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PREDICHE INUTILI

di
LUIGI EINAUDI
Dispensa sesta
CHE COSA RIMARREBBE ALLO STATO?
COORDINARE
UN LIDRO PER SEMINARISTI E STUDENTI
LIBERISMO E LIBERALISMO
O DELLA CONTINUIT DI STURZO
CONCLUDENDO
GIULIO EINAUDI EDITORE
CONCLUDENDO
Scrivo le pagine che seguono facendo compiutamente astrazione
dall' esistenza delle leggi, sia di quelle costituzionali come di quelle
ordinarie. Lo studioso, il quale vog lia esporre quella che a lui sembra
dover essere la condotta da tenere nel momento presente in Italia,
non ha, in Wl primo tempo, alcuna ragione di tener conto di vincoli
legi slativi che possono essere posti al suo pensiero. In un secondo
tempo egli dovr chiedersi: lecito operare in modo siffatto? Con-
travvengo a qualche norma, obbligatoria per me come per tutti
gli altri cittadini , sancita dalla costituzione o dalle leggi ordinarie?
Se non ha la preparazione necessaria per rispondere al quesito della
liceit della soluzione da lui accarezzata, dovr ricorrere ad uomini
periti mmateri a e richiederne l' avviso secondo scienza e coscienza.
Pu darsi che egli abbia o presuma di avere le cognizioni necessarie
per rispondere alla domanda ; e non dovr perci ricorrere al con-
siglio altrui. Resta fermo il punto trattarsi di due quesit i diversi :
quel cbe si crede di dover pensare o fare ragionando esclusivamente
con la propria testa, fatta bene o fatta mal e che sia; e quel che in-
vece, dopo aver pensato con la propria testa, si riconosce di pot er l)
f are ove si tenga conto del comando delle leggi vigent i. Lo st udioso
fa seguire subito alla conclusione, che per lui parrebbe ideale, la
riserva del si pu fare? ; la fa seguire subito perch, essendo do-
tato di un certo buon senso, sa che l' azione non come il pensiero,
il quale va dove vuole; ch essa deve muoversi entro la ftra rete
dei rapporti umani, dei vincoli che gli uomini viventi in societ
debbono porre perch non si cada nel regno della giungla.
Fa d'uopo soggiungere anche che la ricerca seconda del si
pu fare ? pi faticosa e dubbia assai della prima, durante la quale
si pu procedere innanzi senza impacciarsi di testi scritti, di inter-
prerazioni, di ermeneutica giuridica; sicch chiedo venia se, non
potend o o non osando sobbarcarru i alla fatica, mi limi to nelle
pagine seguenti alla prima e pi libera ricerca. A questa prima
riserva debbo tosto aggi ungere l' altr a, che della condotta da tenere
nel momento presente toccher alcuni punti soltanto ; quelli che a
me semb rano oggi i pi import anti. In poche pagine non si pu
discorrere dell'universo scibile n compilare una di quelle ollapo-
dride in che sono segnalati i compilatori di programmi elett orali o
di governo, costrett i ad interminabili filastrocche di probl emi, veri
o immag inati, che se se ne dimentica LUlO, subito si grida: perch
avete dimenticato di l)ar1are di problema di cosi gran moment o
per la salvezza del paese?
Finalmente, per chiudere le premesse, dir ancora che toccher
i problemi discussi secondo l' ordine della lor o degni t.
Primo, n atur alment e, il probl ema religioso. Il consiglio: i preti
in chiesa ad insegnare religi one, - il che vuol dire per tal uno
insegnare ai ragazzi a recitare il catechismo ed a servire messa;
far prediche edificant i dal pulpit o, amministrare i sacramenti, con-
fessare, assistere e confortare gli ammal ati, - non dice tutta quella
che la missione del sacerdote. No n mi attento neppure per un
istant e ad esporre il quadro compiuto di essa, come non oser,
voltando pagina, dichiarare i limi ti della missione dell'insegnante.
Di r subito che, in regime di libert, nessun limite posto alla
predicazione ed all' opera del sacerdote. La chiesa ed il suo sagrato
sono la casa dei fedeli, dove questi vi vono non solo la vita della
fede, ma tutta la vita. quella dell' uomo intiero, che fra l' altro,
anche politi ca ed economica. Il sacerdote non pu ignorare che i
suoi fedeli vivono in una societ, che essi non hanno solo doveri
verso se stessi, verso il propri o perfezionamento morale e spiri tuale,
e verso la famiglia, ossia verso la parte intima e riservata ed anche
segreta di se stessi ; e che perci i sacerdoti non debbono limi tare
il loro comp ito di ammonimento a quel che tocca l' individuo e la
sua fami glia. No; il sacerdote sa che i fedeli vivono in una societ
organizzata polit icamente ed economicame nte; sa che Cristo ha
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parlato e che i vangeli hanno registrato le parole det te da lui in
non pochi casi della vit a in comunit, che i dottori della chiesa
hanno spiegato e commentato l' insegnament o del Cr isto. Il sacer-
dot e ha perci l' obbligo di parlare, di consigliare i fedeli, di ammo-
nirl i sulle sanzioni spirit uali di penitenza e di scomunica nelle quali
essi necessariament e, se anche non sempre per condanna esplicita,
incorreranno violando i comandamenti del vangelo. Forsech i
grandi predi catori, da sant' Agostino a sant' Ambrogio, da santa Ca-
terina a san Berna rdino da Siena non parlarono a papi, ad impera- .
tor i, a re, a principi, a reggitori di citt, a mercanti e ad artigiani ,
a religiosi ed a laici ; non presero di pet to le lor o colpe, pubbliche
e private, non condannarono pubbli cament e i loro error i, quelli
teologici, quelli politici pubblici e quelli pr ivati?
Naturalmente, il sacerdote non conosce solo la virt della cari t,
che azione viva ed operosa; conosce anche il dovere della pru-
denza . Far come quel sacerdote insigne, onore del capi tolo di
Sant ' Orso in Aosta, il quale, in chiesa affollatissima - ed erano pre-
senti le camicie nere, pronte a prendere d' assalto il pulpito - cosi
parl : vi fra noi chi calpesta le leggi divine ed umane; vi chi
mette in carcere gli innocenti, vieta agli. uomini di dire la verit,
toglie il pane a colui che non sia munito del " seguo " ; vi chi
persuade tutti coloro, i quali sanno , a scrivere le sue lodi ; vi chi
distrugge la libert del pensare, dello scrivere e del parlare; vi
chi... Tutti sent ivano che il sacerdote parlava del duce; ma, quando
le camicie nere gi erano sulle mosse, il sacerdote us prudenza:
{I vi dir io chi colui il quale turb a ed oscura la nostra vi ta: colui
l'anticristo . Correva in quei giorni una cabala, la quale dimo-
strava che nel capitolo XIII versetti da 16 a 18 delI' Apocalisse di
san Giovanni, Mussolini era chiarament e indi cato come ranticristo;
sicch i fedeli rimasero persuasi che ranticristo designato dal sa-
cerdote era l'u omo del destino.
Usare (I prudenza lecito e pu essere doveroso. Non dovere
assoluto; ed il sacerdote ha ragione in talune circostanze di non
essere prudente e di dire apertamente al colpevole che egli, per
sua colpa, non appartiene alla comunit dei fedeli ; cli tanto e non
pi vuol dire essere scomunicato , Se, per non aver US2tO pru-
denza, egli incorrer in qual che sanzione, civile o penale, prevista
dalle leggi dello stato, il sacerdote subir la sanzione in silenzio.
Non perci egli sar persuaso di non aver fatt o il suo dovere; ch
qnesto gli dichiarato e imposto dalla legge del vangelo.
Non perci lecito al sacerdote scambi are le pr oprie elucubr a-
zioni con la parola del Cristo. Valgono, in tutti i campi, le consi-
derazioni elle in questa stessa dispensa ho esposto nel saggio Un
libro per seminaristi e studenti. Purtroppo , panni di osservare che
anche taluni sacerdoti, troppi t ra i gi ovani, soggiacciono alla moda
dell' essere moderni, progressivi, epperci del rendere omaggio agli
ideali del comunismo e del socialismo. Essi sentono il dovere di
port ar via ai comunisti ed ai loro accoliti socialisti i corpi e le anime
dei naufraghi ; dovere che non di rado credono assolvere facendo
concorrenza all'avversario, riconoscendo non solo la bont degli
ideali cosidetti nuovi, ma adot tando i me desimi strumenti di lotta,
di agitazione e di politica prati ca statalista e dirigista. Anche qui
il dovere impone ai dirigenti dei seminari e degli istituti superiori
ecclesiastici di far studiare seriamente la teoria e la storia delle dot-
trine economiche ; affinch i giovani sacerdoti sappiano esaminare
criticament e le dottrine che ai loro intellet ti freschi ed entusiasti
appaiono seducent i; e sappiano perlomeno che da altri quel che
ad essi apparve nuovo e promett ent e rep utato vecchio e frusto,
proprio, per quanto ha t ratto alla storia della scienza, dell' et della
pietr a; e che, ben lungi dal perfezionamento, materiale e spirituale,
della persona umana, che la meta del cristiano, i regimi comunisti,
di rigisti e corporativisti conducono necessariament e alla miseria ma-
teriale ed alla tirannia morale.
In regimi di libert, predicare spropositi di logica e di esperienza
non giova n sul sagrato, n in chiesa; sebbene sia augurabile nessun
impedimen to giuridico sia. posto allo spropositare. Non meravi-
glino per i sacerdoti se, quando essi enunciano, come lor pieno
diritto, tesi politiche, economiche e sociali err onee, si t rovino contro
avversari niente affatto disposti a scambiare come verit religiose
quelli che sono soltanto spropositi logiCi. N si illudano basti ad
essi dichiarare che l' avversario un liberale per annientarlo.
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il liberale invero non esiste se non forni to di logica; ed il ra-
gionameuto non buono o cattivo, vero o falso perch esposto
da un liberale o da un democristiano o da un socialista; cb la fal-
sit o la verit vivono di vita propria indipendent e dalle etichette
attraverso le quali sono present ate o ricevute.
Ripet utamente (vedi Scuola c libert nella dispensa prima ; Contro
il monopolio c 1/0 1/ contro la scuola lfi stato nella dispensa terza) furono
qui esposte le ragioni per le quali il liberale non pu accettare
il pr incipio del monopolio oggi dominante in Italia nella scuola.
Non parl o della istr uzione elementare, essendo questo un tipico
caso della necessit dell' intervento dello stato per la nessuna COI1-
veninza dei privati di fornire un bene, che pochissimi sono disposti
a pagare in misura non inferiore al costo. Alcuni pochissimi geni tori
sono pronti al sacrificio necessario ; e per essi deve essere ovviamente
consentito l' apprendiment o privato. Il fatt o siffattamente margi-
nale, da poter essere trascurato.
Import a invece riaffenn are che il sistema USatO in Italia, di dare
validit legale ai titol i statali di licenza nelle scuole secondarie e di
laurea in quclle universitarie, contrario a libert . Esso consacra
di fatt o il duopolio dello stato e della chiesa; ch non esistono altri
fornitori di istr uzione secondaria ed uni versitaria fuor di essi; e quei
pochi , i quali conducono scuole secondarie private, hanno dimen-
sioni numer iche piccole e sono princi palment e preparati a procac-
ciare salvataggi agli immeritevoli, sicch in un regime di liber t non
pot rebbero sopravvivere.
Ricapitolando cose dette nelle dispense prima e terza: 1) il si-
stema della validit legale ai diplomi rilasciati dallo stato riposa sul
falso; non essendo vero che il boll o statale aggiunga alcunch al
valore del titolo, il quale dipende esclusivamente dal giudizio degli
esaminatori; 2) esso consacra il monopolio dello stato e della chiesa,
i soli due enti i quali di fatto hanno ricevut o dalla legge o dai rego-
lamenti la pot est di rilasciare quei pezzi di cart a che, detti dipl oma
di licenza e di laurea, sono richiesti per adire a conco rsi, occupare
posti retri buiti da organi statali, pubblici o semipubblici, territ or iali
od istituzionali ; 3) esso crea pericolose aspetta tive di di rit to all' un-
piego da parte di coloro, i quali hanno frequentato le scuole non
per studiare, ma per essere forniti di quel tale pezzo di carta, che
tutt' altra cosa; 4) una delle cause della cosidet ta disoccupazione
intellet tuale, frutto delle false aspett ative create dallo stato con la
validit legale attribuita ai suoi pezzi di carta.
Il sistema antinapoleonico ed ant imonopolistico lascia invece
libert allo stato, alla chiesa ed a quanti altri vorranno cimentarsi
all' ufficio dell' insegnamento, di creare istituti organizzati all' uopo.
I diplomi rilasciati dalle scuole di stato, da quelle private (religiose
o secolari) abbiano il valore che l' opinione pubblica ad essi vorr
at tribuire. Lo stat o consacrer alla scuola i mezzi sinora forniti ed
altri maggiori, di gran lunga maggiori, se a mano a mano le sue
disponibilit fmanziarie cresceranno . La chiesa ed i privati faranno
del lor o meglio per provvedere i fondi necessari ad istituzioni che
sono , per indole loro, certamente non suscettibili di offri re un qual-
siasi reddito netto e sono, alt rettanto certamente , feconde soltanto
di per dite. Sono siffattarnc nte grandi le esigenze dell' insegnamen to
ed in parti colare di qucllo uni versitario che i capi degli istituti
dett i sino ra statali non solo dovranno far capitale sul contributo
dello stato e delle tasse pagat e dagli studenti; ma dovranno ricor-
rere al senso civico di ammini stratori di ent i pubblici locali, di
im prese cconoin iche, di ant ichi scolari rimasti affezionati all' ateneo
nel quale hanno studiato. Appel li del resto non ignoraci neppure
oggi, sebbene domini la convinzione lo stato debba provvedere a
tut ti i bisogni della scuola.
In un regime di libert scolastica, non solo i cont ributi dello
stato dovranno ingiganti re ; ma gli istituti, liberi dalla pretesa di
z overni e parlamenti di tenere basse le tasse scolastiche, potranno
"
fissarne l' ammontare, a seconda delle proprie esigenze. La necessit di
fornire un insegnamento eleva to li costringer ad aumentare le tasse al
di sopra delle risibili tariffe odierne, sebbene sempre e di gran 1tmga al
d sotto del costo dell' insegnament o, dei labor atori , dei gabinetti, delle
biblioteche, degl i ospedali cd in generale dell' attrezza tura necessaria
ad un insegnament o degno.' La scuola dovr dai mezzi raccolti porsi
in grado di concedere esenzioni e sussidi in denaro. in alloggi e in
vi tto agl i studenti merit evoli e male provveduti di mezzi proprii .
Perci essa chieder molto allo stato ed in regime di libert,
chieder molt o e non conceder null a, nel senso che essa non con-
sent ir allo stato di influire nella scelta degli insegnamenti, degli
assistenti, degli assistiti di borse di studio. La meta delIe universit
le quali seguiteranno per tradizione a dirsi di stato, perch mari-
tenut e sovratutto grazie al concorso finanziario dello stato, quella
che sinora stata tenacemente difesa dalle universit inglesi, da
quelle tradizional i di Oxford e di Cambridge alle ben pi numerose,
e crescenti di numero, provi nciali : il parlamento fissa la somma
complessiva che lo stato. destina all'insegnamento universitario ; e
della ripartizione della somma fra le universit e fra i vari scopi
che l ~ universit si propongono, dalla costr uzione degli edifici al-
l'acquisto dei macchinar i, dalla determinazione degli onorari dei
professori, dei lett ori, degli assistenti, diversi da luogo a luogo e
da persona a persona, alla dot azione delle biblioteche, sono arbitri
im comi tato elettivo di delegati delle universit per quel che attiene
al riparto fra di esse e i consigli accademi ci per la ripartizione int erna,
Nonostant e le quer ele della Camera dei comuni, le universit hanno
tenuto fermo nel diniego di consentire ad un qualsiasi controllo
della tesoreria (da noi si direbbe il mini stero del tesor o, con la sua
ragioneria generale dello stato) e, s'intende, del mini stero dell'educa-
zione, il quale non ha nessuna ingerenza nella gestione, sia scientifica
come fmanziaria, di corpi tenacement e gelosi della loro autonomia.
Il solo pmlt o su cui i liberali possono essere dubbiosi int orno
al diritt o dello stato di sussidiare le scuole private oltrecch quelle
mantenute prevalent ement e con fondi pubblici vien fuori dalla
concezione la quale affida allo stato comp iti detti di benessere. Si
suppongano risoluti i problemi dei limiti di convenienza pubblica
delle varie maniere di assicurazione e di assistenza sociale (e le opi-
nioni che in generale possono essere dette liberali possono leggersi
nelle mie Lezioni di politica sociale) e si supponga che sia accolto il
concetto che lo stato debba consentire a tutti i meritevoli la pos-
sibilit di pr ofitt are non solo dell'insegnament o elementare, ma
anche di quello medio ed universitario. L'idea si dice dell'uguaglianza
dei punti di part enza, tutta diversa da quella dell' uguaglianza nei
punti di arrivo od uguaglianza nelle rimunerazioni e nei guadagni.
L'u guaglianza nei punti di arri vo socialmente dannosa e tende a
livellarsi verso il basso ; l'uguaglianza nei punti di part enza, offre ai
giovani volonterosi e capaci la possibilit di sormontare gli ostacoli
della nascita, della povert, delle disavventure e discordi e familiari.
Il quesito : lo stato ha ragione di scegliere le scuole, dette statali
o dett e privat e, alle quali dat o il privilegio di educare ed istrui re
i giovani meritevoli di ottenere e di cont inuare a godere di una
borsa di studio? La risposta nettamente negativa. Lo stato pu
definir e le condizioni obbiett ive di fortuna e quelle personali di
presunta at titudine dei giovani a profittare delle occasioni di studio
e di manteni mento gratuito o semi -gratui to a lui offerte; ma non
pu dire : tu pot rai godere della borsa soltanto se tu frequenterai
questa o quella scuola, questa o quella universit. L' obbligo viole-
rebbe la libert dei giovani i quali, col consenso, se minori di et,
dei loro geni tori, hanno pieno diritto di scegliere l' educatore da
essi preferito. L'o pinione contraria conduce alla instaurazione di
un monopolio o duopolio nel campo della scuola, che, fra tut te le
specie monopolistiche, pare la pessima.
Se la libert del credere (rappor ti fra lo stato e la chiesa) e del
pensare (ordinamento della scuola) attengono ai puri valori dello
spirito, la libert del vivere indipendent i da dominazioni straniere
parimenti un valore spirituale, e perci il discorso della difesa
e dei rapporti inte rnazionali viene qui subito . Viene dopo, perch
fa d'uopo dare pur sempre un ordi.ne formale al discorrere, non
perch il problema sia per degnit minore.
Gli italiani vogliono essere sovrani in casa propria; ma sanno
che non possibile vivere isolati . Noi facciamo par te di una so-
ciet di stati sovr ani , tutti legati gli uni agli altr i in modo cosi stret to
che se non ci associassimo ad altri, l'indipendenza e la libert sareb-
bero morte. Solo gli stati colossi - e se ne conoscono due soli,
gli Stati uiriti e la Russia, ai quali domani potr, ma non ancora
sicuro, divent ar pari la Cina e pi in l, forse anche l' India, -
possono sfidare chi volesse as'sorbirli. Gli altri stati, se non voglio no
essere dominati dai colossi, debbono giocoforza allearsi; e presto le
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alleanze, sempre precarie e deboli, non basteranno e conve rr fede-
rarsi in una un.it superior e.
La scelta delle alleanze non dubbia. Noi apparteniamo al tipo
di civilt occidentale, quello di cui fanno parte !'Inghilterra, i paesi
scandinavi, la Svizzera, la Germania occidentale, la Francia, l'Austria,
il Belgio, l' Ol anda, gli Stati uni ti ; rett i con liberi ordinamenti
politici, forni ti di libert di parola e di stam pa, rett i cio in ma-
niere che sostanzialmente, con qualche deviazione sinora non es-
senziale, possono essere det te libere. Noi non possiamo uscire dalla
societ politi ca occidentale ed, iu concreto, dalla alleanza atlant ica,
senza rinunciare alle nostre medesime ragioni di vita. Qualunque
riserva posta alla accetta zione di siffatta necessit, qualunqu e atte-
nuazione sott o color e di perseguire fini collaterali compatibili con
i principii informator i della societ occidenta le, nega l' alleanza.
Nessun vincolo, qualunque sia il regime dal quale sono rette,
pu essere ovviamente posto al crescere di rapport i e di transazioni
economiche, consigliati dalla convenienza, con i paesi del levant e,
dell' or iente, dell' Africa, dell' Asia ecc. ccc. Il rischio pu essere
maggiore nei paesi a regi me com unistico od autoritario che nei
paesi liberi ; ma tutti i rischi pu conveni re siano sopportati, a con-
dizioni liber ament e discusse. Non pi in l.
I privati risparmiatori - privati sul serio, non societ ed eliti
pubblici o scmipubblici camuffaci da privati - possono azzardarsi
a compiere investiment i in Africa, in Asia, in Oceania, nell'America
me ridionale ed anche, se ne sperano bene, nei poli nord e sud.
I! rischio pu essere calcolato; e nessuno rimpianger perdite e
profitti degli avvent urosi.
Talun paese ad alto livello di reddito medio - nel nover o figu-
rano soltanto gli Stati unit i cd, a distanza, fra i non minimi !'In-
ghilterra e la Germania - possono concedersi il lusso di iscrivere
in bilancio le somme occorrent i per pagare il ricatt o di Nasser e
dei suoi accoliti.
Gli Stati uniti, dopo avere corretta mente rifiut at o di fornire,
senza alcuna garanzia ed a fondo perduto, i capitali occorrent i alla
costruzione della diga di Assuan, possono decidere di tent are, non
forse di costruire dighe a van taggi o del popolo egiziano, SI di te-
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nere provvisoriamente quieto il di ttatore. Noi non possiamo com-
piere un calcolo politico nemmeno lontanament e paragonabile.
Qual unque sottrazione ad opera di ent i statali o semistatali dal li-
mir at o nostro risparmio allo scopo di conseg uire nel vasto mondo
illusori vantaggi politi co-economici, sarebbe un delitto contro un
paese assetato di ogni pi piccola bri ciola del risparmi o nuovo, che.
COSI stentatamente si sta pr oducend o dagli i taliani .
Lo stato, sinch piatisce e non avr rimborsate i pr estit i stranier i
ottenuti in passato, ed anche dopo, non pu n direttamente n
per inter posta persona far correre agli italiani alcun siflarro rischio.
In materie economiche, il comandamento primo quello stesso
che si impone nelle materie spirituali. COSI come l' uomo libero
non concepisce alcun limite alla predicazione dell a fede religiosa,
salvo quelli che sono dett ati dalla convivenza degli uomini in so-
ciet; cosi come egli non pu riconoscere alcun pr ivilegio allo stato,
alla chiesa od a pri vati nell'insegnamento della verit e non rico-
noscc alcun valore alle srampiglie ufficiali apposte ai cert ificati di
studio, cosi egli non pu riconoscere alcun privilegio economico
a danno del la uguale libert per tutti di lavo rare, di int raprendere,
di risparmiare. Libera lismo non vuoI dire assenza di vincoli statali,
di norme coattive. Dovrebbe oramai essere inutil e ripetere ancora
una volta che il liberismo economico l), cosi come com unemente
ossia volga rmente ripetuto, un buffo fantoccio, che nessun eco-
nomista - non dico della categoria pant aleoniana di coloro che
la sanno , che salmo cio, s' intende, la economia politica e, sa-
pendola sanno di non conoscerne se non una piccola parte e per
tutto il resto conoscono la loro ignoranza, - nessun, economista
di quelli che hanno anche soltanto una certa intuizione del conte-
nuto e dei limiti della disciplina da essi col tivata, ha mai fatto proprio.
Il liberismo economico una invenzione sfacciata dei socialisti, dei i,
" . -JJ.. \ '-)..o"v- .
diri gisti, degl i inte rventisti; c il comandame nto del laissez [aire, . rov.:(.\ ; ~ ,
f!. & '
laissex passer ha un con tenuto limitato, pr opr io di taluni circoscritti
campi dell' operare umano. Ci fu dett o, ridett o, ripet uto le infi-
nit e volte, fmo alla nausea. Non giova; ch ad ogni volta sui gior-
nali, in pa rlamen to, nelle adunanze e Ilei ,comizi, il solito innocent e,
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ziovane o anziano o vecchio, ripet e, a guisa di pappagall o, il ritor-
to
nello del liberale il qual e ignor a lo stato, il quale perci antiquato,
supera to, supersti te di secoli defunti, ripetit or e di formule che hanno
fatto il loro tempo. Il pappagallo innocent e non si accorge che il
superato, l'antiqua to, il superstite, il ripetitore di vecchie formule
lui, che non ha impar ato quel che tutti sanno: la linea di distin-
zione doversi porre non fra chi vuole e chi non vuole l'intervento
dello stato nelle cose economiche; ma tra chi vuole nn cer to tipo
di inter vent o e chi vuole un altro tipo. Quel che l'uomo liber o
non vuole di essere p r e ~ o per il naso da taluni uomini, i quali,
per via di elezioni od in alt re maniere sono i padroni della macchina
statale.e perci da s si definiscono lo stato e di vedersi insegna re
da costoro, i quali certamente, in quello specifico punto, ne sanno
meno di lui, in qual modo egli deve geri re la sua impresa, seminare
i suoi campi, vendere a tale prezzo, associarsi con Cai o e Semp ronio
per produrre megli o, comprare gli strumenti, le macchine, le sernenti
di cui ha bisogno in paese o, se gli conve rrebbe comprar fuori,
acquista re tanto e non pi, a prezzo cresciuto di tant o ecc. ecc.
Coloro i qua li dicono di essere lo stato si accorgono in un certo
momento che di fr uruento se ne produce troppo: 100 milioni di
quintali, invece degli 85 che basterebbero e subito consigliano e
pretenderebbero comandare: restringete - ogg i dicono : ridimen-
sionate, con parola che dice mal e lo stesso concetto - la cultura
del frument o; fate i buoni citta dini, ch alt rimenti lo stato (qui i
governanti scompaiono e se ne lavano le mani perch lo scotto lo
devono pagare i contribuenti) il quale ha gi 25 milioni di quintali
di frumento nel gobbo, sar costretto ad acquista rne quest'anno
alt ri 15 per salvare i cerealicultori dalla rovi na dei prezzi bassi ed
il disavanzo non scomparir pi6 e farete una ferita certa alla sani t
della lira. Si guardano bene costoro dal fare l'uni ca cosa che sarebbe
efficace: non occuparsi del prezzo del fr umento e lasciare che questo
vada per la sua strada. Misericordia!, succederebbe il caos: agita-
zioni di cerealicultori, di mostrazioni, baccano, eiezioni andate a male.
Perci il prezzo discenda pure un po'; ma con buona gr azia, per
esempio a 6200 lire. Accade, che, essendo quel prezzo indiffer ent e
a molti, i quali coltivano frumento per mangiarselo e dare le fari-
J
nett e e la crusca alle bestie da allievo, e remunera tivo per molti
altr i, l' anno venturo, perfezionand osi i metodi di coltivazione e
riducendosi con le macchine i costi, i quint ali pro dotti rimarr anno
a 100 milioni o forse cresceranno. Se domani, come pu capitare,
si prod urr troppa uva ed i prezzi del vino caleranno, ecco i soliti
sopracci vestiti dei panni del cosidetto stato , insegneranno e forse
ordineranno di spiantar viti in pianur a, dove si produce vino di
bassa gradazione, il quale fa ribassare il prezzo del vino buono delle
colline; e, con qualche abbuono di imposta allo spiri to di vino,
faranno pagare il vino andato a male al solito pantalone, chiamato
a sobbarcarsi a qualche imposta in sostituzione della minor resa
dell' imposta sugli spiriti .
Vale la pena di ripetere che all'uomo amante di libert siffatte
maniere di intervento dello stato dnno gran noia, perch inefficaci e
dannose ai cercalicultori cd ai viticultori ; e che costui predil ige altra
specie di int ervent o dello stato, pi indiretta, pi difficile, ma pi6
efficace. L'uomo libero vuole che lo stato intervenga , COSI come sono
sempre intervenuti i legislator i sagg i di tutti i tempi e di tutti i paesi.
Forsech i codici del di ritto privato non dnno da millenni norme
alle quali i cittadini si devono attenere nelle loro transazioni civili e
commerciali , nella loro vit a famili are (matrimoni, paternit, filia-
zione e relativi doveri)? Lo stato interviene per fissare le norme di
cornice entro le quali le azioni degli nomini possono liberament e
mu oversi ; non ordina come gli uomini debbono comportarsi nella
loro condotta quotidiana.
Per non parlare solo sulle generali, si assuma il caso dei monopoli.
Se accada che un gruppo di pro dutto ri divent i padr one del mer-
cato e fissi prezzi diversi e maggi ori di quelli che sarebbero di con-
correnza, l'uomo dirigista subito gioisce e pensa che la via buona
sia quella di trasformare il monopolio pr ivato in pubblico o semi-
pubblico o, se lasciato ai privati, in qualche modo regolat o o
disciplinato dallo stato. Per cominciare, va benissimo il disci-
plinato ; ch altr imenti si cade dalla liber t vera nella licenza, nel-
l' anar chia, nel disordiue della concorr enza. Cosi nascono in Italia
le varie discipline che regolano gli Zolfi, la car ta da giornali, gli
I
393
. \ 11.)
\ ~
~ .. la'l' C:
tzp "'"
zolfanelli, il riso, il frumento, la canapa, ecc. ecc. I prezzi non sa-
ranno pi fissati da monopolisti privati a lor o piacimento, con
dirit to di taglia sui consuma tori. Provveder LITI comitato di tecnici,
di uomini scelti da una pubbli ca aut orit per le lor o qualit di perizia
e di imp arzialit ; e fat ti i conti dei costi di produzione, il comitato
fisser prezzi " equi per tutti : produtt ori, consuma tori e spettatori.
Va a finire che, n OI1 si sa come, se i pr ezzi non sono calcolati bene,
nascono perdite che, natur alment e, sono accollate allo stato. Non
fa sempre d'uopo che le perdite siano visibili ; cli i conti delle im-
prese collega te in gru ppi statali si confondono; ed i guadagni del-
l'una compensano le perdite dell' alt ra; ovvero lo stato non riceve
i redditi che sarebbero suoi e questi sono devoluti alle urgenze di
investimenti, che paiono ot tenuti senza sacrificio del tesoro ; ma il
tesoro non aveva ricev uto quel che altr imenti gli sarebbe spettato.
L'uomo liber o o liberale non pensa che la sostituzione del mono-
polio pubblico a quello privato sia un bel m odo di ri solvere il pro-
blema vero, che quello dci cancellare o ridurre la forza del mo-
nopolio ; c, convinto della difficolt di risolvere un problema
che da mill enni torment a i legislatori , 110n trova malvagia l' idea
di affrontarlo sotto specie diverse, a pezzi e bocconi .
E chiede : non sarebbe opport uno prima Cl conoscere quel pro-
blema che si vuol risolvere? Di qui la richiesta di fare obbligo alle
societ anonime per azioni, in accomandita, cooperati ve, agli enti
economici, privati o pubblici, statali e parastatal i di includere nei
lor o bilanci e rendicont i contabili, o qualsiasi sia la denominazione
dei documenti , dati siffatti da rendere possibile a chiunque lo desideri ,
farsi un' opinione abbastanza esatta degli affari della societ od ente
e dei loro rappor ti con altre societ od enti, conio stato, con i clienti,
con i consuma tor i. L'elenco dei dati di cui dovrebbe essere obbli-
gatorio dar pubblica not izia probabilmente varia da industria ad
industria, da banca a banca, da un tipo all'altro di veste giuridica
assumo dall' ente ecc. Se non ricordo male, l' amic o Tremelloni ,
in queste cose diligenti ssimo, deve essere riuscito a bandire un
concorso per modelli chiaramente informativi di bilanci di societ;
e la formulazione di nonne legislative dovr ebbe giova rsi degl i
394
( ,
studi all' uopo condotti in It alia e fuori . Talune noti zie non dovreb-
bero mai far difetto :
- elenco dei titoli, azioni, obbligazioni di qualunque specie
posseduti dall 'ent e all'inizio ed alla fine dell' anno ; con la indica-
zione, alle date prescritte, del numero, del prezzo. di acquisto, del
valore nominale, del valore di invent ario, del prezzo di realizzo
di ogni singolo titol o ;
- l'elenco delle partecipazioni ad ogni altro ente economico ,
con la indi cazione del tipo della par tecipazione, della somma inve-
stita, di quell a di invent ario ecc. ecc.;
- l'indicazione all'at tivo, delle somme investite oriz inaria-
b
ment e, alle date relative, in terreni, fabbricati, impianti fissi, mac-
chinari, utensili e di quant o appartiene al capitale imm obili zzat o
nell' impresa;
- la indicazione al passivo degli ammo rtamenti eseg uiti nei
successivi anni sulle part ite diverse dell' attivo ; cosicch sia possibile
calcolare il valore residuo di inventario al principio c alla fme del-
l' anno in corso;
- la indicazione delle posizioni creditorie e debit ori e del-
l'ent e verso ogni altro ente C011 cui esso intr att enga rapporti di affari;
- la compilazione di un bilancio consolidato al nome del-
l' ente capo gruppo; cosicch sia chiara la situazione d' insieme del-
l' ent e capo gruppo e di tutt e le societ ed enti che sono a qnello
affiati o da esso. dipendent i.
Qui non finiscono le not izie delle quali si pu richiedere ragio-
nevolment e pubblica comunicazione, Esistono oramai uomini periti
ed enti specializzati atti a compilare. distint ament e per ogni tipo
di impresa, uno schema di disegno di legge, siffattamence parti co-
lareggiato da non consentire alcuna via di sfugg ire all'occ hio del-
l'indagatore deciso a conoscere.
A che pro' tut to ci in punto di lotta contro i monopoli? Come
si pu farne a men o, se davvero non si vuoi combatt ere contro i
mulini a vento? Da millenni, dal diritto romano a quello medi oevale
si scrivono nelle leggi anatemi contro i monopoli, cont ro gli ac-
caparra tori della terr a, del frument o, del pane, del vino; e tut ti
195
\
O\oc,, '
I.. ~
gli scolari del gilmasio sanno che nel ducato di Milano i governatori
spagnuoli avevano l'abitudine di ripetere minacce terr ibili di galera
e di impiccagione, previo squartamen to, ai colpevoli di SI abbo-
minevoli delitti . Gli scolari sanno anche che le minacce avevano
il solo risultato di crescere la mole del gridario di manzoniana me-
moria e null a pi , Se oggi negli Stati unit i le norme antimonopo-
listiche della legge Shen nan sono meglio applicate delle grida
spagnuole, ci dovuto in not abile parte alle istruttorie diligen-
tissime ed alle procedur e giudizi arie che possono essere condotte
sul fondamento delle not izie che societ ed enti devono approntare
e comunicare in vir t di leggi federali e statali, di regolamenti di
borsa e di istruzioni delle commissioni sul commercio interstatale
e del consiglio della riserva federalc. Se monopoli od oligopoli
sono vietati dalla legge e la violazione del divieto punibile, il
giudice deve pot er conoscere il fatto per applicare le sanzioni; ch
altrimenti si cadrebbe nell' arbitri o amministrativo.
Oltreccli conoscere il reat o, il giudice non deve trovarsi dinnanzi
al fatt o, che sarebbe vietato, ma non pu essere punito perch il
fatto stato voluto dal legislatore. La seconda maniera di combat-
tere il monopolio dunque di non crearlo . Immagino che, se rin-
vangassi cose mie scritte in passato, potrei affermare che da oltre
mezzo secolo ripeto vanamente la stessa solfa: che il pi dei mo-
nopoli o monopoloidi o polipoli ecc. ecc. sono di voluta creazione
dirett a ed indiret ta del legislator e; e che se non si vuole l' effett o
(monopolio) non si deve -volere la causa (la legge). Essere mera
ipocrisia invocare e fabbri care grida contro i monopolisti, quando
essi sono stati espressamente voluti dal legislatore. I viticultori
strillano contro il caro prezzo dello zolfo? Perch non ricordano
che la legge, creando il sindacato obbligatorio dello zolfo, vieta ai
consuma tori di rifornirsi nella Luisiana e nel Texas, dove pare lo
zolfo venga su, con poca spesa, da sottote rra quasi da s bell' e liquido,
semplicemente soffiandovi dentro acqua bollente? Il monopolio
obbligatorio dello zolfo si spiega con il desiderio di non lasciar
chiudere le miniere e privare di lavoro qualche migliaio di minatori
siciliani . La spiegazione sar buona o cattiva; ma chiarisce l' ipocrisia
del gridare contro il monopolio dello zolfo, che fu volut arnente
creato dallo stato.
La necessit di venire in aiuto ai miseri non spiega il monopolio
del metano (e, per quel che si cerca e trova, del petrolio) concesso
ad una filiale dell'ENI per la valle padana. Il metano non si produce
in perdit a, come lo zolfo, anzi il prezzo pare lasci - e lasci corre t-
tament e al pnnto di vista economico - un amplissimo margine
al produttore. Chi invocasse sanzioni contro il mo nopolista perde-
rebbe il tempo, perch e fmch il monopolio scritto nella legge
istituti va dell' ente nazionale idrocarburi (ENI ).
Per lo pi , la volont del legislatore creatrice di monopoli non
COSI chiara come per lo zolfo siciliano e per il me tano della val
padana ; tutt avia, nonostante la via traversa prescelta, sulla volont
non v'ha dubbio. Se le vetture automo bili e gli autocarri sono
colpit i da dazi stravagantemen te alti in confronto alla media altezza
dei dazi italiani ; se, nonostante le cosidette liberalizzazioni, i per-
messi di importazione di vetture estere e di impianto di succursali di
fabbriche concorrenti straniere sono concessi con parsimonia; e se, per
conseguenza, i prezzi interni italiani sono, a parit di prodotto, pitl alti
di quelli esteri e perci sono inficiati di monopolismo, a che pro'
farne la colpa al monopolista o ai polimonopolisti? La responsabilit
tutta di chi volle la quasi chiusura del mercato nazionale, ossia del
legislatore ; sicch bast l' avvi cinarsi della riduzione del 10 per cento
sui dazi e del 20 per cent o dei contingenti a causa della prossima
entrata UI vigore del mercato comune, perch fossero annunciate
riduzioni apprezzabili di prezzo di tutto ci che automobile.
Fin qui , la lott a contro i monopoli un mero problema di vo-
lont di chi fa le leggi. Conoscere nOI1 certamente cosa facile ;
ma se la legge prescrive che societ ed enti debbano scrivere nei
loro bilanci tali e tali 'altre notizie precise, e sifatte notizie non sono
palesate al pubblico, la violazione del comando non soggetta a
dubbio. Il funzionario del servizio competente - e sarebbe belle
costui appartenesse al ministero il quale provvede alla preparazione
ed all' osservanza delle leggi, e cio il ministero della giustizia - non
397
potrebbe tardare a denunciare il fat to alla procura della repubblica
e questo ad ini ziare pr ocedura dinnanzi alle corti giudiziarie.
Parimenti, per quanto tocca la seconda maniera di lotta con tro
i monopoli, che la non creazione, la difficolt sta nel con trasto
fra Le velleit dei pol itici e la loro volont. La vellei t generica di
l ot tare contro i monopoli ci sarebbe ; manca la volont di resistere
alle pressioni degli in teressati, i quali vog liono la conservazione
delle nonne favor evoli ai monopol i privati pr esenti e futur i.
Vane S01l0 le declamazioni . Se non si decisi a ridurre sul serio
i dazi doganali esistenti, se non si vogliono abo lire del tutto i con-
tingenti ed i vincol i alle importazioni, in virt e al di l del mer cat o
comune ; se le ridu zioni e le abolizioni 110 11 sono estese automa ti-
came nte dall'area dell'OECE agli Stati uniti, ai paesi facenti parte
dcll' area del dollar o, dell a sterl ina, ecc. ecc. ; se ad ogni momen to
si creano o si tenta di creare nu ovi vincol i e nuovi privilegi , ad esempio
l' allungamento del tempo di vita dei brevet ti industriali; se non
si cessa di istituire og ni giorno nuovi enti privilegia ti in cose eco-
nomiche e non si aboliscono sul serio quelli esistenti, le affermazi oni
scrit te nei programmi di quest o o quel par tito di essere decisi a
partire in guerra contro i monopoli , sono mere ipocrisie sfacciata-
mente consapevoli di essere tali .
Dovrebber o essere pr onti a passa::e dalla velleit alla volont
di lot ta i comme rcianti ed i lor o dipendenti , interessati in modo
chiarissimo alla libert del comme rcio ed alla abolizione dei vincoli
al movimento delle cose e delle persone. Ahi m! ch il solo buon
ten tativo (purtroppo gi mandato a picco dal parlamento) compiuto
dal governo attuale di fare un passo sulla via della abolizione dei
monopoli, che fu la abo lizione del privilegio dei Comuni di istituire
mercati generali, fu accolto assai tiepidamente dal ceto commerciale.
La grandissima maggior anza dei commercianti, ossia venditori al
minuto, vide, nella abolizione del privilegio dei grossisti anni dati,
in vir t delia scarsit delle licenze distribuite nei mercati gener ali
dai comuni, il peri colo della abolizione altresi del sistema delle
licenze per l' esercizio del commercio al minuto. Sincli la confe-
derazione del comme rcio, e le analog he or ganizzazioni di coloro
che trasp ortano e vendono al pubblico, difender anno il metodo
delle licenze commerciali, vano sperare che da quella parte possa
partire, come pur sarebbe nel suo evidente interesse, una campagna
per l' abolizi one dei monopoli.
Per quant' all'agricol tura ed all' industri a, pi evi dente l'ipo-
crisia dei datori di lavoro o quella dei lavoratori? Ho l'impressione
che in It alia il problema non sia chi aramente veduto. Alt rove, nei
paesi anglosassoni e sovratut to in Inghilter ra, la responsabilit del-
l'aumento del costo della vi ta, il che pare sia sino nimo del deprez-
zamento della unit monetari a, di giorno in gi orno vieppi ac-
collata alla poli tica delle organizzazioni operaie . Sino agli ultimi
mesi, i ceti politici, conservator i e laburisti, parevano rassegnati
alle ri chieste periodiche di aumenti di salari e di stipendi propor-
zionati all'incirca all' aumento del costo della vit a; e poich l' aumento
medesimo non ha un rapporto necessario con l' aumento nella pr o-
du ttivit netta del fattore lavoro, accadeva di fatt o che se quella pro-
duttivi t aumen tava ogni anno, ad ipot esi, del 3 per cento e il costo
deli a vita invece del 5 per cento, il rialzo dei salari nell a misura
del 5 per cent o voleva nece ssariamen te di re spinta all' inflazione
sino al valore delia differenza fra 5 e 3 per cento. Di qui l' aume nto
pr ogressivo del costo dell a vita ed in genere dei pr ezzi al minuto,
che sono quell i che con tano, del 2 per cent o circa ad ann o. Nel
secondo semestre del 1958 il governo per le imprese nazionalizzate
e gli imprendi tori privati per le imprese libere hanno cominciato
a puntare i piedi. St udiosi e politi ci hanno indi cata, nella azione
delle leghe operaie di chiedere regolarmente rial zi di salario al di
l del limite delia crescinta produttivit del lavoro , la causa, se non
unic a, fondamentale dell'inflazione, ossia della degradazione pro-
gressiva dell'unit monetar ia. Qua e l si ebbe qualche decisione
favor evole alla tesi sensata che alle variazioni all' ins dei salari do-
vesse porsi il limite di una equivalen te variazi one della produttivit
del lavor o; e nei ' congressi annui, sia delie rrade-unions (sindacati
dei lavor atori) sia del par tito laburista, voci vigorose si fecero sentire
per ri chiamare alla ragione ed al buon senso gli uomini responsabili
deli a poli tica economica di parte operaia.
399
27
I r (
~
In It alia, il problema non chiara mente n vedu to n agitato.
Il principio della scala mobil e fa credere che il problema delle va-
riazioni dci salario sia razionalmente risolnt o ; laddove invece,
essendo il principi o in cont rasto con la realt, ch i salari variano
in funzione di molt eplici fattori (pro dut tivit del lavoro, variazioni
della tecui ca, variazioni dei gusti dei consuma tori , della domanda
e della offerta del lavo ro, scadenze delle vari azioni), la scala mo bile
la quale li varia in funzione del costo della vi ta un grossolano er-
rore, il quale conduce drit ti dri tti alla svalutazione monetaria. La
silenziosa connivenza fra datori di lavoro e lavoratori a danno della
cosa pubblica aggravata dall' adozione dell 'al tro principio, detto
sociale , dello stat o il quale deve dare il buon esempio . Di qui
lo sganciamento delle imprese economiche statali, parastatali, pub-
bliche e semipubbliche dalle confederazioni dei datori detti pr ivati
di lavor o ; di qui la costit uzione del ministero delle parte cipazioni
statali, il cui compito pr incipale pare sia stato quello, non impre-
veduto (vedi L'andazzo agli sganciamenti, in dispensa seconda) di
impedir e ai disgraziati diri genti delle imprese pnb bliche di adattare
il numero dei loro dipendent i alle esigenze tecniche ed economiche
della impresa; cosicch, costrette a conservare anche quelli inu tili,
le imprese debb ono rinunciare a guadagnare, ridurre gli ammort a-
menti e veder diminuire a poco a poco il capitale realment e esi-
stent e; finch il solito tesor o, ovverosia pantalone, sia chiamato a
saldare il conto. Nel clima cosidctto sociale, che in sostanza clima
di distruzione del fru tto del pr ogr esso tecnico ed economico, come
si pu sperare di ot tenere qualcosa seguendo la seconda maniera di
lotta con tro i monopoli, che la loro non-creazione? Gran merc
se non sar agg ravata la situazione attuale; e se, nonostante le regole
del mercato comune, non si inventerann o congegni atti a consenti re
ai datori di lavoro, costrett i dalla concorrenza delle imprese pubbliche,
a tr ovar modo di farsi rimb orsare dallo stato il buon esempio ,
che anch' essi dovranno dare in materi a di relazioni sociali .
Dopodi ch, auguro appro di a qualcosa la terza maniera di lot-
tare cont ro i mo no poli, che di emanare norme giuridiche atte a
definirli ed a limi tarne o pr oibirne l' azione even tuale contro l'iu te-
resse pubblico; che la maniera piti difficile ad attuarsi, quella in
cui l'Inghilterra mu ove ora i primi passi; quell a nella quale negli
Stati uniti un modesto grado di successo ha potuto arr idere ai fun-
zionar i del dipar timento di giustizia ed alle cor ti giudiziarie per
il numero rela tivamente scarso di monopoli effettivamente pericol osi
, esistenti in quel paese. Scarsi perch le dimensioni del merca to sono
siffattament e ampie che i monopolisti nou ,riescono , nonostante i
dazi, a sopprimere del tutto la concorrenza; n i margini di lucro
monopolistico possono essere allargati tropp o, senza pro vocare
l' entrata sul mercato di nu ovi concorrenti. Sinch in It alia lo stato
continuer ad essere il ma ggi ore tr a i monopolisti ed a mantenere
in vigore i vincoli che sono il terr eno fecondo da cui traggono
massimament e alimento i monopoli privati, le leggi anti-monopo-
listiche rimarranno scri tte e non attuate. Forse, se una legge severa
imponesse precise norme sulla pubblicit dei bilanci e conti, riusci-
remmo a conoscere qualcosa delle gesta dei monopolisti, che sarebbe
risultato meravi glioso, e forse il solo che io possa aver e la speranza,
se la vita mi durer, di vedere.
Le cose det te dianzi spiegano il limite entro il quale la difesa
della unit monetaria, della lira italiana, riuscita c riuscir.
Sinch il governo dell'istituto di emissione rimarr nell e mani
at tuali - e sono mani fatte di dura fermezza, di perizia e di tatt o -
la lira sar certo serbata alla pari di ogni alt ra pi ferma moneta
esistente al mondo, a cagion d' esempi o, del fr anco svizzero o del
dollar o americano .
vano tuttavia sperare che un qualunque istituto di enris-
sione possa difendere n la lir a, n il franco svizzero, n il dollaro,
n la sterlina al di l del PWltOconsen tito dalla volont degli uomini
oggi vi venti nel mondo civile.
Dopo il 1914 a poco a poco gli uomini si sono dimenti cati che
la difesa dell a uni t monet aria era un tempo poggiata sulla volont
di dio, ed hanno preferito poggiarl a sulla volont del principe.
La volont di dio ) in materi a monetaria ha sempre avuto un si-
gnificato convenzionale ed era la volont del caso , quel caso che,
dopo la rovina del mo ndo romano , per un millennio rende rari i
27 *
ritrovamenti dei met alli preziosi; che li cresce improvvisament e,
all' incirca dopo il 1550, per la scopert a dei tesori e delle mini ere
di oro e di argento del Messico e del Per : che tace nuova-
mente per qualche secolo e poi manda venturicri a cercare e trovare
oro in California ed in Australia verso il 1850; che, dopo un pro-
lungato silenzio, annuncia qualche effimero ritrovamento nei deserti
ghiacciati dell' Alaska e giacimenti amplissimi e duratur i nel Transvaal,
ed ora, dicesi, in Siberia. La volont di dio ovverosia del caso era
per fermo instabile e capricciosa; sicch gli uomini, inqnieti per
variazioni della potenza di acquisto dell' oro, le quali giunsero in
tempi brevi anche al 10"'-20 per cento e in periodi secolari anche
al 100 per cento, dissero che l' unit oro era instabile e perci cagione
di soyvertime nto sociale. Economisti andarono alla cerca di qualche
unit piu tranquilla dell' oro. Si pens che il principe , che vuol
dire il ceto dirigente monet ario, formato di uomini sapienti ed
imparzi ali, scelti per le loro attitudini tecniche e sottratti ad ogni
pressione di parte, avrebbe saput o governare la monet a, in guisa
che l'unit di essa, lira italiana, franco svizzero, dollaro, lira sterlina,
conservasse di anno in anno invari ata capacit di acquisto di beni
e di servizi . Er a manifesta in principio del secolo la preferenza degli
uomini per le lire, i franchi, i dollari che non ingr ossassero e non
diminuissero. A prezzi in medi a costanti noi, rinunciando, dissero,
al vantaggio dei prezzi ribassati ed evitando il darmo dei prezzi
crescenti, godremo , a prezzi costanti, dei risultati del progresso
tecnico-economico. Rimanendo i prezzi costanti in media - una
media fatt a di alcuni beni divenuti pi rari e costosi e di moltissimi
prodotti a costi grandemente scema ti grazie alla nuova tecnica -
noi godremo gli effe tti della abbondanza crescente di beni e servizi.
Se la media dei prezzi avesse tendenza a diminuire lentamente, gli
uomi ni godrebbero i vantaggi combinati di prezzi minori e di
prodotti pi abbondanti. Se, per serbare ai produttori un umore
ottimista, fecondo di spinte ad investimenti, a invenzioni ed a ini-
ziative, il (l principe operasse in modo che il livello generale dei
prezzi e dei servizi continuamente e tenuissimamente aumentasse
in tempo lungo, l'aument o dei prezzi dovr ebbe superare quello
della produtti vit per un margine cosi minuto da pot ersi dire evi-
taro ogni pericolo di inflazione ; ed anche un raddoppi o dei prezzi in
un secolo, pur producendo qualche buon effetto di ilarit, sfug-
girebbe persino alla or dinaria capacit di misurazione degli uornuu.
Ahiml l'esperienza del tempo corso dopo il 1914 ha dimostrato
quanto pi imprevedibili e peri colosi siano gli effetti monetari
della volont del (C principe in confronto a quelli determinati dalla
volont di dio. Scoperta dell' America, galeoni spagnoli che tra-
sportano in Europa oro e argent o, assalt o ai filoni auriferi della
California e dell' Australia e poi dell' Alaska e del Transvaal fanno
SI variare nei secoli la pot enza d'acquisto dell' unit monetaria ar-
gentea ed aurea. Ai nostri occl quelle di un temp o paiono.
increspature impercett ibili in un mar e che i contempo ranei
dicavano tempestoso : tra il 1870 ed il 1909 il livello dei prezzI
all' ingrosso in Italia scese da 115 nel 1870-79 a 91 nel 1890-99 e
risali a 100 nel 1900-908. L'unit monetaria aurea certamente
pazza; perch neSSWIO pu prevedere le sorprese ,che le
della terra preparano rispetto alla produzi one dell oro e quindi
rispetto alle variazioni della potenza d' acquisto della unit mone-
taria aurea ; ma in pass;) to accadde che i capricci dell' oro riusci-
rono a far variare - e bisognarono le decine di anni all' uopo -
il costo della vi ta del 10-20 per cento all' ins o del 10-20 per cento
all'ingi. Quando lo scudo od il mar engo dei nostri padri
il 20 per cento del suo valore l, pareva il finimondo. Nessuno SI
stup dopo il 191 4 quando si vide il pezzo di carta denominato
dollaro perdere i due terzi del suo valore (per brevit indi co con la
parola valore la capacit del pezzo di carta denominato (l un dol-
laro ad acquistare merci o servizi), quella detta lira sterlina i
tre quarti circa; la lira italiana ridursi all' ingrosso ad una trecente-
l Discorr endo del passato, suppongo si considerino soltanto le variazioni
al caso, ossia alle variazioni della produzione dei di dIO),
facendo astrazione dalle variazioni che, diversamente nel van paeSI, possono essere
attribuite all' intervento che anche allora talvolt a si verificava (caratteristica la espe-
rienza di j ohn Law in 'Francia durante la volo? tl principe. Sulle
variazioni italiane della unit moneta ria, veggasl Ora Il piccolo libro di CARLOM. CI-
POLLA, L e avv enture della lira (Edizioni di Co munit, Milano piccolo
anreo, nel quale sono chiarite le vicende della Iira, ?a al tempI,
da uno studioso che nel tempo stesso signoreggla le lonll c crrncamente le mte rpreta.
sima parte di quel che era; il fiorino austr iaco a non si sa quanto,
forse una milionesima parte, il marco tedesco a nulla. Quel mostro
di stab ilit che ha nome di franco svizzero non sfugge alla sorte
comune di ridursi all' incirca ad un terzo di quel che era in pr in-
cipio del secolo. La volont del principe si rivel a assai pi pazza di
qualunque pi estrosa volont di dio, manifestantesi sott o le spoglie
della pazzia aurea. Il principe , ossia il gr uppo o ceto governante
politico, fa O subisce le guerre e le rivoluzioni; stampa ieri carta
per sostenere le guerre e domare o sostenere le rivoluzioni; stampa
oggi carta per fare una. politica che si dice sociale o del benessere,
ed ha come contenuto il fare il passo pi lungo della gamba e cio
spendere di pi di quel che annualmente si pr oduce, aumentare
salari , stipendi e profitti in misura superiore a quel che di netto i
consorti pr oducono. Gran vanto - e giusto vanto - pu menare
quel principe il quale non si discosta dal saggio di svalutazione
.{ t..,.: \ >(..:'. e. monetaria mediamente invalso uel mondo civile. Quel principe ,>
~ t { V il quale, essendo il saggio medio annuo di svalutazione del 3 per
cent o, si tiene in Italia alquanto al di sotto di quel livello, un
portento; e fa d' uopo il paese se lo tenga carissimo.
La confusione delle lingue giunta a tal punto, che si crede di
parlare sul serio di stabilit della monet a, paragonando le variazioni
di una di esse con altri pezzi di carta, che sono tutti convertibili
in nient' altr o che in se stessi e riposano tutti sullo stesso fondamento,
della volont del principe di mantenere intatto il valore della moneta.
Il paragone della lira italian a con il dollar o degli Stati uniti , con il
franco svizzero, con la lir a sterli.na, con il marco tedesco, con il
franc o belga Wl para gone con enti immaginari o di opinione e
la stabilit dei loro saggi reciproci di conversione l'uno nell' altro
vale in funzi one dell' apprezzamento della volont dei rel ativi prin-
cipi o ceti dirigeut i politici, le cui mutazioni sono imprevedibili.
Neppure vale il paragone con la uni t monetaria tipica, con
l' oro; ch oggi nessuno sa quale sia la pot enza d' acqui sto dell' oro.
Oggi il rapport o fia l' oro ed il dollaro e quindi con tutti gli altri
pezzi di carta, i quali si tengono alla pari col dollar o, di 35 dollari
per ogni oncia d' oro. Se tuttavi a dom ani il principe ) decidesse
negli Stati. uniti di aumentare il rapporto da 35 a 70 ovvero ridurlo
a 20 dollari per oncia, quello diventerebbe il valore in oro del dollar o.
Sinch la Banca di riserva federal e degli Stati uniti acquista o vende
doll ari dalle o alle altre ban che centrali di emissione a 35 dollari
per oncia, questo e non altro il pr ezzo dell' oro : non pu ribassare
sotto 35 perch a quel prezzo la banca d' emissione americana acqui sta
or o ; non pu rialzar e perch a quel prezzo la banca vende. Alla
stessa stregua per ch il prezzo non dovrebbe essere 70 o 50 o 30 o 10
o quel qualunque pr ezzo il principe decidesse di fissare? Per ragioni
diverse - delle quali due sono conosciute : il timore di dare l'avvio
a qualche irrazi onal e e perci imprevedibile terr emoto nei prezzi
ed il pr oposito dell' amministrazione negli Stati uniti di non fare
un regalo gratui to alla Russia, alla quale si at tribuiscono quantit
non precisabili di oro da vendere, coll'aequistare il suo or o ad un
pr ezzo superiore a 35 doll ari per oncia - non prevedibile il rap-
porto 35 ad 1 possa mutare.
L'uomo amante di libert, posto nel mondo di matti ora de-
scritto, nel qual e tutti discut ono sul val ore della moneta, senza
sapere altro se non che l'unit monetaria anche aure a, oggi arbi-
tr ariamente fissata da una volont inconoscibile e imprevedi bile di
uno fra i tanti principi , la cui sentenza decisiva, pu augura re,
con scarsissima fiducia nell' avveramento dell' augurio, che i principi
sappiano abdicare alla loro volont e si sottomettano di nuovo alla
volont di dio, ossia alle mattie dell ' oro, che sono si mattie, ma
di gran lunga meno imprevedibili e meno pericol ose di quelle proprie
dei ceti. governanti. Ritorno all' oro vuol dir e rinuncia a valutare
d'impero, per atto di legislatori e per fatt o di governanti, prezzi di
beni e di servi gi; vuol dire rinuncia a fabbricar pezzi di carta,
detti unit monetaria, a libito dei reggi tori degli stati; vuol dire
rinuncia a spendere i denari dei contribuent i altrimenti che pro-
cacciandoseli con imp oste e con prestiti vol ontari; vuo] dir e resti-
tuzione dei bilanci a sani t per il dinie go posto ai governanti di
manipolare imposte e spese surret tiziament e merc variazioni nel-
l'unit monet aria cartacea. La difesa della lir a non vuol dir e con-
servare invariato il rapporto della lira con la migliore tra le monete
cosidette ({ forti , A ci bastano in ogni paese i governatori degli
istituti di emissione, decisi ad andarsene, dichiarandone pubblicamente
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il motivo, se ad essi pervenga da governanti ordine scritto - ch
gli ordini verbali non contano - di far cosa contraria al manteni-
mento di quel rapporto. La difesa della lira per i liberali vuol dire
qualcosa di pi: vuol dire lott a intesa a sottrarre allo stato ed ai
suoi reggi tori il potere di avere una volont in materia monetaria.
Volont del principe vuo] dire tirannia, vuol dire oppressione dei
cittadini, vuo] dire tutt o ci che i liberali debbono negare.
Poich discorro in questa medesiln'a dispensa del problema delle
autonomie regionali, ricordo soltanto la conclusione: le autonomie
sono polit icamente educative ed economicamente feconde se i
cit tadini delle regioni sono pront i a pagare essi il costo con imposte
all'uo po nuovamente istituite, chiedendo allo stato unicament e di
concorrere a coprire spese straordinarie ben definite di investimento ;
ed intendo per investimento >l, oltre a quelli compiuti a scopo eco-
nomi camente redditizio, anche quelli il cui frutto sia immateriale,
come l' edificio scolastico e la sua attrezzatura, od a bmghissima
scadenza, come il rimb oschiment o e le bonifiche. Una: regione, la
quale ricorra: allo stato per sopperire alle spese di amministrazione
od a quelle correnti dei suoi compiti proprii, dichiara da se mede-
sima la sua natura parassitaria e corruttrice.
Ho dichiarato troppe volte di essere faut ore del collegio uni-
nomiuale per poter tacere in proposito. L'ufficio dei parlamenti non
quello di consentire alle correnti e tendenze ideologiche di farsi
conoscere. Bastano all'uopo le societ di dibattito, i giornali, le
riviste settimanali o periodiche, i comizi, le conferenze. l parlamenti
sono creati per scegliere le vie dell'azione politica interna e interna-
zionale, per esaminare i bilanci e i conti delle spese e delle imposte,
per discutere e deliberare su disegni di legge, per esprimere dal
proprio seno i govenu. Import a a ci non l'unanimit, propria dei
paesi a regime tiranni co ; si una maggioranza. li sistema della rap-
presentazione proporzionale, favorendo il moltiplicarsi di piccoli
gruppi, contrasta con la esigenza fondament ale di vit a dello stato
ed perci dannabile. Esso altres conteunenda perch riduce
a mera apparenza il dogma della sovranit popolare. Il dogma non
ha alcuna virt assiomatica, non poggia sull' evidenza della sua verit,
non suffragato da alcuna dimostrazione razionale. un mito, il
quale non ha in s alcuna vir t maggiore di quelli che in
furon o suoi concorrenti : la grazia di dio, il privilegio della nascit a,
il diritto di conquista, il plebiscito ed altri che a loro tempo servirono
abbastanza bene alla bisogna ed ebbero il consenso dei popoli.
Il dogma della sovrani t popolare ha sostituito gli altri,
nessuno pu dimostrare che, venuto meno il consenso ad altri
dogmi , ad esso sia possibile sostituire dogma migliore. Quando
apparve chiaro che il metodo di rompere le teste o di ridurle al si-
lenzio con 1'olio di ricino o con la tortura ed il carcere o la mort e
non era accettabile, il consenso generale si fece a pro' del metodo
di far votare le teste invece di spaccarle.
Il metodo di far votare le teste, che dicesi della sovranit popolare,
va contro ad una grossa difficolt ed che se le teste non si mettono
d'accordo prima, il voto una farsa; e ciascuno votando a capriccio
per se stesso, per il parente, per l' amico, per il compagno di lavoro,
i voti necessariamente si disperdono ed il vero elettore il caso
fortuito.
Il metodo del caso fortuito, che pu dirsi anche della estrazione a
sorte, non sarebbe privo di pregi; fra i quali segnalato quello
essere imprevedibile e di non poter essere frutto di patteggi amentl
e di corruzione. Nessuno per, salvo parzialmente e in certi tempi
. e paesi, ha applicato il metodo del caso fortuito nella chiara sua
specie di. estrazione a sorte.
Se votare si deve, occorre che l' elett ore debba fare la scelta fra
due o pi candidati. Nel sistema della rappresent anza
data la vastit delle circoscrizioni ed il numero not abile degh eli-
gendi, date le candidature di dieci o venti o piti persone, quasi sempre
sconosciute ai pi degli elett ori, giuocoforza siano presentate
da comi tati di amici dei candidati, incaricati di scegliere gli uomini
che, apparteuendo alla medesima parte o fazione o credo politico,
compongono una lista di nomi degna di essere contrapposta alle
liste. presentate da comi tati o gr uppi appartenenti ad tm' al:ra parte
o fazione politica. Nascono i partiti, i quali sono governa tI da una
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macchina - cosi chiamata nei paesi anglosassoni - o da un appa-
rato - questo il nome italiano - ossia da coloro che si dedicano
al mest iere di tenere insieme, tra U11a elezione e l'altra, gli elettori
appartenenti alla medesima fede politica, di organizzare la propa-
ganda, di sorvegliare la procedur a elettorale contro gli eventuali
soprusi od abusi degli opposti apparati.
Perci vero che non gli elettori scelgono tra i candidati; ma
che essi non hanno libert di scelta se non tra i candidati offerti
dai comit ati od apparati dei diversi partiti. L'elettore libero di
scegliere tra un partit o e .l' altr o ; non di scegliere gli uomini appar-
tenenti al suo partit o; ch per questi deve rassegnarsi a votare,
t u t t a ~ p i u con qualche segno di preferenza, per gli uomini presentati
dagli' apparati o macchine di part ito.
Perci si dice ancora chc i veri elett ori dei parlamenti sono gli
apparati dei vari partit i; e che gli eletti sono automi che, sotto
pena di 110n essere pi present ati alle elezioni successive, debbono
comportarsi in parlamento come vogliono gli apparat i. Quindi
ancora si osserva che le leggi ed i governi non sono votati o scelti dai
parlamenti ; ma dagli apparati del partito o dai partiti di maggioranza.
Il metodo della rappresentanza proporzionale indiziato come
il grande colpevole in materia ; per la vastit delle circoscrizioni
elett orali, la quale riduce al minimo la conoscenza personale del-
l'elett o con l' elett ore, per il predomini o acquistato dagli apparati
che formano le liste; e per la dipendenza fmanziaria degli uomini
appartenenti agli apparati locali dalla cassa centrale dd partit o, che
sola in grado di procacciare i mili oni ed i mili ardi indispensabili
nella concorrenza fra i partiti. Cosicch il: dogma della sovrani t
popolare al quale, ripeto, nessun altr o migliore fu contrapposto
sinora n probabilmente si scoprir che possa essere contrapposto
in avveni re, si riduce a far scegliere i parlamenti da un piccolo
manipolo di membri dell' apparato centr ale di ogni partito. Che
quella specie di selezione che dicesi democratica.
Il sistema uninominale, iu vir t del quale per quasi due terzi
di secolo furono scelti i deputati in Italia e ab immemorabile si
scelsero e si scelgono i membri della camera dei comuni in Inghil-
terra, della camera dei rappresentanti e del senato negli Stati uniti,
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consente agli elettori di votare per nn candidato in ognuno dei
molti piccoli collegi nei qnali diviso il paese. Il vizio dei comitati
od apparati che present ano il candidato agli elett ori non eliminato ;
ch gli elettori non sono, neanche nel piccolo collegio, in grado
di scegliere da s l'uomo da mandare in parlament o. Fa d'uo po
che i candidati si presentino da s o siano presentati da qualcuno,
da un comi tato od apparato o macchina. Data la imponenza delle
spese che i candidati debbono sostenere, fatale che una macchina
esista e che questa influisca sulla scelta degli elett ori . Alla necessit
della macchina non sfugge perci il collegio uninominale. Il male
tutt avia alc]uanto minore. Vi sono candidati che in una piccola
circoscrizione hanno saputo farsi conoscere ed apprezzare; e che
gli apparati non possono ignorare, sotto pena di perdere elettori.
Vi sono candidati, i quali possono contribuire del proprio alle
spese elet torali; ve ne sono che godono il favore di gr ossi sindacati
operai, dalle cui file esconojve ne sono che son gran part e di coope-
rative di consumo o di produzione, le quali hanno vasta clientela
nel paese. Vi sono uomini che i11 politica hanno acquistato gran
nome, talvolta anche al di l dei confini dello stato. Il piccolo col-
legio orgoglioso di aver dat o i natali all'uomo celebre o di averlo
mandato la prima volta al parlament o, quando nessuno lo cono-
sceva ; e lo vota, con o senza il consenso dell' apparato.
Esistono dunque nel collegio uninominale alcune idee o for ze o
legami che attenuano l'impero degli apparati, dominante nel me-
todo della rappresentanza pr oporzionale. L' apparato del partito
riesce ancora a far eleggere i pin; ma al margine sopravvivo no
ancor a alcuni indipendenti , i quali debbono l'el ezione a se stessi
od agli amici. Il numero dei meno probabilmente pi grande
nel sistema del collegio uninominale che in quello opposto della
rappresentanza proporzionale ; ed forse questo il suo pregio prin-
cipale. Per fortuna, infatti, nelle cose politiche, come in tant e altre,
non: prevalgono i pi, Scriveva Giuseppe Giusti nel celebre sonetto :
Che i pi tirano i meno veri t,
Posto che sia nei pi senno e virt;
Ma i meno, caro mio, tirano i pi,
Se i pi trattiene inerzia o asinit.
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Sulla scena politica, inevitabile che tra gli eletti dal suffragio
uni versale i meno dominino i pi .
Gaetano Mosca ha chiarito, due terzi di secolo or sono, che la classe
politica reclutata, in tutti i paesi, qualunque sia il sistema elettorale,
fra uomini i quali lianno le qualit richieste a farne parte; qualit
che sono parecchie e diverse: cultura generale .e studi speciali nelle
scienze politiche, economiche e sociali - e sembra giovi in parti-
colar modo la preparazione foren se, atta a far vedere i vari contra-
stanti aspetti dei fatti e dei provvedimenti ; - l'appartenenza a
ceti sociali influenti , ieri. i ceti industriali e terrieri, oggi quelli dei
lavoratori (tiro cinio nelle associazioni o sindacati di mestiere ; in-
clusi i sindacati professionali e di qui il numero notabile degli inse-
g ~ t i element ari e medi, meglio or ganizzat i e pi numerosi degli
insegnanti universitari ) ; la carriera compiuta negli apparati dei
partiti medesimi e nelle amministrazioni locali, di cui 1'uno o l'altro
partito ha la padronanza. Le qualit politiche sono diverse da quelle
le quali determinano le scel te nelle altre occupazioni: agri cole,
industriali, commerciali, professional i, scolastiche, artistiche, di lavoro
od impi ego dipendent e; ma in ogni bran ca la palma spett a a color o
che hanno meglio svilnppate le qualit proprie di quella branca.
Tra color o i quali posseggono le at titudini politiche ve n'ha di quelli
che hanno accentuate le doti moralmente neutre o negative come
l' astuzia, la furberia, l' intrigo, la volont di sopravanzare i concor-
renti ; e ve n'ha che sono invece forniti di doti moralmente pi alte:
la devozione alla cosa pubblica, l'amore della patria, la giusta am-
bizione di lasciare ai figli un nome onorato, lo spirito di sacrificio,
la capacit di comando.
Accade che su parecchie centinaia di parl amentari si distinguano
alcune dozzine di uomini ; ed a questi siano assegnate le cariche
pi ambite: di ministri, sot tosegretari, presidenti di assemblee o di
commissioni legislative, relatori di disegni di legge importanti ecc. ecc.
Qual e al riguardo la differ enza fra il sistema elettorale propor-
zionale e quello uuinominale? La proporzione di coloro che alle
doti richieste agli uomini politi ci aggiungono quelle della indipen-
denza del pensiero e del caratt ere probabilmente pi alta nel si-
stema a collegi o uninominale che in quello a sistema proporzionale;
cli , per le cose dette, la forza dell'apparato o macchina di partito
nel collegio uninominale alquanto minore. Indip endenza o non
conformi smo di pensiero e di carattere in verit sono probabilment e
dati ncgativi nel corso ordinario della vita dei popoli ; sono tuttavia
quelle dalle quali dipende la salvezza dei popoli medesimi nell' ora del
peri colo; quando i furbi , gli astuti, i conformisti, gli amministratori
merament e integri e capaci, i devot i al dovere scompaiono o non
sanno prendere le decisioni supreme. Epperci l'uomo amant e di li-
bert non pu rinunciare allo strumento, sebbene non sicuro, il qual e
si palesi atto a costruire un ceto politi co nel qual e non paia assurdo
sperare abbi ano luogo gli alcuni pochi uomini capaci, per indipen-
denza di pensiero e di carattere, di dir e la parola e compiere l' azione
necessaria alla persistenza della patria.
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