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La storia dello Zio Tonto
Libera elaborazione dal folclore trevigiano
immagini di Marco Nereo Rotelli
C'era una volta una madre e una figlia; era carne vale e cosi avevano gran
voglia di far le frittelle.
- Ragazza mia, guarda se riesci a trovarmi la padella, ché voglio far le
frittelle, ma chissà dove s'è cacciata un pezzo non la vedo
La ragazza guarda in ogni ripostiglio buco
e buchetto; butta all'aria ogni cosa, fruga di qua fruga di la, ma la padella
non salta fuori. Madre, non trovo niente. E' andata persa o ce l'han portata
via.
Ah dunque ! Così non si possono fare le frittelle.
Sapete,madre? Si potrebbe chiederla a prestito allo Zio Tonto.
— Si davvero, hai ragione. Va, corri, e intanto io comincio a impastare.
Detto fatto, la ragazza fila via, prende
una scorciatoia attraverso il bosco e arriva dallo Zio Tonto, the abitava solo in una
casaccia, ed era vecchio, strambo e mago.
Caro zio, dobbiamo far le frittelle e siamo senza padella; non ci rifiutereste
mica la vostra, vero?, per piacere.
- No che non ve la rifiuto. Ma voglio un bel mucchietto di frittelle
anch'io, perchè voglio far carnovale anch'io.
- Certo che ve le porto: una bella tovagliolata. La ragazza prende la
padella e torna a casa.
- Poi madre e figlia si mettono tutt'e due a impastare, rimenare e
rimestare; mettono lo strutto a sciogliersi nella padella al calore del
fuoco; e poi ci buttano dentro una alla volta, ciùnfete, ciùnfete,
le cucchiaiate di pasta. 0 che buon odore e che bel friggere! E a mano a
mano che si cucinavanole frittelle, le cavavan fuori buone calde e unte, e le
ammucchiavano nelle terrine. Quando hanno finito, la madre dice alla
figlia:
Porta indietro la padella allo Zio Tonto, mettigli le sue frittelle in un
tovagliolo e portagliele.
' La ragazza obbedisce e parte. Ma per via le vien voglia di assaggiare
una frittella.
Oh che buona! E poi un'altra: Ancora più buona! E poi, in men che
non si dica, una alla volta se le fa fuori tutte.
Oh povera me, cos'ho mai fatto? Cosa porteró adesso allo Zio Tonto? e
piangiucchiava e sospirava e si disperava. Ma le venne subito in mente la maniera di
cavarsela. Va dall'asino e gli dice:
Asino, asino, fammi un gran piacere, fammi due o tre belle caccotte, the poi le
metto nel tovagliolo che sa di frittelle e le annodo bene; le porto allo Zio Tonto e lui
di sicuro non s'accorge di nulla. L'asino, pronto, l'accontenta e lei arriva alla
porta dello Zio Tonto. Gli grida: Zio, grazie della padella e vi lascio qui
anche le frittelle; e corro via perchè ho le faccende da sbrigare a casa.
Non fa nemmeno a tempo di voltarsi che lo Zio Tonto esce e si prende su
il tovagliolo. Fiuta, fiuta, e col naso fino che aveva non gli occorre
neppure sciogliere i nodi del tovagliolo per capir l'imbroglio. E si mette a
urlare dietro alla ragazza:
— Vedrai, vedrai, razza di canaglia. Verrò io a scovarti fuori, e diamine che
mangerò te invece che le frittelle, e in un sol boccone.
La ragazza correva e correva tanto che non le veniva più il fiato; tutta
spaventata arriva a casa e immediatamente chiude la porta.
— Madre, madre; se sapeste quel che m'è capitato. Ho mangiato le
frittelle alto Zio Tonto; e gli e montata una gran furia, tanto che vuol
venir qua per mangiare me al posto delle frittelle. La madre, anche lei
spayentata, dice alla ragazza: Chiudiamo per bene tutto, porte finestre e finestrelle;
turiamo fessure e fessurine, buchi e buchetti, e perfino la canna. del camino; e vedrai
che lui qui non entra. E poi prendiamo un cuscino, tiriamo fuori dall'agoraio tutti gli aghi,
tiriamo fuori chiodi bullette e rota che punge; riempiamo
cuscino di tutta questa roba, lo mettiamo al tuo posto nel letto, e tu ti metti sotto le
coperte, giù, vicino ai miei piedi ti nascondi e te ne stai queta senza far
neanche ah.
Così, se mai riuscisse a raggiungerci, lui vedrà il gonfio del cuscino, gli si butterà
sopra credendo di mangiar te; e invece trangugerà il cuscino pieno di punte e si
pungerà tutto il gozzo.
Intanto era venuta notte; e loro chiudono, sbarrano, legano le maniglie, fanno scattare i
lucchetti, tirano i catenacci. Ma si dimenticano di turare il buco dell'acquaio. E col
buio, sentono rumori e movimenti giù in cucina; lo Zio Tonto, già ch'era
mago, era entrato appunto dal buco dell'acquaio.
Madre, e bell'e arrivato, lo Zio Tonto e qui.
Alle due donne vengono i brividi, si fanno il segno della croce, e la ragazza si
ficca ben sotto le coperte dalla parte di sua madre. Intanto lo Zio Tonto batte
col bastone sul pavimento e poi sul legno della scala:
- So n q ua s ul p ri mo s ca li no e p u m!
- Cara madre, buona notte.
- Cara figlia, ficcati sotto.
- S o n q u a s u l s e c o n d o s c a l i n o e p um !
Cara madre buona notte.
- Cara figlia ficcati sotto.
Son qua sul terzo scalino e pum!
Cara madre buona none.
Cara figlia ficcati sotto.
- Cosi, uno scalino dopo l'altro, lo Zio Tonto fa tutta la scala e poi:
- Son qua sulla porta della camera!
- Son qua ai piedi del letto –
- e infine: Aaharn! che ti mangio, ragazza traditora! E spalanca la bocca e
addenta il cuscino e lo trangugia.
Ma tutte quelle punte lo pungono, ma il
cuscino lo soffoca, e lui lancia un grand'urlo, che lo si sente dappertutto.
E fugge via e via e via, che ancora. adesso sta correndo:
e per raccontarvi fin dove arriverebbe questa fiaba mai più finirebbe.