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Piano parcheggi tra controlli sporadici e strumentalizzazioni (prima parte)

Il residente ha diritto ad occupare con la seconda auto, se non con entrambe, un posto auto sotto
casa tutto il giorno ?
Chi lavora negli uffici o nei negozi di aree del centro ha diritto ad avere il posto auto gratuito di
fronte al posto di lavoro ?
Chi viene in centro per prendere il treno ha diritto a buttare l’auto dove capita intasando tutti i
parcheggi disponibili ?

Se la risposta è sì, qualsiasi piano parcheggi è inutile ed è inutile continuare a leggere quanto segue.
Se la risposta è no, occorre accordarsi sulle regole.

Un piano parcheggi dovrebbe condensare in poche e semplici regole l’uso delle strade e degli spazi
di sosta, beni pubblici.
Se i posti sono pochi in rapporto alla domanda, come accade in alcune aree cittadine centrali,
occorre che le autorità stabiliscano regole di priorità e le facciano rispettare.
In aggiunta a regole sui tempi di sosta ci può essere il pagamento che tuttavia è una opzione, ultima
ed eventuale, primariamente legata ai costi di controllo delle regole e di manutenzione degli stalli.

In una città come Seveso, creare priorità significa mettere in ordine le esigenze di residenti,
pendolari ferroviari, lavoratori locali e clienti dei servizi e decidere quanto soddisfare ciascuno.

Difficilmente il cittadino che oggi si lamenta, si è confrontato con tale esercizio. Più facilmente
afferma una esigenza personale, talvolta impropria. I vecchi amministratori, che oggi cavalcano la
protesta e strumentalizzano il tema, sono i primi ad aver imposto nel 2006 inutili aree a pagamento
a Seveso e a non aver mai affrontato seriamente il problema delle regole e del controllo.

Alla base di un corretto utilizzo degli stalli c’è un principio cardine impossibile da contestare:
nell’uso del parcheggio ha la priorità chi lo usa per meno tempo.

Questo principio ha la priorità perché permette la fruizione del bene pubblico ad un elevato numero
di persone, con esaltazione delle sue caratteristiche di bene della collettività.
Questo principio stimola la fermata commerciale breve ma anche la fermata sociale, come portare la
spesa all’anziano o andare a trovarlo o portare e ritirare un bimbo da scuola.

Da questo principio consegue che la distanza dello stallo dal servizio (ufficio, negozio,
abitazione, ecc.) deve essere proporzionale al suo tempo di utilizzo: per soste brevi lo stallo deve
essere vicino al servizio, per soste lunghe lo stallo può essere proporzionalmente più distante.

Il terzo principio è il controllo delle regole: è il più importante e il meno rispettato.

A Seveso, tutti chiedono favori personali a chi controlla le regole. Le regole non fondate su una
strategia chiara e ben comunicata nei suoi principi, nonché una conoscenza diretta dei sanzionati,
tolgono forza al controllo, quindi tolgono validità a qualsiasi piano.

La necessità di controllare ha un corollario: finché non si esercita il controllo è inutile cambiare


le regole a meno che vi sia un cambiamento significativo nelle destinazioni urbanistiche di un’area
o non siano rispettati i principi sopra indicati.

Infine un’osservazione psicologica: qualsiasi costo orario si attribuisca alla striscia blu, essa
contrasta la curiosità, cioè frena l’economia.

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