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GESU GUARISCE IL CIECO DI BETSAIDA (Marco 8:22-26) Marco 8:22-26 22 Giunsero a Betsaida; fu condotto a Ges un cieco, e lo pregarono che

lo toccasse. 23 Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sput sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domand: Vedi qualche cosa? 24 Egli apr gli occhi e disse: Scorgo gli uomini, perch li vedo come alberi che camminano. 25 Poi Ges gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guard e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. 26 Ges lo rimand a casa sua e gli disse: Non entrare neppure nel villaggio. Con poche ma decise pennellate Marco ci mostra una guarigione importante. Meditandoci sopra possiamo aprirci a considerazioni che talvolta vanno oltre lepisodio narrato. 1) Il cieco fu condotto dalla comunit a Ges. Fu la comunit che chiese per lui la guarigione. La famiglia, la chiesa intesa come organizzazione umana, pu arrivare fino ad un certo punto: sostiene, protegge chi malato, ma poi Dio che immettendo lo Spirito di Vita, guarisce e completa il cammino. E quando una famiglia smette di essere solo assistenza e lascia camminare da solo per il mondo il proprio figlio. E quando una chiesa smette di tenere il credente passivamente seduto su un bancone, si fa da parte, e lo porta direttamente al Signore liberandolo per avere delle esperienze e conseguentemente diventare un ministro e al suo tempo servire. 2) Ges lo afferra per mano e lo conduce fuori dal villaggio ma, dove lo conduce? Fuori dal villaggio. Anche Ges dopo il battesimo fu condotto nel deserto. E necessario uscire da un ambiente limitato e relativamente sicuro per incontrare lincertezza di una scelta personale. E nel silenzio, nella solitudine, negli spazi esterni non limitati che si pu vedere veramente ci che siamo in primo luogo, e ci realmente che ci circonda in secondo luogo. 3) La saliva di Ges sugli occhi del cieco E la propria bocca di Dio, il Suo soprannaturale producendo la sua guarigione. E la Parola, il Verbo che porta la vita. La vita dello Spirito viene a toccare direttamente gli occhi del cieco. Abbiamo bisogno del soprannaturale di Dio agendo in noi per sbloccare certe cose! 4) Ges pone le mani su di lui. Ecco che le mani del Signore che conducevano il cieco fuori dal villaggio passano alla sua testa. Una volta usciti dalla sicurezza di un ambiente protettivo, ma che non gli poteva dare la vista, cio la coscienza della realt di Dio, (Un ambiente o rapporto con persone superprotettive ci impediscono di crescere, di avere esperienze con Dio). Ecco che il Signore tocca mette in moto la parte pi elevata ed importante del cieco: la testa, la mente. Una parte superiore strettamente collegata a tutto il corpo: il pensare assieme alla consapevolezza dellessere. Una mente che subisce un rinnovamento! 5) Gli domand: Vedi qualche cosa? Ecco la prima consapevolezza. Dopo averlo toccato nel suo io Ges instaura un rapporto personale con la persona che conduce e sollecita in essa una risposta cosciente, una valutazione consapevole di come vede. Prima il cieco non parlava, era condotto da amici, dalla comunit, e poi era condotto da Ges stesso ma ancora in modo impersonale, piuttosto passivo. Adesso Ges, fuori dagli schemi e dalla passivit, lo attiva gli si rivolge direttamente con una domanda. Non credo che Ges non sapesse cosa luomo vedeva; penso invece che Ges volesse conoscere il come vedeva le cose ovvero linterpretazione sua personale della realt, liberamente senza forzarla. 6) Egli apr gli occhi e disse: Scorgo gli uomini, perch li vedo come alberi che camminano. Ecco un importante frutto dellopera di Dio: lattivazione della memoria sulla realt. Se il cieco parla di alberi e di uomini, infatti, significa che probabilmente prima di perdere la vista gi ci vedeva, altrimenti se fosse stato cieco dalla nascita non avrebbe potuto riconoscere alberi ed uomini. Ecco, Dunque che la prima fase che incontriamo nel cammino nostro che porta alla luce il riaffiorare alla coscienza della memoria di quanto conoscevamo gi. E una specie di messa a fuoco della nostra coscienza tra ci che abbiamo dentro e ci che vediamo fuori. E cos che tutti conoscevamo gi e che abbiamo dimenticato? E la memoria di Dio. Come detto altrove il seme di Dio in noi che richiamato alla luce dal Signore, prende forma e si espande alla coscienza.

7) Poi Ges gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guard e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente La risposta delluomo testimonia e rappresenta un avvenuto dialogo tra noi e Dio. Dio si avvicina alluomo perch lo vuole sano, libero, consapevole della realt. Nella risposta delluomo Scorgo gli uomini, perch li vedo come alberi che camminano Ges intravede il suo cuore aperto, proteso e desideroso della realt ma ancora non maturo. Solo in un momento preciso possiamo passare dallo sguardo imperfetto umano allo sguardo di fede, quello attraverso il tocco di Dio. 8) Ges lo rimand a casa sua e gli disse: Non entrare neppure nel villaggio. Tornare a casa nostra. I figli escono si sposano e poi tornano dai genitori, ma in modo diverso, tornano come genitori loro stessi. Cambia il rapporto, il dialogo ed i contenuti. Luomo nato di nuovo e rinnovato che ritorna in una chiesa lo fa per testimoniare, per edificare e ministrare (servire), non per essere solamente condotto come prima. Dopo che stato ministrato deve a sua volta ministrare anche lui. Il non entrare neppure nel villaggio invece significa il non suonare i tamburi, il non ricercare il plauso, il sensazionalismo. Ges non aveva bisogno della testimonianza degli uomini che gli dicessero bravo. Egli sapeva quanto ci fosse dettato dallemotivit del momento e che lunico riconoscimento importante era quello del Padre Celeste. 9) Riassumendo: Vedere la realt secondo la maturit di fede richiede un passaggio da uno stato di passivit ad uno di dialogo personale con il Signore in cui confessiamo i nostri limiti. Questo permette allo Spirito di Dio di operare ed elevare la nostra vista fino a renderla nitida, in perfetta sintonia con la realt di Dio. Cos che siamo cristiani pi maturi, pronti a servire nella messe del Maestro! Renzo Ronca Riadattato dal Past. Silas Daniel Buon studio!

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