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IL sistema economico capitalistico in cui viviamo, di stampo Keynesiano.

. Ovvero figlio della teoria che leconomista statunitense svilupp durante la grande depressione degli anni 30. in sintesi, nelleconomia Keynesiana, i consumi di ciascuno di noi costituiscono i redditi di qualcun altro mentre, la parte del reddito non destinata ai consumi, la cosiddetta propensione marginale al risparmio, si trasforma, attraverso le banche in investimento privato o, attraverso la sottoscrizione di titoli di Stato, in spesa pubblica e/o investimenti pubblici. Dato Y il reddito e R il risparmio si ha che i consumi C sono uguali a Y-R e viceversa. livelli piu o meno alti fino a che il sistema economico in equilibrio tutto fila liscio, il reddito oscilla a a seconda dellandamento delle varie grandezze. per semplificare aumenta velocemente allaumentare di c e aumenta pi lentamente allaumentare di r a causa degli effetti ritardati sui consumi prodotti dagli investimenti e cos via. cio non toglie che il sistema destinato per sua natura a squilibrarsi, cio a causa dellinevitabile alternanza dei cicli economici dovuti agli eccessi delle singole variabili che lo influenzano (aspetti demografici, massa monetaria, livello delle scorte, eccessi di domanda di materie prime ecc.)

se ad esempio, laumento dei consumi genera un aumento di domanda delle materie prime (petrolio) il prezzo di queste e di tutti i beni che le incorporano aumentano. La conseguenza una diminuzione dei consumi e, per effetto delle dinamiche di cui sopra, diminuzione del reddito. in queste fasi la teoria Keynesiana prevede lintervento di un consumatore di ultima istanza ovvero lo stato che, attraverso una politica economica espansiva e ricorso al debito (aumento spesa e/o riduzione tasse), riaccende i consumi e fa ripartire il volano. Gli eccessi di spesa derivati da tale attivit vanno poi recuperati, una volta che i consumi sono ripartiti, attraverso una minore spesa o per effetto del maggiore gettito di imposta causato dallincremento dei consumi. Teoricamente, avendo la possibilit lo Stato di stampare moneta, tale attivit potrebbe anche essere procrastinata nel tempo o addirittura mai effettuata, salvo pagare il debito in termini di inflazione e di tassi di interesse maggiori da corrispondere al mercato per lapprovvigionamento di capitale. A partire dagli anni 70, per uscire dalla crisi causata dallo shock petrolifero seguito dellaumento di domanda (vedi elementi scatenanti di cui sopra) tutti i governi hanno, giustamente, messo in atto una politica di indebitamento la quale ha indubbiamente dato i suoi frutti negli anni 80 e 90 fino al 2001.

alcuni stati hanno poi recuperato gli eccessi, altri fra cui litalia no. almeno non in via continuativa. Per trovare il colpevole basta guardare landamento del debito pubblico sotto i vari governi di centro sinistra / centro destra negli ultimi 20 anni Ora, in considerazione che i cicli economici di cui sopra hanno durata variabile, e che guardando la storia a partire dallimpero romano, si sono sempre succeduti periodicamente in cicli di 4-6 anni, 10-15 anni e, soprattutto 60 anni. Se si analizzano i valori dei vari indici borsistici (inizio boom economico1960) appare evidente come ci troviamo alla fine di un ciclo di 60 il quale, proiettando i valori, dovrebbe avere un nuovo inizio intorno al 202 ma, in passato, da questi maxi cicli se ne usciti sempre in due soli modi. Ovvero, mentre dalle crisi intermedie se ne esce normalmente senza troppi patemi, dal ciclo dei 60 anni finora se ne usciti solo in due modi: una potente innovazione tecnologica oppure una guerra, specie in Europa. Una soluzione del primo tipo alla situazione attuale potrebbe forse essere una nuova rivoluzione industriale di tipo verde, ma le tecnologie non sembrano ancora mature ed economicamente convenienti, almeno cos sembra..

Ci sar quindi un nuovo conflitto? Per rispondere necessario analizzare cosa ha causato la crisi Ovvero: - la scellerata storia dei subrime americani, - i debiti sovrani di cui sopra non riassorbiti. Nel primo caso in USA hanno semplicemente pensato di uscirne secondo i dettami keynesiani, cio stampando moneta, probabilmente troppa, per cui a breve si ripresenter il problema quando questa massa dovr necessariamente essere riassorbita. Nel secondo caso invece non si vede una via duscita in quanto con le norme che sono alla base delleuro, i singoli stati non hanno piu la possibilita di stampare MONETA. Viene quindi a mancare uno dei pilastri principali della teoria keynesiana.

ora pero arrivato il redde rationem, perch,ad un certo punto, se un creditore vede che colui al quale ha prestato i soldi non fa nulla per restituirli , nel momento in cui costui gliene chiede altri o chiede un interesse maggiore o non gliene presta piu. inoltre, se il debitore non ha piu entrate (stampa moneta) la situazione si aggrava. Gli Stati non potendo stampare moneta e non potendo accedere al credito, o poterlo fare a costi sempre piu alti, non possono fare altro che ridurre la spesa pubblica e aumentare le tasse per potere riequilibrare la situazione ma,

purtroppo, questo in contraddizione con le regole che sono alla base dello schema economico in cui viviamo. In tale modo i consumi non ripartiranno mai, il reddito continuer a ridursi, la quota di risparmio sar sempre piu bassa e, di conseguenza, gli investimenti saranno minori ecc. ecc. non resta che laltra opzione, non necessariamente in modo cruento, con la conquista e la colonizzazione dei paesi in crisi da parte dei paesi virtuosi. A meno di non stampare moneta rendendo la BCE prestatore di ultima istanza, condividendo il debito fra tutti gli stati membri,e consentendo cos al volano di ripartire. Tutto il resto, scudi e fondi vari, non servono a niente. Sono solo interventi temporanei per combattere i mercati. E non si mai visto nessuno vincere contro i mercati.

Saluti da bis

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