112 FLavio RAVIOLA
Botw a Ongudders elvar: per la posizione ecdotica sostenuta da Sbordone, civé, questo
non & testo di Strabone, ma un’interpolazione inseritasi nel corpo de! libro V. To stesso
resto un po’ perplesso quando constato che, nella frase in cui si aggiunge che gli “uo-
mini pirateschi” di Ortonion o Histonion “anche per il resto sono di aspetto ferino”, il
verbo “essere” @ all’infinito, Oyguiders eivat, e manca una reggenza, ovvero un legon-
tai o un fasi, manca insomma un “si dice” o un “si scrive che”: il fatto € che normal-
mente Strabone lo esprime quasi sempre, non lascia galleggiare nel vuoto degli infiniti,
¢ cid appunto pud far sorgere il dubbio sulla genuinita del testo. Peraltro, per quel
poco di espetienza che credo di aver maturato se non altro sui libri italiani o europei
di Strabone, trovo strano pensare che un intero periodo sia entrato nel dettato strabo-
niano; io so che mi posso aspettare di vedervi semmai entrare singole parole, toponi-
mi, apposizioni, piccole chiose che si risolvono nell’essere spiegazione puramente ter-
minologica di altri termini, quindi non pitt che nomi, non pit che sostantivi o aggetti
vi; € mi aspetto anzi pid facilmente il contrario, che possano cadere uno o piii vocabo-
li: anzi vi sono casi in cui abbiamo sicurezza della caduta di un numero piuttosto alto
di righe (ad esempio in II 3, 1; IV 1, 1; V 2,5; VI 1, 1). Filologicamente parlando, in-
somma, togliere del tutto da questo paragrafo il riferimento ai pirati di Ortonion a me
pare francamente non molto giustificato: Pinfinito in sospeso andra visto piuttosto
come indizio (¢ non sarebbe il primo) di un'incompiuta redazione finale della Geogra-
fia, ¢ per tale motivo il frammento sui predoni di Ortonion si confermerebbe come
‘non bene o non completamente assimilato.
Allora il problema resta, ed @ dovuto sia all’immagine che dei Sanniti (e dei Fren-
tani trai Sanniti) noi ci siamo fatti, sia a quella che é una realta di sostanza, ovverosia il
loro carattere, storicamente specifico e testato, di popolazione fondamentalmente le-
gata alla montagna anche quando vive sul mare, magari pitt orientata all'agricoltura in
questa fascia costiera e collinare che @ la Frentania, ma Ja cui fisionomia non perde
mai il tratto originario, montanaro e appenninico; ¢ se in particolare vi @ qualche ele.
mento per I’area frentana che ha una significanza di tipo adriatico, @ il contatto strin-
gente nelle facies culturali arcaiche ¢ postarcaiche con la Daunia, per cui le tombe ¢
molti materiali in esse contenuti, soprattutto le classi ceramiche, richiamano, a Larino,
a Guglionesi, a Termoli, quelle tipiche del territorio apulo: non si tratta neanche di
importazioni, ma proprio di produzioni locali. I poco raccomandabili abitanti di Or-
tonion paiono dissonanti, se interpretati come autentici pirati di professione, rispetto
al quadro generale o tendenziale del milieu sannita.
Al tempo stesso é vano cercare giustificazioni positive e tangibili alla notizia stra-
boniana, Io ho avviato a questo proposito una ricerca che tuttavia ha fin qui deluso le
mie aspettative: speravo di trovare qualcosa nella documentazione materiale 0 archi
tettonica che almeno in ambiente costiero potesse svelare o indiziare per eta ellenisti-
ca (ma anche prima, e anche dopo) improwise fasi di crescita di ricchezza, tipo dedi
che, monumentalizzazioni o deposizioni in santuari, o potesse insomma far venir l’idea
di una qualunque attivita che comportasse anche un guadagno ¢ un prelievo di tipo
piratesco dai commerci transitanti lungo cos
Nulla di tutto questo é risultato: 'aspetto archealogico del periodo piti florido delLa ‘PIRATERIA’ DEI FRENTANI 113
la Frentania storica, diciamo la seconda meta IV ¢ poi tutto il IIT secolo, ma buona
parte pure del IT, non di assolutamente un quadro diverso da tutto il resto del mondo
sannita, anche quello pit interno, quanto appunto a emergenze di tipo cultuale san-
tuariale: niente che facia pensare a particolari bottini, a evidenti sbalzi nei profitti di
queste popolazioni o di singole comunita della zona. Il discorso non muta se si spinge
Tosservazione a livelli cronologici superiori, 0 inferiori, fino alla piena eta tardorepub-
blicana,
A dispetto di una siffatta indifferenza documentaria, io resto comunque del parere
che il dato straboniano vada in qualche modo valorizzato. Intanto circoscrivendolo
bene, come ha gii fatto Musti un po’ di anni fa: Strabone non dice propriamente che
questi sono pirati, dice bensi che sono (ed @ proprio quasi un’etichetta di tipo antro-
pologico) Anotgtkoi fivBgezo1, cioé “uomini”, non direi neppure “di indole”, ma “di
classe piratica”. Le case fate con i relitti delle navi possono certamente anche implica-
re unowia e inquietante frequentazione dell’acqua da parte degli interessati, ma i re-
litti arrivano a terra anche da soli: i vavéryia sono proprio i “rottami”, le carcasse che
il mare porta a tiva, e i nostri sono pirati per cost dire di risulta, ciot la loro attivita €
pitt che altro quella di sciacalli, di spazzini di cid che il mare sbatte o trascina a riva a
seguito di naufragi, accidentali e ordinari su tali coste, ¢ non a seguito di attacchi pira-
teschi condotti da loro stessi (ma semmai piuttosto da altri, come si dirt alla fine),
soggetti della postilla di V 4, 2 sono si predoni marini, ma pur sempre Sanniti; la loro
attivita di preda e di razzia pud essere vista come un’eredita dell’antica cultura monta-
nara ¢ pastorale trasferita ¢ trasformatasi sul litorale adriatico.
Il passaggio in questione ha quindi buone credenziali per essere considerato un
frammento anonimo di qualche storico greco, che non potra certo riflettere un mo-
mento di avanzata, e forse nemmeno iniziata, romanizzazione della fascia frentana. Si
potrebbe pensare a Timeo; questa mattina il prof. Bandelli chiamava in causa Posido-
nio: l'idea che o Timeo o Posidonio abbiano lasciato in Strabone una notazione a ca-
rattere etnoantropologico tutto sommato non crea nessun problema; ma indipenden-
temente dalla fonte il contenuto della testimonianza andra in ogni caso riferito a una
fase preromana, contraddistinta a sua volta da un limite alto abbastanza precisabile:
se, come é probabile, 'attribuzione della caratterizzazione piratesca agli uomini di Hi-
stonion non andava disgiunta da un loro riconoscimento quali Frentani ¢ quali Sanni-
ti, non possiamo risalire troppo in alto nella cronologia, ovvero non al di sopra del IV
secolo, giacché questo pare essere il sia pur largo ferminus ante quem non, se non per
Petnogenesi, almeno per Vindividuazione e la percezione (greca, ¢ pure romana) dell
dentita frentana dei Sanniti del mare signori di quella che oggi é Vasto.
E il discorso potrebbe anche chiudersi qui, con una sorta di dichiarazione di non
liceita a procedere ulteriormente nell'indagine. Ma un motivo per proseguire in un
tentativo di meglio definire il momento di formazione della notizia e della sua acquisi-
zione storiografica, nonché il profilo dei suoi protagonisti, @ offerto dalle suggestioni
provenienti dalle tante cose che sano gia state portate in discussione in questi due
giorni.
Alla luce di queste, ¢ pure in termini pit generali, il TV secolo resta ugualmente il114 Fravio RavioLa
pitt indiziato per la scoperta di una realtd etnica e locale che, se non equivalence alla
pirateria in senso stretto, va a rimorchio di altre attivita di pirateria, come dird meglio
in seguito: il pensiero corre inevitabilmente alle due colonie apule di Dionigi I; alla so-
lita colonia ateniese del 325/4; al richiamo che Demetrio Poliorcete rivolge ai Romani
pitt avanti) perché questi esercitino in modo attivo ¢ diretto la loro supre-
impedendo ai propri sudditi ¢ alleati di praticare la pirateria in Egeo.
Sulle colonie di Dionigi {1 non ho nulla da osservare (qui se ne & gia occupato il
prof. Lombardo), salvo il fatto che nella loro esplicita collocazione Kavét ... tiv
*Aaoviiav (Diod. XVI 5, 3), troppo e purtroppo generica, ma preziosa e sufficiente
come determinazione regionale, gia ci forniscono un'indicazione di massima su quella
che é la zona critica, poco prima della meta del secolo (nel 359/8 per Diodoro), in
ur’ottica non soltanto siracusana, ma greca pi in generale, nel contesto di una co-
sciente assunzione, da parte del tiranno, di responsabilita egemoniche ¢ di tutela della
iberta di transito ¢ di traffico nel basso Adriatico e nel Canale d’Otranto.
La progettata colonia ateniese non riesce a trovare una qualsiasi localizzazione to-
pografica che appaia davvero piti convincente di altre, Tuttavia una riflessione che mi
sento di fare a partire dal relative testo epigrafico (IG IT’ 1629, ¢ per comodita Tod
200) & che, quando si va a tentare nel mondo antico un controllo strategico su ampi
settori di mare aperto, si ha l’impressione (fondata specialmente sulle esperienze di V
di IV secolo) che dobbiamo sempre fare i conti con una certa inefficienza delle flome,
anche quando sono molto consistenti o sostenute da forti poteri imperiali o federali. 1
scarsa efficacia delle squadre navali nel sorvegliare ¢ ripulire vaste distese marine ti-
chiede in qualche modo che le loro basi operative siano lontane il meno possibile dalla
loro area di intervento ¢ di copertura: la mia idea & che quella colonia (sia essa rimasta
a livello di pura impostazione, sia invece stata effettivamente dedotta) debba essere im-
maginata c ubicata vicino alla fonte dei guai, ossia alla zona critica, come dicevo prima
(senza che questa debba per forza coincidere con quella dell'epoca di Dionigi 1D).
Liiscrizione menziona dei Tirreni (1. 223): Tirreni che nel corso di queste due gior-
nate hanno ricevuto una candidatura, per quel che riguarda la loro identificazione,
come Exruschi del Nord, altoadriatici o padani che dir si voglia. Su una simile soluzio-
ne nutro un minimo di sospetto, non nel senso che gli Etruschi padani non possano
aver fatto i pirati, ma nel senso che rispetto alla loro collocazione geografica una po-
stazione militare ateniese, se ipotizzata in basso o anche medio Adriatico, risulterebbe
troppo distante per essere utile, ¢ tale credo sarebbe gia apparsa pure agli occhi e nei
calcoli dei responsabili dell'iniziativa, Ribadisco: con la tecnologia del tempo, 0 me-
glio, con il forte e strutturale divario, tipico della Grecia classica, tra Tambizioso s
luppo delle concezioni strategiche ¢ la loro modesta realizeabilita materiale, la redditi-
vita militare in termini di dominio e polizia navale, anche da parte di grandi potenze
marinate, non & mai troppo alta se le forze impiegate sono troppo lontane dalle fonti
da cui si origina il problema della
Alora 0 la colonia va ‘tirata’ forse pia’ a Nord di quanto noi immaginiamo, cio’ a
Nord del Conero, per intenderci, 0 comungue nel tratto da Ancona compresa in su (il
(vi torner
maz