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a Reggio Emilia
Enzo Ciconte
11 gennaio 2008
Le dinamiche criminali
a Reggio Emilia
Enzo Ciconte
Introduzione
Nellultimo decennio la Regione Emilia-Romagna,
in accordo con alcuni comuni tra i quali quello di Reggio
Emilia, ha dedicato una particolare attenzione allo studio e
alla ricerca sulla presenza della criminalit organizzata
nelle citt e nei comuni emiliano-romagnoli. Dieci anni
sono un periodo ampio e sufficientemente lungo per
delineare il quadro della eventuale esistenza, presenza ed
attivit sul territorio regionale di formazioni criminali e
mafiose italiane alle quali si sono aggiunte, negli ultimi
tempi, agglomerati criminali dorigine straniera. Una scelta
cos prolungata nel tempo mostra come essa rientri
nellalveo di un programma della Regione e dei comuni
interessati finalizzato alla conoscenza della realt del
proprio territorio.
Un impegno di cos vasta portata va segnalato per la
sua importanza strategica soprattutto perch tocca un tema
sensibile come quello della criminalit e della sicurezza
che normalmente si fa di tutto per nascondere o per non
evidenziare pi di tanto. Nelle aree cosiddette non
tradizionali, come quelle del centro e del nord Italia, di
solito si tende a sottovalutare il problema, a sottostimarlo, a
dire che in fondo lesistenza della criminalit organizzata
un problema solo del sud. Simili opinioni non sono nuove,
anzi hanno durata pluridecennale e anche quando sono
espresse con le migliori intenzioni la salvaguardia della
reputazione e dellimmagine della propria citt o regione
in realt finiscono con limpedire la piena comprensione di
quanto stia succedendo nella realt perch, cos facendo,
non si va a guardare quanto accade sotto la superficie delle
cose e ci si accontenta solo delle apparenze. Trovare
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PARTE PRIMA
Larrivo dei Dragone a Reggio Emilia
Com ampiamente noto, i mafiosi arrivarono nelle
zone del centro-nord con il soggiorno obbligato.
Nonostante lopposizione dei sindaci locali, furono inviati
in quelle realt dei mafiosi che, non sapendo fare altro,
tentarono di infiltrarsi e di occupare porzioni di territorio. I
soggiornanti obbligati cercarono di stringere rapporti con
persone provenienti dalla stessa regione. Gli esempi da fare
sarebbero tanti, ma per la realt reggiana la storia
dellinsediamento di un gruppo familiare molto noto come
quello dei Dragone particolarmente significativa. La
storia ha inizio con linvio al soggiorno obbligato di
Antonio Dragone, che allepoca era custode della scuola
elementare di Cutro. I Dragone, secondo Fonti, avevano a
Reggio Emilia un locale di ndrangheta, il che significa
poter disporre di molti uomini, avere forze, avere un peso,
contare nel panorama mafioso. Antonio Dragone arriva nel
giugno del 1982, appena scampato in Calabria ad un
agguato mafioso; il 13 gennaio di quellanno al suo posto
muoiono il nipote Salvatore Dragone e il maresciallo dei
carabinieri Pantaleone Borrelli. Va ad abitare a
Montecavolo di Quattro Castella. Appena giunto, decine di
giovani cutresi si recano a riverire il boss e a rendergli
omaggio. Nel reggiano arriva come uno sconosciuto
nessuno, oltre i suoi compaesani lo conosce ma la stampa
locale di Crotone descrive esplicitamente il bagaglio
criminale che si porta dietro.
Ne fa fede un articolo de Il Crotonese del 14
maggio 2004 che riprende un vecchio ritratto uscito molti
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Tribunale di Reggio Emilia, Dragone Raffaele + 14, 1995., p. 45, pp. 23-25, pp.
47-48, p. 30-37.
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Corte di assise di Reggio Emilia, Sentenza nella causa contro Dragone Raffaele
+ 4, 25.11.1994.
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dipende questa particolarit? Dal fatto che in EmiliaRomagna non c nessuna cosca che abbia il controllo del
territorio e dunque nessuno in grado di custodire con una
certa sicurezza rilevanti quantit di droga che sul mercato
valgono parecchi milioni di euro. Ecco perch i grandi
depositi di droga si trovano altrove, in Lombardia, in
Piemonte, in Liguria.
LEmilia-Romagna una regione di mercato, un
enorme luogo di consumo delle droghe, un vero e proprio
supermarket. Qui erano attivate reti di spaccio ed erano
reclutati i cavalli, spesso originari del luogo. Il ciclo della
droga sicuramente complesso; ad esso, oltre ai mafiosi,
possono partecipare anche elementi non particolarmente
strutturati o radicati sul territorio, perlomeno ai livelli bassi
o intermedi. C, spesso, un intreccio e i mafiosi hanno
commerciato droga con altri personaggi che mafiosi non
sono ma che per le ragioni pi varie hanno deciso di fare i
narcotrafficanti.
Nellultimo decennio si sono verificati mutamenti e
trasformazioni sia nei mercati criminali sia nei soggetti
protagonisti di queste trasformazioni. E continuata la
contaminazione tra la criminalit locale e quella mafiosa, la
prima in funzione ancillare rispetto alla seconda, ma si
introdotto un potente fattore di novit: ai mercanti e ai
cavalli italiani si sono aggiunti gli stranieri in numero
sempre pi crescente e provenienti da diverse nazionalit.
Tra italiani e stranieri esistono molteplici rapporti
che vanno da quelli pi semplici rappresentati dai cavalli
di origine straniera che hanno sostituito i tossicodipendenti
italiani a quelli pi complessi che invece riguardano partite
consistenti di droga dove i criminali stranieri hanno un
ruolo ben diverso e ben pi complesso rispetto al passato.
Alle mafie italiane oggi si sono affiancate quelle straniere
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Informativa Fonti.
Reggio Emilia, Esame dibattimentale di Francesco Fonti, pp. 69-70, pp. 82-84.
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Informativa Fonti, p. 21.
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Su questo vedi Enzo Ciconte, Ndrangheta dallUnit ad oggi, Laterza, RomaBari 1992, pp. 38-39.
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Reggio Emilia, Esame dibattimentale di Francesco Fonti, p. 179
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Antonio Dragone sment Bellini nel corso del processo e disse che non cera
nessuna faida con Vasapollo, ed in effetti prima di sedere sul banco dei testimoni,
il presunto capo della cosca cutrese davanti alle guardie carcerarie, ha abbracciato
quelle due persone che a detta degli inquirenti avrebbero fatto uccidere alcuni dei
suoi uomini, Il Crotonese 19 aprile 2002.
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Esame dibattimentale di Bellini Paolo, Udienza del 13 marzo 2002, p. 129.
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PARTE SECONDA
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Mario Sabia, Reggio invasa dalla droga a basso costo, Gazzetta di Reggio, 9
giugno 2005.
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ostacoli per nessuno, anzi cerano porte aperte per tutti. Chi
era intraprendente poteva inserirsi nel mercato, creare la
sua rete e avviare le sue attivit. Il territorio era molto
vasto, per gran parte libero da altre presenze criminali o
mafiose, e il mercato della droga non apparteneva alla
categoria dei settori che sono soliti entrare in crisi
irreversibile.
Naturalmente cerano altri mafiosi di calibro ben
diverso. Uno di questi era Vittorio Foschini. Lui era
incaricato dai suoi capi di smerciare droga che andava a
prendere in vari posti, in giro per lItalia e cos poteva
capitare che andasse a prendere droga in Calabria per
portarla a Milano dove era la sua base operativa. Da
Milano la droga prendeva varie diramazioni. Una di queste
era sicuramente Reggio Emilia comera gi capitato ai
tempi di Fonti e di Cavazzuti. Foschini conobbe gli
ndranghetisti di Cutro e di Isola Capo Rizzuto e di loro
parl quando decise di collaborare. Raccont tante cose,
descrisse i traffici, riconobbe gli uomini che ne erano gli
assoluti protagonisti sulla direttrice che da Milano portava
a Reggio Emilia e parl anche dei gradi e dei rituali.
Disse che nella ndrangheta c una gerarchia, c
picciotto, picciotto onorato, picciotto di giornata, poi c
camorrista, poi c sgarrista, poi c santista e poi c il
vangelo; il vangelo su di tutti. Secondo Foschini capo
societ equivalente a santista. Spieg una regola
particolare in forza della quale si potrebbe far parte
dellorganizzazione anche senza essere battezzati. In
questo caso, chi si trovi in questa condizione viene
chiamato contrasto onorato. Non tutti i capibastone sono
disponibili ad accettare questa modalit di far partecipare
alle attivit della ndrangheta chi non ritualmente
affiliato. La possibilit di poter partecipare varia da locale a
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...come ha fatto a fare tre mesi... tre mesi l79. Tre mesi di
isolamento; un vanto, perch ha saputo resistere pi del suo
avversario che ha patito solo per pochi giorni la sua stessa
pena e sa cosa significhi quellesperienza; un vanto perch
ha saputo dimostrare di essere pi uomo del suo nemico, e
questo nel linguaggio mafioso ha la sua importanza. E
vuole farglielo sapere; per questa ragione incarica la nuora
di riferire tutto a Salvatore. Ci penser poi lui a fare
arrivare la voce a Grande Aracri.
Vuole vendetta, vendetta di quelle dure perch non
gli basta la morte di Gande Aracri. Per lui ha in mente
qualcosa di pi atroce, di pi subdolo, di pi crudele, di pi
sofisticato; per questo pianifica tutto giorno dopo giorno,
come se fosse preso da unossessione. Lo dice nel
colloquio di Solliciano: Ma tu pensi che lala maggiore
sofferenza quando uno muore? Dopo due minuti non vedi
pi niente, soffri essendo vivo, il dolore, le sofferenze, solo
io so quello che ho passato in tutti questi anni, io sai cosa
ho pensato in me e me? Lui, com' messo lui, figlic,
(incomp) oggi in un cerchio, sanno tutto, solo che non
hanno elementi e vogliono la congiuntura come stringere
l'anello, io a questo qua, che non glielo auguro mai a
nessuno, mi auguro per lui che come lo prendono (incomp)
minimo sono trenta. Io lo devo vedere, figlic, in galera e
dopo la famiglia farcela tutta (voce bassa incomprensibile)
soffrire giorno per giorno, lo devo privare pure ad andare al
colloquio. Quella la sofferenza pi. Io lo devo
vedere soffritre giorno per giorno,figlia mia gli devo far
pagare le sofferenze dellinferno Non c cosa pi brutta
di quando una persona privata, quando gli togli il fratello,
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Per la morte di Salvatore Arabia, ucciso nella frazione Steccato di Cutro, stato
accusato come mandante Nicolino Grande Aracri. Il tribunale dei riesame di
Catanzaro ha escluso questa circostanza ed ha escluso che Nicolino Grande Aracri
sia il mandante dellomicidio. Vedi Antonio Anastasi, Delitto Arabia senza
mandante, Il quotidiano, 13 dicembre 2007.
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Conclusioni
La descrizione che emerge dalle carte giudiziarie
inquietante ed allarmante. Al di l delle responsabilit
penali dei singoli imputati che sono affidate alle decisioni
del Tribunale di Catanzaro o di quelli emiliani e dei
successivi gradi di giudizio, per cui essi sono da
considerarsi innocenti fino a sentenza passata in cosa
giudicata e ci vale soprattutto per il racconto fatto in
queste ultime pagine la descrizione conferma lesistenza
di una robusta presenza criminale e mafiosa a Reggio
Emilia che, pur pesando su tutta la comunit cittadina,
grava essenzialmente sui cutresi che fanno gli imprenditori
e i commercianti, che hanno una disponibilit finanziaria e
che dunque possono pagare il pizzo.
Le vicende descritte nelle pagine
precedenti
mostrano come loppressione si sia via via modificata
grazie alle attivit delle forze dellordine e della
magistratura, come essa non sia riuscita ad andare al di l
di questo segmento pur importante delleconomia cittadina
e come anche sul fronte imprenditoriale non tutto sia
fermo, ma ci sono, sia pur piccole, avvisaglie di qualche
reazione. Rimane un fatto incontrovertibile: per quanto se
ne sa, gli ndranghetisti sono stati in grado di condizionare
vita ed attivit economica di altri imprenditori e
commercianti, di costituire societ edili in grado i
raccogliere appalti da altri imprenditori e di mettere in
piedi un sofisticato sistema di false fatturazioni.
Ci conferma come il sistema economico e
produttivo continui ad essere aggredito. Questo il punto
nevralgico pi vulnerabile per una economia ricca come
quella di Reggio Emilia perch quello che, destando
meno allarme sociale di un fatto di sangue, meno
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Patto antimafia sui cantieri della TAV, Giornale di Reggio. Ultime notizie, 13
ottobre 2006.
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Su questi aspetti vedi Giovanni Vignali, Clan Mazzaferro: un nome ai vertici
della malavita in Lombardia e Jacopo della Porta, Ndrangheta: mani sulla Tav,
Giornale di Reggio, 28 agosto 2007.
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Questura di Reggio Calabria, Lassociazione mafiosa Longo-Versace, 7 giugno
2007; Tribunale di Reggio Calabria, Sezione misure di prevenzione, Decreto nei
confronti di Longo Vincenzo, 15 giugno2007, Ndrangheta, sequestro di veicoli in
due cantieri, Il Resto del Carlino. Reggio, 15 luglio 2007, Mafia, sequestri in due
cantieri, LInformazione di Reggio Emilia, 15 luglio 2007.
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