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Progettazione interventi selvicolturali

Universit degli Studi di Perugia anno accademico 2007-2008

Mauro Frattegiani
dottore forestale
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1. INTRODUZIONE
definizioni di bosco definizioni di selvicoltura quadro normativo

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Cos un bosco? Definizione ecologica


Ecosistema caratterizzato dalla presenza di specie forestali (alberi), che interagiscono con lambiente e con le altre componenti biotiche
Le foreste sono gli ecosistemi terrestri pi evoluti e Gli ecosistemi generalmente forestali si con una maggiore caratterizzano per: quantit di complessit organismi viventi diversit dinamicit
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Cos un bosco? Definizione normativa


Decreto Legislativo 227/2001

Terreni coperti da vegetazione forestale arborea di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, con estensione non inferiore a 2.000 m, larghezza media non inferiore a 20 m, copertura forestale non inferiore al 20%.
Sono inclusi: i castagneti, le sugherete, la macchia mediterranea Sono esclusi: i giardini pubblici e privati, le alberature stradali, i castagneti da frutto in attualit di coltura, gli impianti di frutticoltura e d'arboricoltura da legno. Sono assimilati a bosco: i rimboschimenti; le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea e arbustiva a causa di utilizzazioni forestali, avversit biotiche o abiotiche, eventi accidentali, incendi; le radure e tutte le altre superfici d'estensione inferiore a 2000 m che interrompono la continuit del bosco.

La definizione diversa a livello europeo. In Italia, le Regioni possono avere definizioni differenti.
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La Selvicoltura
Scienza sperimentale che studia le relazioni tra fenomeni naturali e le interazioni tra questi e le forme e le tecniche colturali idonee a conservare e ristabilire, nel loro equilibrio dinamico, la funzionalit delle biocenosi, e pi in particolare delle FITOCENOSI FORESTALI, in modo da assicurare alluomo la PERPETUIT dei MOLTEPLICI SERVIGI che esse sono in grado di esplicare e luso razionale di questi (Ciancio, 1981).

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Principali riferimenti normativi


Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923) Decreto di orientamento settore forestale (D. L.vo 227/2001) Tutela paesaggistica (D. L.vo 42/2004) Tutela ambientale (D. L.vo 152/2006) Natura 2000 (D.P.R. 357/1997) Leggi regionali (es. Umbria L.R. 28/2001 e R.R. 7/2002)

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2. ECOLOGIA FORESTALE
Rapporto bosco e fattori ecologici Legge di Liebig e Legge di Sheldorf Competizione interindividuale Successioni ecologiche
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Rapporti bosco-ecosistema
S Fattori abiotici
Clima
Radiazione, temperatura dellaria, precipitazioni, umidit vento...

Topografia
Esposizione, giacitura, pendenza...

S Fattori collegati al bosco


Luce Calore Acqua Fattori chimici Fattori meccanici

Suolo
Tessitura, struttura, pH, Humus...

S Fattori biotici
Flora
Arbusti, erbe, funghi, muschi, licheni...

Fauna
Mammiferi, uccelli, insetti...

SBosco
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Rapporto luce-bosco
S Specie eliofile
Fraxinus excelsior Robinia pseudoacacia Pinus spp. Quercus pubescens Quercus cerris

S Specie sciafile

Quercus ilex Arbutus unedo Fagus sylvatica Pseudotsuga douglasii Picea abies
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Rapporto bosco-luce
100

energia solare al suolo (%)

80

60

40

20

0 0 20 40 60 80 100

copertura forestale (%)


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Rapporto calore-bosco
1. Specie termofile 2. Specie meso(termo)file 3. Specie microterme
Specie stenoterme Specie euriterme Specie stenoterme

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Rapporto calore-bosco
Classificazione fitoclimatica secondo Pavari
Fascia fitoclimatica Sottozona calda LAURETUM Sottozona media Sottozona fredda CASTANETUM FAGETUM PICETUM ALPINETUM Sottozona calda Sottozona fredda Sottozona calda Sottozona fredda Sottozona calda Sottozona fredda Temperatura media annua 15 23 C 14 18 C 12 17 C 10 15 C 10 15 C 7 12 C 6 12 C 3 6 C 3 6 C Temperatura Temperatura Media media mese media mese temperature pi freddo pi caldo minime >7 C >5 C >3 C >0 C >-1 C >-2 C >-4 C >-6 C >-20 C <-20 C >15 C>10 C >-4 C >-7 C >-9 C >-12 C >-15 C >-20 C >-25 C >-30 C -

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Rapporto bosco-calore
T(C)

t (h) Ecosistema forestale


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Ecosistema aperto
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Legge di Liebig e legge di Shelford


Il fattore che raggiunge o si avvicina al limite di tolleranza diventa il fattore limitante, in alcuni casi pu essere bilanciato dallampia disponibilit di un altro fattore (compensazione). I processi di selezione avvengono per garantirsi una pi ampia disponibilit dei fattori limitanti o di quelli compensativi.
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Competizione
TRATTAMENTO E RECUPERO

albero sano competizione attacchi funginei morte

attacchi xilofagi

DOMINANZA

RECUPERO

soppressione defogliazione

LIBERAZIONE

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La successione forestale
Definizione generale Processo direzionale di sviluppo di una comunit, basato sui cambiamenti reciproci indotti dalla comunit allambiente e viceversa. Stadio finale della successione climax. PPN climax 0 Tipologie di successione Successione primaria Successione secondaria Successione autogena Successione esogena Successione progressiva Successione regressiva

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Perturbazioni & risposte


Attivit potenzialmente dannosa o catastrofe naturale condizione ripristinata gestione conservativa

CONDIZIONE RISORSA (habitat o specie)

favorevole

Stato ottimale 1 nessun cambiamento risorsa in via di ripristino

mantenimento

3 4 ripristino naturale 5

Non favorevole

zona di declino distruzione parziale della risorsa

limite di cambiamento accettabile

gestione orientata al ripristino distruzione totale

nessun cambiamento

TEMPO 2

(modificato da Shaw e Wind, Wind, 1997).


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3. SELVICOLTURA (introduzione)
I benefici della foresta per luomo Forme di governo Tipi di trattamento
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I benefici del bosco per luomo


S ecologici e ambientali
Salvaguardia della biodiversit, degli habitat e della naturalit Miglioramento della qualit ambientale (assorbimento CO2,...)

S produttivi
Legno e prodotti non legnosi (castagne, frutti di bosco, funghi, tartufi...)

S protettivi
Frane, valanghe, erosione, qualit delle acque...

S sociali
Lavoro, paesaggio, ricreazione...

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Obiettivi della selvicoltura


Obiettivi ecologici
Salvaguardia della biodiversit Protezione del suolo e delle acque Riduzione effetto serra

Obiettivi sociali
Evoluzione graduale del paesaggio Ricreazione e attivit culturali Occupazione

Gestione multifunzionale

Obiettivi economici
Produzione ottimale e continua di legname e di altri beni
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Forme di governo del bosco


S Ceduo

S Fustaia

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Tipologie di polloni
S A = pollone avventizio S P = pollone proventizio S R = Pollone radicale
A P R

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Forme di trattamento dei boschi


S Fustaia
Fustaia coetanea
A taglio raso A tagli successivi

Fustaia disetanea
Per piede dalbero Per gruppi

S Ceduo
Ceduo a sterzo Ceduo semplice Ceduo matricinato

S Ceduo composto S Ceduo sotto fustaia S Fustaia sopra ceduo


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4. ASPETTI DESCRITTIVI DEI POPOLAMENTI FORESTALI
Classificazione degli alberi Classificazione dei boschi Descrittori quantitativi (attributi dendrocronoauxometrici)

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Le classificazioni sociali - Kraft


1 = Fusti predominanti 2 = Fusti dominanti 3 = Fusti subdominanti 4 = Fusti dominati
a = interposti b = parzialmente sottoposti

5 = Completamente sottostanti
a = con chioma vivente b = con chioma morta o deperiente

4b

5b 5a

5b

4a

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Le classificazioni sociali - Assmann


100 = predominante 200 = dominante 300 = condominante 400 = dominata 500 = sottoposta 10 = chioma eccezionalmente grande 20 = chioma normalmente grande 30 = chioma mediamente grande 40 = chioma piccola, fortemente deformata, rada 50 = chioma piccola, intristita, molto rada 1 = chioma libera su ogni lato 2 = chioma ostacolata da un lato 3 = chioma ostacolata da due lati 4 = chioma ostacolata da tre lati 5 = chioma ostacolata da ogni lato
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Le classificazioni sociali - IUFRO


100 = piano superiore (H>2/3HD) 200 = piano intermedio (H=1/32/3 HD) 300 = piano inferiore (H<1/3HD) 10 = alberi molto sviluppati 20 = alberi normalmente sviluppati 30 = alberi scarsamente sviluppati 1 = alberi con forte accrescimento (tendenza a differenziarsi) 2 = alberi con medio accrescimento 3 = alberi con lento accrescimento (tendenza a differenziarsi) 100 = albero scelto o candidato 200 = albero accessorio utile 300 = albero accessorio dannoso 10 = legname di valore 20 = legname normale 30 = legname difettoso o di scarso valore 1 = chioma lunga (Hic < 0,5 Ht) 2 = chioma media (Hic = 0,5 0,75 Ht) 3 = chioma ridotta (Hic> 0,75 Ht)

Primo numero

Secondo numero

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Categorie forestali

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Tipologie forestali

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Tipologie colturali
Dati Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC, 2005)

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Stadio di sviluppo
CEDUI In rinnovazione Fase susseguente ad un taglio di ceduazione Stadio giovanile Popolamenti con et inferiore alla met del turno Stadio adulto Popolamenti con et prossima al turno Stadio invecchiato Popolamenti con et chiaramente superiore al turno A sterzo Popolamenti con polloni distribuiti in pi classi cronologiche sulla stessa ceppaia FUSTAIE COETANEE Fustaia in rinnovazione Stadio successivo ad un taglio raso oppure, nel caso di tagli successivi, caratterizzato da rinnovazione non ancora affermata e prima del taglio di sgombero. Novelleto Popolamenti con piante giovani e con rami vivi fino alla base. Spessina Popolamenti giovani con evidenti fenomeni di concorrenza tra gli individui palesati da mortalit (esclusione competitiva) e da disseccamento dei rami bassi e successiva autopotatura. Perticaia Popolamenti in fase di elevata competizione interindividuale con differenziazione sociale in atto. Fustaia giovane/adulta Popolamenti con altezze medie prossime allaltezza media di maturit e con fenomeni di differenziazione sociale notevolmente attenuati. Fustaia matura/stramatura Popolamento caratterizzato dai valori dei parametri dendrometrici tipici del fine turno, fino ai casi di invecchiamento con declino del vigore vegetativo del popolamento.

FUSTAIE DISETANEE Popolamenti da seme caratterizzati dalla presenza di tutti gli stadi di sviluppo. Distinguibili in base alle proporzioni tra le varie classi dimensionali.
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La struttura verticale
S Boschi monoplani

S Boschi biplani

S Boschi stratificati

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Le strutture orizzontali (tessitura)


I tre modelli fondamentali della distribuzione spaziale degli individui di una popolazione

S=

S(x-x) ______ (n-1)

Uniforme (s=0)

Casuale (s=1)

Aggregata (s> 1)

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Strutture esemplificative - 1

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Strutture esemplificative - 2

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Strutture esemplificative - 3

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Strutture esemplificative - 4

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Strutture cronologiche/dimensionali
S Bosco coetaneo (o coetaneiforme)
N/ha

Diam

S Bosco disetaneo (o disetaneiforme)


N/ha

Diam
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Descrittori quantitativi N/ha


S Densit numerica: numero di piante presenti (totale o per classi) riferito allunit di superficie. S Non sono considerati i valori dimensionali delle singole unit.

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Altri indici di densit


S Copertura:
Percentuale di terreno coperto dalla proiezione delle chiome delle piante arboree.

S Leaf Area Index:


Superficie fogliare globale delle piante arboree.

S Area basimetrica:
Somma delle superfici trasversali dei tronchi (misurata generalmente a 1.30 m da terra) presenti nellunit di superficie.

S Indici di densit globali: Hart Becking, Reinecker, Crown


Competition Factor

S Indici di densit individuali (indici di competizione):


CC60, Hegyi, Spurr, Lorimer
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Principali grandezze dendrometriche


S Area basimetrica a ettaro (m/ha):
G/ha =

i=N i=1

di

410.000

S Diametro medio (cm):

Dm =

G/ha410.000 N

S Altezza media (m)


Hm = Valore di altezza dellalbero di diametro medio.

S Coefficiente di forma (-)


F = Volume del fusto/Volume del cilindro avente diametro D e altezza H

S Volume a ettaro (m/ha):


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V/ha = G/haHmF
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Curva ipsometrica
H(m) 35 30 25 20 15 10 5 0 0 10 20 30 40 50 Diam (cm)
y = 9.6015Ln(x) - 9.6886 R 2 = 0.8708

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Distribuzioni diametriche
N/ha
100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Totale D

Distribuzione totale e distribuzione piante dominanti

Diam (cm)

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Incrementi & distribuzioni diametriche


(Westoby, Westoby, 1984)
N(x) x Ic(x) N(x)

Aumenta il valore medio


x Ic(x) N(x) x

Aumenta il valore medio e la deviazione standard


x Ic(x) N(x) x

Aumenta il valore medio, la deviazione standard e lasimmetria


x Ic(x) N(x) x

Aumenta il valore medio, la deviazione standard, lasimmetria e la curtosi


x

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4. GLI INTERVENTI SELVICOLTURALI
La ceduazione La conversione I diradamenti I tagli di rinnovazione I tagli a scelta

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Teoria della matricinatura - Funzioni


S Disseminazione S Produzione legname da opera S Protezione S Paesaggio

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Teoria della matricinatura vigoria


1 4
(Bernetti, 1987)
Matricine poco vigorose tendono ad accrescersi lentamente ed essere confuse con gli altri polloni alla fine del turno successivo 1= t0 (prima del taglio) 2 = t0 (dopo il taglio)

3 = t0 + 5 anni 4 = t0 + t (prima del taglio) 5 = t0 + t (dopo il taglio)

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Matricinatura nel ceduo composto


Numero di matricine a ettaro nei cedui francesi della prima met del XX secolo SAllievi SModerni SAnziani SBisanziani SVecchie scorze (I turno) (II turno) (III turno) (IV turno) (V turno) 30-80 9-35 13-25 0-10 0

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Effetti matricinatura intensiva


Effetti di una matricinatura intensiva su cedui a prevalenza di specie eliofile (Bernetti, 1987)

t0

t1 = t0 + 5

t2 = t0 + 15
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Effetti matricinatura intensiva (Perrin, Perrin, 1956)


Come stato gi detto, le foreste a ceduo composto per cui esista un piano di matricinatura sono molto rare. Per molte foreste, la sola norma assestamentale rappresentata da un vecchio decreto che stabilisce il turno e la superficie massima delle tagliate. Dal punto di vista colturale, questa ordinanza del 1827 riporta quasi senza modificarle le disposizioni dellordinanza reale del 1669 che prevede il rilascio di 50 allievi per ettaro nelle foreste demaniali (di 40-60 allievi nelle foreste comunali) e prescrive il rispetto dei Moderni e degli Anziani finch non sono deperiti e non pi in condizioni di poter prosperare fino al nuovo turno. Lapplicazione letterale di questo testo condurrebbe rapidamente la matricinatura (e LORENTZ lo aveva gi fatto notare) ad una densit esagerata capace di accelerare la regressione delle querce. Sebbene non abrogato formalmente, questo decreto non pi applicato da molto tempo, se mai lo stato. Nella quasi totalit delle foreste il selvicoltore gode di una libert di azione e di giudizio che non trova riscontro in altre operazioni e che rasenta larbitrio. Considerato dai pratici lavoro facile e noioso, la scelta delle matricine in realt unoperazione molto delicata la cui esecuzione, buona o cattiva, pu con un sol colpo migliorare o deteriorare la foresta per la durata di pi turni, compromettendo anche in modo grave lulteriore reclutamento. E dunque deplorevole che molti proprietari o amministratori scarichino su personale insufficientemente istruito o sperimentato questo difficile compito.
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Effetti matricinatura intensiva (Perrin, Perrin, 1956)


Questa tendenza alla scomparsa delle specie pi preziose dai nostri cedui composti (e le specie secondarie si comportano analogamente ciascuna secondo il suo temperamento), costituisce una grave minaccia per lavvenire. E pi accentuata nelle foreste di propriet pubblica che in quelle private, perch i proprietari privati si sono comportati in modo meno conservatore dei forestali dello Stato, ma presente ovunque. Non c altro rimedio che limitare limportanza della matricinatura e praticare delle ripuliture a favore dei soggetti da seme, come del resto preconizzavano i nostri vecchi maestri; ma raramente si sono seguiti in pratica i loro saggi consigli. Certe foreste sono giunte al limite della catastrofe e si impongono misure radicali per consentire il ritorno delle querce.

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Effetti matricinatura intensiva (Perrin, Perrin, 1956)


Le difficolt determinate dalla concorrenza dei polloni e dalla copertura delle martricine allinsediamento e allaffermazione dei soggetti da seme nei cedui composti con matricinatura regolarmente distribuita e lasciati a s senza alcuna cura nellintervallo fra i tagli, appaiono come un vero e proprio fattore letale che compromette lavvenire della foresta al punto da far sorgere dei dubbi sulla validit stessa della forma di governo, Ma per colpa di quella negligenza tanto diffusa quanto inconcepibile per cui ci si astiene da mettere in opera dei provvedimenti peraltro preconizzati da molto tempo sia dai teorici che dai pratici, che tanti dei nostri cedui composti vanno in rovina.

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Matricinatura per gruppi

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Matricinatura per gruppi


S Maggiore differenziazione dellambiente S Creazione/Valorizzazione di nicchie ecologiche S Calibrazione delleffetto di protezione S Minore impatto paesaggistico S Maggiori potenzialit per la produzione di legname pregiato S Maggiore vigoria delle matricine S Maggiori garanzie per la rinnovazione di specie eliofile S Maggiore biodiversit (pi ecotoni) S Maggiore professionalit degli operatori

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Conversioni
S Conversione ceduo fustaia
Rinfoltimento Metodo della matricinatura progressiva Metodo della matricinatura intensiva Metodo del taglio di avviamento Metodo dellinvecchiamento Conversione naturale

S Conversione fustaia - ceduo

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Conversione tramite matricinatura progressiva


(Amorini e Fabbio, Fabbio, 1991)
(1) Ceduo prima del taglio (4) Ceduo dopo il taglio

(2) Ceduo dopo il taglio

(5) Ceduo prima del taglio

(3) Ceduo prima del taglio

(6) fustaia di origine agamica

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Conversione tramite matricinatura intensiva


(Amorini e Fabbio, Fabbio, 1991)

(1) Ceduo prima del taglio

(4) Ceduo dopo il taglio

(2) Ceduo dopo il taglio

(5) Ceduo prima del taglio

(3) Ceduo prima del taglio

(6) fustaia di origine agamica

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Conversione tramite taglio di avviamento


(Amorini e Fabbio, Fabbio, 1991)
(1) Ceduo prima del taglio (4) primo diradamento fustaia

(2) taglio di avviamento

(5) fustaia di origine agamica

(3) fustaia di origine agamica

(6) secondo diradamento fustaia

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Fustaie di origine agamica - Apparati radicali


(Amorini et al., 1988)

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Diradamenti
S Sistema
geometrico non geometrico

S Tipo
dallalto dal basso selettivo

S Intensit
debole medio forte

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5. PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI SELVICOLTURALI
La normativa in Umbria I progetti di taglio La pianificazione forestale I rilievi La martellata

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L.R. Umbria 28/01 trattamento cedui


SSuperfici inferiori a 5 ha SConversioni per taglio di avviamento SCedui con et inferiore al turno massimo SMatricine singole o a gruppi conformemente al R.R. 7/02 STrasformazione cedui composti SAltri interventi

Interventi con comunicazione Interventi soggetti a autorizzazione


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L.R. Umbria 28/01 trattamento fustaie


Fustaie coetanee STagli intercalari
Sfolli Diradamenti boschi giovani Diradamenti boschi adulti

STagli di rinnovazione (con tagli successivi)


Taglio di preparazione Taglio di sementazione Tagli secondari Taglio di sgombero

STagli di rinnovazione (con taglio a buche)


Interventi con comunicazione Interventi soggetti a autorizzazione
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L.R. Umbria 28/01 trattamento fustaie


Fustaie disetanee STaglio colturale
Per piede dalbero* Per gruppi*

Fustaie irregolari
S diradamenti e tagli di rinnovazione in nuclei coetanei* S tagli colturali in nuclei disetanei*

* con progetto di taglio


Interventi con comunicazione Interventi soggetti a autorizzazione
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Progetto di intervento (progetto di taglio)

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Progetto di intervento (progetto di taglio)

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Progetto di intervento (progetto di taglio)

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Progetto di intervento (progetto di taglio)

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Livelli di pianificazione forestale


SPiano Forestale Regionale SPiano Forestale Territoriale o piano forestale comprensoriale SPiano di gestione forestale SPiano Pluriennale dei tagli

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Piani di gestione forestale impostazione del lavoro


S Raccolta materiale e informazioni storiche S Prima suddivisione particellare S Rilievi in campo S Definizione particelle S Definizione comprese S Elaborazione dati S Piano dei tagli e interventi
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Piani di gestione forestale indice di massima


1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. DESCRIZIONE DELLAMBIENTE E DEL TERRITORIO PRESENTAZIONE DEL COMPLESSO ASSESTAMENTALE COMPARTIMENTAZIONE E RILIEVI ASSESTAMENTO DELLE CLASSI COLTURALI PROSPETTI RIEPILOGATIVI DELLE PARTICELLE PROSPETTI RIEPILOGATIVI DELLE CLASSI COLTURALI PROSPETTI RIEPILOGATIVI DEL COMPLESSO ASSESTAMENTALE 8. RASSEGNA MATERIALE DOCUMENTARIO E BIBLIOGRAFICO 9. PIANO DEGLI INTERVENTI 10. Allegati cartografici 11. Registro degli interventi

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I rilievi forestali per i progetti di taglio


RILIEVI SU AREE DI SAGGIO - Aree circolari (o rettangolari) - Dimensioni:
- almeno 400 m per piante piccole - almeno 1.000 m per piante grandi

RILIEVI RELASCOPICI Attributi da rilevare:


- Specie e diametro (su tutte le piante nellads) - Altezza (su un campione rappresentativo di circa 30 piante) - almeno 400 m per piante piccole - almeno 1.000 m per piante grandi

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Esempio di piedilista
Per rilievi su aree di saggio

Bosco_ __________________ Area di saggio n. _________ Rilevatore ________________ Data _____________________ Rads = _________________ Tipologia rilievo: matricine polloni

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Esempio di piedilista
Per rilievi relascopici

Bosco_ ____________________ Area relascopica n. _________ Rilevatore __________________ Data _______________________ Banda = ____________________ X = ________________________ Y = ________________________

Nprogr.
1 2 3 4 5 6 7

Specie

Diametro

Altezza

Dendrotipo

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4. LA SELVICOLTURA PROSSIMA ALLA NATURA
Lassociazione Pro Silva

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Pro Silva Europa


S S S S Nascita di Pro Silva Europa 1989 Numero Paesi associati 21 Numero soci 4.000 circa Attivit:
incontri tecnici in bosco convegni internazionali linee guida generali Pro Silva Europa una federazione delle associazioni nazionali www.prosilvaeurope.org
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Pro Silva Italia


S E nata a Trento nel 1996 S E unassociazione di tecnici, pubblici e privati, ricercatori, proprietari forestali, boscaioli... S Riunisce circa 150 associati S E organizzata in gruppi interregionali

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Considerazioni generali
S Le esigenze della societ cambiano pi rapidamente di quanto possa fare il bosco S Boschi flessibili per soddisfare la societ quando manifesta un bisogno S Ci sono pi categorie di persone che chiedono benefici al bosco S Ci che oggi un bosco produttivo domani potrebbe essere un parco e viceversa

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Cosa promuove Pro Silva?


S armonia tra economia ed ecologia nelle interazioni tra uomo e foresta S mantenimento o miglioramento dellequilibrio dinamico dellecosistema S gestione attenta allintero ventaglio di benefici ottenibili dai boschi (multifunzionalit a piccola scala)

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Aspetti del bosco considerati


S Aspetti bioecologici
diversit strutturale, compositiva, genetica, cicli biologici, effetti ambiente circostante

S La protezione
suolo, specie, aria, acqua, paesaggio, habitat, biodiversit...

S La produzione
Fertilit, cicli naturali, continuit dellecosistema

S Aspetti culturali
attivit turistiche, ricreative, tradizioni, consuetudini

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Funzionalit ricercate
S La funzione bioecologica prioritaria
La funzionalit bioecologica costituisce la premessa indispensabile per conseguire in maniera efficace e duratura anche le altre funzioni

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Lapproccio selvicolturale
S Pro Silva promuove una selvicoltura prossima alla natura.
Ci significa che cerca di riconoscere e integrare nella gestione le dinamiche che si manifestano spontaneamente in foresta in modo da conseguire i benefici richiesti cercando di ridurre gli apporti energetici esterni.

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Gli interventi selvicolturali


S Non viene escluso nessuno degli interventi selvicolturali conosciuti poich ognuno...
...pu rivelarsi utile a valorizzare il potenziale di un bosco; ...pu favorire la conservazione o il ritorno di specie e relazioni nellecosistema; ...pu rendere lecosistema pi adatto a rispondere in tempi brevi alle sollecitazioni della societ.

S Non quindi nelle tecniche che si distingue Pro Silva, ma nel modo in cui queste vengono applicate.

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Gli interventi selvicolturali (2)


Labbattimento di un albero non dipende dalla sua et, ma dalle caratteristiche individuali e/o dal ruolo che svolge nel bosco. SAspetti considerati
vitalit dimensioni ruolo svolto nellecosistema presenza o sporadicit della specie educazione protezione possibile evoluzione nel medio-breve periodo

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Gli interventi selvicolturali (3)


S Valutando le caratteristiche e il ruolo di ogni albero viene abbandonato il concetto di turno e diviene invece preminente la cura del bosco, con interventi puntuali o localizzati scelti al fine della multifunzionalit e della continuit dei benefici ottenibili S Con questo approccio in una stessa particella possono essere impiegati contemporaneamente diversi tipi di intervento nellottica di effettuare sia lutilizzazione commerciale che le cure colturali (es. sfolli, diradamenti, aperture per la rinnovazione...)

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Alcuni effetti degli interventi


S Dosare opportunamente la quantit di luce che giunge a terra S Favorire la creazione di ambienti di vita diversificati per specie vegetali ed animali

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Applicazione principi Pro Silva


Secondo la dichiarazione finale del Congresso internazionale di Pro Silva Europa di Apeldoorn ... ...i Sistemi selvicolturali prossimi alla natura possono essere applicati a tutte le specie e partendo da tutte le fasi di sviluppo dei popolamenti forestali...
In altre parole... ogni bosco, anche se con interventi, risultati e tempi di risposta diversi, pu essere gestito secondo un approccio prossimo alla natura, orientato alla multifunzionalit e alla flessibilit di gestione
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Bisogner scegliere ogni volta:


S Gli interventi pi opportuni in relazione alle caratteristiche ecologiche del bosco e alle potenzialit che in esso necessario conservare e/o sviluppare; S I tempi di ritorno adeguati tra un intervento e quello successivo (che possono essere anche variabili).
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I problemi...
S Difficolt a superare il concetto di turno e la rigidit dellintervento sulla base delle norme attuali; S Scarsa esperienza sullapplicazione di una selvicoltura prossima alla natura in boschi appenninici e mediterranei; S Necessit di una elevata professionalit (sensibilit) a tutti i livelli (politico, amministrativo, progettuale, operativo...).
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