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analisti temevano che questo potesse essere il giorno scelto da Pyongyang per il test missilistico, ma in realt stata solo una giornata di tripudio propagandistico: l'emittente statale nordcoreana Kctv ha celebrato la ricorrenza con un lungo servizio sul giovane leader comunista che passa in rassegna le truppe. Il quotidiano Rodong, megafono del partito unico al governo, ha aggiunto che la storia non ha mai visto nessun dirigente socialista come Kim. Il lancio di un satellite a dicembre ed il pi recente test nucleare, a febbraio - azioni entrambe in violazione di risoluzioni Onu e punite da sanzioni del Consiglio di Sicurezza - sono state celebrate come valorose vittorie che solo il compagno Kim Jong-un poteva ottenere. La finestra temporale che potrebbe portare alla prova di forza rimane aperta per almeno fino al 15 aprile, il giorno in cui nato Kim Il-sung, fondatore del partito e nonno dell'attuale leader, evento per il quale - a sentire i media di Stato- cominciano gi ad arrivare le delegazioni straniere. Qualcosa potrebbe accadere anche domani quando a Seul ci saranno entrambi il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Oggi il nervosismo aumentato nelle prime ore del mattino quando il ministero della Difesa del vicino Giappone ha rivelato che da alcune immagini riprese dai satelliti risultava che una piattaforma di lancio dei missili era stata collocata in posizione verticale, il che poteva fare pensare ai preparativi finali per un imminente lancio. E invece non escluso, come ha spiegato una fonte del governo a Seul, che Pyongyang voglia confondere e fiaccare i servizi di intelligence con manovre di distrazione, come sta facendo trasportando ripetutamente dentro e fuori da un hangar, in un'installazione sulla costa orientale del paese, i missili Musudan. Nell'atmosfera di incertezza, i servizi di intelligence di Seul e Washington continuano a vigilare sui movimenti via satellite, i radar e le batterie di missili sono pronti, i cacciatorpedinieri schierati lungo le coste e Tokyo blindata dalle batterie anti-missile. L'appello del Papa, una consolazione per noi cristiani di Corea L'appello lanciato da papa Francesco per la pace nella penisola coreana stato una consolazione per tutti noi che viviamo nella Corea del Nord. Anche se il governo non ha dato molta pubblicit all'evento (la benedizione Urbi et Orbi del 31 marzo, ndr) siamo comunque venuti a saperlo. Come lui, speriamo nella pace: non vogliamo pi essere isolati dal resto del mondo. A parlare un cristiano nordcoreano - anonimo per motivi di sicurezza - che si confidato con l'agenzia AsiaNews che opera sul confine. Secondo la fonte la guerra non ci sar. Hanno ragione i nostri vescovi: una questione di equilibri politici interni al Nord e di aiuti umanitari. Pyongyang non pu perdere la faccia, quindi tutte queste minacce dovranno produrre qualcosa. Ma molto difficile che si tratti di un'invasione via terra o di un attacco ai siti militari americani o sudcoreani. In ogni caso dobbiamo pregare, come dice il pontefice, perch ci sia la pace e maturi una nuova riconciliazione in Corea. Secondo Zhang Lianghui, uno dei maggiori esperti cinesi di Corea del Nord, la situazione pericolosa. C' almeno il 70 % di probabilit che la crisi in corso nella regione sfoci in guerra aperta. Il nuovo leader nordcoreano Kim Jong-un vuole usare quest'occasione per arrivare alla riunificazione della penisola coreana sotto la propria bandiera. Il governo cinese, per, non approva questa mossa: Pechino ha approvato le sanzioni imposte dall'Onu a Pyongyang dopo il test nucleare effettuato in febbraio e ha tagliato l'invio di aiuti umanitari invitando il regime alla calma. MUSEO ARCHEOLOGICO LONDINESE DIRIGE GLI SCAVI
IL TESORO - Le attenzioni sono concentrate su alcuni anelli con timbri che risalirebbero a un periodo anteriore al 47 AD che lanno fino ad oggi riconosciuto della conquista e dellinsediamento delle legioni romane. In tal caso una pagina importante di storia potrebbe essere riscritta. Che ne sar del tesoro e della Pompei del Nord? Lintenzione quella di aprire un museo allinterno del palazzo di Bloomberg, che sar terminato nel 2016, e di mettere a disposizione del pubblico sia i reperti sia parti significative delle strade romane riportate alle luce.
direttore generale della Tipografia Vaticana Editrice L'Osservatore Romano, i gesuiti Wladislaw Gryzlo, incaricato dell'edizione mensile in lingua polacca del nostro giornale, e Konrad Grech, e il francescano conventuale Giuseppe Samid. Fra gli altri presenti, il presidente e il segretario generale della Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice, Domingo Sugranyes Bickel e Massimo Gattamelata. Nelle letture, ha spiegato il Papa all'omelia, "appare per tre volte la parola "obbedire": si parla dell'obbedienza. La prima volta, quando Pietro risponde "bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini"" davanti al sinedrio, come riferiscono gli Atti degli apostoli (5, 2733). Cosa significa - si chiesto il Pontefice - "obbedire a Dio? Significa che noi dobbiamo essere come schiavi, tutti legati? No, perch proprio chi obbedisce a Dio libero, non schiavo! E come si fa questo? Io obbedisco, non faccio la mia volont e sono libero? Sembra una contraddizione. E non una contraddizione". Infatti "obbedire viene dal latino, e significa ascoltare, sentire l'altro. Obbedire a Dio ascoltare Dio, avere il cuore aperto per andare sulla strada che Dio ci indica. L'obbedienza a Dio ascoltare Dio. E questo ci fa liberi". Proprio commentando il passo degli Atti degli apostoli, il Pontefice ha ricordato che Pietro "davanti a questi scribi, sacerdoti, anche il sommo sacerdote, ai farisei", era chiamato a "prendere una decisione". Pietro "sentiva quello che dicevano i farisei e i sacerdoti, e sentiva quello che Ges diceva nel suo cuore: "cosa faccio?". Lui dice: "Io faccio quello che mi dice Ges, non quello che voi volete che io faccia". E lui andato avanti cos". "Nella nostra vita - ha detto Papa Francesco - sentiamo anche proposte che non vengono da Ges, che non vengono da Dio. Si capisce, le nostre debolezze a volte ci portano su quella strada. O anche su quell'altra che pi pericolosa ancora: facciamo un accordo, un po' di Dio e un po' di voi. Facciamo un accordo e cos andiamo nella vita con una doppia vita: un po' la vita di quello che sentiamo che ci dice Ges, e un po' la vita di quello che sentiamo che ci dice il mondo, i poteri del mondo e tanto altro". Ma un sistema che "non va". Infatti "nel libro dell'Apocalisse, il Signore dice: questo non va, perch cos non siete n cattivi n buoni: siete tiepidi. Io vi condanno". Il Pontefice ha messo in guardia proprio da questa tentazione. "Se Pietro avesse detto a questi sacerdoti: "parliamo da amici e stabiliamo uno status vivendi", forse la cosa sarebbe andata bene". Ma non sarebbe stata una scelta propria "dell'amore che viene quando sentiamo Ges". Una scelta che porta conseguenze. "Cosa succede - ha proseguito il Santo Padre - quando sentiamo Ges? A volte quelli che fanno l'altra proposta si infuriano e la strada finisce nella persecuzione. In questo momento, l'ho detto, abbiamo tante sorelle e tanti fratelli che per obbedire, sentire, ascoltare quello che Ges chiede loro sono sotto la persecuzione. Ricordiamo sempre questi fratelli e queste sorelle che hanno messo la carne al fuoco e ci dicono con la loro vita: "Io voglio obbedire, andare per la strada che Ges mi dice"". Con la liturgia odierna "la Chiesa ci invita" ad "andare per la strada di Ges" e a "non sentire quelle proposte che ci fa il mondo, quelle proposte di peccato o quelle proposte cos cos, met e met": si tratta, ha ribadito, di un modo di vivere che "non va" e "non ci far felici". In questa scelta di obbedienza a Dio e non al mondo, senza cedere al compromesso, il cristiano non solo. "Dove abbiamo - si domandato il Papa - l'aiuto per andare per la strada di sentire Ges? Nello Spirito Santo. Di questi fatti siamo testimoni noi: lo Spirito Santo che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono". Dunque, ha detto, " proprio lo Spirito Santo dentro di noi che ci d forza per andare". Il Vangelo di Giovanni (3, 31-36), proclamato nella celebrazione, con una bella espressione assicura: ""Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli d lo Spirito". Nostro Padre ci d lo Spirito, senza misura, per ascoltare Ges, sentire Ges e andare per la strada di Ges". Papa Francesco ha concluso l'omelia con l'invito a essere coraggiosi nelle diverse situazioni della vita: "Chiediamo la grazia del coraggio. Sempre avremo peccati: siamo peccatori tutti". Ma serve "il coraggio di dire: "Signore, sono peccatore, alle volte obbedisco a cose mondane ma voglio obbedire a te, voglio andare per la tua strada". Chiediamo questa grazia, di andare sempre per la
strada di Ges. E quando non lo facciamo, chiedere perdono: il Signore ci perdona, perch Lui tanto buono".
Siria: 57 morti a Daraa. Tragica testimonianza di mons. Audo, vescovo caldeo di Aleppo
Ancora una giornata di sangue in Siria. Unincursione dellesercito fedele al presidente Assad nella provincia meridionale di Daraa ha provocato 57 morti, tra cui si contano almeno 6 bambini e 7 donne. A riferirlo l'Osservatorio siriano per i diritti umani. I raid, in cui sono state rase al suolo molte case, sono una rappresaglia contro i militari che, ieri, si erano ammutinati per unirsi ai ribelli. I disertori, infatti, si erano rifugiati nei due villaggi distrutti. Drammatica la situazione pure ad Aleppo; in quella che una volta era la capitale economica del Paese, oggi si vive una situazione di estrema povert, come racconta il vescovo caldeo della citt, mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria. Lintervista di Salvatore Sabatino: R. - Non c lavoro. La gente diventata povera. Tutto caro, c la guerra tutto intorno. E tutto questo provoca costernazione e amarezza nella gente. In questo contesto, questo pomeriggio celebreremo una Messa con tutti i sacerdoti della parrocchia di Cheikh Maksoud, con i vescovi, con tutti quelli che lavorano con la Caritas, per dare questa testimonianza di solidariet per far capire che siamo uniti in un atteggiamento di comunione e di attenzione. D. - Lei ha parlato di Cheikh Maksoud, che un quartiere a maggioranza cristiana. Purtroppo ci sono dei problemi seri per i cristiani in questo momento che stanno fuggendo via R. - Tutti hanno lasciato questo quartiere che si trova in collina, non lontano da noi. Sono venuti al centro della citt con le loro famiglie. C un gruppo di frati che hanno un convento, hanno avuto una grande scuola, e ci sono gruppi di volontari che si prendono cura di loro. Ognuno fa quello che pu! D. - In questi momenti di grande crisi e difficolt, c anche evidentemente uno spirito di solidariet tra la gente, che si aiuta R. - S. Tutti fanno gesti di generosit. I pi poveri sono quelli che hanno una sensibilit maggiore nellaiutare quelli che sono pi poveri di loro. E questa veramente una bella testimonianza. Per me, la pi importante! D. - Lei presidente di Caritas Siria. So che siete molto impegnati nellaiutare la popolazione R. - S. Insieme allaiuto delle altre Caritas nel mondo, possiamo organizzare progetti per distribuire cibo, medicine e per aiutare - chi non pu permetterselo - a pagare la casa. Ci sono gruppi di volontari che lavorano con uno spirito molto positivo. Quando in Siria si parla di Caritas, la gente mostra un rispetto profondo verso questa organizzazione, perch sa che la presenza della Chiesa cattolica al servizio di tutti, non solo dei credenti, ma per tutti quelli che hanno bisogno. Per loro, la Chiesa cerca di essere presente. D. - So che ci sono anche problemi per quanto riguarda le cure, gli ospedali. Molti medici sono stati costretti a fuggire sotto minaccia R. - veramente un dramma. Due giorni fa ero in visita alle suore di San Giuseppe, che ad Aleppo hanno un ospedale molto importante. Mi hanno riferito che non cerano pi medici, perch, sotto minaccia, sono stati costretti ad andare fuori dalla Siria. un vero problema. Abbiamo bisogno di questi medici specialisti, che sono obbligati a partire perch hanno paura di essere rapiti o uccisi. D. - Vuole lanciare un appello attraverso la Radio Vaticana? R. - Prima di tutto un ringraziamento per tutti quelli che pensano a noi che si adoperano per noi. Tutta la Chiesa, attraverso il mondo, prega. Anche il Santo Padre ha parlato della Siria il giorno di Pasqua. Tutti questi gesti ci aiutano molto. Non perdiamo la speranza per la pace! Cerchiamo di fare il possibile perch i cristiani in Siria e nel mondo rimangano un segno di speranza per la pace e la riconciliazione!