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Metodi
di
moltiplicazione
Nei
vegetali
superiori,
la
formazione
di
un
nuovo
individuo
pu
avvenire:
Per
riproduzione
sessuale
o
via
sessuata
(gamica)
Prevede
una
fecondazione
che
porta
alla
formazione
di
un
seme
con
caratteristiche
ereditate
da
entrambi
i
geni- tori.
Lindividuo
che
si
origina
sar
simile
a
essi,
ma
non
uguale,
poich
l'unione
dei
cromosomi
maschili
e
fem- minili
determina
nuove
caratteristiche.
La
maggior
parte
delle
colture
erbacee
si
riproduce
mediante
seme.
Per
propagazione
vegetativa
o
via
asessuata
(agamica).
La
propagazione
non
comporta
alcuna
unione
fra
corredi
cromosomici
diversi
e
il
nuovo
individuo
(clone)
avr
lo
stesso
patrimonio
genetico
della
pianta
che
lha
generato.
Non
si
ha
produzione
di
semi
ma
di
organi
vegetativi
che
si
distaccano
dalla
pianta
madre.
Questo
processo
rende
molto
rapida
la
moltiplicazione
di
una
pianta
ma
ha
lo
svantaggio
di
limitare
la
variabilit
genetica,
quindi
riduce
la
capacit
evolutiva
della
specie,
con
cui
adattarsi
a
eventuali
cambiamenti
ambientali.
Luomo
utilizza
la
propagazione
soprattutto
per
riprodurre
gli
alberi.
Ad
esempio,
si
usano
spesso
talee,
margotte
e
innesto
per
la
riproduzione
di
alberi
da
frutto
e
piante
ornamentali.
Riproduzione
sessuale
La
riproduzione
sessuale
avviene
mediante
la
fusione
di
due
corredi
cromosomici
(fecondazione)
che,
nelle
pian- te,
possono
provenire
da
due
individui
differenti
(fecondazione
incrociata
o
allogamia)
o
da
un
unico
individuo
(autofecondazione
o
autogamia).
Le
cellule
che
si
fonderanno
fra
loro
per
dare
il
nuovo
individuo
hanno
un
cor- redo
cromosomico
dimezzato
e
sono
dette:
gameti.
Quello
maschile
chiamato
polline,
prodotto
nelle
antere,
quello
femminile:
cellula
uovo,
prodotta
nellovulo.
Nelle
piante
superiori
la
fusione
dei
gameti
avviene
allinterno
di
fiori,
strutture
che
servono
anche
a
nutrire
e
proteggere
lo
zigote,
cio
la
nuova
cellula
che
si
svilupper
dalla
loro
unione.
Tramite
suddivisioni
continue,
lo
zigote
si
trasformer
in
embrione,
cio
nel
seme
che,
germinando,
dar
origine
alla
nuova
pianta.
Durante
lo
svi- luppo,
lembrione
pu,
o
meno,
essere
contenuto
in
organi
del
fiore
di
origine
(ovario),
che
formano
il
frutto.
Figura
3.
Schema
di
riproduzione
sessuale
di
una
pianta
superiore
Nel mondo vegetale esiste unenorme variabilit di fiori, semi e frutti. Proprio in funzione del tipo di fiore e frutto, lampio raggruppamento delle piante che si riproducono per seme (spermatofite) suddiviso in due phyla: Gimnosperme e Angiosperme. La prima divisione comprende tutte le piante (es. larice, abete, pino, ecc.) che producono semi privi di rivestimento (il termine gimnosperma deriva dal greco e significa, letteralmente, seme nudo). Le specie appartenenti al secondo gruppo hanno invece semi rac- chiusi in un frutto (angiosperma significa "seme con involucro"). Figura 4. Semi di Gimnosperme e Angiosperme
Il
fiore
Anatomia
del
fiore
Nelle
Angiosperme
i
fiori
sono
germogli
modificati,
costituiti
da
quattro
parti
fondamentali
(verticilli)
disposti
ad
anello
attorno
ad
apici
specializzati.
La
parte
pi
esterna,
il
calice,
costituita
dai
sepali:
foglie
modificate
(brat- tee),
solitamente
di
colore
verde.
Lanello
situato
immediatamente
pi
allinterno
la
corolla,
formata
dai
petali,
anchessi
costituiti
da
foglie
modificate,
solitamente
di
bellaspetto
e
molto
colorate
(hanno
spesso
funzione
ves- sillifera,
di
richiamo
per
insetti
pronubi,
che
facilitano
la
fecondazione).
La
terza
serie
la
porzione
maschile
del
fiore,
costituita
dagli
stami,
suddivisi
in
filamenti
(o
pedicelli)
e
antere,
ove
viene
prodotto
il
polline.
Lultima
se- rie,
pi
interna,
quella
dei
carpelli:
porzione
femminile
del
fiore
contenente
le
cellule
uovo,
ove,
dopo
la
fecon- dazione,
si
svilupper
il
seme.
Spesso
i
carpelli
sono
fusi
assieme
a
formare
una
struttura,
chiamata
pistillo,
che,
di
norma,
formato
da
stigma,
stilo
e
ovario.
Figura
5.
Fiore
di
unAngiosperma
Impollinazione e fecondazione Un granulo pollinico giunge sullo stigma e qui germina (impollinazione), emettendo un tubetto che percorre tut- to lo stilo. Esso arriva nellovario e fonde il proprio nucleo, contenente met cromosomi paterni, con quello della cellula uovo (anchessa con met dei cromosomi materni) contenuta nellovulo (fecondazione). Dopo la feconda- zione, lovulo si sviluppa in seme allinterno dellovario, che va via via ingrossandosi, trasformandosi in frutto. La formazione del frutto rappresenta laspetto esclusivo delle Angiosperme. Nelle Gimnosperme, infatti, gli ovuli non sono racchiusi negli ovari ma si trovano sulla superficie di foglie specializzate, simili a scaglie, disposte a formare i coni. Dopo la fecondazione, non si forma, dunque, alcun frutto, ma lembrione cresce nudo. Figura 6. Impollinazione e fecondazione di unAngiosperma
In entrambi i casi, comunque, la fecondazione, soprattutto se incrociata, pu essere facilitata da agenti impollina- tori. Questi ultimi (vento, acqua, insetti pronubi e altri animali, es. colibr) trasportano il polline dalle antere degli stami fin sullo stigma del pistillo, avviando limpollinazione. Come detto, lo stigma su cui giunge il polline pu appartenere a un individuo diverso (fecondazione incrociata) o alla stessa pianta (autofecondazione) che ha prodotto il polline. In alcuni casi la fecondazione pu avvenire addi- rittura con fiori ancora chiusi (fecondazione cleistogama) il che preclude qualsiasi possibilit di fecondazione in- crociata. In base a questaspetto, le specie vegetali si possono suddividere il: Piante allogame, nelle quali prevale una fecondazione incrociata (in alcune specie essa addirittura ob- bligata da fenomeni dincompatibilit che non permette lo sviluppo del tubetto pollinico attraverso lo stilo dei fiori di una stessa pianta, ad es. in molte Brassicaceae) Piante autogame, nelle quali prevale lautofecondazione, che, ovviamente, raggiunge percentuali pros- sime al 100% nel caso di fecondazione cleistogama, come, ad esempio, nel grano, orzo, ecc.
Tipi di fiore e infiorescenze Di fiori ve ne sono tanti. Una loro prima suddivisione pu essere condotta in questi termini: Fiore ermafrodita (fiore provvisto di organi sia maschili sia femminili), Fiore unisessuato maschile o staminifero (contiene solo stami), Fiore unisessuato femminile o pistillifero (contiene solo carpelli). Monoiche, con fiori maschili e femminili sullo stesso individuo (es. abete, melo, grano, ecc.). La maggior parte presenta fiori ermafroditi. Alcune hanno invece fiori unisessuali, ma, in quest'ultimo caso, ambe- due i tipi (maschili e femminili) sono portati dalla stessa pianta, come nel mais (si parla di piante dicline).
Dioiche, con fiori unisessuati presenti su individui diversi (es. actinidia, cachi, ginkgo biloba, tasso, allo- ro, ortica, salice, pioppo, ecc.). Si hanno dunque piante maschili (che disperderanno il polline) e piante femminili (che fruttificheranno.)
I fiori, inoltre, possono crescere singoli o riuniti in infiorescenze Le infiorescenze sono diverse e spesso formano la base distintiva delle varie famiglie botaniche. Ad esempio, si hanno: glomerulo (barbabietola), spiga (frumento), amento (spiga pendula: castagno, nocciolo), spadice (spiga ad asse ingrossato: mais), capolino (girasole, trifoglio), racemo (senape, lampone, ribes), grappolo (robinia, lill), ombrella (carota, finocchio), corimbo (azzeruolo, valeriana), cima (borragine) e pannocchia (avena, nespolo). A volte sono le infiorescenze possono essere anche complesse. Figura 7. Tipologie dinfiorescenze
Il
frutto
Se
il
fiore
non
viene
fecondato,
generalmente
atrofizza
e
cade
mentre,
in
caso
di
fecondazione,
lovulo
forma
il
seme,
nel
caso
delle
Angiosperme
protetto
dentro
il
frutto
(ovario
in- grossato).
Il
frutto,
detto
anche
pericarpo,
generalmente
costituito
da
3
parti:
epicarpo
esterno,
con
funzione
protettiva,
mesocarpo,
a
volte
carnoso,
e
endocarpo,
tessuto
che
racchiude
i
semi.
Dal
punto
di
vista
botanico
si
distinguono
frutti
veri
ai
quali
concorrono
solo
i
tessuti
dellovario
della
pianta
madre
e
fal- si
frutti,
costituiti
anche,
o
addirittura
solo,
da
tessuti
extra- ovarici.
Figura
9.
Chiave
di
classificazione
dei
frutti
Frutto
Semplice
Infruttescenza
Carnoso
Secco
COMPOSITA
MULTIPLA
DRUPA
POMO
BACCA
Deiscente
Indeiscente
BACCELLO
SILIQUA
CAPSULA
SAMARA
GHIANDA
ACHENIO
CARIOSSIDE
Inoltre esistono frutti monospermi (con 1 solo seme) e plurispermi (contenenti pi semi). Vi sono anche frutti apireni (senza semi) che si formano in assenza di fecondazione (fenomeno denominato partenocarpia), ad esempio in pero, vite, agrumi ecc. I frutti sono anche classificati in funzione della consistenza degli elementi del pericarpo (epi-, meso- e endocar- po), in base alla carnosit dellovario (secchi o carnosi) e alla deiscenza (frutti che si aprono spontaneamente a maturit: deiscenti, o che non si aprono: indeiscenti). Esistono anche infruttescenze, costituite da frutti pi o meno uniti fra loro, che possono essere composte (il frutto formato da ovari racchiusi in un unico fiore) o multiple (frutto originato da ovari di diversi fiori, cresciuti insieme). Va infine ricordato che il frutto dei botanici non sempre coincide con ci che noi definiamo frutto, cio lorgano edule di determinate piante. Ad esempio, la noce che si mangia , invero, costituita solo dai cotiledoni racchiusi nella drupa.
Mandorla
Ciliegia
Pesca
Mela
Uva
Figura 11. Differenze fra pomo (es. mela) e drupa (es. pesca). Figura 12. Frutti veri e falsi
Dispersione dei frutti il processo con cui il frutto si allontana dalla pianta che lha originato. Esso facilita l'occupazione di nuovi terri- tori, alla ricerca di condizioni ambientali pi favorevoli, e diminuisce la competizione sia tra le nuove plantule sia tra queste e la pianta madre. La dispersione spaziale del frutto, una volta maturo (definita anche disseminazione), pu avvenire per: Autocoria (o autodisseminazione): viene effettuata dal frutto senza bisogno di energie esterne. Lautodisseminazione si pu verificare oltre per caduta dei frutti per gravit (disseminazione barocora) anche per la loro espulsione a distanza (disseminazione bolocora) che il fenomeno dei frutti a dei- scenza esplosiva, causata dalla pressione idrostatica che si forma al loro interno nel momento della ma- turazione, come nel cocomero asinino che a maturit esplode al minimo urto lanciando i semi fino a 6 m di distanza.
Idrocoria: la dispersione per mezzo dell'acqua effettuata da frutti o semi che sono in grado di galleg- giare. In questo caso la parte esterna del frutto spesso impermeabile oppure contiene aria allinterno come quelli della noce di cocco, che possono navigare in mare per lunghi periodi e germinare quando trovano una spiaggia, altrettanto succede nella Cakile maritima (ravastrello delle spiagge), Brassassica- cea tipica dei litorali sabbiosi, dove la parte inferiore del mericarpo, a maturit, si separa dalla superiore e viene trasportato dalle correnti, consentendo la colonizzazione di nuovi lidi. Altre piante presentano escrescenze suberificate che facilitano il galleggiamento, come le valve suberificate dei frutti del genere Rumex o i semi del genere Hygrophila che hanno peli appressati che si rizzano al contatto con l'acqua e fungono da salvagente.
Anemocoria: la dispersione causata dal vento di semi leggeri e piccoli, a volte dotati di strutture adat- te al volo come le ali delle samare, il pappo degli acheni della Compositae, gli arilli trasformati in peli del Salix o delle Asclepiadaceae.
Zoocoria: dispersione causata dagli animali, che si distingue in: o Endozoocoria: quando i frutti sono ingeriti dagli animali e liberati con le feci. In questo caso il frutto deve essere appettibile (frutti carnosi e semi succosi), ben visibile (di colore rosso o gial- lo) e il seme deve essere ben protetto dal tegumento per attraversare indenne l'apparato dige- rente dell'animale. Anzi, spesso l'aggressione dei succhi gastrici interrompe la dormienza dei semi, facilitandone la germinazione. Epizoocoria: quando i frutti aderiscono alla superficie degli animali, con meccanismi di aggan- cio come peli uncinati (Xantium italicum, Cenchrus incertus) o superfici vischiose (bardana, ave- na, vischio), che ne possono favorire il trasporto anche a notevoli distanze.
Mirmecocoria la disseminazione effettuata dalle formiche che trasportano i semi nei formicai dove le larve consumano la sola parte ricca di sostanze nutritive, lasciando il seme intatto (es. Myrtus communis, Rhamnus alaternus).
Antropocoria se i frutti sono dispersi involontariamente dall'uomo, il che, coi viaggi transcontinentali pu far percorrere loro distanze enormi, permettendo linvasione anche in ambienti completamente nuovi, privi di competitori, tanto da diventare specie predominanti (es. cactus in Australia). Glirocoria compiuta dai roditori che raccolgono e conservano i semi.
Il
seme
Il
seme
rappresentato
dallembrione,
che
una
pianta
in
miniatura,
in
cui
si
riconoscono
gi
foglie,
fusto,
radici.
Ad
esso
sono
generalmente
associati
tessuti
di
protezione
e
riserva
nutritiva
di
origine
materna,
formanti,
nel
loro
insieme,
il
frutto.
La
struttura
del
frutto
si
suddivide
nei
seguenti
componenti:
Embrione
(vero
seme
o
germe):
che
rappresenta
la
nuova
piantina. Es- so
deriva
dalla
divisione
dello
zigote,
cio
della
prima
cellula
originata
dalla
fusione
dei
gameti:
maschile
e
femminile.
Nellembrione
si
sviluppa- no:
una
radichetta,
cio
il
primordio
dellapparato
radicale
con
geotropi- smo
positivo
(crescita
verso
il
basso),
una
piumetta,
che
si
sviluppa
in
senso
opposto
alla
prima,
costituendo
linizio
dellasse
caulinare,
e
le
fo- glie
primordiali,
dette
cotiledoni.
Unimportante
divisione
fra
le
piante
a
fiore
costituita
dalla
presenza
nel
seme
di
una
o
due
di
queste
foglioline
iniziali.
Abbiamo,
infatti,
piante
monocotiledoni
(con
un
solo
cotiledone,
es.
grano,
orzo,
mais,
iris,
cipol- la,
ecc.)
e
dicotiledoni
(con
due
foglioline;
es.
barbabietola,
cavoli,
mar- gherite,
piante
arboree
e
arbustive).
Endosperma:
tessuto
di
riserva
atto
a
nutrire
la
plantula
durante
le
pri- me
fasi
di
crescita
sotterranea,
finch
non
in
grado
di
svolgere
la
foto- sintesi. Le
sostanze
contenute
dellendosperma
possono
essere
di
vario
tipo:
vi
sono
semi
con
prevalenti
riserve
glucidiche
(amido,
zuccheri),
al- tri
con
riserve
proteiche
o
lipidiche
(olio).
Tegumento
protettivo: I
tessuti
protettivi
derivano
dai
tessuti
dellovulo
o
dellovario.
La
protezione
tesa
innanzi
tutto
a
prevenire
la
disidratazione
e
morte
dellembrione.
Per
il
tegumento
pu
anche
ser- Figura
14.
Frutto
del
grano
(=
cariosside)
vire a evitare lingresso dellacqua nel seme prima che vi siano condizioni adatte alla germinazione (il che lo mantiene in dormienza, impedendogli di germinare in ambienti avversi). Le caratteristiche di queste tre componenti nei semi delle diverse specie possono variare molto. Ad esempio: Nel frumento (monocotiledone) lendosperma, ricco di amido, rappresenta l80-86% del peso del seme; lembrione (contenente olio) il 3-4%, il tegumento, chiamato crusca (fibrosa), il resto. Nel fagiolo (dicotiledone) lembrione una parte minima del seme e le riserve nutritive (costituite da sostanze azotate) sono contenute nei due cotiledoni, che fungono da foglie nelle prime fasi di vita della plantula Nella barbabietola da zucchero (dicotiledone) le riserve sono principalmente contenute nellendosperma e meno nei cotiledoni. Embrione ed endosperma sono inclusi in un tegumento (pericarpo) lignificato, che rivestito da un sottile tessuto, detto testa. Germinazione dei semi La germinazione dei semi consiste nellaccrescimento e sviluppo dellembrione, che si trasforma in plantula con radici e fusto e foglie. Il processo inizia con un ingrossamento del seme, causato da assorbimento idrico, e termi- na quando la plantula ha creato una superficie fotosintetica in grado di provvedere al proprio fabbisogno di car- boidrati. La germinazione si suddivide in due fasi distinte: Inizialmente lacqua entra nel seme e innesca una serie di meccanismi enzimatici che favoriscono la scis- sione delle sostanze di riserva, rendendole assimilabili dallembrione in sviluppo. Tale fase pu ulte- riormente dividersi in tre sottofasi: allinizio si ha un rapido assorbimento dacqua dovuto principalmen- te allidratazione dei materiali di riserva e delle pareti cellulari; nel secondo momento lassorbimento si azzera e inizia lattivazione enzimatica allinterno del seme; nellultima sottofase riprende lassorbimento idrico, dovuto, ora, allaumento di concentrazione osmotica causata dallidrolisi delle so- stanze di riserva. La prima sottofase, che avviene per meccanismi chimico-fisici, procede anche se il se- me non vitale. Viceversa, lidrolisi delle riserve sintomo di perfetta funzionalit del seme, poich av- viene solo se i sistemi enzimatici funzionano correttamente. Nella seconda fase, la plantula, costituita da asse ipocotile e radichetta, si accresce fino alla completa au- tonomia. Si tratta di una fase dintensa attivit metabolica, con prevalente sintesi di materia organica: tutti gli elementi fondamentali per la vita devono dunque essere presenti e disponibili. In questa fase si distinguono specie in cui lipocotile si allunga tanto da portare i cotiledoni sopra la superficie del suolo (germinazione epigea) e specie che accrescono poco lepicotile, cos che i cotiledoni rimangono nel ter- reno (germinazione ipogea). Nel primo caso i cotiledoni svolgono la funzione clorofilliana, e solo in se- guito verranno sostituiti dalle foglie vere; questo il caso di quasi tutte le conifere e della maggior parte delle latifoglie come, ad esempio, le leguminose pi termofile (es. fagiolo e soia). Nel secondo caso il se- me rimane sotto terra e la funzione clorofilliana viene iniziate dalle foglie vere. Ci tipico, ad esempio, per le monocotiledoni (es. grano, mais) e le leguminose dei climi freschi (es. fava e pisello).
10
La germinazione influenzata soprattutto dalla temperatura, dallumidit e dalla presenza di ossigeno nel suolo. La temperatura particolarmente importante. Ogni specie presenta una temperatura ottimale per la germina- zione, alla quale lintera fase procede alla massima velocit. Essa legata essenzialmente alla latitudine della zo- na di origine della specie. Al di sopra e al di sotto di tale temperatura la germinazione avviene lentamente o non inizia neppure. Lacqua ovviamente importante poich il seme, per iniziare il processo germinativo, deve imbi- birsi. Essa non deve per essere troppa perch, soprattutto durante la fase di attiva crescita, la plantula deve re- spirare e in condizioni di eccessiva umidit del terreno vi pu essere carenza di ossigeno. Ci pu frequentemen- te aversi in suoli umidi molto pesanti, inclini ai ristagni idrici. Dormienza dei semi Molti semi non germinano appena dispersi dalla pianta madre ma rimangono in uno stadio di quiescenza per pe- riodi pi o meno prolungati, senza peraltro perdere la capacit di germinare (rimangono infatti vitali). Questo fenomeno, denominato dormienza, rappresenta un mezzo di difesa della specie, poich evita la germinazione quando si prospetta un periodo avverso alla crescita del nuovo individuo (es. la stagione invernale). Esistono di- versi tipi di dormienza; fondamentalmente si pu distinguere una dormienza innata, dovuta a fattori intrinseci al seme (es. meccanismi enzimatici, semi duri, ecc.) che si interrompe solo dopo un certo periodo, indipendente- mente da fattori esterni, e una dormienza imposta da fattori ambientali (es. luce, ossigeno, temperatura, acqua, ecc.), che viene interrotta appena il fattore in questione supera determinate soglie. Molte specie presentano un rivestimento seminale duro, impermeabile allacqua, che si ammorbidisce solo dopo un certo periodo, con lalternanza di freddo e caldo, in seguito a scarificatura meccanica o solo dopo essere pas- sati attraverso lapparato digerente degli animali. In altri casi il seme contiene inibitori della germinazione solu- bili in acqua, tanto che basta sommergerlo per pochi giorni per risvegliarlo dalla dormienza. Ancora, altri semi germinano solo dopo essere stati sottoposti a basse temperature per alcuni giorni (es. vernalizzazione del grano), oppure vengono risvegliati solo dopo essere stati esposti, anche solo brevemente, alla luce del sole (magari por- tati alla superficie del terreno con le arature). La semina La semina pu avvenire direttamente nellappezzamento in cui sintende coltivare la specie (semina in pieno campo) oppure in semenzaio (ambiente pi o meno protetto) dal quale si ottengono piante che andranno tra- piantate in pieno campo quando avranno 3-4 foglie. Questultima tecnica usata particolarmente per specie or- tofloricole di cui si vuole accorciare il ciclo, facendole trascorrere le prime fasi di crescita in ambiente pi favore- vole. La semina in semenzaio pi semplice e generalmente fornisce una maggiore percentuale di emergenza poich si possono tenere sotto controllo le condizioni pedo-climatiche, scegliendo il terriccio pi idoneo, riscaldando laria (es. con serre, tunnel ecc.) e irrigando quando necessario. Quella in pieno campo complessa poich si deve porre molta attenzione allo stato del terreno al momento della semina e alla precedente coltura eseguita nel campo (precessione). La regolazione della quantit e deposizione della semente pi difficile; inoltre le condi- zioni di luce e temperatura sono del tutto aleatorie. A) Nel semenzaio i semi possono essere interrati (manualmente o con apposite macchine) o in piccole superfici di terreno, magari sotto serra o dentro cassoni in vetro oppure, singolarmente, in contenitori alveolati, ciascuno contenente un pane di terra. Nel primo caso le piantine da trapiantare saranno estratte a radice nuda, nel secon- do, la radice sar contenuta nel pane di terra e le piante subiranno meno stress da trapianto.
11
Figura 16. Semina in semenzaio di piante ornamentali: A) Semina in cassetta, B) Copertura con lastra di ve- tro, C) Piantine pronte per il trapianto, D) Piantine a radice nuda poste a dimora in vasetti.
B)
In
pieno
campo
la
semina
pu
avvenire
fondamentalmente
con
le
seguenti
modalit:
A
spaglio
(semi
uniformemente
distribuiti
nel
campo).
A
buchette
o
postarelle
(uno
o
pi
semi
interrati
in
piccole
buche
a
reciproca
distanza
prestabilita)
A
file
pi
o
meno
distanziate
fra
loro
(semi
distribuiti
lungo
file
distanziate
fra
loro).
Il seme pu esser deposto nel terreno sia manualmente (a spaglio seguito da una leggera erpicatura per interrar- lo, a buca mediante un cavicchio) sia meccanicamente (con seminatrici a fila continua, es. da grano, o di precisio- ne, con le quali si fissa anche la distanza lungo le file) e, generalmente, avviene in periodo autunnale per le specie microterme, che richiedono temperature non elevate (es. grano, orzo, colza) o primaverile, per piante con elevati fabbisogni termici, come mais, soia, barbabietola, ecc. Per la buona riuscita della semina, sia in semenzaio sia in pieno campo, si devono usare semi di buona qualit e germinabilit ( preferibile impiegare semi non troppo vecchi prodotti non oltre due anni poich la loro facol- t germinativa si pu ridurre velocemente). Inoltre il terreno (o terriccio) di semina deve avere una buona strut- tura, presentando unequilibrata quantit di aria e acqua, e unelevata fertilit. Infine lambiente deve avere ido- nee condizioni termiche e d'illuminazione, queste ultime fondamentali dallemergenza in poi. Se la semina fatta bene, dopo un certo periodo (variabile da specie a specie) spunteranno le nuove piantine (emergenza). A questo punto sono importanti: luce e umidit idonee alle varie specie. Al raggiungimento delle 3- 5 foglie, le piantine cresciute in semenzaio o contenitori aleveolati verranno estirpate e trapiantate, mentre quel- le emerse in pieno campo saranno diradate, qualora seminate in eccesso e non a distanza prestabilita.
Propagazione
vegetativa
Nella
propagazione
vegetativa
non
abbiamo
alcun
rimescolamento
dei
corredi
cromosomici,
ma
solo
una
pianta
madre
che,
mediante
una
porzione
dei
propri
tessuti,
d
origine
a
uno
o
pi
nuovi
individui,
con
le
sue
medesime
caratteristiche
genetiche.
I
tessuti
possono
esser
naturalmente
presenti
e
atti
a
funzionare
effettivamente
a
que- sto
scopo
(es.
i
meristemi
che
si
trovano
nelle
gemme
o
nelle
zone
cambiali
dei
nodi
dei
culmi)
ovvero
possono
essere
gi
differenziati
(es.
parenchimi
fogliari
o
radicali),
artificialmente
indotti
a
emettere
fusticini
e
radici
me- diante
appositi
accorgimenti
fisico-meccanici
o
ormonali.
La
propagazione
molto
impiegata
per
la
moltiplica- zione
di
specie
arboree
o
arbustive,
la
cui
riproduzione
sessuale
non
solo
impiegherebbe
anni,
ma
avrebbe
esiti
incerti
per
quanto
riguarda
il
mantenimento
delle
qualit
varietali
da
una
generazione
allaltra.
I
metodi
per
propagare
vegetativamente
le
piante
sono
numerosi.
Tra
i
pi
comuni
si
possono
ricordare:
12
Divisione
Le
piante
erbacee
perenni,
nella
grande
maggioranza,
si
propagano
mediante
divisione.
Questo
metodo
sempli- cissimo
consiste
nel
dividere
le
piante
in
due
o
pi
parti,
o
gi
provviste
di
foglie,
fusto
e
radici
oppure
con
gem- me
in
grado
di
sviluppare
nuovi
individui.
questo
il
normale
metodo
di
propagare,
ad
esempio,
le
piante
che
hanno
fusti
metamorfosati,
dotati
di
gemme
dormienti.
Tra
questi
si
possono
citare:
Tubero
di
patata
I tuberi, che sono fusti ingrossati che si sviluppano sottoterra (es. patata), I rizomi, che sono fusti allungati che si sviluppano sottoterra (es. Iris), I bulbi, costituiti dalla base carnosa di foglie che si dipartono da un piccolo fusto che si trova sottoterra (es. aglio, cipolla, tulipano), Gli stoloni, che sono fusti striscianti che si sviluppano sopra terra (es. fragola). Come tutti i fusti, tutti questi organi possiedono delle gemme (sulle patate si chiamano occhi) che, una volta che avviene il distacco dalla Bulbo di tulipano pianta madre, sono spontaneamente indotte a germogliare (per mancanza di dominanza apicale), emettendo nuove radici e fusti aerei. Un particolare metodo propagativo la divisone delle cespitose, cio quelle graminacee che formano numerosi culmi aerei a partire da un unico apparato radicale fascicolato. La divisone del cespo consiste semplicemen- te nel dividere in due o pi parti lintera pianta quando essa ha raggiunto dimensioni ragguardevoli. Con un forcone si procede alla suddivisione, fa- cendo attenzione sia a non rovinare lapparato radicale, sia a che i nuovi esemplari abbiano tutti gli elementi della pianta originale: radice con pane di terra, culmi e adeguata superficie fotosintetizzante. Le nuove piante vanno subito interrate o rinvasate per prevenirne il disseccamento.
Stolone di fragola
Talea
un
metodo
molto
comune
di
moltiplicare
piante
ornamentali.
Come
mezzo
propagativo
si
utilizza
una
porzione
di
fusto,
ramo
o
foglia
(quindi
avremo
talee
legnose,
semilegnose
o
erbacee).
Poich
tutti
questi
organi
non
sono,
in
genere,
atti
alla
rigenerazione
dellintera
pianta,
la
talea
non
sempre
possibile.
Ad
esempio,
dalle
foglie
im- possibile
far
emettere
radici
nel
caso
delle
rose,
ma
ci
molto
facile
per
ficus
e
begonie.
Il
radicamento
e
ger- mogliamento
di
organi
vegetativi
va
generalmente
eseguito
in
tarda
estate
o
inizio
primavera
e
richiede
partico- lari
condizioni,
soprattutto
di
luce
e
temperatura.
Occorrono
umidit
e
calore
moderato,
evitando
ristagni
di
ac- qua
e
raggi
diretti
del
sole
ed
opportuno
applicare
al
propagulo
appositi
fitormoni
per
stimolarne
il
radicamen- to.
Le
talee
erbacee
si
fanno
generalmente
in
primavera,
utilizzando
giovani
germogli
di
medio
sviluppo,
se
ne
ri- ducono
le
foglie
e
si
pongono
in
letto
di
sabbia,
terriccio
e
torba,
coprendo
con
lastre
di
vetro
o
sacchetti
di
polie- tilene
trasparente.
Per
le
talee
legnose
da
effettuarsi
nella
tarda
estate,
si
usano
porzioni
di
ramo
tagliate
sotto
un
nodo
provviste
di
almeno
due
gemme,
e
si
pongono,
a
seconda
dei
casi,
all'aperto
in
terreno
ben
lavorato
e
sano,
in
serra
o
in
cassone.
13
Figura 17. Talea erbacea: A) Tagliare un rametto di 15 cm circa; B) Staccare le foglie tranne quelle termi- nali; C) Porre la talea in vaso interrando quasi tutto il fusto.
Alcune piante, come la Begonia rex, possono emettere radici da tagli prodotti sulle nervature della pagina inferio- re delle foglie, queste, poste a contatto con terriccio e coperte con lastre di vetro, daranno luogo alle nuove pian- tine. Figura 18. Talea di foglia di Begonia rex: A) Staccare la foglia dalla pianta madre; B) Incidere le nervature sul rovescio della foglia; C) Porre in cassetta fissando la I foglia al terriccio con, forcelle; D) Nuove piantine nate in corrispondenza dei tagli.
Margotta
La
margotta
non
altro
che
una
talea
ancora
attaccata
alla
pianta
madre.
Verr
staccata
solo
dopo
l'emissione
delle
radici.
Si
usa,
in
particolare,
per
le
piante
che
difficilmente
si
riescono
a
riprodurre
per
talea
o
divisione.
Si
pratica
un
taglio
sul
fusto
o
su
un
ramo
della
pianta,
asportando
una
piccola
parte
di
corteccia,
si
pone
sfagno
umido
o
torba
sulla
parte
tagliata
e
si
ricopre,
con
un
rivestimento
di
polietilene
che
protegge
e
mantiene
l'umi- dit.
Dopo
un
periodo
che
varia
da
1
a
4
mesi
dall'incisione,
la
pianta
emetter
nuove
radici
e
si
potr
quindi
pro- cedere
all'asportazione
del
nuovo
individuo
e
alla
sua
messa
a
dimora.
14
Figura 19. Moltiplicazione per margotta: A) Taglio anulare della corteccia (parziale); B) Sfagno umido sul taglio; C) Protezione con sacchetto di polietilene
Propaggine
La
propaggine,
assai
simile
alla
margotta,
consiste
nel
far
produrre
radici
ai
rami
di
un
arbusto
piegandoli
sino
a
terra
e
interrandoli,
dopo
aver
prodotto
delle
incisioni
a
livello
dei
nodi
per
facilitare
l'emissione
delle
radici.
A
radicazione
avvenuta
si
staccano
le
nuove
piante
e
si
collocano
in
vaso
o
in
piena
terra.
Figura
20.
Moltiplicazione
per
propaggine
di
un
photos
Innesto
Metodo
"professionale"
e
abbastanza
difficile
per
ottenere
nuovi
soggetti
per
via
non
sessuale.
Di
fatto,
si
tratta
di
prendere
due
piante,
anche
non
della
stessa
specie,
di
cui
una
fornisce
la
parte
radicale
e
laltra
la
parte
aerea,
comprendente
gemme
in
sviluppo
o
dormienti.
Facendo
combaciare,
con
opportune
tecniche,
le
due
parti,
si
favorisce
la
naturale
inclinazione
delle
piante
a
saldarsi,
ottenendo
un
nuovo
esemplare
che
sommi
i
caratteri
migliori
delle
due
piante
di
origine,
di
cui
una
ha
fornito
lapparato
radicale,
laltra
la
porzione
sopraterra,
con
fusti,
rami,
foglie
e
frutti.
In
questo
modo,
si
sono
migliorate
numerose
specie,
rendendole
p.
es.
pi
forti
alle
malattie
che
colpiscono
le
ra- dici
o
pi
adatte
a
certi
tipi
di
terreno,
e,
nel
contempo,
pi
produttive,
con
fiori
pi
belli
o
frutti
pi
buoni.
La
parte
di
ramo
da
inserire
sullaltra
pianta,
che
gi
radicata,
viene
denominata
nesto,
mentre
quella
sulla
quale
avviene
linnesto
si
dice
portinnesto.
Vi
sono
parecchi
tipi
dinnesto
a
seconda
che
si
utilizzi
come
nesto
una
gemma
o
una
porzione
di
ramo
da
inserire,
con
opportuni
tagli,
perfettamente
aderente
alla
parte
sub- corticale
(il
cambio)
del
portinnesto.
Abbiamo
quindi
l'innesto
a
occhio
o
gemma,
a
marza,
a
spacco
ecc.
Un
parti-
15
colare tipo dinnesto quello detto "per approssimazione" nel quale si saldano fra loro due rami di piante diverse che continuano la loro vita indipendentemente; il nesto non viene staccato dalla pianta che lo fornisce fino a quando non avvenuta la saldatura. Figura 21. Innesti a marza: A) Innesto a sperone; B) Innesto a doppio spacco o all'inglese
Figura 22. Innesti ad occhio o a gemma: A) Taglio della gemma; B) Gemma pronta per essere inserita; C) Taglio apposito nel portinnesto; D) Inserimento della gemma; E) Legatura.
Micropropagazione
Per
micropropagazione
(o
propagazione
in
vitro)
sintende
la
coltura
in
vitro
di
specie
vegetali
in
una
forma
miniaturizzata,
in
condizioni
dilluminazione
e
temperatura
controllate.
Le
micropiante
vengono
alle- vate,
anzich
su
terriccio,
in
un
gel
ricco
di
tutte
le
sostanze
nutritive
di
cui
necessitano:
sali
minerali,
vitamine,
saccarosio,
sostanze
ormonali.
Per
questo
tipo
di
micropropagazione
si
utilizzano
gemme
o
microtalee
di
una
pianta
madre
e
le
si
fanno
sviluppare
in
provette
tenute
in
laboratorio
finch
non
radicano.
Poi
si
trapiantano
in
serra
e
in
pieno
campo.
Anche
in
questo
caso,
dunque
si
tratta
di
propagazione
vegetativa
e
le
piante
ottenute
sono
geneticamente
tutte
uguali
alla
pianta
madre,
che
ha
donato
il
tessuto.
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Con questo tipo di coltura le piantine possono essere riprodotte molto velocemente, svincolando i vivai commer- ciali dalla stagionalit tradizionale della propagazione per talea o per innesto. Inoltre possibile ottenere quanti- t molto elevate di piante, con cicli di 3-4 settimane di durata, in tutto l'arco dellanno. Nel processo di micropopagazione si distinguono le seguenti fasi: Figura 23. Schema della tecnica di micropropagazione Induzione e stabilizzazione delle piante madri in ambiente asettico. Promozione dell'attivit rigenerativa e moltiplicazione dei nuovi germogli. Induzione e sviluppo di nuove radici alla base dei germogli. Trapianto e acclimatazione dei nuovi individui
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