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^CQ

LUIGI

CAPUANA

SICILIA
NEI CANTI

POPOLARI

NELLA NOVELLISTICA CONTEMPORANEA

BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
(Cesare e Giacomo Zanichelli)

MDCCCXCIV

CONFERENZA
LETTA
LI XII

MAGGIO MDCCCXCIV
DI

NELLA SALA DEL LICEO MUSICALE

BOLOGNA

A BENEFICIO DEL COMITATO BOLOGNESE DELLA SOCIET

DANTE ALIGHIERI

LUIGI

CAPUANA

LA

SICILIA
NEI CANTI

POPOLARI

NELLA NOVELLISTICA CONTEMPORANEA

BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
(Cesare e Giacomo Zanichelli)

MDCCCXCIV

fQ

uose
Ci

LIBRAR/
7191U
UNIVERSITY OF TORC

Propriet letteraria.

Al Comm. CESARE SANGUINETTI


IL

SUO OSPITE GRATISSIMO

Luigi Capuana

Signore e Signori,

Scegliendo per soggetto


ferenza

di

questa con-

La

Sicilia nei canti popolari e nella

novellistica
fatto

contemporanea, non ho avuto


di

af-

l'intenzione

trattare

l'argomento

da erudito, da
soltanto,

folklorista,

o da critico,

ma
da

mi

si

perdoni

la brutta parola,

impressionista.

Quando

ricevetti

il

gentile

invito della

societ Dante Allighieri, ero tornato recen-

temente da un breve viaggio


sentivo ancora vibrarmi

in Sicilia, e

dentro tutto quel


sei

che

avevo osservato col dopo

anni

LA

SICILIA.

di assenza.

Questa
nella
la

volta,

m' ero sentito un

po' straniero

terra

dove son nato e


e,

dove ho passato
valli,

fanciullezza

a inter-

parte della giovinezza e della virilit;


in

appunto

quei

giorni,

riprendendo

la

vita ordinaria, tentavo

rendermi conto dello


di

strano

indefinito

senso
laggi,

tristezza che

mi aveva oppresso

pur rivedendo

luoghi carissimi, persone dilettissime, e che

aveva quasi mutato

in

delusione
il

la

gioia

anticipatamente assaporata lungo

viaggio

da

Roma
Un

a Messina.

dubbio

mi

agitava:
e le

Ero

can-

giato io?

gli

uomini

cose della dolce

provincia riveduta?

Volevo chiarirmene
mi parve
di
d'

riflettendo; e allorch

aver

tro-

vato

la

giusta
di
d'

soluzione

quel
il

dubbio,

credetti

aver trovato pure

soggetto

capace

interessare un colto uditorio

come

questo. Vorrei

non essermi ingannato.


folklorista

Ragionando da erudito o da

LA

SICILIA.

intorno alla Sicilia nei canti popolari, niente,

o quasi, avrei potuto dire


il

di

nuovo.
e

Il

Vigo,
altri

Pitr,

il

Salomone -Marino
e

gli

benemeriti

competentissimi

uomini

che

hanno
oggi

raccolto, confrontato, illustrato,


i

come
hanno

si dice,

canti popolari siciliani,

lasciato

ben poco da spigolare nel

vastisri-

simo

campo; e volendo farmi


loro
studi,

bello dei

sultati dei

quand' anche avessi

avuto
rati di

la

ingenuit di crederli quasi ignostretto, avrei

qua dello
i

dovuto sor-

passare
e
la

limiti

imposti a una conferenza,

quel che pi
e
la

limiti oltre
d'

quali
si

bont

pazienza

un uditorio

mutano
ficativa.

in isbadigli e in inquietudine signi-

Ragionando da
quale
si

critico intorno alla Sicilia

rispecchia

nella

novellistica con-

temporanea, avrei
superflua,

fatto

probabilmente opera

certamente
io

un

po' rischiosa,

non essendo

affatto

sicuro dell' impar-

LA

SICILIA.

zialit del

mio giudizio pel tantino che mi


letterari,

riguarda in quel genere di lavori

dove

il

Verga ha segnato

un'

orma che

difficilmente sar scancellata.

Ragionando
mi sono stimato
cosa

invece
in

da

impressionista,

caso di poter dire quale,

di sincero, di

nuovo

se non m' illudo,

di attraente;

n mi ha

distolto dalla presa

risoluzione
crescioso

il

motto del Pascal

L'io

in-

ricorsomi subito alla memoria.


P
di
io

In questa circostanza,

non mi

seme
il

brato

un' intrusione

cattiva

lega,

convincimento
proverbiale

di poter

contare su

la loro

cortesia

mi ha dato

P ardire

che m' era necessario in questo mio primo

passo

di conferenziere.

Per spiegare

giustificare

in

qualche

modo

la scelta,

mi permettano

di fare P ipo-

LA

SICILIA.

tesi
bile,

non assurda, quantunque poco probad'un italiano del continente che, supela

rata

repugnanza

d'

un viaggio creduto

difficile

e pericoloso, prima di accingersi a

visitare la Sicilia, voglia mettersi in condi-

zione di bene osservare e rettamente giudicare.

Uomo

coscienzioso,

sentito

dire

che

canti popolari siano F eco pi schietta e pi

immediata dello
vuole

spirito d'

una regione,
un' idea

egli

interrogarli
dei

per

avere

non

adulterata

sentimenti,

delle

credenze,

delle superstizioni, delle tradizioni

che hanno

foggiato

il

carattere di quelle provincie e

ne sono divenuti,

per

cos

dire,

sangue,

carne, ossa e anima.

Uomo

intinto di letteratura, sentito par-

lare di novelle siciliane scritte

da

siciliani,

cio

da persone che dovrebbero naturaldi

mente conoscere meglio


i

qualunque

altro
in

luoghi descritti

personaggi messi

LA

SICILIA.

azione, ha comprato

tutti

quei volumi, an-

che

meno

noti

quello del Linares per

esempio

notissimi del Verga, del

De
del

Roberto, del

Navarro

della

Miraglia,

Varvaro
tamente
pagine,

e di qualche altro, e gli


ietti,

ha atten-

prendendo appunti, segnando


all'

coordinando

ultimo

le

diverse

impressioni ricercate non per semplice diletto

ma

per scopo quasi

scientifico.

Di
si

politica, di questioni

economiche non

voluto

e lodiamolo

punto occula

pare, perch le questioni


politica gli

economiche e

sono parse uguali dappertutto.


egli

Cos equipaggiato ed armato,

ha preso

un

biglietto di

ferrovia o di piroscafo, ed

partito.

Ha
menti
grandi

voluto vedere ogni cosa: e


greco-siculi,
citt,

monue
le

arabi,

normanni;

che hanno poco

da invidiare
i

alle consorelle del

continente; e

paesetti

sparsi a larghe distanze per le pianure, per

LA

SICILIA.

le colline,

per
vita

le

montagne

quasi segre-

gati dalla

contemporanea.
la

Ha
gli

voluto
usi,
i

osservare ogni cosa:


costumi,

famiglia,
si

le feste religiose;
folla,

mescolato
e l per-

con

la

ha interrogato qua
aristocratici,

sone d'ogni classe:

borghesi
laggi

o galantuomini

come diciamo
l'

operai e contadini, con

intento di trovare
negli uomini,

dappertutto, e nelle cose e


riscontri, la

conferma
letto e

di quel

che con tanta

cura aveva

studiato.
di

Di

quando

in

quando,

gli

parso

scorgere

qualche

lacuna o qualche contraddizione,

ma non
le cir-

ne ha

fatto
le

gran caso; ha incolpato

costanze,

occasioni mancate per la fretta;


la

ha incolpato anche
per
la

propria insufficienza
di os-

poca abitudine a quel genere

servazioni speciali.

siccome noi non posdi

siamo

fargli

il

torto

supporlo un mal-

contento per natura, uno scettico per convinzione, un pessimista per progetto,

dob-

IO

LA

SICILIA.

biamo credere

eh' egli ritorni incantato del

bel cielo, del magnifico e svariatissimo pae-

saggio isolano, ed entusiasta un pochino an-

che degli uomini, che ha trovati, su per gi,


tali

quali

li

aveva gi intraveduti nei canti


tali

popolari e nei racconti dei novellieri;


quali era

giusto

dovesse
falsa

trovarli, se

quei

canti

non erano una


siciliano,

eco del cuore del


novelle
tanto

popolo
lodate

se

quelle

non erano specchi o concavi o conlinee,

vessi da storcere le

da alterare

le

proporzioni.

Facciano ora,

non un'
il

ipotesi,

ma una

riflessione. Si figurino

caso opposto; im-

maginino un
mestiere

siciliano che
fa
il

per ragioni del suo

letterato

non avendo
ha potuto

sastu-

puto far altro di meglio


diare
i

canti popolari

non

nelle raccolte del

Vigo, del Pitr,


in

del Salomone-Marino,

ma

mezzo

al

popolo, contribuendo
il

a racco-

glierli

quando

raccoglierli era

atto quasi

LA

SICILIA.

II

pericoloso di patriottismo; un siciliano che


dall'

epoca del primo sviluppo della sua

ra-

gione, cio dal '48 fino a oggi ha osservato,


studiato, scrutato
i

propri compaesani, e che


se
di

per dilettantismo,
d' arte,

non per vero

istinto

ha tentato

riprodurli con piena


sufficienti

sincerit, se
stici e

non con

mezzi

arti-

con perdonabili

resultati;

un

siciliano

che,

avendo passato con

brevi

lunghi

soggiorni met della sua vita nelle pi colte


citt del continente,

ha avuto agio
quasi

di spasgli

sionarsi, di perdere
influssi di quel

interamente

che chiamasi campanilismo;

e che per ci non soltanto in condizione


di veder
la Sicilia

bene
e
il

e di poter fare confronti tra

continente,

ma anche

pur
se-

troppo!) tra
colo fa e

la Sicilia

di quasi

mezzo

la Sicilia

di

due

lustri addietro,

tra questa e la Sicilia odierna;

un
il

siciliano

finalmente che ricorda benissimo

passato

e che,

per lunga

assenza

dall' isola,

non

12

LA

SICILIA.

avendo potuto seguire con


formazione
dinanzi
tutt'

lo

sguardo
lo

la

del

presente,
tratto

se

veduto
;

un

beli' e

formato

pensino se

le

impressioni di costui possono


dell' ipotetico

essere uguali a quelle


del continente,

italiano
al

supposto

ben preparato

viaggio in Sicilia con lo studio delle fonti


pi sincere e pi autentiche:
lari
i

canti popo-

e la novellistica contemporanea.

Questi ha veduto forse male? No, cer-

tamente;

ma non ha

veduto

tutto;

stato

ingannato
1'

da apparenze capaci

d' illudere

occhio

pi esperto nella frettolosa corsa


e
il

di

poche settimane;
benevolmente

suo giudizio

ri-

sultato
lui, s'

falso,

senza colpa

di

intende, per insufficienza di documenti.


di

Per eccesso

documenti,

al

contrario,

altro rimasto

cos imbarazzato
:

da doio ?

versi

domandare
gli

Sono cangiato

le

cose e

uomini della mia provincia?

Intendo

dunque esporre, o Signori,

il

LA

SICILIA.

13

processo clto nelP atto


riandarlo con la

debbo soltanto memoria quel processo


per mezzo del quale

di ricordi antichi e recenti, di osservazioni,


di studi, di impressioni,

ho potuto spiegarmi

la

profonda tristezza
il

che mi aveva oppresso laggi, e

dubbio,

non meno

triste

tormentatore,

soprag-

giuntomi dopo.

Ho

detto processo;

ma non

per questo
di

debbono immaginare una specie


namento ordinato,
posto
di ricordi
affatto.
filato,

ragio-

quantunque comdiverse.

di

impressioni

Niente

Se qualche coerenza o qual


fra
essi,
li

che rapporto apparir

sono coe-

renze e rapporti accidentali, e


soltanto perch io

scorgeranno
tutto

dovr sopprimere
riferisce

quel che

non

si

direttamente al

soggetto del mio discorso.

Ed

ecco,

quasi

su la soglia

della

mia

14

LA

SICILIA.

provincia, Acireale; ed ecco

la figura alta,

bruna, scabrosa di Lionardo Vigo

il

primo

raccoglitore dei canti popolari siciliani, nato


e
l'

morto col

evocata viva e parlante


lo
dall'

dal-

immaginazione commossa, come

aveva
altiera,

veduto l'ultima volta:

andatura

dalla voce rauca, dalle labbra carnose e che,

parlando, sembrava dessero una stretta alle


parole per improntarle del proprio marchio,
allo stesso

modo che

fa

il

bilanciere

coi

tondi di metallo da ridurre monete.

E non
di
d'

soltanto la figura,
caratteristiche.
di

ma una
la

serie

scene

Prima,

lettura

un manoscritto

suoi

ricordi

intorno

alla rivoluzione siciliana del '48, lettura in-

terrotta dall'impertinente sorriso sfuggito a

quattro
egli ci
la

giovani studenti

me,

mentre

declamava

suoi larghi periodi dove


il

nazione siciliana,
siciliano

re di Sicilia,

il

parla-

mento
eco

rimbombavano sonoramente,

di altri

tempi per noi gi sognanti un

LA

SICILIA.

15

regno

d' Italia,

un re

d' Italia,

un parlamento

italiano.

Egli aveva subito capito, e


cerulei
si

suoi occhi fronte


le

erano intorbidati,

la

le sopracciglia s'

erano corrugate, e
il

mani

avevano buttato per terra


si

manoscritto e

eran levate in alto maledicenti, mentre


labbra
illividite ci

le

lanciavano in faccia

il

grido:

Matricidi!

che

ci

rendeva

at-

toniti e mortificati.

Poi una conversazione, poco dopo tornato da una seduta dell'Accademia siciliana

non sono ben sicuro

del titolo

da

lui

risuscitata per lo studio del dialetto isolano.

Lo rivedevo

in berretto

da

notte, col collo

avvolto da una fascia di lana per la tosse

che
in

lo

travagliava, con la scatola del rap


il

una mano e

fazzoletto a quadrati rossi

e azzurri nell' altra, acceso dai ricordi della

memorabile seduta. E mi pareva proprio


sentirlo parlare tra

di

uno schianto

di tosse e

l6

LA

SICILIA.

altro,

pi roco del solito

Figurati

Il

Di Giovanni^ con parola elegante e immensa


dottrina, sviscera per un' ora,
il

da pari suo,

tema

della discussione, e

sembra che non

lasci
il

pi niente da aggiungere;

ma

si

alza

Pitr,

prende

il

tema da un
di

altro lato, e
os-

lo

illumina di esempi,

riscontri, di

servazioni argute, rafforzando la

tesi soste-

nuta

dal

Di Giovanni.

Terzo (non ramnomin) quando


lo
il

mento

chi,

ma

egli

lo

soggetto pareva gi esaurito,


lo

capovolge,

sminuzza,

lo

rimpasta; torrente di erudici

zione, miracolo di critica storica,


disce,
ci

sbalor-

entusiasma;

la

tesi

del

Di Gio-

vanni
del

trionfa!

Scatta allora quel demonio


fatto

Traina che aveva

stupire

tori-

nesi nei comizi popolari, scatta e butta gi,

quasi con un manrovescio, ogni cosa. Erudizione,


aria

esempi, critica

storica,

volan per

come poveri

cenci dispersi da un turbattaglia

bine.

allora,

non pi

ordinata,

LA

SICILIA.

17

ma
del

lotta

corpo a corpo, confusione. Replica


replica del Pitr;
tutti

Di-Giovanni;

nuovo
a una

uragano del Traina... Parliamo


volta,

non c'intendiamo

pi.
si

Ai voti!
il

Ai

voti

Peggio.

Il

Pitr

astiene,

Di Gio-

vanni, nel trambusto, vota contro la propria

proposta, credendo di votar

in

favore

Oh!

Oh!.
la

tosse gli aveva troncato in gola

l'epica descrizione.

L' Accademia aveva discusso se la parola duri, fiore, dovesse scriversi


suri, con
1' i,
l'

all'

antica
esse e

x e

1' i,

o sciuri con
1'

l'

o duri con

la ci e

il

E, ricordando, frenavo di

nuovo

le risa,

come allora avevo

fatto

per giusta riverenza

verso

il

brav'uomo.

Ma

gi, intanto

che

il

treno, lasciato in-

dietro Acireale, volava sbuffante e fumante

l8

LA

SICILIA.

verso
e dei

la

mia

citt nativa,

il

ricordo del Vigo

canti
i

popolari mi

spingeva a ripen-

sare

bei giorni passati a raccoglierli nelle


di

campagne
di S.
a

Mineo, nel delizioso paesaggio


gli
ulivi,

Margherita, fra

per

le val-

late e su pei colli,


rie e

dove ogni sasso ha


tetre,

sto-

leggende ora

ora

gentili,

ora

fantastiche, che pare d' udir

mormorate dal
Lamia, tra
le viottole

vento nelle gole rocciose della


le siepi

di

fichi

d'India,
le

lungo
di

arrampicantisi per
e dell' Arcura.

contrade

Rossignolo

Che
ulive!
I

festa, al

tempo

della raccolta delle

bacchiatori, armati di lunghe perti-

che, montati su gli alberi, cantavano a

voce

spiegata canzoni
quel che
i

come chiamiamo laggi

toscani chiamano rispetto

canulive;
ri-

tavano canzoni, quasi scandendole coi colpi


battuti fra
i

rami per

far cascare

le

e le coglitrici, chine attorno

ai tronchi,

spondevano a coro,

fra

il

gracchiare delle

LA

SICILIA.

19

mulacchie, lo zufolare dei merli,


delle tortore,

il

tubare
il

da vicino, da lontano, sotto

bel cielo siciliano che in autunno pi in-

cantevole che non

nell' aprile e nel

maggio.

la sera, al

lume fumoso

della

lampada a
scomchi

olio,

nel
tra

vasto strettoio,
le

a
i

veglia,

messe

ragazze

giovanotti,

avrebbe saputo

dire, di sguito,

tante canle

zoni da riempire un moggio con

fave che

dovevano
amore,

servire a numerarle:

canzoni di

di desiderio, di

speranza, di dichiadi

razioni, di serenata, di promessa,

saluti,

di separazione, di lontananza,

di

sventure,

di morte, di carceri e carcerati, di santi, di

madonne,
d'ogni

di moralit, di satire, di scherzi,...

genere.

tutte

quelle

figure

di

brune

contadinotte,

dagli

occhi

nerissimi

scintillanti dalla gioia della vinta

scommessa,
fi-

mi turbinavano
gure

dinanzi, insieme con altre

di vecchiette

che sapevano a memoria


li

canti pi assai di loro e

dicevano meglio;

20

LA

SICILIA.

quella

per

esempio,

d'

una vecchina

alta,

ossuta, abbrustolita dal sole, risecchita dagli

anni, dalle fatiche

dagli

stenti,

che mi

aveva dettato

la

leggenda

di S. a Caterina,

santa che esiste soltanto nei canti popolari


siciliani

perch non corrisponde a nessuna

delle sante Caterine del martirologio.

la

leggenda mi risuonava

all'

orecchio,

non mai dimenticata,


cace ritornello
:

col suo triste

ed

effi-

mentri Ges
di

la scala
la scala

acchianava
lavava.

Tutta

sangu

mentri Ges 'n seggia


di

s'

assittava

Tutta

sangu

la

seggia lavava.

Ges,

volendo

convertire quella

corti-

giana, aveva preso forma di bel giovane e


s'

era messo a passeggiare sotto le finestre

della peccatrice. Affacciatasi, colei lo

aveva
la

invitato a salire in casa sua;


scala,

montando

Ges

la

inondava

di

sangue.

LA

SICILIA.

21

Che
a tavola,

hai bel giovane? Sei ferito? Siedi

ristorati.

E Ges, sedendosi
sangue
la seggiola, e

a tavola, inondava di

diceva:
salvarti.

Ma

Il

mio sangue scorre per

la cortigiana:

di
l,

Lasciamo stare questo discorso; vieni


nella

mia camera.
ella si spoglia, voltatasi

E mentre
guardare
il

ri-

bel giovane,
al letto,

vede invece,

alla

parete accanto

Ges

crocifisso, san-

guinante:
Vitti lu crucifissu.

Stramuriu!

Vederlo, tramortire, pentirsi e chiamare

un confessore era moriva

tutt'

uno.

La

peccatrice

lo stesso giorno.

A A A
Ges

li

tri

uri, la cunfissioni,
1'

li

quattr' uri
sei uri

estrema unzioni,

li

J n celu l'acchianau!

la

portava in cielo con s.

22

LA

SICILIA.

mentre

io

scrivevo

commosso

dalla

bellezza artistica del canto, la vecchia che

dettava

piangeva commossa da profondo

sentimento religioso.

Al ricordo dei

canti, era naturale


le

mi

ri-

suonassero neir orecchio

cantilene.

Cos

mi

si

riproduceva

la

sensazione
addietro,

avuta in

campagna anni ed anni


avevo potuto assaporare
d'

quando

la squisita bellezza

una

di esse, tanto

che ora, riparlandone,


nuovo.

mi sembra
Sotto
il

di riassaporarla di

cielo

limpidissimo

ma

senza

luna, nel vasto silenzio notturno

appena apdegli ulivi,


lon-

pena agitato dal basso stormire

una voce bene intonata cantava (da

tano, accostandosi lentamente) la lamentosa

cantilena preferita dai contadini siciliani pei

Joro canti

d'

amore.

Non pensino

alla

can-

LA

SICILIA.

23

zone

di

Cavalleria rusticana del Mascagni,

imitazione artistica

non spregevole

certa-

mente,
si

ma

ibrida fusione di due accenti, se


il

pu

dire,

siciliano e

il

toscano; avreb-

bero un' idea inadeguata.


Quella cantilena, V
gava,
altra,

sospirava, pree

accarezzava, piangeva, lamentosa


si

straziante, e
la vallata, a

disperdeva laggi laggi per

ogni alternarsi di verso, cos

monotona

e insistente,

lentissimamente cul-

lata dall' aria tranquilla,


tutte le

da

far

credere che

cose tacenti nel buio della campaa

gna stessero
dolcezza, e
indirizzata,
tutta e

beversela
colei,

con voluttuosa
cui

che

essa

veniva

dovesse

sentirsene

penetrare

commuovere

lass, sul colle di


in quel

Mineo,

dove forse anche


sava a
colui

lei

momento penda lontano

che

le
si

parlava

cantando.

la

voce

accostava, diveniva

pi chiara, faceva capire le sinuosit del ter-

reno con

la

maggiore o minore

intensit del

24

LA

SICILIA.

suona che mi mandava

all'

orecchio,

mono-

tona, insistente, lentissimamente cullata dall'

aria.

a me, che ascoltavo intensissimo,


la

gi

non sembrava pi
innamorato,
altri

voce

d'

un povero
di

contadino

ma

quella
e che

altre
si

generazioni, di

tempi;
di

non
di

lamentasse soltanto
pene, di
altri

amore,
eco
di

ma

altre
di

dolori,

speranze,

desiderii indefiniti, qualcosa che


nelle profondit
dell'

mi destava

organismo sensazioni
i

ereditate per lunga trafila di esseri,

quali

avevano amato, pensato, sperato, sognato,


pianto a quel

modo

Quando? Non
certo
di

avrei

saputo
narmi.

dirlo,

ma

ero
la

non inganla triste

E dopo

che

voce tacque,

melodia continu a gemere dentro

di

me,
cul-

monotona,

insistente,

lentissimamente
tant' anni,

lantesi; e oggi,

dopo

ricordando,
insi-

torno a risentirla

precisa,

monotona,

stente, lentissima; e mi

si fa

buio nel cuore,

come

in quella notte in

campagna.

LA

SICILIA.

25

Il

treno non correva pi, montava affancolli di Militello

nato su pei
della

nuovi

al fischio

locomotiva;

ed

io,

fantasticando
in

se

mai ora avessi potuto imbattermi

qualche

bel canto popolare sfuggito alla caccia dei


raccoglitori,
la figura del

vedevo presentarmisi dinanzi


povero poeta contadino, Vinla faccia gialla e

cenzo Ledda, con

lo

sto-

maco gonfio per


dente negli

la

malaria,

buono,

sorri-

occhi,

sorridente nella parola

mite e gentile; e
alcuni versi
di

mi tornavano
che parlano

in
di

mente
s

lui

con

immaginosa

efficacia:

Iu puvireddu a la strania ittatu,

Cunsidirati chi peni he patutu!

Misu ppi ferra

ruttu, assituatu,

Nissunu amicu mi duna un salutu,


Li

me

fratuzzi

1'

arbuli

hanno

statu,

Ed

in ppi

soru

li

ciuriddi he avutu;

Ceu P
Sulu

erbi di la terra m' he cibatu,

la terra

m' havi sustinutu

20

LA

SICILIA.

cio: Considerate che

pene ho

sofferte

io,
l

poverino, ridotto quasi straniero, buttato

come

ferro inservibile, senza


saluto!

un amico che
gli alberi

mi desse un
fratelli,

Ho
i

avuto
fiori.

per
dei

e per sorelle
state
il

Le erbe
la

campi sono
stata
il

mio

cibo;

terra

solo mio sostegno.

Quel povero contadino non sapeva niente


del cantico di S. Francesco
di Assisi,

ep-

pure aveva trovato nel suo cuore

lo stesso

accento del santo. Ora non avrei riveduto


il

dolce

poeta,

morto

da una diecina
la

di

anni,

ma

ne salutavo
di

memoria;

mi

sembrava

sentirgli

ripetere,

come ogni
qual-

volta che richiesto

m' aveva

dettato

cuno dei suoi

canti:

Che vuole voscenza?

(che vuol lei?)

sciocchezze da ignorante;

deve compatirle.

Ed
o
il

io

non sapevo se pi ammirare l'uomo

poeta.
lo

Non

avrei

riveduto;

mi

conso-

LA

SICILIA.

iavo

r uomo

si

consola presto di tutto

pensando che avrei trovato certamente


che suo successore....

qual-

Ebbene, o Signori, sono rimasto deluso


in questo, e in altro, e in altro

Ma non

voglio interrompere
incosciente inchiesta.

il

processo della mia

Ah

Finalmente, dopo sei anni, potevo


di

di

nuovo affacciarmi a un terrazzino


e beare Y occhio e lo spirito

casa mia,
1*

guardando
!

im-

menso paesaggio
logica pianura

sottostante

Ecco

la mito-

dove Cerere era venuta a

cer-

care
cui

la rapita

Proserpina, col laghetto presso


la

s'

innalzava una volta

placabilis

ara

Palici cantata da Virgilio; ecco le colline, ora


brulle,

dove un tempo nereggiava

il

bosco
e,

sacro di Marte, rammentato da Diodoro;


in fondo, a destra,
1'

Etna gigantesco, bianco

28

LA

SICILIA.

di

neve, con un sottile pennacchio di fumo,


indizio
delle
ribollenti

lieve

materie fuse

dal fuoco nelle profonde sue viscere, eterna

minaccia e frequente pericolo dei paesetti e


delle citt che
gli
s'

affollano

intorno

alla
l,

base, scura di

foreste

e di lava.

Pi in

dirimpetto, le Cladonie, le antiche Xebrodi,

coperte di neve anch' esse, dietro un'enorme


anfiteatro di
colli

di

colline

che

la

tra-

sparenza

dell' aria,

purificata

da

recente
ravvici-

pioggia, rende

pi

spiccato quasi

nandolo

all'

occhio.
filo

laggi laggi, a sinistra, sul


i

dei-

orizzonte, le cupole,
di
vili

campanili,

il

castello

Castrogiovanni,
;

1'

Enna

delle guerre ser-

e pi sotto, Calascibetta, in
tutto

cima a un

colle

fiammeggiante

di

sole.

Ma

poca distanza da me, davanti, attorno, case,


chiese, campanili, viuzze, spianate, e le mas-

sicce torri del castello di Mineo, rovesciate

dal terremoto del 1693

come un gioco

di

LA

SICILIA.

29

birilli.

Non guardo

pi

il

lago

dei

Palici,
ebolli-

ora detto Naftia,


zione;

lago

in

continua
le

non guardo pi l'Etna n


di pi

Nebrodi,
:

ma

qualcosa di pi caro,

intimo

tutte

quelle case e casette che dovrebbero dirmi

tante vecchie cose, e mi

sembrano

restie

mettersi di

nuovo
l

in

comunicazione con me.


resiste e

C
si

qua e

un che, che mi

non
spie-

lascia intendere.

Che mai? Non so

garmelo.

torno

ad affacciarmi a tarda notte,

col plenilunio che raggiunge quasi lo splen-

dere del giorno, e che mi


le stesse

rifa sotto gli

occhi

ombre,

le stesse

chiazze di colore

notate tante volte anni addietro

Ed ecco un suono

festoso di violini,

un

grugnire di contrabasso.

Lo

stato

di

assedio
qui

non impedisce
si

le

serenate; la gente

accorge appena
le

che messa fuori legge.


costo,

E per

vie

acdi

rumore

affrettato di

passi,

quasi

30

LA

SICILIA.

armento che

si

precipiti

per

la

china
i

d'

una

strada di campagna. Poi, silenzio;


strillano,
il

violini

contrabasso ripiglia a grugnire,

e una voce intuona

Oh!
velluto,

Capille nire

comme no

Capille nire, vi vurra vas

E, subito dopo, un'altra

canzonetta na-

poletana, una delle tante da

me

udite e riu-

dite a saziet per le vie e pei caff di

Roma!
quel

di

nuovo, nel silenzio notturno,


di

rumore

armento che passa.... Ah! non


la

aspetto che

serenata ricominci pi in

l,

e chiudo, indignato, la imposta.

Cos, tutti

momenti,

tutti

giorni, nelle

cose e nelle persone, scopro qualcosa che

mi

offende.
il

Non

ritrovo pi la corrente di
direi, di parentela,
la

simpatia,

legame,

che

sentivo una volta. S:

generazione mia

coetanea parte invecchiata, parte sparita;

ma

so di essere invecchiato anch'

io,

e per

LA

SICILIA.

31

ci

non me ne

stupirei.

Vivendo col da
altre

fanciullo,

da giovane, tante
e perire,

cose ho

viste

trasformarsi

tant' altre

ho

viste sostituirsi a quelle, e che gi

sapevo

destinate
allora,

non durar lungo


giorno
occhio e

tempo.
giorno
si

Ma
alla

assistendo
1'

per
il

trasformazione,

cuore

anda-

vano inavvertitamente abituando, accorgendosi a mala pena di quel

moto perenne,

di
in-

quel fluire che agitavano, e urgevano

me

sieme con

le altre

persone e

le

cose.

Ora

no.

Mi sentivo
vita,

isolato, tagliato

fuori

di

quella
la

che pure avrebbe dovuto essere

mia

e cos m' invadeva quel


indefinita che

senso

di
la

tristezza

mi annebbiava
il

gioia

del

rimpatrio, scoloriva

verde del paesaggio,

rendeva muta e sorda ogni cosa.

Avevo
tadine
di

richiesto

parecchie giovani con-

dettarmi
di

qualche

bella canzone,

tentando
dita;

trovarne qualcuna ancora inee

ne sapevano poche,

non

si

curavano

32

LA

SICILIA.

di

apprenderne ora che,

essendo

state a
libri;

scuola,

potevano leggicchiare dei


le

sapevano a mente soltanto

sguaiate can-

zonette napoletane, che hanno gi smarrito


il

loro schietto

carattere

paesano

al

con-

tatto delle canzonette francesi, viennesi, co-

smopolite.

Mi era

stato detto che

un giovane con-

tadino, poeta, voleva farmi sentire una sua

poesia; venne da

me

infatti

ma

col suo

bel manoscritto in tasca.

Ahim!

era pas-

sato anche

lui

per

le

scuole elementari, per


di

la milizia; parlava di Napoli, di Milano,

Bologna,
tava

di

Venezia, di Roma, e rammenle

golosamente
dalle

servotte dai candidi


rabbuffate,
le

.grembiuli,
balie

pettinature
pubblici, e

dai

giardini

qualcosa

di

peggio.

La sua

poesia non era n popolare

letterata,

ma un

prodotto

stitico

pre-

tenzioso che faceva piet. Egli era


via deluso di non sentirsi ammirato.

andato

LA

SICILIA.

33

Per

ci,

quando giunse
continente,

il

momento

di

ripartire

pel

montai in legna
all'

senza rimpianger niente,


lette

infuori delle dila

persone della mia famiglia; e presa

ferrovia, al ripassare del treno

da Acireale,

rievocai, quasi per interrogarla, la figura del

Vigo,

di colui

che prima giudicavo un' esa-

gerazione, in tutto e per tutto, del carattere


isolano; di colui che, vero,
altro
all'

non vedeva

infuori della sua isola e soleva iper-

bolicamente chiamare Palermo:


citt del

La prima
amata aveva
n
1'

mondo

ma che per aveva


critico,

la Sicilia nei canti popolari, e in essi

studiata,

non da

n da

filologo,

da erudito,

ma

da persona infiammata

d'in-

tenso affetto

filiale,

adorandola come cosa

sacra, nei difetti e negli eccessi, al pari che

nei generosi

istinti

nelle

solide

qualit

del cuore e dell' ingegno.

per poco ora non


il

gli

davo ragione,

rammentando

suo grido imprecante:

Ma-

34

LA

SICILIA.

tricidi!
le

che un giorno aveva spento su


ai

labbra

miei compagni e a

me un

ir-

riverente sorriso!

Eppure mi avvedevo che


sproporzione tra
la

e'

era un'

enorme

causa e

l'effetto in quella

cupa tristezza che mi pesava su l'animo;


facevo,
s,

la

parte della lunga lontananza,

ma

la

spiegazione non arrivava per questo

a parermi sufficiente.

allora incominciava
all'

dentro di

me un
di
ri-

processo quasi

inverso,

processo
di

cordi pi antichi, di raffronti,


zioni di
fatti, di

coordina-

sensazioni e di impressioni,

rapido,

affannoso, angoscioso

per

le

sco-

perte che andavo di

mano

in

mano
la

facendo,

per

la

compenetrazione, per
di tutto

fusione che

vedevo accadere
riale

quel

vasto mate-

accumulato

in tanti anni, ripensato so-

LA

SICILIA.

35

vente, e tentato di fissare con procedimento


di
arte,
o,

se

cos

vogliono,

con

infelice

artificio d' arte.

E mi
stumi

tornavano

in

mente,

foggie,

coil

caratteristici,

spariti

per sempre:

manto, per esempio, che avvolgeva una volta


la

donna

siciliana nell'

andare

in chiesa,

in

visita o al passeggio,

e che accresceva didi

gnit e grazia alla persona. Nero,


lustra o matta per le

seta

signore,

di

semplice

mussola nera per


dall' alto della testa

le

popolane,

scendeva
il

ampio attorno
da
pie,

corpo,

fissato

con

un nodo
il

sul

davanti,

raccolto sotto

braccio destro da

un

lac-

cetto infilato in
spalla.

una guaina
in

e
la

legato

alla

Mi tornava

mente

mantellina

di

panno azzurro cupo, o bianco, nero nel

lutto, corta fino sotto la vita in alcuni paesi,

in altri pi corta assai, in altri

lunga

fino

al ginocchio e, nelle grandi solennit, orlata

con

galloni d' oro trasmessi da

madre a

fi-

36

LA

SICILIA.

glia,

gelosa eredit delle contadine. Copriva

la testa e le spalle,
Il

contornava

il

viso

manto

lo

avevo visto venir meno dopo

il

sessanta, la mantellina poco appresso.


vestigio
dell'

Ora

non avevo trovato pi


dell' altra. Il

uno e
o

volgarissimo scialle di lana

di
le

cotone dilagava dappertutto. Per questo

donne

siciliane

non mi erano pi sem-

brate

quelle

d'un tempo; non mi erano

quasi sembrate siciliane.

ripensavo

le

casette basse, scurite dagli

anni e dalla pioggia, pittoresche, care

come

persone vive

al

mio cuore, delle quali cono-

scevo ogni macchia, ogni screpolatura, ogni


buco; casette dalle finestre ben note,
di garofani e di basilico, di profili
fiorite

una volta

ridenti

ben noti anch'


con
la

essi, e

che ora avevo


intonacata,,

trovato

rifatte,

facciata
in

con

le

finestre

trasformate

balconi

di

sguaiata

architettura.

Per questo non mi

LA

SICILIA.

37

dicevano pi niente; no, non erano quelle


di

prima!

Ora
Vigo,
il

riflettevo eh' era stato


Pitr,
il

bene che
e
i

il

Salomone-Marino
si

loro

anonimi collaboratori
raccogliere
liani,
il

fossero

affrettati

tesoro dei canti popolari


passione,
canti
di

sici-

canti di

soggetto

religioso, di

leggende

di santi,

di storie di

briganti mutati in eroi.

la

mente divagava.
briganti,

A
nella

proposito di

mi rifiorivano

memoria

le

impressioni della storia di

Antonio Testalonga, del Linares

saggio
novelli-

primitivo, incerto, impacciato della


stica siciliana odierna

letta

avidamente e
anche dopo

ammirata da giovanetto,
e

riletta

con

uguale

interesse,

quantunque

con

giudizio critico molto diverso.

Anche questa
di briganti;

volta avevo inteso parlare

ma

la fantasia

popolare non

li

elevava pi a dignit

di

leggenda, perch

38

LA

SICILIA.

briganti

si

sono anche loro trasformati,

diventati audaci

ma

voigari

malfattori; di

fronte ai quali, Antonio Testalonga,

Angelo

Falcuneddu
Saltaliviti,

fin

Antonio Catinella, detto

appaiono persone veramente de-

gne

d'

essere assunte agli onori della poesia

popolare.

tutti cos

ha curpanza

1'

amuri,

La donna

la ruina di lu cori,
si

Massimamente

cci trasi onuri,

Chi adduma focu, e poi cu* mori mori.

Una

giuvina bella come un

suli

Falcuneddu

cci accisi lu cori;

Si vidinu in sigretu di tutt' uri,

Ci nesci a tutti dui

l'arma

e lu cori.

Cio: In tutte

le

cose ha colpa amore.


dell'

La donna
se l'onore
il

la rovina
e'

uomo, massime

entra di mezzo, e fa divampare


chi

fuoco; allora,

ha da morire muoia!
sole,

Una
il

giovane, bella

come un

ha acceso

cuore di Falcuneddu. Si vedono segreta-

LA

SICILIA.

39

mente,
si

di giorno, di notte.
tutti

Dalla passione,
e cuore.
(storia,
disi

spiccano a

e
la

due anima leggenda

Cos comincia

ciamo laggi)

di

Angelo Falcuneddu, che

dava

alla

campagna dopo aver commesso un


di quella gio-

omicidio appunto per amore

vane bella come un


longa invece
si

sole.
alla

Antonio Testa-

dava
fisco
la
la

campagna perch
dal

un esattore

del

aveva scacciato
di
lui,

misero tugurio

madre

e in

cos

malo modo che

poveretta, cascando, avea

sbattuto la testa sul selciato


Il

ed era morta.
prendendosi
la

figlio

T aveva

vendicata,

vita di colui.

Cos, in tempi pi recenti,

che

pure
chia-

paiono assai lontani, Gramigna

si

mava

altrimenti,

ma

il

Verga Y ha
neir arte
si

ribattez-

zato con

questo

nome

non
cam-

lecito pi di

mutarlo

dava

alla

pagna per avere


il

ucciso, trattovi pei cap.elli,

suo tutore infedele e tiranno.

Non

la fan-

y:

LA

SICILIA.

tasia popolare,

ma una

potenza

artistica

che

rivaleggia con essa, ha svolto e fissato quest'

accenno della
d'

vita reale.

Col Verga avevo


in casa
la

discorso

una persona

di servizio

mia, quando

Gramigna errava per


dalla

camdap-

pagna inseguito
prima innocuo
cida,

forza pubblica,

latitante, poi di

nuovo omi-

per difesa, in uno dei frequenti agguati


a
sfuggire

e scontri da cui riusciva

quasi

per miracolo.

La poverina udiva
fame che
il

parlare

della sete, della

latitante, inse-

guito
tisse

come una

bestia feroce,

dicevasi pail

spesso per pi giornate; e

pensiero

di quell'

uomo

affamato e assetato la invale

sava;

la

tormentava sveglia,
la

agitava

sonni

la notte,

faceva deperire,
le

divenle

tava fissazione, fantasma, che


chiedesse,
in

pareva
di

grazia,

una goccia

quella

acqua

eh' ella
altra

cavava dal pozzo, una gocche


le

cia della

serviva
lui,

per

riscia-

cquare

piatti e

che a

riarso,

sarebbe

LA

SICILIA.

4I

parsa
di

nettare

deliziosissimo;
eh' ella

un boccone
ai

quel pane
di

buttava

cani,

un

pugno

quella

crusca

eh' ella

intrideva
il

per l'animale immondo! E quando


tante, diventato brigante

lati-

per necessit, avuta


fucilata

spezzata

una gamba da una


J

era

stato preso, la poveretta s era sentita libe-

rare da quell' incubo, aveva rifiatato, ed era

presto

rifiorita,

pensando che ormai, nel


patito

car-

cere, colui

non avrebbe pi

n fame

sete.

E, ricordando,
1'

io

tornavo ad ammirare

arte del novelliere, che

da quest' accenno,
d'

da questo spunto, per servirmi


metafora
dei
l'

una bella
avea
sa-

maestri di musica,

puto cavare

Amante

di

Gramigna

della

Vita dei Campi.

E rammentavo
morta come opera
zione popolare.
il

la

Rediviva del Linares,

d' arte e

come
alla

supersti-

E mi

tornava
in

memoria

tetro racconto

udito

Bronte, quando

42

LA

SICILIA.

ero col in collegio e avevo appena undici


anni

che narrava della bella


nella

figliuola d'

un

amministratore dei beni del Nelson, portata

come morta
cini,

Chiesa dei PP. Cappuc-

svegliatasi dal letargo durante la notte,

saltata gi dal cataletto dev' era stata

messa
e
tro-

a giacere in attesa della

sepoltura,

vata rabbrividita
in

dal

terrore,

rannicchiata

un angolo, dal

frate

sagrestano

sceso

mattiniero a spazzare la chiesa.

Allora durava tuttavia


polare che
crati alla
rire,

la

credenza po-

la

estrema unzione rendesse sa-

morte, e che bisognasse far rimo-

a colpi di croce benedetta, la persona

rediviva.

Raccontavano che quel

frate

avesse
nella

fatto cos.

cos fa

il

marito

di

Lena

novella del Linares,


rore.

impazzisce

dall' or-

Oggi
1'

la

superstizione sparita; pec-

cato che

arte
la

non

sia riuscita

fissarne

per sempre

tragica terribilit!

LA

SICILIA.

43

qui

uno sgomento m'invadeva,


i

al so-

spetto se mai anche


ranei, pi
fini

novellieri
e

contempo-

osservatori

infinitamente

pi artisti
si

del

Linares, morto nel '41, non


se

trovassero nel caso di lui;

mai non

avessero gi descritto, dipinto, scolpito, se-

condo

la

loro

diversa

potenza,

persone,

caratteri, usi, costumi, sentimenti spariti

pur

essi al pari di quella tetra superstizione.

tutti

personaggi

delle

novelle

del
della

Verga, del De Roberto, del Navarro


Miraglia, del Varvaro che
alle

sue prime

armi e mostra
tutti,

di

poter diventare qualcuno,

anche,

perch non confessarlo?

quelli

da

me

tentati di far vivere nel

mondo

dell' arte

e che, senza dubbio,


tutti

erano viviss'

simi nei miei ricordi,


attorno con
ressa, e

mi

affollarono
gli

mi sfilarono sotto

occhi in un balenio di paesaggi,


di circostanze
:

di luoghi,

Idi

il

pastore perduto fra le

solitudini di Tbiti,

Rosso Malpelo nella cava

44

LA

SICILIA.

di

rena della Carvana;

il

Reverendo, a

ca-

vallo della mula, su e gi per le sue tenute e per le aie, tra


i

fittaiuoli

da spremere e

da imbrogliare nella spartizione del


trebbiato; Mazzar,
nelle

grano
febbri,

squallido
di

dalle

mortali

pianure

Lentini,

Mazzar
di

che ammassa roba e non sa darsi pace


doverla lasciare, morendo, a chi non
lavorato; e
ci

ha

Tur iddi,

e Santuzza, rivissuti

e
tre

la

gna
volte

Lola

compare

Alfio,

per virt dell'arte, nella novella, nel dramma,


e nel

melodramma
altri,

gi di
i

fama mondiale....

tutti gli
il

fino

pi recenti:

Don

Candetto
del-

deloro

burattinaio, frate
e
le

Angelico

Papa
l'

Sisto,

monache pettegole
Amore.

Opera
Era

del Divino
effetto dalla

mia immaginazione pre-

giudicata,

del

mio
vivi,

nuovo

stato

d'
s,

animo

Mi sembravano
lati

vivissimi,

ma
da

veva-

di malinconia, o

meglio,

velati

pori

che

li

slontanavano

nello

spazio

LA

SICILIA.

45

nel tempo; e
la testa e

mi sembrava che scotessero

facessero dei gesti per farmi in-

tendere

Oramai non
altri

ci

saranno pi
n
dell'
altri

altri

Reverendi,
Alfii
l'

Papa
il

Sisto,

compari
al-

che mordano

lobo

orecchio

avversario in segno di sfida mortale!


pi,

Non

e'

da un pezzo,
il

la lettiga di

compare

Cosimo

lettighiere, e

non

ci

saranno pi
al

tante e tant' altre cose che erano

tempo

nostro.

Hai visto? Fin

le

nostre

vecchie

cantilene

non

si

cantano quasi pi!


lo

Ed

era vero,

riconoscevo:
ci

tant' altre

cose del tempo loro non


pi.
il

sarebbero state
gli

E mi

si

riproduceva davanti

occhi

cortile della

Nana

cos

bene descritto

dal

Navarro

della Miraglia nel racconto che

ha questo
con
in

titolo

largo, chiuso
porte
delle
le

da un muro
e piazzetta

mezzo un portone, strada


con
le

insieme;

case attorno

sempre spalancate, con


da un angolo
all'

cordicelle tese
i

altro per stendervi

panni,

46

LA

SICILIA.

cenci dovrei dire

con

le finestre,

senza

vetri
le

ma

ornate di graste

di

fiori,

da dove

comari chiacchierano, leticano, schiamazgli

zano, mentre

uomini fumano
le

la

pipa e

lavorano davanti
e

porte, e chiacchierano
e
si

leticano

anche
a

loro

spaccano

le
i

teste;

mondo

parte nel paesetto, che


e
g'

sindaci
cipali

spenderecci

ingegneri
e

muniallar-

han cominciato a sfondare

gare, e continueranno a sfondare e allargare,

quasi non vogliano pi lasciarne


il

nemmeno

vestigio.

passi

il

cortile,

passi
le

il

Reverendo,

passino Papa Sisto e


line
!

monache pettegoinsieme
di

Ma

da

tutto queir

cose e

di persone, riprodotto dall' arte e ricordato

dalla memoria,

si

sprigionava un significato

pi intimo: la sparizione d'un impronta particolare

dai

caratteri

dai

sentimenti;

si

LA

SICILIA.

47

vedeva Y opera

livellatrice dei

tempi nuovi

T opera per che ha distrutto e scancellato


e

non ha ancora creato niente da


il

sostituire

che ha spazzato via ogni cosa,


il

cattivo e

buono,
1'

la

superstizione e la fede, l'eccesso


la forza

abuso della forza e


e
il

stessa

in-

sieme, la tradizione
ginale,
il

la particolarit ori-

costume e
il

sentimento; e che ha
d'

pure alterato
rola,

significato

una bella pa-

riducendola ad esprimere soltanto una


1*

bruttissima cosa, e
cos

ha imposta

ai siciliani

come

l'ha fraintesa;

sapranno quale,

se avranno ancora un po' di pazienza.

No, non era

effetto della

mia immaginastato

zione pregiudicata, e del mio nuovo


d*

animo. Ero proprio

cos.

Capisco bene, Signori,


ragionare a questo

che sentendomi
io

modo

debbo sembrar

loro quel vecchio di Orazio,

difficilis,

querulus, laudator temporis acti

se puero.

48

LA

SICILIA.

Certamente
dalla

la

mia tristezza proveniva

grande

profonda trasformazione che


e del

effetto degli anni


vilt;

lavoro
il

della

ci-

ma

io

non rimpiangevo
i

cortile ; e le

casette sudicie, e

poeti analfabeti, e le can-

tilene, e le sfide mortali col


dell'
i

morso

al

lobo

orecchio, e le leggende dei briganti, e

caratteri rozzi e tutti d'

un pezzo
nel

come
fi-

quello di

donna Antonia
la

Rosario del

De

Roberto,

quale non perdona alla

gliuola, rimasta

vedova

povera, pur reci-

tando

il

Paternostro, che dice: Perdona a noi

come

noi
li

perdoniamo

ai

nostri nemici!
di

ma-

Non

rimpiangevo per una specie

lintesa predilezione archeologica,

ma

perch
pi

mi sembravano pi

belli,

pi

buoni,
gli
si

caratteristici di tutto quel

che
fin

ve-

nuto sostituendo; perch


perficiali,

dalle cose sula

accidentali,
e

scorgevo

trasfor-

mazione sostanziale
lieto.

non potevo esserne


esempio, a

Ho

accennato, e serva di

LA

SICILIA.

49

una parola

il

cui significato franteso stato


ai
siciliani,

talmente imposto

che essi non


nel significato

sanno

quasi

adoprarla

pi

primitivo.

Chi

non l'ha

sentita
?

ripetere?

Chi non P ha spesso ripetuta

Mafia, una volta non voleva dire in Sicilia

una specie
il

di

associazione di malfattori;

mafioso non era un ladro, n molto

meno

un brigante. L' aggettivo mafioso significava


qualcosa di grazioso e gentile, qualcosa di
bizzarro, di spocchioso, di squisito; mafiosa

veniva

chiamata

una

bella
i

ragazza,

ma-

fioso qualunque oggetto che

francesi direb-

bero

chic.

il

mafioso era ordinariamente


grillo in testa, vavirile,
si

un giovane con qualche


nitoso della sua
forza muscolare
;

bellezza

della

sua

che non

lasciava posare

una mosca
suo
torti,

sul

naso; che riparava a

modo

imponeva

riconciliazioni; e che,

quasi per insegna del suo carattere, vestiva

con pantaloni

larghi,

con cravatte svolaz-

50

LA

SICILIA.

zanti,
gli

camminava dondolandosi un
il

po',
le

con
ven-

occhi socchiusi e

cappello

su

titr,

palleggiando

la

mazza nodosa; spesso


affatto,

personaggio innocuo
altro che la vanit.

se

non aveva

Oggi mafia
di tutto questo.

e mafioso

non sono pi niente

Com' avvenuto? Non m'imquesto punto,


sia

porta

di ricercarlo in

ma non

nascondo che deploro che

avvenuto.

E
la
l'

per

la stessa

ragione rimpiango, quasi,


col

sfida

mortale
il

morso

al

lobo

del-

orecchio e
era in
essi
Il

relativo duello

col

coltello;

e'

qualcosa

di

cavalleresco, di

generoso.

morso,
in

la sfida

sono

spariti, e

son rimaste

vece

le coltellate,

quali

av-

vengono

in tutte le taverne, in tutte le risse

di tutte le citt di

questo

mondo

E rimpiango
volta che aveva,

il

contadino siciliano d'una


lo
i

non

nego,

scatti

di sel-

vaggia ribellione, come


di

recenti incendiari

Valguarnera e

di

Caltavuturo,

ma

irri-

LA

SICILIA.

5I

flessivi,

ma quando

proprio non ne poteva

pi; e che era buono, ossequioso, paziente


e parco lavoratore, superstizioso parecchio

ma
che

nello stesso
fin nella

tempo

religioso davvero, e

bestemmia metteva un senso


e la

d' arte,

non ingiuriando Dio

Madonna,
il

ma

contentandosi di fare santissimo

dia-

volo, l'avversario di Dio.

E non

so

rasse-

gnarmi a vederlo diventato

ciarliero, pap-

pagallescamente libero pensatore, mitingaio,


incendiario e assassino per riflessione,

dopo

che
ti

gli

hanno predicato: Quelle

terre altrui

appartengono, invadile, spartiscitele; quelle

ricchezze sono tue, depredale pure!

1'

tal-

ch

gli

son rimasti soltanto

l'avidit,

odio,

la brutalit;

schiavo che ha mutato padroni


accorge, ignorante e di buona

non se

n'
.

fede com'

cos intanto, a

poco a poco, ero giunto

52

LA

SICILIA.

a capire quel che


tristato nel

mi aveva turbato
in

rat-

mio recente viaggio


viluppo
di

Sicilia:
di

e da quel

cose viste,

cose

rammentate, dai casi della vita reale e dagli


altri

rappresentati dall'arte, era lentamente

scaturita la soluzione del

mio dubbio.

Ero cangiato

io,

ne convenivo,

ma

erano

pure cangiati, e molto, uomini e cose nella


cara provincia riveduta!

Forse ero capitato

in

mal punto, durante

una specie
fanciulli

di et ingrata,

come

quella dei
e
in

non

diventati
fanciulli;

affatto

giovinotti

rimasti mezzi

nel

mal punto

cui la Sicilia vecchia

non aveva avuto tempo

di divenire la Sicilia nuova,

come sar

fra

qualche lustro, fra una cinquantina

di anni.

Voglio

augurare

air

amata mia Isola che


e percatil

in questo

non lontano avvenire cose

sone possano col spogliarsi del loro

tivo, del loro eccessivo, del loro falso, e

loro

buono divenga pi

forte

non meno

LA SICILIA.

53

caratteristico di prima, pi equilibrato e

non

meno semplice

e schietto.

E pensando
italiano

che sangue sinceramente

anche quello che scorre nelle vene


di
i

della

gente

laggi, uniscano,

Signori,

loro auguri e

loro voti ai miei; e in gra-

zia della futura rinnovata Sicilia, perdonino


alla

disadorna

malinconica parola

d'

un

siciliano d' oggi.

Finito di stampare
il

di

20 Giugno

MDCCCXCIV

nella tipografia della ditta Nicola Zanichelli

in Bologna,

SI

VENDE A BENEFICIO DEL COMITATO BOLOGNESI


DELLA SOCIET

DANTE ALIGHIERI

PQ 4053 S5C3

Capuana, Luigi La Sicilia nei canti popolari e nella novellistica contemporanea

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