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SOMMARIO

01- GENNAIO 2009

Impariamo a convivere con il terremoto pag. 04 Viaggio nel Vietnam: un aiuto concreto ai bambini disabili pag. 08 pag. 14 pag. 20 pag. 24

Lespansione culturale nella valle del Po Da Costantino V alle celebri dinastie di organari Le prime osterie che fecero di Modena citt duva e di vino Nelle pagine del Risorgimento spicca la storia di Giovanni Corti Vescovo di Mantova SantAntonio nella millenaria civilt contadina Lultima sfida vinta nel cuore della Germania musicale Attilio Pavesi, il ciclista che fece innamorare la diva Anita Page (e infuriare il duce...) Le ricerche di Renato Biasutti sulla casa rurale Nella casa museo la storia e larte di Pietro Guizzardi Le fiabe di Anna Maria DallAglio e le favole di Giuliano Bagnoli Un p di brio per lanno nuovo!

pag. 28 pag. 32 pag. 34

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pag. 38 pag. 42 pag. 44 pag. 48 pag. 51 pag. 53 pag. 55 pag. 59 pag. 62 pag. 65

Pip...guai in vista! Collezionare: larte in anteprima Andiamo al cinema Profilo Donna a favora dellAISM Il Giaguaro ha potenziato gli artigli
IN COMUNE Mensile di informazione, attualit, cultura e spettacolo del territorio Direttore responsabile:

Ivano Davoli

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Editore: Servizi Editoriali Padani Societ Cooperativa Via dei Mille. 13 - Cremona Stampa: Igep Pizzorni Cremona Registrazione Tribunale di Cremona n 381 del 23/03/2002 Redazione e Poligrafia: via Edison 14/a - 42100 Reggio Emilia Pubblicit: Edit 7 srl - Via Pasteur 2 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 331299 - Fax 0522 392702 Progetto grafico: www.adv-re.com

PRIMO PIANO

Impariamo a convivere con il terremoto


Nelle nostre zone la terra trema spesso, ma la pericolosit e bassa. I consigli di Doriano Castaldini docente di geologia allUniversit di Modena e Reggio
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vere un terremoto in A Italia come avere un incidente nel traffico. Noi

percepiamo solo oltre la magnitudo 2.5, quelli che potremmo definire gli incidenti stradali. Ma ci sono una moltitudine di tamponamenti non resi noti, se non alle assicurazioni (che in questo caso sarebbero i tecnici). A parlare Doriano Castaldini, docente di Geologia alluniversit di Modena e Reggio Emilia ed esperto di terremoti, che conferma unidea inquietante: la terra trema, e lo fa piuttosto spesso. Ma gli abitanti dei ter-

ritori tra Modena, Parma e Reggio Emilia possono dormire sonni tranquilli, perch la zona a bassa pericolosit sismica, anche se alcune aree salgono ad un livello medio, soprattutto verso la montagna. Lunica reale forma di protezione da questo tipo di evento leducazione ai terremoti, come spiega il docente dellateneo modenese, in molti si fanno male solo perch non sanno come comportarsi e le persone si riversano in strada in preda al panico. Occorre invece restare calmi e mettersi sotto tavoli o scrivanie e attendere di uscire dalledificio in maniera ordinata. Di eventi la storia ne registra parecchi, ultimo quello del 23 dicembre scorso, quando alle 16,25 un attimo interminabile ha fatto correre i cittadini fuori da uffici e palazzi: leternit di quella vertigine, di quellondata che ha mosso la terra e che si pu riassumere in un paio di secondi, bastata a creare il panico.

di Anna Ferri

Nella foto Grande a sinistra la Chiesa di Pigneto a Prignano. Sotto a sinstra Prof. Doriano Castaldini, a destra la chiesa di Selvapiana.

Il terremoto avvertito dai cittadini alle 16,25 stato preceduto da una scossa alle 16,18, con una magnitudo 3.4, e successivamente, verso le 23, una successiva scossa con una magnitudo 4.7, spiega Castaldini. Ma la sequenza dei sismi successivi lunghissima, gli ultimi sono stati registrati ieri (6 gennaio, ndr). Si tratta di un fenomeno naturale, linterno della terra che sta riacquistando il suo equilibrio. La scossa, con una magnitudo 5.2 ed epicentro tra Parma e Reggio Emilia, stata localizzata nel distretto sismico di Frignano, in quella zona che storicamente ha subito gli effetti di numerosi eventi, come il terremoto del 1818 o del 1873, che hanno visto una magnitudo praticamente identica, e grazie alla sua profondit, circa 26 km, stato sentito in un territorio molto ampio. E se il territorio, secondo i dati forniti dallIstituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), periodicamente colpito da eventi simili a quello di dicembre, la storia racconta che non ci sono scosse con una magnitudo particolarmente alta, anche se fatti del genere non sono da escludere. E la scossa percepita dai cittadini non stata altro che una delle numerose avvenute in quei giorni, le cui due maggiori sono state alle 23.58 e a mezzanotte e trentasette del 23 e del 24 dicembre. La zona di Modena, come quella di Parma e Reggio Emilia, ricade tra unarea a bassa e una a media pericolosit sismica, commenta Castaldini. A Mo-

dena la maggior parte comunque a bassa, mentre la media si pu collocare nellarea tra Vignola, Sassuolo e il reggiano e poi nellalto Appennino verso Frassinoro, perch risente della vicinanza con la Garfagnana, una zona molto sismica. Nel 1920 ci fu un terremoto di una magnitudo 6.5 paragonabile a quelli del Friuli del 1976. A Reggio la zona a media pericolosit

quella in montagna e del distretto ceramico, sempre al confine con la Garfagnana, mentre a Parma si tratta dellarea della Val dEnza. Per raccontare i terremoti si deve andare indietro di secoli addirittura fino al 1346, con una magnitudo tra 6 e 7, per poi arrivare al 1501, con una scossa molto forte che ha avuto epicentro nel margine dellAp-

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PRIMO PIANO

pennino, nella zona tra Sassuolo e Vignola, con unintensit pari ad 8. Se facciamo un salto fino al Novecento, arriviamo al 1996, racconta il docente, con il terremoto che ha avuto epicentro a Correggio la cui origine nella struttura appenninica che continua fino al Po, anche se noi non la vediamo. Queste pieghe contengono delle rotture che quando si riattivano danno vita proprio ai terremoti. La scossa sismica di dicembre 2008 deriva dal margine dellAppennino. Per questo ultimo terremoto, superiori alla magnitudo 2.8 di scosse ne sono state registrate 15, di cui una proprio il 6 gennaio. Imprevedibile e fuori controllo, il terremoto da sempre spaventa gli esseri umani (e gli animali), ma per gli italiani non pu essere considerato un evento straordinario. Il territorio tra Modena, Parma e Reggio Emilia a bassa pericolosit, spiega il

docente, ma limportante valutare la risposta locale: in montagna, vicino a scarpate o crinali, si registra unamplificazione della sismicit. Una scossa pu infatti riattivare un movimento franoso, perch il sottosuolo di natura argillosa, mentre altre localit risultano meno sensibili perch poggiano sullarenaria. Insomma, per valutare un terremoto bisogna conoscere le diverse caratteristiche della zona interessata, perch se impossibile prevenirli, si possono comunque definire le aree pi soggette a questo rischio. In questa area non ci sono mai stati terremoti distruttivi, continua Castaldini, infatti definita a bassa o media pericolosit. La magnitudo massima sentita fino ad oggi di 7, mentre per distruggere palazzi si deve toccare la magnitudo 7,5 o 8. Con una magnitudo 5.1 al massimo cade qualche calcinaccio. 07

REPORTAGE

Viaggio nel Vietnam: un aiuto concreto ai bambini disabili Uno dei progetti di solidariet internazionale sostenuti nel 2008 e 2009

Uno dei progetti di solidariet internazionale sostenuti nel 2008 e 2009 da Boorea, la societ creata da 36 cooperative aderenti a Legacoop Reggio Emilia per fare cooperazione internazionale e solidariet sul territorio, quello per i bambini disabili a Bac Giang City, in Vietnam, a pochi chilometri dalla capitale Hanoi.

Quello che segue il resoconto di Patrizia Santillo, presidente di GVC, la ONG Emiliana che sta realizzando lintervento in Vietnam anche grazie a un cofinanziamento della Commissione Europea. Boorea ha gi destinato al progetto i primi 10.000 euro, grazie allincasso della Grande Cena che si tiene ogni anno a Correggio (RE). scendo dallaeroporto di Hanoi, dove ci attendono i cooperanti di GVC, Andrea e Diana, si colpiti da 2 cose: un cielo plumbeo, segno

della stagione delle piogge, che emana una umidit soffocante, una miriade di persone che con ogni mezzo di trasporto auto, ma ancor pi motorino, bicicletta, risci- percorrono, indaffaratissimi, il viale che dallaeroporto porta al centro citt. E limmagine del Vietnam di oggi, dove nessuno perde tempo, e anzi si ingegna con ogni risorsa disponibile a generare reddito. Cos convivono i negozi pi moderni con i mercatini tradizionali, le piccole imprese familiari che coltivano riso sfidando le alluvioni, con

di Patrizia Santillo foto di Ivan Soncini

le grandi imprese in piena modernizzazione. I Vietnamiti, forti della loro tenacia, non si perdono danimo di fronte a nulla: nelle campagne donne anziane con il volto segnato dal sole e la schiena curva, i piedi nellacqua, sorridono guardando il loro riso, la fonte della sussistenza familiare; nella citt giovani ragazze in un buon inglese accolgono i turisti nei migliori alberghi, nelle banche e negli uffici di accoglienza al pubblico. Un turismo in crescita, che oggi pu coniugare il livello di con09

REPORTAGE
cap a Bac Giang, a 60 km da Hanoi.Secondo lultima indagine condotta dal Ministero della Salute vietnamita, il 5,2% della popolazione totale (circa 4.150.000 persone) disabile; di questi, circa il 30% (1.245.000 persone) necessitano cure di riabilitazione. Il numero dei bambini disabili di circa 582.400, tra questi moltissimi sono nati malformati a causa della diossina, nonostante la guerra sia finita da 30 anni. La mancanza di servizi per i bambini disabili e la tendenza culturale nella societ vietnamita a nasconderli costringono i membri della famiglia, di solito la madre, a restare a casa. Ci aumenta drammaticamente la vulnerabilit del nucleo familiare e fa diminuire le possibilit di reddito. Nonostante il paese abbia ottenuto un progresso significativo nella riduzione della povert, assieme al miglioramento e allestensione del sistema sanitario alla maggioranza della popolazione, i servizi per i bambini disabili sono estremamente limitati e spesso il peso delle cure rimane allinterno della famiglia. Obiettivo primario del progetto GVC contribuire allintegrazione sociale di persone con disabilit fisiche e alleviare la povert delle famiglie con bambini disabili. Saranno quindi realizzati 7 centri per la riabilitazione dei bambini disabili e si svolgeranno attivit di formazione e aggiornamento del personale sanitario. Il centro principale, capace di accogliere 150-170 bambini, sar a Bac Giang City e servir anche da centro di formazione. Gli altri 6 centri minori saranno a livello distrettuale, con una capacit di circa 80-90 bambini ciascuno. I centri forniscono un servizio

A sinistra Ivan Soncini, presidente di Boorea e autore delle foto, e un bambino vietnamita. A destra nelle foto grande alcuni bambini di Bac Giang assistiti dal progetto

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fort con le bellezze di questo Paese: la pagoda dei profumi, la citt imperiale di Hue, la baia di Ha Long. Secondo lo stile sobrio di GVC, noi siamo alloggiati in un piccolo ma pulito albergo di Hanoi, costruito secondo la tradizione vietnamita, stretto e alto, 4 piani, lascensore non c. Siamo tanti, i responsabili di GVC e gli amici di Boorea, loccupiamo quasi tutto, come essere in famiglia, ci danno

la colazione che i nostri stomaci sono abituati a reggere, ci fanno usare internet per leggere la posta, e alla sera quando rientriamo non ci dicono nulla se dobbiamo scavalcare i ragazzi della reception che dormono per terra nella piccola hall dentrata. I vietnamiti, sempre cortesi, apprezzano chi porta loro valuta , investimenti e solidariet. Il progetto del GVC a favore dei bambini portatori di handi-

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REPORTAGE

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diurno che permette ai genitori dei bambini di lavorare e di conseguenza di ampliare il mercato del lavoro. Questi centri si appoggiano ai centri sanitari gi esistenti nella citt e nei suoi distretti. Sono dotati delle attrezzature adatte per portare avanti la terapia riabilitativa. Le infrastrutture saranno migliorate e ampliate secondo le necessit e saranno

migliorate anche le condizioni di lavoro del personale sanitario locale, qualificandone le competenze, sui metodi innovativi per affrontare la disabilit. Si calcola che il numero totale dei beneficiari sia di 2032 persone di cui: 693 bambini disabili affetti da gravi handicap motori; 1339 membri di nuclei familiari con bambini disabili che parteciperanno al

programma riabilitativo e 120 unit di personale sanitario e assistenti sociali che parteciperanno alle attivit di formazione. A Bac Giang incontriamo le autorit locali che hanno voluto questo progetto perch conoscono le esperienze italiane in materia di riabilitazione e dintegrazione, sanno che il progetto necessita di molte ri-

TAM BIET VIETNAM, HEN GAY TRO LAI!: ARRIVEDERCI VIETNAM, E A PRESTO!!

sorse e, da parte loro, assicurano una propria quota di partecipazione, coinvolgendo le associazioni degli imprenditori, le locali camere di commercio, e le autorit sanitarie locali. Incontriamo i bambini che ora sono presenti nel centro pi grande, gli educatori ed il personale. I locali sono degradati, semi vuoti, poveri di materiali didat-

tici, ma quello che c tenuto bene, custodito sotto un nailon perch non prenda polvere; ai bambini viene spiegato che presto i loro amici italiani monteranno palestre, costruiranno i bagnetti, metteranno in quegli stanzoni tanti giocattoli utili al loro apprendimento. Sono bambini che non hanno mai visto nulla di ci di cui noi possiamo disporre, ma ci credono, e la loro fiducia ci infonde un gran senso di responsabilit e anche di coraggio. Con laiuto degli amici di Boorea possiamo farcela.

Come aiutare il progetto per i bambini disabili in Vietnam On line con Carta di Credito: tramite il sito www.gvcitalia.org In Banca: BANCA ETICA: codice IBAN: IT 21 A 05018 02400 000000101324 in POSTA: C/C 000013076401 Per ulteriori informazioni sul progetto: GVC, via dellOsservanza 35/2, Bologna (tel. 051585604) e Boorea, via Gandhi 8, Reggio Emilia (tel.0522299278)

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STORIA

Lespansione culturale nella valle del Po


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Una vecchia controversia


qualcuno ricorder F orse che il mese scorso raccontavo del dibattito infinito (tra archeologi, linguisti, genetisti, geografi, geopolitici, antropologi e storici) che oppone due tesi opposte: diffusionismo (un modello oggi m o l t o i n vo g a ) c o n t r o invasione o migrazione (un modello tipico della generazione di studiosi a cavallo tra XIX e XX secolo: geografi come Sir Halford Mackinder, archeologi come Gustaf Kossinna, antropologi come Zebina W. Ripley, Giuseppe Segi eccetera). L e n u ove t e o r i e ( d i f fusionismo) sostengono che cambiamenti culturali allinterno delle popolazioni europee, sono dovuti principalmente a espansione culturale piuttosto che a invasioni razziali (la tesi del modello migrazione). Ci sono alcuni territori che sembrano dimostrare oggi la validit del modello diffusionista: lItalia del nord-ovest, la bassa Svizzera e la Gran Bretagna.

Il caso britannico
Scrive uno storico: Malgrado lintensit e la durata, questo influsso [romano ndr] non penetr in profondit i gangli essenziali, materiali e culturali delle societ soggette, nelle campagne soprattutto, ma anche nelle citt. La forza di questa tradizione non attese per manifestarsi limpatto dellesterno delle popolazioni barbare, ma emerse vigorosa non appena le strutture dello stato romano persero forza e non riuscirono pi a contenerla. La sua prima reazione di una certa ampiezza appare in quella che gli storici chiamano la reazione indigenista del Vs.: ripresa

delle antiche tradizioni culturali, ritorno agli antichi modi di vita e di organizzazione sociale, lotta contro gli oppressori romani. In area gallica ed iberica questa lotta si manifest con violenza nelle numerose e successive rivolte che tra la fine del III ed il IV sec. scossero in luoghi e tempi diversi lamministrazione imperiale, attaccando soprattutto il sistema fiscale (rivolte dei bagaudi)Pi in generale, il finire dellimpero romano vede lemergere di identit locali.1 Tipico, in questo senso, il caso britannico. Scrive Simon James in Peoples of Britain, che il vecchio modello (invasione o migrazione, quello usato anche da Mackinder) completamente superato: La storia dellantica Gran Bretagna stata tradizionalmente raccontata in termini di ondate di invasori sostituenti o distruggenti i loro predecessori. Larcheologia suggerisce che questo quadro fondamentalmente errato. Per oltre 10.000 anni i popoli si sono mossi dentro e fuori della Gran Bretagna, talvolta in numero sostanziale, eppure c sempre stata una continuit di base della popolazione. Il patrimonio genetico dellisola cambiato, ma pi lentamente e molto meno completamente di quanto implicato dal vecchio modello invasione, e la nozione di migrazioni su larga scala, che una volta era la chiave per spiegare il cambiamento nellantica Gran Bretagna, stato largamente discreditato. La sostanziale continuit genetica della popolazione non preclude profondi cambiamenti in cultura ed identit. E effettivamente piuttosto comune osservare in una popolazione un importante cambiamento culturale, inclusa ladozione

di Paolo A. Dossena

A sinistra, popoli e imperi in et ellenistica: la Valle del Po spartita tra Liguri, Celti e Veneti (gli etruschi sono gi scomparsi). Fonte: "Grande Atlante Geografico e Storico"; Utet, 1991. A destra, A. Piazza, autore di L'eredit genetica dell'Italia antica, Le scienze, ottobre 1991 (fonte: internet).

di identit totalmente nuove, con poco o nessun cambiamento geneticoGli stereotipi fisici regionali che oggi ci sono familiari, un modello largamente ritenuto essere risultato dalle invasioni post-romane di anglo-sassoni e vichinghi gente dai capelli rossi in Scozia, gente piccola e dai capelli scuri in Galles e alti magri biondi nellInghilterra del sud esistevano gi ai tempi romani. In quanto rappresentanti la realt, essi attestano forse il popolamento post-glaciale della Gran Bretagna, oppure i primi agricoltori di 6000 anni fa.2 Gi nel 1939 lantropologo fisico C. S, Coon scrive che il materiale scheletrico celtico dellEuropa mostra che la sottomissione al dominio romano non fece nulla per cambiare il tipo fisico di questo particolare popolo, i celti.3 Secondo C. T. Smith Smith: Lemigrazione da Roma o dallItalia era spesso esigua rispetto a quella dei popoli indigeni ma la legge romana, la lingua, i costumi e le tradizioni furono in varia misura assimilati o imposti.4 Venendo alle isole britanniche, secondo Renato Biasutti il locale tipo fisico nordico preesistente linvasione dei sassoni (avvenuta nel medioevo, con la caduta dellimpero romano,

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STORIA

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e che avrebbe dato allInghilterra la sua lingua). Soprattutto, dice Biasutti, questo tipo umano non fu modificato dai romani: NellInghilterrai crani di et romana (i cosiddetti Romano-Bretoni) mostrano un carattere che ora molto diffuso nel tipo nordico: la dolicocefalia associata a uno scarso diametro verticale.5 Per Biasutti i primi (ancora rari) elementi nordici dellattuale Gran Bretagna sono riconoscibili tra le popolazioni dei Round-barrows neolitici (cos come tra le popolazioni megalitiche della Svezia e della Germania settentrionale).6 Lo stesso dice Julian Huxley: i romani non modificarono la popolazione dellarcipelago britannico.7 Ma quanto detto per la Gran

Bretagna e lEuropa vale persino per lItalia, in particolare per quel territorio compreso tra la Valle del Po e la bassa Svizzera. Proprio questa zona offre la migliore testimonianza di come i metodi di studio di Mackinder siano del tutto superati.

La Gallia Cisalpina e il modello diffusionista


Nellarticolo che avevo pubblicato su questa rivista il mese scorso, raccontavo del popolamento della Valle del Po tra let del bronzo e quella del ferro. I liguri prevalevano nel sud-ovest di questa regione, i celti nel nord-ovest, i reti e i veneti a est. Per concludere questo quadro aggiungo ora che al profilarsi dellinvasione romana, arriver nellItalia settentrionale la popolazione cel-

Le capanne dei Celti sono edifici rettangolari con muri in sasso cementato con terra e tetto a due spioventi con copertura in paglia di segale su orditura di travetti di legno. Presentavano due piani, in quello inferiore vi era la stalla, sopra, il fienile. (fonte: Pieralba Merlo)

tica dei gesati, calata da nordovest (Polibio, Storie, II, 21-23), in aiuto dei celti autoctoni. Inutilmente: la fine del III e linizio del II secolo a.C. vedono la conquista romana di quella che gli stessi romani chiamano Gallia Cisalpina. La Gallia Cisalpina dei romani comprende lintera Italia settentrionale a nord della dorsale appenninica settentrionale. Ed ecco come gli studiosi applicano il modello diffusionista a questa regione: esattamente come in Inghilterra e in qualsiasi altra parte dellimpero romano, le popolazioni locali della Gallia Cisalpina sopravvivono al dominio di Roma. Gi ai tempi della conquista romana Agli altri popoli, quelli transpadani, non fu tolta alcuna parte di territorio.8 Al tempo della conquista roma-

na, conferma M. F. Barozzi, Insubri e cenomani furono posti sotto il potere romano in modo indiretto, mediante la stipulazione di trattati di mutua assistenza militare.9 Inoltre i Romani...non avevano davvero sovrabbondanza duomini, e noi sappiamo che essi furono ripetutamente in difficolt per ripopolare colonie gi esistenti danneggiate dalla guerra...Per queste ragioni non il caso di pensare a stanziamenti di coloni, neppure con assegnazioni vitalizie, nel territorio insubre... limpossibilit di ci dal momento che gli insubri erano alleati.10 Infine, nel 90/89 a. C. alla Gallia Cisalpina e alla regione alpina concessa la cittadinanza latina, cosa che rendeva le comunit celtiche colonie latine senza che ci fosse un effettivo insediamento di coloni: gli stessi abitanti erano equiparati a coloni latini.11 Solo nel 49 d. C. sar concessa la piena cittadinanza romana. Che la popolazione cisalpina fosse rimasta quella originaria lo conferma anche lonomastica: si pensi alle iscrizioni lombarde di Brebbia12 o di Gabbioneta Binanuova, per esempio.13 Quindi come scrive Carlo Cattaneo la stirpe degli Insubri sopravvisse ai romani,14 come ricorda anche Strabone (ca 63 a. C.-24 d. C.) quando dice: Ora sono tutti romani, nondimeno alcuni si dicono umbri, altri veneti, liguri e insubri. Come sappiamo dallarticolo del mese scorso, gli insubri erano una delle pi antiche popolazioni celtiche della Lombardia. Quindi prima ancora dei movimenti delle popolazioni germaniche del V secolo d.C. che distruggeranno limpero, si assiste nella Gallia Cisalpina a

una reazione indigenista celtica (nel nord-ovest) e ligure (attuale Liguria e aree circostanti).15 Infatti larea celtica e larea ligure della Gallia Cisalpina ottengono un certo riconoscimento amministrativo nel basso impero, quando dopo la morte di Teodosio I (395) lItalia occidentale form un unica provincia con a capo Mediolanum (citt etnicamente composita, ma in area celtica). Ma la persistenza celto-ligure fu rilevante ben oltre questo riconoscimento amministrativo.16 A causa della reazione indigenista, Le forme tipiche dellinsediamento celtico e ligure, i villaggi compatti, i vici, che si erano a lungo contrapposti alle villae romane si consolidarono con lindebolimento di queste, e divennero predominanti come sistema dinsediamento. Sia per i liguri che per i celti tornarono a prender vigore politico i legami gentilizi e tribali...i territori di insieme di gentes e di trib riacquistarono significati politico pubblico: riemerse alla luce il pagus, divisione territoriale preromana che ora identificava gli insiemi gentilizi e tribali dei popoli liguri e celti... Sotto un altro aspetto questo ritorno indigeno particolarmente sensibile: la religiosit...il culto delle fonti e degli alberi...un certo culto della madre Idea, ma soprattutto, in corrispondenza al crescente vigore politico del sistema gentilizio, prende forza il culto degli antenati, dei mani.17 Cos scrive anche P. Tozzi: nella lombarda tra Adda e Mincio al cadere dellimpero si ripresentarono tempi favorevoli al rinnovarsi i tendenze e situazioni che i Romani non erano

L. & F. Cavalli-Sforza, autori di Chi siamo, Mondadori, Milano, 1993 (fonte: internet).

riusciti a modificare sostanzialmente.18 La popolazione milanese, lombarda e padana era dunque ancora quella delle origini, celtica: ... Non fu certo caratteristica di Milano antica linfiltrazione di considerevoli elementi allogeni, mentre il substrato della popolazione rimase essenzialmente quello celtico delle origini. Lo dimostrerebbe anche la presenza di alcuni nomi certamente non romani nellonomastica personale del luogo.19 Come nota F. Padda, ancora nel medioevo, nel XIII secolo, si riconoscono le comunit preromane, perpetuatesi fino a quellepoca. 20 Appare quindi evidente che anche i numerosi insediamenti delle popolazioni germaniche (germani di Odoacre, goti, soprattutto longobardi e poi franchi) in Val Padana (V-VI secolo) seguite al crollo dellimpero romano, non hanno modificato il quadro celtico di fondo della popolazione. 17

STORIA
so si tratta invece di aggettivi: bergamasco, comasco, cremasco, ecc., relativamente recenti). E che i toponimi toponimi celtici di epoca romana (galloromani) derivano dai nomi di persona dei propietari (antroponimi), secondo luso romano (presso i celti delle origini il possesso della terra era comunitario). 24) I toponimi galloromani sono in -ano (o -iano) derivazione romana da un nome di gruppo familiare.25 Secondo L. Cavalli Sforza (nato nel 1922, e insegnante della Stanford University, dove dirigeva lo Human Genome Diversity Project) e A. Piazza, geneticamente lItalia rimasta quella dellet del ferro, con un fondo celtico nella Valle Padana occidentale, e ligure nella Valle Padana sudoccidentale.26 C. T. Smith ha scritto qualcosa di simile.27 E una constatazione che si accorda con i dati della linguistica (i dialetti gallo-romanzi del nord-ovest) e della toponomastica.

Conferme della validit del modello diffusionista


La toponomastica lombarda, per esempio, ancora oggi fortemente condizionata da questa tradizione celtica: La terminazione celtica -ago, acum, particolarmente diffusa nella fascia tra il Sesia, il Ticino e lAdda; spesso si presenta diffusa nella forma secondaria in -ate od ato.21 Spesso i locali toponimi celtici del nord-ovest indicano caratteristiche geografiche, pi raramente traggono origine da nomi di animali, piante o divinit.22 Elencarli tutti sarebbe impossibile, esiste comunque al riguardo una vasta bibliografia.23 E tuttavia da rilevare che il suffisco in -asco da attribuire sia ai celti sia ai liguri (ma spes-

A sinistra una delle mappe genetiche di A. Piazza (fonte: L'eredit genetica dell'Italia antica, Le scienze, ottobre 1991). A destra, un treno eurostar (fonte: internet)

Presente e passato
E dal 1957 (trattato di Roma) che la Valle del Po tornata ad essere ci che era allepoca dellimpero romano e dellimpero carolingio: una pietra angolare del processo dintegrazione europeo.

E auspicabile che lo studio di antiche eredit culturali non venga confuso con nazionalismi ed irredentismi, che nel corso di due fratricide guerre mondiali hanno devastato il nostro vecchio continente. Gli scambi commerciali, tecnologici e delle conoscenze in ogni campo sono preferibili agli antichi odii tra Stati nazionali. Moderni ospedali, treni super veloci e nuova scienza informatica possono convivere con lo studio di antiche voci provenienti dal nostro passato remoto: quelle di ho abbiamo parlato oggi e nella puntate dei mesi scorsi (quelle pubblicate tra il numero di maggio 2008 e quello che avete in mano).

Note

1) A.A.V.V. Storia dItalia e dEuropa, Jaca Book, 1978, p. 20. 2) James, S. Peoples of Britain, BBC History. 3) Coon, C. S. The Races of Europe, New York, Macmillan, 1939, p. 190. 4) Smith, Clifford T. An Historical Geography of Western Europe before 1800, Longmans,London, 1967, p. 57. 5) Biasutti, Biasutti, R. Le razze e i popoli della terra, 1967, vol. 1, p. 40. 6) Ibidem, p. 33. 7) Huxley, J. We Europeans, Penguin Books, First Published 1935, Fiftth Impression, 1939, p. 197. 8) A.A.V.V. Storia di Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri per la storia di Milano, 1953, vol. I, p. 169.

9) Barozzi, M. F. I celti e Milano, Edizioni della terra di mezzo, Milano, 1991, p. 106. 10) A.A.V.V, 1953, op. cit., vol. I, p. 169. 11) Barozzi, op. cit., p. 166. 12) A.A.V.V., 1953, op. cit., pp. 176-177. 13) Borsella, G. Lara romana di Gabbioneta Binanuova, Comune di Gabbioneta Binanuova, 2008. 14) Cattaneo, Carlo Lombardia antica e moderna, Sansoni, 1943, pp. 30-31. 15) A.A.V.V., 1978, op. cit., pp. 21-22. 16)Ibidem, p. 21. 17) A.A.V.V 1978, op. cit., pp. 21-22. 18) Tozzi, P. Storia padana antica, Ceschina, Milano, 1972, p. 162. 19) A.A.V.V., 1953, op. cit., vol. I, pp. 288-289. 20) Padda, F. in Pellegrini, G. B. Toponomastica

italiana, Ulrico Hoepli, Milano, 1994. 21) A.A.V.V., 1978, op. cit., p. 21; Cfr Olivieri, D. Dizionario di toponomastica lombarda, Ceschina, Milano, 1961, pp. 21-22. 22) Barozzi, op. cit, p. 116. 23) Barozzi, op. cit; Pellegrini, 1994, op. cit.; Olivieri, 1961, op. cit.; De Blasi, M., Gadda Conti, P. La Brianza, Automobile Club dItalia, 1966. 24) Barozzi, op. cit, p. 116. 25) A.A.V.V., 1978, op. cit., p. 21. 26) Cavalli-Sforza L. & F. Chi siamo, Mondadori, Milano, 1993, p. 336; Piazza, A. Leredit genetica dellItalia antica, Le scienze, ottobre 1991, pp. 62-69. 27) Smith, op. cit, p. 44.

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PRIMO PIANO

Da Costantino V alle celebri dinastie di organari


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on esiste strumento musiN cale pi complesso e completo dellOrgano a canne. Lo troviamo nelle chiese. Il suo suono, da soave a possente, ha contrassegnato i momenti solenni della nostra civilt cristiana nellarco intero della vita umana dalla nascita alla morte. Allocchio distratto di chi lo osserva appare sempre, dal pi povero al pi sfarzoso, nel suo aspetto affascinante con le sue grandi canne in lega di stagno e piombo, bene in vista, e racchiuso in un mobile che va dal sobrio al ricercato, ma pur sempre unautentica opera darte. Le sue origini vengono fatte risalire al III secolo a.c. ma dopo la met del primo millennio entra a far parte del patrimonio delle chiese come strumento liturgico. Una prima testimonianza risale allVIII secolo d.c. quando limperatore Costantino V di Bisanzio dona all ultimo re della dinastia merovingia, Pipino, un organo, poi collocato allinterno della chiesa di Compigne, nella regione della Piccardia. Ha inizio cos una sequenza di modifiche che, nei sei secoli successivi porter lorgano ad assumere le caratteristiche odierne. Dalle leve si passa alla tastiera, semplice e multipla, viene aggiunta la pedaliera e si giunge alla divisione delle sonorit con limpiego dei registri; le canne vengono disposte ordinatamente sul somiere e si ottiene cos la possibilit di inserimento autonomo per ogni singola canna. Il primo grande organo a registri costruito in Italia, e forse in Europa, viene ultimato nel 1475, opera di Lorenzo di Giacomo da Prato, nella chiesa di san Petronio in Bologna, ma altri grandi organari gi operano in Italia tra i quali Domenico di Lorenzo da Lucca e il suo allievo Giodi Tullio Casilli

vanni di Antonio Piffero e, nel secolo successivo Giovanni Battista Facchetti. Gi a partire dal XVII secolo e per due secoli a venire, contemporaneamente al suo sviluppo, prende piede dal 1600 all800 una letteratura musicale ad opera di geni del livello di Girolamo Frescobaldi, Johan Sebastian Bach, Franz Liszt e altri che sullorgano compongono pagine tra le pi vibranti della storia musicale dellumanit. Nella seconda met del secolo XIX questo strumento muta il suo aspetto esteriore, prima contenuto, per assumere grandi dimensioni. Ma, se gli organi a canne hanno dato la possibilit di esprimersi a sommi artisti, non vanno dimenticati gli stessi artisti organari che, operanti in tutta Europa, come in Italia, hanno visto il fiorire di varie scuole. Al di qua delle Alpi fiorisce una scuola organaria che vede in Lombardia la punta di diamante con le famiglie Antegnati da Brescia, i Serassi

da Bergamo. I Lingiardi da Pavia e gli Inzoli da Crema. Ma se queste quattro famiglie rappresentano il top, senza dubbio la stirpe pi importante quella dei Serassi. Il capostipite Giuseppe, nato nel 63 dar vita ad una famiglia di organari che operer inces21

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santemente con successo sino alle soglie del 900. La loro storia vede gli albori a Bergamo nel 1760 con lapertura di un laboratorio per la costruzione organi. I primi tempi, per la qualit del prodotto offerto, gi segnavano lascesa di questa dinastia che, iniziata con Giuseppe pass a suo figlio Luigi e a suo nipote Giuseppe II, il quale, forte della tradizione e delle sue doti personali fu uno degli organari pi famosi della sua epoca. Giuseppe II dar vita a cinque figli, Andrea, Carlo, Alessandro, Federico e Giacomo che di fatto costituiranno qualcosa come una moderna s.n.c. in grado di creare, attorno alla loro attivit, un solido impero economico. Ogni loro lavoro, anche se condotto separatamente, porter la firma Fratelli Serassi a garanzia della qualit, della tradizione e della ricerca di soluzioni innovative sia proprie che di importazione europea. Una collaborazione che diede vita alla maggiore produzione organaria ditalia per quasi un secolo a cavallo tra la fine del 700 e la fine dell800. A continuare la tradizione organaria della famiglia tocc ai figli di Alessandro e Carlo, rispettivamente Giuseppe III, Carlo, Vittorio e Ferdinando i quali, continuando sulla via dei successi ottenuti dal marchio di famiglia chiusero la produzione con la morte di Ferdinando avvenuta nel 1894, dopo aver passato le consegne della grande tradizione organaria familiare al gi capofabbrica dei Serassi, Giacomo Locatelli. Nel 1917 la Locatelli chiude lattivit consegnando al suo capofabbrica Canuto Cornolti il compito di proseguire. Nel 1981 Giacomo Cornolti passa definitivamente le consegne alla ditta Pedrini

di Binanuova in provincia di Cremona, che attualmente produce organi. Le nostre citt sono ricche di testimonianze risalenti ad una delle pi grandi famiglie organare d Italia: grandi strumenti li possiamo trovare a Vailate (CR) nella Chiesa di SS Pietro e Paolo (1849), a S.Bassano (CR), Chiesa S.Trinit (1794), a Casalmaggiore(CR) Chiesa di S.Stefano(1810). Nel mantovano sono presenti a Mantova in S.Andrea (1850), ad Asola in S. Andrea (1823), a Casatico di Marcaria nella Chiesa dei ss. Felice e Felicis-

simo. A Piacenza funzionante un Serassi presso la basilica di di S.Maria di Campagna (1825) e a Castelsangiovanni (PC) nella Collegiata di S. Giovanni (1831). Organi Serassi si trovano a Colorno (PR) in S. Liborio, (1796) a Soragna (PR) nella parrocchiale di san Giacomo (1814), a Vidalenzo di Polesine Parmense (1786), a Parma, in Duomo (1787) e in S.Sepolcro dove lorgano stato recentemente restaurato dalla ditta Giani di Corte dei Frati (Cr). Il duomo di Guastalla (RE) ospita uno stupendo organo Serassi del 1792 mentre un altro del 1867 si trova nella chiesa dei ss. Pietro e Paolo a Pieve di Guastalla . Un Serassi del 1863 si suona tuttora nella chiesa della ss. Annunziata a Lentigione di Brescello (RE) e infine nella parrocchiale di san Michele arcangelo di Novi di Modena perfettamente conservato un Serassi 1851.

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PRIMO PIANO

Le prime osterie che fecero di Modena citt duva e di vino

Modena, citt d'uva e di A vino, si sempre bevuto un po' ovunque. Le prime osterie di cui la storia ci ha lasciato traccia si trovavano, in epoca romana, a met strada tra Modena e Bologna, circa dove poi sorto l'abitato di Castelfranco Emilia, lantico Forum Gallorum. Erano, pi che altro, stazioni di posta ("mansiones"), dove si poteva cambiare i cavalli, riposare e rifocillarsi, seppure sommariamente, bevendo e mangiando. Delle antiche osterie vere e proprie ("cauponae") si sono trovate testimonianze solo archeologiche. Un ingente quantitativo danfore vinarie rinvenuto a Modena, in piazza Grande, nel cuore della citt, lascia ritenere che in quella zona ci fosse unimportante mescita di vino. Strano, quindi, che gli Statuti modenesi del 1327 vietassero, con un linguaggio tardo-latino perfettamente comprensibile, la mescita del vino proprio nelle piazze. Con quel documento che oggi sarebbe definito politicamente corretto, i reggenti della cosa pubblica, pi che altro, volevano salvare le apparenze. Le osterie non potevano essere situate nel cuore della citt perch non era consentito che dessero scandalo, ma era tollerato che ce ne fosse una dietro ogni angolo. Le "tabernae", che poi divennero "tabine", trovarono la loro diffusione nei secoli successivi, sino a divenire luoghi daggregazione di rilevante importanza sociale. Alla fine del XIV secolo, Modena contava poco meno di 50 osterie. Con lo Statuto che abbiamo gi citato, si disponeva che il vino non fosse "fatturato" e che l'aggiunta dell'acqua fosse almeno segnalata al cliente. Dal XVI secolo, giungono sino a noi i primi emblematici nomi di Sandro Bellei

delle osterie. Le insegne sono quelle del "Pellegrino" o dei "Tre Re", con evidente allusione ai magi sotto la cui protezione celeste, a quei tempi, viaggiavano i viandanti che percorrevano le strade romee in cerca dindulgenze verso la meta spirituale di San Giacomo di Compostela. Il documento che riguarda la prima vera osteria modenese datato 1504. Si chiamava "Campana" ed era situata in contrada delle Beccherie, nei pressi dell'attuale piazza XX Settembre. Confinava con un bordello e le ragioni sono pi che evidenti. Gi a quei tempi, Bacco andava d'accordo con Venere. La "Campana", per, non era l'unica osteria. Tomasino Lancillotti, cronista dell'epoca, ricorda il "Cappello" a met dell'attuale corso Vittorio Emanuele, il "Montone" circa all'altezza di piazza Matteotti, il "Biscione", il "Moro", il "Leone", il "Gambero" e il "Pozzo",

che si trovava nella strada dove ubicato il Policlinico. Nei secoli successivi, le osterie proliferarono. Il vino era un "calmiere" sociale. Tanto che un chimico carpigiano, Geminiano Grimelli, a met del XIX secolo, quando un parassita devast i vigneti modenesi, invent un sistema per fare il vino anche senza l'uva. Persino Paolo Ferrari, noto commediografo modenese in lingua e in dialetto, cit note osterie nei suoi lavori, il "Leoncino", le "Diciotto colonne" e il "Puricinella". Il poeta bolognese Giosu Carducci era assiduo frequentatore della trattoria "Grosoli", in via Canalino, dove si faceva mescere il lambrusco che non trovava a Bologna. Alla "Mondatora", nel 1879, fu illustre ospite insieme con l'editore Zanichelli e alcuni noti rappresentanti della cultura modenese dell'epoca. Oggi, purtroppo, le osterie sono state spazzate via dal tramonto

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PRIMO PIANO

del vino come bevanda socializzante. Chi beve per stordirsi preferisce i super alcolici. Il consumo del vino diminuito. Si beve a casa, ma soprattutto al ristorante. L'osteria stata sopraffatta dalle birrerie, i "pub" destrazione inglese. Le vecchie osterie di un tempo, dove il vino era portato in tavola nelle belle bottiglie di pesante vetro nero, che a volte ostentava persino lo stemma dell'oste, sono sparite con l'avvento della televisione, lelettrodomestico che ha ingigantito la pigrizia di chi aveva labitudine di uscire di casa ogni sera. Chi andava allosteria a bere con gli amici un paio di bicchieri della bottiglia giocata ai quattro "segni" di una briscola, oggi resta in casa a sorbirsi Bonolis, Baudo, Bongiorno, Costanzo, Vespa o compagnia cantante. Ce n per tutti i gusti. Le ultime osterie, a Modena, sono state quelle in via Carteria e via Nazario Sauro, che un tempo si chiamava via della Scimmia proprio per l'abbondante presenza di mescite di vino. Ancora oggi, in dialetto, infatti, di chi ha bevuto troppo si dice "L'ha ciap la smmia" (Ha preso la scimmia). Sorprendete che il modo di dire sia simile a He has got the monkey (Ha preso la scimmia), che negli States individua chi in preda a ben altri fumi, quelli della droga. 27

STORIA

12 dicembre 2008 sono ri140 anni dalla morte di I lcorsi Mons. Giovanni Corti, Vescovo di Mantova nel periodo pi difficile della seconda met dellottocento. Egli era nato nella parrocchia di Buccinigo, a Pomerio, una frazione di Erba il 14 aprile 1796, quando la Francia era nel pieno della sua lunga e sanguinosa rivoluzione. Giovanni Corti proveniva da una famiglia numerosa: due fratelli (Ignazio e Paolo) e sei sorelle. Linteriore chiamata al sacerdozio trov un aiuto e un sostegno in ambito alla famiglia anche se numerosa, cos che Giovanni pot studiare a Erba nel collegio Mauri e in seguito nel Seminario. Lo stesso cardinale di Milano Carlo Gaetano Gaisruck, austriaco, ebbe a scrivere di lui: Corti fece con gran profitto e lode i suoi studi nei seminari. Ordinato sacerdote nel 1819 fu presto collocato in cura danime in una parrocchia di campagna e subito dopo fu chiamato come coadiutore nella parrocchia del Duomo di Milano. Il cardinale Gaisruck continuava nelle sue note: Egli si distinse per la sua condotta molto esemplare e per la sua indefessa attivit nelladempimento di tutti i doveri di cura danime per cui si merit ovunque la stima e affezione dei superiori e parrocchiani. Per questo nel 1828 Giovanni Corti viene promosso a reggere la parrocchia di Besana Brianza. Qui dispieg una gran mole di attivit pastorale, bruciando le sue migliori energie culturali e spirituali, constatando subito che il clero per quanto disponibile e pronto era troppo scarso e inabile al bisogno. Fra le sue primarie attenzioni, la catechesi. Non trascur la predicazione preparandola minutamente, affidandosi alla spontaneit del dire, basata sulla sua prodigiosa memoria. Pot ingrandire la chiesa di Besana che al suo arrivo aveva trovata ormai fatiscente, quasi prossima a cadere. Con laiuto

Nelle pagine del Risorgimento spicca la storia di Giovanni Corti Vescovo di Mantova
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della Fabbriceria provvedeva allampiamento dellintero edificio, rispettandone la precedente struttura e la collocazione prospiciente la piazza.

Vescovo di Mantova
Nel 1835 il nome di Mons. Corti appare in diverse liste di candidati per lepiscopato. Solcando lArchivio Arcivescovile di Milano sono affiorati i documenti della sua nomina episcopale. Nei dispacci governativi il prevosto Corti valutato con elogi quali: parroco contentissimo, dai modi piacevoli, di ilare umore, senza la minima presunzione, ottimo esemplare vantaggioso. Anche il Cardinale Gaisruck scriver delle sue prove luminose e costanti della sua capacit non meno che della sua attivit sorprendente, non solo nellesercizio del ministero, ma pi ancora nel restaurare gli edifici del culto. Eletto Vescovo di Mantova, il 25 marzo 1847 ricevette la consacrazione a Roma dal Cardinale Altieri. Nonostante la difficolt dei tempi, il 29 giugno Mons. Corti entrer in Mantova accolto da una folla alquanto festosa. Dal 1815, dopo il Congresso di Vienna, gli austriaci avevano ripreso il possesso della citt virgiliana, facendone uno dei capisaldi del famoso quadrilatero difensivo costruito dalle altre tre piazzaforte Peschiera, Verona, Legnago. La citt di Mantova di fatto era divenuta unenorme caserma dove erano acquartierati ben 10.000 soldati, provenienti dalle diverse nazioni inglobate nellimpero austriaco. La stessa citt presentava notevoli e importanti vantaggi militari sia per la grandiosit delle fortificazioni, quanto per la posizione geografica che permetteva uno stretto controllo del passaggio dal vicino Veneto alla Lombardia, nonch un gran numero di varchi per il transito sul Po. Appare quasi logico che gli austriaci avessero

ridotto la citt a una sorta di grande piazzaforte, sicuramente la pi grande del regno lombardo-veneto. Lo stesso castello di San Giorgio diveniva un carcere di massima sicurezza per i patrioti lombardi e veneti: messi al carcere duro per la loro opposizione alloccupazione austriaca. Mons. Corti che aveva declinato la nomina per ben due volte, raggiungeva la diocesi di Mantova dopo un periodo nel quale la Sede era rimasta per breve tempo vacante: dal 1844 al 1847.

di Luigi Mignoli

Il 1848 e la travagliata stagione mantovana


Il Vescovo Corti resse la diocesi di Mantova per oltre un ventennio. Fu il tempo coincidente con il periodo pi intenso e pi triste del Risorgimento nazionale avuto a Mantova e nel suo territorio, conclusosi con la tragedia a tutti nota dei Martiri di Belfiore. Si distinsero per intelligenza, cultura e capacit un gruppo di sacerdoti quali il Martini, Giuseppe Pezzarossa, Giuseppe Muti, Giovanni Battista Avignone, Enrico Tazzoli In seguito al fallito tentavo di Carlo Alberto di tenere la Lombardia dopo linizio della Prima guerra dIndipendenza (marzo 1848) e dopo la sconfitta di Novara (1849), latteggiamento del Governo austriaco divenne fortemente duro. Carlo Alberto era partito per lesilio, mentre il feldmaresciallo Radetzky era tornato a Milano quale Governatore del Lombardo Veneto. Il Vescovo Corti verso la fine di marzo del 1848, proprio dopo il risultato dellondata rivoluzionaria che aveva travolto lEuropa e lesito vittorioso delle insurrezioni patriottiche di Milano (18-22 marzo 1848) e di Venezia, aveva dovuto assistere con notevole dolore alloccupazione militare degli austro-ungarici della Basilica di SantAndrea in Mantova. Egli seppe evitare linsurrezione

diffondendo il 23 marzo questo messaggio: Mantovani, figli miei dilettissimi, tenetevi nellordine e nel santo timore del Signore e non date ascolto a chi volesse farvi traviare. Tuttavia il polacco generale Gorzkowski, comandante della Cittadella di Mantova, fece arrivare in citt nuove truppe ungheresi che irruppero subito nella Basilica di SantAndrea. Il tempio dellAlberti venne saccheggiato dai militari che temevano fossero state nascoste qui delle armi, portate da agitatori e sovvertitori intenzionati a iniziare la rivolta allinterno della citt del quadrilatero. Nella cripta sotterranea vennero profanati i Sacri Vasi dorati contenenti la reliquia del Preziosissimo Sangue; i capolavori disegnati dal Bernini ridotti in frammenti per poter vendere loro, il contenuto venne disperso. Un atto sacrilego che non aveva avuto precedenti. Il Vescovo Corti dopo aver fatto pervenire a Roma una dettagliata relazione sul furto dissacratore delle reliquie, dedic energie e risorse insuperabili per ripristinare il culto al Preziosissimo, sia col ricomporre i Sacri Vasi e con il restaurare la cripta sotterranea della Basilica.

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STORIA
erano tenuti da don Enrico Tazzoli presso la sua abitazione di Piazza Sordello. Vennero processate 110 persone. La tragedia poteva essere evitata solo da chi avesse sempre negato le accuse. Nella valletta di Belfiore, appena fuori citt, presso la strada per Cremona furono giustiziati ben dieci patrioti tra il 1851 e il 1853. Il Vescovo Corti fu immerso in gravi sofferenze per tutte le uccisioni e gli arresti dei suoi sacerdoti. Il Vicario episcopale Mons. Martini scrisse, a fine degli eventi, il diario di queste terribili giornate nel suo Confortatorio di Mantova. LAustria impose poi la sconsacrazione di don Tazzoli. Vane furono le suppliche di Mons. Corti. Egli giunse fino a Vienna presso lImperatore. Non vi riusc e comp il cerimoniale di sconsacrazione che era stato imposto, nel carcere tra le lacrime sue e di Mons. Martini che vi assisteva. La pressione governativa e i continui controlli di polizia si fecero pi volte insostenibili, dopo il 1848 e i terribili anni di Belfiore, furono incarcerati pi di cinquanta sacerdoti, altri processati, alcuni persino esiliati. Il Vescovo Corti mor il 12 dicembre 1868. Mons. Martini scrisse: Una sincope crudele per laceramento al ventricolo destro del cuore ce lo tolse per sempre, gettando la Citt, la Diocesi, i parenti, gli amici nel dolore e nella desolazione. La perdita immensa pubblica la sventura!. Le sue ultime parole: il mio clero mi ama, il mio popolo mi vuole bene, questo mi vale pi di ogni dolore, anche il sacrificio della mia vita mi sarebbe lieve e soave. La storia della Diocesi e della stessa citt di Mantova non si potr mai disgiungere dalla storia del Vescovo Corti e del suo clero, certamente una delle pi fulgide nelle pagine del Risorgimento italiano.

Il clima burrascoso socio-religioso. I martiri di Belfiore

Dopo la dissacrazione in SantAndrea, latteggiamento dei militari si inaspr sempre pi anche contro il clero. Mons. Corti lament tra laltro gli insulti della milizia di occupazione nei confronti di sacerdoti e anche di se stesso. Da tempo militari non graduati, incontrando sacerdoti in istrada si permettono di insultarli con parole di scherno e dingiuria. Non fui risparmiato io stesso. Il generale Gorzkowski risponde al Vescovo in modo tracotante e spavaldo, affermando che questi fatti attribuiti alle truppe imperiali debbano essere a lui riportati tempestivamente con la descrizione delle circostanze particolari che li accompagnano. La polizia austriaca intensific le sue ispezioni e in breve giunse alla conoscenza di un gruppo numeroso di mantovani in possesso delle cedole del prestito mazziniano. Vennero arrestati Carlo Poma, Tito Speri, Carlo Montanari e altri iscritti di Mantova, Verona, Brescia e Venezia, poich il centro della congiura era Mantova. I nomi

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LANGOLO DEL DIALETTO

SantAntonio nella millenaria civilt contadina


I
n tempi andati era vigente luso di condurre equini davanti alla chiesa, infioccati a festa, perch fossero benedetti tutti insieme, con un rito che sarebbe piaciuto a Virgilio, tant somigliante alle consualia. Ad una certa ora della messa dedicata al Santo, il sacerdote, rivestito dei paramenti sacri, si affacciava alla porta centrale del tempio, e dalla soglia prominente invocava la grazia celeste sul branco condotto al raduno propiziatorio, mentre le campane suonavano a festa. Con laspersorio in pugno, rorido dacqua lustrale, benediceva anche il sale, che sarebbe servito nel corso dellannata quale rimedio alle bestie colte da qualche malanno: SantAntonio eremita a tte le bestie l d la vita. A Mantova la benedizione si teneva di fronte alla scomparsa Chiesa di SantAntonio, sulla vecchia Fiera, e per la prevalenza di cani e gatti appariva pi contenuta di quella che avveniva nel forese dove i cavalli, bardati con gualdrappe variopinte, offrivano uno spettacolo festevole. Nella fredda mattina, si vedevano passare per le vie, tenuti per la cavezza, o cavalcati senza arcioni da giovani campagnoli impazienti di partecipare alla corsa finale. Difatti a cerimonia ultimata, si buttavano lungo la strada gelata celebrando la Galopada d SantAntoni, una specie di palio rusticano. Si possono cos ravvisare due aspetti particolari nello sviluppo del culto popolare di SantAntonio Abate: uno strettamente connesso con la protezione degli animali e laltro invece che si riporta al fuoco ed al potere taumaturgico del Santo. SantAntonio, infatti, oltre che guaritore dellignis sacer, invocato anche per ritrovare un oggetto smarrito: SantAntoni da la barba bianca fm catar quel cham manca Vista la predisposizione del Santo per trovare le cose smarrite, per traslato era anche invocato dalle gestanti per avere lagognato maschietto e dalle zitelle: SantAntoni dal gogn fem coar n bel mas-cn SantAntoni fem far n bel matrimoni e venerato ancora quale patrono dei fabbri e dei maniscalchi, i quali fanno vacanza il 17 gennaio, per non accendere il fuoco, di cui SantAntonio creduto custode da quando lo rap al Demonio per darlo agli uomini. In relazione a questa credenza, o comunque con quella connessa al culto del fuoco, sono da collocare i grandi fal volgarmente detti burii con la partecipazione collettiva dei paesani, per solennizzare ritualmente la festa del Santo Abate. unaltra tipica manifestazione di religiosit popolare dove si gareggia a chi fa pi alta e durevole la pira a cui si d fuoco la sera della Vigilia; alla fine v chi conserva un tizzo spento quale segno purificatore e scongiuratore dogni male. questo il giorno in cui la tradizione suggerisce rimangiare a pranzo i tortelli di zucca come per la Vigilia di Natale. Un tempo addirittura i contadini somministravano nel beverone delle mucche lattifere alcuni tortelli, nellopinione che il Santo le preservasse dallafta epizootica e favorisca unabbondante produzione lattifera. Altro cibo di rigore la chisoela: una sorta di schiacciata coi ciccioli e lo strutto, raccomandata dalla gnomica popolare: Par SantAntoni chisoler chi fa mia la chisola agh casca s l soler NellOltrep, invece, di rito la mgnasa, ch una torta composta di castagne secche e mele; mentre in altre localit si fa la sbrisolada con fior di farina gialla, mandorle e strutto fresco cotta in teglia o la lobia, pi povera, senza le mandorle. In tempo addietro si consumavano nella stalla, fra una posta e laltra del rosario, quasi ad accentuare il carattere devozionale, propiziatorio, di quei cibi. Nei paesi dove si festeggia pure il Patrono della chiesa, vige la con-

di Michele Gavioli

suetudine della Sagra, detta comunemente dla papsa, perch sulle bancarelle prevale lo spaccio della pattona e delle castagne secche. Una volta le famiglie facoltose distribuivano a quelle povere la polenta infaslada, ossia cotta insieme con i fagioli, perch tutti dovevano partecipare alla festa con un buon pasto. Allora non tutti potevano permettersi la spesa voluttuaria dei tortelli, a proposito dei quali si narra la seguente storiella: Alcune massaie della stessa fattoria stavano preparando in gran segreto il tradizionale mangiarino nella stalla, che il curato aveva da poco benedetta, quando alla pi giovane scapp detto per ridere, osservando la nuova litografia del Santo appesa al muro: SantAntoni da la barba bianca mi magni i torti e ti gnanca! Lud il bergamino disteso nel suo giaciglio di strame sopra la stalla e, fiutando i propositi delle donne, pens di giocarle dastuzia. Si rivest

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di penne dal piede al ginocchio, smosse un mattone dal soffitto a travicelli e si pose di vedetta. A sera, quando le ghiottone, sole, sedute intorno alla fumante zuppiera, si accingevano a minestrare i tortelli butirrosi, son dallalto con voce imperiosa: A let, a let donse, ch SantAntoni al l acomanda; e san vol mia credar, cola chi la so ganba! E la piumata gamba del burlone si agitava terribile gi dal pertugio, mentre le donne balzavano dal desco esterrefatte e filavano a letto col cuore in gola. Avvertasi a questo punto che le donne si astengono dal filare in questo giorno, gli uomini dal giocare a carte (lasso di spade, raffigurante il Demonio, in antinomia con le virt del Santo) e le famiglie contadine dal vegliare, o far fils, nelle stalle sino a sera tardi, perch gli animali parlano fra loro, per dono singolare del Patrono, e non consentito ad alcuno di ascoltare impunemente quei segreti colloqui. Un giovane incredulo e senza scrupoli narra una leggenda molto diffusa os sfidare quel tab rimanendo a vigilare nella stalla, acquattato tra la paglia, attento a non perdere una sillaba. Ed ecco che a mezzanotte, da ogni posta, salza un brusio confuso, che non del ruminar solito dei bovini. Allorecchio del giovane in ascolto entrano presto suoni articolati, voci e parole di un dialogo ben chiaro e tremendo: - Cosa farem a dman? - Na casa da mrt - E par ch? - Par quel ch st in orcin La mattina dopo, non c da dire, il giovane intruso fu trovato morto di spavento. Un ultimo motivo di religiosit popolare che accentua il vincolo di protezione fra SantAntonio e gli animali racchiuso nella leggenda del porco risuscitato. Difatti, anche se la stagione sarebbe indicata,

il campagnolo si astiene dal mattare proprio in questo giorno il maiale, che il favorito del Santo eremita. Vi stato non di meno il solito trasgressore alla sacra norma, il quale, avendo sgozzato il porcello, se lo vide sorger vivo nella tinozza in cui stava per dissetolarlo, e sgambar via fulmineo. N per quanto cercasse, fu possibile ritrovarlo: il gran Santo aveva punito lapostata e tratto in salvo il suo protetto. Come si vede, il patrimonio delle tradizioni Antoniane risulta tra i pi ricchi della letteratura agiografica ed anche tra i pi densi di religiosit popolare, suffragato da unabbondante documentazione bibliografica. non potevano quindi, in una provincia etnica culturalmente isolata come il Mantovano, non tramandarsi con singolare vigoria tutte le forme principali di acculturazione del Santo. Da Il Mendico Mantova, 1 febbraio 1884 Specialmente nei piccoli comuni, dopo la messa, il prete esce a dar la benedizione ad una frotta dasini, muli, cavalli bardati in rosso e ornati dellera, cavalcati da rustici in pompa magna. Dopo la benedizione succede tale sfrenata corsa sovra un selciato a ghiaccioli, che frutta talvolta cadute, non comprese certamente nella benedizione Di solito, per ritrovare cose smarrite, i credenti rivolgono un sequeris a SantAntonio da Padova, ma come spesso avviene tra gente di popolo, si finito con lattribuire a tutte due, per omonimia, ugual potere dinvenzione. Per la stessa convergenza fideistica, il contadino mantovano rivolge una prece scongiuro a SantAntonio allorch si trova costretto a spegnere la sete con acqua

di fossato: aqua d rane e aqua d bis: Santantoni al la banadis. Anche come dent d bis come si trattasse di potere taumaturgico invocato in casi di morsi di serpente. Quando si produce il pane, per appiattire la pasta sulla spianatoia, vengono date numerose pacche a mano aperta. la medesima operazione, rumore compreso, che si compie quando si picchia un bambino sul sedere, ed per questa analogia che la pacca data in questo modo si chiama chisoela.

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MUSICA

Lultima sfida vinta nel cuore della Germania musicale


Il giovane interprete e compositore Giovanni Landini ha debuttato alla fine dellanno a Berlino e a Lipsia dirigendo unacclamata nona Sinfonia di Beethoven con lorchestra Gewandhaus.

non sono E videntemente serviti i prestigiosi riconoscimenti accumulati nel corso di una carriera ancora breve ma folgorante; cos come unesperienza forte - da serbare pi che da esibire pare essere per lui leredit di una formazione spesa allestero, prima degli Stati Uniti poi in Francia. Nonostante tutto, insomma, Giovanni Landini 34

continua a pensarsi come un viandante pronto a farsi piccolo di fronte al sacro fuoco della Musica. Musica da comporre, musica da restituire viva e ancora guizzante dopo secoli di felicissima usura. Bresciano di nascita e cosmopolita per insopprimibile spirito di ricerca, Landini ama raccontarsi attraverso le sue creature di suoni, siano esse figlie legittime della

Giovanni Landini al teatro Valli di Reggio Emilia il 18 novembre 2008

sua creativit o frutti rubati al genio dei massimi compositori. Lo scorso 30 gennaio, la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia ha voluto la sua bacchetta giovane e gi saggia per salutare con un intenso concerto la citt prima di una chiusura di due anni. Nel contesto di superbe tele rinascimentali intrecciate per loccasione alla contempora-

di Elide Bergamaschi

corde della lontananza ma soprattutto del richiamo ad una complementariet da riscoprire che molto dice della Sua formazione Credo di s. Ripensando al mio percorso formativo non posso fare a meno di riconoscervi una molteplicit di direttrici che hanno contribuito a fornirmi unimpronta sicuramente poliedrica. Da un lato, lo studio del pianoforte e del canto affiancati allapprofondimento di armonia e contrappunto. Dallaltro, il binario della composizione e della direzione dorchestra, con lapprodo pi recente alla direzione di coro e allo studio della polifonia rinascimentale, sotto la giuda di un Maestro straordinario quale Diego Fratelli. La stessa armonica pluralit di rimandi che affiora da Istampita Palamento , la composizione che lensemble Traiettorie Sonore ha eseguito, sotto la Sua direzione, lo scorso maggio a Carpi, in occasione del decimo Festival internazionale delle Abilit Differenti. Un universo liricissimo, pullulante di stratificata memoria. Mi fa piacere che emerga questo. Io credo che, nella musica contemporanea pi che mai, lascoltatore abbia un ruolo a tutti gli effetti attivo e decisivo, grazie al quale lo stesso compositore pu accostarsi al proprio lavoro con maggiore lucidit. La musica che nasce oggi e che parla al presente indicativo non pu sottrarsi ad unoperazione di filtro in diretta, ad un gioco democratico fatto non solo di giudizio ma di contributo critico. In fondo, interpretare il presente e fare della quotidianit uno spunto da tradurre in astratto, in distillato, significa delimitare un

campo che in realt non ha ancora confini. La storia deve ancora setacciarlo. In realt, questa doverosa operazione finisce per coinvolgere anche in larga parte la produzione del Novecento tutto, verso cui continua a resistere un impenetrabile muro che, tolte alcune opere cardine, ne relega nomi e linguaggi nellunico calderone di musica di nicchia. Nella Sua duplice veste di interprete e di compositore, Lei sa dare e darsi una spiegazione a questo insormontabile limite? Ci vorrebbero giorni di chiacchierata per analizzare i mille motivi di una situazione che a tutti gli effetti ha del paradossale. La nostra, forse perch gi in s cos caotica e priva di riferimenti saldi, una cultura musicale che ancora ricerca rassicurazioni in campo armonico e, di fronte ad una scrittura apparentemente anarchica, finisce per chiudersi in un rifiuto. Non credo si possa qui sviscerare un tema cos caldo e complesso, ma mi preme sottolineare un aspetto: molti grandi compositori sono giunti, alcuni pi di altri, ad un grado assolutamente astratto. Gli ultimi Quartetti di Beethoven, cos come lArte della Fuga o le stesse Variazioni Goldberg di Bach non saprei pensarli se non come gli approdi inarrivabili di un pensiero ormai assolutamente lontano dalla dimensione concreta, terrena. Eppure la loro tremenda complessit non scoraggia gli ascoltatori e non intimorisce gli organizzatori delle Stagioni. Gi con nomi come Schnberg si fa pi fatica, perch li si considera alla stregua di contemporanei, nonostante li separi da noi un secolo! Lintroduzio35

neit di Burri, Cattelan e Fontana, lensemble Icarus da lui diretto ordiva uno straordinario arazzo con i fili di antico e odierno, dove la musica di Franc e s c o n i i n c o n t rava n e l Respondit la sapienza saturnina del sommo Gesualdo da Venosa. Una corrispondenza davvero perfetta tra tele e musica nelle

MUSICA

ne di un ordine dodecafonico nella seconda Scuola di Vienna avviene sul ferreo substrato di un impianto assolutamente classico. Come Mahler, come tutti gli innovatori delle Avanguardie, prima di essere un rivoluzionario anche Schnberg un classico. Eppure nelle (poche) realt in cui si fa dabitudine musica contemporanea, la gran parte dei programmi occupata da capolavori che sempre magnifico ripercorrere, ma che dovrebbero forse essere ricondotti al loro habitat, ossia alle grandi frequentazioni concertistiche e sinfoniche. Un altro habitat dove spesso purtroppo il Novecento, senza spingerci nelle inesplorate lande del contemporaneo stretto, latitante, quello dei Conservatori e delle Accademie Altro tasto dolente. Verissimo, 36

se parliamo dellItalia. in realt come gli Stati Uniti o la stessa Francia, posso testimoniare che accade il contrario. Il contemporaneo parte di un tutto, accanto allo studio della musica tradizionalmente intesa. Addirittura a Parigi esistono Stagioni dove i Docenti stessi si mettono in gioco e presentano loro composizioni e introducono gli allievi migliori. Lantico e il moderno sono naturalmente compenetrati, in un clima aperto e disponibile al nuovo. Qui da noi i primi a disertare gli appuntamenti con la musica contemporanea sono i Docenti, a cui seguono di poco gli allievi. E chiaro che cos si sancisce la cronaca di una morte annunciata . La scelta di essere un compositore come pu conciliarsi con una cos esclusiva cerchia di uditorio?

In alto Giovanni Landini al debutto a Berlino. A destra in alto il maestro durante le prove in Russia (St. Pietroburgo - ottobre 2008) sotto, il maestro Giovanni Landini.

Comporre per me unesigenza creativa, una prospettiva da cui indagare il mondo che tuttora rappresenta il mio modo pi naturale di esprimermi. Da qualche anno ho avvertito altrettanto forte in me il bisogno di affiancarvi la direzione, quasi uninevitabile propagazione di un approccio analitico e capillare al testo. La mia scelta indipendente da ragioni di gradimento esterno, che comunque non possono che far piacere. La complessit del panorama culturale in cui io e chi fa arte in genere ci troviamo ad operare non pu certo cambiare con il solo contributo di un singolo. Per rendere pi vicina alla gente la musica, quella contemporanea a maggior ragione, occorre una volont che non potrebbe mai avere origine dal basso. Ma non per questo ci si pu sottrarre da un impegno che anche culturale e civile. Io, per quanto

posso contribuire nella consapevolezza del lungo percorso che ancora devo e voglio compiere, investo tutto me stesso nella divulgazione e nella condivisione della musica come bene non monetizzabile, cercando sempre di inserire in ogni programma un ventaglio di proposte in cui il Novecento nonch la musica del secolo attuale vivano in stretto dialogo con il repertorio pi frequentato. Recentemente Lei ha debuttato a Berlino e a Lipsia, nel cuore della Germania musicale, dirigendo unacclamata Nona Sinfonia di Beethoven alla testa della prestigiosa orchestra del Gewandhaus. Una sfida che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. E stata unesperienza molto densa, gi a partire dal confronto con una delle massime partiture in assoluto, dove chi conduce deve autenticamente lottare con una materia straripante, continuamente metamorfica. Una volta l, sulle orme di giganti come Schumann, Mendelssohn e Wagner, la tensione si stemperata con il procedere delle prove, nel corso delle quali ho cercato con tutta lumilt del caso di dare una mia impronta personale ad una tradizione interpretativa che dopo le centinaia di esecuzioni lorchestra aveva ormai cristallizzato in una resa a mio avviso poco plastica, paradossalmente poco beethoveniana. E mi ha fatto piacere percepire il gradimento del pubblico, a cui ha trovato conferma anche la positivit delle critiche. Per concludere, un piccolo gioco. Una formazione orchestrale e uno strumento solista

CHI
Nato a brescia 31 anni fa, ma reggiano di adozione, Giovanni Landini si accosta alla musica studiando pianoforte e canto presso la Scuola di Musica Santa Cecilia della sua citt e, contemporaneamente, armonia e contrappunto con Giancarlo Facchinetti. In breve tempo approda allo studio della composizione con Antonio Giacometti. Nel 1996 viene selezionato al Berklee European Scholarship Tour vincendo il primo premio. Si trasferisce cos negli Stati Uniti dove si laurea con il massimo dei voti e lode in composizione con Vuk Kulenovich e Jack Jarrett presso il Berklee College of Music e con John Adams presso il Boston Conservatory of Music. Dopo la laurea frequenta alcune masterclasses di composizione tenute da Karlheinz Stockhausen e Klaus Huber. Studia inoltre pianoforte con Laszlo Gardny e direzione dorchestra con Julius Williams, direttore musicale della Washington Symphony Orchestra. Per approfondire lo studio della direzione di coro frequenta un anno presso lInstitute de Musique Liturgique de Paris e diventa assistente di Patrick Marco, direttore di coro presso il Conservatoire National de Paris, con cui cura lesecuzione dei mottetti di Bruckner a Ntre Dame de Paris. Successivamente frequenta il triennio superiore di Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio Verdi di Milano dove ne consegue il diploma. Sempre presso il Conservatorio Verdi di Milano ottiene la laurea in direzione dorchestra. In seguito si perfeziona con Jorma Panula, Herbert Handt, Otto Werner-Mller e Piero Bellugi. Si laurea inoltre in Polifonia Rinascimentale sotto la guida di Diego Fratelli presso l'Accademia Internazionale della Musica di Milano. In Italia dirige una stagione di concerti con lArcana Ensemble un gruppo da camera specializzato nella musica contemporanea fondato da Antonio Giacometti, Mauro Montalbetti e Rossano Pinelli e collabora anche con lensemble Traiettorie Sonore.

sulle cui caratteristiche costruirebbe volentieri una prossima composizione. Ovviamente consentito sognare senza limiti. Approfittando del sogno, istintivamente punterei al suono sempre carnale, pregnante anche nel pianissimo, della Staatskapelle di Dresda. E come strumento, al pianoforte inarrivabile per cromie e per diabolica perfezione di un mio indimenticato concittadino: Arturo Benedetti Michelangeli.

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PERSONAGGI

Attilio Pavesi, il ciclista che fece innamorare la diva Anita Page (e infuriare il duce...)
La fantastica carriera sportiva del campione. Nato a Caorso 98 anni fa, ora vive in America. Fu il primo vincitore dun oro Olimpico (1932)
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uando la realt supera la Q leggenda. Il mito di Attilio Pavesi, prima medaglia doro nel ciclismo, conquistata alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932, resiste ancora dopo 76 anni. Il suo nome scolpito nel marmo del Memorial Colyseum Stadium della metropoli californiana e Pavesi rimane il pi anziano campione olimpico del mondo. Attilio Pavesi ha 98 anni. Nato a Caorso il 1 ottobre del 1910, il penultimo di tredici fratelli, stato uno dei grandi personaggi che hanno lasciato il segno nello sport piacentino e nazionale. A Los Angeles infatti domin, sorprendendo tutti, la prova di ciclismo su strada, cento chilometri a cronometro, contribuendo poi alla conquista per lItalia, di una seconda medaglia doro nella classifica a squadre assieme a Giuseppe Olmo giunto 4 e Guglielmo Segato 2. Quella del 1932 tra laltro, viene ricordata come lOlimpiade degli Italiani per il fantastico secondo posto dopo gli Usa, conquistato dagli azzurri nella classifica del medagliere. Una bottino invidiabile con 12 medaglie doro, altrettante dargento ed ancora 12 di bronzo. Limpresa leggendaria di Pavesi in quellOlimpiade, rivive ancora oggi, in un museo a lui dedicato sorto allinterno del velodromo di Fiorenzuola dArda. Nel museo, inaugurato la scorsa primavera con la presenza del presidente della Federciclismo Renato Di Rocco e tutte le autorit locali, sono esposti cimeli e foto del grande campione piacentino, che ne raccontano ogni periodo della sua straordinaria avventura. Emigrato in Argentina, prima della guerra, Pavesi vive ora a San Miguel, poco distante da Buenos Aires. Ha due figli,

Claudio e Patricia. Conobbe in quel tempo, personaggi famosi, dal Premio Nobel Enrico Fermi, al due volte campione del mondo Peppino Meazza col quale era alla Farnesina durante il servizio di leva. Con Pavesi militare inoltre, cera anche il ciclista Giuseppe Martano, campione del mondo dilettanti nel 1930 a Liegi e nel 1932 a Roma. Da professionista Martano giunse secondo al Tour de France del 1934 e secondo al Giro dItalia dellanno successivo. Il giorno della sua vittoria olimpica, il 4 agosto del 1932, a Pavesi si avvicin Anita Page, la pi famosa attrice di Hollivood di quel tempo. Era il giorno del 22 compleanno della diva la quale, come Attilio, ha 98 anni e vive a Beverly Hills. Fece scalpore in Italia unimmagine, apparsa sui giornali, dove Attilio Pavesi ritratto assieme alla bellissima Anita davanti agli studi della Metro Goldwyn Mayer. Pare che la foto abbia irritato Benito Mussolini, che invaghitosi della bionda attrice americana, le scrisse pi di cento lettere, ma senza ricevere una sola risposta. Pavesi si era guadagnato la

di Romano Pezzi

Nella foto sinistra Pavesi e Anita: il campione ritratto davanti agli studi della Metro Goldwyn Mayer con la bella attrice Anita Page, questa foto fece infuriare Mussolini. Nella foto sotto l'anziano campione assieme nella sua casa a San Miguel con L'olimpionico di Barcellona Lombardi, Claudio Santi, Stefano Bertolotti e Gabriel Curuchet presidente della Federciclismo Argentina.

convocazione in maglia azzurra per Los Angeles, dopo una serie di vittorie importanti come la Coppa Caldirola, il Gran Premio della Vittoria a Milano ed altre. Partito da Napoli il 3 luglio 1932 insieme agli altri azzurri, con la nave Biancamano, Pavesi giunge a New York dopo 9 giorni di navigazione, accolto dal famoso sindaco di origine italiana, Fiorello La Guardia. Poi col treno, dopo cinque giorni di viaggio, attraversa gli States e arriva a Los Angeles. Quindi si allena e si prepara con seriet, fino al giorno della gara. Parte per ultimo tra i 35 concorrenti iscritti alla prova. Dopo cinquanta chilometri di corsa Pavesi raggiunge e sorpassa il danese Henry Hansen, campione olimpico uscente, partito quattro minuti prima. A questo punto le forze dellazzurro si moltiplicano, e testa sul manubrio Pavesi termina la sua travolgente cavalcata dopo 2 ore 28 e 05 alla media di 40,514 km, conquistando la medaglia doro davanti allaltro azzurro Segato. Giuseppe Olmo poi, completa il successo degli italiani col quarto posto, dietro Hansen.

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PERSONAGGI

La festa olimpica per Pavesi prosegue anche nei giorni successivi alla sua vittoria. Partecipa a feste ed incontri con immigrati italiani. Ritorner in Italia dopo due mesi trascorsi negli Stati Uniti, mancando perfino allappuntamento con Mussolini, quando il Duce al 40

In alto Stadio Olimpico; La cerimonio inaugurale allo stadio olimpico di Los angeles 1932; Sotto Pavesi militare alla Farnesina, il primo a desta, con a fianco Meazza e Martano a sinistra;

ritorno degli azzurri, li ha ricevuti a Palazzo Venezia, facendo loro osservare che le vittorie ottenute alle Olimpiadi, contribuirono a mettere in luce il regime davanti agli americani ed al mondo. Il ciclista per partecipa in ottobre, alla riunione organizzata in suo onore al velodromo di Fiorenzuola dArda. In quelloccasione gareggia con il suo grande amico Sante Girardengo. Pavesi passa poi professionista, con la Maino del campionissimo di Novi Ligure, ma con scarsa fortuna. Fatica ad inserirsi nella massima categoria. Si dice che uno dei motivi, sia da ricercarsi al suo ipotetico sgarbo verso il Duce, quando il corridore rimase due mesi in America vicino ad Anita Page. Vince solo una tappa del Giro della Toscana del 1934, ma al Giro dItalia, termina ultimo in classifica. Poi il quarto posto al Giro di Lombardia del 1936,

vinto da Bartali, gli offre nuove chances. Nel 1937 Attilio Pavesi invitato a partecipare alla Sei giorni di Buenos Aires, indette da un italiano emigrato in Argentina. Il ciclista di Caorso un personaggio in Sud America, abitata da tanti italiani. Attraversa di nuovo lOceano e sbarca a La Boca, assieme a molti emigranti, con la bicicletta in spalla, una Tansini, costruita da un artigiano di Caorso dal quale il giovanissimo Pavesi era apprendista. Oltre alla Sei giorni Attilio partecipa poi ad altre gare locali, sempre applaudito ma, quando decide di ritornare in Italia, proprio in questa parte del mondo, cominciano a soffiare i primi venti di guerra. Ogni nave in partenza da Rio Plata infatti, minacciata dalla corazzata tedesca Admiral Graf Spee che protegge le unit corsare che operano in quella parte dellAtlantico, quindi costrette a restare alln-

e Pavesi si unito a Milano, con la delegazione italiana in partenza per la California. Nellottobre del 2000, in occasione dei suoi 90 anni, il campione olimpico ritornato a Piacenza, invitato dal sindaco Gianguido Guidotti per il premio Pino Dordoni Internazional, una gara di marcia in memoria della seconda medaglia doro piacentina. In quella circostanza, a Pavesi, sono stati riservati numerosi

per Claudio Santi, il dinamico inventore della Sei Giorni delle Rose di Fiorenzuola dArda, che si disputa ogni anno, sullo stesso velodromo sul quale Pavesi ha partecipato alla gara inaugurale nel 1929. Santi tra laltro, con una delegazione piacentina, si poi recato nel 2007 in Argentina a far visita a Pavesi e lultima Sei Giorni di Fiorenzuola, stata dedicata interamente al campione.

cora, per un lungo periodo, nei porti di Buenos Aires e di Montevideo. In questo modo anche Pavesi bloccato, non pu rimpatriare. Nel frattempo conosce una ragazza di origine italiana, si sposa, ha due figli, Claudio e Patricia e mentre in Europa divampa la guerra, il giovane campione decide di stabilirsi in Argentina, a Senz Pegna. Apre un negozio di biciclette ed organizza gare. La vita del primo campione olimpico piacentino quindi, ha un risvolto, ma nel suo cuore ha sempre Caorso, il Chiavenna dove nuotava da giovane e il Po. Nel suo paese dorigine Pavesi ritornato poi per la prima volta, dopo la sua partenza, nel 1956. Quindi in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, risulta tra gli invitati

Pavesi Attilio: Pavesi in maglia olimpica; A sinistra una foto recente di Pavesi nella Casa per anziani a Buenos Aires con la figlia Patricia a destra. Da sinistra in alto sono Elisabetta Bottioli, Claudio Santi e il pistard argentino Sebastian Donadio. in basso a fianco del campione sono il giornalista Stefano Bertolotti e Silvia Sichel;

festeggiamenti. Il compianto Amedeo Tarantola, giornalista, gli ha dedicato una pagina intera nel suo quotidiano, Libert. Lultima volta che Pavesi ritornato nella sua Caorso stato nel 2003, ospitato dal sindaco Fabio Callori. Il campione rimasto nella sua cittadina natale per quasi sei mesi, da luglio a dicembre. Un periodo sufficiente da permettere che il mito del leggendario Attilio Pavesi sia assurto nella sua dimensione. Di non essere pi il Campione dimenticato comera stato definito. Attorno al pi anziano olimpionico infatti, da questo momento, incominciano a nascere iniziative ed eventi. Il giornalista Graziano Zilli gli ha dedicato un libro, biografico. Il pi attivo in questo contesto

Nel corso della presentazione della gara tra laltro, avvenuta al Teatro Verdi di Fiorenzuola, Santi si messo in contatto telefonico con Pavesi a Buenos Aires, che assistito dalla figlia Patricia, vive ora in una casa per anziani. Non dimentico mai Caorso dice commosso lanziano campione - Piacenza e lItalia. Porto tutti nel cuore. Pavesi poi, sempre al telefono dallArgentina, ha canticchiato con emozione, una vecchia filastrocca: E finito quel tempo che fu; Girardengo, Meazza, Pavesi e poi pi. Qui c la tua storia, amico mio - incalza Santi riferendosi al Museo dedicato a Pavesi test inaugurato - una storia magnifica e nessuno potr mai pi dimenticarti. 41

ARCHITETTURA

Le ricerche di Renato Biasutti sulla casa rurale


enato Biasutti fu il coordinatore di una vasta ricerca R sugli insediamenti rurali in Italia, iniziata nel 1924 e caratterizzata dalla pubblicazione di diversi volumi sulle case agricole (gi trenta volumi erano usciti nel 1938). Le ricerche di Biasutti sulle costruzioni rurali continuarono anche nel secondo dopoguerra, fino al 1958. Secondo Lucio Gambi 1 (continuatore dellopera del Biasutti) il Biasutti, con la redazione del volume sulla casa in Toscana (1935-38)1, avvia la prima indagine regionale sulla casa rurale, introducendo unanalisi basata su un sistema di riferimento economico, ma anche etnografico. Il Biasutti infatti afferma che forma e struttura sono ugualmente dipendenti dalla necessit di adeguare gli edifici dellazienda agraria ad una determinata economia e ad un dato ambiente fisico, come dallinflusso degli stili architettonici, caratteristici della storia delle diverse realt geografiche. Secondo le ricerche di Biasutti, relativamente ai tipi edilizi rurali, le forme italiche si ridurrebbero essenzialmente a tre:
Nella foto grande elementi separati, Budrio (BO) dal libro AA.VV.Cultura popolare nellEmilia Romagna, vol. Strutture rurali e vita contadina, 1997 A destra montagna bolognese , dal libro AA.VV.Cultura popolare nellEmilia Romagna, vol. Strutture rurali e vita contadina, 1997

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1 la casa unitaria, con labitazione sovrapposta al rustico, diffusa in quasi tutto lAppennino. 2- le forme complesse ad elementi sparsi o multipli che presentano labitazione o il rustico materialmente distaccati luno dallaltro: questa categoria di sedi rurali occupa tutta la sezione est della pianura padanoveneta, pianura emiliana compresa. 3 le forme complesse a corte, nelle quali gli elementi costitutivi della casa si coordinano attorno ad uno spazio quadrangolare:

la pi importante zona di espansione a corte chiusa rappresentata dalla pianura lombarda e piemontese. Secondo P.A. Dossena il Biasutti, nelle due diverse edizioni del suo libro Il paesaggio terrestre (1947 e 1962), aggiorn lapparato fotografico. Nella prima edizione, per questo tipo di edilizia urbana (i portici intorno ai mercati, le piazza e le strade principali) c una fotografia dei Portici di Cremona. La fotografia mostra le colonne della Bertazzola e del palazzo comunale nella piazza del Duomo di Cremona. Nella seconda edizione del suo libro Il paesaggio terrestre, Biasutti ha sostituito la fotografia di Cremona con quella pi caratteristica di un piccolo borgo della pianura padana, Brescello (Reggio Emilia), con portici sui due lati della via principale. Gambi rileva che Biasutti, negli ultimi anni delle sue ricerche (gli anni cinquanta del Novecento), considera in maniera sempre pi rilevante linfluenza dellarchitettura di citt, degli stili in essa dominanti, sulla costruzione delle dimore rurali.
Note bibliografiche 1- AA.VV. La casa rurale in Italia a cura di G. Barbieri e L. Gambi, Firenze, Leo S. Olschki, , 1970 2- R. Biasutti La casa rurale nella Toscana, C.N.R., Bologna, 1938

di Tommaso Ferrari

Dallalto, portici della via principale Brescello (RE), portici piazza del Duomo a Cremona, corte chiusa piemontese dal libro AA.VV. Il paesaggio italiano,Touring Editore, 2000, appennino emiliano, dal libro AA.VV Cultura popolare nellEmilia Romagna, vol. Strutture rurali e vita contadina, 1997, cascina Bonemerense corte chiusa (CR) Dal libro A. Locatelli, Cento cascine Cremonesi, 1991

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PERSONAGGI

Nella casa museo la storia e larte di Pietro Guizzardi


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iaggio verso il Po, attraverso V tutta la Bassa Reggiana, la storia mi abbraccia. Il PADUS secoli fa debordava fino alla via Emilia e lasciava una palude senza confini, uomini bestie e vita su palafitte. Per secoli file di migliaia di braccianti straccioni, con badili, vanghe e carriole scavarono, prosciugarono, bonificarono, regolarono le acque, costruirono argini dighe e paesi. Specialmente coi Benedettini e con i Bentivoglio. Rubarono questa terra alla palude, con lavori bestiali e vite disperate, di sopravvivenza, fame e malattia, tanti fossi di fatiche e sudori inenarrabili. Ma i poderi crescevano su una terra produttiva, lirrigazione era giusta, le famiglie fecero case di muro, basse, con pavimento di terra,col focolare, stalle adatte e strumenti di lavoro pi pertinenti, opere di artigiani cresciuti via via con attrezzature e organizzazioni migliori. Servitori braccianti mezzadri fittavoli crescevano per fare modernit e civilt maggiori. E poi caseifici cantine molini per commerci pi generosi e miglioramenti economici sia familiari sia paesani. Cerano gi le Chiese per la religione e la morale poi arrivarono per la cultura e leducazione di base, anche le scuole di prima seconda e terza classe per i bambini e serali per gli adulti analfabeti, anche solo per imparare a leggere e scrivere, almeno la propria firma per poter votare. Il lavoro soprattutto garantiva i focolari accesi con pentoloni di polenta patate cipolle e talora un po di pasta. Le gramole cigolavano per il pane da fare in casa allalba. Era una festa per i bambini che volevano la stra, cio i ritagli di pasta abbrustoliti accanto alle fette di polenta. Tutto questo sotto il controllo dei padroni occhiuti e sfruttatori. Si stava al mondo chinati sulla terra a lavorare ma anche a pensare alla famiglia e ai figli, alle bestie e ai prodotti, ma anche a riflettere sulle condizioni umane

e sociali, coi sogni del riscatto, che avverr poi con le lotte sociali, le organizzazioni sindacali, cooperative e amministrative. I tempi degli scontri, dicevano la boij e bolliva davvero il nuovo della storia ai primi del novecento. Tempi lunghi e duri, orizzonti corti, con in mezzo anche alluvioni e carestie. Ma la cultura contadina per lo pi rinchiusa nelle famiglie e nei paesi si amalgama sempre pi robusta e da essa ogni tanto emergono personalit eccezionali, letterarie artistiche creative. Fra queste Pietro Ghizzardi, singolare letterato e grande pittore. Premio Viareggio Opera prima per la letteratura e le numerose presenze dei suoi dipinti in Gallerie darte di tutto il mondo, con enormi pile di libri di grandi scrittori a studiare e approfondire e a scrivere con esercizi critici in tante lingue. Viaggio verso il Po e sono diretto a Boretto, alla CASA MUSEO PIETRO GHIZZARDI Al Belvedere via De Rossi 27/8 42 0 22 Boretto- Reggio Emiliatel. O522/ 965146. L ci st la signora NIVES PECCHINI IOLANDA moglie del figlio del fratello di Pietro Ghizzardi. Adesso ha tutto Lei nelle mani, leredit materiale e artistica e spirituale di Pietro. E io ho qui nella testa tutto quello che ho letto su Pietrone ( affettuosamente chiamato cos ). Ed tanto. Ma adesso, de visu, voglio verificare la situazione della Casa Museo, i documenti, gli strumenti della pittura, il deposito, la libreria. E quello che racconter la signora Nives, informata dei fatti. E qui, mi accoglie gentilmente, pronta a farmi da preziosa guida.Intanto ricordo che su su fino al 1986 Ghizzardi,pass anche i periodi duri del fascismo, della guerra,della ripresa nazionale col boom economico e linvasione tecnologica nelle citt e nelle campagne.Tante sofferenze umane per i misfatti del fascio, le stragi belliche, le vendette di

di Sergio Masini

paese per le riflessioni dolenti che maturavano in Lui davanti a quelli che chiamava gli sfasci della natura: scomparse di uccelli, spariti buoi e cavalli da tiro e da corsa, distrutta la frutta in val padana, infettata di gas da nafta e benzina, insieme allacqua dei mari e dei fiumi, incidenti mortali e feriti nelle strade. E poi la morte di milioni di bambini per fame, sete e ignoranza. E quelli sfracellati prima di venire al mondo, nella pancia della sua mamma. E gli uomini sono fuori di s, mentre dovevano essere i perni della giustizia e del buon costume per tutti. Di questo amore per l umanit Ghizzardi si nutrito nella famiglia bench madre padre e fratello talora gli fossero contro lo preferivano alla vanga

e nella stalla piuttosto che alla penna e al pennello.Intanto Lui introiettava linguaggi e forme per raccontare proprio in lingua ed in pittura. Lo testimoniano le sue due grandi opere Mi richordo anchora, Premio Viareggio opera prima e Lilla, dedicato alla sua cagnolina morta e il suo dolore per lei e per il mondo

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PERSONAGGI
che va verso la distruzione. Ecco il Ghizzardi anche ambientalista ecologista antitecnicista. Modernissimo. Intanto io e la Nives parliamo insieme di Lui, il Pietrone ( affettuosamente). Sono decine e decine i grandi della Letteratura e dellArte che hanno studiato la pittura e la scrittura di Ghizzardi. Dibattito ampio e approfondito, conclusione unica. Sempre la stessa. Ghizzardi un grandissimo. Ha inventato di sana pianta uno stile, una sintassi e una ortografia fuori regola, creativa e sorgiva da un anima e da una intelligenza speciali. A leggere provi un immenso piacere estetico e una importante soddisfazione tecnica. Proprio cos andava raccontata la sua vita come nasceva e cresceva dentro di Lui. Ne faceva patrimonio narrativo sempre: quello che narrava pitturava, quello che pitturava narrava. E soddisfatto esponeva, allinizio, alle finestre, sotto i portici, dal barbiere. E sorridiamo perch sappiamo gi che tra non molto le opere di Pietro saranno in mostra nelle pi grandi Gallerie darte dItalia e del Mondo. Fu muratore della propria ortografia, sintassi e del proprio stile con i fondamenti del proprio parlato. Fu inventore di una pittura semplice ma robusta, della natura, bestie, uomini e donne eroi e santi della storia, di ambienti immaginari. Non si pu altalenare tra le definizioni di Art malata, selvaggia, brut, istintiva, cercando di catalogare, paragonare, reclutare, assimilare Ghizzardi a scuole o ad altri. E Lui. Realismo naturale. E per essere pi Lui si fa anche le sue pitture in casa. Gratta mattoni, pesta erbe e bacche, bolle radici per fare mastici o vernici, usa il nerofumo o caliggine per delimitare lo spazio suo, interno ad ogni quadro, dipinge tutto sul cartone degli scatoloni dei chiodi, morbidi e assorbenti, che asciugava e stirava sotto presse o pesi, dopo averli lucidati con erbe. Pitturava spesso in ginocchio come i madonnari. Sempre solo davanti a s, di dentro e di fuori fa le sue cose. Si racconta cos: Ho fatto il servo contadino, una vitaccia da bestia, pelavo i pioppi, pulivo i fossi, facevo gli stradini. Guardavo sempre gli altri anche da bambino, guardavo un vagabondo che disegnava sigle in gotico per le lenzuola, mi venne la voglia della pittura e scoprire la fisionomia di una persona. Con unerba della riva del fiume Po che mi serve per la pittura curo tante malattie, si chiama REMSA ed la mia difesa anche contro gli incidenti e le donne che mi dispressano e ghignano dei mie quadri e anche contro la mia madre opprimente. Signora Nives, bisogna pure che arriviamo alle donne - amiche di Pietro rappresentate in quelle decine di quadri che abbiamo visitato, e che anche qui ci osservano. E vero che fu casto? O pi vero che qualche volta andava in casino? E pi vera la seconda che la prima, amava molto la bellezza della donna. Scrive Lui che pensando ad una donna davanti al prosperoso e invitante seno mi slenavo e perdevo forsa ma mi sentivo tirato dalla natura. Faceva da s. E questo ci induce a credere che quei ritratti di donne con occhi penetranti, sceni esuberanti e bocche anelanti segnalino un suo desiderio immaginario piuttosto che una ossessione sessuale. Pietro era un uomo ingenuo e timoroso, ebbe le sue donne virtuali. E ne dipinse tante, tutte diverse tutte significative e quasi parlanti. E quanto belle e quanta arte, altro che ripetitivit e noia nelle sequenze della nostra visita!. Ah quei reticoli di segni, volumi e cicatrici scolpiti neri che si stagliano nei volti! Rughe e muscoli facciali che rievocano fisionomie drammatiche di contadine, con in faccia vite di stenti e fatiche come se il sudore avesse scavato nella pelle i vizi della terra. Eppure hanno sempre una virgola di smorfia di astinenza

mista a voglia di piacere. Capolavori, signora Nives! Pietro le ama come sono e anche come le immagina. La Casa Museo Galleria della signora Nives una deliziosa villetta a due piani con giardino, che d su una stradina lunga lunga sullorizzonte di cielo un po imbronciato. Ma noi,siamo felici dei nostri discorsi e delle grandi bellezze viste nei quadri e nei murali di Pietro che ricoprono il Museo. Qui c tutto quello che si deve vedere e sapere di Ghizzardi. E io non posso che ripetere alla sig. Nives quello che Cesare Zavattini scrisse a Giovanni Negri: nel portarmi qui mi hai fatto il pi bel regalo della mia vita.

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LIBRI
linguaggio delle Fiabe tra I lOriente e Occidente il libro di Anna Maria dallAglio (Nura) edito da Diabasis, reca un messaggio di attualit, anche se ci trasporta, col volo della fantasia, in un mondo magico, popolato da quegli esseri prodigiosi, come angeli, maghi e fate, che vivono tra la terra e il cielo. Le fiabe narrate dalla DallAglio si staccano nettamente dalle fiabe della tradizione reggiana, raccolte con scrupolo filologico nel bel libro, stupendamente illustrato, di Giuliano Bagnoli. Pi che fiabe quelle raccolte dal dott. Bagnoli, sono favole, fole, filastrocche ninne nanne e sciolilingua, che riflettono vita, sensazioni e sentimenti della nostra gente di un tempo, che non amava i voli pindarici, ma cogliere gli attimi pi sintomatici e rivelatori del vivere quotidiano per scherzarci sopra. I racconti immaginosi e fantastici narrati dalla DallAglio si iscrivono invece nel genere della fiaba, in cui il meraviglioso gioca un ruolo preponderante, senza lesplicita finalit moralistica e sentenziosa propria della tradizione favolistica occidentale sin dai tempi di Esopo e di Fedro. La diversit dei due aspetti si riflette anche nelle illustrazioni. Mentre la raccolta del dott. Bagnoli prevalentemente corredata da riproduzioni di dipinti di Gaetano Chierici, che ci introducono graziosamente nel mondo contadino di un tempo, realisticamente rappresentano nei suoi aspetti pi lieti e scherzosi, le fiabe della DallAglio sono illustrate da Giovanna Magnani, una giovane pittrice reggiana, allieva allAccademia di Bologna di Concetto Pozzati, che aveva gi dato prova della sua fantasia affabulatrice nel libro La Leggenda di Salvagna

Le fiabe di Anna Maria DallAglio e le favole di Giuliano Bagnoli


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(Edizioni del Gallo 2007). Due orientamenti diversi: quello realistico della favola e quello fantasioso della fiaba anche se, occorre dire, non mancano in alcuni racconti della DallAglio agganci alla nostra terra, sia pure in modo sfuggente e scherzoso. Ad esempio un principe emiliano che aveva partecipato alla gara per poter divenire lo sposo di Gioiello di Luna, la figlia del mandarino Cin-Cin, arrivata allet da marito, port in dono alla principessa una polvere bianca che, anzich essere, come avrebbe dovuto, polvere di luna, era Parmigiano-Reggiano grattugiato. Le Fiabe tra Oriente e occidente ebbero la consacrazione di una docente reggiana di psicologia, recentemente scomparsa, la dott.ssa Anna Maria Burani. Ricorda la DallAglio nellintroduzione al suo libro che andava, un volta la settimana, nel suo studio in una via del centro. Le consegnavo le fiabe in brutta copia, lei le leggeva, faceva alcune correzioni, a volte aggiungeva qualcosa alla trama o qualche battuta e me le faceva battere al computer. Ci accomunava lamore per linfanzia, il desiderio di trovare uno stato originario dinnocenza. Laveva incoraggiata ascrivere anche frate Davide Moretti al convento dei Cappuccini, dalla lunga barba bianca e nera. Aveva una scatola piena di cassette musicali di fiabe narrate da attori su nastro, gliene regal alcune e si beava ad ascoltarle. Ma la prima fiaba, Cuore incantato le fu ispirata contemplando una sera dinverno la copertina del libro di una suora carmelitana, Elisabetta della Trinit. Questa predisposizione alla narrazione fiabesca si era formata, prima ancora che dagli incontri con la dott.ssa Anna

Maria Burani e con il cappuccino frate Davide Moretti, dalla sua stessa esperienza di vita. La DallAglio, durante la sua giovinezza, trascorse alcuni anni nel Pakistan. Fu quindi messa in diretto contatto con il mondo orientale, ove apprese la danza del ventre, della quale diventata insegnante al suo rientro a Reggio Emilia. Una danza - dice - che produce un intreccio tra sensualit e misticismo e suscita una sensazione di interminatezza e di infinito. Nelle sue fiabe ha cercato, col volo della fantasia, di unire insieme Oriente e Occidente e di stimolare la curiosit di conoscete altre culture, non per suscitare contrapposizioni ma per un arricchimento dello spirito e una ricerca di collaborazione e di pace. Con il poetico avvertimento che saran belle le stelle del nostro cielo, ma le stelle delle notti in mezzo al deserto sono le pi belle che locchio delluomo possa vedere, perch l so no pi grande e pi luminose.

di Alfredo Gianolio

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ECONOMIA

Un p di brio per lanno nuovo!


Mal comune mezzo gaudio che ai bugiardi perfettamente daccordo che D icono occorre grande memoria. meno piagnistei, non dico che
Nello scorso mese di maggio mi ero mosso per cercare qualcosa di carino, sul mare, in riva al mare, possibilmente sulla spiaggia. Avevo chiesto limpossibile anche per convincermi, in seconda battuta, di non concludere nulla. Ognuno ha le sue masturbazioni mentali. Di l a poco iniziarono a pervenire una serie di occasioni francamente notevoli. Fra le tante, una casetta che pareva disegnata da Disney, a Capo Stella, allElba, la casa dei mie sogni, per la quale avrei anche rinunciato al rudere su Baratti. Richiesta: 2 milioni. Il pezzo era bello, li valeva tutti, ma le-mail fece effetto su tarlo e ripresi, come se nulla fosse, ad accantonare il progetto che, anzi, dimenticai del tutto. Il 2 dellanno, ieri laltro, mi arriva una mail da un indirizzo sconosciuto di Livorno, una agenzia immobiliare mai sentita n letta: non ci potevo credere! La stessa casa, lo stesso mare, le stesse foto, con una differenza, il prezzo, sceso a 1 milione! Non ci potevo credere. Ed il tarlo si rimesso in moto. Esempi del genere potrei citarne a iosa e, chiss cosa vedremo nellanno appena iniziato. Mi auguro di no ma le premesse ci sono tutte, anche se le borse danno segni di risveglio, anche se alcuni canali televisivi (giustamente!!!) fanno vedere la gente allegra in via Condotti a Roma od in Piazza Meda a Milano. Sono infatti risolleverebbero la situazione (solo un pazzo potrebbe pensarlo), ma psicologicamente, potrebbero allentare la morsa del dramma: anche perch, profondamente convinto che in Italia i fondamentali siano meno spappolati che altrove. La fase di flessione dell'attivit produttiva non ancora terminata, proseguir per buona parte del 2009 e solo nel 2010 il Pil italiano, se tutto andr bene, torner ai livelli fatti registrare nel 2007. La valutazione, non mia, nessuno ha inventato lacqua calda (!), contenuta nel IV rapporto congiunturale del Cer di Roma. Nel rapporto si afferma che l'anno prossimo, tanto i consumi, quanto gli investimenti e le esportazioni, avranno il segno meno davanti: come risultato dopo un 2008 con il Pil attestato su una flessione di mezzo punto, nel 2009 la retromarcia dell'attivit produttiva provocher una flessione del Pil pari all'uno per cento. Nel rapporto previsionale si legge anche una stima sugli effetti della manovra del governo contenuta nel decreto approvato il 28 novembre scorso. Il suo impatto espansivo sull'economia viene cifrato allo 0,1 per cento del Pil, in pratica, circa un miliardo e settecento milioni. L'effetto osservano gli esperti del Cer un po' pi consistente sui consumi delle famiglie, attestandosi al +0,3 per cento. Si tratta tuttavia di un impatto

di Massimo Crotti*

(*) magistrato tributario

modesto che serve per tamponare le emergenze la diagnosi. Purtroppo abbiamo il debito pubblico pi alto del mondo e c chi giura che a Roma abbiano cominciato ad oliare e manutentare le stampatrici della Zecca. I timori di massicci interventi a salvataggio delle banche, che innalzerebbero ulteriormente il livello del debito, si riflettono nell'apertura del differenziale fra i tassi italiani e quelli tedeschi in un momento di aumento dell'avversione al rischio sui mercati. Ma non detto che siano solo i piccoli a soffrire gravemente. Lantivigilia mi venuto a trovare un amico, un grande amico, per gli auguri. Davanti al fuoco, si sa, le confidenze, anche le pi intime, sono normali. Avevo, anzi ho mi confidava una villa in montagna che sulla carta poteva valere non meno di 10 milioni. Forse oggi ne vale meno ma la differenza che due anni fa avrei avuto la lista dattesa se solo avessi voluto venderla. Oggi impensabile di trovare anche il pazzo di turno. Per non parlare di titoli. In sei mesi ho perso qualcosa come 1000 miliardi di vecchie lire.... E via con altre amenit del genere. Questo per dire che quando notte, notte per tutti. Ed innegabile che mal comune mezzo gaudio. Speriamo davvero, e questa s che non retorica, che almeno la salute ci sia tutta. Il resto si aggiusta sempre, bene o male.

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PSICOLOGIA

Pip...guai in vista!
Quando lenuresi del bambino patologica?
gnuno di noi, appena nato, O incontinente, poich perde senza controllo e in modo automatico feci ed urine, con un meccanismo di riflesso involontario. Questo meccanismo si modifica nel tempo attraverso lapprendimento del controllo volontario degli sfinteri. Alcuni bambini imparano a controllare gli sfinteri a 18 mesi, altri a 30 mesi, con variazioni rispetto allet dovute sia a tempi di sviluppo diversi tra individui sia a differenti norme culturali. Statisticamente si rileva che circa la met dei bambini di due anni riesce a trascorrere la notte senza bagnare il letto (Rovetto, 1987). Quando il comportamento enuretico da ritenersi patologico? Quando il genitore deve insospettirsi? I dati statistici evidenziano che fino ai 5 anni possibile che si verifichi una remissione spontanea del comportamento enuretico. E quindi importante attendere almeno i 6 anni prima di preoccuparsi. Una famiglia che sta attraversando un periodo di cambiamenti, come il trasferimento in unaltra citt, larrivo di un fratellino o di una sorellina, la separazione dei genitori, costituiscono situazioni in cui il bambino pu presentare una temporanea perdita del controllo della minzione. Ma per poter porre diagnosi di enuresi necessario che vengano soddisfatti alcuni criteri. Lenuresi una modalit continuativa (non saltuaria) di emissione delle urine involontaria o intenzionale; la diagnosi viene apportata solo

di Cristina Magni (psicologa)

se tale comportamento non dovuto alleffetto diretto di una sostanza (es. diuretico) o ad una condizione medica generale (es. diabete, spina bifida), che potrebbe causare linsorgenza di tale problema. Inoltre gli episodi risultano clinicamente significativi solo se si presentano con una frequenza di due volte alla settimana, per almeno tre mesi consecutivi, o dalla presenza di un disagio importante con difficolt emergenti nellarea sociale, scolastica, famigliare. E fondamentale che tutti questi criteri vengano soddisfatti perch si possa definire lenuresi un effettivo disturbo psicologico. Episodi occasionali di perdita urine non sono clinicamente significativi per la diagnosi di enuresi (e probabilmente sono legati a fattori contingenti da valutare rispetto al singolo caso, non necessariamente allarmante). Si possono differenziare i tipi di enuresi in tre categorie: notturna, se la perdita delle urine avviene durante il sonno; diurna, se la perdita delle urine avviene durante le ore di veglia; notturna e diurna. La continenza diurna si instaura

per prima perch risulta decisamente pi semplice il controllo della vescica durante il giorno, mentre si rileva con maggiore frequenza lincontinenza notturna. Questo sottotipo comporta la perdita di urine durante la fase del sonno a movimenti oculari rapidi (fase REM), periodo precedente al sonno profondo. Il sottotipo diurno, pi comune nelle bambine, e raramente si manifesta oltre i 9 anni; inoltre tende a presentarsi nel primo pomeriggio, a scuola, frequentemente associato allansia sociale. Esistono due tipologie di casi di enuresi: primaria, la pi diffusa, in cui i bambini non hanno mai acquisito il controllo della minzione; secondaria, in cui i bambini perdono il controllo della vescica, pur avendo acquisito per un certo periodo tale capacit. Questultimo caso frequentemente associato a problematiche famigliari, come la separazione dei genitori, o a situazioni ansiose, come linserimento in una nuova scuola, o in seguito ad episodi particolarmente stressanti. Ogni caso presenta caratteristiche specifiche, per questo motivo la fase di valutazione del caso iniziale risulta essenziale per progettare un intervento specifico. Quali sono i possibili percorsi al trattamento dellenuresi? Questo ed altri piccoli suggerimenti per la gestione delligiene personale verranno trattati nel prossimo numero.

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MOSTRE

Con la collaborazione di MENSILE DEL COLLEZIONISTA ITALIANO Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522.557893 - Fax 0522.557825 www.collezionare.com - e-mail: collezio@tin.it

Il Museo dArte Moderna di Bologna celebra Giorgio Morandi


Dal 22 gennaio al 13 aprile 2009
a figura di Giorgio Morandi protagonista della scena L culturale internazionale con eventi e progetti a lungo termine. Fulcro di tali iniziative sono la mostra antologica Giorgio Morandi 1890-1964, (dal 22 gennaio al 13 aprile 2009 al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna) e il prossimo restauro dell'abitazione bolognese in cui l'artista visse fino al 1964, che diverr uno spazio dedicato alla ricerca. La mostra, tra le pi complete mai dedicate al maestro bolognese, presenta oltre un centinaio di opere: un corpus esaustivo che documenta il percorso e l'evoluzione espressiva dagli esordi dell'artista alla ricerca metafisica, fino alla dissolvenza della pittura degli ultimi anni, passando attraverso tutte le tecniche nelle quali Morandi si cimentato. L'allestimento all'interno della Lehman Collection del Metropolitan Museum ha riscosso fin dai primi giorni un grande successo di pubblico e un ottimo riscontro sulla stampa. La selezione effettuata dai curatori comprende lavori appartenenti, oltre che al Museo Morandi di Bologna e a musei italiani e americani, alle raccolte di studiosi e amici dell'artista, e anche dipinti acquisiti da collezionisti che entrarono in contatto con Morandi e che da subito seppero capirne il genio. Morandi (Bologna, 1890-1964) esord nel momento culminante delle avanguardie. Pur viaggiando pochissimo (solo tre i suoi viaggi all'estero, in Svizzera, e compiuti in et non pi giovanile) fu un artista colto e aggiornato su ogni tendenza della moderna pittura europea, grazie ai libri e alle pubblicazioni spesso ricevute direttamente dai critici pi accorti. Ma di ci, e soprattutto delle questioni teoriche, parlava di rado e malvolentieri. Gli stavano maggiormente a cuore il suo lavoro di pittore e l'insegnamento della tecnica incisoria nelle aule dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. tuttavia ben visibile, soprattutto nelle opere giovanili, il suo privato rapporto con le avanguardie internazionali: ha dipinto opere schiettamente cubiste, si avvicinato al movimento futurista ed stato forse il pi sottile protagonista della Metafisica. Con la chiusura di tale stagione e con l'affievolirsi dell'attitudine eversiva delle avanguardie, Morandi inizia un proprio autonomo cammino attraverso tecniche diverse dall'olio all'incisione, dall'acquerello al disegno - sviluppando un linguaggio di raffinata semplificazione. L'essenziale lucidit delle sue composizioni unita alla trasfigurazione astratta del suo sguardo lo porteranno a confrontarsi con il reale arrivando a dissolverne i contorni. Dell'avventura artistica e umana di Morandi dar testimonianza il restauro e la riapertura nel 2009 dell'abitazione in cui visse, in via Fondazza 36 a Bologna.

Natura morta, 1959 (V. 1126). Olio su tela, 25 x 30,5 cm Bergamo, Accademia Car r ar a, Galler ia dAr te Moderna e Contemporanea Natura morta /Still life, 1956 (V. 985). Olio su tela, 30 x 45 cm Bologna, Museo Moranti Natura morta, 1918 (V. 39). Olio su tela, 80 x 65 cm Roma, Galleria Nazionale dArte Moderna e Contemporanea Su gentile concessione del: Ministero per i Beni e le Attivit Culturali Photo Giuseppe Schiavinotto, Roma

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MOSTRE

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Torna Emporium, il dballage d'inverno


Alle Fiere di Parma, il 17 e 18 gennaio 2009
a nove anni antiquari ed appassionati collezionisti di tutta Europa - e con loro i buyers delle pi importanti D case d'asta e gli interior designer pi affermati - sfidano i rigori dell'inverno e si danno appuntamento a Parma per Emporium, il primo appuntamento professionale dell'antiquariato che conta nel Vecchio Continente. Con una formula sempre uguale a se stessa e sempre nuova, studiata per privilegiare gli scambi serrati e il business senza fronzoli ed orpelli, Emporium il grande raduno dopo le festivit natalizie: un po' grande magazzino e un po' scusa per rincontrarsi dopo la pausa invernale. In definitiva una grande festa di inizio anno per il grande pubblico delle rassegne antiquariali di tutta Europa, una duegiorni che andr in scena sabato 17 e domenica 18 gennaio 2009. Emporium anche un grande business: un exchange market, un dballage, sbarazzino e veloce in cui i professionisti dell'antiquariato possono rinnovare le proprie proposte commerciali, acquistando arredi di varie epoche, complementi e oggetti da collezione dagli oltre 400 espositori della rassegna.

Colleziosa, Mostra Mercato Scambio di collezionismo, modellismo, hobby, curiosit


A Modena Fiere, il 17 e 18 gennaio 2009
ppuntamento a Modena Fiere il prossimo 17 e 18 A gennaio con Colleziosa, grande "contenitore" per il collezionismo di tutti i generi. Numerose le proposte della kermesse: dalla Mostra Mercato del disco usato e da collezione, con l'offerta di CD, DVD, video, poster, riviste, cartoline, libri, a Modena Comics dedicata al fumetto, con migliaia di titoli, personaggi e autori. Pensato per il pubblico dei fotoamatori invece l'appuntamento con Photo Cine Video, compravendita di attrezzature e materiale fotografico tradizionale, digitale, usato, d'occasione e da collezione. L'edizione 2009 di Colleziosa, grazie alla preziosa collaborazione di alcune Associazioni del settore, prevede poi ampi spazi interamente dedicati al mondo del modellismo, con esibizioni di 'truck modellismo', e un workshop che fornir tutte le nozioni necessarie per la realizzazione di modellini di soldatini. Colleziosa si svolger nell'ambito di Expo Elettronica, appuntamento nazionale specializzato nel campo delle telecomunicazioni. I n f o : 0 5 4 1 4 3 9 5 7 3 ; w w w. e x p o e l e t t o r n i c a . i t

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ANDIAMO AL CINEMA

Il grande schermo
THE SPIRIT
Di: Frank Miller. Con: Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson, Eva Mendes, Paz Vega. Genere: Cine-fumetto (108) Commento: Tra innovazione e la strada della graphic-novel gi battuta con 300 (a firma Snyder, ma con forti influenze esterne) e soprattutto Sin City, Frank Miller si conferma lunico regista in grado di proporre cinebaloon di alto livello: cos, dopo do, dopo un avvio al rallenty. Spirit fallibile ma astuto, la fidanzata Ellen Dolan tradita ma innamorata, il padre di Ellen, il Commissario di Polizia, invece burbero ma irrimediabilmente legato alle abilit del guardiano della Citt. Tutto come nel fumetto, ad eccezione di Octopus, che rivela linsospettabile ironia noir di Samuel L. Jackson e un arsenale sconosciuto ai primi fumetti. Un bel prodotto insomma, sebbene lelemento novit fosse ormai scaduto con la prima puntata della citt del peccato. Sino allesplosivo finalone da cartoon. Da non perdere: Alcune trovate pittoriche, che si susseguono sempre nei film di Miller, ma riescono comunque a prendere le distanze dalla banalit del dj-vu. VOTO: 7.5 SREGOLATEZZA

di Giovanni Gardani

ingegneri, il leone Alex ballerino si prende pure responsabilit guerresche, la giraffa Melman sapplica in medicina e amore, il rinoceronte Gloria scopre la differenza tra essenza ed apparenza, la zebra Marty capisce limportanza dellunicit allinterno del branco. Ognuno insomma compie un netto passo avanti, cos come, ci pare di poter confessare, fa

MADAGASCAR 2

le delusioni di Max Payne e Hitman, resuscita il genio (riadattato) di Will Eisner, smarrito nei meandri del tempo, ma pur sempre uno dei migliori fumettisti della storia americana. Spirit nella versione milleriana una contaminatio che non sempre funziona, ma conferma lanima del proprio padre (ironica e mai eccessivamente violenta) e il gusto estetico del proprio padrino: limpronta di Sin City ben evidente, ovviamente dal contrasto tra il bianco-nero e il rosso, ma Miller ha il merito di innovarsi, depurando il concerto di sangue che caratterizz la sua prima opera (losannato Tarantino guardi e impari!). Ne esce cos un gioco ironico, raramente sadico, e divertente in crescen-

Di: Eric Darnell, Tom McGrath. Commento: Ecologismo, divertimento, ritorno ai primordi dellumanit, e qualche pennellata di poesia: ingredienti che fanno di Madagascar 2 lennesimo miracolo a cartoni animati, che non si perde n dietro a rigorosi moralismi, n davanti alle responsabilit che un film destinato ai pi piccini dovrebbe sempre prendersi. Il giusto mezzo, insomma, per una scatola contenutistica davvero ricca. A cominciare dalla sceneggiatura, opera anche di Ethan Coen (e si vede!), che nulla invidia ad alcuni maestri dellincastro hollywoodiano: non solo, Madagascar ha il grande merito di sfruttare un telaio ben noto al pubblico (ogni personaggio non perde una virgola della caratterizzazione del primo episodio), senza per adagiarsi sugli allori: ecco allora emergere il lato nuovo di ciascuno dei protagonisti, oltre ad altre spassosissime spalle. I pinguini evasori diventano

anche la pellicola. Il tutto condito dalla presenza umana, corollario doveroso (come le riflessioni che esorta), messa in ridicolo ma con stile, e senza accuse da pubblico ministero. Con il sorriso sulle labbra (e anche qualche risata da spanciarsi). Il che, per inciso, non ha mai fatto male a nessuno Da non perdere: Pinguini pi scimmie: un mix letale di astuzia, scaltrezza e simpatia. E poi, autentico personaggio sopra le righe (senza bisogno di aiutanti complementari), Re Julian, contagioso ogni volta che apre bocca. VOTO: 8.5 - SOGNATORE

NATALE A RIO

Di: Neri Parenti. Con: Christian De Sica, Fabio De Luigi, Michelle Hunziker, Massimo Ghini, Paolo Conticini.

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ANDIAMO AL CINEMA

Genere: Comico (113) Commento: Se sostenessimo che per recensire un film della premiata (?) ditta De Sica-Neri Parenti basterebbe avere uno stampino, non ci discosteremmo troppo dal vero, anche se negli ultimi anni una variabile impazzita savvicina al cinepanettone offrendo quantomeno un po di lievito, che tuttavia non garantisce la sufficienza: si chiama Fabio De Luigi, ben assortito con Michelle Hunziker (che pure non sa recitare), e sfrutta un repertorio di cabaret mutuato dai migliori anni di Mai Dire Goal, per regalare parentesi di sorriso non soltanto triviale. Il resto tutto identico, ormai assodato, un mix di commedia degli equivoci, con la pruderie che tanto piace (evidentemente) agli italiani abbonati ai luoghi comuni: il Brasile cos la terra del sesso facile, lo scambio di coppia (volontario o meno) il pezzo che completa ogni puzzle

meno un paio di voti perch, in assenza di originalit, Neri Parenti ha dalla sua quantomeno una mano registica meglio assortita. Una nota su De Sica: un bravo attore di teatro, che si affida sempre pi ai ciondolamenti e alle solite mimiche facciali. Con il cinema per sembra avere sempre meno a che fare Da non perdere: Come detto Fabio De Luigi: vedere per credere. VOTO: 5.5 CHI SI RIVEDE

IL COSMO SUL COMO

e il rapporto padre-figlio il classico rovesciamento che passa per lo scontato divorzio e laltrettanto appurata mascalzonata prestabilita. Nessuno chiede disquisizioni filosofiche, per carit, ma in questo caso repetita non iuvant, e si riaccendono le spie di una crisi di idee abissale. Rio insomma come Miami, come il Nilo, come la Crociera, come Cortina, come tutto il resto: cambia la location, non le trovate, anche se almeno una sfida vinta. Boldi resta indietro di al-

Di: Marcello Cesena. Con: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Silvana Fallisi, Sara D'Amario. Genere: Commedia (100) Commento: Che furbacchioni Aldo,Giovanni e Giacomo! Persa la verve da lungometraggio dopo soli tre film (rigorosamente i primi), i tre attori milanesi (con laggiunto della sicula cadenza di Baglio) hanno deciso di puntare dritto verso lo sketch che meglio riesce loro, il corto. Cos, dopo Anplagghed, teatro filmato e non cinema, ecco Il cosmo sul com, che intende racchiudere perle di saggezza disparate in situazioni molto diverse tra loro. Troppo diverse, verrebbe da dire, perch qui emerge il principale problema della pellicola: riunire il presunto cosmo in un unico film in meno di due ore presuppone una capacit organica di collage del materiale. Cos non avviene nellopera di Marcello Cesena (il Jean Claude di Mai Dire Goal, che regala anche un forzatissimo cammeo di se stesso), che sembra un gran minestrone senza un filo logico conduttore: e non basta la cornice decameroniana del maestro Tsu-Nam e dei suoi saggi (?) discepoli per collegare una trama dispersiva. Il totale il seguente: se prendiamo i singoli episodi il giudizio positivo (il secondo e il quarto, in particolare, sono spezzoni davvero spassosi, di comicit superata gli altri due), ma non dovremmo dimenticare che, comunque sia,

stiamo parlando di un lungometraggio, che come tale dovrebbe assecondare maggiore omogeneit. Comunque meglio di Al, John and Jack, sui livelli di Tu la conosci Claudia?. Non malaccio, ma ci saspettava di pi. Nota di merito: si evita, al solito, la commedia volgarotta allitaliana, il che dovrebbe servire dinsegnamento a molti maestri nostrani contemporanei Da non perdere: La performance di Giacomo, decisamente il pi attore dellaffiatato trio. VOTO: 6.5 PUZZLE SCOLLATO

BOX OFFICE NATALIZIO


FILM INCASSI NOSTRO VOTO 5.5 8.5 6.5 3 6.5 7 7.5 sv 9 sv

Natale a Rio 15.599.159 Madagascar 2 15.101.332 Il cosmo sul com 8.724.846 Ultimatum alla terra 3.843.415 Come un uragano 3.097.862 Come Dio comanda 2.506.023 The Spirit 1.066.118 Ember 757.691 Il bambino con il pigiama a righe 751.717 La Duchessa 741.215

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EVENTI

Profilo Donna a favore dellAISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla


Profilo Donna ha dedicato i fondi ricavati dallevento che tradizionalmente precede il Natale allAssociazione Italiana Sclerosi Multipla. Come location il ristorante Europa 92, tempio creativo della cucina modenese caro al Maestro Luciano Pavarotti per lottima cucina. Tra il nutrito parterre di ospiti Nicoletta Mantovani Pavarotti, testimonial della Onlus, accompagnata dalla figlia Alice, SAR Amedeo di Savoia Aosta, autorit cittadine, imprenditori e professionisti del comprensorio e molte delle signore di Profilo Donna tra cui Maria Grazia e Francesca Severi stiliste premiate miglior partner Profilo Donna 2008. Sugli schermi durante la cena il Concerto di Petra e a evidenziare quanto levento in memoria del Tenore sia stato bello e importante sono stati Deanna Ferretti Veroni, premio Profilo Donna 2008, Ilario Tamassia, noto arredatore, Maria Carafoli, responsabile Assessorato allo sport del Comune di Modena. A fare da cornice alla serata le collezioni di gioielli Pinomanna e i portraits realizzati dal creativo Ennio Sitta. Tanti e ricchi i premi della lotteria di beneficenza messi in palio da generosi benefattori e una particolare sensibilit a favore dellAism lha dimostrata il Gruppo Zepter International, noto per le prestigiose sponsorizzazioni internazionali e per la sensibilit dimostrata su vari fronti nei confronti della solidariet. Per il 2009 Profilo Donna annuncia contenuti e novit: una crociera con Costa Crociere e il ventennale del Premio Internazionale Profilo Donna (info su profilodonna.com).

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1 - Ivonne Pivagni presidente AISM sezione di Modena riceve la busta con il ricavato della serata da Cristina Bicciocchi 2 - La cordon bleu Tamara Valenti, larredatore Ilario Tamassia, la signora Silvana dallOrto, larchitetto Laura Villani 3 - Cesare, gestore Europa 92 e amico di Luciano Pavarotti 4 - Lella Pavarotti, sorella del Tenore 5 - Cristina Bicciocchi, SAR Amedeo di Savoia Aosta, Nicoletta Mantovani Pavarotti, Alice Pavarotti

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6 - CristinaBicciocchi, FrancescaSeveri, MariaGraziaSeveri, NicolettaMantovani 7 - Nicoletta Mantovani Pavarotti e ospiti 8 - da sinistra: SAR Amedeo dAosta, larch. Laura Villani, il dr. Luigi Garuti, il cav. Deanna Ferretti Veroni, il col. Alberto Giordano Comandante Provinciale della GDF, la stilista Francesca Severi 9 - Veronica Vecchi, weddings and events designer 10 - La stilista Anna Segura 11 - Laura Panini nel portrait di Ennio Sitta 12 - SAR Amedeo si Savoia e il Cav.Elvetio Lugli 13 - Cristina Roncati, Anna Marchetti 14 - Francesca Pecchini e Rossella Diaz, due ragazze dello staff di Profilo Donna
Foto di Roberto Vacirca

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AUTO DEL MESE

Il Giaguaro ha potenziato gli artigli


La Jaguar XF in versione S monter un motore diesel da 275 cavalli e prestazioni da gran turismo
anno fa, quando la Q ualche Jaguar decise di montare un motore a gasolio su una delle sue vetture, qualcuno pens bene di storcere il naso, ma poi tutti o quasi si convinsero che era stata una scelta azzeccata e che le prestazioni e il confort di questa motorizzazione diesel ben si sposava con la classe della vettura. Poi la scelta vincente proseguita ed destinata a durare nel tempo. Fin dal momento del suo lancio, avvenuto lo scorso anno, la Jaguar XF stata riconosciuta come il frutto straordinario del nuovo orientamento stilistico della casa del giaguaro. E' subito risultato evidente che si trattava di un'auto in cui il piacere di guida supera le aspettative create dalla sua bellissima linea. Oggi, la nuova XF Diesel S eleva questo piacere di guida a nuovi livelli, spostando l'equilibrio pi avanti pur mantenendo quei valori fondamentali di raffinatezza e lusso sportivo delle berline XF, insomma il giaguara ha affilato gli artigli pronto a graffiare il mercato ed a convincere gli ultimi scettici. Riconoscibile da un discreto badge "S", l'auto che definisce il lusso sportivo Jaguar molto pi che un nuovo modello, grazie ad un eccezionale, nuovo, leggero motore diesel ad alte prestazioni. Equipaggiata con un motore da 275 cavalli, la Diesel S offre prestazioni eccezionali, accelerando da 0 a 100 km/h in appena 6.4 secondi,1.8 secondi pi veloce del modello con il motore 2.7 litri. L'accelerazione in marcia egualmente impressionante, la velocit massima limitata elettronicamente a 250 km/h. Grazie a due turbocompressori sequenziali paralleli che aiutano ad erogare elevati livelli di potenza e di coppia molto fluidamente e con naturale flessibilit, questo motore si combina perfettamente con il sofisticato cambio automatico Jaguar a sei marce ZF 6HP28. Si tratta del primo motore dellintero panorama automobilistico con schema V6 ad adottare due turbo sequenziali paralleli. Questa soluzione, sinora impiegata solo da motori in linea, garantisce prestazioni allaltezza di un V8, con con-

di Ercole Spallanzani

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AUTO DEL MESE

sumi estremamente contenuti. La percorrenza media invece di 6,8 litri per 1200 kilometri, con emissioni di 179 g/km di CO2, il tutto con la complicit di impianto di alimentazione common-rail di ultima generazione con pressioni desercizio nellordine dei 2.000 bar e con iniettori piezoelettrici a sette ugelli che fanno fino a cinque iniezioni di carburante per ogni ciclo. E prevista anche una versione pi soft, nell'ottica di rinnovamento della generazione del diesel Jaguar, una versione del nuovo motore 3.0 litri da 240 cavalli, che eroga il 16 per cento in pi di potenza e il 15 per cento in pi di coppia rispetto al 2.7 diesel, consentendo alla XF di raggiungere i 100 km/h da fermo in 7.1 secondi. La velocit massima di 240 km/h. E come il motore da 275 cavalli, queste grandi prestazioni sono ottenute con un consumo medio nel ciclo combinato di 6.8 litri/100 km, con un miglioramento rispetto al 66

2.7 diesel di oltre il 10 per cento. Vi sono anche significative modifiche negli allestimenti e negli equipaggiamenti, alcuni dei quali completamente nuovi, e l'introduzione di un nuovo modello Portfolio quale parte della gamma. Il listino prezzi delle versioni diesel Model Year 2010 sar reso noto in un secondo momento. Naturalmente per vedere la

Jaguar XF e provarla baster recarsi alla concessionaria Jaguar Parma di Ponte Taro. Per gli amanti delle auto di prestigio e sportive sempre presso la stessa concessionaria c un corner dedicato ad un altro marchio inglese che ricorda la grande tradizione britannica, lAston Martin, e vedere i tre modelli unici. Vantage V8, DB 9 e DBS.

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