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Spettrometria
Spettrometria
Relazione sperimentale
Apparato sperimentale
Nell’esperienza facciamo uso di uno spettrometro (Figura 1) sul quale sia possibile installare
differentemente un reticolo di diffrazione (talvolta detto anche di interferenza) od un prisma di
vetro.
Lo spettrometro è costituito di un collimatore F fissato alla base B al quale si accosta una sorgente
luminosa: scopo del collimatore è rendere i raggi provenienti dalla sorgente puntiforme paralleli.
Al centro dello spettrometro è presente una base ruotabile M sulla quale si può installare
differentemente un prisma o un reticolo di diffrazione. La scala graduata (in gradi sessagesimali
con una sensibilità di 30’’) è fissa rispetto alla base B. La misura della rotazione della base è svolta
sul nonio P2 che ruota insieme a M. Il sistema è costituito anche di un cannocchiale Cruotabile
anch’esso il cui scopo è indagare la presenza di una frangia luminosa ad una certa posizione
angolare; esso è dotato di oculare con messa a fuoco regolabile e con una croce di puntamento
per facilitare il posizionamento del bersaglio. La lettura della posizione angolare di C è svolta per
mezzo del nonio P1 e di un nonio posto a 180° di distanza da P1 (sarebbe a dire dalla parte
opposta della scala graduata, dietro a M). Di seguito questi due nonii verranno indicati come il
nonio antiorario (quello verso destra dal punto di vista del cannocchiale, muovendosi lungo G in
senso antiorario) e il nonio orario (quello verso sinistra).
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Oltre lo spettrometro gli strumenti impiegati sono una lampada ai vapori di mercurio, una
lampada al sodio, un calibro con sensibilità pari a un ventesimo di millimetro, un reticolo di
diffrazione di passo ignoto e un prisma retto a base triangolare equilatera in vetro.
Presupposti teorici
Misura del passo di un reticolo di diffrazione
Conoscendo la lunghezza d’onda di due onde elettromagnetiche monocromatiche di lunghezza
d’onda simile che investono un reticolo di diffrazione è possibile, misurando gli spostamenti
angolari fra i massimi di interferenza, calcolarne il passo. Nel nostro caso impieghiamo una
lampada al sodio: le lunghezze d’onda del doppietto del sodio sono reperibili facilmente in
letteratura1 e corrispondono a
Misurando gli spostamenti angolari del doppietto interno ed esterno è possibile risalire al passo
del reticolo semplicemente invertendo la ben nota relazione nota come condizione di massimo di
interferenza
dove è l’ordine del massimo osservato, la lunghezza d’onda, l’angolo rispetto al centro al
quale si rileva la riga dello spettro.
L’equazione lega l’indice di rifrazione con angolo al vertice del prisma e angolo di
deviazione minimo dell’onda a quella determinata lunghezza d’onda.
Al fine di ricavare la funzione che lega indice di rifrazione e lunghezza d’onda, misuriamo l’angolo
di deviazione minimo per ogni colore dello spettro prodotto dalla lampada a vapori di mercurio;
pertanto è possibile, a patto di conoscere la lunghezza d’onda della radiazione considerata,
stabilire una correlazione fra e λ e validare (o confutare) la nota equazione nota come legge
approssimata di Cauchy
1
Fonte dei dati Acerbi, Sorbi, Laboratorio di Fisica, p. 140
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Procedimento sperimentale
L’esperienza si articola in due fasi: la misura delle lunghezze d’onda delle righe dello spettro della
lampada a mercurio mediante spettrometro a reticolo, e la misura dell’indice di rifrazione del
vetro mediante spettrometro a prisma.
Infine, facendo uso dei dati ottenuti in entrambe le fasi (lunghezze d’onda delle componenti dello
spettro e relativi indici di rifrazione del vetro), verifichiamo che l’indice di rifrazione segua la legge
approssimata di Cauchy.
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Il passo successivo consiste nel porre un riferimento sulla scala angolare del nonio da utilizzare
come zero della scala. Puntiamo il cannocchiale direttamente nel collimatore (a 180° di distanza
angolare l’uno dall’altro) e misuriamo l’angolo a cui si trova il cannocchiale: il valore misurato è
pari a 40° 29' ± 30''. La posizione della frangia principale sarà il nostro riferimento assoluto.
Prima di effettuare qualsiasi misura, è necessario accertarsi del posizionamento ortogonale del
reticolo rispetto alla direzione della luce incidente, in modo tale da poter assumere che l’angolo di
deviazione per i massimi alla sinistra e alla destra del centro sia uguale. Per realizzare
l’ortogonalità si può procedere con due metodi. Il primo metodo consiste nel misurare le posizioni
di due massimi di ordine elevato e calcolarne la differenza: essa indica il doppio dell’angolo di cui
si deve ruotare il reticolo (in senso contrario) per realizzare l’ortogonalità. Il secondo metodo
consiste sempre nel misurare le posizioni di due massimi e calcolarne la differenza, ma invece nel
ruotare il cannocchiale nella posizione attesa per uno dei massimi in condizione di ortogonalità (la
rotazione da eseguire è pari alla metà della differenza invertita di verso) e ruotare di conseguenza
il reticolo fino a far cadere il massimo al centro dell’oculare. Tale metodo risulta più efficace se la
lettura del nonio sulla base centrale è più difficoltosa che la lettura dei nonii del cannocchiale.
16700
16650
1 – doppietto interno 151° 17' 30'' 16580 ± 6.3 Å
Passo del reticolo (A)
16600
1 – doppietto esterno 151° 18' 30'' 16584 ± 6.3 Å
16550 -1 – doppietto interno 109° 40' 00'' 16574 ± 6.4 Å
16500 -1 – doppietto esterno 109° 39' 30'' 16584 ± 6.3 Å
16450 2 – doppietto interno 84° 54' 00'' 16669 ± 2.4 Å
2 – doppietto esterno 84° 50' 00'' 16672 ± 2.4 Å
16400
-2 – doppietto interno 175° 27' 00'' 16492 ± 2.3 Å
16350
Misure effettuate plottate nell'ordine tabulato
-2 – doppietto esterno 175° 30' 00'' 16490 ± 2.3 Å
Tabella 1: Misura del passo del reticolo (valori di k negativi significano che il massimo è osservato in verso orario a
partire dalla posizione del cannocchiale; tutte le misure angolari sono da considerarsi affette da un errore di 30’’)
Come appare evidente osservando i dati, non tutte le misure sono compatibili fra loro. In
particolare, le rilevazioni al primo ordine sono tutte e quattro compatibili entro 1.98σ fra loro,
mentre le misure al secondo ordine sembrano risentire di un errore sistematico nella stima
dell’angolo, poiché le misure con k positivo sono sovrastimate mentre quelle con k negative sono
sottostimate. L’errore sistematico più probabile è dovuto alla scarsa messa a fuoco del
cannocchiale per angoli molto grandi. Ad ogni modo, scartando le misure incompatibili e
mediando si ottiene
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identificare i massimi fino al terzo ordine per le frange più facilmente visibili. Nonostante si
intravedano altre righe, scegliamo di effettuare la misura delle righe più facilmente identificabili
senza ritoccare l’apertura della fenditura. Si osservano facilmente (ordinate dalla frequenza più
alta alla più bassa): viola scuro; violetto; indaco; azzurro; verde; giallo 1 e giallo 2; rosso. In Tabella
2, 3, 4 sono riportati i valori di spostamento angolare rilevati per il primo, il secondo ed il terzo
ordine e la conseguente misura della lunghezza d’onda calcolata (i simboli + e – indicano se la
misura è presa ruotando il cannocchiale rispetto all’asse di incidenza in senso rispettivamente
antiorario e orario).
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Non tutte le righe dello spettro del terzo ordine risultano chiaramente distinguibili; inoltre, il
cannocchiale perde progressivamente di messa a fuoco più ci si allontana dal massimo principale
(l’effetto inizia ad osservarsi alle prime righe gialle del secondo ordine). Per questi motivi (e a
fronte dei dati rilevati) abbiamo deciso di rigettare le poche misure eseguite al terzo ordine perché
sospette di errori sistematici non considerati (attribuiti, come detto, a imprecisioni di messa a
fuoco, ma anche a imperfezioni del reticolo stesso o ad effetti di bordo non considerati) e di
raddoppiare l’incertezza nelle misure angolari seguenti il verde del secondo ordine. In Tabella 5
sono riportati i valori medi delle lunghezze d’onda rilevate.
Riga dello spettro Lunghezza d’onda (Å) Valore teorico (Å) Confidenza
Viola scuro 4048.5 ± 7.0 Å 4046.6 0.27 σ
Violetto 4074.9 ± 7.0 Å 4077.8 0.41 σ
Indaco 4358.3 ± 6.9 Å 4358.3 0.0 σ
Azzurro 4916.8 ± 6.6 Å 4916.1 0.10 σ
Verde 5461 ± 11 Å 5460.7 0.027 σ
Giallo 1 5771 ± 10 Å 5769.6 0.14 σ
Giallo 2 5792 ± 10 Å 5790.7 0.13 σ
Rosso 6250 ± 12 Å 6907.5 54 σ
Tabella 5: Valori finali delle lunghezze d'onda delle righe dello spettro, calcolati mediante media pesata confrontati
con i valori teorici (fonte [Acerbi, Sorbi] Laboratorio di Fisica)
Le misure ottenute per le righe considerate sono tutte accettabili entro un livello di confidenza di
1.98σ (molte vanno ben sotto questa soglia di confidenza) ad eccezione delle misure della luce
rossa, che risultano del tutto anomale rispetto al valore teorico. La fonte più probabile di tale
errore è l’errata identificazione della riga rossa dello spettro in indagine: sono infatti difficilmente
distinguibili diverse righe (tre/quattro) ad intensità luminosa molto bassa.
Una significativa rappresentazione grafica di quanto osservato è visibile in Grafico 1: la
rappresentazione è eseguita riportando i valori delle lunghezze d’onda ottenuti per ciascuna riga
dello spettro al variare dell’ordine; le rette tratteggiate corrispondono al valor medio della
lunghezza d’onda ottenuto per ciascuna riga. Per completezza è stata inserita anche la media delle
lunghezze d’onda del rosso, sebbene essa non abbia reale significato fisico.
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6000
5500
Lunghezza d'onda (A)
5000
4500
4000
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
Numero d'ordine
Grafico 1: Lunghezze d'onda delle righe dello spettro rilevate per ciascun ordine e loro media pesata. I colori
assegnati sono puramente esplicativi e non corrispondono in alcun modo ai dati rilevati. Le misure contrassegnate
da una X sono state scartate del computo della media per eccessiva incompatibilità. Gli errori delle medie sono
riportati a fianco delle rette tratteggiate.
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Serie α (rad)
Serie 1 – nonio orario 1.0472 ± 0.0021
Serie 1 – nonio antiorario 1.0479 ± 0.0021
Serie 2 – nonio orario 1.0475 ± 0.0021
Serie 2 – nonio antiorario 1.0471 ± 0.0021
Valore finale (media) 1.0474 ± 0.0010
Tabella 7: Valori di α ottenuti nelle serie e loro media finale
Con buona approssimazione il valore di α corrisponde a 60°; è quindi lecito supporre il prisma a
base triangolare equilatera nello svolgere le successive misurazioni.
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misure angolari dello zero. Si noti che come errore del valor medio si è utilizzata comunque la
sensibilità dello strumento per non sottostimare eccessivamente l’errore.
Per determinare l’angolo di deviazione minimo, impieghiamo la sua definizione per definire il
metodo di misura. Esso è per definizione l’angolo di minima deviazione angolare fra angolo di
incidenza nel prisma e angolo di uscita dal prisma (in funzione dell’angolo di incidenza). In quanto
minimo, la derivata della funzione angolo di deviazione – angolo di incidenza è nulla: allora,
tenendo fissa l’orientazione angolare del raggio e ruotando il prisma (cioè realizzando una
variazione dell’angolo di incidenza) l’angolo di deviazione minima per una data riga dello spettro
non è altro che l’angolo per cui lo la velocità di spostamento della riga al variare dell’orientazione
del prisma è nulla. In altre parole, si osserva, al variare dell’angolo di orientazione del prisma e per
una certa riga dello spettro, un movimento in una direzione che a un certo punto si inverte: il
valore angolare in corrispondenza del quale avviene tale inversione di moto è l’angolo di
deviazione minimo.
Praticamente realizziamo la misura ricorrendo alla croce dell’oculare e a un procedimento
iterativo. Posizioniamo per prima cosa il cannocchiale nei pressi dell’angolo di deviazione minima
dalla parte degli angoli di deviazione maggiori e, ruotando volta per volta di una piccola frazione il
prisma, “rincorriamo” con il cannocchiale la riga finché la croce dell’oculare non si trovi tangente al
movimento della riga (cioè esiste una sola posizione angolare per cui la riga arriva a coincidere con
la croce dell’oculare). Tale posizione corrisponde all’angolo minimo di deviazione.
In Tabella 9 riportiamo i valori ottenuti per la misura degli angoli di deviazione per le varie
componenti dello spettro misurati tramite il procedimento descritto.
Con questi dati a disposizione si può ricavare l’indice di rifrazione di ciascuna riga dello spettro. In
Tabella 10 sono riportati i valori ottenuti per l’indice di rifrazione
Serie n
Luce viola scuro – nonio antiorario 1.8420 ± 0.0012
Luce violetto – nonio antiorario 1.8400 ± 0.0012
Luce indaco – nonio antiorario 1.8250 ± 0.0012
Luce azzurro – nonio antiorario 1.8046 ± 0.0011
Luce verde – nonio antiorario 1.7920 ± 0.0011
Luce giallo 1 – nonio antiorario 1.7864 ± 0.0011
Luce giallo 2 – nonio antiorario 1.7859 ± 0.0011
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Per verificare che gli indici di rifrazione così ottenuti rispettino la legge approssimata di Cauchy è
sufficiente eseguire una regressione lineare con sull’asse delle ascisse e n2 sulle ordinate. I
Grafici 2 e 3 riportano tali regressioni eseguite per i due nonii e le tabelle allegate i parametri del
fit con il relativo esito del test di χ2.
Parametro Valore
Andamento n2(λ) - nonio antiorario m 6.34 ∙ 104
3,50 q 3.00
σm 1.04 ∙ 103
3,45 σq 4.52 ∙ 10-3
χ² 7.11 ∙ 10-6
3,40
R2
Quadrato indice di rifrazione n2
0.9979
3,35
3,30
3,25
3,20
3,15
3,10
3,05
2,1E-06 3,1E-06 4,1E-06 5,1E-06 6,1E-06
Inverso del quadrato della lunghezza d'onda 1/λ² (1/nm²)
Grafico 2: Andamento dell'indice di rifrazione n in funzione di λ (misure sul nonio antiorario)
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Parametro Valore
Andamento n2(λ) - nonio orario m 6.35 ∙ 104
3,5 q 3.00
σm 1.04 ∙ 103
3,45 σq 4.52 ∙ 10-3
χ² 7.28 ∙ 10-5
3,4 R2
Quadrato indice di rifrazione n2
0.9978
3,35
3,3
3,25
3,2
3,15
3,1
3,05
2,1E-06 3,1E-06 4,1E-06 5,1E-06 6,1E-06
Inverso del quadrato della lunghezza d'onda 1/λ² (1/nm²)
Grafico 3: Andamento dell'indice di rifrazione n in funzione di λ (misure sul nonio orario)
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