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II.

LESSENZA DELLA CONOSCENZA IN GENERALE La determinazione dellessenza della conoscenza ontologica deve essere guidata mostrando quei germi che rendono questa possibile, cominciando dallessenza della conoscenza in generale. Su questo Heidegger ci dice che il terreno nel quale la fondazione della metafisica trova la sua fonte la ragion pura umana17. necessario tenere conto che si sta parlando sulla finitezza dellessere umano, pi specificamente della struttura essenziale della conoscenza umana in quanto tale, e non delle manchevolezze del sapere umano, perch anche tutti gli errori conoscitivi si radicano in questa struttura. Conoscere implica prima di tutto un intuire; Kant lo dice propriamente cos In qualunque modo e con qualunque mezzo una conoscenza possa mai riferirsi agli oggetti, certo che il suo modo di riferirsi immediatamente a questi oggetti - un modo a cui ogni pensiero tende come al suo mezzo - lintuizione 18. Ma quando si parla della conoscenza umana, non possibile dire che il pensiero un aggregato dellintuizione o qualcosa che sta accanto, diciamo invece che sono parenti, e che hanno come genere il rappresentare in generale. La conoscenza un rappresentare, e su questo Heidegger precisa (anche se citando Kant) che il rappresentare conoscitivo, o intuizione o concetto (intuitus vel conceptus). La prima si riferisce immediatamente alloggetto ed singola; il secondo vi si riferisce mediatamente, per mezzo di una nota caratteristica che pu essere comune a pi cose19. Non si pu dimenticare che lessenza della conoscenza in quanto tale lintuizione, ma solo nelluomo possiamo dire che c una reciprocit fra lintuizione e il pensiero. Essendo il conoscere divino (intuitus originarius) un rappresentare che, intuendo lente, lo crea (ente in s, realt nativa), si distingue dal conoscere umano dal fatto che lintuire finito intuizione derivata (intuitus derivativus) da quellente che gi presente (ci che appare, il fenomeno). Pi precisamente diciamo che lintuizione infinita rappresentando immediatamente il singolare, cio lente singolo e unico nella sua totalit, lo porta primordialmente al suo essere, gli d modo di sorgere (origo)20. Dellintuizione finita invece dobbiamo dire che ha un carattere
Heidegger, 30. Kant, A 19, B 33 [113]. 19 Kant, A 320, B 377 [561]. 20 Heidegger, 32.
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ricettivo: lintuizione ha luogo solo nella misura in cui ci venga dato loggetto; e questultima cosa possibile a sua volta, al meno per noi uomini, solo per il fatto che loggetto produca in qualche modo unaffezione nellanimo21. Nelluomo lintuizione principalmente ricezione, e questa a sua volta implica unaffezione, ove solo i sensi possono dirsi strumenti di affezione. Allente che gi presente luomo deve offrire la possibilit di annunciarsi. Luomo non costretto a vivere solo con lintuizione immediata dellente, piuttosto una volta affetto dallente singolare, la conoscenza si d solo se lente intuito comprensibile a s e agli altri, e giungere per questa via a comunicarlo22. Una rappresentazione universale dellente singolare che si intuito, qualcosa che vale per molti, e questo solo possibile attraverso un rappresentare concettuale. Come dicevamo in precedenza, se lintuizione un rappresentare immediato delloggetto, il concetto la rappresentazione del rappresentare dellintuizione, cio, una rappresentazione mediata. Poich il singolo intuito deve poter essere comunicato, la facolt che fa possibile lintelligibilit del singolo quella del giudicare; e su questo Kant dice: il giudizio dunque la conoscenza mediata di un oggetto, e perci la rappresentazione di una rappresentazione di quelloggetto23. Da questa forma il pensiero pu riferirsi alloggetto, sempre mediatamente, rendendolo manifesto (vero) attraverso la sintesi con lintuizione. Heidegger chiama questa sintesi che-rende-vero (manifesto) sintesi veritativa. Siccome luniversale ricavato dal singolo ente intuito, lintelletto si dice ancora pi finito dellintuizione. Poi, la molteplicit dei singoli diviene rappresentabile concettualmente. Il procedimento indiretto (discorsivit), contrassegno essenziale dellintelletto, lindice pi marcato della finitezza24. Lintelletto non capace di creare nulla, ma a differenza dellintuizione, questo (lintelletto) produce da s luniversale (unit conglobante) in cui si rappresenta concettualmente lintuito. Riguardo allente che la conoscenza finita intuisce, Heidegger precisa che, data limportanza fondamentale della finitezza per la problematica della fondazione della metafisica, lessenza della conoscenza finita si deve illuminare anche da un altro lato, e precisamente guardando al rispettivo conoscibile25.
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Kant, A 19, B 33 [113]. Heidegger, 34. 23 Kant, A 68, B 93 [191]. 24 Heidegger, 36. 25 Heidegger, 37.
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Precisando ancora pi dettagliatamente la differenza fra conoscenza infinita e quella finita, diciamo che lente dellintuizione presenta due modi in cui pu avere relazione con i due tipi di conoscenze (infinita e finita). Lente creato si dice cosa in s o realt nativa (im Entsand), e solo da questa forma pu conoscerlo linfinito, creandolo. Ma non che lente dellintuizione finita sia altro, piuttosto lo stesso ente compreso soggettivamente, cio, come scrive lo stesso Heidegger, nellespressione semplice fenomeno laggettivo semplice non limita n diminuisce la realt attuale della cosa, ma semplicemente nega che lente, nella conoscenza umana, sia conosciuto come lo nella conoscenza infinita26. Finora abbiamo fatto un percorso generale per comprendere dove e perch la fondazione della metafisica richiama necessariamente uno studio sulla conoscenza umana finita, e dal fatto che noi uomini possiamo conoscere solo mediante lintuizione e il pensiero che la determina, una fondazione della metafisica esige necessariamente un approfondimento su queste due fonti. La nostra conoscenza scaturisce da due sorgenti fondamentali dellanimo, la prima consiste nel ricevere le rappresentazioni (la ricettivit delle impressioni), la seconda la facolt di conoscere un oggetto mediante queste rappresentazioni (spontaneit dei concetti)27. Siccome la conoscenza finita scaturisce solo dallunione o sintesi di questi due fonti a priori (la sintesi a priori il contrassegno dellessenza del conoscere finito), dovremo cercare in quelli la possibilit di fondare la metafisica. Rendiamoci conto che parliamo della condizione di qualche possibile conoscenza degli enti da cui abbiamo esperienza (conoscenza ontica). Perch la conoscenza finita dellente sia possibile, occorre che essa si fondi su una cognizione dellessere dellente, anteriore a ogni ricezione. La conoscenza finita dellente richiede, quindi, per divenire possibile, un conoscere non ricettivo (apparentemente non-finito), qualcosa di simile a un atto di intuizione creatrice28. Questo esige un approfondimento sulla costituzione ontologica di quellessere finito che siamo noi stessi, e sugli elementi puri (intuizione pura/pensiero puro) di una conoscenza non empirica ma finita, cio, pura.

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Heidegger, 39. Kant, A 50, B 74 [167]. 28 Heidegger, 42.


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