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di Pontormo
Titolo: Deposizione Autore: Principale protagonista della prima stagione del Manierismo
fiorentino, fu Jacopo Carrucci detto il Pontormo. Anche il padre, Bartolomeo Carrucci, era un pittore ed aveva studiato alla bottega del Ghirlandaio, ma questo non pu aver influito sulla formazione di Jacopo, data la prematura morte del padre, avvenuta nel 1499, quando il figlio aveva allincirca cinque anni. Il Vasari racconta che dopo il suo arrivo a Firenzela nonna lo affid alla tutela dei Pupilli (la magistratura che si occupava degli orfani amministrandone e custodendone i beni), intorno ai tredici anni, fu messo a bottega presso Leonardo, per poi approdare a quelle di Piero di Cosimo, Mariotto Albertinelli ed Andrea del Sarto. Il percorso si concluse attorno al 1513, data cui si fanno risalire le prime opere autonome, eseguite allet di diciannove anni. Tra queste, la Visitazione del Chiostrino dei Voti della Santissima Annunziata (1514-1515), che, oltre a rivelare chiare ascendenze michelangiolesche e leonardesche, rappresenta una singolare fusione tra le idee di Raffaello e Fra Bartolomeo, che nella Scuola dAtene e nella Pala Pitti riprenderanno la disposizione dialettica, a semicerchio, dei personaggi. Al 1515 risale anche la decorazione della Cappella dei Papi in Santa Maria Novella, in occasione della visita di Papa Leone X in citt. Intorno al 1517 lartista prese parte, con la complessa tela Giuseppe interpreta i sogni del Faraone, alla decorazione della Camera Nuziale di Pierfrancesco Borgherini. Qualche anno dopo ricevette dai Medici il prestigioso incarico di decorare, assieme al Franciabigio e ad Andrea del Sarto, la sala principale della Villa di Poggio a Caiano, cui attese dal 1519 al 1521: laffresco rappresentante Vertumno e Pomona, fine scena pastorale dominata da una luce tersa e da una natura rasserenante, rivela un michelangiolismo temperato da unelaborazione molto delicata, quasi eterea. In seguito, per sfuggire alla peste che nel 1523 imperversava sul capoluogo fiorentino, il Pontormo si rifugi nella Certosa del Galluzzo, nei pressi della citt, trattenendovisi anche dopo la scomparsa del pericolo: qui dipinse una serie daffreschi dedicati alla Passione di Cristo e ispirati alle stampe danalogo soggetto di Albrecht Drer, che rivelano un mutamento stilistico, una maniera tedesca di dipingere per nulla apprezzata da Vasari, che considera il pittore notevolmente peggiorato rispetto alla giovinezza. Nel 1525 Jacopo venne chiamato a far parte dellAccademia del Disegno; dal
1526 al 1528 fu impegnato negli affreschi della Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita, per il cui altare realizz una pala con il Trasporto di Cristo al Sepolcro. Nel 1529 riusc ad acquistare una casa per abitare e lavorare, iniziando cos ad operare in una bottega propria. Allo stesso periodo va ascritta la realizzazione di veri e propri capolavori, quali la Visitazione della Pieve di San Michele di Carmignano e, fra i ritratti, il vibrante Giovinetto (Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi) e il fiero Alabardiere (New York, Frick Collection). Dopo il 1530 si volse ad una temeraria emulazione di Michelangelo, come evidenziano gli affreschi delle ville di Careggi e di Castello (per i quali si dice che egli si sia rinchiuso per cinque anni dietro un tramezzo di legno, in modo da poterli ultimare da solo) e quelli del coro della chiesa di San Lorenzo, venati di una inquieta religiosit e andati distrutti nel 1738. Tra le opere degli ultimi anni, in larga parte distrutte o rovinate, restano comunque convincenti alcuni ritratti, come la Dama col cagnolino di Francoforte, che condivide la preziosit aristocratica dellallievo Bronzino. Gli ultimi due anni di vita (1554-1556) vedono Pontormo impegnato anche nella stesura di un diario, Il Libro mio, assai utile per ricostruire la vita quotidiana e la complessa personalit dellartista, morto probabilmente il 31 dicembre 1556 o il 1 gennaio 1557 e sepolto, il 2 gennaio 1557, nella chiesa della Santissima Annunziata.
Tema: ritratto di Cristo morto e di altri dieci personaggi tra cui Maria in un
luogo all'aperto sul Golgita, nel trasporto di Cristo al sepolcro.
- grazia - licenza dalla regola - virtuosismo - difficolt -inusuale (che guarda alla bizzarria e all'eccentrismo)
Tecnica: Olio su tavola. Dalla met del XV secolo la pittura ad olio conobbe
una straordinaria diffusione, prima nelle Fiandre e poi, dagli anni sessanta e settanta del XV secolo, in Italia. Gli italiani utilizzavano gi questa tecnica, spessp associandola con altre, come la pittura a tempera, ma le prime opere eseguite interamente ed esclusivamente a olio comparvero soprattutto nelle citt che per prime accolsero la cultura fiamminga, come Urbino, Ferrara, Napoli, Roma e, in seguito, Venezia. L'introduzione della tecnica ad olio in Italia tradizionalmente attribuita ad Antonello da Messina, che nella sua citt natale e a Napoli pot entrare in contatto diretto con artisti catalani e fiamminghi, tra cui Petrus Christus. Il suo esempio sarebbe poi stato seguito da Piero della Francesca, Giovanni Bellini e altri. La pittura ad olio, inizialmente stesa su supporto ligneo, dal XVI secolo si afferm anche su tela, dando origine a una modalit quasi esclusiva (la locuzione 'olio su tela' esprime la quasi totalit della produzione figurativa ad olio sino al XIX secolo) che nella tecnica pittorica mut solo con la comparsa dei colori acrilici.
Dimensioni: 313x192cm. Tipologia Formale: La forma del dipinto una pala centinata. ci che
caratterizza la pala la parte superiore ricurva. Questo termine deriva dalla particolare impalcatura che veniva innalzata per costruire archi o volte e da qui per estensione indica la curvatura della parte terminale di un elemento architettonico o in pittura del supporto su cui e' eseguita l'opera.
lume dal mezzo" (le mezzetinte) "e il mezzo dagli scuri". Nel Novecento il mito di Pontormo come artista "maledetto", misantropo e tormentato godette di un successo legato a una lettura per molti versi anacronistica della sua figura.
sia i colori accesi, in cui predomina l'azzurro e il rosa, sia le espressioni ammutolite dei personaggi non trasmettono la sofferenza e il dolore della scena ma piuttosto la promessa di resurrezione e di libert del Cristo, il cui volto sereno, quasi dormiente. il luogo non specificato e lo spazio inesistente invece portano l'opera a una situazione al di la del tempo, e inoltrano questa promessa a tutta l'umanit e a ogni periodo storico, senza fossilizzarla in qualcosa di determinato. anche la luce non segue regole precise ma viene utilizzata per evidenziare ci che l'autore voleva. la mancanza di gravit fa lievitare i corpi in posizioni irreali e fantastiche, nessun personaggio sembra sentire la fatica come se il corpo di Ges non avesse peso, forse per indicarne la purezza e la sua parte divina, il suo essere di un altro luogo. i vestiti sono ora vaporosi, gonfiati da brezze inesistenti, ora aderentissimi quasi a formare una seconda pelle e a evidenziarne i corpi, in un modo nuovo e il tempo