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N.

3 anno LXVII Luglio - Settembre 2012

LA PATRONA DITALIA E DEUROPA S. CATERINA DA SIENA


ANNO LXVII - N. 3 LUGLIO-SETTEMBRE 2012 CONVENTO DI SAN DOMENICO - SIENA Tel. 0577 280893 Fax 0577 219676 SPED. IN A. P. COMMA 20/C - ART. 2 LEGGE 662 - FILIALE DI SIENA

Direttore responsabile: P. Ottavio Sassu o.p. Direttore esecutivo: P. Lorenzo Fatichi o.p. Capo redattore: Franca Piccini Redazione: P. Michele Corvelli, o. p. P. Giuseppe Di Ciaccia, o. p. P. Reinaldo Sanchez, o.p. P. Alfredo Scarciglia, o.p. P. Alfred White, o.p. Prof.ssa Nara Coradossi

Impaginazione: Paolo Pepi Stampa: Edizioni Cantagalli Copertina:


Giacomo Franci

II e III di copertina:
Veduta di Siena, foto di F. Muzzi

Abbonamento annuo 15,50 C.C.P. 11247533


Registrazione Tribunale di Firenze n. 4719 del 20/8/97

Sommario
Incontro internazionale delle famiglie pag. La santit, chiamata di Dio (7) Lamore di Santa Caterina per la Chiesa (8) Pubblicati due nuovi quaderni - Centro Int. Studi Cateriniani - Roma Le scale del cielo Le scale del cielo nella mostra di Praga Ricordo del Cardinale Martini Le opere di Caterina tradotte in tedesco Salvate Caterina dalla tv francese Un souvenir da Siena Santa Caterina da Siena e il mondo dei desideri 4 6 8 12 14 16 17 18 22 23 24

Reliquiario a busto di Santa Caterina. Argento sbalzato, tornito e cesellato, opera di Giuseppe Coppini Siena, 1807. Il reliquiario conservato nei locali della Nobile Contrada dellOca

Editoriale
INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE FAMIGLIE

ari lettori e affezionati a Santa Caterina da Siena Madre e Maestra di vita cristiana. Nel mese di giugno fu tenuto a Milano il settimo Incontro mondiale delle famiglie, al quale intervenne oltre un milione di fedeli per tre giorni (1-3 giugno 2012), con lautorevole intervento del Santo Padre Benedetto XVI, il quale porgendo il saluto finale la domenica 3 giugno sulla spianata del parco di Bresso, dove si era svolta la grandiosa celebrazione, disse: Non trovo parole per ringraziare per questa Festa di Dio, per questa comunione della Famiglia di Dio che siamo noi (Osservatore Romano, 4-5 giugno 2012, p.8). Lavvenimento rincuora perch noto quanto in questo tempo, pi o meno ovunque, sia travagliata la vita della famiglia. Inquieta il fatto che lumana societ naturalmente fondata sul nucleo basilare della famiglia, sia oggi agitata da non poche avversit che la travagliano: culturali, economiche, affettive, istituzionali, comportamentali, e per le opposte concezioni della libert che determinano una rilevante quantit di situazioni familiari dolorose e complesse, molto diversifica-

te, in bene e in male, le une dalle altre. Fame del pane, fame della giustizia e della libert, fame affettiva, fratture e divisioni fino ad esplodere nelle forme pi litigiose e anche sanguinarie, riportate ogni giorno dai notiziari locali ed esteri. Le famiglie e le loro differenti convivenze che si ritrovano nella contemporanea societ, sono colpite certamente anche dal negativo influsso del diffuso relativismo pratico, sovente additato negli interventi del Papa Benedetto XVI, per i guasti che origina. La Chiesa intende pertanto offrire un suo efficace contributo alla pacifica convivenza della famiglia e al contenimento del travaglio che investe la stessa costituzione giuridica della famiglia a doverosa difesa della sua origine sacra, costituita dallunione nunziale inscindibile tra uomo e donna. Per questo il Papa Giovanni Paolo II, gi nel 1981 istitu un Pontificio Consiglio per la Famiglia, che al momento era presieduto dal Cardinale Ennio Antonelli, che si svolge internazionalmente ogni tre anni. Il prossimo incontro, secondo lannuncio fatto dal Papa, avr luogo nel 2015 a Filadelfia negli Stati Uniti d America. Nel discorso di chiusura durante la Santa Messa al Parco di Bresso, il Papa ha caldamente invitato le famiglie a collaborare col progetto di Dio per trasformare il mondo e a rifiutare la logica unilaterale dellutile che porta con se la

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concorrenza esasperata e le forti disuguaglianze sociali che ricadono sulle famiglie. Lo Stato, ha detto il Papa, a servizio della persona e del suo benessere nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non pu mai essere consentita la deliberata soppressione. La legislazione e lopera delle Istituzioni statuali devono essere a servizio della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita e riconoscere il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli (Avvenire, 5/6/2012, pag. 17). La nostra Santa Caterina vissuta nel medioevo in una societ civile diversa e lontana dai profondi mutamenti che determinano lattuale societ multiculturale e multietnica, tuttavia i suoi riferimenti sulla gestione virtuosa e sulla santit della famiglia, li ribadisce ripetutamente. Caterina si interessa della buona costituzione di una famiglia sin dal fidanzamento o meglio dalla scelta della sposa, infatti nella Lettera 224 a Niera Gambacorti di Pisa che le aveva chiesto consigli sul modo giusto di vedere sposato il proprio figlio, la esorta a non badare alla condizione economica e al prestigio del casato, bens puntare lattenzione sulle qualit fisiche della prescelta (la laboriosit) e sulle doti domestiche necessarie ad una donna veramente responsabile del buon andamento della propria famiglia, e questo sia fatto sottolinea avendo Dio sempre presente. Riferendosi poi alla vita familiare ricorda che Dio non ci proibisce di amare ma di evitare il disordine morale e chi ha famiglia e figli, deve amare figli, sposa e congiunti, ma sempre con ordine, non volendo mai per loro cadere nelloffesa della legge di Dio (cfr. Lettera 299, a Ristoro Canigiani). Nella stessa Lettera suggerisce a Ristoro Canigiani il consiglio di vivere il matrimonio con amore e in tal modo dare la testimonianza richiesta dal sacramento che ha ricevuto. Comportandovi cos, specifica, voi e la vostra sposa produrrete buoni frutti (cfr. Mt. 2, 17). Lo sprona, infine, a rifiutare leccessivo consumo nel modo di vivere e la ricerca affannosa dei beni materiali che generano contrasti. Santa Caterina rivolge questo suo pensare anche alle Autorit civili a tutela della Comunit affinch sia governata da uomini saggi (cfr. Lettera 349), uomini aperti alla verit che amministrano la giustizia senza farsi ammaliare dallutile proprio (ricchezza), bens lasciandosi guidare dalla saggezza (cfr. Lettera 268). Concetti simili li espresse il Papa nellincontro milanese con le Autorit il 2 giugno affermando: A quanti vogliono collaborare al governo e allamministrazione pubblica, la ragione che muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non pu che essere la volont di dedicarvi al bene dei cittadini (cfr. Avvenire, Loc. cit. pag. 17). P. Lorenzo Fatichi O.P.

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LA SANTIT, CHIAMATA DI DIO (7)

el numero precedente ho presentato un brano di san Tommaso dAquino sulla vita eterna nella Gerusalemme celeste, brano che si concludeva cos: La vita eterna, infine, consiste nella gioiosa fraternit tra tutti i santi. una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perch ognuno ha i beni di tutti gli altri beati. Ognuno ama laltro come se stesso e perci gode del bene altrui come proprio. Cos il gaudio di uno beato tanto maggiore quanto pi grande la gioia di tutti gli altri beati. Alla luce di questa verit siamo tutti chiamati a riflettere sulla dimensione ecclesiale della santit, cio sullunit tra coloro che sono di Cristo. Ges stesso ha chiesto al Padre per noi lunit divina, come il desiderio pi desiderato (cf. Gv. 17, 21). La comunione dei santi vissuta nella pienezza, nella Gerusalemme celeste, ci invita, a noi che siamo ancora pellegrini, a prendere una migliore coscienza di detta verit, cos da poterla vivere sin da oggi, pur nellattuale condizione di viatori. Infatti, saremmo ben lontani dallavere una compiuta nozione della santit, se ci limitassimo a considerarla solo nellaspetto individuale. Per questo fondamentale fare riferimento alla natura escatologica della santit. Non dobbiamo infatti dimenticare che la partecipazione alla vita divina, che origine delle nostre aspirazioni escatologiche, ci

viene data da Dio, non come a individui isolati, ma come a persone che sono membra di un popolo, il popolo di Dio, come a membra del corpo di Cristo, che la Chiesa (cf. 1 Cor. 12, 12). vero che al fondamento c la persona, quale soggetto della chiamata di Dio e della risposta a Dio - cos che la persona, che con la sua libert di scelta d a Dio il suo personale s - ad incontrare faccia a faccia (1 Cor. 13, 12) il Signore e con lui unirsi. Ma non dobbiamo sottovalutare il fatto che, pur partecipando come singole persone - alla vita divina, la riceviamo quali membra del corpo di Cristo, cos che ciascuno di noi chiamato ad offrire il proprio contributo alla edificazione di detto corpo, che, unito al suo Capo, forma il Cristo totale. Infatti, se avvertiamo il desiderio di Dio che ci spinge verso la pienezza della vita in Cristo, a essere con lui; se avvertiamo il desiderio di Dio che ci spinge ad agire, a lavorare per ottenere la corona eterna (1 Cor. 9, 25), questo dovuto al fatto che partecipiamo alla vita della Chiesa, corpo di Cristo, vivificata dal suo Capo per mezzo del Santo Spirito. Se Cristo stesso ha bisogno degli uomini per arricchire e completare la perfezione della sua Chiesa, quanto pi ogni uomo, in virt della stessa legge metafisica derivante dalla limitazione di ogni essere individuale, ha bisogno degli altri per sviluppare ed integrare il suo essere.

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Essendo ogni uomo un essere limitato, necessariamente aperto alle possibilit di arricchimento, a vario livello, tramite i suoi contatti con le altre persone, e nella fattispecie con le membra della stessa comunit soprannaturale del corpo di Cristo, nella quale la intercomunicabilit comunione dei santi, essendo elevata nellordine della grazia santificante. in questordine che la diversit pur sempre nel solco della Verit viene intesa e vissuta, non come opposizione (come avviene in un regime di peccato), ma come complementariet. Ogni credente, dunque, che intende rispondere in pienezza alla sua vocazione battesimale nella Chiesa deve vivere nella carit i suoi rapporti con i fratelli nella fede per poter offrire al corpo di Cristo il massimo contributo. Dio stesso che, avendo cos creato luomo, vuole che egli riceva e dia; vuole che in questo scambio di beni con gli altri si arricchisca e si perfezioni; Dio stesso che, facendo leva sulla pi profonda necessit ed aspirazione della natura umana, cio lamore reciproco, fa s che diventi legge operante nellordine soprannaturale, che necessariamente eleva lordine naturale sul piano della vita nello Spirito (cf. Gv. 13, 35; Gv. 15, 12-17; Rm. 13, 8; Ef. 1, 15; Ef. 4, 2; Fil. 2, 1; Col. 2, 2; 1 Ts. 3, 12; 1 Ts. 4, 9; Eb. 13, 1; 2 Pt. 1, 5; 1 Gv. 3, 11. 16). Ed precisamente in questa verit che scopriamo la ragione del comandamento nuovo (cf. Gv. 13, 34; Gv. 15, 17), che Ges ha chiamato suo (cf. Gv. 15, 12), in forza del quale lo stesso a more di Dio si attua nella more del prossimo e, al tempo stesso, questultimo conduce ad unirci a Dio. da questa radice che scaturisce la fertile corrente di spiritualit e di pensiero teologico, che spinge coloro che sono di Cristo ad amarsi damore di carit, a sostenersi a vicenda comunicandosi ci che di bene ciascuno possiede, ad associarsi nella conoscenza di Cristo, ad unirsi nella sua glorificazione del Padre. In ogni Preghiera Eucaristica vi sempre, dopo la Consacrazione, unorazione epiclesi sul popolo nella quale la Chiesa, rivolgendosi al Padre, prega umilmente perch per la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo (di Cristo) (Preghiera Eucaristica II). In tal modo, Cristo prega nella Chiesa e la Chiesa in Lui nel chiedere al Padre lunit divina, ad immagine della Trinit (cf. Gv. 17, 21). Al termine della presente riflessione, mi piace ricordare e far notare al lettore la insistenza con la quale la nostra Santa - Caterina da Siena ci invita nelle sue lettere a lavorare per costruire lunit del corpo di Cristo nella reciproca fraterna carit: L. 14 - 34 41 58 61 62 - 77 79 82 93 - 95 - 97 108 118 140 153 161 164 - 168 171 - 175 184 - 187 189 191 207 211 217 219 225 250 253 285 286 - 292 293 - 294 - 295 303 - 311 318 - 337 339 362 371 - 373 377. P. Giuseppe Di Ciaccia O.P.

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LAMORE DI S. CATERINA PER LA CHIESA (8)

vere la pazienza e lumilt, da parte di chi deve governare, di ascoltare e di farsi aiutare e illuminare una delle luci emerse durante il Concilio Vaticano II, che ha rimesso in risalto lutilit delle conferenze episcopali, dei consigli pastorali, delle assemblee di ogni tipo che coadiuvino il S. Padre nel suo ministero apostolico a favore della Chiesa universale e che siano espressione della collegialit nel governo, della comunione voluta da Ges ed esemplare nella Chiesa apostolica. Caterina persegue questa direttiva per quella tipica preveggenza e modernit propria dei santi, che li rende anticipatori di ogni movimento rinnovatore e vivificatore nella Chiesa e per la Chiesa. Perch il loro sguardo interiore perfettamente limpido, non offuscato da egoismi, da interessi piccini, da timori sbagliati o da calcoli momentanei. Stimolare il papa, perch non si stanchi della sua opera di risanamento dei costumi ecclesiastici a motivo delle incomprensioni, delle ribellioni, delle minacce ricevute, e insieme moderarlo affinch il suo agire sia prudente, opportuno e illuminato, la difficile arte di Caterina, quellarte rara di trovare il giusto equilibrio nelle cose, che frutto di saggezza. Ma anche di autentico zelo e di amore appassionato per quegli stessi che sono nel peccato e che vanno ripresi e corretti. Che questi sentimenti animassero tutto lagire della Santa ce lo rivela la lettera ai Cardinali italiani, che avevano aderito al-

lo scisma: Oim, non pi cos, per amore di Dio! Pigliate lo scampo di umiliarvi sotto la potente mano di Dio e allobbedienza del Vicario suo, mentre ne avete il tempo, perch passato il tempo non vi pi rimedio. Vi prego che non vi attardiate pi nel ricalcitrare al rimorso di coscienza, che continuamente so che vi percuote. E non vi vinca tanto la confusione della mente per il male che avete fatto, al punto da abbandonare la vostra salvezza per tedio e disperazione, parendovi quasi che non vi possiate porre rimedio io desidero con grandissimo desiderio di vedervi levati dalle tenebre e uniti con la luce Tornate, tornate e non aspettate la verga della giustizia, perch dalle mani di Dio non possiamo uscire ma io voglio obbligarmi di portarvi dinanzi a Dio con lacrime e continue orazioni e portarne insieme con voi la penitenza, purch vogliate tornare al padre Oim fratelli dolci non fate pi resistenza alle lacrime e ai sudori che i servi di Dio gettano per voi, che dal capo ai piedi ve ne lavereste Non vi sembri duro che io vi punga con le parole, perch lamore della vostra salvezza mi ha fatto scrivere tanto piena di dolore e di tristezza la mia anima nel vedere tanta cecit in coloro che sono posti come lume io provo grande amarezza, vi prego per amore di quel prezioso sangue sparso con tanto fuoco damore per voi, che diate refrigerio alla mia anima, che cerca la vostra salvezza (Lett. 310). Caterina confonde se stessa nei servi

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di Dio che gettano sudori e lacrime a non finire. Sembra che a tanto soffrire nessuno avrebbe dovuto resistere, ma purtroppo lamor proprio acceca lanima e non le lascia vedere se la fonte da cui parte il rimprovero sia la carit e la compassione, n le permette di percepire le proprie responsabilit, n di avere il timore delle conseguenze nefaste del peccato, eppure, per quanto i cardinali potessero essere ciechi, Caterina li aveva messi con le spalle al muro, presentando loro i loro falli con tale chiarezza, come se potessero vederli allo specchio, senza lasciar loro lo scampo di fingere a se stessi una qualsiasi scusa o attenuante al loro agire: () come superbi non poteste sostenere non solamente la correzione di fatto attualmente, ma la parola aspra reprensibile vi fece levare il capo ch prima che Cristo in terra vi cominciasse a mordere, voi il confessaste e riveriste come vicario di Cristo, chegli (id.). La Santa non lascia intentata alcuna via e cerca di far leva sullamore di patria, sul senso di appartenenza ad una stessa terra, ad uno stesso popolo: Pure, naturalmente parlando Cristo in terra italiano e voi italiani non vi poteva muovere la passione della patria come gli oltramontani, cagione per cui non ci vedo che lamore proprio (id.). Purtroppo tutto fu inutile. Anche la regina Giovanna di Napoli, che Caterina avrebbe voluto visitare di persona, disposta anche al martirio per questo, a nulla valsero tanta amorosa sollecitudine, le preghiere, le esortazioni, le lacrime: Dolcissima madre le aveva scritto la Santa per lamore di Cristo crocifisso siate a me dolce e non amara non giacete pi nella morte dellanima rispondete a Dio che vi chiama non spreger Dio tante orazioni e lacrime, quante ne hanno gettate e gettano i servi di Dio per la vostra salvezza (Lett. 362) Poich vi amo, mi dolgo del cattivo stato dell anima vostra e del corpo. Volentieri vorrei porci la vita per rimediare mi scoppia il cuore e non mi pu scoppiare dal timore che io ho che il demonio offuschi il vostro intelletto siate pietosa a voi stessa (Lett. 348). Altre lettere appassionate la Santa invia al re di Francia e al re dUngheria. Al primo, che propendeva per gli scismatici, ha lardire di scrivere: Abbiate compassione di tante anime, quante ne mettete nelle mani del demonio perdonatemi se vi ho gravato troppo di parole, mi costringe a questo lamore della vostra salvezza (Lett. 350). Ludovico il Grande dUngheria sollecitato dalla Santa a venire con il suo esercito in aiuto del Papa, ella per non ignora il pericolo di una distorsione politica di questa crociata, temendo che egli possa approfittarne per combattere Venezia, sua rivale. Perci gli scrive: Il dolce e amoroso Ges vuole che consideriate come nemici soltanto i principali nemici della Chiesa con tutti gli altri nemici dovete fare pace perch non siate privato dellaffetto della carit (Lett. 357). Giudicando i risultati soltanto dagli avvenimenti esterni, la missione di Caterina pu apparire un vero e proprio fallimento, ma Colui che conduce la storia, rispettando la libera volont delluomo, non certo sordo alle preghiere di Caterina e tiene

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conto del suo soffrire. A Lui in ultima istanza si appella Caterina, non invano; infatti la risposta di Ges carica di promesse e soprannaturali speranze. Ce ne parla Caterina stessa nell ultima sua lettera al suo Confessore: (...) scritto che ebbi a Cristo in terra non ebbe modo di scrivere pi, tante furono le pene che crebbero al mio corpo, e stando un poco, cominci il terrore dei demoni al punto che mi facevano stordire, come arrabbiati contro di me, come se io, verme, fossi stata la causa per cui veniva tolto loro di mano quanto avevano posseduto per lungo tempo nella santa Chiesa. E tanto era il terrore con la pena corporale, che volevo fuggire dallo studio e andarmene in cappella e non potendo stare mi appoggiai al mio figliolo Barduccio. Ma subito fui gettata a terra ed essendo gettata, mi parve che lanima fosse partita dal corpo stando cos per grandissimo spazio, tanto che la famiglia mi piangeva come morta e rimase tanto il dolore nel cuore, che ancora ce lho. Ogni diletto, ogni refrigerio e ogni cibo mi fu tolto. Ed essendo portata nel luogo di sopra, la camera pareva piena di demoni cominciarono a dare unaltra battaglia passarono due notti e due giorni con queste tempeste, anche se la mente e il desiderio non ricevevano nessuna lesione, ma il corpo pareva quasi venuto meno (Lett. 373). Caterina conosce ci che avviene intorno a lei, gli avvenimenti tragici di quei giorni, che le aggiungono nuovo dolore a quello gi tanto acuto per lo scisma: il popolo romano assale inferocito il Vaticano per uccidere Urbano VI. Il Pontefice si fa trovare seduto sul trono, vestito degli abito pontificali, con il petto scoperto che si offre ai pugnali. I pi fanatici retrocedono, la folla cade in ginocchio. Pare un fatto miracoloso, attribuibile al coraggio del papa, o forse a quel giusto timore e rispetto del sacro, che rimane nel fondo di una persona, anche quando sembra inferocita. Solo Caterina sa fino in fondo quali sono i risvolti dellavvenimento, lei che non sembra affatto direttamente coinvolta in simile circostanza. Ne d un cenno fugace al B. Raimondo: Il d della purificazione di Maria volli udire la Messa. Allora si rinfrescarono tutti i misteri e Dio mostrava il grande bisogno che cera, come poi fu manifesto, perch Roma stata per rivoltarsi, sparlando miseramente e con molta irriverenza (id.). La Santa messa a parte in anteprima dal Signore su ci che dovr accadere, affinch con le sue suppliche ponga rimedio a tanti mali ed ai castighi incombenti sul popolo romano irriverente: Ma Dio ha posto lunguento sui loro cuori, e credo che la cosa avr buon termine. Allora Dio mi impose questa obbedienza, da fare in tutto il tempo della santa quaresima fare celebrare dinanzi a li con questa sola intenzione, cio per la santa Chiesa e che io ogni mattina allaurora udissi una messa, cosa che sapete per me impossibile (per le disastrose condizioni fisiche), ma per obbedirgli tutto possibile: () Quando lora terza e io mi levo dalla messa, voi vedreste una morta andare a S. Pietro, ed entro di nuovo a lavorare nella navicella della santa Chiesa. Resto cos l fino allora del vespro, e non vorrei uscire da quel luogo n giorno, n notte finch non veda questo popolo un po riconciliato con il loro padre. Questo

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corpo sta senza alcun cibo, perfino senza una goccia dacqua, con tanti dolci tormenti corporali, quanti io mai ebbi in nessun tempo, tanto che la mia vita attaccata ad un filo. Non so che cosa la divina volont vorr fare di me, ma per quel che io sento mi pare che questo tempo debba confermarlo con un nuovo martirio nella dolcezza della mia anima: la santa Chiesa (id.). Questa morta che va ogni giorno a S. Pietro, vivendo gi del presentimento della sua fine e attingendo gioiosamente forza da questo per sopportare il martirio in cui si consuma e distilla la sua vita, terribilmente potente presso il trono dellAltissimo. Il B. Raimondo nella Legenda Maior ci apre uno squarcio su questa ininterrotta tormentata supplica di Caterina dallora terza fino al vespro, su quel suo lavorare nella navicella della santa Chiesa, come dice lei stessa: () mentre pregava, vide in spirito tutta la citt in preda ai demoni, i quali aizzavano il popolo a commettere il parricidio, e, furenti, se la prendevano con lei gridandole: Maledetta, tu fai di tutto per ostacolarci, ma noi ti faremo morire di una morte orrenda Lei non ci badava e continuava a pregare fervorosamente una volta il Signore le rispose: Lascia che questo popolo cada in tale scelleratezza, affinch dopo, facendo vendetta dellenorme delitto, io lo distrugga. La mia giustizia esige che non sopporti pi le sue iniquit Nonostante ci la vergine continuava a pregare fervorosamente Se me ne ricordo bene, Caterina sostenne questa contesa per pi giorni e pi notti con grande fatica e abbattimento del duo debole corpo: lei ostinata a chiedere, il Signore a parlare di giustizia e i demoni ad assediarla con grida Finalmente in questo difficile contrasto, sopportato con indicibile pena, la vergine vinse e ottenne ci che voleva Difatti a poco a poco da quel momento il tumulto del popolo si quiet, finch si spense del tutto (Vita,1. III,c.II). Caterina vince, ma a costo della sua vita, noi non sappiamo, non sapremo mai, se il grave scisma, prodottosi nella Chiesa sotto Urbano VI sia cessato alcuni decenni dopo la morte di Caterina senza conseguenze catastrofiche grazie anche alle sue preghiere e allofferta della sua vita. Sta di fatto che si tratta di un caso senza precedenti e che proprio a lei, dopo che il Signore per richiesta della Santa, aveva premuto il suo cuore sulla Chiesa, aveva promesso tempi migliori e la riforma dei costumi tanto agognata (cfr. Lett. 371). Tutto ci che Caterina ha compiuto a favore del corpo mistico di Cristo, la assimila sempre pi perfettamente al Cristo paziente, Parola fatta supplica di perdono sul legno della croce, onnipotenza redentiva inchiodata, salvezza donata nel tormento. Come lagnello immacolato, Caterina mangia il cibo delle anime esclusivamente sulla croce, e quellannientamento di ogni umana operazione diventa azione redentrice pi feconda di qualsiasi miracolo. Anche per la sposa fedele di Cristo, Caterina, il momento della suprema testimonianza di amore per la dolcezza dellanima sua: la santa Chiesa, si conclude con il martirio del corpo e dellanima, sublime impotenza ricca di fecondit. E il chicco caduto in terra non cessa da secoli di produrre il suo dolce frutto abbondante. Gabriella Anodal

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Centro Internazionale Studi Cateriniani - Roma PUBBLICATI DUE NUOVI QUADERNI

ono usciti due libri editi dalla casa editrice Nerbini di Firenze per conto del Centro Internazionale di Studi Cateriniani di Roma. Sono due testi che ci parlano di Santa Caterina da Siena, illustrandone la sua modernit e attualit. Il primo si intitola: La donna negli scritti cateriniani dagli stereotipi del tempo allinfaticabile cura della vita. La grande fede di Caterina fu per lei uno strumento che le fece superare le difficolt che una donna del suo tempo trovava nella societ dellepoca. Il volume contiene saggi di autorevoli studiosi sia della Santa senese, che dellepoca in cui lei vissuta. Alla prefazione della professoressa Diega Giunta, Presidente del Centro Studi si aggiungono saggi del professor Francesco Sisinni che analizza il ruolo della donna nel Trecento, di Adriana Valerio che affronta il tema del ruolo pubblico delle mistiche italiane fino al concilio di Trento; di Alessandra Bartolomei Romagnoli, insignita del diploma di Caterinato donore a Siena, durante i lavori del convegno dellottobre scorso dal titolo Virgo digna coelo, che ha trattato il tema della maternit come gestazione in Santa Caterina da Siena; mentre Maria Grazia Bianco ha parlato di due donne Luigia Tincani e Adriana Oddasso Cartotti che nel Novecento, hanno rivissuto la spiritualit e lazione apostolica di Caterina. Sofia Boesh Gajano ha trattato il ruolo svolto da Giuliana Cavallini e il grande contributo che ella

ha dato agli studi cateriniani. Rita Fresu affronta invece la questione femminile attraverso la lingua degli scritti di Santa Caterina, soffermandosi sul problema del gender (genere) nei testi antichi. Laura Provera, da volontaria della Croce Rossa affronta il problema della difesa della vita nel contesto di una societ violenta, mettendo in risalto come Caterina, proclamata protettrice delle infermiere volontarie nel 1943 da Pio XII, ricalchi appieno gli impegni che una crocerossina prende e cio: Ama, Conforta, Lavora, Salva. Antonio Volpato tratta del rapporto tra il pellegrinaggio in Terrasanta, il santo passaggio e le donne. Il libro si conclude con un saggio dellOrdinario

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Militare, monsignor Vincenzo Pelvi sul sacerdozio ministeriale negli scritti di Santa Caterina da Siena, argomento che offre un altro saggio di riflessione di Diega Giunta. Il libro associa il rigore scientifico alla facilit di lettura. Laltro libro, un po pi per addetti ai lavori, sempre edito da Nerbini, ha come titolo: Il servizio dottrinale di Caterina da Siena, anchesso a cura del Centro Internazionale di Studi Caterinani con il contributo del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali. Questo volume, ospita alcuni testi in lingua originale dei vari autori dei saggi, ed un invito rivolto da teologi domenicani di vari Paesi e di diversa esperienza, ad attingere da Caterina da Siena una rinnovata ispirazione a servizio della verit che Cristo. Il volume inizia con la prefazione del cardinale francese Georges Cottier per poi proseguire con Gilles Berceville con il suo saggio in francese dal titolo: La proclamation de Sainte Catherine Docteur de lEglise: une approche de thologie historique; Thomas Mc Dermott, domenicano e caterinato, invece tratta il tema: Catherine of Siena: Doctor of Communion. Pedro Fernandes Rodriguez affronta lantropologia cristiana en Santa Catalina de Sena. Il saggio in italiano a cura di Padre Bernardino Prella ed ha per titolo: Il mistero della giustizia misericordiosa di Dio. Riflessioni su testi di San Tommaso dAquino e Santa Caterina da Siena; Roger Houngbdji titola il suo saggio: Sainte Catherine de Sienne, modle de lcoute dans loeuvre de justice et de paix ed infine Carlos Josaphat Pinto de Oliveira affronta il tema dellemancipazione femminile con: Santa Catarina de Sena. Contemplaao apostolica e emancipaao da mulher. Il libro contiene anche alcuni documenti importanti sul dottorato cateriniano. Due testi di Paolo VI: Santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa e la lettera apostolica Mirabilis in ecclesia Deus. Uno di Giovanni Paolo II: Nel XXV anniversario del Dottorato si S. Caterina da Siena. Lettera a mons. Gaetano Bonicelli, Arcivescovo di Siena e un saggio di Giuliana Cavallini nel XXV anniversario del riconoscimento a S. Caterina da Siena del titolo di Dottore della Chiesa universale. Franca Piccini

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Cronaca

LE SCALE DEL CIELO

arte sempre stata un dono di Dio alluomo, anche se a malincuore, bisogna ammettere che troppe volte stata ottenebrata. Loccasione di questa innovativa mostra cateriniana a Praga, allIstituto di Cultura Italiana, che ha come tema le scale del cielo ;vuole essere un modo altro, dellarchitetto e artista Giovanni Mezzedimi, di mostrare che anche questa fatica mediante video e foto, un atto damore, un sacrificio personale, fatto sotto lispirazione di Santa Caterina da Siena Patrona dItalia e dEuropa. Gli scatti fotografici, realizzati da Mezzedimi, sono una incantevole trasposizione poetica della salita di un andare verso. I piedi nudi che sintravedono nelle immagini, rivelano e nello stesso tempo

nascondono, che si sale in alto attraverso le prove della vita, scevri di non senso, ma sicuri di andare in una direzione e con un significato. Il bordone della S.S. croce, sul quale dobbiamo sempre poggiare la nostra vita; di cui parla S. Caterina nelle sue innumerevoli lettere, qui mirabilmente trasfigurato con una modalit insolita su materiale di resina trasparente, permettendo cos di trasformarsi in specchio, raggio,ferita di luce abbraccio, ponte. La salita dei gradi di perfezione, con la croce, atterrisce in chi guarda. La croce ha il forte potere di fermare, crea sgomento, fa spazio, interroga, stupisce ancora, soprattutto in chi ignaro di quanto stia accadendo intorno a s, percorre il proprio cammino, senza lasciare per mai indifferenti. Se Dag Hammarskjold, sosteneva che: il viaggio pi lungo il viaggio interiore Giovanni Mezzedimi, con il suo cortometraggio ha realizzato in modo davvero singolare questo viaggio ascensionale, mirabile, sublime. Questo andare, salire, pellegrinare, questa elevazione data da un appassionata distanza da percorrere quasi come una danza e in questa alata attrazione, diventare un unicum con la croce, che diviene specchio, raggio, luce che permette di arrivare fino alla meta: il cielo. Se vero, come stato scritto: che una delle malattie pi gravi del mondo contemporaneo lo sfaldamento dellidentit personale; la domanda dobbligo : La grande arte, e in particolar modo il buon cinema, pu aiutare a

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Cronaca
ceva: larchitetto Mezzedimi, ha scoperto un interesse forte e appassionato per la fotografia e le arti. Arti, al plurale, perch Mezzedimi produce opere nelle quali trovano espressione almeno tre delle diverse pratiche a cui si dedicato. Fotografia, videoregistrazioni e produzione di installazioni artistiche. Grazie a tutto ci lintento dellartista in questa mostra quello di veicolare attraverso le immagini, idee, valori che facciano affiorare in chi guarda, riflessioni fondamentali, spingendoli a percorrere un cammino interiore, una sorta di sacro pellegrinaggio del cuore, in una continua ricerca pi profonda dellio. Nel fondo del cuore in quello spazio dove si cela Dio. Riscoprire le comuni radici cristiane dEuropa anche attraverso le arti di Mezzedimi sicuramente una via da intraprendere con passo grato, perch permette di accostare tanti giovani alla figura di Santa Caterina per mezzo della videoarte. Le scale del cielo, con Santa Caterina portano la croce e conducono alla croce. Una croce viva, trasfigurata dalleterna luce Divina. S, diceva Giovanni Paolo II: la croce la radice della dignit delluomo, la croce alla radice della dignit delluomo. Di questa dignit abbiamo tutti bisogno per intraprendere a nostra volta il cammino di perfezione cristiana, sullesempio di santa Caterina da Siena. P. Alfredo Scarciglia O.P. Priore del Convento di San Domenico di Siena e Assistente Ecclesiastico dellAss. Internazionale dei Caterinati.

contrastare la polverizzazione dellio ? quanto mai innegabile che larte pu far molto nel contrastare tutto ci. A Santa Caterina attribuita a tal proposito questa raccomandazione fatta al suo caro discepolo, il pittore Andrea Vanni: Io ti raccomando di perseverare nel bene e di non abbandonare i pennelli, purch essi siano sempre in cerca del divino volto di Ges e dei colori dello Spirito. Questo ti dico perch nessuno meglio di me pu sapere come io bevetti la prima verit dalla luce dellarte. Ora, doveroso da parte mia citare la grande figura del noto semiologo il Professore, lamico, Omar Calabrese, prematuramente scomparso, al quale comunque va la mia gratitudine per avermi coinvolto anche in questo viaggio. Di-

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LE SCALE DEL CIELO NELLA MOSTRA DI PRAGA
e scale del cielo il titolo dellintervento tenuto da padre Alfredo Scarciglia O.P., priore del convento di San Domenico di Siena ed assistente ecclesiastico dellAssociazione Internazionale dei Caterinati, in occasione dellinaugurazione della mostra cateriniana che si aperta a Praga nel giugno scorso e che ha visto lallestimento di scatti fotografici e la produzione di un video realizzato dallarchitetto senese Giovanni Mezzedimi. Allinaugurazione seguita una celebrazione eucaristica presieduta dal nostro P. Alfredo, dopo stato ricevuto dal cardinale Domenico Duka, arcivescovo domenicano di Praga. Mezzedimi ha filmato lattrice Paola Lambardi, che interpreta Santa Caterina con in mano una croce trasparente, a Siena, mentre sale la scalinata che porta da piazza San Giovanni alla Cattedrale, proprio quella scalinata dove si racconta che Caterina fu tentata dal diavolo e che lei lo respinse mostrandogli il crocifisso. Da questo video sono state tratte le foto esposte nella capitale ceca, presso lIstituto Italiano di Cultura di Praga. Si tratta di foto emulsionate con un materiale particolare che le rende visibili da ambo i lati, tecnica che Mezzedimi ha usato anche per altri scatti, fatti su persone che si trovano nei vari luoghi delle citt, come la metropolitana od altro. Il percorso che ci propone Mezzedimi con

il suo video e le sue foto, con Caterina che sale la scalinata del Duomo, vuol rappresentare il cammino delluomo verso il cielo, ma la cosa importante quella di essere muniti della croce, perch ci accompagni e ci sia di sostegno durante il nostro pellegrinaggio terreno. Il video non accompagnato da parole e nemmeno da sottofondo musicale, lo spettatore coglie il messaggio che il video gli propone senza mediazioni di testo o di musica, tipico questo della videoarte, strumento che oggi avvicina molti giovani. L11 ottobre iniziato lanno della fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con la Lettera Apostolica Porta Fidei, e tutti noi cristiani saremo chiamati ad interrogarci sulla nostra fede. Il territorio diocesano senese pieno di esempi di santi e beati che ci possono parlare con il loro esempio di vita. Paolo VI diceva che la nostra societ ha pi bisogno di testimoni che di maestri e noi senesi siamo fortunati, perch le nostre radici cristiane sono piene di uomini e donne che ci hanno lasciato grandi messaggi. Caterina una di queste persone che ancora oggi ha molto da insegnarci. La sua vita di laica, vissuta sempre con la croce in mano, come su una scalinata in salita, alla ricerca di quella perfezione che si identifica con lesempio del Cristo ponte, dove attraverso i tre scalini: i piedi, il costato e la bocca, ci accompagna verso la perfezione, cio

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verso il cielo. Il cielo, che la visione di quell arcana Dei di cui Caterina parla a Raimondo da Capua, quando gli racconta dei suoi colloqui con lEterno Padre. Egli le rivela le verit eterne e premia la grande fede di Caterina mostrandole la bellezza del paradiso, e lei dice a Raimondo che non ci sono parole umane per descrivere tanta bellezza. NellAnno della fede Caterina sar per noi una guida sicura attraverso le irte scale del cammino terreno e che portano al cielo. Nel catechismo della Chiesa cattolica al capoverso 163 si legge: La fede inizio della vita eterna. La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinaggio quaggi. Allora vedremo Dio a faccia a faccia (1 Cor. 13,12) cos come Egli . La fede, quindi, gi linizio della vita eterna. Franca Piccini

Ricordo del Cardinale Martini


Nella primavera del 1999, a nome dellArcivescovo di Milano il Cardinale Carlo Maria Martini, fu chiesto a P. Alfredo Scarciglia di accogliere i preti giovani della diocesi di Milano, per parlare loro di Santa Caterina da Siena. Fu in quelloccasione che P. Alfredo ebbe modo di incontrare il cardinale nella cripta di San Domenico. Dopo la preghiera comunitaria, P. Alfredo parl a tutti i presenti della Santa di Fontebranda e del suo amore per i sacerdoti e per la Chiesa. Nelloccasione il Cardinale Martini fece dono a P. Alfredo di questa lettera che si trova nellintroduzione del libretto: Santa Caterina dialoga con Dio Padre misericordioso edito da Cantagalli. Da quellanno quei preti che vennero col Cardinale, ritornano con gruppi di giovani delle varie parrocchie e P. Alfredo continua a parlare loro di Caterina.

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LE OPERE DI CATERINA TRADOTTE IN TEDESCO
Padre Alfredo Scarciglia OP intervista Padre Werner Schmid, editore delledizione in lingua tedesca di tutte le opere di Santa Caterina da Siena Lei fa parte della Comunit di San Giuseppe, una comunit sacerdotale con sede a Kleinhain presso Vienna, eretta nel 1995 dal Vescovo della Diocesi di San Plten. Dalla fine del 1999 ha avviato la pubblicazione delle opere di Santa Caterina da Siena in lingua tedesca nelledizione propria della comunit San Giuseppe. A che stadio questo progetto? Dei 12 volumi previsti, finora sono stati pubblicati otto volumi. Mancano ancora due volumi di Lettere, il Dialogo e le Preghiere. Perch proprio le opere di Santa Caterina? risaputo che Santa Caterina da Siena emana un fascino al quale difficile sottrarsi. Il primo incontro con i suoi scritti risale agli anni 70 e lo devo al mio professore di dogmatica di allora a Salisburgo, Prof. Ferdinand Holbck. Dopo che nel 1970 Santa Caterina da Siena fu proclamata dottore della Chiesa, egli aveva iniziato a tradurre le Lettere della Santa destinate al clero e nel contempo a caratterizzare e ad apprezzare ognuno dei sacerdoti destinatari. Quando Papa Giovanni Paolo II nomin Santa Caterina Patrona dEuropa e il Prof. Holbck mi trasmise il suo manoscritto su Santa Caterina con tutti i documenti connessi, ho interpretato queste circostanze come un invito a continuare ci che lui aveva iniziato. Ed nata lidea di unampia edizione integrale in 12 volumi? S. Mi ero gi occupato di Santa Caterina durante i miei studi di teologia ed era evidentemente giunto il momento di disseppellire questo tesoro in tutta la sua interezza. Ma non esistevano gi delle traduzioni? Certamente. Per soltanto di alcuni stralci dei suoi scritti: delle Lettere esiste soltanto una piccola scelta, del Dialogo una versione abbreviata e le Preghiere sono esaurite. Non vi sarebbe alcun interesse per unedizione completa, mi diceva un famoso rappresentante dellordine domenicano in Austria: Chi legge oggi ancora qualcosa del genere? Ma io la penso diversamente. Ossia? Da allora evidentemente molte cose sono cambiate nella vita della societ e della Chiesa, ma le domande fondamentali sono rimaste le stesse. E a queste Caterina, ispirata dallo Spirito Santo, ha dato risposte sempre attuali, come ripetutamente rilevato dai Papi. Non a caso stata dichia-

P. Werner Schmid e P. A. Scarciglia O. P.

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continuo ad essere assistito da collaboratori, benefattori e confratelli che condividono con me il progetto e lo sostengono. Non vanno ovviamente dimenticate le due traduttrici che vivono in Italia, il traduttore dei testi latini e in particolare la Professoressa Suzanne Noffke OP, che mi offre la sua consulenza da oltre dieci anni e senza laiuto della quale questa edizione non avrebbe visto la luce. Non da ultimo ricordo anche la stessa Santa Caterina di cui percepiamo la mano invisibile fin dallinizio. Per quanto riguarda la menzionata traduzione dei testi latini, i previsti 12 volumi comprendono anche la Legenda Maior di Raimondo di Capua, il Supplementum di Tommaso Caffarini e il Processo Castellano, nonch la Legenda Minor. Ci pu spiegare il motivo? Durante lelaborazione dei singoli volumi mi sono reso conto che la conoscenza delle fonti biografiche latine indispensabile per una miglior comprensione degli scritti cateriniani. Per questo motivo maturata quasi subito lidea di includere una traduzione di questi testi nellopera completa. Vogliamo cos fornire un ulteriore aiuto agli interessati (soprattutto studenti) di Caterina. Per queste traduzioni dal latino ho potuto per fortuna far capo al Prof. Dr. Josef Schwarzbauer che in precedenza aveva gi contribuito alla traduzione delledizione completa tedesca / latina delle opere di San Bernardo. Effettivamente limportanza di queste fonti stata spesso sottovalutata. Potrebbe spiegarci ancora meglio perch sono cos importanti? Perch contengono affermazioni di testimoni oculari che non possono essere ignorate da chi vuole occuparsi seriamen-

rata Dottore della Chiesa e Patrona dEuropa. Questo non soltanto come onorificenza postuma di uneminente personalit. Tale riconoscimento veicola, infatti, anche un importante messaggio. E quale sarebbe? La Chiesa vuole farci conoscere la dottrina di questa Santa affinch la facciamo nostra. Ma per questo necessario che sia accessibile mediante, appunto, traduzioni complete. Questa la ragione vera e propria per la quale ho avviato la pubblicazione che nessun altro intendeva mettere in cantiere (n i domenicani n case editrici famose). Cos ledizione completa dipende soltanto da Lei, dalliniziativa e dallagire di una persona sola? Se facciamo astrazione dallaiuto divino, sempre necessario, s! Ma sono stato e

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te di Caterina. Oltre alla Legenda di Raimondo vi senza dubbio la fonte pi importante, il cosiddetto Processo Castellano. Questa raccolta di testimonianze voluta dal Vescovo di Castello (Venezia) costitu la base fondamentale per la canonizzazione di Caterina. Tutte le biografie moderne vi hanno attinto le loro informazioni. Inoltre, i racconti dei suoi ex-allievi sono anche edificanti per il lettore. Si pensi, per esempio, al racconto di Francesco Malavolti sulla propria conversione e la propria esperienza a Rocca dOrcia o a ci che Stefano Maconi narra del soggiorno ad Avignone o ancora alla cronaca di Bartolomeo da Ravenna della visita di Caterina a Gorgona; Bartolomeo Dominici, che ha accompagnato Caterina per anni, riporta molti dettagli; si deve anche sottolineare la testimonianza quasi appassionata del giovane monaco Simone da Cortona che cercava gelosamente la presenza materna di Caterina, o il vivo ricordo del cittadino senese Pietro di Giovanni Ventura che fin dallinizio ha fatto parte della sua cerchia di allievi e non da ultimo, ovviamente, lampia testimonianza di Tommaso Caffarini. Tutte queste testimonianze ci danno un ritratto della vita e dellopera di Caterina presentandoci nel contempo la sua personalit in maniera ancora pi immediata e viva. E il Supplementum? Anche questopera una vera fonte inesauribile. Nei primi sei capitoli contiene infatti per lo pi annotazioni del primo confessore di Caterina, il domenicano Tommaso della Fonte, durante gli anni delladolescenza di Caterina fino al momento in cui Raimondo diventa il suo confessore. E la parte finale del Supplementum contiene una serie di importanti notizie biografiche concernenti singole persone della cerchia degli allievi di Caterina, in particolare lo stesso Tommaso Caffarini. I singoli volumi sono inoltre corredati di unintroduzione, di una descrizione dei singoli destinatari, di note, di spiegazioni storiche e di numerose immagini a colori. Laspetto generale inoltre assai gradevole. Un aspetto gradevole non guasta mai. Per quanto riguarda lintroduzione e le note, la conoscenza approfondita della situazione storica nella quale si svolta lattivit politico-ecclesiastica di Caterina (conflitto tra Papa Gregorio XI e Firenze, lo scisma) fornisce di fatto le basi per una migliore comprensione delle sue Lettere. A tal fine servono del resto anche le numerose foto a colori dei luoghi dove Caterina ha soggiornato e dove hanno preso forma le sue Lettere. Mi stupisce

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pone un un cibo leggero o un percorso facile, ma punta direttamente al cuore dellannuncio salvifico. Non offre latte per bambini, ma cibo solido. Chi si d la briga di gustarlo si rende subito conto che sotto questa dura scorza si nasconde il dolce midollo dellamore divino. Ci sono gi state reazioni alle pubblicazioni? Siamo grati per quanto abbiamo finora conseguito. Manca per una reazione da parte domenicana: si potrebbe pensare che linteresse per la grande Santa del proprio Ordine nonch Dottore della Chiesa non sia particolarmente grande. Ma anche lo stesso Cristo stato percepito diversamente a seconda delle epoche. Forse succede la stessa cosa con Caterina. La visione delluomo come creatura dellamore, la posizione verso la Chiesa e il Papa, la comprensione della pazienza e dellobbedienza, la focalizzazione sul Cristo crocifisso e sul suo sacrificio di espiazione per Amore nonch lattenzione riservata al Sangue preziosissimo di Cristo sono tutti aspetti che attualmente non vanno di moda. Ma questo pu cambiare. Caterina abbastanza ricca da poter essere riscoperta anche dalla propria famiglia religiosa. Se ledizione completa tedesca fornisse anche soltanto un piccolo aiuto in tal senso, allora lo sforzo non sar stato vano. Ma anche se non sar il caso, sar comunque stato innanzitutto un servizio alla Santa Chiesa (per la quale Caterina morta) e un riconoscente omaggio alla grande Santa di Siena. I testi sopra riportati sono reperibili presso il Book Shop-San Domenico: Tel. 0577286848 www.basilicacateriniana.com e-mail: info@basilicacateriniana.com

che la maggior parte delle edizioni delle Lettere vi rinunciano nonostante che Caterina stessa abbia sperimentato il potere delle immagini e utilizzato un linguaggio densamente figurativo. Ecco perch negli anni scorsi abbiamo visitato tutti i luoghi significativi per Caterina traendone un documentario (dal titolo Caterina da Siena sulle orme di una grande donna ottenibile su DVD e Blu-ray ). In tal modo il successo della sua diffusione dovrebbe essere garantito. Per quanto riguarda il successo, finora abbiamo venduto pi di 2500 volumi. Anche se non molto, tuttavia incoraggiante. Pur senza gridare, Caterina conquista le persone in maniera decisa e ostinata. Ci vuole pazienza, poich laccesso ai suoi scritti non immediato. Caterina non pro-

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SALVATE CATERINA DALLA TV FRANCESE

oveva capitarle anche questa! Essere messa in scena come una sorta di fanatica terrorista batteriologica dedita a dimostrare che la peste un giusto flagello di Dio che si abbatte su Avignone e dintorni a punizione dello scisma messo in atto da Clemente VII e della sua guerra senza esclusioni di colpi contro papa Urbano VI, il solo agli occhi di lei legittimo erede di Pietro. Santa Caterina da Siena ancora al centro di furiose polemiche: questa volta sono scoppiate in terra di Francia. A scatenare il putiferio e le irate proteste dei cattolici, capeggiati dal portavoce dei vescovi Bernard Podvin, stata una delle otto puntate di una fiction mandata in onda il 4 luglio dallemittente pubblica France2: Inquisitio di Nicolas Cuche. Il quale ha avuto la brillante idea di ambientare ai tempi del Grande Scisma la feroce lotta tra uno spietato Inquisitore, il fanatico Barnal, agli ordini del pontefice e i perseguitati in nome della fede: in particolare la comunit ebraica di Carpentras. Eroe positivo e quasi illuminista ante litteram un medico, Samuel di Napoli, che cerca di far valere le ragioni della scienza. I toni prescelti dal regista appartengono al pi crudo repertorio del noir che oggi va di moda. In mezzo a tanta violenza e grottesche trovate la povera Caterina fa la figura di unintollerante sostenitrice di una crociata di preghiera, che interpreta la strage provocata dal morbo come un segno divino da asse-

condare. Per quanto legittima sia da considerare la reinvenzione fantastica della storia, Cuche sembra davvero aver oltrepassato ogni limite. Senza indulgere a censure o anatemi, sar il caso che si trovi il modo di rettificare seriamente quanto mostrato con grossolana superficialit. Caterina non pu esercitare in prima persona un sacrosanto diritto di replica. Sar doveroso far presente, allora, che il suo soggiorno avignonese dal 18 giugno alla seconda met del settembre 1376 non ha niente a che fare col tragico bailamme immaginato in salsa televisiva dal regista. Sia andata nella citt di Provenza, con la sua ristretta famigliola di devoti seguaci, come diplomatica preoccupata di ristabilire buoni rapporti tra il papato e gli Otto Santi di Firenze in guerra o pi esplicitamente per implorare il ritorno a Roma davanti al titubante Gregorio XI, sta di fatto che le sue giornate trascorsero nellombra e con lassillo di impetrare una decisione vanamente attesa da tempo. Non si capisce perch si debbano falsificare gli avvenimenti, pure nella loro cronologia, in maniera tanto disinvolta. Non oso pensare che si tratti del rilancio di una caricatura in chiave anticlericale del ruolo della ribelle ragazza di Fontebranda. Che gli appestati soccorse in un leggendario slancio di piet a rischio della propria esistenza. Ora nelle ambigue vesti della fascinosa Anne Brochet finisce per assumere tratti stregoneschi. In vita fu quali-

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ficata come profetessa e anche il papa consider la sua parola o la sua scrittura portatrice di una verit occulta. La storiografia ha ben chiarito la complessit di queste figure femminili al confine tra azione terrena e visione mistica. Ma nulla autorizza, e tanto meno la ricerca del successo mediatico a ogni costo, a deformare a tal punto i lineamenti di uneccezionale presenza. A Urbano VI Caterina chiese con ingenuo trasporto di far governare la Chiesa a anime pie. E si scagli contro quanti si opponevano alla reformazione della santa Chiesa, bollandoli come amatori damore proprio, attaccati solo ai beni loro particolari. Il messaggio dellesile mantellata scavalca i tempi e, se riverbera, inattuale e esigente, la sua impetuosa lezione ai giorni nostri, non ammette di essere impaginato e tradito per corrive esigenze di copione. Purtroppo col cinema la leggenda di Caterina non ha mai avuto fortuna. Ora una volgare fiction alla Dan Brown le d vorrebbe darle il colpo di grazia. Roberto Barzanti
Corriere Fiorentino, 7 luglio 2012, p. 1 e 12

Un souvenir da Siena

a Basilica Cateriniana di S. Domenico e il Santuario Casa si sono arricchiti di un nuovo strumento per far coscere Santa Caterina a pellegrini e turisti. Si tratta di un opuscolo ricco di immagini che reca lintroduzione di Padre Alfredo Scarciglia, e che si rivolge a tutti coloro che vogliono portare a casa un ricordo della loro permanenza a Siena nei luoghi cateriniani. Il libretto edito da Velar ed ha il testo in italiano e in Inglese. reperibile presso il Book Shop nella basilica di S. Domenico e presso il negozio del Santuario Casa.

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S. CATERINA DA SIENA E IL MONDO DEI DESIDERI

anima la base di partenza e di arrivo delle nostre esperienze. Conoscimento di s per Caterina significa presa di coscienza, esame realistico e analisi responsabile delle proprie esperienze, il verificarsi fino in fondo, ma dentro se stesso. La conoscenza che Caterina raccomanda essenzialmente un fatto soprannaturale, perch compiuta alla luce della fede e sotto la illuminazione dello stesso Spirito. Non basta, dunque, lintrospezione perch questa soltanto un fatto psicologico, e dunque una esperienza naturale. La conoscenza di s proposta da Caterina soprannaturale, e dunque esige la rimozione degli ostacoli che vi si frappongono. Lostacolo principale lamor proprio di s. Il primo elemento che balza immediatamente in chi si ripieghi su se stesso il fatto globale dellesistenza, la ragione dellesistenza, lessenza della nostra esistenza: noi siamo non-essere per noi. Noi non ci siamo dati lesistenza da soli, perch questo non sarebbe possibile e sarebbe contraddittorio. Dunque, non siamo per noi, non siamo noi la causa della nostra esistenza. Giustamente Caterina conclude sulla gratuit dellesistenza: Bene vedi tu che lessere tuo t dato per grazia e non per debito9 . Ma questa conoscenza, osserva continuamente Caterina, insufficiente, incompleta. Una conoscenza di s che iniziasse e finisse in se stessa ci porrebbe in uno stato di estrema angoscia fino al punto da poterci portare alla disperazione. Perch tutto questo non avvenga bisogna compiere una specie di salto qualitativo: da noi allAltro che ci ha dato lesistenza; dalla nostra esperienza alla fede. C nelluomo, in ogni uomo indistintamente, unesigenza fondamentale: il bisogno di rivelazione. Luomo ha bisogno di sapere chi chiamato ad essere. C innanzitutto una rivelazione delluomo che passa attraverso quella stessa

rivelazione che Dio fa di s. Dio infatti nostro Padre, noi rechiamo profondamente impressa in noi la sua immagine. Non si pu capire luomo al di fuori di questa relazione o senza cercare di capire i segni di questa misteriosa ma reale somiglianza. In altre parole, la conoscenza delluomo e del suo destino profondamente legata alla conoscenza di Dio e della sua volont creatrice: lidentit delluomo nascosta in Dio. un principio, questo, quanto mai fecondo di conseguenze, e che ha una profonda rilevanza per quanto si riferisce al problema dellidentit delluomo. 1. Nella rivelazione di Dio lessere umano ritrova o inizia a scoprire, misteriosamente adombrata, la rivelazione della sua identit: egli infatti sar pienamente se stesso solo quando realizzer quel tratto di somiglianza divina che costituisce lessenza vera del suo io. Per questo il profeta pu dire: noi siamo chiamati con il tuo nome (Ger 14,9). 2. Potremmo quasi affermare, dunque, che quando Dio parla di s, parla in qualche modo anche di noi, perch la nostra identit chiamata a modellarsi in modo corrispondente, alla sua. Se lui la vite noi siamo i tralci, se lui il buon pastore noi siamo le sue pecore, se lui lacqua viva noi vivremo per sempre abbeverandoci alla sua fonte. Lo dice Ges stesso, lasciandoci intendere che sarebbe illusorio e fuorviante qualsiasi altro criterio per definire luomo. 3. E ancora, altra preziosa conseguenza di quella stupenda realt, la parola di Dio diventa concretamente lambito e la fonte di questa rivelazione. La storia della salvezza la grande storia di tutta lumanit, ci racconta chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Tutto quello che Dio ha detto espressione del suo disegno creativo e appello rivolto alla sua creatura perch sia conforme a tale disegno. Ogni parola che esce dalla bocca del Padre si trasforma per il credente in luce che gli rivela

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il suo essere e il quotidiano alimento che nutre la sua nuova vita. Fino al giorno in cui questa parola si compir pienamente. E c unaltra rivelazione, pi personale e specifica, che ci raggiunge nella nostra individualit e segna il compimento definitivo della nostra identit. Dio ha deposto in noi un germe divino unico e irripetibile: un germe che ognuno ritrova in s e nella sua storia, in tutto quanto fa parte della sua vita, cos colma di tracce di un amore creativo, mirabilmente perseverante e personalizzato. grazie a questo amore che la persona si scopre unica e irripetibile, come quel germe che le vive dentro, e scopre se stessa e la sua missione. E se decide di accogliere questo amore e di rispondervi, sa di dover interpretare questa risposta in modo del tutto originale, secondo la sua personalit. Daltronde Dio Padre stesso, cos ricco di fantasia creativa, che non ci ha pensato n ci vuole tutti uguali e intruppati, ma ci ha dato un nome e un volto inconfondibile. Come scoprire nome e volto? Abbiamo gi detto della parola, rivelazione che ci giunge ogni giorno a dirci il progetto di Dio su di noi. Vi sono altri punti di riferimento in questa ricerca della propria vocazione: i segni dei tempi, il consiglio illuminato di un uomo di Dio, il vissuto di ogni giorno, la propria storia, la realt della persona. Tutte precisazioni di cui Dio si serve per manifestarci il suo volere. Ogni sincero cercatore, spesso a fatica e mai immediatamente, arriva a un certo punto a identificare dove lo chiami Dio. Ci che importante, in ogni caso, e che autentica la vocazione come appello che viene da Dio, latteggiamento col quale lindividuo la scopre e la fa sua, il significato e le caratteristiche che le attribuisce: innanzitutto una tale rivelazione un dono squisito della provvidenza del Padre. Egli vuole il nostro bene e la nostra realizzazione molto pi di quanto non li vogliamo noi stessi, per questo ci indica anche la strada per conseguirli, perch non sbagliamo percorso rischiando di rovinare tutto. un dono rivolto per primo al singolo: infatti questo nome, pronunciato una volta e mai pi ripetuto dal Padre che lo costituisce nellessere e lo rende inconfondibile, dandogli identit e positivit; ed solo grazie ad esso, ossia realizzandolo, che luomo costruisce la sua felicit e vive pienamente le sue potenzialit. un dono per gli altri, non mai solo in funzione del soggetto, ma si apre a beneficio del prossimo. Il dono vocazionale che viene da Dio non pu restare chiuso entro i confini dellio; dato per gli altri, e realizza il chiamato nella misura in cui lo fa uscire da se stesso. Quando lidentit e la missione vengono intese come semplice processo di perfezionamento personale, lindividuo ancora ben lontano dallidentificarsi correttamente, non ha ancora scoperto il suo io n la sua vocazione. un dono, ancora, da vivere con gli altri, con quelli che condividono il medesimo progetto di vita. Essendo idea divina, dono che viene dallalto, nessun essere umano pu presumere di comprenderlo da solo o di realizzarlo pienamente in tutta la sua ricchezza. Si sviluppa allora un forte vincolo tra coloro che sentono di portare lidentico nome, luno per laltro diventa dono prezioso e presenza indispensabile. Nasce cos la famiglia umana o la comunit religiosa entro cui ognuno si fa interprete in modo originale del medesimo dono, e il dono stesso vive ed visibile nella testimonianza concorde di tutti. Infine, un dono che diviene sequela, specificandosi sempre pi come un modo particolare di seguire Cristo ed imitarlo. Cristo stesso ha accolto vissuto come dono la vocazione ad essere figlio, al punto da condividere con noi la sua chiamata. solo da lui che possiamo imparare a dire Abb e a condividere la gioia di avere Dio come padre. Per questo ogni vocazione una sequela particolare di Cristo; un modo diverso di vivere la stessa figliolanza divina per il bene dei fratelli. Allora, quando la vocazione diventa sequela, li-

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dentit pienamente svelata; come si compisse definitivamente il mistero della creazione, e nascesse e divenisse finalmente adulta quella creatura pensata dal Padre a immagine del Figlio. Lo scavo movimento in profondit, una sorta di cammino a ritroso verso lorigine del desiderio, della lotta, della domanda, della tensione, della tentazione delluomo, come un viaggio indietro, verso il recupero delle proprie radici, senza mai dare per scontato che lobiettivo della domanda o il motivo della tensione o lattrazione della tentazione o loggetto del desiderio si identifichino con quanto dichiarato dal soggetto o con quanto sembra pi evidente, anzi dando per scontato proprio lopposto, la non identificazione, cio, o la componente misterica di tutto ci che umano. Quando questa operazione condotta con calma e rigore, procedendo di desiderio in desiderio si risale alla sorgente o si giunge a identificare il desiderio di Dio (Dio come oggetto), quel desiderio che ogni uomo si porta dentro come una donna incinta. Perch non abortisca. Uno splendido esempio di questo scavo del desiderio umano sono gli incontri di Ges con coloro che da lui volevano essere guariti, malati che a lui ricorrevano con tanta fiducia e speranza. Spesso nel Vangelo, Ges risponde alla richiesta di guarigione domandando a costoro che cosa vogliano (che cosa vuoi che ti faccia?). Sembrerebbe una domanda inutile, tanto evidente la loro situazione e il motivo della loro accorata supplica. E invece la domanda non inutile, soprattutto non lo per i richiedenti stessi: Ges vuole che queste persone interroghino se stessi e riprendano coscienza dei loro reali desideri, o che partendo dalla richiesta della guarigione fisica facciano quel salutare viaggio a ritroso per cogliere ci che pi importante chiedere, ci di cui la salute fisica soltanto un segno e una parte, ovvero quella salvezza integrale che allorigine della stessa richiesta, anche se non lo sanno, e che dice il progetto originario del Padre. Scalare i desideri. Se nella prima fase si trattava di scavare i desideri, ora si tratta di mettere in atto il movimento opposto: scalare i desideri. Scalare significa scrutare la direzione possibile di un desiderio umano, il suo futuro, alla luce dei desideri divini. In concreto vuol dire porre ogni desiderio dinanzi a questa domanda: dove pu portare questo desiderio, che cosa c oltre unimmediata sua gratificazione? Come potrebbe essere realizzato in pienezza? Qual il suo vero punto darrivo?. importante ricordare quanto abbiamo sottolineato nella prima parte: lunico desiderio delluomo quello di vedere Dio. fondamentale questa convinzione; ci d un orientamento sicuro per imprimere una direzione precisa al nostro scavare e, nello stesso tempo, avere pazienza nella nostra indagine. Scalare pazientemente la domanda e il desiderio vuol dire, allora, scoprire e impedire, per quanto possibile, tutti quei tentativi meschini e riduttivi di dare risposte che di fatto restano alla superficie, e piccole e parziali come sono, offendono in realt la dignit e vanificano le potenzialit dellessere umano; scalare vuol dire insistere intelligentemente fino a cogliere quellesigenza radicale di bene, di verit, di felicit, di libert, di definitivit che presente in ogni essere umano e che lespressione immediata del desiderio ancora pi radicale di Dio, di quello che Dio vuol fare nelluomo. Occorre tirare fuori questa aspirazione divina, che unica e riporta a unit la vita di ognuno di noi, spesso divisa e distratta; tale aspirazione, spesse volte, rimane nel sottofondo ma c in ogni caso, dentro lorizzonte umano e pervade e attraversa tutto luomo, il suo passato, il suo presente e il suo futuro, la sua origine e il suo destino, la sua radice e la sua vocazione. Ogni esperienza autenticamente umana, come il lavoro, il dolore, lamore, la libert, il tempo libero, la stessa morte, mette luomo in comunicazione con il Tu divi-

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no. Come prescindere da questo Dio nel formulare il proprio piano esistenziale? Per Caterina c un iter, un cammino che lanima deve percorrere per giungere a soddisfare quellunico desiderio che (consciamente o inconsciamente) il vedere il volto di Dio, e pi precisamente limmedesimazione in Dio mediante lunione della propria volont alla sua che segna il vertice della perfezione. Questo itinerario si configura per Caterina nel Cristo-ponte: nel Verbo eterno che, assumendo nella sua divina persona la natura umana, riunisce il cielo alla terra e offre alluomo una via sicura: la via che egli stesso . La offre, ma non la impone, rispettoso del grande dono, che egli stesso ha fatto alluomo, della libert. E tuttavia lo attira, perch lo vuole salvo; lo attira con la manifestazione del suo amore, perch il cuore delluomo sempre attratto per amore. In questo senso Caterina commenta la parola di Cristo se sar levato in alto, ogni cosa trarr a me: Vedendo la mia bont che in altro modo non potavate essere tratti, mandalo perch fosse levato in alto in sul legno della croce: soltanto l, sullalto della croce, si rende visibile e comprensibile a tutti quel fuoco di amore che durante la vita del Verbo incarnato era rimasto latente come la brace sotto la cenere, e nella passione divampa. Luomo, dunque, non costretto a prendere la via del ponte, ma se usa della sua ragione vede che non ve n altra possibile: quella del fiume che scorre al di sotto facile intuire dove va a sfociare. Perci, dice leterno Padre: tutti vi conviene tenere per questo ponte, cercando la gloria e loda del nome mio nella salute dellanime, con pena sostenendo le molte fadighe, seguitando le vestigie di questo dolce e amoroso Verbo: in altro modo non potreste venire a me. Non si potrebbe essere pi chiari: se il ponte Cristo, tenere per il ponte non pu voler dire altro che fare ci che egli ha fatto, e questo sintetizzato in una formula concisa e completa: cercare lonore e la lode di Dio e la salvezza delle anime, con pene e fatica. importante notare subito che la via del ponte aperta a tutti, ma non una via della massa: ciascuno deve mettersi per quella via con una scelta personale, e proseguirla con una determinazione continuamente rinnovata della volont. Ma non neppure una via che si possa percorrere da soli: la via del progresso nellamore, e lamore presuppone laltro. Il ponte dunque Cristo, e Cristo crocifisso. Egli ha fatto dei piedi conficcati alla croce, del costato aperto, della bocca amareggiata dal fiele, tre scaloni che ne agevolano lascesa. Con la sua ascensione al cielo non ha sottratto agli uomini il ponte: esso rimane per tutti i secoli nella chiesa. Perci per Caterina Cristo e la sua chiesa sono una sola cosa. Se dunque il ponte Cristo, rivelatore dellamore divino, percorrere questo ponte non potr essere se non un progredire nellamore. A dirigersi verso il ponte luomo peccatore sar indotto da un senso di insoddisfazione, di ansia, che Dio stesso gli insinua nellanimo perch si ravveda: il timore del peggio lo fa uscire dal fiume e attaccarsi al ponte per mettersi in salvo, e lo conduce al primo scalone, dei piedi forati dai chiodi. Ma l bisogna che al timore subentrino affetto e desiderio. Il primo scalino corrisponde ai piedi, che rappresentano il desiderio. Difatti, come i piedi sorreggono il corpo, il desiderio sorregge lanima. I piedi inchiodati ti servono da scalino perch tu possa raggiungere il costato, che ti manifesta il segreto del cuore. Infatti, non appena ti sei drizzata sui piedi del desiderio, lanima comincia a provare il desiderio del cuore posando locchio dellintelletto sul costato aperto di mio Figlio, dove trova il perfetto e ineffabile amore Lanima quindi si riempie damore quando vede fino a che unto amata (Dialogo). Al primo gradino, lanima si spoglia degli affetti disordinati per riporre il proprio desiderio in Cristo. Lanima, perci,

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dovr anzitutto convertire laffetto, distogliendolo dalle false apparenze di bene e indirizzandolo alle Bene sommo. Il desiderio la sostiene nellascesa al secondo scalone e le insegna a liberarsi dal timore servile e a muoversi nellamore e nel timore santo. Ma Dio stesso le viene incontro, non pi col tormento dellansia e del disgusto, ma con lattrattiva di S. A questo punto, nel cammino di educazione al desiderio, dire preghiera vuol dire un certo tipo di preghiera. Vuol dire persona, anzitutto, che supplica Dio perch gli trasmetta i suoi stessi desideri, vuol dire una persona che capisce che soltanto Dio pu svelargli che cosa dovrebbe stargli a cuore, e allora si mette in ginocchio, e lo chiede allo Spirito, quello Spirito che lespressione dei desideri divini. pi preghiera di fiducia che di domanda, preghiera come sorpresa e gratitudine. Ma non soltanto questo. Orazione non unicamente richiesta e supplica, ma drammatico confronto con i desideri divini: la preghiera il luogo di torsione dei desideri delluomo, che si arrotolano su desideri altri. Torsione come trasformazione o, letteralmente, come un giramento del tronco su se stesso, per dire che non si tratta di annullare i desideri umani o di devitalizzarli, tuttaltro, ma si tratta di volgere il desiderio verso il suo destino naturale o obiettivo finale, che fa inevitabilmente saltare la misura semplicemente umana delle aspirazioni e spalanca lo spazio illimitato del desiderare divino. Se lo scavo rivolto verso lorigine e la radice del desiderare umano, la torsione indirizza lattenzione verso il compimento e la realizzazione di esso. Se scalare il desiderio vuol dire cogliere qualcosa che c gi, deposto da sempre nella nostra natura e nel nostro passato, torsione dei desideri vuol dire decidere liberamente di pensare e attuare il proprio futuro nella linea del desiderare di vino. Ovvio che questa operazione susciter paura e voglia di azzerare tutto, accontentandosi di molto meno dando retta a pi miti consigli; fra laltro la torsione anche dolorosa come movimento. Per tale ragione importante che si viva tutto questo nella preghiera, nella riscoperta di un nuovo rapporto con Dio. soltanto nella preghiera che lessere umano pu aprirsi a questa realt diversa, impensata e impensabile, poich la preghiera, a questo punto, soprattutto azione di Dio in colui che prega, parola e amore ed energia di Dio nellorante. Lamore sempre trasformante, elimina piano piano le paure e infonde la forza di affrontare i rischi, e fra tutti il rischio pi grande che si possa mai correre: desiderare con il cuore di Dio. La torsione dei desideri indica, in ultima analisi, questo movimento orante e contemplativo: volgere lo sguardo verso il cuore di Dio. Proprio come ci ricorda la scrittura: rivolgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Giovanni 19,37). Questo tipo di preghiera non si apprende spontaneamente, ma ha bisogno di un lungo apprendistato, e non simpara da soli, ma con laiuto di chi ha imparato ad ascoltare i silenzi di Dio: come Caterina da Siena. N chiunque pu insegnare tale preghiera, ma soltanto chi fedele alla chiamata e al progetto di Dio: e, ancora una volta, come Caterina da Siena, raccolta in orazione nella casa del cognoscimento come i discepoli e Pietro nel cenacolo, lanima passa dalla imperfezione alla perfezione: dal primo al secondo scalone. Giunta al secondo scalone lanima scopre nel costato aperto di Cristo il segreto del cuore, intuisce quella fondamentale verit: la verit dellamore. Qui il cuore si inebria in modo tale che non vediamo pi noi stessi. Loblio totale di s conduce alla tappa successiva. Dalla creazione della creatura a immagine di Dio (unimmagine cos bella, pur nella sua limitatezza, da rendere pazzo damore colui che leterna sapienza, e indurlo a sacrificare se stesso per redimerla) alla provvidenza che, invisibile ma sensibile, guida lumanit nel suo

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progresso storico e assiste ciascun uomo, passo passo, nel suo personale cammino. Una volta conosciuta questa sconvolgente verit, e lanima se ne inebria e senza pi sforzo sale al terzo scalone, perch quel fuoco damore che ha conosciuto e acquistato sul secondo, la spinge irresistibilmente verso lalto. Il terzo scalone, lo scalone della bocca di Cristo crocifisso, lo scalone della pace, in quellunione di volont che frutto della perfezione dellamore: Sai che nella bocca si d la pace. Cos in questo terzo stato lanima truova la pace per s fatto modo, che niuno che la possa turbare, perch perduta e annegata la sua volont, la quale volont quando morta d pace e quiete. Pace che trova la sua espressione nella figura del mare che accoglie in s infinite energie vitali: Levatesi lanime con ansietato desiderio, corse con virt per lo ponte della dottrina di Cristo crocifisso, giungono alla porta levando la mente loro in me: passate e inebriate di sangue, arse di fuoco damore, gustano in me la deit eterna, el quale a loro uno mare pacifico dove lanima fatta tanta unione, che veruno movimento quella mente non , altro che in me. In questa ineffabile esperienza di Dio lanima sta, come Cristo in croce, beata e dolorosa: partecipa alla sua beatitudine per lunione con la divinit, e al suo dolore per il male del mondo. Cos diventa in lei fame il desiderio della salvezza delle anime, e gioia il dolore che un mezzo di redenzione ed espressione di amore. La sua pace non passivit, ma potente dinamismo; la prova del suo essere giunta alla perfezione dellamore : Qquello segno medesimo che fu dato a discepoli santi poi che ebbero ricevuto lo Spirito santo, che esciro fuore di casa e, perduto il timore, annunziavano la parola mia, predicando la dottrina del Verbo de lunigenito mio Figliuolo, e non temevano pene, anco si gloriavano nelle pene. {At5/41} Non curavano dandare dinanzi a tiranni del mondo ad annunziare e dirlo la verit, per gloria e loda del nome mio. Il prossimo come sempre il campo aperto alla sua carit, ma lesercizio delle virt ormai senza pene perch immersa, come nel mare pacifico della divina essenzia. Desiderio conformit Lo scalare il desiderio giunge alla sua meta, alla vetta pi alta, alla verit pi profonda del desiderare stesso, quando lessere umano sidentifica con loggetto del suo desiderio: DIO. Oggetto del desiderio santo la verit della Trinit la quale vuole la creatura partecipe della sua vita, amare e seguire Dio in Verit, camminare virilmente per la via del Verbo; la disponibilit ad amare s in Dio e Dio in s, la gloria e la lode del nome di Dio, la salvezza delle anime, il recupero delle membra perdute, la riforma della Chiesa. Dio coltiva nella creatura il desiderio di s, la disponibilit a crescere a sua immagine. Dio assimila le creature che non resistono alla sua attrazione; si manifesta nella storia come misericordia che conforma, rende simili a s le creature, le predilige e le rende feconde della vita nella quale sono vivificate. Quando la creatura si lascia prendere dallamore del Padre, ama come egli ama, di un amore che previene, che prende iniziative. Il desiderio umano verso il bene infinito ha una sua radicale infinit, anche se solo potenziale, e costituisce profondamente il nostro essere e ci fa intuire la nostra vocazione a raggiungere la visione e il possesso di Dio. Ancora di pi: essere simili a lui e diventare Dio. Anche il filosofo Sartre, a suo modo, ha capito questa straordinaria verit del nostro tendere a divenire Dio, come elemento costitutivo, strutturale del nostro desiderio, il quale desiderio poi il fondo del nostro stesso essere in via di formazione: il senso del desiderio in ultima analisi il progetto di diventare Dio!. E ancora: essere uomo ten-

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dere ad essere Dio; o, se si preferisce, luomo fondamentalmente desiderio di Dio. E un altro francese, questa volta un poeta, Paul Valery, scrive: un uomo che non ha mai tentato di assomigliare agli dei meno che uomo. Questo bisogno di infinito che cristianamente si concretizza e si attua nelle virt di fede speranza e carit, costituisce il valore morale supremo in quanto imprime una infinit alle singole azioni virtuose e le orienta verso il bene infinito che Dio. La sollecitudine prima, che lessere umano dovrebbe coltivare e liberare, il desiderio di essere innestato in Dio, di amare in lui per la via che egli ha donato: Ges Cristo. Questo innesto nellumanit di Cristo non spontaneo, non si eredita dalla carne, nasce per grazia nella creatura che si spoglia di s stessa e si riveste della volont di Dio di modo che non cerca e non desidera se non quello che Dio richiede e vuole che sia nellanima (XXI, 77). Ges, Verbo incarnato, e lo Spirito educano le creature a rivestirsi di Dio, a condividerne e alimentarne reciprocamente la vita, in modo da formare una sola famiglia. Lanima che non oppone resistenza diventa un altro te per amore (XXI, 75), vive in sintonia di intenti, aspirazioni e opere. La creatura desidera ci che Dio vuole, il desiderio si sintonizza con il desiderio di Dio, condivide la sua volont. La persona di desiderio si trova cos coinvolta nellintimit della vita trinitaria: il Padre che in seno alla Trinit spira amore, spira nella sua creatura gli anxietati e affocati desideri che lo Spirito incessantemente riversa dentro di noi. Lessere umano chiamato ad essere con il Padre soggetto di iniziativa di questa circolarit inesauribile in cui desidera chi innestato in Cristo, innestato chi desidera. Il desiderio premio al desiderio, incontro misterioso di gratuit divina e collaborazione umana; oggetto di domanda ed donato. Come Paolo sente articolarsi in gemito le primizie dello spirito, tradursi in preghiera insistente i suoi desideri allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perch nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poich egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. (romani 8,26), cos in Caterina il desiderio preghiera, si identifica con essa, diventa continua preghiera. Nellattesa di essere tutto fuoco, il desiderio prega e la preghiera prega il desiderio perch la comunione si compia e sia tale la disposizione ad amare s in Dio e Dio in s. Caterina coglie in Dio i bisogni veri, si percepisce nella luce nella quale vede Lui e tutte le realt. Conosce la condizione umana nello sguardo contemplativo in cui coglie Dio. Dio per lei luce per conoscere, medico che guarisce, fonte della sollecitudine che la induce a voler diventare in Lui e con Lui operatrice di salvezza. I bisogni che Caterina percepisce sono pi radicali di quelli evidenziati dalle analisi psicologiche e dalle inchieste sociologiche; sono connessi alla dimensione nella quale lessere unito a Dio e nella quale pu essere conosciuto nella luce di Dio e aiutato per la forza di Dio. Vive in Dio, vede la realt nel suo sguardo e in Lui vuol rimediare al male dellumanit. Solo Dio conosce profondamente lessere umano e questo essere umano solo in Dio giunge alla conoscenza vera di se stesso, coglie di quale amore amato. Creato per partecipare alla vita di Dio e ammesso ad essa nella risurrezione di Ges Cristo, lessere umano deve seguire in verit la via della verit, aspirare e supplicare incessantemente perch cadano le resistenze che impediscono di accogliersi in Dio, di offrirsi a lui per condividerne la misericordia per lumanit in un desiderio infinito.

(Fine) P. Vincenzo Caprara O.P.

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