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IL PROCESSO COGNITIVO
IL METODO TRASCENDENTALE E IL REALISMO METAFISICO

Lo scopo di questa analisi quello di rivisitare il metodo trascendentale kantiano alla luce del realismo metafisico, per esplorare la possibilit di coniugare due prospettive speculative importanti e spesso in contrasto l'una con laltra. Tale tentativo non privo di polemiche e accese discussioni fra i pensatori del Novecento, alcuni dei quali hanno sentito la necessit di rifiutare ogni presupposto di tipo trascendentale per non inquinare le acque limpide della metafisica tradizionale. Il disegno originale di questo tentativo di combaciare il metodo kantiano con la metafisica dellessere era chiaramente esposto dal fondatore della scuola, Joseph Marchal, nel primo dei suoi famosi cinque volumi dal titolo, Il punto di partenza della metafisica1. Scrive, appunto, Marchal:
se le nostre conoscenze dirette non raggiungono immediatamente loggetto in s, noi restiamo, di diritto, confinati allinterno del soggetto in quanto tale, rimaniamo chiusi entro il relativo, e nessun artificio argomentativo ci permetter di gettare un ponte verso lesterno e lassoluto. Lungi da noi, quindi, il voler riaprire in questa sede la deludente quaestio de ponte. Se raggiungeremo la verit metafisica, sar, in ultima analisi, alla luce di una evidenza oggettiva immediata2.

Non facile descrivere questa evidenza oggettiva immediata, ma lo sforzo epistemologico compiuto dalla scuola ammirevole e degno della nostra attenzione. Il metodo trascendentale Gi spiegato nel 1.3, il metodo kantiano scaturisce dalla domanda sulle condizioni di possibilit dellesperienza cognitiva. Kant si domandava quali fossero le condizioni che potevano rendere possibile latto cognitivo, privilegiando la struttura a priori dellintelletto che ragiona e giudica. Il metodo trascendentale cercava di esplicitare filosoficamente la struttura cognitiva che produce scienza, soprattutto la scienza moderna. Sono i giudizi (epistemici) che permettono di far
1 Joseph MARECHAL, Le point de dpart de la Mtaphysique, Descle de Brouwer, Paris, 1949. Il volume che ci interessa di pi il quinto, di cui la traduzione di Vita e Pensiero forse la migliore in lingua italiana (Il punto di partenza della metafisica. Il tomismo di fronte alla filosofia critica, Vita e Pensiero, Milano 1995). 2 Ivi., volume I, p. 12.

progredire il sapere umano, che aggiungono conoscenze al patrimonio intellettuale dellumanit. Per Kant tali giudizi erano quelli sintetici a priori. I giudizi analitici sono apodittici per loro stessa natura, ma siccome in buona parte sono tautologie, non ci dicono niente di nuovo, non rappresentano un di pi della conoscenza. A contrario, i giudizi sintetici a posteriori sono meramente contingenti, mancano il carattere universale e necessario, e quindi non sono adatti per la scienza. In conclusione, i giudizi che fanno progredire la conoscenza sono i cosiddetti sintetici (ci dicono qualche cosa di nuovo) a priori (avendo carattere di universalit e necessit)3. A proposito scriveva Kant: Rifiutare i risultati di questultima (cio la natura a priori di alcune determinazioni delloggetto) comporterebbe inevitabilmente la negazione del valore apodittico delle scienze pure [come la matematica e la fisica pura, ndr] e di qualsiasi autentica universalit e necessit4. La natura apodittica delle scienze pure verr messa in discussione durante il novecento, tanto da convincere i matematici della necessit di cercare altrove per i fondamenti della stessa scienza5. Il metodo trascendentale parte dalla domanda circa le condizioni a priori della possibilit della conoscenza. Per questo bisogna precisare il significato della parola a priori. Quando la nozione viene troppo semplificata, sembra segnalare una struttura soggettiva della mente umana, completamente indipendente dalloggetto cognitivo, e che viene prima (quindi la nozione di a priori) di ogni atto gnoseologico e di ogni esperienza. E chiaro che in questo senso sarebbe difficile riscontrare un sopporto epistemologico per la priori negli scritti dell'Aquinate. Ma una siffatta concezione del significato di a priori non rintracciabile nemmeno nel pensiero kantiano. Una nozione pi raffinata dell'a priori, sia per Tommaso che per Kant, segnala piuttosto, s, una struttura intellettiva, ma pi precisamente una struttura di per s necessaria per la conoscenza degli oggetti reali. La priori del senso non affatto una rappresentazione innata, ma una regola selettiva nella ricezione di impressioni esterne; gli schemi a priori nellimmaginazione non sono immagini innate, ma le leggi universali che presiedono alla formazione delle immagini; le condizioni a priori dellintelligenza non sono, nelluomo, concetti innati, ma esigenze di contenuto intelligibile, esigenze universali, definite tanto dalla natura dellintelligenza quanto dal suo necessario rapporto con la sensibilit. In sintesi, a qualunque grado si trovi, la priori delle facolt conoscitive non affatto statico ma dinamico; non oggetto o rappresentazione oggettiva, ma soltanto principio di conoscenza e rivelatore delloggetto6. In altre parole, la priori descrive la natura
3 Ossia l'unione dei giudizi analitici e dei giudizi sintetici a posteriori. 4 Joseph MARECHAL, cit., 36. 5 Cfr: Alberto STRUMIA, Le scienze e la pienezza della razionalit, Cantagalli, Siena 2003. Anche utile dallo stesso autore insieme a Giuseppe Tanzella-Nitti Dizionario interdisciplinare di scienza e fede, Urbaniana University Press, Roma 2002. Cf. anche Introduzione del Gianfranco BASTI, La filosofia della natura e della scienza, PUL, Roma 2002. Cercare altrove significa in ultima analisi di cercare nella metafisica quale fondamento delle premesse della matematica. 6 Ivi, volume V, p. 12.

dellintelletto umano, che portato a conoscere gli oggetti presentati secondo certe categorie che le sono naturali. Cos come i sensi esterni umani hanno una certa loro natura (locchio umano vede entro una certa distanza, minore, ad esempio, del occhio dellaquila; ludito umano sente entro certe frequenze, minori, ad esempio del udito dei topi), lintelletto umano ha una certa sua natura che gli consente di conoscere latto dessere degli oggetti. La proposta di analizzare le strutture a priori dellintelletto umano per riscontrare un fondamento del realismo metafisico non altro che uno scrutinio dellatto cognitivo partendo non dalloggetto conosciuto, ma dal soggetto conoscente. Se il binomio oggetto/soggetto necessario per la conoscenza, questa necessit non implica quella che asserisce che la conoscenza debba partire dall'oggetto: invero, pu partire anche dal soggetto 7. Certo, bisogna caratterizzare bene la natura del soggetto conoscente, che non pu essere meramente una res cogitans completamente indipendente dalla res extensa, ma piuttosto una natura trascendentale capace (capax) di cogliere lorizzonte dellessere nell'atto intenzionale del giudizio (cf. 3.1). Precisa Marchal: [] non riteniamo inutile questa nostra ricerca ulteriore, poich comunque interessante poter constatare che il realismo metafisico compenetra a tal punto il pensiero umano da essere gi contenuto, di necessit logica, nella semplice rappresentazione oggettiva di un qualsiasi dato8. Lintelletto agente La conoscenza anzitutto un atto, prima di essere il prodotto di ci che si intende conoscere. La conoscenza rappresenta linsieme di atti cognitivi compiuti. E poich la mente umana caratterizzata da un duplice movimento, quello potenziale e quello attivo, cerchiamo i principi che governano questi due aspetti. Lintelletto si trova in potenza rispetto ai suoi oggetti naturali, e deve assimilare le forme (delle cose esterne) in modo intenzionale per offrire all'intelletto attivo il suo oggetto proprio (che sono le specie sensibili). A quel punto, lintelletto agente agisce sulla specie, rendendola intelligibile in atto (e non soltanto intelligibile in potenza). Tale la proposta aristotelica della struttura dell'atto e potenza ripresa da Tommaso nella dottrina sulla natura dellintelletto umano. Lintelletto agente si trova sempre in atto, perch unito alla sostanza dellessere umano: partecipa dellatto di essere dellanima, e cos rassomiglia allilluminazione dellessere divino, o perlomeno a qualcosa di superiore spiritualmente. In questo senso, molti pensatori intuiscono uninfluenza di Agostino nell'Aquinate.
7 Tra questi due punti di vista metafisico (trascendente) e critico (trascendentale) non esiste alcuna incompatibilit, poich il secondo non altro che un aspetto distintivo del primo. Ivi, 102. 8 Ivi, 5.

Limportanza dellintelletto agente chiara nel momento che loggetto di conoscenza si trova in potenza rispetto allatto cognitivo, a differenza dellopinione di Platone che postulava la sussistenza delle forme degli oggetti di conoscenza. Esemplifica l'Aquinate:
Se loggetto esterno fosse presente al nostro intelletto possibile come intelligibile in atto, cio, come pura forma intelligibile, allora lintervento di un intelletto agente sarebbe superfluo: infatti, in questo caso sarebbero gi realizzate tutte le condizioni dellatto intellettuale e quindi lintellezione sarebbe gi compiuta (Quaest. Disput. De Anima, 4, c.)9.

Sicch, le forme degli oggetti esterni vengono assimilate soltanto come intelligibili in potenza, esistendo nellanima in maniera solo intenzionale (non in atto). Per cui, ci deve essere un principio intellettivo che fa passare la forma intenzionale dalla potenza allatto, e questo , appunto, lintelletto agente. Questo principio attivo nella struttura soggettiva della mente umana viene considerato a priori, nel senso che appartiene allapparato cognitivo che agisce sui dati forniti che il soggetto ha in s, e come tale non proviene dalloggetto esterno. Cos, loggetto esterno viene conosciuto soltanto grazie al processo intellettivo di tale struttura, immanente al soggetto, che costituisce, per mezzo dellintelletto agente, la specie intelligibile in atto. Infatti, cos asserisce Tommaso:
Perci rispetto ai fantasmi l'operazione intellettiva causata dai sensi. Siccome per i fantasmi non hanno la capacit di agire sull'intelletto possibile, ma devono diventare intelligibili in atto in forza dell'intelletto agente, non si pu affermare che la conoscenza sensitiva la causa totale e perfetta della conoscenza intellettiva; che, anzi, in un certo senso, essa la materia su cui la causa agisce10.

Il fantasma viene trasformato, elevato, spiritualizzato, spogliato dei propri attributi materiali, universalizzato, ecc., dallintelletto agente. Senza la presenza di tale principio attivo, lintelletto non potrebbe conoscere un oggetto nel senso scientifico (e neanche in senso metafisico), poich, come gi affermava Aristotele, la conoscenza epistemica si d sempre dell'universale. Laffermazione dellessere e il dinamismo dellintelletto La fondamentale differenza fra Kant e Tommaso la componente metafisica. Per codesto motivo Marchal si sofferm molto sullatto di giudizio, nel quale si coglie latto di essere delle cose. Tutt'oggi si discute molto sul primum cognitum nella dottrina tomista11, cercando di arrivare a quel punto punto di partenza
9 Ivi, 159. 10 Tommaso DAQUINO, ST, q. 84, a. 6. 11 Cfr: Antonio LIVI, La ricerca della verit, cit., pp. 236 ss. Nel libro recentemente pubblicato da Francesco Arzillo, Il fondamento del giudizio. Una proposta teoretica a partire dalla filosofia del senso comune di Antonio Livi, Leonardo Da Vinci, Roma 2011, largomento riceve molto attenzione polemica.

incontrovertibile per latto cognitivo. Per il trascendentalismo, invece, che pretende di raggiungere latto di essere delle cose, vero che il primum cognitum che come per Tommaso esistono cose (res sunt), ma ci che rende possibile questo primum laffermazione dellorizzonte dellessere implicita in ogni giudizio. Tale orizzonte si presenta come unaffermazione trascendentale, ed implicita in ogni giudizio esistenziale che pone la copula in ogni affermazione. La copula dellaffermazione trascendentale non semplicemente un operatore logico che congiunge un soggetto con un predicato; cio, non rispecchia soltanto le operazioni mentali del soggetto che esprime un giudizio. Infatti, l coglie latto di essere delle cose e afferma che le cose sono veramente cos. Lo scopo, daltronde, dellapproccio qui delineato, quello di arrivare a spiegare, attraverso i principi stessi della metafisica tradizionale, ci che aspetta alla priori, o alla spontaneit naturale dellintelligenza, nellatteggiamento oggettivante del soggetto di fronte alloggetto assimilato12. Il giudizio esistenziale soltanto unistanza dellaffermazione trascendentale, mentre questa rappresenta il sottofondo di ogni giudizio. Qui, subentra la portata metafisica che Kant volle trascurare. Anche se tale affermazione non accessibile se non attraverso la riflessione sullatto di conoscere, per sempre presupposta nellatto cognitivo. Oppositori dellapproccio Lapproccio che abbiamo cercato di sintetizzare in poche righe venne aspramente criticato dalla maggior parte dei pensatori (sia tomisti che kantiani). Il pi noto fu Etienne Gilson, grande espositore del tomismo del Novecento, secondo cui il matrimonio fra il realismo metafisico e il metodo trascendentale doveva finire per forza nel divorzio. Altro grande tomista del Novecento che rigetta il tentativo fu Jacques Maritain, il quale entrava frequentemente in discussione polemica con il trascendentalismo quale negazione delle basi razionali della stessa metafisica 13. Meno conosciuti, ma forse pi contenziosi sono P. Roland-Gosselin, Joseph Gredt, John Knasas ed altri (fra cui anche Antonio Livi). La bibliografia al riguardo ampia. Sostenitori dellapproccio Molti membri della Compagnia di Ges hanno seguito la scia del P. Marchal. I pi noti sono Karl Rahner e Bernard Lonergan14, ma possiamo anche ricordare J.B.

12 Ivi, 13. 13 Cfr: Ronald MCCAMY, Out of a Kantian Chrysalis?. A Maritainian Critique of Fr. Marchal, Peter Lang, New York 1998. 14 Cfr: Verbum: Parola e idea in San Tommaso.

Lotz15, Joseph De Finance, Andre Marc, Francis OFarrell, e Emerich Coreth 16. Linflusso determinante del P. Rahner sul pensiero filosofico e teologico durante il Novecento non richiede ulteriori spiegazioni. Linflusso del P. Lonergan meno evidente, ma tuttavia determinante. Durante gli anni sessanta, settanta e ottanta, la linea di pensiero dominante nella Pontificia Universit Gregoriana era quella del tomismo trascendentale: impostazione accademica spesso criticata 17. Philip Larrey

15 Cfr: Lesperienza trascendentale. 16 Cfr: Metaphysics, Herder 1968. 17 In lingua inglese, una critica piuttosto radicale presentata da Henle, R.J., Transcendental Thomism. A Critical Assessment, in V.B. Brezik, One Hundred Years of Thomism, 1981, 90-110.

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