo di
piano al 4 piano
Fig. 65
133
Telaio progettato
con lEC8
bassa duttilit
Plasticizzazioni
sulle travi o
isolate sui pilastri
Fig. 66
Fig. 67
In conclusione (fig. 68), si pu ritenere che le nuove norme non comportano incrementi significativi nellimpiego di armatura, rispetto per
134
Conclusioni
Nonostante una sostanziale equivalenza dei costi strutturali (per i materiali)
si osserva che la progettazione secondo lEC8 (ovvero Ord. 3274) in alta o
bassa duttilit consente generalmente risultati migliori nei confronti della
progettazione secondo la attuale normativa (anche seguendo la Circ. Min.)
in termini di capacit (resistenza ultima + duttilit complessiva).
Fig. 68
Introduzione: il contesto
Gran parte delle moderne
costruzioni in c.a. sono state realizzate negli anni 60
e 70 prima della classificazione sismica che negli anni 80 e pi recentemente
nel 2003 ha interessato
larga parte del territorio
nazionale.
Fig. 69
Inoltre la recente riclassificazione sismica (2003) ha registrato un generale incremento della pericolosit sismica del territorio nazionale (fig. 70).
Introduzione: il contesto
La dimensione del problema delladeguamento sismico delle strutture esistenti
in Italia legato ai seguenti aspetti:
Data di realizzazione antecedente alla classificazione sismica dellarea;
Modifica del livello di pericolost sismica a seguito di riclassificazione.
Classificazione 1998
1998
I
II
III
N.C.
Totale
1
368
348
0
0
716
Classificazione 2003
Source SSN
2003
2
3
0
0
2150
0
88
11
85
1621
2323
16 32
Fig. 70
136
0
0
0
3429
3 429
Totale
368
2498
99
5132
8100
Pertanto, una parte non trascurabile dellattivit ingegneristica dei prossimi anni sar dedicata al fine delladeguamento sismico delle strutture
esistenti considerando da una parte la dimensione delledificato realizzato prima della classificazione sismica del territorio, ovvero assumendo una pericolosit sismica inferiore, e dallaltra la forte volont sociale
e politica di procedere ad un adeguamento quantomeno degli edifici di
interesse pubblico.
In sintesi due sono gli aspetti caratteristici del problema che differenziano il caso delle strutture esistenti da quello delle strutture nuove
(fig. 71):
Basso livello di conoscenza delle strutture esistenti (geometria, armatura, dettagli costruttivi, livello di degrado tipo e qualit dei materiali
impiegati);
Fig. 71
Il capitolo 11 della Ord. 3274 nel par. 11.1 riassume nelle generalit
questo doppio livello di difficolt riguardanti lincertezza sui dati geometrici e meccanici (fig. 72) e le scarse capacit plastiche (fig. 73).
137
Fig. 72
Fig. 73
I paragrafi successivi (11.2 e 11.3) sono poi dedicati alla valutazione della
sicurezza (fig. 74) ed allo specifico trattamento degli edifici in c.a. (fig. 75).
138
Ordinanza 3274
Procedura di verifica di una costruzione esistente
Par. 11.2 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA
11.2.1 - Requisiti di sicurezza: definizione stati limite
11.2.2 - Criteri di verifica
11.2.3 - Dati necessari per la valutazione: livelli di conoscenza
11.2.4 - Fattori di confidenza
11.2.5 - Valutazione della sicurezza
11.2.6 - Verifiche di sicurezza
11.2.7 - Criteri per la scelta dellintervento
11.2.8 - Progetto dellintervento
Fig. 74
Fig. 75
139
Fig. 75
140
Fig. 77
Fig. 78
La norma definisce in particolare tre livelli di conoscenza (limitata, adeguata, accurata) (figg. 79 e 80) connessi allapprofondimento del rilievo ed alla numerosit dei riscontri oggettivi sulle caratteristiche meccaniche dei materiali impiegati (fig. 81).
Livelli di Conoscenza
La quantit e la qualit dei dati acquisiti determina il metodo di analisi ed i
valori dei coefficienti parziali di sicurezza,
ovvero: MAGGIORE CONOSCENZA SIGNIFICA MAGGIORE SICUREZZA
TRE LIVELLI DI CONOSCENZA:
Livello di Conoscenza Limitata (LC1)
Livello di Conoscenza Adeguata (LC2)
Livello di Conoscenza Accurata (LC3)
ASPETTI CHE DEFINISCONO IL LIVELLO DI CONOSCENZA:
Geometria (caratteristiche geometriche elementi strutturali)
Dettagli strutturali (quantit e disposizione delle armature, collegamenti tra
elementi strutturali, consistenza degli elementi non strutturali collaboranti, )
Materiali (propriet meccaniche dei materiali)
Fig. 79
142
LC2
LC3
Metodi di
F.C
analisi
Valori usuali per la pratica Analisi
lineare
costruttiva dellepoca
statica o 1.35
e
limitate prove in-situ dinamica
Dalle specifiche originali
di progetto
+
Tutti
1.20
limitate prove in-situ
oppure
estese prove in-situ
Dai certificati di prova
originali
+
Tutti
1.00
limitate prove in-situ
oppure
esaustive prove in-situ
Dettagli strutturali
Fig. 80
Limitate
Estese
Fig. 81
A questi diversi livelli di conoscenza sono poi legati i fattori di confidenza sulla base dei quali si definiscono le resistenze dei materiali da
impiegare nelle verifiche (fig. 82).
143
s = 1.15
Fig. 82
Ovviamente quanto maggiore il livello di conoscenza, tanto pi i valori della resistenza dei materiali da impiegare nelle verifiche possono
essere vicini ai valori medi riscontrati.
Per la verifica delle strutture si assumono come detto tre stati limite
(Danno Lieve, Danno Severo, Collasso) lo spettro per le verifiche di
D.L. si ottiene da quello elastico riducendolo mediante il fattore 2.5 gi
utilizzato per le strutture nuove, lo spettro per le verifiche di Danno Severo lo stesso impiegato per le strutture nuove, per le verifiche a Collasso si assume uno spettro di ampiezza maggiore ottenuto da quello di
Danno Severo amplificato del fattore 1.5 (fig. 83).
Gli stati limite di DS e di DL corrispondono agli stati limite SLU e SLD degli
edifici di nuova costruzione.
Lo stato limite di CO corrisponde ad una azione di progetto pi elevata, caratterizzata da una pi bassa probabilit di superamento.
Fig. 83
144
I metodi di analisi strutturale contemplati dalla Ord. 3274 per le strutture esistenti sono i classici quattro metodi gi definiti per le strutture
nuove, ma assumono limitazioni e caratteristiche proprie (fig. 84).
Fig. 84
max
2.5
min
la capacit Ci degli elementi fragili deve essere maggiore della corrispondente domanda Di, questa ultima calcolata sulla base della resistenza degli
elementi duttili adiacenti oppure sulla base dei risultati dellanalisi;
Fig. 85
145
Le azioni si determinano nel modo classico facendo riferimento al primo modo di oscillazione (fig. 86), ma tali azioni non sono ridotte dai
coefficienti di struttura q adottati per le strutture nuove, ma secondo le
indicazioni gi esaminate in fig. 77.
Fi = Fh
( zi W i)
W zi
=
W i S d (T 1)
g
( z j W j) ( z j W j)
Sd(T1) ordinata dello spettro di risposta di progetto, calcolato per i tre SL;
W
il peso complessivo della costruzione (varia a seconda degli SL);
Fig. 86
Le verifiche delle membrature seguono due strade diverse se sono duttili o fragili. Nel primo caso si esegue una verifica di capacit plastica
sugli spostamenti, nel secondo caso una verifica di resistenza con sollecitazioni eventualmente ridotte rispetto a quelle ottenute dalla analisi
elastica per il fatto che la struttura ha parti duttili (figg. 87 e 88).
Fig. 87
146
Elementi duttili
Elementi fragili
Le sollecitazioni di verifica degli elementi fragili possono ottenersi:
dalle analisi, se tali elementi sono collegati ad elementi duttili la cui resistenza Ci maggiore della domanda Di (i < 1);
dallequilibrio delle resistenze Ci degli elementi duttili circostanti moltiplicate
per un fattore RD, se questi presentano una resistenza Ci minore della
domanda Di (i >1).
Fig. 88
Fig. 89
147
Come anticipato allinizio di questa presentazione, facendo crescere le azioni orizzontali proporzionalmente ad un parametro possiamo seguire
levoluzione della formazione delle cerniere plastiche nei i vari nodi. Per
fare questo dobbiamo definire dei legami che vengono in parte suggeriti
dalle norme. Ad esempio la Ord. 3274 definisce la rotazione al limite elastico di una membratura y , la rotazione ultima u che invece definisce il
massimo valore di rotazione tollerabile dalla membratura (fig. 90).
Diagrammi Momento-Rotazione
Rotazione allo snervamento:
y =y
LV + 0.0013 1 + 1.5 h
3
LV
db f y
+ 0.13 y
fc
Rotazione ultima:
u =
0.5 L pl
1
y + u y L pl 1
el
LV
d bL f
fc
Fig. 90
Anche per lanalisi non lineare sono posti dallOrdinanza limiti di applicabilit (fig. 91) riconducibili fondamentalmente alla regolarit strutturale.
Fig. 91
148
Al fine di trarre dalla analisi statica non lineare indicazioni sulla sicurezza ed accettabilit strutturale viene indicato dalla Ord. 3274 il metodo N2 (fig. 92) che, partendo dalla curva non lineare ottenuta sulla
struttura reale, prevede la trasformazione della curva statica non lineare
iniziale (MDOF) in una corrispondente bilineare riferita ad un oscillatore ad un solo grado di libert (SDOF) avente periodo uguale a quello
del I modo di vibrare della struttura reale. In tale trasformazione si esegue anche una linearizzazione, secondo un criterio di equivalenza di tipo energetico.
Struttura
mi i
mi i2
SDOF
Equivalente
Curva Pushover SDOF Eq.
Fig. 92
la struttura non adeguata, in quanto per essere adeguata dovrebbe avere una capacit di deformazione plastica tale da evolvere fino allo spostamento definita dalla intersezione della retta delloscillatore elastico
con la curva spettrale corrispondente per lo Stato Limite di riferimento.
Struttura
SDOF
Equival.
mi i
mi i2
(N.I.)
Fig. 93
Volendo mettere a confronto la efficacia dei due metodi di analisi statica fin qui esaminati nel trattamento della problematica degli edifici esistenti, si pu dire (fig. 94) che:
150
lanalisi statica non lineare si presenta come uno strumento utile alla
comprensione del ruolo dei principali parametri che influenzano il
comportamento delle strutture esistenti ed alla attuazione di appropriate strategie di intervento.
lanalisi statica lineare rimane tuttavia uno strumento adeguato per le
analisi correnti finalizzate alla valutazione della idoneit sismica di
una struttura ed alla verifica degli interventi per ladeguamento.
Fig. 94
Fig. 95
Fig. 96
151
Dissipazione supple
mentare dellenergia
Fig. 97
o =
Il rapporto tra la capacit di spostamento Do e
lo spostamento al limite elastico (valutabile
come Ro/Ko) definisce la duttilit o:
Do
Ro K o
R
Ko
= DE
Fig. 98
Questa condizione pu essere rappresentata nel piano resistenzaduttilit (,R) come una iperbole (fig. 99), mentre il punto di coordinate
(o,Ro) rappresenta la condizione della struttura non adeguata.
R
Ko
= DT (W , K o )
Fig. 99
Confinamento
di nodi e
membrature
Fig. 100
Fig. 101
Questa strategia, riassunta in fig. 102, non richiede interventi logicamente diversi da quelli che si usano per lincremento di resistenza in
quanto lincremento di resistenza implicitamente comporta anche un incremento di rigidezza.
155
K min =
*
Fe
F
F * m S ADRS ( * )
tar
= e
= *e =
*
tar tar tar
tar
DL
DS
k min = max K min , K min , K CO
min
Fig. 102
156
Vantaggi:
Chiara definizione delle modalit di progetto dellintervento di adeguamento;
Riduzione al minimo degli interventi sulle strutture esistenti.
Assenza di un processo iterativo nella progettazione delladeguamento.
Fig. 103
Applicazione della
Strategia di Adeguamento Sismico con:
Aumento della capacit con strutture integrative +
Controllo della domanda sismica (spostamento) sulla struttura esistente
Inserimento di setti in c.a.
Fig. 104
157
Fig. 105
Su questa scuola sono state eseguite una serie articolata di indagini (fig.
106) con prelievi dei campioni di calcestruzzo, prove ultrasoniche, di
carbonatazione, prelievi di campioni di armatura, rilievi sulla avanzamento dei fenomeni corrosivi, in sostanza tutte le indagini necessarie
per la identificazione della struttura.
Tra laltro in questo caso come in molti casi simili non esistono pi i
progetti originali oppure non sono pi reperibili e quindi necessario
fare questa analisi a ritroso per ricostruire la struttura.
Le prove ultrasoniche sono molto importanti per poter verificare
lomogeneit dei materiali, anche se non si possono ritenere sostitutive
di quelle semidistruttive con prelievo di campioni.
158
Fig. 106
159
Assonometria
Fig. 107
Modellazione strutturale
Diagrammi Momento-Rotazione
Rotazione allo snervamento:
y =y
0.25 y d b f
LV
+ 0.0025 + sl
3
(d d ') f c
Rotazione ultima:
u = y + u y L pl 1
05 L pl
LV
Fig. 108
160
S ta t o
Limite
DS
S ta t o
Limite
CO
Direzione y
Direzione x
Fig. 109
161
d , SL
c , SL
Vulnerabilit in termini di
spostamento direzione x
1 .3 3 6
1.975
Vulnerabilit in termini di
spostamento direzione y
2 .8 4 1
0 .9 5 6
1 .9 3 9
2 .7 7 6
Fig. 110
Fig. 111
Capacity
Demand
DL
DS
CO
cm
cm
cm
4.382
10.302
10.873
1.635
7.391
10.768
Struttura adeguata
Capacity
Demand
Fig. 112
163
Progettando delle pareti di irrigidimento e rinforzo con il criterio indicato, che implicitamente contiene un controllo di capacit plastica sulla
struttura esistente, si soddisfano con sicurezza i controlli imposti dalla
norma in termini di spostamento.
Infatti lo spostamento massimo che la parete deve tollerare (Capacit
della parete) minore o uguale a quello della struttura esistente (Capacit della struttura esistente), che pertanto non viene pi sollecitata oltre
tali limiti.
Un commento finale pu essere cos riassunto (fig. 113):
Commento finale
La nuova impostazione normativa, coerente con il livello di conoscenza
oggi raggiunto, richiede anche nuove strategie di progetto specialmente
n e l c a mp o d e l l ad e g ua m e nt o s i s m i c o d e l l e st r ut t u r e e s i st e n t i .
I l p a r a m et r o d i r e s i s t e n z a a l l e a z i o n i o r i z z o n t a l i , o b i e t t i v o c e n t r al e d e g l i
i n t e r v e nt i c la s s i c i d i a d e g u a m e n t o s i s m i c o , d ev e e s s e r e s o s t i t u i t o d a
un pi complesso sistema di controlli riguardanti la danneggiabilit sotto
a z i o n i s i s m i c h e f r e q u e nt i , l i mp eg n o p l a s t ic o r i c h i e s t o s o t t o s i sm i p i o
m e n o v i o l e n t i , i l t i p o d i m e c c a n i sm o d i c o l l a s s o l o c a l e o g l ob a l e .
L e c o nd i z i o n i a l c o n t or n o c h e c on d i z i o n a n o l e s c e l t e p r og et t ua l i , c o s c o m e a r t ic o l a t e d a l n u o v o a s s e t t o n o r m a t i v o , d e r i v a n o i n m i s u r a c r e s c e nt e
s i a d a l l i n s i e m e d e l l e p er f o r ma n c e r ic h i e s t e s i a d a l l e i m p l i c a z i o ni s u i c o s t i d i i n t e r v e n t o , f o r t e m e n t e c o n d i z i o n a t i d a l l a t i p o l o g i a d i i n t e r ve n t o .
Fig. 113
164
La nuova impostazione normativa, coerente con il livello di conoscenza oggi raggiunto, richiede anche nuove strategie di progetto
specialmente nel campo delladeguamento sismico delle strutture
esistenti.
Il parametro di resistenza alle azioni orizzontali, obiettivo centrale
degli interventi classici di adeguamento sismico, deve essere sostituito da un pi complesso sistema di controlli riguardanti la danneggiabilit sotto azioni sismiche frequenti, limpegno plastico richiesto
Questa immagine conclusiva (fig. 114) tratta dai Dialoghi dei massimi
sistemi di Galileo, allusiva al percorso compiuto dagli ingegneri
negli ultimi secoli sul sentiero della comprensione del comportamento
strutturale e sulle strategie da adottare per garantire una adeguata sicurezza alle costruzioni.
Fig. 114
Tale immagine riassumeva alcuni risultati cui era giunto Galileo che nel
1638 definiva la resistenza di unasse inflessa, in legno in quel caso,
come proporzionale al quadrato dellaltezza della sezione resistente
moltiplicato per la larghezza.
165
166
Diapositiva 1
Diapositiva 2
[2] Sappiamo bene che si iniziato a parlare di normativa fin da un secolo fa, nel 1907, con verifiche basate sullo stato tensionale delle sezioni. Dal 1971/72 in poi stata consentita anche la verifica col metodo
degli stati limite, che per era limitata solamente alle zone non sismiche. Dal 1996 possibile utilizzare il metodo degli stati limite anche
nelle zone sismiche; oggi, con lordinanza 3274 del 2003, luso degli
stati limite diventa obbligatorio anche in zona sismica.
2 00 5
Testo Unico
Norme tecniche per le costruzioni
Diapositiva 3
[3] Sta per uscire anche una nuova normativa generale, provvisoriamente denominata Testo Unico. Norme tecniche per le costruzioni, in
breve TU, e ci contribuisce ad aumentare la confusione e rende difficile
seguire levoluzione normativa. In questo nuovo testo si ribadisce che
168
limpostazione generale deve essere agli stati limite; c ancora un riferimento alla verifica in termini di tensioni, ma solo in casi limitati. In particolare obbligatorio luso degli stati limite per tutte le costruzioni in zona
sismica 1 e 2 e per tutte le costruzioni di classe 2 (il concetto di classe
nuovo, introdotto per la prima volta dal TU) per qualunque zona sismica.
20 05
Testo Unico
Norme tecnicheVeeiriceecalle rensionii
p r f l h ost t uzi on
C t n i entit
Impostazione generale agli staoi lsmite e per
o na l e o c a s c a 1
Consente verifica in termini tensioperi sdilo lin se si limitati
oppure
In particolare, obbligatorio luso di S.L. per
opere in materiali con modesto
i omc o t me
Tutte le costruzioni in zona scsmipa r1ae 2 nto plastico
Costruzioni di classe 2, percqualunque zona sismica
on
r a si i m c l 3 a e da c oni l
Per costruzioni di classe 1 in zonelazsonieaineer4 tra isziutibiee se e cosollecitazioni (punti 2.8, 5.1.2.3)
me applicare il metodo T.A.
Diapositiva 4
20 05
Classe 2 Costruzioni il cui uso prevede affollamenti significativi, oppure con contenuti pericolosi o funzioni pubbliche essenziali
vita utile 100 anni
periodo di ritorno sisma 1000 anni
Diapositiva 5
[5] Per richiamare brevemente questi nuovi concetti, preciso che sono di
classe 1 le costruzioni in cui si crea un normale affollamento, come gli
169
D al 200 5
Stati Limite
Cosa cambia ?
Diapositiva 6
[6] Tornando allevoluzione normativa, troviamo questa variazione sostanziale: prima del 1996 in zona sismica eravamo obbligati a parlare di
tensioni ammissibili, ora a distanza di 10 anni siamo obbligati a parlare
di stati limite. Una delle domande alla quale vorrei rispondere, o sulla
quale riflettere, quindi: che cosa cambia in questo passaggio?
Differenze
Concettuali
S.L. T.A.
Sostanziali
Diverso peso relativo di carichi verticali ed azioni orizzontali
Considerazione della duttilit strutturale
Sono quelle che principalmente incidono sul costo strutturale
Diapositiva 7
170
Diapositiva 8
[8] Ma, occorre chiedersi: stati limite e tensioni ammissibili sono due
mondi completamente diversi? Secondo me no, sono soltanto due ap171
procci diversi ma con molte analogie. Se si riesce ad affrontarli in maniera unitaria ci si rende conto che il modo di procedere non cambia sostanzialmente, non cambiano quasi le formule da utilizzare, mentre i risultati cambiano solo in alcuni casi. Dobbiamo quindi chiederci cosa
cambia e perch cambia e in quali casi i risultati rimangono inalterati.
Con accettabile probabilit rimanga adatta alluso per il quale prevista, tenendo nel dovuto conto la sua vita presupposta e il suo costo
Diapositiva 9
[9] Ricordo, come evidenziato dagli Eurocodici, che il fine della progettazione strutturale garantire che la struttura rimanga adatta alluso e che
sia in grado di sopportare tutte le azioni che la solleciteranno.
Diapositiva 10
49
99
100
fy [MPa]
3 8 7 .9
3 9 5 .2
4 0 3 .9
4 2 1 .8
4 2 9 .1
4 3 0 .1
4 3 0 .4
4 4 7 .2
4 6 0 .2
4 6 9 .5
Portando a rottura
100 provini si ottengono
risultati fortemente diversi
A quale fare riferimento?
430 MPa fyk
Valore caratteristico
frattile 5% = valore al di
sotto del quale ricade il 5%
dei dati sperimentali
Diapositiva 11
49
94
95
96
97
98
99
100
q [kN/m2]
0 .4 4
0 .5 9
1 .1 2
1 .9 2
1 .9 7
2 .0 8
2 .1 9
2 .3 5
2 .5 1
2 .9 4
Esaminando il sovraccarico
massimo in 100 solai per
abitazione si trovano valori
fortemente diversi
A quale fare riferimento?
2.0 kN/m2 qk
Valore caratteristico
frattile 95% = valore al di
sotto del quale ricade il
95% dei dati sperimentali
Diapositiva 12
173
[12] Analogamente, per quanto riguarda i carichi, se abbiamo un solaio e consideriamo il valore massimo del sovraccarico che tanti solai
sopporteranno durante la loro vita, troviamo valori fortemente diversi.
Anche in questo caso il riferimento deve essere un valore tale da garantirci sufficientemente; si considera quindi il frattile 95%, cio un
valore che ci garantisce che solo nel 5% dei casi un edificio lo superer nel corso della sua vita. Notate che per quando riguarda la resistenza il termine caratteristico gi entrato pienamente nel nostro modo
di dire, perch gi oggi parliamo di resistenza caratteristica del calcestruzzo Rck. Per quanto riguarda i carichi invece noi prendiamo, ad
esempio, 2 kN (200 kg) per metro quadro come sovraccarico dei solai
per abitazione, e questo un valore caratteristico anche se non lo
chiamiamo esplicitamente cos.
Diapositiva 13
174
Prima possibilit:
applicare un coefficiente di sicurezza alla resistenza
Diagrammi sperimentali
c c =
f ck
s s =
yk
Diapositiva 14
[14] La possibilit che si seguita da sempre quella di applicare i coefficienti di sicurezza alla resistenza. Se partiamo dai diagrammi sperimentali - dei materiali, applicando il coefficiente di sicurezza alla resistenza possiamo definire come ammissibile una tensione con un valore adeguatamente basso rispetto al massimo valore che pu portare il
materiale. La tensione ammissibile si ottiene quindi dividendo il valore
caratteristico della resistenza per un coefficiente di sicurezza.
Prima possibilit:
applicare un coefficiente di sicurezza alla resistenza
Diagrammi sperimentali
Per valori delle tensioni inferiori a quelli ammissibili il legame tensionideformazioni lineare
possibile quindi applicare tutte le formule della teoria di elasticit lineare, il principio di sovrapposizione degli effetti, ecc.
Diapositiva 15
175
Prima possibilit:
applicare un coefficiente di sicurezza alla resistenza
Metodo delle tensioni ammissibili
La verifica consiste nel calcolare la tensione massima (prodotta dalle azioni,
prese col valore caratteristico)
ma x
Diapositiva 16
[16] La verifica consiste quindi nellapplicare una forza con il valore caratteristico, calcolare le caratteristiche di sollecitazione, ad esempio il momento flettente, determinare lo stato tensionale conseguente e controllare che
questo valore sia minore rispetto al valore ammissibile. Questo quello che
abbiamo sempre fatto con il nome di metodo delle tensioni ammissibili.
Seconda possibilit:
applicare un coefficiente di sicurezza ai carichi
Diagrammi sperimentali
Usando i legami costitutivi sperimentali, si valuta il carico che porta a collasso la struttura
Diapositiva 17
176
Seconda possibilit:
applicare un coefficiente di sicurezza ai carichi
Diagrammi sperimentali
Diapositiva 18
Diapositiva 19
177
fy [MPa]
1
2
3
4
5
6
7
49
99
1 00
3 8 7 .9
3 9 5 .2
4 0 3 .9
4 2 1 .8
4 2 9 .1
4 3 0 .1
4 3 0 .4
4 4 7 .2
4 6 0 .2
4 6 9 .5
fyd
f yd=
fyk
Diapositiva 20
[20] Questo vuol dire che, per le resistenze, anzich prendere a riferimento il valore che corrisponde al frattile 5%, prendiamo un valore che
corrisponde al frattile 0,5% in modo che soltanto in 5 casi su 1000 la resistenza non sia adeguata. Utilizzando quindi un valore, che chiameremo valore di calcolo, pi piccolo rispetto a quello caratteristico. Si passa dal valore caratteristico a quello di calcolo, semplicemente applicando un coefficiente di sicurezza.
178
49
94
95
96
97
98
99
100
q [kN/m2]
0 .4 4
0 .5 9
1 .1 2
1 .9 2
1 .9 7
2 .0 8
2 .1 9
2 .3 5
2 .5 1
2 .9 4
q qk
2 .0 k N/ m 2 q k
frattile 95%
qd
Diapositiva 21
Diapositiva 22
Diapositiva 23
[23] Questa quella che viene detta verifica allo stato limite ultimo. Nel
farla, in genere continueremo ad usare una analisi strutturale lineare, anche se possiamo (e sarebbe concettualmente pi corretto) utilizzare una
analisi non lineare. Per quanto riguarda le verifiche dobbiamo invece sempre tener conto della non linearit del diagramma tensioni-deformazioni.
Questa una novit alla quale devono abituarsi i professionisti, che trovandosi dinanzi a diagrammi - non pi lineari e perdendo i riferimenti
della teoria dellelasticit rischiano di restare un po sconcertati.
Terza possibilit: applicare coefficienti
di sicurezza sia alla resistenza che ai carichi
Verifica allo stato limite ultimo
Rispetto alle tensioni ammissibili:
Le caratteristiche di sollecitazione prodotte dai carichi possono essere M
Sd
Diapositiva 24
180
Diapositiva 25
Confronto
tensioni ammissibili stato limite ultimo
Stati limite e tensioni ammissibili:
alcuni esempi
(indipendentemente dal sisma)
Diapositiva 26
[26] Facciamo ora un brevissimo confronto tra quello che si ottiene con
le verifiche agli stati limite ed alle tensioni ammissibili, giusto per capire, indipendentemente dal sisma, cosa pu cambiare con questi due metodi diversi di verifica.
Momento flettente
Progetto tensioni ammissibili
c
x
n
c
x
=
d c + s / n
s / n
c
As
b
Diapositiva 27
182
Momento flettente
Progetto tensioni ammissibili
c
Nc = b x c
= 0.5
= 0.333
s / n
As
Ns
braccio della
coppia interna
M = b d c (d d )
M = Nc z
z = d x
Diapositiva 28
Momento flettente
Progetto tensioni ammissibili
c
Si ottiene:
b d2
M = 2
r
d =r
s / n
con:
As
b
M = Nc z
M
b
r=
(1 ) c
M = b d c (d d )
Diapositiva 29
[29] Imponendo lequilibrio alla rotazione rispetto allarmatura si ottiene la formula ben nota per il dimensionamento delle sezioni inflesse.
183
Momento flettente
Progetto tensioni ammissibili
c
Nc
d
s / n
c
As
b
M = As s z
M = Ns z
Ns = As s
z = d x
As =
M
0.9 d s
Diapositiva 30
Momento flettente
Progetto tensioni ammissibili
As = u As
c
c
s / n
's x c
=
s d x
c
x
=
d c +s / n
d
s / n
d = r'
As
b
As =
M
b
M
0 .9 d s
Diapositiva 31
Momento flettente
Progetto stato limite ultimo
As = u A s
c
cu
fcd
n
h
d
s= su
As
b
cu
x
=
d cu + su
Diapositiva 32
[32] Passando allo stato limite ultimo, confesso che sfogliando libri
autorevoli ho trovato pagine e pagine di formule e calcoli per la verifica, ma scarsi riferimenti a formule di progetto. Invece si pu fare lo
stesso ragionamento visto in precedenza. Ovviamente in questo caso il
legame tensioni-deformazioni non lineare ed i limiti devono essere
posti in termini di deformazione e non in termini di tensione. Si pu
ipotizzare che il calcestruzzo abbia raggiunto il limite massimo;
lacciaio potrebbe avere deformazioni estremamente alte, quindi il limite per esso stabilito pu essere convenzionale, in funzione della
duttilit che si vuole ottenere dalla sezione. Una volta assegnato il
diagramma delle deformazioni, si conosce anche lo stato tensionale
della sezione e dallo stato tensionale le risultanti delle tensioni di
compressione e trazione.
185
Momento flettente
Progetto stato limite ultimo
cu
fcd
Nc
n
h
d
s= su
Ns
As
b
2 - Dallequilibrio alla rotazione rispetto allarmatura si ottiene
con r =
d =r
M
b
(1 ) f cd
Diapositiva 33
Momento flettente
Progetto stato limite ultimo
As = u A s
c
cu
fcd
Nc
n
h
Ns
d
s= su
Ns
As
b
d = r'
M
b
Diapositiva 34
Momento flettente
Progetto stato limite ultimo
As = u A s
c
cu
fcd
Nc
n
h
Ns
d
s= su
Ns
As
b
As =
M
0.9 d f yd
Diapositiva 35
Momento flettente
Progetto - confronto
TA
d = r'
M
b
As =
M
0 .9 d s
d = r'
M Sd
b
As =
M Sd
0.9 d f yd
Diapositiva 36
187
Momento flettente
Progetto confronto
Si ipotizza che MSd (SLU) = 1.45 M (TA)
TA
d = r'
M
b
0. 028
Per sezione a semplice armatura non cambia quasi niente (5% in meno allo SLU)
0. 022
SLU
d = r'
M Sd
b
M
0.9 d s
As =
M Sd
0.9 d f yd
Acciaio Fe B 44 k
Diapositiva 37
[37] Per capire che differenze ci sono nei risultati, occorre ricordare che
(in assenza di sisma) i carichi crescono del 40-50%, quindi il momento
nello stato limite ultimo potrebbe essere circa 1,45 volte il momento
delle tensioni ammissibili. Se si confronta il valore del coefficiente r
che si utilizza con le tensioni ammissibili e quello degli stati limite, si
vede che laltezza della sezione cambia di poco, con differenze minori
del 5%, valore che per gli ingegneri trascurabile, perch rientra nelle
approssimazioni che si fanno in qualunque calcolo.
Momento flettente
Progetto confronto
Si ipotizza che MSd (SLU) = 1.45 M (TA)
TA
d = r'
M
b
0 .0 2 6 5
Per sezione con armatura compressa si pu
ridurre un po laltezza
0. 019
SLU
d = r'
M Sd
b
Diapositiva 38
188
As =
M
0.9 d s
As =
M Sd
0.9 d f yd
Acciaio Fe B 44 k
[38] Un po maggiore la differenza che si presenta nei casi di armatura compressa: se abbiamo il 25% di armatura compressa i coefficienti
sono tali da ridurre laltezza della sezione del 14%.
Momento flettente
Progetto confronto
Si ipotizza che MSd (SLU) = 1.45 M (TA)
TA
d = r'
M
b
0 .0 2 5
Per sezione con armatura compressa si
pu ridurre un po laltezza
0. 0155
SLU
d = r'
M Sd
b
M
0.9 d s
As =
As =
M Sd
0.9 d f yd
Acciaio Fe B 44 k
Diapositiva 39
Momento flettente
Progetto confronto
Si ipotizza che MSd (SLU) = 1.45 M (TA)
TA
d = r'
M
b
As =
SLU
d = r'
M Sd
b
M
0.9 d s
s
As =
1.45 M
f yd
M Sd
0.9 d f yd
Acciaio Fe B 44 k
Diapositiva 40
189
Taglio
Verifica tensioni ammissibili
Per decidere se:
non calcolare larmatura a taglio
non disporre armatura a taglio (solai)
max =
V
c0
0 .9 b d
V 0.9 c0 b d
Diapositiva 41
Taglio
Verifica stato limite ultimo
Per decidere se:
non calcolare larmatura a taglio
non disporre armatura a taglio (solai)
(modello a pettine)
VSd k (1.2 + 40 l ) Rd b d
Diapositiva 42
TA
Taglio
Verifica confronto
V 0.9 c0 b d
Formule sostanzialmente analoghe
Cambiano i coefficienti
SLU
VSd k (1.2 + 40 l ) Rd b d
Diapositiva 43
[43] Se la si confronta con quella delle tensioni ammissibili, allo stato limite ultimo lespressione un po pi complicata, ma sempre costituita
da prodotto di b d (base e altezza della sezione) per un coefficiente.
Taglio
Verifica confronto
Si ipotizza che VSd (SLU) = 1.45 V (TA)
TA
V 0.9 c0 b d
0. 48
0.3 0.7
TA
VSd k (1.2 + 40 l ) Rd b d
Acciaio Fe B 44 k
Diapositiva 44
Taglio
Progetto armatura tensioni ammissibili
Se larmatura costituita da staffe:
(traliccio di Mrsch)
Ast =
Vs
nb z s
Diapositiva 45
[45] Per quanto riguarda larmatura a taglio, nel metodo delle tensioni
ammissibili il tradizionale modello di traliccio di Mrsch fornisce la
quantit di staffe necessaria in funzione del taglio.
Taglio
Progetto armatura stato limite ultimo
Se larmatura costituita da staffe:
(traliccio di Mrsch, con inclinazione variabile)
Ast =
Vs
nb z f yd cot
1 cot 2
Diapositiva 46
[46] Allo stato limite ultimo si utilizza una evoluzione del modello di
Mrsch, nel quale linclinazione del puntone variabile. Nella nuova
espressione compare quindi cot , che vale 1 nella impostazione tradizionale, con puntone compresso inclinato a 45, ma pu crescere fino
ad un valore pari a 2.
Taglio
Progetto armatura - confronto
TA
Ast =
V s
nb z s
Stesse formule
La differenza data da cot
TA
Ast =
V s
nb z f yd cot
Diapositiva 47
192
[47] Le due formule differiscono quindi solo per la presenza del termine
cot (a parte il riferimento a valori diversi della tensione, che compensa il fatto che anche il taglio diverso nei due casi).
Taglio
Progetto armatura confronto
Si ipotizza che VSd (SLU) = 1.45 V (TA)
TA
Ast =
Ast =
V s
nb z s
V
1.45 V
f yd
1 cot 2
VSd s
nb z f yd cot
Acciaio Fe B 44 k
Diapositiva 48
[48] Progettando allo stato limite ultimo larmatura a taglio si pu anche dimezzare, rispetto a quella prevista per le tensioni ammissibili. Ma
questa non una novit, perch sappiamo bene che le formule che venivano utilizzate nelle tensioni ammissibili erano molto cautelative ed
in disaccordo con levidenza sperimentale.
Quindi
Con un po di studio ed un minimo di applicazioni ci si pu abituare ad
usare il metodo degli stati limite e si possono ricreare gli ordini di
grandezza che occorre avere anche per accettare i risultati forniti da
programmi di calcolo
Bibliografia:
Aurelio Ghersi. Il cemento armato. Dalle tensioni ammissibili agli stati
limite: un approccio unitario. Flaccovio, 2005
Diapositiva 49
[49] In conclusione, quello che per molti pu sembrare un problema tragico, il passaggio dalle tensioni ammissibili agli stati limite, in realt
non lo . Con un minimo sforzo, si possono ritrovare formule molto si193
mili, o addirittura coincidenti, con quelle sempre usate e ci si pu ricostruire quegli ordini di grandezza che per i professionisti sono importanti per riuscire a padroneggiare tranquillamente la progettazione. Chi
volesse approfondire questi problemi pu fare riferimento al mio libro:
Aurelio Ghersi. Il cemento armato. Dalle tensioni ammissibili agli stati
limite: un approccio unitario. Flaccovio, 2005.
[50] Laltro punto, che risulta essere sostanziale, il diverso peso che viene
dato dalla normativa sismica ai carichi verticali ed alle azioni orizzontali.
con T.A.
Carichi verticali:
gk + qk
Forze orizzontali:
Masse W
Forze per zone
ad alta sismicit
gk + s qk
0.10 x W
Diapositiva 51
te, che dipendeva dalle zona sismica. Ovviamente in questo caso il calcolo veniva effettuato considerando i carichi verticale contemporaneamente alle forze orizzontali, questultime prese con il segno pi o meno
(per tener conto dellinversione di segno del moto).
con T.A.
gk + qk
Carichi verticali:
Forze orizzontali:
Masse W
Forze per zone
ad alta sismicit
con S.L.U.
1.4 gk + 1.5 qk
gk + s qk
gk + s qk
0.10 x W
1.5 x 0.10 x W
Diapositiva 52
Diapositiva 53
[53] La norma era stata probabilmente concepita con lidea che cambiare metodo aumentando tutto del 50% portasse a risultati analoghi. Ci
vale abbastanza per le sezioni soggette a flessione semplice, cio per le
travi, come si visto in precedenza. Ma molto diverso invece il risul195
tato che si ottiene per quanto riguarda i pilastri, perch se noi incrementiamo M ed N del 50%, e verifichiamo allo stato limite ultimo, la sezione
sta in genere molto meglio di quanto non stesse col metodo delle tensioni
ammissibili. Ricordo la mia esperienza proprio nel 96, quando avevo il
corso di Progetto di strutture a Catania. Fino ad un anno prima facevo
fare agli studenti il progetto alle tensioni ammissibili; uscita la nuova
normativa ho fatto adottare il metodo degli stati limite. Ebbene, mentre
lanno prima dimensionavo i pilastri e poi mettevo un sacco di armatura,
quellanno di colpo i pilastri stavano miracolosamente bene, cio mantenendo le stesse dimensioni bastavano poi delle armature minime.
Carichi verticali:
Forze orizzontali:
Masse W
Forze per zona sismica 1,
bassa duttilit, suolo B
carichi verticali
pi sisma
1.4 gk + 1.5 qk
gk + 2 qk
gk + 2 qk
0.267 x W
Diapositiva 54
Carichi verticali:
Forze orizzontali:
Masse W
Forze per zona sismica 1,
bassa duttilit, suolo B
Notare:
Carichi verticali
minori
Ordinanza 3274
1.4 gk + 1.5 qk
gk + 2 qk
gk + s qk
gk + 2 qk
0.150 x W
0 .2 6 7 x W
Masse quasi
invariate
Forze orizzontali
maggiori
Diapositiva 55
2
0 .3 0
0 .6 0
0 .2 0
0 .8 0
0
Diapositiva 56
[56] Per quanto riguarda la valutazione delle masse, ricordo che il coefficiente 2 serve ad ottenere il valore quasi permanente del carico variabile, cio quel valore che sollecita la struttura quotidianamente. Il valore del coefficiente legato alle destinazione duso, per esempio per le
autorimesse si ha 0,60, per i magazzini e i depositi 0,80, per le abitazioni 0,30. I valori sono in qualche caso diversi da quelli indicati nella
norma (non sismica) del 1996.
197
0 .5
Piani con
uso correlato
Archivi
0.8
0.8
0.8
1 .0
Diapositiva 57
[57] Nella espressine con cui si valutano le masse presente anche un coefficiente , che tiene conto della probabilit di avere gli stessi carichi a tutti i
piani e quindi dipende anche dalla correlazione della destinazione duso.
Nota:
Uso non
Piani con
Archivi
coNelaattualso verreono del T.U. il
rr e lto u e co si lat e
c1.efficiente non compare pi
o0
0 .5
Quindi il T.U. assume =1, sempre
0.8
0.8
0.8
1 .0
0 .5
Nota: alcuni valori sono diversi da quelli usati in assenza di sisma
Diapositiva 58
[58] Ma questa distinzione una delle pignolerie che erano state inseri198
te nella 3274. Nella nuova versione del testo unico il coefficiente addirittura cancellato.
SLU
SLD
gk + 2 qk
gk + 0 qk
2
Forze orizzontali:
g k + 2 qk
Masse W
spettro di progetto
(con q)
Forze
Ord. 3431
2
gk + 0 qk
Spettro elastico
con ag/2.5
Diapositiva 59
[59] Un altro calcolo che viene richiesto dalla 3274 la verifica allo
stato limite di danno. Ricordo che stato limite ultimo e stato limite di
danno verificano rispettivamente la struttura al collasso per un terremoto con alto periodo di ritorno e al danno nel caso di un terremoto molto
pi frequente. I carichi da considerare sono sostanzialmente gli stessi,
con una differenza di pochi punti percentuali, quindi irrilevanti. La differenza sostanziale che nel caso di stato limite di danno lo spettro da
usare diverso da quello che si utilizza per lo stato limite ultimo. Nella
3274 si utilizza lo spettro elastico diviso per 2,5.
SLU
SLD
gk + 0 qk
N
gk + 2 qkota:
2
Lattuale versione del T.U.
Ord. 3431
propone spettri diversi per
2
LU
gk + 2Sqk e SLD
gk + 0 qk
spettro di progetto
Spettro elastico
(con q)
con ag/2.5
Diapositiva 60
199
[60] Il testo unico differenzia ulteriormente gli spettri per lo stato limite
ultimo e per lo stato limite di danno.
PGA
&&
ug
accelerogramma
10
&& &&
u + ug
30
(s)
(s)
-400
1200
20
= 351 cm s-2
1139 cm s-2
T = 0.25 s
800
400
risposta (elastica)
10
20
30
-400
-800
-1200
Diapositiva 61
[61] Richiamiamo ora alcuni concetti di base. Cos uno spettro di risposta elastica? Se si ha la registrazione delle accelerazioni del suolo in
una qualunque zona, si pu determinare la risposta nel tempo di una
struttura con assegnato periodo proprio T e quindi ottenere la massima
accelerazione che la struttura sopporter in quellevento sismico.
Nota: per approfondire questi concetti di dinamica si pu leggere il capitolo 2 del mio libro Edifici antisismici in cemento armato, progettati
secondo la nuova norma sismica (in preparazione), capitolo disponibile nel mio sito internet, citato allinizio.
200
Si pu diagrammare,
per punti, il valore
dellaccelerazione
massima
1200
&& &&
u + ug
cm s-2
1139 cm s-2
800
400
1139 cm s-2
800
0
0
400
0
10
0.25
20
30
-400
3s
(s)
T = 0.25 s
-800
Diapositiva 62
Si pu diagrammare, per
punti, il valore della
accelerazione massima
800
1139 cm s-2
727 cm s-2
400
252 cm s-2
0
3s
T
Il diagramma ottenuto unendo i vari punti viene detto spettro di risposta (in
termini di accelerazione)
0 0.25 0.5
Diapositiva 63
201
[63] Ripetendo il calcolo per schemi avente differente periodo si ottengono tanti punti e quindi un diagramma, detto appunto spettro di risposta in termini di accelerazione, che ci mostra come la risposta di una
struttura ad un assegnato terremoto varia in funzione del periodo proprio della struttura stessa.
0.5
0
0
3s
Si pu quindi definire una curva che inviluppa tutti gli spettri di risposta, o che
viene superata solo occasionalmente
Diapositiva 64
[64] Ovviamente questo pu essere fatto per tanti terremoti, per ognuno dei
quali si avranno risposte diverse che possono essere inviluppate da ununica
curva, che garantisca una cautelativa valutazione dellaccelerazione massima che subir la struttura in funzione del periodo.
a/g
0.5
0.5
0
0
3s
3s
Diapositiva 65
202
[65] Questa si differenzia in base al tipo di terreno, per cui per terreni diversi si avranno spettri di risposta diversi. Basandosi su queste considerazioni, la normativa definisce diversi spettri in funzione del differente suolo.
Se
ag
3.0
Suolo D
2.0
Suoli B, C, E
Suolo A
1.0
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Periodo
Diapositiva 66
[66] Lordinanza 3274 propone tre spettri, validi per cinque tipi di terreno.
Se
ag
3.0
T
S e = a g S 1 +
T (2.5 1)
2.0
1.0
0.0
0.0
TB
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
10
0.55
5+
Diapositiva 67
203
Se
ag
3.0
S e = a g S 2.5
2.0
10
0.55
5+
1.0
0.0
0.0
TB
TC
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 68
Se
ag
3.0
Se = a g S 2.5
2.0
( )
TC
T
1.0
0.0
0.0
TB
TC
1.0
1.5
Diapositiva 69
204
TD
2.5
10
0.55
5+
3.0
Se
ag
3.0
S e = a g S 2.5
2.0
( )
TC TD
T2
1.0
0.0
0.0
TB
1.0
TC
1.5
10
0.55
5+
2.5
TD
3.0
Diapositiva 70
[68, 69, 70] C poi un tratto costante e due tratti decrescenti (con diverso esponente) in funzione del periodo.
Suolo A
Se
ag
3.0
Suolo D
2.0
Suoli B, C, E
1.0
0.0
0.0
Suolo A
0.5
S=1
1.0
1.5
T A = 0 .1 5 s
2.0
2.5
3.0
TB = 0.4 s
VS 30 =
30
hi
VS i
Diapositiva 71
Suolo B
Se
ag
3.0
2.0
1.0
0.0
0.0
Suolo D
Suoli B, C, E
Suolo A
0.5
S = 1 .2 5
Resistenza penetrometrica
NSPT > 50
1.0
1.5
TA = 0.15 s
2.0
2.5
3.0
TB = 0.5 s
Diapositiva 72
Suolo C
Se
ag
3.0
2.0
1.0
0.0
0.0
Suolo D
Suoli B, C, E
Suolo A
0.5
Resistenza penetrometrica
15 < NSPT < 50
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 73
Suolo D
Se
ag
3.0
Suolo D
2.0
Suoli B, C, E
1.0
0.0
0.0
Suolo A
0.5
S = 1 .3 5
1.0
1.5
TA = 0.2 s
2.0
2.5
3.0
TB = 0.8 s
Resistenza penetrometrica
NSPT < 15
Coesione non drenata
cu < 70 kPa
Diapositiva 74
Suolo E
Se
ag
3.0
2.0
1.0
0.0
0.0
Suolo D
Suoli B, C, E
Suolo A
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 75
[75] Il terreno E contiene strati superficiali alluvionali con caratteristiche simili ai suoli C e D su un substrato pi rigido. Lo spettro identico
a quello dei suoli B e C.
207
Suolo S1
Depositi con strato di almeno 10 m
di argille di bassa consistenza ed elevato indice di plasticit e contenuto di acqua
VS30 < 100 m/s
Diapositiva 76
[76] Esistono anche dei terreni particolarmente cattivi, per i quali non si
possono utilizzare gli spettri della normativa e bisogna quindi fare degli
studi specifici.
Esempio
Dallalto:
12 m sabbie marnose
NSPT = 26
6.1 m argille grigio-brune
NSPT = 47
1.9 m - marne sabbiose
NSPT = 16
6.5 m argille marnose
NSPT = 18
3.5 m ciottoli, argille brune
NSPT = 40
Diapositiva 77
208
Esempio
Dallalto:
12 m sabbie marnose
NSPT = 26
6.1 m argille grigio-brune
NSPT = 47
1.9 m - marne sabbiose
NSPT = 16
6.5 m argille marnose
NSPT = 18
3.5 m ciottoli, argille brune
NSPT = 40
N SPT =
30
12 6.1 1.9 6.5 3.5
+
+
+
+
26 47 16 18 40
NSPT = 25.9
Si pu considerare suolo
di tipo C, perch
Diapositiva 78
Se
ag
3.0
Suolo D
2.0
Suoli B, C, E
1.0
Suolo A
Verticale
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
periodo
Diapositiva 79
li, che per presenta minor interesse (anche nella vecchia normative le
accelerazioni verticali sono da considerare solo in casi particolari).
ag
1
2
3
4
0.35 g
0.25 g
0.15 g
0.05 g
Diapositiva 80
SLU
SLD
zona
ag
zona
ag
1
2
0.35 g
0.25 g
1
2
3
4
0.15 g
0.05 g
3
4
Diapositiva 81
[81] Per quanto riguarda lo stato limite di danno si dovrebbero utilizzare gli stessi spettri variando soltanto laccelerazione del terreno.
210
SLU
zona
ag
1
2
3
4
ag
0 .3 5 g
0 .2 5 g
1
2
0 .1 5 g
0 .0 5 g
3
4
Diapositiva 82
[82] Lattuale versione del TU propone per spettri differenziati per terremoti ad alto o basso periodo di ritorno, cosa concettualmente giusta
che per complica ulteriormente i calcoli.
possibile progettare le strutture
in modo che rimangano in campo elastico?
Azioni orizzontali comparabili
con le azioni verticali
Le sollecitazioni provocate
dalle azioni orizzontali sono
molto forti
Non economicamente conveniente progettare la struttura in
modo che rimanga in campo elastico
Diapositiva 83
caratterizzato
da tre parametri
fondamentali:
Rigidezza
Resistenza
uy
um
()
Duttilit
Diapositiva 84
caratterizzato
da tre parametri
fondamentali:
k=
uy
Rigidezza
dF
du
Resistenza
um
()
Duttilit
Diapositiva 85
caratterizzato
da tre parametri
fondamentali:
Fy
Rigidezza
Resistenza
uy
um
()
Diapositiva 86
212
Duttilit
caratterizzato
da tre parametri
fondamentali:
=
uy
um
uy
Rigidezza
Resistenza
um
Duttilit
()
Diapositiva 87
[84, 85, 86, 87] Si pu assumere che il comportamento della struttura sia
rappresentato da un legame elastico - perfettamente plastico. Un diagramma di questo tipo caratterizzato da tre parametri: la rigidezza, che
rappresenta linclinazione del diagramma; la resistenza, che rappresenta
la soglia plastica; la duttilit, che rappresenta la capacit di deformarsi
plasticamente. Questi tre parametri entrano in gioco nella progettazione.
F (M)
um
uy
uy
u
= max
uy
Risposta
elasto-plastica
um
u ()
7.5
T = 1.00 s
5.0
=2
umax
2.5
-5.83 cm
10
t (s)
-2.5
20
u 7.5
-7.5
uy
-5.0
-5.83 cm
-7.5
Diapositiva 88
213
[88] Anche in questo caso possibile valutare la risposta di una struttura che abbia un legame costitutivo elasto-plastico e si nota che possibile progettare una struttura con una forza ridotta, purch essa abbia una
duttilit sufficiente, ovvero una sufficiente capacit di deformarsi in
campo plastico.
Ricordando che F = m a
s i pu d iagr am mar e in
f u n z i o ne d e l p e r io d o ,
l a c c e le r a z i o n e d a u sa re ne l pr og et t o, per
as se g n at i va l or i de l la
d u t t i l it
1200
cm s-2
= 1 (spettro elastico)
800
400
=4
=2
0
0
3s
Diapositiva 89
= 1 (spettro elastico)
800
400
=4
=2
0
0
Diapositiva 90
214
3s
4.0
Sd
ag
1200
spettro di risposta
elastico
cm s-2
2.0
= 1 (spettro elastico)
800
3.0
400
spettro di
progetto
q = 1.5
=4
=2
0
0
3s
q=3
q=5
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 91
Sd
ag
spettro di risposta
elastico
spettro di
progetto
q = 1.5
q = fattore di struttura
3.0
2.0
1.0
q=3
q=5
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 92
[92] In generale le ordinate dello spettro di progetto sono ottenute dividendo quelle dello spettro elastico esattamente in maniera proporzionale al fattore di struttura q. Quindi se il fattore di struttura 3 lordinata
sar 1/3 della struttura elastica.
215
4.0
Sd
ag
3.0
2.0
1.0
spettro di
progetto
q = 1.5
q=3
q=5
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 93
[93] da notare che questo non vero per strutture con periodi molto
bassi. In quei casi la duttilit non basta quindi la riduzione delle forze
deve essere minore. Tutti gli spettri convergono quindi allo stesso valore quando T tende a zero.
4.0
Sd
ag
3.0
2.0
1.0
spettro di
progetto
q = 1.5
q=3
q=5
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 94
[94] Infine, per periodi molto alti lo spettro di progetto non scende al di
sotto di un dato valore (0.2 ag).
216
4.0
Sd
ag
3.0
verticale,
elastico
2.0
1.0
verticale,
q = 1.5
0.0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
Diapositiva 95
Fattore di struttura
Le ordinate dello spettro di progetto sono ottenute dividendo
quelle dello spettro di risposta elastica per il fattore di struttura q
Il fattore di struttura tiene conto della duttilit delle sezioni ma
anche del comportamento globale della struttura
Diapositiva 96
Fattore di struttura
q = q0 K D K R
Dipende da:
Tipologia strutturale
Duttilit locale
Regolarit in altezza
Diapositiva 97
217
Tipologia strutturale
(edifici in cemento armato)
q0
Struttura a telaio
Struttura a pareti
Struttura mista telai-pareti
Struttura a nucleo
4.5 u / 1
4.0 u / 1
4.0 u / 1
3 .0
Diapositiva 98
[98] Per quanto riguarda la tipologia strutturale, nel caso di strutture in cemento armato, il coefficiente q0 varia a seconda che la struttura sia a telaio,
a pareti ecc. Per esempio in una struttura a telaio il valore 4,5 u/1.
Tipologia strutturale
(edifici in cemento armato)
Telaio a 1 piano
Telaio a pi piani, una campata
Telaio a pi piani, pi campate
Pareti non accoppiate
Pareti accoppiate
u / 1
1.1
1.2
1.3
1 .1
1 .2
Diapositiva 99
[99] Il rapporto u/1, ovvero il rapporto tra accelerazione ultima ed accelerazione di prima plasticizzazione, pu essere assunto in funzione
della geometria del telaio (numero di piani e di campate), oppure pu
essere determinato da una analisi non lineare.
218
Duttilit locale
(edifici in cemento armato)
Classe di duttilit A
Richiede accorgimenti particolari nel calcolo ed impone dettagli costruttivi pi severi
Classe di duttilit B
Forze di calcolo maggiori
KD
1.0
0.7
Diapositiva 100
[100] La duttilit locale dipende dalla scelta, sempre nel caso del cemento armato, tra classe di duttilit A e classe di duttilit B: la classe A
richiede particolari accorgimenti nel calcolo e dettagli costruttivi pi
severi, la B impone forze di calcolo maggiori. Questa una scelta che il
progettista deve fare a priori. Ci sono anche delle indicazioni normative
su quali casi possono essere considerati a bassa e quali ad alta duttilit;
ma una struttura che potrebbe essere ad alta duttilit pu sempre essere
progettata a bassa duttilit, una scelta di convenienza economica, ma
non facile da farsi se non si ha una certa esperienza. Molti programmi
sono orientati sulla bassa duttilit, ma solo perch pi semplice da un
punto di vista di organizzazione del calcolo.
Regolarit in altezza
Edifici regolari in altezza
Edifici non regolari in altezza
KR
1.0
0.8
Diapositiva 101
[101] Infine la duttilit dipende dalla regolarit in altezza, con il coefficiente KR che vale 1 oppure 0,8 a seconda che la struttura regolare o
meno in altezza. Anche questa una scelta che deve essere fatta a priori
(guardando la distribuzione delle masse e le sezioni degli elementi resistenti) e controllata a posteriori, perch dipende anche dalla distribuzio219
ne delle resistenze, che per il cemento armato pu essere nota solo dopo
aver disposto le armature.
Commento
Se la struttura progettata in modo da essere regolare in altezza e
ad alta duttilit (rispettando il criterio di gerarchia delle resistenze)
KR x KD = 1.00
Se la struttura non regolare in altezza ed a bassa duttilit
KR x KD = 0.8 x 0.7 = 0.56
Quindi le forze sono maggiori di quasi l80%
Attenzione: se il collasso con meccanismo di piano la riduzione di
duttilit globale pu essere anche maggiore
Diapositiva 102
3. Metodi di analisi
Possibili approcci per valutare
la risposta di una struttura
Analisi dinamica non lineare, con valutazione della storia della risposta (istante per istante)
Analisi elastica (modale o statica), con forze ridotte mediante il fattore di struttura q
Analisi statica non lineare
Ordinanza 3274, punto 4.5
Diapositiva 103
Diapositiva 104
Diapositiva 105
[105] Lanalisi elastica (modale o statica) il metodo comunemente utilizzato nella progettazione. Io vedo le analisi modale e statica molto simili tra loro. In entrambi i casi si calcolano le forze usando uno spettro ridotto di un fattore q, si determinano le sollecitazioni conseguenti ed infine
si verifica che queste siano accettabili. Poich si parte dalle forze, si parla in
questo caso di progettazione basata sulle forze (force based design).
221
t = t3
m2
t=0
t = t2
t=0
t = t2
t = t1
t = t1
m1
Diapositiva 106
[106] Per ragionare sul comportamento dinamico di una struttura, immaginiamo di assegnare una deformata iniziale generica e di lasciare la
struttura libera di oscillare. In istanti successivi la forma della deformata cambia. Vi sono per alcune particolari deformate iniziali, tali che lasciando la struttura libera di oscillare la forma della deformata rimane la
stessa. Posso dire in questo caso che quello individuato uno dei modi
di oscillazione libera del sistema.
m2
m1
T2
T1
Primo modo
Secondo modo
T3
Terzo modo
Diapositiva 107
[107] Uno schema con n gradi di libert (ad esempio un telaio piano
con n piani) ha n modi di oscillazione libera.
222
Analisi modale
Consiste nel valutare separatamente la risposta della struttura vincolata
a deformarsi secondo ciascuno dei suoi modi di oscillazione ...
Forze
Sollecitazioni
Spostamenti
Se
Diapositiva 108
Analisi modale
Consiste nel valutare separatamente la risposta della struttura vincolata
a deformarsi secondo ciascuno dei suoi modi di oscillazione ...
... e poi combinare le massime sollecitazioni (o spostamenti) trovati per
i singoli modi
La combinazione dei risultati pu essere fatta come radice quadrata
della somma dei quadrati (SRSS) o come combinazione quadratica
completa (CQC)
Diapositiva 109
223
Analisi modale
Contributo dei singoli modi
Il taglio alla base corrispondente al modo j
Vb, j = M j * Se (T j )
dove: Se(Tj) lordinata spettrale corrispondente al periodo Tj
Mj* detta massa partecipante
n
M j * = mi i , j
i =1
n
mi i , j
i =1
j = n
mi i2 j
,
i =1
Diapositiva 110
Diapositiva 111
[111] In generale, nel valutare la risposta della struttura con lanalisi modale dobbiamo prendere in considerazione un numero di modi tale da includere il grosso delle masse. Nei casi pi usuali (come nei telai piani regolari) il primo nodo nettamente predominante rispetto agli altri per entit della massa partecipante, inoltre le forze relative al primo modo sono
tutte dello stesso verso, mentre gli altri modi danno contributi minori.
224
Analisi statica
Consiste nel considerare un unico insieme di forze, che rappresentano (in
modo semplificato) leffetto del primo modo
n
Fk = mk z k
mi
mi
i =1
n
mi zi
S e (T1 )
zi
Fk
i =1
Diapositiva 112
[112] Questa considerazione porta allanalisi statica, che in fondo parente stretto dellanalisi modale, in quanto non altro che una semplificazione: essa infatti considera un unico insieme di forze che quello
corrispondente al primo modo. Se questo veramente predominante,
lapprossimazione modesta. In molti casi le due analisi, modale e statica, forniscono differenze non molto grandi. Per renderle ancora pi
vicine tra loro, la 3274 introduce un coefficiente =0,85 per scalare i risultati dellanalisi statica con lobiettivo di renderli ancor pi prossimi a
quelli ottenuti con lanalisi modale (almeno finch ledificio regolare).
Considerazioni
Negli schemi spaziali pi difficile valutare limportanza dei modi:
se il comportamento disaccoppiato, sono eccitati solo quei modi
che danno spostamento nella direzione di azione del sisma
in caso contrario tutti i modi possono dare contributo
se non vi un impalcato indeformabile nel suo piano il numero di
modi cresce enormemente ed pi difficile cogliere la risposta totale
della struttura
Diapositiva 113
Considerazioni
Negli schemi spaziali pi probabile avere modi con periodi molto vicini
tra loro:
in questo caso opportuno usare la sovrapposizione quadratica
completa (CQC)
Una buona impostazione progettuale deve mirare ad avere una struttura
con impalcato rigido e con comportamento disaccoppiato (cio minime
rotazioni planimetriche)
Diapositiva 114
[114] Una buona impostazione progettuale dovrebbe avere come obiettivo la realizzazione di un impalcato rigido e una disposizione degli elementi resistenti tale da garantire un comportamento disaccoppiato,
cio con minime rotazioni planimetriche. Ricordo che noi siamo progettisti strutturali (non, come qualcuno dice , quasi in senso dispregiativo,
calcolisti) e progettare vuol dire impostare la struttura in modo da ottenere il miglior comportamento possibile, non assegnare una struttura
qualsiasi e mettere numeri nel computer, quello che esce esce. Quindi
nel posizionare gli elementi strutturali e dimensionare i pilastri dobbiamo mirare ad avere un comportamento che sia il pi semplice possibile
(e quindi anche usare programmi di calcolo pi semplici possibili). Molto
meglio questo, che non concepire una struttura inutilmente complicata e
poi essere bravi a calcolarla usando programmi sofisticatissimi.
m = 60 t
pilastri
30 30
30 30
30 40
30 50
30 60
30 70
Edificio ad 8 piani
con travi emergenti
30 80
30 90
3.30
5.00
5.00
5.00
Diapositiva 115
226
Zona 3
a g = 0 .1 5 g
Suolo B
Classe di duttilit B
T
Se
M*/M
Modo 1
1 .1 8 3 s
0 .0 4 8 4 g
70.1 %
Modo 2
0.461 s
0.1145 g
13.7 %
Modo 3
0.259 s
0.1145 g
5 .1 %
Diapositiva 116
modo 1
40.0
35.8
28.1
21.7
16.0
10.6
5.7
1.8
Modale
modo 2
-39.1
-14.4
18.6
31.3
32.1
25.4
15.1
5.0
Analisi
statica
modo 3
19.5
-14.9
-22.8
-4.0
12.5
18.2
13.7
5.1
50.6
44.3
38.0
31.6
25.3
19.0
12.7
6.3
Diapositiva 117
Analisi modale
59.2
92.9
111.1
127.6
144.8
161.7
173.7
178.1
Analisi statica
50.6
94.9
132.9
164.5
189.9
208.8
221.5
227.8
Differenza %
-14.5
2.2
19.6
28.9
31.1
29.2
27.5
27.9
Diapositiva 118
227
m = 60 t
30 30
pilastri
m
m
30 30
30 40
30 50
30 60
30 70
30 80
Edificio ad 8 piani
con travi a spessore
30 90
3.30
5.00
5.00
5.00
Diapositiva 119
T
Se
Modo 1
1.738 s
0 .0 3 2 9 g
Modo 2
0 .6 0 4 s
0 .0 9 4 7 g
Modo 3
0 .3 2 8 s
0 .1 1 4 5 g
M * /M
7 0 .9 %
11.8 %
5.4 %
Diapositiva 120
modo 1
26.3
24.1
20.1
15.9
11.5
7.3
3.6
1.0
modale
modo 2
-30.3
-12.2
11.6
23.6
25.4
19.9
11.2
3.4
Diapositiva 121
228
modo 3
20.4
-12.5
-24.2
-6.2
12.9
19.6
14.4
5.0
Analisi
statica
34.5
30.1
25.8
21.5
17.2
12.9
8.6
4.3
Analisi modale
45.0
66.4
78.7
89.6
100.0
112.3
121.9
125.3
Analisi statica
34.5
64.6
90.4
112.0
129.2
142.1
150.7
155.0
differenza %
-23.4
-2.7
15.0
25.0
29.2
26.5
23.6
23.7
Diapositiva 122
[115 -122] Per mancanza di tempo non mi soffermo sugli esempi numerici riportati in queste diapositive, che mostrano il contributo dei primi
modi (per lanalisi modale) ed i risultati dellanalisi statica, per un telaio con travi emergenti ed uno con travi a spessore.
Analisi statica
modo 1
Analisi modale
modo 2
inviluppo
Diapositiva 123
229
Se2
accelerazione molto bassa, Se1
non cautelativa
T2
T1
Diapositiva 124
[123, 124] Lanalisi statica va bene purch la struttura abbia un comportamento piano ed il suo periodo non sia eccessivamente alto, perch
in questo caso il primo modo non pi predominante. Se il periodo
molto alto lordinata spettrale si riduce e quindi i modi successivi che
hanno periodi bassi possono diventare importanti.
Luso del coefficiente riduttivo rende i risultati dellanalisi statica non
particolarmente gravosi rispetto a quelli dellanalisi modale
Diapositiva 125
[125] Un altro problema dellanalisi statica quello della stima del periodo proprio che deve essere affidabile, altrimenti i risultati sarebbero errati.
230
Diapositiva 126
Diapositiva 127
Diapositiva 128
Diapositiva 129
Fi = mi i
Si fanno crescere le forze
fino al collasso
Vb
Nel diagramma:
ascisse = spostamento in testa D
ordinate = taglio alla base Vb
collasso
Diapositiva 130
[130] Per applicare lanalisi statica non lineare occorre innanzitutto calcolare gli spostamenti massimi della struttura secondo forze crescenti,
tenendo conto del comportamento non lineare. questa la novit che
rende necessari programmi specifici: mentre per unanalisi lineare (statica o modale) se si raddoppiano le forze si raddoppiano anche le sollecitazioni e gli spostamenti, nel caso di analisi non lineare, allaumentare
delle forze la struttura si plasticizza e quindi lo spostamento cresce in
maniera non lineare.
collasso
Dy
Du D
Diapositiva 131
233
[131] Il diagramma forze-spostamenti cos trovato deve essere semplificato, in modo tale da rappresentare il comportamento della struttura
come un comportamento prima linearmente elastico e poi perfettamente
plastico.
Vb, y
m*
k
Dy
m* =
Massa
mi i
i =1
Periodo T = 2
m*
k
Diapositiva 132
V
F = * b
m n
D
D =
Dn
Sa
Fy*
con
mi i
i =1
n
mi i2
i =1
Dy*
Du* Sd
Diapositiva 133
Sd =
T2
Sa
42
Diapositiva 134
[134] Infine si pu valutare lo spostamento massimo dello stesso oscillatore (elastico) durante il sisma, in funzione del periodo. Lo spostamento delloscillatore elasto-plastico pu essere ottenuto con relazioni
pi o meno semplici, ad esempio con lipotesi che lo spostamento della
struttura che va in campo plastico non sia molto diverso dello spostamento della stessa struttura se rimanesse in campo elastico.
Vb
Risposta dinamica
non lineare
Nellesempio qui a fianco
si, ma non sempre vero
Analisi
pushover
D
Diapositiva 135
[135] Lidea che sta alla base dellanalisi statica non lineare di per se
buona, perch supera le incertezze sulla valutazione del fattore di struttura q. Il fatto di valutare direttamente il comportamento non lineare e235
Diapositiva 136
[136] E poi, la previsione degli spostamenti durante il terremoto affidabile o no? Lipotesi di considerare uguali gli spostamenti tra struttura
elastica e struttura elasto-plastica corretta? Sono problemi seri che
fanno si che applicare una analisi statica non lineare debba, secondo
me, essere per ora vista pi che altro come un qualcosa che possa fornirmi utili informazioni sulla struttura, che integrino lanalisi lineare e
che possano essere invocati in certi casi. importante, ad esempio, nella verifica di strutture esistenti, quando (diversamente dalla progettazione di nuove strutture) non si pu intervenire modificando la resistenza locale. Per esempio se in una struttura solo alcune sezioni vanno male e si per convinti che ci non infici il comportamento complessivo,
con una analisi elastica non si pu superare il problema, mentre con una
analisi non lineare si possono avere delle indicazioni da utilizzare per
sostenere questa tesi.
236
Premessa
Come noto a tutti, nei riguardi della normativa per il calcolo delle
strutture in zona sismica, da un paio di anni, stata innescata una vera e
propria rivoluzione che abbraccia sia le tematiche di progetti ex-novo
che quelle di adeguamento di edifici esistenti.
A breve dovrebbe entrare in vigore lOrdinanza 3274 del 20 marzo 2003
con le sue successive modificazioni, di cui lultima risale al settembre
2004. Il condizionale dobbligo poich, come noto, esistono delle diatribe tra il Ministero dei Lavori Pubblici e la Protezione Civile.
Volendo riassumere tutto il travagliato iter che sta avendo lOrdinanza,
possiamo dire che essa:
1) nasce a cura della protezione Civile sulla base dellemozione suscitata dallevento sismico di San Giuliano.
2) innovativa e complessa, pur contenendo inevitabilmente imprecisioni ed errori dovuti presumibilmente allemergenza che si era pale237
sata. Tali caratteristiche hanno portato ad un lungo periodo di coesistenza dellOrdinanza con la precedente normativa sismica, il D.M. del
gennaio 96. Tale coesistenza dovrebbe durare fino all8/5/2005 se non
ci saranno ulteriori proroghe (come poi. in effetti avvenuto. n.d.r.).
3) Nel frattempo lOrdinanza stata via via corretta, modificata, integrata con le osservazioni derivanti dai vari attori che, a vario titolo,
sono stati consultati. Allo stato attuale circola una bozza pressoch
definitiva con importanti cambiamenti, ma non stata pubblicata. A
tal proposito il 17/3/2005 indetta una seduta del tavolo tecnico per
discutere alcuni punti che le Regioni ritengono irrinunciabili:
a. mancata rielaborazione dellallegato 4 (geotecnica);
b. complessit delle attivit di calcolo e verifica, sia in termini di
progettazione che di controllo;
c. proliferazione eccessiva di prescrizioni e dettagli costruttivi;
d. Complessit inutile in strutture di rilevanza minore;
e. Mancato coordinamento tra attuale stesura e precedenti normative, con problematiche di interpretazione non risolubili.
4) Parallelamente il Ministero dei Lavori Pubblici ha contestato alla
Protezione Civile la legittimit a emanare unOrdinanza che, formalmente nata per gestire unemergenza, in realt interviene pesantemente sullordinario, spogliando lo stesso Ministero di competenze
che ha sempre avuto. Ci si tradotto nella emanazione di decreti
con cui veniva istituita una Commissione per la redazione di un Testo Unico sulla normativa tecnica. Tale commissione, allo stato attuale, sembra presentare al suo interno spaccature e rinunce: il 22
febbraio si avuta notizia (fonte Regione Toscana) che la Presidenza
del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha istituito una Commissione Relatrice del Testo Unico, che dovr concludere i propri lavori
entro met marzo 2005 per presentarli alla prossima adunanza
dellAssemblea Generale plenaria del Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici. Della suddetta Commissione fanno parte tecnici del Ministero delle Infrastrutture ed esperti della Comunit scientifica nazionale.
giunta voce che alcuni membri eminenti e di chiara fama di tale
Commissione Relatrice hanno preferito rinunciare allincarico.
238
5) In ogni caso, del testo unico circola allo stato un indice (sic); nessuna
bozza estesa, nessun confronto, se non quello che si svolge a livello
epistolare tra vari membri della Commissione.
chiaro che diventa difficile, in queste condizioni, fare un convegno
sulla Normativa Tecnica. Dovremmo prima conoscere quale la Normativa tecnica di cui si parla.
In realt un fatto certo: i concetti introdotti dallOrdinanza sono punti
fondanti di quella che sar la normativa nella sua veste definitiva, anche
perch riprendono metodologie consolidate ed applicate in altri paesi da
svariati anni. (In effetti il Testo Unico, la cui prima stesura stata diffusa
a fine aprile 2005, stato elaborato di concerto con la Protezione Civile e
riprende, in buona parte, i concetti contenuti nellOrdinanza n.d.r.).
Queste considerazioni ci hanno portato allora a definire il programma di
questo ciclo di convegni; abbiamo scelto una serie di argomenti che
comunque conserveranno la propria validit, quale che sia la veste finale della Normativa; in particolare gli incontri saranno cos articolati:
1. Il sottoscritto effettuer un excursus iniziale su come articolata
lOrdinanza 3274, individuandone i punti salienti e le relazioni tra
questi. Questi argomenti saranno ripresi in maniera estesa ed approfondita nel corso degli interventi degli altri relatori.
2. Ling. Bencivenga si occuper di alcuni aspetti di base, propedeutici
alla comprensione degli argomenti successivi. Una delle lacune della
normativa (almeno per la nostra esperienza quotidiana a contatto con i
tecnici) nellaver dato per scontato che alcuni argomenti fossero assimilati da tutti. Per molti tecnici, invece, o perch laureati da molto
tempo, o perch assorbiti da altri ambiti di specializzazione, i concetti
introdotti dallOrdinanza sono una novit assoluta. In questottica abbiamo ritenuto utile che il collega Bencivenga faccia un intervento di
taglio divulgativo su due argomenti estremamente importanti, quali
lAnalisi dinamica e le Combinazioni delle azioni agli Stati Limite.
3. Il prof. Roberto Ramasco approfondir alcuni aspetti meritevoli di
attenzione. In particolare si soffermer sulle problematiche indotte
dalleccentricit accidentale, dalla definizione di regolarit struttura239
le e sue conseguenze ed, infine, sulle verifiche allo SLD, con una interessante analisi sul calcolo delle rigidezze degli elementi fessurati.
4. Infine il prof. Ciro Faella si soffermer sugli aspetti che pi propriamente interessano il progettista del cemento armato. Egli approfondir alcune tematiche riguardanti gli edifici esistenti, il significato e
lapplicazione della gerarchia delle resistenze e della progettazione
in bassa o alta duttilit. Infine far alcuni cenni sullanalisi lineare/non lineare e sugli edifici in muratura.
Nella nostra veste di progettisti software, cercheremo di rendere operativi al 100% i dettami del Legislatore. Una normativa deve contemplare, in un certo numero di pagine, tutta la casistica possibile e, quindi,
essa risulta inevitabilmente incompleta.
Sorge, quindi, la necessit di conciliare le indicazioni normative con le
esigenze di rigorosit del calcolo e con le sacrosante esigenze dei tecnici che operano sul campo, sempre alle prese con le problematiche pi
impensabili che la vita professionale riserva.
Non si veda questa come una polemica, ma come un suggerimento di
cui vorremmo che il Legislatore tenesse conto: visto che, per la mole di
calcoli da sviluppare, impensabile non far ricorso ad un computer con
un software specifico, si pu dire con certezza che lutente finale di
una normativa non pi il tecnico, ma siamo noi progettisti di software.
Senza togliere nulla a nessuno, siamo certi che la nostra ventennale esperienza nel campo della progettazione di software potrebbe rappresentare un utile contributo alla stesura di una normativa per renderla pi
completa ed immediatamente applicativa sotto tutti gli aspetti.
In questo nuovo contesto normativo, nel proprio lavoro di progettazione, il tecnico dovr operare delle scelte che possono influenzare sensibilmente i risultati ottenuti.
Anche se uno dei nostri obiettivi primari quello di aiutare il tecnico
utente del software nelleffettuare al meglio tali scelte, chiaro che egli
deve essere consapevole del loro significato. Ci comporta un necessario lavoro di aggiornamento professionale.
240
1. Principi Generali
Le novit introdotte dallOrdinanza sono diverse e, poich vanno a
colmare delle lacune evidenziate da molto tempo, quale che sia la stesura definitiva, sembra difficile che qualcuno di questi punti possa essere
eliminato, facendo un poco dignitoso passo indietro.
Ora far una panoramica della nuova normativa evidenziandone i punti
salienti ed i principi generali che la caratterizzano. Alcuni di questi aspetti saranno poi ripresi ed approfonditi dagli altri relatori.
Innanzitutto, nella nuova Normativa, vengono regolamentati campi che,
in precedenza, non erano mai stati presi in considerazione: oltre alle
classiche strutture in c.a., acciaio e muratura, sono presenti le strutture
in legno e miste acciaio-calcestruzzo.
Vengono, inoltre, affrontati argomenti, quali gli isolatori sismici ed il
c.a. rinforzato con fibre, che rappresentano delle novit assolute.
In questa fase affronteremo la parte generale, che indipendente dal
materiale costituente la struttura, scendendo nei particolari solo per le
strutture in c.a. classiche, eventualmente con qualche escursione nel
campo della muratura.
Come impostazione si passa da una norma prescrizionale, in cui sono elencate una serie di indicazioni da seguire obbligatoriamente, ad
una norma prestazionale, in cui lobbligo il raggiungimento di
certi risultati.
241
Per raggiungere tali risultati vengono indicate alcune delle possibili vie.
In teoria, si tratta di consigli molto forti ed autorevoli perch basati
su vaste sperimentazioni, ma avendo a disposizione risultati di studi pi
avanzati, si potrebbero utilizzare questi purch sia garantito il medesimo risultato o uno addirittura migliore.
La prima novit rilevante che tutta lItalia viene classificata come sismica istituendo una quarta zona per tutti i comuni non classificati
come sismici. Per ognuno di essi stata stabilita laccelerazione massima al suolo come aliquota di g (p. 3.2.1) che ha una probabilit di superamento non maggiore del 10% in 50 anni.
evidente limportanza di questa indicazione normativa che, se non altro, impone degli accorgimenti costruttivi quali, ad esempio, telai nelle
due direzioni principali e dimensionamenti delle membrature pi generosi, anche per quelle zone erroneamente ritenute immuni dalle problematiche sismiche.
Il sisma del novembre 2004 nella zona del lago di Garda con magnitudo
5.2 della scala Richter dimostra la correttezza di questa scelta.
In pratica viene abbandonato il criterio, che ha provocato costi elevatissimi, sia in termini economici che di vite umane, in base al quale una zona viene dichiarata sismica solo dopo che vi si verificato un terremoto.
Per le costruzioni da edificarsi in queste zone (p. 5.8) vengono comunque indicate alcune semplificazioni che possono essere adottate.
Per ognuna delle quattro zone viene indicato il valore dellaccelerazione
ag al suolo che, insieme al fattore S che tiene conto del profilo stratigrafico, alla base per la definizione degli spettri di risposta (di cui verr
meglio esplicitato il significato fisico dalling. Bencivenga).
La categoria del suolo influenza non tanto la forma, quanto
laspetto dello spettro di risposta, nel senso che, come vedremo pi
avanti, a parit di struttura, per terreni pi soffici aumenta lintervallo in
cui le azioni sulledificio sono pi alte, poich aumenta lampiezza del
tratto costante del diagramma (il cosiddetto plateau).
242
Spettro di Risposta
Qui voglio solo sottolineare che, per le verifiche allo SLE (contenimento delle tensioni), le verifiche a Stato Limite di Deformazione ed a Stato
Limite di Fessurazione, vale ancora quanto indicato nel D.M.96.
Da ci consegue, come noto, il definitivo abbandono della metodologia di calcolo alle tensioni ammissibili, cui possiamo essere affezionati
come ad una vecchia automobile che, per, ha raggiunto tutti i requisiti
per la rottamazione.
Nessuno vuole qui rinnegare la valenza, se non altro didattica, di questo
metodo con cui sono stati costruiti praticamente tutti gli edifici esistenti,
ma nuove esigenze ci portano a doverlo pensionare.
Oltre al fatto, gi di per s sufficiente, che il comportamento delle sezioni in c.a. molto meglio descritto dallapproccio di calcolo a SL,
lintroduzione di un punto-cardine, quale il controllo di duttilit, rende
praticamente obbligatorio il calcolo secondo questa metodologia.
Voglio qui ricordare che, anche se non si pu parlare di duttilit sic et
simpliciter, per grandi linee, la duttilit della struttura la sua capacit
di dissipare lenergia trasmessa dallevento sismico in deformazioni.
Continuo ad intravedere, da parte dei tecnici, una certa resistenza
nelladozione di questa modalit a causa della sua maggiore complessit. Questa resistenza non ha per ragione di essere, in quanto, al momento, nessuno pu pensare di fare a mano un calcolo del genere e
che svariati software rispondono egregiamente a questa esigenza.
Io ritengo che il tecnico debba farsi carico solo di quel minimo di studio
che gli permetta di effettuare le giuste scelte e di interpretare correttamente i risultati, senza avere necessariamente una conoscenza dettagliata dellintero procedimento matematico.
Successivamente il prof. Faella illustrer il meccanismo della gerarchia
delle resistenze, in cui fondamentale il posizionamento strategico di
cerniere plastiche, ovvero di zone in cui sia assicurata unalta duttilit per
ottenere meccanismi di collasso con elevata capacit di dissipazione
dellenergia trasmessa dal sisma, senza compromettere la stabilit del complesso strutturale, almeno per il tempo necessario alla sua evacuazione.
244
ratteristiche di semplicit strutturale, simmetria, regolarit di disposizione anche di elementi non strutturali, quali i tamponamenti ecc.. Questo perch una struttura regolare in grado di fronteggiare meglio
levento sismico piuttosto che una non regolare.
Il legislatore ha fissato dei criteri ben precisi affinch una struttura possa ritenersi effettivamente regolare. Per i criteri dettati, per, la regolarit assoluta sar una cosa molto difficile da ottenere. Ci non toglie che
il principio resta valido e che, quindi, la regolarit un obiettivo comunque da perseguire.
Quanto detto si traduce, in pratica, nel fatto che gi il progettista architettonico, spesso diverso dal progettista strutturale, si dovr far carico di
questo problema.
Ci non vuol dire che non si possano pi realizzare edifici con caratteristiche architettoniche particolari, ma che occorrer mettere in bilancio
che determinate trasgressioni rispetto ai principi di regolarit, si pagheranno con strutture dimensionate pi abbondantemente.
Un caso emblematico, il cosiddetto edificio a pilotis, schema abbastanza diffuso (anzi, da un punto di vista urbanistico, in alcune zone addirittura incoraggiato), in cui la regolarit delle tamponature in altezza
interrotta ad un piano. Ebbene, per quel piano, potendosi innescare il
meccanismo cosiddetto del piano debole viene imposto un incremento delle sollecitazioni sui pilastri di ben il 40%.
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
aaaaaaaaa aaaaaaaaa
246
Pianta
249
se Teta compreso in un certo intervallo occorre incrementare opportunamente le forze sismiche di un certo fattore,
se Teta superiore ad un valore limite la struttura troppo deformabile lateralmente e quindi va riprogettata.
In questa sede sufficiente dire che per il cemento armato ben difficile gi che si rientri nel 1 dei tre casi, altrimenti sufficiente irrigidire
la struttura per evitare di ricadere nelle complicazioni insite nel calcolo
non lineare.
Infine, per le Fondazioni, oltre al menzionato fatto che, per strutture in
CDA, occorre applicare i momenti ed i tagli ultimi dei pilastri, vengono
date indicazioni per le travi di collegamento, per le armature dei pali,
nonch per la verifica della capacit portante.
Tali spostamenti vengono confrontati con gli spostamenti che impegneranno la struttura durante il sisma.
Questo metodo viene chiamato displacement-based design ovvero
progettazione basata sugli spostamenti.
Il confronto tra gli spostamenti richiesti e quelli disponibili consente di
capire quale sia la capacit della struttura di affrontare il sisma senza
collassare.
Le analisi di tipo non lineare comportano due ordini di problemi:
esistono difficolt di ordine pratico, legate alle notevoli incertezze relative, ad esempio, alle resistenze ed al comportamento dei materiali
impiegati, agli spettri di risposta da utilizzare, alle semplificazioni
che vengono condotte tra schema reale e schema equivalente.
La combinazione delle azioni sismiche e leccentricit strutturale, argomenti che necessariamente devono essere trattati assieme.
Per quanto riguarda le combinazioni dellazione sismica occorre ricordare che nella versione iniziale della 3274 erano previste due alternative
per combinare il sisma lungo X con quello lungo Y ed eventualmente
lungo Z, come di seguito riportato:
E = (Ex2 + Ey2 + Ez2) 0.5
oppure
E1 =
Ex + 0.3 Ey + 0.3 Ez
E2 = 0.3 Ex +
Ey + 0.3 Ez
E3 = 0.3 Ex + 0.3 Ey +
Ez
Combinazioni
E1 = Ex1 + 0,3 Ey1
Ex1 + 0,3 Ey2
Ex1 + 0,3 Ey3
Ex1 + 0,3 Ey4
E1 = Ex2 + 0,3 Ey1
Ex2 + 0,3 Ey2
Ex2 + 0,3 Ey3
Ex2 + 0,3 Ey4
E1 = Ex3 + 0,3 Ey1
Ex3 + 0,3 Ey2
Ex3 + 0,3 Ey3
Ex3 + 0,3 Ey4
Si hanno 16 combinazioni in cui
prevale il sisma lungo x ma 8 di
esse si potrebbero trascurare.
Le combinazioni riportate in grigio a prima vista si potrebbero trascurare in quanto le coppie prodotte dalle eccentricit hanno segno opposto:
evidente infatti che segni concordi delle coppie torcenti danno luogo
alle massime sollecitazioni nei telai di perimetro.
Per le travi questa condizione certamente pi gravosa; tuttavia per i
pilastri, per i quali le verifiche dovranno essere eseguite a presso flessione deviata, non detto con certezza che le combinazioni indicate in
blu siano pi gravose.
evidente che la notevole maggiore onerosit dellanalisi rispetto al
D.M. 1996 richiede obbligatoriamente luso di un programma di calcolo
automatico per cui verificare 8 combinazioni o 16 non comporta una significativa differenza.
Un secondo argomento sul quale vorrei dire qualche parola quello della irregolarit strutturale. LOrdinanza infatti, a differenza del D.M.
1996, da una giusta importanza a questo aspetto, peraltro introdotto gi
da tempo dalle normative pi aggiornate.
La definizione rigorosa dellirregolarit strutturale certamente non faci257
258
Rientri e sporgenze di lunghezza non superiore al 25% della dimensione nella stessa direzione.
sufficiente che una sola delle precedenti condizioni non sia rispettata
perch la struttura sia considerata irregolare in pianta.
Pur ricordando che lEurocodice 8 riporta le stesse condizioni ora richiamate, devo precisare che non condivido completamente tutta
limpostazione del problema irregolarit in pianta in quanto, ad esclusione della prima condizione di carattere qualitativo, le altre condizioni
non individuano, a mio parere, situazioni in cui luso dellanalisi dinamica possa rappresentare il giusto rimedio.
La prima condizione riguarda il caso in cui vi una apprezzabile eccentricit fra baricentro dei pesi sismici e baricentro delle rigidezze: infatti
la marcata assenza di simmetria strutturale, com noto, pu produrre
rotazioni sensibili degli impalcati per effetto delle forze orizzontali ed
in definitiva un comportamento flesso-torsionale dellossatura decisamente sfavorevole.
Lanalisi dinamica sembra in questi casi pi idonea per una corretta analisi strutturale.
Nei casi individuati dalla altre condizioni invece limposizione della
analisi dinamica non sembra a mio avviso giustificata. Ad esempio le
piante eccessivamente allungate, se le rigidezze laterali sono distribuite
con accortezza, possono avere un comportamento flesso-torsionale favorevole; come a dire che se leccentricit fra baricentro delle rigidezze
e dei pesi sismici nulla i modi torsionali non saranno comunque eccitati e quindi non vi differenza in pratica fra analisi statica e dinamica.
I problemi degli edifici con pianta eccessivamente allungata possono
essere sostanzialmente due: la deformabilit degli impalcati nel proprio
piano non trascurabile soprattutto in presenza di elementi verticali irri259
261
262
Masse e rigidezze rimangono costanti o si riducono progressivamente dalla base alla cima con variazioni non superiori al 20%
fra un piano e laltro.
Lirregolarit in elevazione, come detto in precedenza, comporta un incremento delle azioni sismiche pari al 25%.
In conclusione i principi informatori alla base dei criteri per la regolarit in elevazione sono certamente molto validi in quanto una irregolarit
nella distribuzione delle rigidezze, o nella distribuzione delle resistenze,
o infine della geometria ha un peso significativo sul comportamento sismico; tuttavia imbrigliare questi concetti in rigide regole risulta estremamente complesso.
LOrdinanza 3274, con il successivo aggiornamento della 3431, ha certamente il merito di aver introdotto per la prima volta nella normativa
sismica italiana questi concetti e porre quindi il problema, ma non vi
dubbio che saranno necessari ulteriori affinamenti.
Desta infatti certamente qualche perplessit il fatto che un edificio di 4 impalcati, doppiamente simmetrico in pianta, a forma piramidale quale quello
riportato in sezione nella figura seguente, secondo i criteri dellordinanza,
sarebbe estremamente vulnerabile alle azioni sismiche essendo irregolare
nella distribuzione delle masse, della rigidezze, molto probabilmente delle
resistenze ed infine per effetto degli arretramenti delle facciate.
Il terzo punto sul quale vi intratterr ancora quello della verifica allo
stato limite di danno. Una analoga verifica prevista anche dal D.M.
gennaio 1996 ma la formulazione dellOrdinanza pi chiara e soprattutto pi cogente in quanto non consente deroghe.
265
0.005
0.0075
0.003
266
limite
0.005
Dal confronto col D.M. 1996, riportato a titolo di esempio con riferimento ad una zona sismica di prima categoria in presenza di suolo medio e con periodo della struttura compreso fra 0.15 sec e 0.50 sec, risulterebbe che lOrdinanza in generale meno restrittiva del D.M., ed in
particolare per gli edifici con un fattore di importanza 1.4.
In realt le cose non stanno esattamente in questi termini in quanto il
punto 4.4 dellOrdinanza - Modellazione della struttura - prevede che
le rigidezze degli elementi strutturali in cemento armato possano essere
valutate assumendo la rigidezza secante a snervamento.
Viene anche precisato che in mancanza di analisi specifiche la rigidezza flessionale e tagliante delle membrature in cemento armato pu
essere assunta fino al 50% della corrispondente rigidezza in condizioni non fessurate.
Questo aspetto della verifica sismica allo stato limite ultimo realmente
importante in quanto le strutture danneggiate, ad esempio quelle in cemento armato con cerniere plastiche formate, presentano, in occasione
di un terremoto violento, una rigidezza laterale significativamente ridotta rispetto alle strutture integre; ci comporta un aumento del periodo
proprio di vibrazione ed in definitiva una mitigazione dello scuotimento
sismico prodotto dal sisma.
In occasione di un terremoto di ridotta intensit invece, quello cui si riferisce la verifica allo stato limite di danno, la struttura dovrebbe subire
267
del pilastro (due valori dello sforzo normale) tenendo conto della fessurazione e dello snervamento. Le linee tratteggiate indicano il legame momento-curvatura a sezione non fessurata. Per la sezione compressa (pilastro), a parit di armatura, laumento dello sforzo normale da 50 a 100 t
comporta un aumento di resistenza e quindi di rigidezza della sezione.
269
La rigidezza flessionale allo snervamento EI1 risultata ovviamente minore della rigidezza EI0 a sezione non fessurata, come indicato nella tabella seguente dove sono riportati i rapporti EI1/EI0 nei casi esaminati.
Risultati ottenuti EI1/EI0
Armatura
Trave
Pil. N = 50 t
Pil. N = 100 t
Bassa
0.21
0.30
0.31
Media
0.43
0.38
0.39
Alta
0.51
0.44
0.46
Nelle membrature dei telai tuttavia le sezioni in condizioni di snervamento costituiscono in genere solo uno o due conci dellintero elemento.
Si ipotizzato che i conci con rigidezza flessionale EI1 sono posizionati alle estremit degli elementi ed abbiano una lunghezza pari a K x L essendo
L la lunghezza dellelemento. Considerando quindi membrature a sezione
variabile a tratti si sono calcolate le rigidezze 12EI/L3 equivalenti, per i pilastri, e 4EI/L equivalenti, per le travi, come indica la figura seguente.
Come si pu osservare larmatura presente ha un ruolo di un certo rilievo, cos come lampiezza delle cerniere plastiche. Considerando tuttavia che in zona sismica difficilmente sono sufficienti le armature minime e che le ampiezze delle cerniere plastiche con le dimensioni usuali
delle membrature difficilmente superano il 10% della luce si individua
un intervallo del fattore di riduzione della rigidezza flessionale a sezione integra 0.60 0.80. La figura seguente riporta risultati analoghi con
riferimento ai pilastri.
271
272
Indice
Indice
Presentazione .............................................................................................. pag.
Approfondimenti di calcolo
Principi di base dellanalisi modale: spettri di risposta e fattore di
struttura - Calcolo di sollecitazioni e spostamenti con gli stati limite ......... pag. 11
Prof. Ing. Alberto Castellani
41
43
48
53
La duttilit ...................................................................................................
65
68
69
72
Metodi di analisi..........................................................................................
75
Verifica ........................................................................................................
76
79
85
I
87
II