You are on page 1of 36

Spedizione in A.P. Legge 662/96 art.

2 comma 20/c - filiale di Ancona


ANNO XXII
APRILE-GIUGNO 2000 3
INTERVISTA
ALL ASSESSORE
LUCIANO AGOSTINI
CALENDARIO
VENATORIO
DISTRIBUTRICI
DI FITOFARMACI
EMERGE LA CANAPA
GRANO DURO E
CENTRI STOCCAGGIO
A COLLOQUIO CON
L ASSESSORE AGOSTINI
AL VIA IL PIANO
DI SVILUPPO RURALE
CALENDARIO
VENATORIO 2000-2001
ORCIOLO D ORO
PER IL LAUDATO
TORNAMAGNO
MEDAGLIA D ARGENTO
CONTROLLARE E TARARE
LE MACCHINE PER
DISTRIBUIRE FITOFARMACI
RACI, UNA
RASSEGNA NAZIONALE
CANAPA,
COLTURA EMERGENTE
IL CONTOTERZISMO
NELLE MARCHE
L ENERGIA
DEL PINO NERO
SACCARIFERO,
QUALI PROSPETTIVE
BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO. . . LE PROVE
QUALIT DEL GRANO DURO
E CENTRI DI STOCCAGGIO
Le opinioni espresse negli scritti pubblicati in questa Rivista impegnano
solo la responsabilit degli autori
S O M M A R I O
1
4
5
9
10
11
14
15
20
23
25
26
29
1
Luciano Agost ini i l
nuovo assessore al -
l agri col tura, f ore s t e ,
agritur ismo e svil up -
po r ur al e. Con que -
sta inter vista l o pre -
sent i amo ai nost r i
l e t t o r i .
La prima domanda
vi ene spont anea:
continuit o meno
rispetto alla passa-
ta legislatura?
Continuit, non c
dubbio, lha detto il pre s i d e n-
te DAmbrosio intro d u c e n d o
il Consiglio regionale dedica-
to al programma, ancora pri-
ma labbiamo detto in cam-
pagna elettorale e, inoltre,
sta nelle cose: la passata le-
gislatura si
dotata dei
p r i n c i p a l i
s t ru m e n t i
di pro g r a m-
mazione, in
questi cin-
que anni
d o v r e m o
t r a d u rre le
scelte in
operativit.
Per quanto
r i g u a rda lagricoltura il di-
scorso analogo, anche se
alcuni strumenti, il Piano
Agricolo ad esempio, esisto-
no solo in bozza e richiedono
ancora molto lavoro .
In che cosa si caratterizzer
la sua gestione?
Nel dialogo e nella collabora-
zione costante con le catego-
rie e le associazioni agricole.
Sono convinto che il settore
a g ro a l i m e n t a re debba muo-
versi come Sistema, acqui-
sir cos una autore v o l e z z a
che gli consentir di cre a re
a t t o rno a s unarea di con-
senso, terreno fondamentale
per dar vita a un patto pro-
duttori-consumatori. Un pat-
to, attraverso il quale giunge-
re ad una conoscenza re c i-
p roca, compiuta, delle rispet-
tive necessit
e criticit.
Un patto che
p o rter bene-
fici ad en-
trambi: nuovi
spazi di mer-
cato per gli
uni, aff i d a b i-
lit e sicure z-
za di riferi-
mento per gli
altri. Ebbene
io penso che questo sia un
compito che deve essere ge-
stito dalle Istituzioni, che de-
vono concord a re, insieme al-
le organizzazioni della societ
civile, un percorso che vada
in questa direzione, indivi-
duando iniziative mirate.
Se dovesse indicare le prio-
rit che animeranno il suo
l a v o ro ?
Due in primo luogo: moder-
n i z z a re il settore agro a l i m e n-
t a re e puntare alla valorizza-
zione dei nostri prodotti tra-
dizionali. A questi ne aggiun-
g e rei un terzo, dare un con-
tributo al dialogo tra i diversi
S e rvizi della giunta.
Quanto al primo aspetto, i
p roblemi sono tantissimi e
non si pu che part i re dalla
realt dellazienda agricola:
p o p o l a z i o-
ne tro p p o
anziana (il
21% del
totale su-
pera i 64
anni) e
giovani an-
cora poco
m o t i v a t i ,
d i m e n s i o n i
p i c c o l e ,
difficolt a trovare lavoratori e
p rofessionalit adeguate. Ol-
t re naturalmente al fatto che
deve essere facilitata la co-
municazione impre s a - i n d u-
stria di trasformazione.
Quanto al secondo, basti ri-
f l e t t e re sul fatto che chi entra
in contatto con la nostra ga-
s t ronomia, si meraviglia della
ricchezza e della bont dei
nostri prodotti. Eppure si fa
ancora fatica a farli conosce-
re. La valorizzazione non va
per considerato laspetto
t e rminale del processo pro-
duttivo. Credo che tutti i sog-
getti della filiera devono es-
s e re messi in grado di lavo-
r a re affinch sia possibile ag-
g i u n g e re quel plus-valore che
rende un
p ro d o t t o
" s p e c i a l e "
e quindi
pi facile
la sua va-
l o r i z z a z i o-
ne e pro-
mozione. Inoltre dobbiamo
e s s e re i primi a cre d e re che
abbiamo grandi risorse. Il
m a rchigiano laborioso,
competente, ma spesso schi-
vo: occorre fare uno sforz o
anche in questo senso e au-
m e n t a re la cultura dellospi-
talit e il gusto del contatto
con gli altri. A questo pro p o-
sito cre d o
molto nel
ruolo che
p o s s o n o
s v o l g e re
l a g r i t u r i-
smo e le
d i v e r s e
f o rme di
t u r i s m o
ru r a l e .
Quanto al
t e rzo aspetto, quello della
r i f o rma dellEnte uno degli
impegni di questa Ammini-
strazione. Possiamo per fa-
re tutte le riforme che voglia-
mo, ma se coloro che vi lavo-
rano non verranno aiutati a
t ro v a re le motivazioni di un
l a v o ro sinergico, sono tutte
destinate ad impantanarsi.
O l t re alle tradizionali dele-
ghe agr icol e, ne ha altre
i m p o r tanti come pesca,
t r a s p o r ti , caccia. La mole
del lavoro che laspetta le
togli er tempo per l agri-
c o l t u r a ?
Il lavoro non mi ha mai spa-
ventato. Quanto alla pesca ma-
rittima giustamente sta insie-
me allagri-
coltura:
la stessa
cosa che
succede a
livello na-
zionale, si
cerc a t o
una omogeneit; comunque
una questione che fa parte del
c o m p a rto agro a l i m e n t a re .
LI NTERVI STA
A COLLOQUIO CON
L ASSESSORE AGOSTINI
M o d e rn i z z a r e i l
s e t t o r e agr o a l i -
m e n t a re e puntare
al l a val or i zzazi o -
ne dei nostri pro -
dotti tradi zi onal i
Di al ogo e col l abo-
razi one costante con
l e rappre s e n t a n z e
del mondo agri col o.
Per contare di pi
Pri mo i mpegno:
i l Pi ano di Svi l uppo
R u r a l e
Quanto alle
a l t re dele-
ghe, mi vie-
ne da ri-
s p o n d e re
che altre
c o m p e t e n-
ze rappre-
sentano ul-
teriori opportunit di rapport i
sia con i colleghi di giunta, che
con la societ realeMi pare
che lagricoltura possa trarre
vantaggio da questo.
E comunque io credo di do-
v e rmi occupare degli indiriz-
zi, di fare in modo che venga-
no condivisi, dellimpostazio-
ne, non intendo confonderm i
con i compiti dei dirigenti di
S e rvizio, che sono quelli che
devono garantire la fluidit
del lavoro di tutti i giorni. La
divisione dei ruoli dellammi-
n i s t r a t o re e del funzionario
questione importante, che
garantisce sul piano delleff i-
cienza e della traspare n z a .
R i c e rc a - s p e r i m e n t a z i o n e - d i -
vulgazione. Cambier il r u o-
lo dellASSAM?
Il ruolo dellAgenzia andr ri-
visto anche alla luce delle
nuove competenze che la Re-
gione avr nel campo della ri-
c e rca, che rendono pi fatti-
vo il rapporto ricerc a - s p e r i-
mentazione. Anche questo
aspetto parte essenziale
della modernizzazione del
s e t t o re. LASSAM deve esse-
re un Ente che proiettato al
di fuori, che ha le antenne
per capire quali sono le prio-
rit su cui occorre lavorare ,
che quando individua le prio-
rit, ha gi in mente a chi po-
tranno serv i re e come farc e l e
a rr i v a re .
Pensa al transgenico, quan-
do dice che bisogna coglie-
re il nuovo?
No, non pensavo al transgeni-
co. Noi, abbiamo tanti bei
p rodotti che non ha pro p r i o
senso che ci impegnamo su
questo. Lho gi detto, il no-
s t ro compito principale
quello di dare valore ai pro-
dotti che sono frutto della ru-
ralit delle Marche. Ci nono-
stante dico
che non si
pu alzare
un muro e
i m p e d i re la
r i c e rca, fa-
cendo di
tutta lerba
un fascio,
anche se continuo a non ve-
d e re come la cosa possa inte-
re s s a re una realt come la no-
stra. Credo comunque che il
patto pro d u t t o r i - c o n s u m a t o r i
di cui dicevo allinizio serv a
anche a questo: il consumato-
re non deve essere soggetto
manipolabile, deve essere
i n f o rmato e protetto; insom-
ma ci vogliono le re g o l e
C un prodotto simbolo
per veicolare la nostra im-
m a g i n e ?
S i c u r a-
mente il
vino. Ma
su que-
sto con-
c o rd a n o
o r m a i
tutti . E
s i n t o m a-
tico che
qualunque iniziativa si faccia
ru o t a re intorno al vino de-
stinata al successo. Il vino si
coniuga bene col turismo,
con lambiente, con lart e ,
lhanno scoperto prima di noi
in Toscana, in Piemonte, in
Friuli. Noi abbiamo ottimi vi-
ni, abbiamo fatto molto in
questi anni, abbiamo avuto
anche ambiti riconoscimenti.
C redo che si debba adesso la-
v o r a re perch tutti i nostri vini
t rovino mercati adeguati. In-
somma dobbiamo trasform a re
la ricchezza e la variet, che
anche qui abbiamo, in una ve-
ra e propria opportunit.
E bisogna sfru t t a re la capa-
cit aggregante del vino per
p ro m u o v e re gli altri pro d o t t i .
Il primo impegno che si tro-
va a por t a re avanti il Pia-
no di Sviluppo r u r a l e
Esatto, siamo a buon punto.
Avr quanto prima lok defi-
nitivo di
B ruxelles.
A b b i a m o
l a v o r a t o
bene, ab-
biamo tro-
vato una
buona sin-
tonia con
le org a n i z-
zazioni da una parte, gli Uff i-
ci e la Commissione Euro-
pea, dallaltra. E limpegno
pi importante anche dal
punto di vista finanziario.
Adesso dobbiamo fare i ban-
di. Prestissimo. E soprattutto
dobbiamo spendere bene
questi soldi: ci serv i r a n n o
per re n d e re mature le impre-
se, dopo il 2006 i finanzia-
menti non saranno pi gli
s t e s s i .
Prima diceva dellor g a n i z z a -
zione dellEnte, non ritiene
che tra le prime cose da fa-
re ci sia una rior g a n i z z a z i o -
ne della legislazione in
a g r i c o l t u r a ?
Sono stato per tanti anni am-
m i n i s t r a t o re di un piccolo
c e n t ro, la cui maggiore risor-
sa lagricoltura, so bene
che gli agricoltori non riesco-
no ad orientarsi nellintricato
i n t reccio di norme. E quindi
una riforma importante da fa-
re, che va nella direzione del-
la trasparenza e della sempli-
ficazione amministrativa.
A s s e s s o r e, non mi rimane
che augurarle buon lavor o ,
anche a nome della Reda-
z i o n e .
Li accetto volentieri e li ri-
cambio: anche voi avre t e
molto lavoro da fare. L i n f o r-
mazione in questo settore
d e t e rminante. Lagricoltura fa
notizia solo quando scoppia
qualche scandalo, ci sono
contaminazioni o i trattori in-
vadono le strade. Bisogna
" c o n t r a s t a re" questa prassi.
Di agricoltura bisogna parlare
in termini diversi e pi co-
s t ruttivi. In questo senso an-
che la Rivista pu dare un
i m p o rtante contributo.
a cura di Emma Ratti
2
Ascolano, nato a Rotella,
42 anni, vive da sempre
ad Offida, dove stato
eletto consigliere comu-
nale nel 1985, ha rico-
p e rto lincarico di asses-
s o re e dal 1992 al 1999
quello di sindaco.
Diversi gli incarichi nel
PCI, stato nella segre-
teria provinciale del PDS
e coord i n a t o re della se-
g reteria regionale DS.
Ora a capo della dele-
gazione dei DS in giunta.
Si interessato di oc-
cupazione giovanile, di-
sagio sociale, assisten-
za agli anziani e disabi-
li, diritto allo studio e di
attivit di sostegno e
p romozione delle atti-
vit agroalimentari tipi-
che e tradizionali.
O l t re alle competenze
nelle materie agricole e
f o restali, anche as-
s e s s o re alla bonifica,
pesca marittima, cac-
cia, trasporti e viabilit.
La Regi one come
r i fer i ment o per un
pat to tra pro d u t t o r i
e consumatori
Chi Agostini
L agri t uri smo fon-
dament al e per
a u m e n t a re l a cul tura
d e l l o s p i t a l i t
La val or i zzazi o -
ne dei pr odot ti
un i mpegno che
deve i nt er e s s a r e
t ut t i i pas saggi
del l a fi l i er a
3
Da destra: il presidente DAmbrosio e gli assessor i Cecchini, Mattei, Secchiaroli e Ottaviani. Dietro: Rocchi, Spacca, Agostini e Melappioni.
VITO D AMBROSIO
P residente della giunta
con delega:
A ffari generali, Istituzionali,
Legislativi e Legali; Inform a z i o n e ;
R a p p o rti con i soggetti
istituzionali nazionali ed
i n t e rnazionali; Cooperazione allo
sviluppo; Beni ed attivit culturali;
P rogrammazione; Rapporti con le
agenzie regionali, in
collaborazione con gli assessori
competenti in materia; Interv e n t i
per la ricostruzione post-
t e rremoto; Nomine.
GIAN MARIO SPACCA
Vi c e - p r esidente della giunta
con delega:
Industria e artigianato; Attivit
estrattive, Energia e fonti
rinnovabili; Acque minerali e
t e rmali; Attivit pro m o z i o n a l i
a l l e s t e ro; Enti locali e
decentramento amministrativo;
Enti dipendenti dalla Regione;
LUCIANO AGOSTINI
Assessore: Agricoltura,
Zootecnia, Valorizzazione dei
territori montani, Sviluppo rurale,
Agriturismo, Forestazione,
Produzione alimentare, Pesca
marittima e nelle acque interne,
Bonifica, Caccia e pesca sportiva,
Trasporti, Viabilit, Porti e
Aeroporti.
MARIA CRISTINA CECCHINI
Assessore: Formazione e
orientamento professionale;
Politiche del lavoro; Promozione
della cooperazione; Politiche
dellistruzione scolastica; Risorse
umane ed organizzative.
CARMELA MATTEI
Assessore: Politiche comunitarie;
Riforma organizzativa dellente, in
collaborazione con il presidente;
Sistema informativo-statistico;
Informatica; Persone giuridiche e
private.
AUGUSTO MELAPPIONI
A s s e s s o re: Sanit e servizi veterinari
ROBERTO OTTAVIANI
A s s e s s o re: Edilizia pubblica e
privata; Pianificazione territoriale ed
urbanistica; Tutela e risanamento
ambientale; Parchi e riserve naturali;
Gestione dei rifiuti; Risorse idriche;
Lavori pubblici e difesa del suolo.
LIDIO ROCCHI
Assessore: P rotezione civile;
Turismo; Sport e tempo libero ;
Tutela dei consumatori; Demanio
marittimo, lacuale e fluviale per
attivit turistico-ricre a t i v e ;
Emigrazione; Polizia locale.
MARCELLO SECCHIAROLI
Assessore: Bilancio, ragioneria,
demanio e patrimonio; Tr i b u t i ;
P rovveditorato ed economato;
C o m m e rcio, fiere e mercati; Serv i z i
sociali; Diritto allo studio; Politiche
giovanili; Vo l o n t a r i a t o ;
I m m i g r a z i o n e .
IL NUOVO GOVERNO REGIONALE
a giunta ha
a p p rovato il
Piano di svi-
luppo rurale e
l i m p o rt a n t e
s t rumento di
p rogrammazione, che assicu-
ra allagricoltura marc h i g i a n a
finanziamenti pubblici che si
avvicinano ai mille mil i a rd i
per il periodo 2000-2006,
sar esaminato in una
delle prossime sedute dello
S TAR, lorganismo che assi-
ste la Commissione con il
compito di esprimere il pare-
re tecnico sui programmi che
r i g u a rdano le stru t t u re agri-
cole e lo sviluppo rurale ed
composto dai rappre s e n t a n-
ti dei vari Stati membri.
Il varo del Piano ha ri-
chiesto un notevole
impegno e lavoro ,
sia degli Uffici, che di
c o n c e rtazione con le
o rganizzazioni di cate-
goria: si trattava infatti
di tener conto delle os-
s e rvazioni di Bru x e l l e s
alla prima stesura, in
tempi tali da poter iniziare
a spendere i fondi a dispo-
sizione, gi da questanno.
Al di l dei tempi brevi in cui
si dovuto lavorare, si riu-
sciti a salvaguard a re le mi-
s u re su cui la Regione pun-
tava di pi e comunque il
documento sempre mi-
gliorabile in corso dope-
ra, utilizzando la possi-
bilit delle re v i s i o n i
a n n u a l i .
Il Comitato STA R
ha, fino ad ora, esaminato
i piani di Emilia-Romagna,
Umbria, Abruzzo e Lazio;
ora tocca a
Trento e Bol-
zano, Lom-
b a rdia, Toscana, Piemonte,
Friuli e Marche. La nostra Re-
gione sar quindi presto ope-
rativa; si sta gi lavorando alla
stesura dei bandi.
Il Piano di sviluppo punta al
miglioramento della compe-
titivit e dellefficienza del
sistema, alla tu-
tela e valo-
r i z z a z i o n e
del paesaggio
rurale, pre v e d e n d o
anche azioni di soste-
gno per leconomia del
suo terr i t o r i o .
Agostini ha ricord a-
to che il Piano del-
le Marche pre v e-
de accanto alle
m i s u re pi tra-
dizionali al-
cune vera-
mente inno-
vative.
I n part i-
c o l a re
per aiuta-
re i gio-
vani a co-
stituire
aziende
valide:
raddoppio
infatti del
p remio di
insedi-
mento,
che vie-
ne por-
tato da
25 a 50
mila
euro, si
arriva
quindi,
con
lab-
buono
di interessi sui mutui stipulati
acquisto di terreno, lavori di
s t r a o rdinaria manutenzione -
fino a 100 milioni per benefi-
ciario.
Altra importante misura
quella dellattivit di tutorag-
gio: gli imprenditori che han-
no previsto investimenti fina-
lizzati alla riconversione azien-
dale e alla specializzazione
delle produzioni e commerc i a-
lizzazione, potranno godere
anche di un aiuto in termini di
f o rmazione teorica e pratica,
un vero e proprio tutor che,
per un periodo determ i n a t o ,
l a v o rer in azienda, per l80
per cento a carico pubblico."
Come a dire che chi dispo-
sto a rischiare per modern i z-
z a re la propria azienda, non
solo avr un aiuto diretto, ma
anche uno indire t t o .
I n o l t re, in tempi in cui im-
p o rtante la possibilit di ac-
cesso al credito, si sono con-
c o rdate con la Commissione
E u ropea una serie di misure
che tendono a facilitarlo, co-
me la concessione di garanzie
da parte del Consorzio fidi re-
gionale sui prestiti contratti
per far fronte agli investimen-
ti conformi agli obiettivi del
Piano stesso.
AL VIA IL PIANO
DI SVILUPPO RURALE
L
4
N O R M AT I VA
C i r ca 1000 miliardi nel periodo 2000-
2006 sono disponibili per la moder n i z-
zazione del settore
E R R ATA CORRIGE
N e l l a rticolo sullazospir illo dellultimo
n u m e ro della Rivista (n.2/2000), c un
e rro re nella Tab. 2 di pag 10: al posto
delle variet CENTAURO e MAESTRA
bisogna considerare GRAZIA e SI ME -
TO. Ci scusiamo con i lettori.
5
CALENDARIO
VENATORIO 2000-2001
a giunta ha ap-
p rovato il ca-
lendario vena-
torio: la sta-
gione di caccia
ha inizio il 3
s e t t e m b re 2000 e termina il
31 gennaio 2001.
Un calendario che riconferma
quello dellanno scorso, sia
per quanto riguarda la durata
che per lapertura unica.
SPECIE CACCIABILI:
a) dal 3 settembre al 17 di-
cembre:
t o rtora (Streptopelia tur-
tur), quaglia, allodola;
b) dal 3 settembre al 17
gennaio:
gallinella dacqua, porc i g l i o-
ne, codone, marzaiola, me-
stolone, beccaccino, fru l l i-
no, combattente, ghiandaia,
gazza, cornacchia grigia;
c) dal 3 settembre
al 26 novembre:
l e p re comune, coni-
glio selvatico, star-
na, fagiano;
d) dal 17 settembr e
al 31 dicembr e :
merlo;
e) dal 17 settembr e
al 31 gennaio:
cesena, tordo bot-
taccio, tordo sassel-
lo, germano re a l e ,
folaga, alzavola, ca-
napiglia, fischione,
moriglione, moretta,
colombaccio, v o l-
pe, beccaccia, p a-
voncella;
f) dal 1 novembre
al 31 gennaio:
cinghiale, come di
seguito specificato;
g) dal 1 ottobre al
30 novembre:
c o t u rnice, daino,
capriolo, come di
seguito specificato.
Le specie di selvag -
gi na sopr a elencate
sono cacciabili:
1 settembre: dome-
nica 3 - sabato 9 -
domenica 10 - do-
menica 17 - merco-
ledi 20 - sabato 23 - dome-
nica 24 - mercoledi 27 - sa-
bato 30;
2) dal 1 ottobre al 31 gennaio
t re giorni a scelta del cac-
c i a t o re, esclusi marted e
venerd;
3) dal 2 ottobre al 30 novem-
b re la caccia da apposta-
mento alla selvaggina mi-
gratoria consentita per al-
tri due giorni a settimana
con esclusione comunque
del marted e venerd.
Per le specie:lepre comune,
coniglio selvatico e fagiano, la
Giunta valuter un possibile
p rolungamento del periodo di
caccia in relazione alle condi-
zioni generali delle specie
stesse, evidenziate dalle Pro-
vince. Inoltre la Giunta potr
v i e t a re la caccia alla starna ed
alla coturnice, su pro p o s t a
delle Province interessate e
sentiti i Comitati di gestione
degli A.T. C . .
Per ogni gi ornata di cacci a
consent i t o abbat t ere i se -
guenti capi :
a) SELVAGGINA STANZIALE:
1) l e p re e coturnice - n. 1 capo;
2) fagiano e starna - n. 2 capi
non cumulabili con lepre e
coturnice;
3) cinghiale - n. 1 capo;
- le specie elencate ai punti 1 e
2 sono abbatt ibili nel numero
massimo di due capi di cui
una sola lepre e una sola co -
t u rn i c e ;b)
b)SELVAGGINA MIGRATORIA
1 ) quaglie e tort o re - n. 10
capi complessivi;
2 ) t o rdi, merli e cesene - n.
25 capi complessivi;
3) trampolieri e palmipedi - n.
10 capi complessivi;
4) colombacci - n. 10 capi;
5) beccacce - n. 5 capi.
L
Si caccia dal 3
s e t t e m b r e al 31
gennaio. Aper t u-
ra unica. Sostan -
ziale riconfer m a
di quello dellan -
no scorso
N O R M AT I VA
Il numero massimo di capi
abbattibili appartenenti alle
specie di cui alle lett. a) e b)
non pu superare complessi-
vamente i 30 capi. Per le altre
specie non elencate, il nume-
ro massimo consentito
complessivamente di 50 capi.
Caccia al cinghiale
svolta singolarmente o a
s q u a d re. Per quella a squa-
dre occorre presentare richie-
sta allAmministrazione pro-
vinciale. Detta Amministrazio-
ne individua le zone di caccia
sulla base della pre s u m i b i l-
consistenza e delle condizioni
di danno arrecate dallungula-
to. Le Amministrazioni pro-
vinciali, nel regolamentare ta-
le caccia, anche eventualmen-
te con accordi con le Provin-
ce interessate delle regioni li-
mitrofe, stabiliscono altres la
composizione delle squadre
di caccia.
Caccia di selezione
Subordinata a censimenti fau-
nistici, consentita al daino,
al capriolo ed al cinghiale,
sulla base di specifiche rego-
lamentazioni provinciali.
Le Province possono autoriz-
z a re tale tipo di caccia a far
tempo dal 1 agosto pre v i a
p redisposizione dei re l a t i v i
piani di abbattimento.
Ambito Territoriale di Caccia
( AT C ) I residenti degli AT C
possono cacciare:lepre, fagia-
no, starna, coturnice e, ovvia-
mente, le specie migratrici. I
non residenti, lo possono fare
in relazione allindice di den-
sit venatoria massima deter-
minato dalla Regione per cia-
scun A.T.C. e nel rispetto del-
le priorit fissate dalla L.R.
7/95, art. 15, comma 5.
Caccia negli altri ambiti
Per tutte le specie consentite
(escluse lepre, fagiano, starna
e coturnice) e per ogni cac-
c i a t o re della regione Marc h e ,
laccesso gratuito, una volta
regolato il pagamento ad una
ATC.: basta pre s e n t a re una
domanda (art. 22 della L.R.
21/2000) allAmministrazione
provinciale competente.
Tesserino di caccia
I titolari di licenza per leserci-
zio della caccia devono esse-
re in possesso di apposito
tesserino predisposto ai sensi
d e l l a rt. 29 della legge re g i o-
nale sulla caccia (l.r. 7/95).
Il tesserino, valido su tutto il
territorio nazionale, rilascia-
to dal Comune di residenza. Il
Comitato di gestione di ogni
ATC provvede a compilare i
relativi moduli ed a conse-
g n a re ad ogni Comune i tes-
serini di caccia relativi ai cac-
ciatori in regola con le norme
di iscrizione.
Per ogni giornata di caccia
lintestatario del tesserino de-
ve annotare sullo stesso, in
modo indelebile e negli spazi
alluopo destinati, il giorno di
caccia, la sigla dellATC pre-
scelto e, subito dopo labbat-
timento, i capi delle specie di
selvaggina stanziale abbattuti.
Per quanto riguarda le specie
migratorie e le specie pre l e-
vabili in deroga deve indicare,
in modo indelebile e negli
spazi alluopo destinati, il nu-
m e ro dei capi giorn a l m e n t e
abbattuti.
I cacciatori non residenti nella
regione Marche, per praticare
l e s e rcizio venatorio, devono
essere in possesso del tesse-
rino rilasciato dalla Regione
ORARI DI CACCIA
SETTEMBRE:
dal 01 al 15 - ore 5. 30 / 19. 30
dal 16 al 30 - ore 6. 00 / 19. 15 (vi ge l ora l egal e)
OTTOBRE:
dal 01 al 15 - ore 6. 00 / 19. 00
dal 16 al 31 - ore 6. 15 / 18. 30 (vi ge l ora l egal e)
NOVEMBRE:
dal 01 al 15 - ore 5. 30 / 17. 15
dal 16 al 30 - ore 5. 50 / 17. 00
DICEMBRE:
dal 01 al 15 - ore 6. 00 / 16. 40
dal 16 al 31 - ore 6. 00 / 16. 45
GENNAIO:
dal 01 al 15 - ore 6. 00 / 17. 15
dal 16 al 31 - ore 5. 50 / 17. 45
6
di residenza ed essere in re-
gola con le norme di iscrizio-
ne allATC prescelto nelle
Marche. A tal fine la Regione
d e t e rmina la capienza massi-
ma come previsto dal Piano
Faunistico-Venatorio. I dati ri-
sultanti saranno comunicati
ad ogni singolo ATC. Disposi-
zioni particolari riguardano i
cittadini residenti nella Re-
pubblica di San Marino, che
sono ammessi ad eserc i t a re
la caccia nella nostra regione.
Per consentire lelaborazione
dei dati, ai fini della gestione
di un sistema informativo re-
gionale, il cacciatore deve
c o n s e g n a re il tesserino della
stagione venatoria al Comune
di residenza non oltre il mese
di febbraio 2001.
Addestramento
e allenamento cani da caccia
E consentito dal 13 agosto,
fino al 31 agosto per cinque
g i o rni a settimana, esclusi
m a rted e venerd, dalle ore
6.00 alle ore 20.00.
Lallenamento consentito
sulle stoppie, su calanchi e
sui terreni incolti, nei boschi,
lungo i corsi dacqua, sui pra-
ti naturali ed an-
che su quelli artifi-
ciali, a condizione
che non si arre c h i
danno alle colture.
E comunque vie-
tato a meno di m.
500 dal confine
delle aziende fau-
nistico-venatorie e
delle aziende agri-
turistico-venatorie.
Ogni cacciatore
pu utilizzare con-
temporaneamente
non pi di due ca-
ni, siano essi da
c e rca o da ferm a ,
o non pi di sei
cani segugi.
Per la caccia alla
volpe e al cinghia-
le svolta in battuta
e nei luoghi inte-
ressati dalla pre-
senza di tali spe-
cie non si applica-
no le limitazioni di
cui sopra.
Le Amministra-
zioni pro v i n c i a l i
possono anche ri-
d u rre il periodo e
lorario di adde-
stramento e alle-
namento dei cani.
Aziende Faunisti-
c o - Venat orie ed
Aziende Agri - Tu-
r i s t i c o - Ve n a t o r i e
Sono assoggetta-
te alle limitazioni
di tempo e di capi stabilite
dal presente calendario.
Nel territorio delle aziende
agri-turistico-venatorie non
destinate a zona di ripro d u-
zione e sviluppo della fauna
selvatica limmissione e la
caccia di fauna selvatica di al-
levamento consentita per
tutta la stagione venatoria,
f e rmo restando il divieto di
s p a ro nei giorni di marted e
venerd.
Divieti e limitazioni Si evi-
denziano i seguenti:
- a b b a t t e re, catturare o dete-
n e re esemplari di qualsiasi
specie di mammiferi e uc-
celli appartenenti alla fauna
selvatica non compresi tra le
specie cacciabili, fatta ecce-
zione per topi pro p r i a m e n t e
detti, arvicole, talpe e ratti;
- v e n d e re, detenere per ven-
d e re, acquistare uccelli vivi
o morti nonch loro parti o
prodotti derivabili facilmente
riconoscibili appartenenti al-
la fauna selvatica fatta ecce-
zione per germano re a l e ,
p e rnice rossa, pernice di
S a rdegna, starna, fagiano,
colombaccio;
- luso di bocconi avvelenati;
- cacciare quando il territorio
coperto in tutto o per la
maggior parte di neve. E
comunque consentita la
7
Laddestramento dei cani consentito
dal 13 al 31 agosto per cinque gior n i
alla settimana. Ogni cacciatore pu
u t i l i z z a r e contemporaneamente non
pi di due cani da cerca e da ferma e
non pi di sei segugi
Per la caccia al
cinghiale a squa-
d re occorre fare
richiesta allam-
ministrazione pro-
vinciale alla quale
spetta lindividua-
zione delle zone
dove eser c i t a r e
l a t t i v i t
caccia a palmipedi e tram-
polieri negli specchi dacqua
a rtificiali, laghi, stagni e ac-
quitrini, purch non siano in
tutto o nella maggior part e
coperti da ghiaccio entro un
massimo di metri 50 dalle
relative rive o argini;
- cacciare negli stagni, nelle
paludi e negli specchi dac-
qua artificiali in tutto o nella
maggior parte coperti da
ghiaccio o su terreni allagati
da piene di fiume;
- cacciare in forma vagante
su terreni con le seguenti
c o l t u re in atto: coltivazioni
erbacee da seme o fru t t o ;
f rutteti specializzati; vigneti
e oliveti specializzati fino alla
data del raccolto; coltivazio-
ni di soia, di riso, nonch di
mais per la produzione di
seme o frutto fino alla data
del raccolto; vivai, terreni in
imboschimento fino a cin-
que anni; coltivazioni ortico-
le e floreali di pieno campo;
- non consentita la caccia da
appostamento, sotto qual-
siasi forma, al beccaccino;
- non consentita la posta al-
la beccaccia;
per la protezione della na-
tura e la tutela del paesag-
gio e della fauna, sullinte-
ro territorio della regione
fatto divieto di dar fuoco
alle stoppie derivanti dalle
colture graminacee e legu-
minose, da erbe pratensi,
palustri ed infestanti in
campagna, da arbusti e da
erbe lungo gli argini dei
fiumi e dei corsi dacqua in
g e n e re nonch lungo le
strade comunali, pro v i n-
ciali, statali, autostrade e
strade ferrate a distanza di
mt. 100 dagli argini laterali
di dette strade. Il divieto di
cui trattasi non sussiste
nelle campagne per i perio-
di consentiti dagli usi agri-
coli locali, purch lincen-
dio di dette materie non ar-
rechi danno immediato a
persone, animali e cose. Il
materiale risultante dalla
d i s t ruzione di erbe infe-
stanti, rovi e simili pu es-
sere incendiato purch riu-
nito in cumuli. L o p e r a t o re
deve assistere di persona
fino a quando il fuoco sia
completamente spento.
Il funzionamento degli ap-
postamenti fissi ai colom-
bacci e la relativa tabella-
zione sono limitati al perio-
do 1 ottobre - 15 novem-
bre 2000.
S a n z i o n i
Il contravventore alle dispo-
sizioni contenute nel pre s e n-
te calendario venatorio
soggetto alle sanzioni pre v i-
ste dalla legge 11 febbraio
1992, n. 157 e dalla legge re-
gionale 5 gennaio 1995, n. 7.
Caccia alle specie in deroga
Il prelievo venatorio in regime
di deroga consentito ai sen-
si dellart. 9, comma 1, lett. a)
della direttiva 79/409/CEE e
successive integrazioni, come
meglio precisato, dal comma
7 dellart. 30 della L.R. 7/95,
per prevenire gravi danni alle
colture agrarie.
Le specie interessate sono:
- p a s s e ro, passera mattugia:
dal 17 settembre al 31 di-
c e m b re, con un numero di
capi complessivi pre l e v a b i-
li giornalmente pari a 20 e
annualmente pari a 200;
- s t o rno: dal 3 settembre al
16 dicembre con un nume-
ro di capi prelevabili gior-
nalmente pari a 20 e an-
nualmente pari a 200;
- taccola: dal 3 settembre al
15 gennaio, con un nume-
ro di capi complessivi
p relevabili giorn a l m e n t e
pari a 20 e annualmente
pari a 200.
Sono autorizzati ad eff e t t u a re
tali prelievi, nel rispetto degli
orari delle giornate consenti-
te per lesercizio venatorio,
c o l o ro che esercitano la cac-
cia da appostamento e che
abbiano provveduto a far vi-
d i m a re dal Comune lapposi-
to spazio predisposto sul
tesserino di caccia.
Al fine di consentire la vigi-
lanza sulla salvaguardia delle
specie, e trasmettere annual-
mente alla competente Com-
missione D.G.XI, tramite gli
o rgani statali preposti, una
relazione sulle misure adotta-
te in ordine al prelievo a cari-
co delle specie prelevate in
deroga e sui loro effetti appli-
cativi dellintegrale re c e p i-
mento del regime di dero g a
previsto dallart. 9, comma 1,
della direttiva 79/409/CEE, i
Comuni dovranno re s t i t u i re i
tesserini relativi alla pre s e n t e
stagione venatoria entro e
non oltre il 31 marzo 2001.
8
I residente degli
ATC possono cac-
c i a r e liberamen-
te mentre i non
residenti lo pos-
sono fare in base
allindice di den-
si t venat or i a
massima.
Chi non rispetta
divieti e limita-
zioni soggetto
alle sanzioni pr e-
viste dalla legi-
slazione naziona -
le e regionale.
NUMERO DEI CACCIATORI
PER SINGOLI ATC
(Stagi one Venatori a 1999-2000)
AN1 4.289
AN2 5.320
AP1 3.591
AP2 3.761
MC1 2.989
MC2 3.421
PS1 6.272
PS2 5.401
TOTALE 35.044
L assessore Agosti ni sottol i nea come
ormai ci si ano l e condi zi oni per attuare
una seri a pi ani fi cazi one venatori a.
Infatti i l numero dei cacci atori tal e da
essere sopportato dal terri tori o,
essendo passato dai 75 mi l a degl i anni
80 agl i attual i 35 mi l a.
i svolta a
Gradara nel
mese di mag-
gio la "9 edi-
zione del
Concorso Nazionale "L O r-
ciolo dOro" organizzato dal-
lEnohobby Club dei Colli
Malatestiani e rivolto allolio
e x t r a v e rgine di qualit. Alla
manifestazione hanno par-
tecipato 150 aziende olivi-
cole provenienti da tutta Ita-
lia. Per valutare gli oli in
concorso una commissione
composta da 35 assaggia-
tori professionisti ha sele-
zionato e assaggiato centi-
naia di prodotti in gara. Un
l a v o ro piuttosto impegnati-
vo, considerato che que-
stanno hanno aderito i mi-
gliori produttori dItalia e
una ricca rappre s e n t a n z a
p roveniente da altri Paesi.
Questanno gli org a n i z z a t o r i
del concorso hanno voluto
e s t e n d e re la manifestazione
dedicando una sessione agli
oli provenienti dallestero .
La qualit di questi pro d o t t i
ricchi di aromi ha sorpre s o
gli assaggiatori.
Gli oli premiati sono giunti
dalla Corsica, Argentina e
Sud Africa, classificati ri-
spettivamente al primo, se-
condo e terzo posto nella
categoria Fruttato Leggero ;
dalla California e dal Cile
per la categoria Fru t t a t o
Medio e dallArgentina e
Sud Africa per la categoria
F ruttato Intenso.
Tra i prodotti nazionali han-
no fatto bella figura gli oli
siciliani che si sono classifi-
cati ai primi posti di tutte le
categorie a conferma che
lambiente, le variet pre g i a-
te, unite a tecniche moder-
ne di coltivazione e lavora-
zione, conferiscono caratte-
ristiche dalto pregio allolio
e che questo prodotto off re
buone possibilit di re d d i t o
e sviluppo anche nelle zone
del Sud dItalia.
Tuttavia, tra centinaia di otti-
mi prodotti, lolio extra ver-
gine delle Marche ha dimo-
strato ancora una volta lalto
livello qualitativo raggiunto
dalle aziende nostrane.
Il primo premio Orciolo do-
ro nella categoria Fru t t a t o
L e g g e ro stato conferito al-
lolio Laudato prodotto da
unazienda di Recanati: il
Frantoio Elisabetta e Ga-
briella Gabrielloni. L o l i o
Laudato prodotto con oli-
ve raccolte a mano nella lo-
ro azienda agricola con cir-
ca 2000 olivi di diverse va-
riet locali, che vengono
molite lo stesso giorno della
raccolta. Il frantoio di tipo
tradizionale con molazze di
pietra, completamente rin-
novato e dotato di attre z z a-
t u re di avanguard i a .
Lolio Laudato ha pi volte
ottenuto riconoscimenti na-
zionali, un olio dolce dal
p rofumo proprio del fru t t o
con sentore di mandorla
acerba e pomodoro, a bas-
sissima acidit e ricco di
polifenoli, gli antiossidanti
n a t u r a l i .
Anche nella categoria "Olio
biologico" si sono classifica-
te ditte marchigiane: lazien-
da Serafini Giuseppe di Car-
toceto (PS) primo pre m i o
per lolio Fruttato Leggero ;
nella categoria Fruttato Me-
dio il primo e il terzo pre m i o
sono andati rispettivamente
allazienda Pietraviva di Pe-
s a ro e la Fattoria Petrini di
Francesca e Cristiano Petrini
di Monte S. Vito Ancona.
Lolio Petrini riceve da tempo
diversi premi autorevoli quali
l E rcole Olivario, questanno
si classificato secondo nel-
la categoria Fruttato Legge-
ro. Una decina di altre azien-
de di tutta la regione ha rice-
vuto la menzione per la qua-
lit del pro d o t t o .
I riconoscimenti conferiti al-
le aziende marchigiane con-
f e rmano, ancora una volta,
che le potenzialit di svilup-
po dellagricoltura marc h i-
giana sono legate alla tipi-
cit, ai metodi di coltivazio-
ne rispettosi dellambiente e
alle capacit dei giovani im-
p renditori agricoli che san-
no far tesoro delle vocazioni
p roduttive per aff e rm a r s i
sul mercato, non con grandi
quantitativi, ma con pro d o t t i
di alta qualit.
Luana Sper n a n z o n i
9
ORCIOLO D ORO
PER IL LAUDATO
P R O M O Z I O N E
S
Allori anche per lolio mar c h i g i a n o ,
un prodotto che si af f e rma sempre di
pi grazie alla qualit e tipicit
ornamagno di
Colonnara ai
v e rtici mon-
diali.
Il rosso della
casa cuprense ha vinto la
medaglia d'argento all'In-
t e rnational Wine and Spirit
Competition 2000, il presti-
gioso riconoscimento inter-
nazionale, che ha gi visto,
nelle passate edizioni, pre-
miatissimi altri due vini
m a rchigiani, il Pelago di
Umani e Ronchi e il Balcia-
na dellazienda Sartarelli.
Il To rnamagno Colonnara
un coacervo di uve Sangio-
vese e Montepulciano, i cui
vigneti si estendono su di
u n ' a rea di 10
ettari della ti-
pica collina
m a rc h i g i a n a .
Nella cantina
d ' i n v e c c h i a-
mento il vi-
no sosta per
8/10 mesi
nelle barr i-
que e, dopo
l ' i m b o t t i g l i
mento, sti-
vato, rimane
nella cantina
d'invecchiamento per circ a
un anno.
E' un ro sso molto originale
nei suoi profumi e sapori di
frutta rossa e l'elegante no-
ta di legno non ne sovrasta
il gusto.
Le uve, selezionate, vengo-
no raccolte in cassette: una
resa di 80 quintali per etta-
ro che dona ogni anno non
pi di 50.000 bottiglie.
Si tratta di una import a n t e
r i c o n f e rma per questo vino
che ha gi ottenuto notevoli
e prestigiosi riconoscimenti
all'estero.
"E' una conferma del lungo
l a v o ro sulla qualit che da
s e m p re contraddistingue la
nostra azienda e la sua pro-
duzione - ha dichiarato An-
gelo Zannotti, presidente di
Colonnara Marche - Questo
premio ci aiuter ad affron-
t a re i mercati intern a z i o n a l i
con un sigillo di qualit e di
a u t o revolezza maggiori e ci
incoraggia ad ampliare la
nostra off e rta. A settembre
ha aggiunto - uscire m o
con una
sorpresa:
stiamo lavo-
rando su un
nuovo vino
che sta
dando ottimi
risultati a li-
vello di test
e che pre-
s e n t e re m o
al mondo
della ristora-
zione, ai
sommelier e
alla stampa specializzata.
G a g l i a rdini, il nostro enolo-
go, ci sta lavorando con
passione da tempo."
La Colonnara nasce nel
1959, per iniziativa di alcuni
viticoltori e oggi conta 180
soci, quasi esclusivamente
coltivatori diretti, che si tra-
mandano da generazioni
l a rte del fare vino.
10
TORNAMAGNO
MEDAGLIA D ARGENTO
P R O M O Z I O N E
T
I n t e rnational
WINE and Spirit
Competition 2000.
Un altro pr e s t i g i o -
so riconoscimento
per un vino
m a rc h i g i a n o
11
a cura della Facolt di Agraria
n agricoltura la
qualit orm a i
diventata una
condizione irr i-
nunciabile. Tr a
le azioni mag-
g i o rmente efficaci per il suo
ottenimento vi il contro l l o
del processo di pro d u z i o n e
della materia prima, soprattut-
to a livello di utilizzo di agro-
chimici: ci garantisce al con-
s u m a t o re la genuinit del pro-
dotto off e rto e, nello stesso
tempo, limita gli squilibri sof-
f e rti dall'ecosistema, gi dura-
mente provato dalla pre s s i o n e
a n t ropica (urbanizzazione e
industrializzazione). N e l l o
stesso tempo, una gestione
pi attenta di tali fattori di pro-
duzione pu contro l l a rne i co-
sti, caratterizzati da incre m e n t i
pi elevati dei pro f i t t i .
Questi obiettivi pos-
sono essere oggi pie-
namente raggiunti
grazie a tecnologie
avanzate (agricoltura
sito specifica o di pre-
cisione), oppure, mol-
to pi banalmente,
possono essere per-
seguiti con un utilizzo
razionale di tecnologie
gi diffuse. Ad esem-
pio, considerando la
distribuzione di fito-
f a rmaci, la loro corre t-
ta ed efficace applica-
zione, anche a dosi ri-
dotte e senza disper-
sioni nell'ambiente,
pu essere eff e t t u a t a
con una scelta oculata
e una periodica re g o-
lazione (controllo e ta-
ratura) delle macchine
utilizzate. A questo
p roposito -a livello
nazionale e sulla scor-
ta di precedenti e consolidate
esperienze euro p e e
1
- da part e
di pi istituzioni in atto un
i m p o rtante sforzo teso a otti-
m i z z a rne l'uso, sia pro c e d e n-
do a incentivare le cert i f i c a z i o-
ni che garantiscono le pre s t a-
zioni delle macchine immesse
sul mercato, sia org a n i z z a n d o
e promuovendo i controlli dei
mezzi gi attivi sul terr i t o r i o .
Del resto, anche chi opera di-
rettamente nel settore sente
s e m p re pi la necessit di es-
s e re sicuro dell'affidabilit di
l a v o ro delle macchine utilizza-
te, soprattutto quando pro c e-
de alla distribuzione di sostan-
ze potenzialmente pericolose
e/o nocive.
A livello locale, e in mancanza
di una normativa specifica a
r i g u a rdo, le diff e renti istituzio-
ni possono agire soprattutto
sensibilizzando il mondo agri-
colo al problema e, cosa di
non poco conto e impegno,
c reando i presupposti per re a-
l i z z a re stru t t u re operative in
grado di eff e t t u a re i contro l l i .
Soddisfacendo a questa pres-
sante esigenza, sentita anche
sul nostro territorio, l'area di
ingegneria agraria del diparti-
mento di biotecnologie agra-
rie e ambientali dell'Univer-
sit di Ancona, su commis-
sione della Confederazione
Italiana Agricoltori (CIA) e
con finanziamenti erogati dal-
la regione Marche e dall'AS-
SAM, ha realizzato una strut-
tura mobile finalizzata ad ef-
fettuare la verifica dello stato
di efficienza di macchine per
la distribuzione di antiparassi-
tari, mediante controlli fun-
zionali e di distribuzione.
DESCRIZIONE
DEL BANCO
Il banco realizzato una
s t ruttura mobile, energ e t i c a-
mente autonoma, che con-
sente di contro l l a re e tarare
macchine per la distribuzione
di fitofarmaci sia per erbacee
( i rroratrici) sia per arbore e
(atomizzatori)
2
.
La verifica prevede momenti
successivi. Ad un primo con-
t rollo di massima, essenzial-
mente visivo, seguono degli
a p p rofondimenti stru m e n t a l i ,
mediante i quali si misurano
l ' a ffidabilit del manometro ,
lo stato di usura e/o l'occlu-
sione degli ugelli, la corre t t a
r i p a rtizione sulla barra della
mandata della pompa. Infine,
si attua il controllo della di-
stribuzione di prodotto sull'o-
biettivo mediante la quantifi-
cazione volumetrica del liqui-
do distribuito, considerando
come riferimento una pare t e
v e rticale (atomizzatori) o un
piano orizzontale (irroratrici).
Queste verifiche vengono ef-
fettuate utilizzando gruppi di
s t rumentazione diff e renti in
relazione sia alla tipologia
della macchina sia allo speci-
fico aspetto analizzato.
La parte di banco con utilizzo
comune la sezione re l a t i v a
al c o n t rollo dei manometri ,
costituita da un circuito idrau-
lico in pressione sul quale so-
no montati in parallelo i ma-
nometri di riferimento (fondo
scala 16 e 60 bar, per stru-
menti tarati rispettivamente
per basse e per alte pre s s i o-
ni) e il manometro da control-
l a re, quest'ultimo collegato
mediante un attacco da 1/4 o
da 1/2 pollice. Una volta aper-
to, il circuito viene messo in
p ressione tramite un mart i-
netto a leva che agisce su una
pompa idraulica. Il manome-
tro in prova viene considerato
idoneo se lo scarto diff e re n-
ziale con la lettura del mano-
m e t ro campione , al massi-
mo, pari al 5 percento.
CONTROLLARE E TARARE
LE MACCHINE PER
DISTRIBUIRE FITOFARMACI
La Facolt di Agraria mostra il funziona -
mento di un sistema che consente rispar -
mio, tutela ambientale e qualit delle
produzioni
La verifica della distribuzione di irror atrici viene
e ffett uata con una parete orizzontale, costituita da
t renta canalette (100x1500 mm le dimensioni di
ognuna) suddivise in t re pannelli modulari scorre v o l i
lungo un binario di 10 metri.
I
La sezione di controllo di por-
tata degli ugelli costituita
da una serie di misuratori vo-
lumetrici a cui vengono colle-
gati i singoli ugelli. L'architet-
tura di questa parte di banco
differente qualora si tratti di
c o n t rollo di atomizzatori op-
pure di barre.
Nel primo caso si tratta di
una struttura a s stante, co-
stituita da una base basculan-
te su cui sono montati sette
cilindri graduati (capacit di
2000 ml e scala di lettura di
50 ml). Il collegamento dei
singoli cilindri agli ugelli del-
l ' a t o m i z z a t o re avviene me-
diante tubi siliconici dotati di
attacchi rapidi.
Nel secondo caso, al fine di
p e r s e g u i re obiettivi di conte-
nimento di ingombri e pesi, si
deciso di evitare stru t t u re
accessorie e di utilizzare parte
dei cilindri analizzatori instal-
lati sulla struttura di verifica
della distribuzione orizzonta-
le; ugelli e cilindri (capacit e
scala di lettura uguali alle pre-
cedenti) vengono connessi
mediante tubi siliconici muniti
di attacchi universali (coni di
raccolta).
La prova - le cui modalit di
svolgimento sono identiche
per le due tipologie di mac-
china - verifica la portata ero-
gata dal singolo ugello e la
simmetria (atomizzatori) o
l ' u n i f o rmit (irroratrici) di
portata delle due semibarre. Il
primo tipo di verifica consen-
te di apprezzare l'integrit de-
gli ugelli, provata dalla corr i-
spondenza della portata effet-
tivamente erogata rispetto a
valori di riferimento, per tipo-
logia e condizioni di uso defi-
niti: ad una data pre s s i o n e ,
una portata in eccesso (supe-
r i o re al 5 percento della me-
dia rilevata) segnala uno stato
di usura; al contrario, le ridu-
zioni di portata indicano delle
occlusioni e, quindi, presenza
di incrostazioni. Per quanto
r i g u a rda la portata delle due
s e m i b a rre, negli atomizzatori
questa non deve diff e r i re per
oltre il 5 percento; per le irro-
ratrici le sezioni di barra de-
vono avere portate che non si
discostano del 10 percento ri-
spetto al valore medio.
Con l'analisi della distribu-
z i o n e si cerca di re n d e re la
macchina funzionale all'o-
biettivo: una volta definite le
p o rtate di prodotto da distri-
b u i re in funzione della massa
vegetale da trattare, neces-
sario che si orienti la miscela
in zone opportunamente deli-
mitate dalle caratteristiche
della coltura.
Nel caso di erbacee, si consi-
dera, a priori, che il profilo di
vegetazione sia omogeneo, di
densit uniforme; quindi, lo
scopo dell'analisi della distri-
buzione di verificare che la
b a rra lavori ad un'altezza op-
p o rtuna per distribuire volumi
u n i f o rmi di prodotto sull'inte-
ra superficie trattata; in que-
sta fase, la messa a punto (ta-
ratura) della macchina consi-
ste nel definire l'altezza cor-
retta per ottenere una ripart i-
zione omogenea della misce-
la, controllando gli esiti della
distribuzione mediante un
banco orizzontale, costituito
da una serie di 30 canalette
(dimensioni di ognuna:
100x1500 mm), suddivise in
t re pannelli modulari, a loro
volta inseriti su un proprio te-
laio di sostegno dotato di ru o-
te scanalate, che consentono
di fare scorre re la stru t t u r a
captante lungo binari e, quin-
di, verificare la distribuzione
di barre con larghezza di lavo-
ro anche di 10 metri (Foto 1).
Il liquido, erogato dalla barr a
posta sopra la struttura di
captazione e operante con le
regolazioni utilizzate durante
le operazioni di campo, viene
raccolto dalla singola canalet-
ta, dotata di opportuna pen-
denza longitudinale per per-
m e t t e re all'acqua di perc o l a re
con rapidit, e convogliato in
p rovette poste immediata-
mente sotto di essa. Il con-
f ronto dei volumi raccolti evi-
denzia la correttezza o meno
dell'altezza di lavoro .
Nel caso di colture arboree, in-
vece, seguendo il profilo della
P a rete verticale per il controllo della distribuzione degli atomizzatori.
Con un simpatico opuscoletto, le cui illustrazioni nascono dalla felice
mano di Raffaele Gerardi, la Provincia di Pesaro Urbino, in collabora-
zione con le Associazioni Professionali Agricole (Coldiretti, Confede-
razioni Italiana Agricoltori, Co.P.Agri ed Unione Provinciale Agricolto-
ri), ha presentato il nuovo servizio di raccolta dei contenitori vuoti di
fitofarmaci. Interessa i Comuni di Colbordolo, Fano, Fermignano, Fos-
s o m b rone, Gabicce Mare, Novafeltria, Orciano di Pesaro, Pergola e
Sassocorvaro, ed stato realizzato con la loro partecipazione.
Accanto allopuscoletto stato preparato anche "Labc dei fitofarm a c i " ,
libricino divulgativo sulluso corretto dei prodotti chimici in agricoltura.
Liniziativa particolarmente degna di lode in quanto risolve un anno-
so problema, spesso affrontato con metodi empirici, ad esempio at-
traverso la bruciatura dei contenitori in azienda dopo luso dei prodot-
ti, pratica pericolosissima oltre che illecita.
Ogni operatore potr ora conferire i propri contenitori presso uno dei
centri di raccolta (Isole ecologiche) presenti nei Comuni che parteci-
pano alliniziativa, situati per la maggior parte presso i Consorzi Agra-
ri Provinciali, anche qualora lazienda sia situata al di fuori del territo-
rio comunale.
I contenitori dovranno prima subire un trattamento di bonifica, che
consiste nel loro risciacquo con opportune cautele e nella loro siste-
mazione (schiacciati per diminuirne il volume) in sacchi di plastica re-
peribili proprio nelle Isole ecologiche.
I rifiuti bonificati a norma di legge e correttamente imballati saranno
considerati assimilabili agli urbani (come imballaggi), a pre s c i n d e re
dalla classe tossicologica dappartenenza, e perci gli agricoltori non
saranno tenuti a denunciarli annualmente al catasto dei rifiuti, a ripor-
tarli nei registri di carico e scarico, n a compilare i formulari di iden-
tificazione per il trasporto.
Naturalmente in caso di mancata bonifica tali semplificazioni burocra-
tiche non avranno validit: il rifiuto sar considerato pericoloso e chi
lo conferisce potr essere perseguito civilmente e penalmente.
Ora la palla passa agli agricoltori, che potranno finalmente dimostrare
la loro buona volont, ottenendo un gran risultato con un minimo im-
piego di tempo. (g.m.)
12
pianta, si dovr tarare la mac-
china in modo di ridurre la
quantit di miscela distribuita
nelle zone meno ricche di ve-
getazione mentre tale quantit
dovr essere aumentata lad-
dove si concentrano foglie e
f rutti. Questa operazione
possibile avendo come riferi-
mento le caratteristiche medie
della coltura da trattare (altez-
za di inizio vegetazione, altezza
massima raggiunta dalla col-
tura, profilo di sviluppo della
vegetazione, posizione dei
f rutti), utilizzando la pare t e
v e rticale per valutare la quan-
tit di liquido raccolta a diff e-
renti altezze e, quindi, verifica-
re la frazione di portata distri-
buita ad una quota pre c i s a .
Per eff e t t u a re questi rilievi, la
p a rete captante (3000x1000
mm) stata suddivisa in 7
moduli (dimensioni nette di
ogni modulo 1000x280mm)
(Foto 2). La base di ognuno di
essi predisposta in modo da
c o n s e n t i re la raccolta del liqui-
do intercettato che, mediante
un tubo di gomma siliconica,
viene inviato nelle corr i s p o n-
denti provette poste alla base
dell'intera struttura. L'unit
delle provette di raccolta con-
tiene dieci cilindri analizzatori,
della capacit unitaria di 2000
ml e con scala di lettura di 20
ml; tre di queste sono collega-
bili al pannello della deriva che
pu essere eventualmente po-
sto, in posizione superiore, in
aggiunta ai sette moduli (in
questo caso, la parete captan-
te diventa di 4000x1000 mm).
Ogni modulo costituito da
una serie di lamelle vert i c a l i
di materiale plastico rigido, a
sezione ondulata
con risalti intern i
trasversali, in
grado di separare
la fase liquida
dalla corre n t e
che investe il
p rofilo. Questa
s t ruttura perm e t-
te anche ai fluidi
i n t e rcettati dalla
p a rete di essere
assorbiti per uno spessore di
c i rca venti centimetri, riu-
scendo a simulare, anche se
solo in parte, l'effetto di pene-
trazione negli strati di vegeta-
zione, limitando il fenomeno
di rifiuto delle gocce nel con-
tatto con la parete della strut-
tura di raccolta.
La caratteristica peculiare del
c a n t i e re, oltre alle specificit
costruttive, di consentire un
servizio di controllo e taratura
"a punto mobile", presso l'a-
gricoltore; infatti l'intero ban-
co trasportabile con un fur-
gonato, dotato di gancio di
traino (Foto 3).
I componenti per il contro l l o
di manometri e di portata e la
struttura per il controllo delle
barre orizzontali si suddivido-
no in elementi di modesto in-
g o m b ro e peso ridotto, tanto
da essere agevolmente movi-
mentati da due operatori. La
parete verticale, invece, so-
lidale al carrello stradale che
assolve funzioni di trasport o
e che, in fase operativa, la
base sulla quale la struttura
posta in corretto assetto di la-
v o ro. Il passaggio dalla fase
di trasporto alla fase operati-
va effettuato mediante un
sistema elettroidraulico che
consente di sviluppare i sette
moduli (organizzati in due te-
lai sovrapponibili di 3 e 4 mo-
duli) dalla posizione orizzon-
tale sovrapposta a quella ver-
ticale (Foto 4), previo blocco,
messa in bolla e stabilizzazio-
ne del carrello.
CONCLUSIONI
Il banco descritto stato rea-
lizzato nei primi mesi del
1999, rispettando le indica-
zioni stabilite dalla pi recen-
te normativa nazionale
3
e du-
rante l'estate sono stati orga-
nizzati degli incontri da part e
dell'ASSAM per favorirne la
presa di visione da parte degli
operatori agricoli.
In tali sedi, oltre alla pre s e n-
tazione della problematica da
p a rte di esponenti delle org a-
nizzazioni coinvolte (ASSAM,
CIA, Universit), un'quipe di
tecnici dell'Universit ha
p rovveduto a mostrare il fun-
zionamento dell'attre z z a t u r a
c o n t rollando e tarando alcuni
atomizzatori e irroratrici.
Per il futuro, il compito delle
Istituzioni sar l'org a n i z z a z i o-
ne e la gestione del serv i z i o
che, possibilmente in un ra-
gionevole lasso di tempo, do-
v rebbe essere accessibile a
chiunque voglia "fare il taglian-
do" alla propria macchina.
Ester Foppa Pedretti
Emanuele Natalicchio
Marco Talamonti
Dipartimento di Biotecnologie
Agrarie e Ambientali Universit
degli Studi di Ancona
13
Il controllo di ir roratrici e/o atomizzatori pu essere eff e t t u a t o
p resso l' agricoltore, essendo il banco trasportabile ed
e n e rgeticamente autonomo.
I problemi legati a trasporto ed installazione della parete vert i c a l e
sono stati risolti rendendo la struttura solidale ad un carre l l o
stradale che assolve funzioni di t rasporto e, in fase operativa, la
base su cui, mediante un sistema elettroidraulico, i moduli vengono
p o r tati in posizione vert i c a l e .
N O T E
1- In Italia controllo e taratura delle macchine per l a distr ibuzione di antiparassitari sono
p ropost i come ser vi zio da alcune ist ituzi oni (pr ovince, regi oni) e da alcuni or g a n i s m i
( cooperative di ser vizi, associazioni di cat egor ia) ; le attre z z a t u re utilizzate hanno arc h i t e t -
t u re di ff e rent i e la procedur a di controllo util izzat a, pur essendo fondamentalmente simile,
non standar dizzata. Solo ul timamente, in merit o e nell' ambito dell a Misur a IV del Pro -
gr amma Interregional e Agricolt ura e Qual it avviat o dal Minist er o dell e Polit iche Agr icole
nel 1996, stato st abilito un prot ocollo che indica i r equisiti o l e specifiche che tali banchi
devono possedere e l e mi sure da effettuarsi. Per quanto riguarda la si tuazi one euro p e a ,
per molt i Paesi (Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Olanda, Slove -
ni a, Svi zzer a) il control lo dei mezzi usati una realt consoli data, anche se non esiste
u n ' a r monizzazione delle norm a t i v e .
2- Per necessit di sint esi, in quest o scritt o si indicano le due grandi categorie di macchi -
ne con una t ermi nologia non corretta perch incompleta e non esaust iva del le tipologie di
macchine esistenti. Per una cor retta classificazione, si ri manda alla letterat ura tecnica.
3- "Met odologi a di riferimento per il controllo meccanico-funzi onale delle ir roratr ici usate"
a cura del Coordinamento Nazionale dell a Misura 4
Quarantamila metri di spazi
espositivi, 634 capi animali in
mostra, 154 espositori di pro-
dotti e servizi per lagricoltura,
la forestazione, i servizi di setto-
re. Questi i numeri della 18
edizione della Rassegna agrico-
la del centro Italia, questanno
per la prima volta nazionale, che
si tenuta a Villa Potenza di
Macerata dal 9 all11 giugno.
Gi da diversi anni, del resto, la
rassegna maceratese aveva tra-
valicato linteresse propriamen-
te marchigiano ed il salto di
qualit di questanno rappre-
senta un riconoscimento per il
ruolo svolto a favore delle pro-
duzioni agricole e della zootec-
nia in primo luogo.
Il settore zootecnico, che rap-
p resenta la st ruttura port a n t e
della R.A.C.I., ha fatto anche
questanno da ampia vetrina
della razza bovina marchigiana,
p resente in mostra con
352 capi. La marchigia-
na una razza che su-
scita grande intere s s e
nel settore zootecnico
internazionale, tanto che
oggi questo bovino
pi diffuso allestero che
in Italia.
Esso si fa appre z z a re per
lottima qualit della car-
ne e per la grande capa-
cit di adattamento ai pa-
scoli in terreni difficili, elementi
che ne fanno un veicolo di re c u-
p e ro e valorizzazione economica
dei cosiddetti terreni marg i n a-
li. Per la valorizzazione della
razza, da circa trentanni opera il
C e n t ro tori per la fecondazione
a rt i f i c i a l e che si occupa del mi-
glioramento genetico e della sua
d i ffusione. Nelle sue stalle 15 to-
ri di razza rigorosamente sele-
zionati ed iscritti allAlbo genea-
logico producono annualmente
c i rca centomila dosi di materiale
seminale che, dopo accurati
c o n t rolli da parte del Centro ,
vengono congelati e spediti in
ogni parte del mondo, soprattut-
to America latina, Stati Uniti dA-
merica, Olanda e Sud Africa.
Nei padiglioni riservati agli ani-
mali anche bovini delle razze
Frisona e Pezzata Rossa, ovini
delle razze Fabrianese, Berg a m-
sca, Sarda, Comisana, suini
L a rge White, Landrace, Duro c ,
cavalli da Sella italiana.
Si registrato un certo ottimi-
smo tra gli allevatori pre s e n t i
per il futuro del mercato delle
c a rni bovine. Dopo un lungo pe-
riodo di calo della pro d u z i o n e
registrato negli ultimi anni ed
iniziato subito dopo il fenomeno
della mucca pazza, da sei me-
si a questa parte nel settore
zootecnico italiano ricompar-
so il segno positivo. Per il dire t-
t o re dellAssociazione pro v i n c i a-
le allevatori di Macerata, Dino
Mosca, i fattori che hanno in-
v e rtito la tendenza sono essen-
zialmente due: lappro v a z i o n e
dellAgenda 2000 da parte del-
lUnione Europea che vede un
i n c remento dei contributi comu-
nitari al comparto e la nuova
tendenza del consumatore ita-
liano che, da un p di tempo,
punta decisamente sulla qualit.
La carne marchigiana viene
s e m p re pi richiesta nelle ma-
cellerie, in quanto off re ampie
garanzie dai punti di vista nu-
trizionale, organolettico ed igie-
nico-sanitario.
Collaterale alla manifestazione
si svolto a Treia un Convegno
sul tema La riforma della poli-
tica agricola dellUnione Euro-
pea - Agenda 2000.
A spiegare gli argomenti e lo-
biettivo del Convegno inter-
venuto il sindaco, Franco Cap-
poni. Lassessore allagricoltura
della Provincia di Macerata,
Silvano Ramadori, ha detto che
Agenda 2000 prevede la multi-
funzionalit dellagricoltura e
un modello di sviluppo integra-
to eco-compatibile. Ha parlato
della valorizzazione dei prodotti
tipici anche il nuovo assessore
allagricoltura della Regione
Marche, Luciano Agostini. Inol-
tre hanno partecipato allincon-
tro: Alberto Meriggi, presidente
dellAccademia Georgica di
Treia e Giovanni Pediconi, pre-
sidente della Comunit monta-
na zona H.
A rticolate a tecniche le tre re l a-
zioni: Angelo Frascarelli, del Di-
p a rtimento di Scienze economi-
che ed estimative dellUniversit
di Perugia, ha parlato di globa-
lizzazione, localismi e delle dire-
zioni di sviluppo dellimpre s a
agricola; Lorenzo Bisogni, del
S e rvizio agricoltura della Regio-
ne, delle principali misure per il
miglioramento della competiti-
vit e dellefficienza dei sistemi
agricoli marchigiani. Infine Gino
Pasquali, consulente tecnico per
lagricoltura dellUpi Marche e
dirigente del settore ambiente e
t e rritorio della Provincia di Ma-
cerata, delle problematiche am-
bientali in diretta connessione
con lattivit agricola.
RACI, ORMAI UNA
RASSEGNA NAZIONALE
S PAZI O APERT O
Ha festeggiato il suo quinto compleanno con la incoronazione a re dei bovini di
razza marchigiana. Erode , toro di propriet dellAssociazione allevatori di Ma -
cerata, procl amato miglior esemplare di bovino maschio alla 18 Rassegna Agri -
cola del Centro Italia, che si svolta a giugno al Centro fiere di Villa Potenza.
Con i suoi 14 quintali e mezzo di peso, Erode si imposto sulle centinaia di
esemplari in mostra, per la sua taglia superiore alla media, per la sua possen -
te muscolatura, ma soprattutto - ha sottolineato il presidente di giuria, Euro
Saltari - per la eccezionale lunghezza del tronco. Le femmine della razza bo -
vina marchigiana hanno un tronco solitamente corto ed Erode, che uno dei
dieci stalloni del Centro Tori di Macerata, contribuisce ad affinare il miglio -
ramento genetico della razza. Il suo seme ha gi fatto il giro del mondo in
allevamenti del Sud America, della Nuova Zelanda e del Sud Africa dove il bo -
vino marchigiano molto diffuso.
14
15
a n a p a una parola che
suona familiare agli orec-
chi di molti agricoltori
marchigiani, specialmente
quelli pi anziani, visto
che fino ad appena cin-
quanta anni fa era tra le colture pi diffu-
se su tutto il territorio regionale. Le sue
zone di massima produzione erano l'a-
scolano e il maceratese ma praticamente
ogni agricoltore marchigiano coltivava
ogni anno un piccolo appezzamento a
canapa che veniva utilizzata per uso do-
mestico: la tessitura del vestiario, degli
strofinacci, dei sacchi, dei corredi nuziali
delle donne.
La canapa una coltura millenaria, colti-
vata probabilmente gi in epoca romana
nelle nostre zone, e di cui si ha traccia
nelle Cronache e negli Statuti fin dal XIII
secolo.
Fino alla met del nostro secolo stata
coltivata con profitto dai nostri agricolto-
ri ed ha costituito, insieme alla seta ed
alla lana, l'unica materia prima tessile del
nostro paese, tanto che l'Italia ne stato
il secondo produttore mondiale ed il pri-
mo esportatore.
La sua lavorazione comportava un duro
e faticoso lavoro per gli agricoltori ma la
qualit delle fibre e dei tessuti italiani
erano apprezzati in tutto il mondo.
Questo fino agli anni quaranta - cinquan-
ta quando la canapa, nel giro di pochi
anni, sparita dai nostri ordinamenti col-
turali a causa di due diversi fattori: da
una parte l'immissione sul mercato ita-
liano del cotone e delle fibre sintetiche
provenienti dagli Stati Uniti, economica-
mente pi convenienti; dall'altra la con-
fusione della canapa "da fibra" con quella
cosiddetta "da droga", comunemente co-
nosciuta come "marijuana". Una confu-
sione che stata ed tuttora causa di
un'infinita serie di equivoci.
Insieme alla canapa rischiava dunque di
scomparire una fetta del nostro patrimo-
nio culturale, se negli ultimi anni, grazie
anche ad una nuova sensibilit ecologi-
ca, non si fosse avviato un processo di
rivalutazione di questa pianta e dei suoi
molteplici possibili
usi.
Gi dal 1970 la Co-
munit Euro p e a
concede un contri-
buto di circ a
1.300.000 lire ad
e t t a ro per la colti-
vazione di canapa
e lino (destinato
per a ridursi nel
tempo adeguando-
si a quello per i ce-
reali). Purtroppo in
Italia questa direttiva stata recepita dal
M i n i s t e ro per le Politiche Agricole solo
nel 1997 causando notevoli ritardi nello
sviluppo della coltura e delle sue moder-
ne tecniche di lavorazione. Dal 1998 la
canapa tornata comunque, pur se in
via sperimentale, ad essere coltivata in
Italia.
Nelle Marche la Cooperativa Humus di
Castel di Lama (AP), fin dall'inizio si in-
t e ressata alla re i n t roduzione di questa
coltura e si fatta promotrice di numero-
se iniziative allo scopo di coinvolgere l'o-
pinione pubblica ed il mondo agricolo re-
gionale sull'argomento. E' stata, nella
persona del presidente, tra i soci fonda-
tori di Assocanapa, un'associazione na-
zionale nata nel gennaio 1998 con sede a
Carmagnola (TO) che ha lo scopo di pro-
muovere la coltivazione della canapa a li-
vello nazionale e di coord i n a re quegli
agricoltori che, con spirito pionieristico,
v o l e s s e ro aff ro n t a re questa nuova colti-
vazione. Assocanapa si occupa inoltre
del reperimento del seme presso i pro-
duttori francesi e ungheresi e di stabilire
CANAPA,
COLTURA EMERGENTE
S PAZI O APERT O
P resente negli ordinamenti colturali mar-
chigiani gi dal XIII secolo, dopo labban-
dono a causa di una sorta di equivoco le-
gislativo, ha oggi la possibilit di ritor n a-
re in auge per i suoi numerosi impieghi e
come valida alternativa ad altre colture
da rinnovo.
Foglia di canapa

C
16
i contatti tra i coltivatori e i possibili ac-
quirenti.
La Coop. Humus attualmente membro
del Consiglio direttivo dell'associazione,
e dalla campagna canapicola 1998 ha av-
viato, in provincia di Ascoli Piceno, un
p rogetto sperimentale per valutare i ri-
sultati agronomici e gli eventuali impie-
ghi industriali della canapa nel settore
c a rtario, considerata anche l'import a n z a
che questo settore riveste per la nostra
regione. Il progetto, sostenuto dall'As-
sessorato Regionale all'Agricoltura e fi-
nanziato dal Consorzio Universitario Pi-
ceno, ha visto coinvolti, oltre alla Coop.
Humus, l'Istituto Poligrafico Zecca dello
Stato e le Cartiere Miliani di Fabriano.
Ma prima di valutare i risultati della spe-
rimentazione industriale necessario da-
re alcuni ragguagli sulle tecniche agro-
nomiche visto che non pi pensabile
utilizzare quelle di cinquanta anni fa.
CENNI AGRONOMICI
Carat teri st iche del la pi ant a: la canapa
una pianta erbacea annuale appartenente
alla famiglia delle Cannabinacee. Presen-
ta una radice fittonante che si approfon-
disce notevolmente nei terreni adatti. Il
fusto eretto, sottile, alto fino a 4 metri,
non ramificato se la semina fitta. Le fo-
glie sono palmato lobate e formate da
7 10 foglioline molto allungate ed a
margine seghettato. Il seme un achenio
(1000 semi pesano 15 20 gr.).
Esi genze pedocli mat iche: una coltura
che predilige terreni mediamente fertili e
profondi, pu succedere a se stessa (2
3 anni) senza che il terreno accusi feno-
meni di stanchezza. Si adatta ad un "ran-
ge" climatico che va dal subtropicale al
temperato ed essendo molto sensibile al
freddo va seminata quando la temperatu-
ra del terreno ha ormai raggiunto i 10 C
(da met marzo in poi), preferibilmente i
12 14 C.
Biologia e tecnica colturale: il seme della
canapa ha bisogno, viste le piccole di-
mensioni, di una accurata pre p a r a z i o n e
del letto di semina, per cui si deve opera-
re con una aratura di circa 50 centimetri
a fine estate seguita da una o due erpica-
t u re durante le quali si provvede anche
alla concimazione di fondo e se possibile
a quella organica con 200 quintali ad et-
taro di letame. La concimazione minerale
si avvale di 2,5 3 quintali/ettaro di con-
cime minerale ternario (tipo 20 10
10) ed eventualmente un quintale/ettaro
di concime minerale azotato in copertu-
ra. Da prove effettuate allIstituto di
Agronomia della Facolt di Agraria di Bo-
logna emerso che somministrare dosi
di azoto superiori ad 80 unit ad ettaro
non porta a miglioramenti quantitivi o
qualitativi.
Il periodo ottimale per effettuare la semi-
na si colloca tra la met di marzo ed i
primi di maggio, a seconda delle zone e
delle variet impiegate, utilizzando 50
60 chilogrammi di semente ad ettaro. Il
seme utilizzato deve essere certificato e
di una variet tra quelle ammesse dall'U-
nione Europea. La semina si esegue con
una normale seminatrice universale po-
nendo gli organi distributori a 15 18
centimetri di distanza, con una pro f o n-
dit di semina di 2 3 centimetri in mo-
do da ottenere una densit iniziale di po-
polamento di 150 200 piante a metro
quadro. Al momento della raccolta il po-
polamento si ridurr a 120 150 pian-
te/metro quadro o, nelle condizioni peg-
giori, a 80 100. E' necessario evitare il
ristagno di acqua sul terreno in questa
fase poich soffocherebbe il seme impe-
dendogli di germinare.
Dopo la semina, tra maggio e giugno, si
esegue la concimazione di copertura con
il fertilizzante azotato. Altra operazione,
non sempre necessaria durante la colti-
vazione, una eventuale sarc h i a t u r a
avente lo scopo di controllare le erbe in-
festanti, ridurre levaporazione, aerare lo
strato superficiale del terreno e aumen-
tare linfiltrazione dellacqua. Il massimo
fabbisogno idrico della ca-
napa si colloca durante il
periodo di allungamento
degli steli che dura dalle 5
alle 6 settimane nei mesi di
giugno e luglio; se lacqua
scarseggia in questa fase
consigliabile irr i g a re con
c i rca 1500 metri cubi dac-
qua. Se seminata a tempo
debito la canapa non neces-
sita dellutilizzo di diserban-
ti chimici o pesticidi visto
che il suo accre s c i m e n t o
molto rapido ostacola lo
sviluppo alla maggior part e
delle malerbe.
La raccolta avviene normal-
mente nel periodo che va
dai primi di agosto fino alla
met di settembre. Questa
pu essere eseguita con le
normali macchine per la fie-
nagione; ideali sarebbero le
falciacondizionatrici a barre
(non a dischi) che riducono i tempi di
essiccamento. Laltezza del taglio pu va-
r i a re dai 3 ai 5 centimetri dal livello del
terreno; il taglio pi alto facilita laerazio-
ne dellandana e quindi lessiccamento. Il
prodotto essiccato sul terreno per 10-15
giorni andr poi rotoimballato utilizzando
le macchine attualmente in circ o l a z i o n e ,
facendo attenzione al peso delle rotoballe
(da 100 a 400 Kg) e soprattutto all'umi-
dit degli steli in modo da evitare nocivi
fenomeni di fermentazione della massa
imballata (UR ottimale 18%). La pro d u-
zione di bacchette (fusto della pianta pri-
va di foglie) si aggira dalle 8 alle 12 ton-
nellate ad ettaro.
Avversit: poche sono le avversit vege-
tali ed animali che colpiscono la canapa.
Per le infestanti abbiamo detto preceden-
temente che se la canapa seminata per
tempo le malerbe non riescono a svilup-
parsi; i ritardi nella semina possono faci-
litare la crescita di erbe tipo Abutilon e/o
Amar ant hus e/o Convol vol us spp. e c c . ,
tipiche infestanti del mais. Lentomofau-
na presente sulla canapa, raramente a li-
velli epidemici, riguarda diversi rincoti
tra cui Lygaeidi e Pentatomidi che danno
il caratteristico cimiciato, alcuni co-
leotteri del genere Opatrum e Crepidode -
ra e diversi lepidotteri tra cui quello po-
tenzialmente pi pericoloso Ostri nia nu -
b i l a l i s (piralide); questi insetti, quando
p resenti, si stabiliscono nelle diverse
parti della pianta, dalle radici, al fusto, al-
le foglie fino alle infiorescenze.
Miglioramento genetico e variet: la na-
I n f i o rescenza femminile
17
turale dioicit della canapa, che porta ad
una diversa epoca di maturazione delle
piante maschili rispetto alle femminili,
uno dei problemi maggiori; col migliora-
mento genetico si riusciti ad ottenere
variet monoiche (la maggior parte fran-
cesi) che hanno risolto il problema an-
che se recenti studi hanno dimostrato la
l o ro minore produttivit. Prendiamo in
considerazione solo le tre variet diretta-
mente sperimentate nellappezzamento
di Spinetoli di cui attualmente disponi-
bile la semente (non sono al momento
disponibili sementi di variet italiane). Di
queste, due sono variet monoiche fran-
cesi (Fedrina 74 e Futura) e laltra una
variet dioica ungherese (Kompolti).
Fedri na 74 e Fut ur a: sono ibridi F1 ed
F2 derivanti dallincrocio di variet mo-
noiche (in part i c o l a re la var. Fibrimon)
con diverse variet dioiche da fibra. So-
no queste due variet che pre s e n t a n o
una diversa data di fioritura (giugno lu-
glio) mentre la durata del ciclo presso-
ch uguale (maturazione tra fine luglio e
met agosto).
K o m p o l t i : una variet selezionata a part i-
re dalla Carmagnola (variet italiana pi fa-
mosa) molto produttiva e con buona qua-
lit della fibra. Rispetto alle variet monoi-
che francesi che hanno un ciclo re l a t i v a-
mente breve, la dioicit conferisce alla
Kompolti una durata del ciclo vegetativo e
quindi della maturazione molto pi lunga
(maturazione tra agosto e settembre ) .
Posto nellavvicendament o: la canapa si
inserisce tra le colture da rinnovo, per
cui pu sostituire nelle semine primave-
rili del nostro territorio, il mais o il gira-
sole. E una pianta che lascia sul e nel
t e rreno un grande quantitativo di mate-
riale organico fondamentale per il ripri-
stino del contenuto di sostanza organica
nel suolo. Le numerose propriet positi-
ve nei riguardi della fertilit del terre n o
fanno della canapa una delle migliori
precessioni vegetali per colture sfruttanti
come il frumento o lorzo.
LA SPERIMENTAZIONE
NEL SETTORE CARTARIO
Il progetto di sperimentazione pro m o s-
so dalla Cooperativa Humus si pro p o-
neva di valutare le possibilit di un uti-
lizzo della canapa nella produzione di
pasta di cellulosa ad uso cartario ed in
p a rt i c o l a re si proponeva i seguenti
obiettivi: 1) Va l u t a re le caratteristiche
chimiche della pianta, rilevanti ai fini di
una successiva trasformazione indu-
striale; 2) Pro d u rre paste cartarie ad al-
ta resa da tiglio (parte fibrosa della
pianta) e da canapulo (parte interna le-
gnosa); 3) Pro d u rre paste cartarie chi-
miche da tiglio e da canapulo; 4) Pro-
d u rre carte contenenti paste chimiche
ad alta resa di canapa; 5) Pro d u rre car-
te con le paste chimiche di tiglio e di
c a n a p u l o .
I risultati del primo anno di studio speri-
mentale, presen-
tati il 6 novem-
bre '99 presso la
Sala Confere n z e
della Regi one
Marche ad Anco-
na, sono stati
pi che positivi e
ci inducono a pensare di aver imboccato
la strada giusta. In particolare da questi
risultati emergono due dati salienti: l'otti-
mo comportamento del tiglio di canapa
nella produzione di paste di cellulosa sia
di tipo chimico sia ad alta resa; il sor-
p rendente comportamento del canapulo
nelle paste ad alta resa che ne fanno un
valido sostituto del pioppo utilizzabile ad
esempio nella produzione di carta da
giornale.
Ma il dato veramente importante che
emerso dalla sperimentazione il fatto
che in Italia esiste una filiera completa
per la trasformazione industriale della ca-
napa: il Poligrafico dello Stato, nei suoi
impianti di Roma e Foggia in possesso
delle attre z z a t u re, attualmente inutilizza-
te, per la separazione della canapa e la
p roduzione di pasta di cellulosa.
Quello su cui la Cooperativa attualmente
sta lavorando insieme ai lavoratori del
Poligrafico di Foggia vagliare la possi-
bilit di avviare a Foggia una linea di
p roduzione di cellulosa di canapa, cosa
questa che consentirebbe la salvaguar-
dia di circa trecento posti di lavoro e la
messa a coltura di pi di 10.000 ettari di
canapa. Una proposta in tal senso gi
stata avanzata dalla SLC-CGIL pugliese
sia ai vertici del Poligrafico, sia al Mini-
s t e ro del Te s o ro che del Poligrafico
p ro p r i e t a r i o .
Siamo in attesa che si apra un tavolo di
c o n f ronto tra Assocanapa, sindacati,
v e rtici aziendali e Ministero per verifica-
re le reali possibilit di questa ipotesi e
soprattutto per re n d e rci conto se in Ita-
lia esiste o meno la volont "politica" di
f a re scelte che vadano verso l'utilizzo di
materie prime nazionali alternative al le-
gno nella produzione di pasta di cellulo-
sa. L'Italia, ricordiamolo, importa circa il
90% della cellulosa di cui ha bisogno.
Donne di S. Benedetto del Tro n t o .
Rit irano le matasse di canapa. (anni 30)
Canapini di S. Benedet to del Tro n t o .
Pettinano la canapa. (anni 30)
18
ASPETTI GIURIDICO-NORMATIVI
La canapa "da fibra" sottoposta ad uno
speciale regime normativo proprio a cau-
sa della sua affinit con quella "da droga"
da cui si distingue solo per la percentua-
le di principio attivo (THC) presente al-
l'interno della pianta. La CEE ha fissato il
limite di principio attivo ammissibile nel-
le variet da fibra allo 0,3%. Per questo,
al fine di ottenere il contributo, neces-
sario coltivare variet selezionate e certi-
ficate ammesse dalla CEE che garanti-
scano un tenore di THC inferiore o ugua-
le allo 0,3%.
Inoltre l'agricoltore tenuto a presentare
p resso gli Ispettorati Agrari Te rr i t o r i a l i
e n t ro il 15 maggio dell'anno di semina
una dichiarazione che evidenzi le superfi-
ci destinate a canapa (i moduli sono di-
sponibili presso gli stessi Ispettorati o
presso Assocanapa).
Gli Ispettorati sono poi tenuti a trasmette-
re i dati in Regione che a sua volta tenu-
ta a trasmetterli alle forze dell'ordine: Po-
lizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Le forze dell'ordine possono a loro volta
effettuare dei sopralluoghi nei campi per
prelevare dei campioni di canapa e verifi-
care, tramite un apposito esame, la per-
centuale di THC presente nelle piante.
Questo al fine di prevenire le coltivazioni
illegali.
Gli obblighi normativi prevedono ancora
per l'agricoltore la presentazione della ri-
chiesta di contributo entro il 31 dicem-
bre successivo alla raccolta e la presen-
tazione della PAC sui seminativi entro il
30 aprile dell'anno di semina.
E' da sottolineare che, secondo la nor-
mativa vigente, l'erogazione del contri-
buto subordinata alla stipula di un con-
tratto di conferimento del prodotto ad un
primo trasform a t o re autorizzato anche
se la CEE sembra intenzionata, nei nuovi
regolamenti in via di approvazione, ad
abolire questo vincolo. In ogni caso l'a-
gricoltore ha la facolt di stipulare il con-
tratto entro il mese di luglio dell'anno
successivo alla raccolta.
ASPETTI COMMERCIALI
La reintroduzione della canapa tra le col-
t u re di largo impiego potrebbe investire
positivamente, a nostro avviso, svariati
settori produttivi dell'economia del no-
s t ro paese: agricoltura, ambiente, indu-
stria (compresa quella di trasform a z i o-
ne) e commercio. Il tutto nella direzione
di quello che viene comunemente defini-
to "sviluppo sostenibile" e che oggi ri-
sulta centrale nella programmazione dei
vari settori produttivi. La canapa una
pianta altamente ecologica, visto che
non necessita n di diserbanti n di pe-
sticidi, e i suoi usi sono molteplici (se ne
contano quasi 25.000): oltre a quello
c a rtario, che potrebbe port a re ad una
sensibile riduzione dell'abbattimento del-
le foreste, il settore tessile quello che
tradizionalmente costituisce lo sbocco
principale della fibra di canapa. Essa po-
trebbe sostituire gran parte delle fibre di
cotone attualmente utilizzate (il cotone,
tra l'altro, necessita di un massiccio im-
piego di diserbanti). In questo settore
Assocanapa sta portando avanti dei pro-
getti sperimentali in altre regioni italiane
con risultati incoraggianti anche se in
questo caso la costruzione della filiera
Durante il raccolto
Alcuni rappresentanti della Coop. HUMUS nel campo sperimentale di canapa. Tra piante alte pi di 4 metri (anno 1998)
presenta maggiori difficolt dovute al fat-
to che per poter utilizzare la canapa co-
me fibra tessile necessario effettuare la
tradizionale "macerazione in acqua" con
tecniche innovative rispetto al passato.
O l t re al tessile e al cartario, settori che
da soli potre b b e ro assorbire enorm i
quantitativi di canapa, esistono un'infi-
nit di altri settori che, seppur di nicchia,
p o t re b b e ro costituire lo sbocco per
quantit di prodotto non indiff e renti: la
bioedilizia, i cosmetici, i compositi, i pro-
dotti alimentari, gli oli combustibili, i
pannelli coibentanti, la produzione di
e n e rgia da biomassa, la produzione di
pellet da combustione, i rivestimenti per
le auto (al proposito esiste una direttiva
europea che impone di utilizzare materia
vegetale riciclabile nell'industria automo-
bilistica per almeno il 20%).
Il problema in Italia che il ritardo nel
recepire la direttiva europea da parte del
M i n i s t e ro per le Politiche Agricole ha
ostacolato la creazione di una filiera
completa con la conseguente penalizza-
zione degli agricoltori per la difficolt di
conferire il prodotto ad un primo trasfor-
matore autorizzato.
A tutt'oggi questo problema esiste ed
ci che ostacola maggiormente lo svilup-
po della canapicoltura.
A questo si aggiunga l'assenza di sementi
italiane e la conseguente necessit di re p e-
r i re il seme sul mercato europeo (Francia,
Ungheria) con costi elevati che variano
dalle 7.000 alle 10.000 lire al chilo a se-
conda delle annate e delle variet.
I primi due anni di coltivazione (1998-
1999) hanno visto il lavo-
ro quasi pionieristico di
alcune realt, come la no-
stra Cooperativa, che no-
nostante le difficolt han-
no avviato progetti di spe-
rimentazione al fine di ga-
r a n t i re nel pi breve tem-
po possibile la re i n t ro d u-
zione di una coltura che
p o t rebbe svolgere un ru o-
lo di primaria import a n z a
nella nostra economia.
Dalla campagna 2000, in
ogni caso, grazie anche
all'impegno di Assocana-
pa, sar pro b a b i l m e n t e
possibile conferire una
p a rte della pro d u z i o n e
nazionale di canapa a
due ditte, una emiliana e
l'altra umbra, che sono
in procinto di essere ri-
conosciute dall'AIMA co-
me primi trasform a t o r i .
Queste ditte si sono im-
pegnate a garantire il riti-
ro del prodotto re l a t i v a-
mente per ad un limita-
to numero di ettari (circa
150) e ad un prezzo cor-
rispondente a quello me-
dio europeo per il pro-
dotto essiccato e rotoimballato (115-120
/Kg). La trattativa per la stipulazione dei
contratti in corso proprio in questi
g i o rni a Torino. Si tratta di un piccolo
passo avanti che speriamo possa servire
allo sviluppo della canapicoltura e alla
sua definitiva affermazione.
Daniele Re
Cooperativa HUMUS
19
P a rcella sperimentale di 1.000 m
2
coltivata con una variet italiana tradizionale: la fibranova
CONTO COLTURALE RIFERITO AD UN ETTARO COLTIVATO A CANAPA
Quantit Prezzo ()
COSTI ESPLICITI (A)1
Preparazioneterreno:
aratura 150.000
fresatura 110.000
Concimazione:
ternario (20-10-10) 3q.li 120.000
distribuzione 30.000
Semina:
seme 50 Kg 400.000
semina+fresatura 130.000
rullatura 40.000
Raccolta:
falciatura 120.000
ranghinatura 50.000
rotoimballaggio estoccaggio 30 rotoballe 400.000
TOTALE 1.550.000
COSTI CALCOLATI (B)2
man. eass. capitalefondiario 50.000
spesegenerali 30.000
imposteecontributi consortili 80.000
interessi sul cap. di anticipazione 84.000
prezzo d'uso del cap. fondiario 300.000
TOTALE 544.000
TOTALE COSTI (C) = (A + B) 2.094.000
RICAVI (D)
prodotto 10 t x 115.000 1.150.000
contributo CEE 1.308.000
TOTALE RICAVI 2.458.000
MARGINE LORDO (D - A) 908.000
UTILE (D - C) 364.000
1) I costi espliciti sono riferiti ad un'ettaro coltivato acanapamapossibileabbatterli su
superfici maggiori. Sui costi espliciti influisceinoltrenotevolmentel'impiego di
contoterzisti o di attrezzatureproprie.
2) I costi calcolati riguardano solo i terreni in affitto.
20
IL CONTOTERZISMO
NELLE MARCHE
S PAZI O APERT O
l fenomeno del
contoterzismo
in agricoltura
stato ogget-
to di una ricer-
ca, al momen-
to in corso di pubblicazione,
condotta presso il Dipart i-
mento di Economia di Anco-
na, in collaborazione con las-
sociazione "Alessandro Barto-
la" e con lA.P.I.M.A. (Asso-
ciazione Provinciale delle Im-
p rese di Meccanizzazione e
Agricole) di Ancona.
I n questa sede, si concen-
t rer lattenzione sullinci-
denza del contoterzismo nel-
le Marc h e .
La diffusione del contoterz i-
smo un aspetto ancora po-
co chiaro in quanto le statisti-
che esistenti consentono solo
misurazioni indirette.
Lassenza di rivelazioni pre c i-
se stata una delle motiva-
zioni da cui scaturita lesi-
genza di condurre unindagi-
ne ad hoc, che costituisce il
primo tentativo di fare mag-
giore chiarezza sulla terziariz-
zazione nelle Marche, attra-
verso interviste dirette ai con-
t o t e rzisti. Di seguito, si illu-
strano le principali inform a-
zioni che discendono dalla-
nalisi delle fonti statistiche e
dallindagine svolta.
DOMANDA E OFFERTA
DEI SERVIZI
I dati I S TAT o ff rono notizie
concernenti sia l'offerta che la
domanda di servizi agricoli
meccanizzati. In merito allof-
f e rta, dallAnnuario Statistico
Italiano del 1997, emerg o n o
le imprese agricole che nel
1995 hanno svolto attivit di
contoterzismo. La loro consi-
stenza numerica pari a 491
unit, corrispondente allo
0,7% delle imprese agricole
esistenti nello stesso anno .
R i g u a rdo ai loro dati stru t t u-
rali e di localizzazione, biso-
gna pero r i c o rre re al Censi-
mento del 1990: in rapport o
alle aziende agricole, risulta
che tali imprese, pre v a l e n t i
nella provincia di Ancona, so-
no diffuse anche nelle zone
montane e, disponendo di
una dimensione considerevo-
le (30-100 ha), dimostano co-
me lalta dotazione di capitale
sia un fattore cruciale nello
sviluppo dei servizi agro -
meccanici.
Dal dato della domanda, inve-
ce, le aziende agricole che ri-
corrono al contoterzismo, nel
1995, rappresentano il 60%
del totale , collocando le Mar-
che fra le Regioni pi interes-
sate dal fenomeno della ter-
ziarizzazione.
Secondo i dati censuari del
1990, Ancona la Pro v i n c i a
in cui il contoterzismo rela-
tivamente pi sviluppato. Le
aziende che richiedono servizi
tendono ad indirizzarsi verso
i m p rese specializzate, in mi-
sura minore rispetto ad altre
aziende agricole e molto me-
no agli organismi associativi,
la cui scarsa influenza un
sintomo del basso livello di
sviluppo dellassociazionismo
nel settore dei servizi agricoli.
Vi inoltre la tendenza a pre-
f e r i re singoli rapporti di forn i-
tura ad una possibile integra-
zione fra le diverse tipologie di
o ff e rta, come dimostra il fatto
che la somma delle aziende
che richiedono servizi ai di-
versi fornitori di poco supe-
r i o re al complesso di aziende
che ricorrono a terz i .
Il servizio a cui maggiormen-
Le statistiche finora esistenti rivelano solo
dati indiretti. Si reso dunque indispensa-
bile condurre unindagine per verificare il
reale ricorso al servizio di contr o t e rz i s m o
passivo e la tipologia delle aziende che vi
a c c e d o n o
I
21
te si ricor re rimane la raccol-
ta meccanica, ma pre n d o n o
piede anche l'aff i d a m e n t o
completo e il pacchetto di
s e rvizi comprendente laratu-
ra, la semina e la raccolta.
Questo mette senz'altro in lu-
ce un processo evolutivo nel-
lofferta di servizi, la cui com-
plessit andata cre s c e n d o
in concomitanza con lo svi-
luppo della macchinizzazione.
In valore assoluto, le aziende
che richiedono servizi sono di
piccolissime dimensioni, a
conduzione familiare e spe-
cializzate in seminativi. In
r a p p o rto alle aziende agrarie,
si ottengono risultati diversi.
Le unit che pi delle altre si
avvalgono dellintervento di
t e rzi hanno una dimensione
compresa fra i 3 e i 20 ettari.
La loro forma di conduzione
in economia, il che significa
che la domanda di serv i z i
p roviene anche da aziende
pi professionali della media,
ossia, che la necessit o la
convenienza al contoterzismo
non circoscritta alle sole
aziende marginali. Un altro ri-
sultato interessante concern e
lindirizzo produttivo: anche
se i seminativi rappresentano
lorientamento tecnico- eco-
nomico pi diffuso, la percen-
tuale di aziende specializzate
in colture pi impegnative (vi-
te, olivo, frutta) che decidono
di avvalersi delle pre s t a z i o n i
del contoterzista raggiunge il
44% delle aziende
totali con lo stesso
orientamento pro-
duttivo. Da ci si
pu dedurre che
l o ff e rta di serv i z i
non mutata solo in
t e rmini di comples-
sit, ma ha subito
anche un pro c e s s o
di diversificazione
trasversale.
I CONTOTERZISTI
U n u l t e r i o re fonte
i n f o rmativa la
U n i o n c a m e re. Nei
registri camerali si
r i t rovano quelle
unit che hanno di-
chiarato di svolgere
prevalentemente
lattivit di serv i z i
meccanizzati con-
nessi allagricoltura
(codice attivit
01.41.1.). Le impre-
se attive, iscritte presso la
Camera di Commercio, nel
primo semestre del 1998, so-
no in numero di 850, pari
all1,2% delle aziende agrico-
le esistenti al 1995. Si con-
centrano nella provincia di
Macerata, al cui interno il Co-
mune di Recanati assume
maggior rilievo.
I DATI DEL REGISTRO
UTENTI MOTORI
AGRICOLI
I dati U M A, elaborati dalla
Regione Marche, perm e t t o-
no di qualificare le impre s e
che hanno usufruito di age-
volazioni sul combustibile,
distinguendole per finalit di
impiego del carburante: per
conto proprio, per conto di
t e rzi, per conto proprio e di
t e rzi. I contoterzisti quindi
r i e n t reranno nelle ultime due
categorie e sono classifica-
bili in relazione alla pre s e n z a
o meno di un azienda agra-
ria. In questultimo caso si
parla di impresa contoterz i-
sta specializzata. Nel com-
plesso, i contoterzisti sono
risultati, al 1998, in numero
di 6770, pari al 10% delle
i m p rese agrarie quantificate
nel 1995.
Si localizzano in gran part e
delle Provincie di Ancona e
Macerata il 51% costituito
da soggetti non specializzati.
Il livello di diffusione del
c o n t o t e rzismo aumenta man
mano che ci si avvicina alla
costa, ponendo in evidenza
come le possibilit applicati-
ve della meccanizzazione,
c e rtamente superiori nelle
zone pi pianeggianti e fert i-
l i , n e influenzino lestensio-
ne. L a rea di maggiore con-
centrazione che, volendo,
p o t rebbe definirsi la centrale
operativa per la fornitura di
s e rvizi, coincide con la fascia
a ridosso della costa che
c o m p rende i Comuni di J esi,
Osimo e Recanati (Fig. 1) . Le
i n f o rmazioni sul carburante
agevolato, tuttavia, rischia-
no,di sovrastimarli fenome-
no, in quanto, data lestre m a
convenienza di quanti impie-
gano macchine agricole a ri-
c h i e d e re un risparmio di im-
posta, probabile che siano
incluse imprese con una mo-
desta, se non quasi nulla, at-
tivit agro - meccanica.
Distribuzione dei contoterzi-
sti che hanno richiesto
carburante agevolato, 1998
(in percentuale sulle imprese
agricole esistenti al 1990)
Fonte: Regione Marche, 1998;
ISTAT, Censiomento generale
dellAgricoltura, 1990
Fig. 1
22
LINDAGINE
Lindagine sul contoterzismo
stata compiuta nella Provin-
cia di Ancona nel corso del
1998 ed ha coinvolto 40 im-
p rese contoterziste, selezio-
nate fra gli associati
d e l l A . P.I.M.A. di Ancona. Le
unit campionate sono risul-
tate iscritte presso la Camera
di Commercio in qualit di
imprese con attivit contoter-
zistica prevalente. L i n d a g i n e
ha riguardato numero s i
aspetti di natura quantitativa
e qualitativa, di cui, per, se
ne prendono in esame solo
due: la superficie a disposi-
zione (a) e lestensione delle
lavorazioni (b).
a ) Le imprese, nella quasi to-
talit, dispongono, anche
se non ufficialmente, di
unazienda agraria. Questa
apparente stranezza discen-
de dalladozione di un me-
todo innovativo di indagine
che ha coinvolto, anzich la
singola impresa, la famiglia
d e l l i m p re n d i t o re, assunta
come centro decisionale e
redistributivo del re d d i t o .
Tale scelta giustificata
dallesistenza di un legame
molto stretto fra limpre s a
c o n t o t e rzista e quella agri-
cola, poich, spesso, la pri-
ma discende dalla volont
d e l l i m p re n d i t o re agricolo
di separare le due attivit
per motivi fiscali ed econo-
mici o per impiegare i pi
giovani in agricoltura. M a
anche nel caso in cui il le-
game non sia cos stre t t o ,
quanto le due tipologie di
i m p rese sono riconducibili
alla stessa famiglia, molto
probabile che vi sia una for-
te interazione fra loro, deri-
vante dalluso comune dei
macchinari e dal sistemati-
co svolgimento di operazio-
ni colturali meccanizzate da
parte dellimpresa contoter-
zista sul fondo familiare. La
s u p e rficie complessiva-
mente disponibile si com-
pone della superficie in
p ropriet (familiare) e del-
leventuale superficie cedu-
ta in gestione integrale,
giungendo alla costituzione
di un fondo agrario di di-
mensione oscillante fra i 20
e gli 80 ettari. Tuttavia, nel
caso delle imprese con par-
co macchine pi esteso, si
supera facilmente la soglia
dei 200 ettari.
b ) Essendo le imprese cam-
pionate tutte iscritte pre s s o
la Camera di Commercio, si
tentato di forn i re una sti-
ma del raggio dazione co-
p e rto dai contoterzisti nella
f o rnitura di servizi, moltipli-
cando i dati medi per il tota-
le di imprese contoterz i s t e
iscritte nei registri camerali.
Si tratta naturalmente di
una rozza generalizzazione,
ma servita comunque ad
a v e re unidea sull'estensio-
ne del fenomeno. La super-
ficie interessata o dominata,
come a volte si usa dire,
risultata quindi nellord i n e
dei 250 mila ettari, corr i-
spondente al 50% della
SAU marchigiana esistente
al 1995, mentre la superf i-
cie lavorata, che considera
anche le ripetizioni di inter-
venti su uno stesso terre n o ,
stata valutata pari a circ a
800 mila ettari, ossia tre
volte quella dominata.
Le informazioni esistenti sul
c o n t o t e rzismo sono ancora
lacunose e discordanti fra lo-
ro (nella Tabella 1 , vengono
riportati i contoterzisti secon-
do le differenti fonti ufficiali: i
c o n t o t e rzisti che emerg o n o
dai dati UMA possono essere
identificati con lintero univer-
so, mentre quelli che emergo-
no dai dati ISTAT e dai registri
camerali sono associabili ad
un part i c o l a re sottoinsieme,
c o m p rendente coloro che
svolgono con maggiore siste-
maticit lattivit di servizi. Ne
discende che la parte profes-
sionale del contoterz i s m o
c o rrisponde al 20% delluni-
verso considerato (Tab. 2) .
Al di l di questo, i dati dispo-
nibili, integrati con i risultati
dellindagine, sono gi suff i-
cienti ad aff e rm a re come il
contoterzismo sia un fenome-
no consistente ed estre m a-
mente diffuso nelle Marche.
Andrea Bonfiglio
Facolt di Economia e Commer c i o
* Si assume che luniverso sia rappresentato dai contoterzisti che hanno richiesto carburante agevolato
Fonte: elaborazione su dati ISTAT, 1997; Unioncamere, 1998; Regione Marche, 1998
Fonte: elaborazione su dati ISTAT, 1997; Unioncamere, 1998; Regione Marche, 1998
Anno Numero Tipologia % su aziende
agricole (1995)
ISTAT 1995 491 Agricoltore 0,7
controterzista
Unioncamere 1998 850 Contoterzista 1,2
UMA 1998 6.770 Specializzato e non 9,5
Tab. 1 - I contoterzisti secondo le statistiche ufficali, Marche
Numero % % su aziende agricole
(1995)
Professionali 1.341 19,8 1,9
Non professionali 5.429 80,2 7,7
Totale 6.770 100,0 9,6
Tab. 2 - I contoterzisti suddivisi per grado di professionalit, Marche*
a provincia di
Ancona, detie-
ne in rapport o
al panorama
f o restale mar-
chigiano, in ne-
gativo ed in positivo, due pri-
mati: risulta infatti essere la-
rea pi povera in assoluto di
boschi dalto fusto di latifoglie
(un centinaio di ettari in tutto),
mentre per ci che riguarda le
fustaie di resinose possiede
quasi la met di queste forma-
zioni (4700 ettari, sugli oltre
10.000 presenti nella Regione
Marche).
Questo patrimonio, costituito
in maggioranza da Pini ed in
misura pi esigua da Cedri,
Abeti, Cipressi, il frutto di
rimboschimenti eseguiti tra le
due guerre mondiali, cui han-
no seguito altre import a n t i
realizzazioni tra gli anni 50 ed i
primi anni 70. Tali interventi di
f o restazione erano in passato
della massima urgenza, consi-
derato il grave dissesto idro-
geologico in cui versavano le
montagne. Anche le Ferro v i e
dello Stato e lANAS avevano
sollecitato il governo centrale
a prendere provvedimenti per-
ch le acque selvagge, non
trattenute dalla scarsa vegeta-
zione, trascinavano a valle
ogni cosa minacciando seria-
mente le sedi viarie
Se si esclude qualche centi-
naio di ettari di pinete ubicate
sul versante ovest del Monte
C o n e ro, il resto degli impianti
riveste le montagne in territo-
rio della Comunit Montana
Esino-Frasassi.
Attualmente almeno una deci-
na di queste pinete rientrano
nella categoria "boschi maturi"
e quattro di esse hanno addi-
rittura superato la soglia mini-
ma dei settanta anni pre v i s t a
dalle prescrizioni di massima
di polizia forestale per potere
e ff e t t u a re i primi tagli. Nel
contempo alcune di queste pi-
nete, ubicate in zone pi favo-
revoli rispetto al "mercato del
verde, hanno assunto una cer-
ta importanza turistica.
Purtroppo oggi non si dispone
di dati aggiornati sui loro prin-
cipali parametri, che potrebbe-
ro invece essere utili in vista di
una loro razionale gestione
che tenga conto di queste
nuove esigenze.
Le pinete di pino nero austria-
co e di altre specie pioniere ,
ottenute da rimboschimento,
non ricevono da parte dei tec-
nici forestali le attenzioni che
essi dedicano invece ai boschi
di abete bianco o di abete ros-
so. Probabilmente questa ri-
serva mentale dovuta al fatto
che le pinete, vegetando spes-
so su terreni poco fertili, non
raggiungono la bellezza mae-
stosa e limportanza economi-
ca di altre compagini arboree,
da cui lo scarso intere s s e
scientifico verso queste for-
mazioni. Eppure la re i n t ro d u-
zione del pino nero nellAp-
pennino umbro marc h i g i a n o
dove la specie era ancora pre-
sente in epoca storica, come
testimoniano le analisi pollini-
che eseguite dal Marc h e s o n i
nel 1957, rappresenta per i
selvicoltori un successo: lab-
bondante rinnovazione natura-
le che si verifica allintern o
delle pinete adulte dimostra
che il pino nero si trova nel-
loptimum delle condizioni
ecologiche richieste dalla spe-
cie. Limpiego massiccio di
questo pino in vasti settori
della catena appenninica sta-
to nel passato criticato dai na-
turalisti ed ambientalisti (che
oggi sembra si stiano comun-
que ricredendo) perch la spe-
cie era ritenuta estranea agli
ecosistemi che caratterizzano
le zone montane del Centro
Italia. Invece con il suo utilizzo
i forestali avevano imboccato
la via pi breve per ottenere
una valida copertura arbore a ,
p e rch sapevano che solo
questa frugale conifera poteva
garantire il passaggio dalla nu-
da roccia al bosco di alto fusto
nonch, attraverso la decom-
posizione degli aghi, la forma-
zione di un terreno vegetale
adatto ad ospitare le latifoglie,
specie pi esigenti in rapporto
alla qualit del substrato: cos i
carpini, i faggi, gli aceri si van-
no ora gradatamente aff e r-
mando sotto lombra leggera
dei pini.
Nel l962 il Dr. Mannozzi-Torini,
I s p e t t o re Regionale del Corpo
Forestale Dello Stato, pubblica
23
L ENERGIA
DEL
PINO NERO
Principali parametri di alcune pinete mature, comprese nel territorio della
Comunit Montana Esino - Frasassi. Rilievi eseguiti nel 1980
Denominazione Comune
Anno di
impianto. Sup. Ha N.Piante/Ha.
Altezza
media-
mt.
Diametro
medio-cm.
Volume ad
Ha (mc).
Specie
legnosa.
Monte Tegolaro* Fabriano 1914/16 68 1.100 15.3 24.2 366 Pino nero
Monte Predicatore Genga 1914/16 82 955 15.3 23.9 295 Pino nero
Monte Strega Sassofer. 1918 62 1.150 11.7 23.6 285 Pino nero
Monte Marischio Fabriano 1924 50 1.275 13.8 20,7 267 Pino nero
Colle Saluccio Genga 1931 178 1.825 12.5 16.0 202 Pino nero
Castelletta Genga-
Fabriano
1934 170 1.125 8.8 20.6 149 Pino
Domestico
*La pineta di Monte Tegolaro meglio conosciuta come pineta di Campodonico.
Il pino nero pu colonizzare aree dove il suolo praticamente inesistente come questi calcari rossi del cre t a c e o
L
unindagine sulle pinete mar-
chigiane adulte, segnalando
per ognuna di esse le altezze
medie, i diametri medi e la-
dattamento delle varie specie
introdotte nel difficile ambien-
te rappresentato dai suoli sog-
getti ad una forte erosione, de-
rivanti dai calcari bianchi e
rossi del Cretaceo.
Nel 1973, i professori Edoardo
Biondi e Sandro Ballelli, dellA-
teneo di Camerino, in uno stu-
dio pre l i m i n a re, analizzano la
flora spontanea presente nelle
pinete "gemelle" di Monte Te-
golaro e di Monte Predicatore.
Nel 1970 lispettorato ripart i-
mentale delle foreste di Anco-
na conduce un indagine den-
d rometrica su queste due pi-
nete, rilevando allora una leg-
gera differenza nei loro diame-
tri medi ma la stessa altezza
media (13,6 metri ciascuna).
Nel 1980, in occasione di un
l a v o ro a tempo determ i n a t o ,
svolto per conto dellAssesso-
rato Agricoltura e Foreste del-
la Regione Marche, ebbi mo-
do di eff e t t u a re indagini den-
d rometriche riguardanti sei
pinete mature edificate in
maggioranza da pino nero au-
striaco ed in un solo caso da
pino domestico.
Lo studio si spinge fino al cal-
colo del volume per ettaro, ri-
cavato dallarea basimetrica ad
ettaro della pineta (ottenuta ri-
portando ad ettaro i valori me-
diati di 5 aree di saggio) molti-
plicata per laltezza media e
ancora per un coefficiente di
forma stimato, dipendente dal-
la specie legnosa e dal grado
di rastremazione dei tronchi.
I dati riportati nella tabella van-
no interpretati con cautela: nelle
pinete di Colle Saluccio e Ca-
stelletta i rilievi sono rappre s e n-
tativi solo per pochi ettari di pi-
nete in quanto i soprassuoli so-
no troppo diff o rmi per densit,
et ed omogeneit.
Da una prima analisi dei dati si
c o n f e rma, la parit di altezza
media (15,3 metri ciascuna)
delle pinete di M. Te g o l a ro e
M. Predicatore, gi rilevata 10
anni prima dallindagine del
C . F.S.. Ci induce a cre d e re
che la fertilit di stazione dei
due soprassuoli sia identica,
considerato che le pinete han-
no la stessa et. Anche tra i
diametri medi delle prime tre
f o rmazioni in tabella (24,2;
23,9; 23,6 cm) si osserva po-
chissima differenza, segno che
i diradamenti sono stati gra-
duati con analoga cadenza ed
intensit nei tre rispettivi so-
prassuoli.
Un dato anomalo evidente, ri-
sulta essere, laltezza media
della pineta di M. Strega (11,7
metri), se rapportata a quella
relativa alle due pinete che la
p recedono nella tabella; lanno
di impianto quasi lo stesso
(1918) ma le pessime condizio-
ni stazionali (pendenza del suo-
lo 100%, roccia aff i o r a n t e ,
esposizione Sud) possono giu-
s t i f i c a re questo valore mode-
sto. Il medesimo tra laltro vie-
ne superato anche dal valore di
altezza media (m 13,8) della pi-
neta di M. Marischio e da quel-
lo di Colle Saluccio (m 12,5), a
dimostrazione che questo para-
m e t ro pi funzione della fert i-
lit stazionale che dellet delle
p i a n t e .
Il numero elevato di piante ad
e t t a ro, rilevato nella pineta di
Colle Saluccio (1825), ed il
conseguente modesto diame-
t ro medio (16 cm.), denuncia
la mancata attuazione in pas-
sato di diradamenti, omissione
che si traduce a discapito del-
lequilibrio colturale del bosco.
Il modesto valore di altezza
media (8,8 metri) rilevato nella
porzione di pineta di Castellet-
ta, oggetto di indagine, non
deve stupire pi di tanto se si
considera che in questo caso il
pino domestico si trova a ve-
g e t a re su un terreno calcare o
superficiale; come noto que-
sta specie pi esigente di al-
tri pini nei confronti del terre-
no ed il suo impiego nellAlta
valle dellEsino, troppo gene-
ralizzato, avrebbe richiesto mi-
gliori condizioni pedologiche
In assenza di dati pi aggior-
nati lanalisi di quelli riport a t i
in tabella potrebbe consentire
di valutare in ciascuna pineta
gli interventi da eff e t t u a re in
f u t u ro per una loro razionale
gestione: i soprassuoli potreb-
b e ro cos essere suddivisi in
due categorie.
Nella prima, comprendente le
pinete di M. Tegolaro, M. Pre-
dicatore e M. Marischio, le di-
s c rete condizioni di fertilit di
stazione lascere b b e ro intrave-
d e re in futuro la possibilit di
operare moderati tagli coltura-
li, indispensabili per favorire la
rinnovazione naturale dei pini
e delle latifoglie.
Tali interventi, anche se non
u rgenti, sare b b e ro auspicabili
perch i soprassuoli mostrano
evidenti segni di senescenza.
F e rmo restando che occorre-
rebbe pro c e d e re alla graduale
rinnovazione delle pinete, la
funzione socio - ricreativa cui
esse verre b b e ro destinate ri-
c h i e d e rebbe anche leff e t t u a-
zione di trattamenti, aventi lo
scopo di condurre ad elevata
longevit alcuni soprassuoli di
maggior pregio estetico.
Negli altri tre perimetri le seve-
re condizioni stazionali sconsi-
g l i e re b b e ro per ora questo ti-
po di interventi. Sarebbe inve-
ce opportuno procedere a gra-
duali diradamenti, di cui
avrebbero bisogno anche altre
pinete adulte non citate in que-
sta sede.
P u re gli impianti eseguiti nel
d o p o g u e rra, aventi oggi unet
c o m p resa tra i 30 ed i 50 anni,
a v re b b e ro urgenza di dirada-
menti e cure colturali, richiesti
per fare assumere un re g o l a re
sviluppo ai soprassuoli.
La Comunit Montana Esino-
Frasassi annovera allintern o
della giurisdizione di pro p r i a
competenza un cospicuo patri-
monio di pinete artificiali, alcu-
ne di grande effetto scenogra-
fico, in una zona intere s s a t a
da buoni flussi turistici. Sareb-
be auspicabile che tali form a-
zioni venissero valorizzate al
meglio delle loro potenzialit,
p romuovendone la conoscen-
za, anche presso le nuove ge-
nerazioni, che quasi nulla san-
no dellimportanza delle grandi
o p e re di rimboschimento, at-
tuate fin dai primi anni del
900, quando molte delle no-
stre montagne erano dei veri e
propri deserti rocciosi.
Silvano Elisei
Direttore del Vivaio forestale
"Val Metauro"
di SantAngelo in Vado (PS)
24
Pineta di M. P re d i c a t o re - Rifugio degli Scout, quota m. 530 - La cartina sotto stata
realizzata da Lauretta Pasquini
25
SACCARIFERO,
QUALI PROSPETTIVE
S PAZIO APERT O
a chiusura dellimpianto
di trasformazione di Fano
avvenuta al termine della
campagna bieticola 1998
aveva sollevato pre o c c u-
pazioni sulle pro s p e t t i v e
f u t u re del comparto sia da un punto di
vista organizzativo (allungamento tempi
di ritiro del prodotto) sia da un punto di
vista di programmazione (possibile ridi-
mensionamenti della superficie investita
a bietole nella provincia di Pesaro per
aumentata distanza dallimpianto di tra-
s f o rmazione di competenza).
Lesistenza dellaccordo territoriale sti-
pulato tra le industrie interessate e le
associazioni dei produttori non veniva
considerato da pi parti come una ga-
ranzia per la salvaguardia del bacino
bieticolo. Alla luce dei fatti invece tale
a c c o rdo ha visto il completo rispetto
dei diritti dei bieticoltori marc h i g i a n i
sia in termine di programmazione degli
investimenti sia in quello del ritiro del
p ro d o t t o .
Con la chiusura dello zuccherificio di
Fano si assistito ad una riorg a n i z z a-
zione dei bacini di tutti gli zuccherifici
i n t e ressati dalle bietole marc h i g i a n e .
Lo zuccherificio Eridania di Russi (Ra-
venna) - che raccoglie dal
1999 le bietole della pro-
vincia di Pesaro - ha spo-
stato il suo bacino di
competenza lasciando
p a rte delle bietole delle
p rovincie di Ferrara e Bo-
logna ad altri impianti si-
tuati pi a nord, creando cos spazio al-
le bietole della nostra regione. La mag-
g i o re capacit trasformativa di Russi ha
p e rmesso cos nel 1999 di ricevere dal-
la provincia di Pesaro una media di oltre
40.000 qli di prodotto giorn a l i e ro con-
t ro i 30/33.000 che tale provincia con-
vogliava quotidianamente nello stabili-
mento di Fano.
Gli altri 40/42.000 qli di prodotto che
r i f o rnivano ogni giorno lo stabilimento
chiuso provenienti dalle province di An-
cona e Macerata sono stati ridistribuiti
(dati raccolta 99) negli zuccherifici di
J esi e di Fermo. Questo ha comport a t o
un ulteriore riassetto dei bacini con lo
spostamento quasi totale della zona di
Macerata sullo zuccherificio di Ferm o
mantenendo su J esi solamente lare a
confinante con la provincia di Ancona.
Per quanto riguarda la pro g r a m m a z i o n e
degli investimenti sia nel 1999 che nel
2000 larea marchigiana non ha risenti-
to in maniera negativa dei nuovi assetti,
t rovando conferma agli accordi sotto-
scritti e limitando il ridimensionamento
derivante dalla sovrapproduzione nazio-
nale del 99 e dal taglio delle quote CEE,
applicando de sole regole nazionali di
p rogrammazione (qualit del prodotto e
p e rcentuali di conferimento).
Tali regole hanno addirittura influito in
maniera meno pesante nelle nostre
a ree rispetto a quelle del nord; infatti a
f ronte di un ridimensionamento di
c a c c a rosio dellERI DANIA di circa il
17,8% larea di Pesaro ha visto asse-
gnazioni ridotte di un 6%.
I ridimensionamenti negli areali SADAM
delle Marche sono stati dell1,16% con-
t ro un ridimensionamento del gru p p o
d e l l 8 , 6 5 % .
Anche se la parte agricola non ha risen-
tito in maniera negativa della chiusura
dellimpianto di Fano non possiamo
i g n o r a re i danni che si sono avuti invece
in termini di occupazione e di indotto
n e l l a rea dello zuccherificio chiuso.
Danni che purt roppo potre b b e ro riguar-
d a re anche le zone degli altri due im-
pianti presenti nel territorio marc h i g i a-
no, qualora non si riuscisse a re c u p e r a-
re una remunerativit della bietola.
Infatti lattuale livello dei prezzi, con la
scomparsa degli aiuti nazionali, non
s u fficiente a coprire i costi colturali e se
non si riuscir, nellambito del rinnovo
del regolamento comunitario, ad avere un
aumento di quota A insieme a interv e n t i
s t rutturali delle Regioni, gli investimenti
dal 2001 potre b b e ro subire un drastico
calo, che non giustificherebbe nemmeno
la presenza degli altri due impianti.
Giorgio Olivieri
CNB MARCHE
La chiusura dello stabilimento fane-
se ha portato ad una rior g a n i z z a z i o -
ne dei bacini di tutti gli zuccherifici
L
PROVE DIMOSTRATIVE
RISULTATI OTTENUTI NEL 1999
Nellannata 1999 lASSAM, le Associa-
zioni Produttori A.N.B., C.N.B., A.B.I.,
Cons.Ma.CA., A.B.M. e le Industrie
Saccarifere SADAM, ERIDANIA-ISI, han-
no condotto una serie di prove dimo-
strative presso un campione di aziende
agricole, volte a verificare due obiettivi:
l e ffetto della concimazione calcolata
sulla base delle reali esigenze e quello di
una puntuale e aggiornata tecnica di lot-
ta contro oidio e cercospora a confronto
con la tradizionale tecnica adottata dal
coltivatore.
Tali prove sono state effettuate nelle zo-
ne pi interessanti e comunque distri-
buite su tutto il territorio.
In part i c o l a re sono stati effettuati n. 63
campi:
n 29 campi relativamente alla conci-
mazione;
n 33 campi relativamente alla difesa
(oidio cercospora);
n 1 campo relativo al controllo del
giallume virotico, utilizzando seme
trattato con Gaucho.
Nel grafico 1, di seguito riportato, sono
evidenziate le variazioni espresse in per-
centuale, ottenute nelle prove re l a t i v a-
mente a: produzione q/ha di radici e di
saccarosio, grado polarimetrico, PLV/Ha
(Produzione Lorda Vendibile) e PSD (Pu-
rezza Sugo Denso).
In particolare, riguardo le prove sulla di-
fesa, sono stati rilevati degli incre m e n t i
in tutti i parametri analizzati adottando i
programmi di difesa innovativi. Si pu a
tal proposito notare che con ladozione
della difesa guidata sono stati riscontrati
i n c rementi rispetto la difesa tradizionale
rispettivamente per: la produzione di ra-
dici pari a circa 23,5 q.li/ha, la produzio-
ne di saccarosio pari a circa 7 q.li/ha, il
grado di polarizzazione pari a circa 0.5,
la PLV pari a circa L. 450.000 ad ettaro
ed il PSD pari a circa 0.5. Inoltre limpie-
go dello zolfo nella difesa guidata ha
comportato una riduzione dei costi ed un
minor impatto ambientale rispetto ai pro-
dotti sistemici, spesso impiegati nella
coltivazione tradizionale.
Le prove di concimazione, invece, in-
fluenzate dal part i c o l a re andamento cli-
matico verificatosi nellannata 1999 (gra-
fico 2), non hanno evidenziato significa-
26
BARBABIETOLA
DA ZUCCHERO. . .
LE PROVE
Nel corso del 1998 stato
avviato un progetto, di
durata tri ennal e, sul la
concimazione e sulla dife-
sa della barbabietola da
z u c c h e ro. I risultati otte-
nut i da quest a atti vit
vengono distribuiti ogni
anno a tutti i bieticoltori in
occasione della sottoscri-
zione dei contratti con le
Industrie Saccarifere ope-
ranti nelle Marche. Per
e s t e n d e r e ulterior m e n t e
l i n f o r mazione si ripor t a
qui di seguito il notiziario
d i s t r i b u i t o .
27
tive diff e renze fra le due tecniche. Co-
munque, la tecnica guidata ha comporta-
to un minor impatto ambientale ed un
leggero miglioramento della qualit della
produzione (PSD).
Relativamente al giallume virotico, nel-
lannata 1999, non sono stati rilevati evi-
denti attacchi significativi; comunque si
pu conferm a re che il trattamento del
seme con Gaucho sufficiente per il
controllo degli afidi vettori della malattia.
E stata eseguita, inoltre, una prova di
c o n f ronto tra la semina anticipata e la
semina tradizionale, dalla quale sono
stati rilevati interessanti risultati riguardo
la semina anticipata.
Dai risultati sopra esposti si deduce che
una corretta difesa antiparassitaria pro-
duce significativi incrementi produttivi.
Nella scheda sintetica, di seguito riporta-
ta, sono elencati i punti salienti della di-
fesa antioidica e anticercosporica.
NORME TECNICHE DI
COLTIVAZIONE
1. Avvi cendamento col tural e
La rotazione ottimale quella qua-
driennale: barbabietola grano gi -
rasole (oppure: sorgo o mais o altr e
colture) grano. Ove non possibile
si pu scegliere la triennale.
Sconsigliabile la biennale , da e s c l u-
dere il ristoppio .
2. Anal i si del ter reno
E sempre consigliabile lanalisi chimi-
ca del terreno da effettuare sullappez-
zamento da destinare alla coltura della
barbabietola.
Detta analisi utile per impostare un
razionale piano di concimazione (ad
es. se il contenuto di fosforo, espres-
so in P2O5, maggiore di 23 ppm -
metodo Olsen sufficiente distribui-
re solo la frazione necessaria alla col-
tura localizzata alla semina).
3. L aratura
E utile interrare sempre la paglia pre-
via trinciatura e distribuzione di 1
q.le/ha di urea prima dellaratura.
E comunque vietata la br u c i a t u r a
delle stoppie. E consigliabile proce-
d e re allaratura quando il terreno
completamente asciutto (luglio-ago-
sto) ad una profondit non inferiore a
cm 50; viceversa se si sceglie la lavo-
razione a doppio strato la ripuntatura
deve essere effettuata a cm 70 con
aratura superficiale a cm 30.
Grafico 1. VARIAZIONI DELLA DIFESA GUIDATA (%) RISPETTO LA DIFESA TRADIZIONALE POSTA = 100
PSD
PLV
Grado Polarimetrico
Saccarosio
Radici
100 = DIFESA TRADIZIONALE
+ 4,5%
+ 3,1%
+ 8%
+ 8,6%
+ 0,5%
ATTENZIONE
IL
DANNO
L'AVVIO DEI
TRATTAMENTI
PRESENTE SOLO OIDIO PRESENTE OIDIO E CERCOSPORA
IL
PROSEGUIMENTO Ripetere il trattamento Utilizzare fungicidi attivi su entrambe le fitopatie
DELLA LOTTA dopo 20 giorni con ZOLFO
PRESENTE SOLO OIDIO PRESENTE OIDIO E CERCOSPORA
Defender + stagno 1,1 + 0,8
ZOLFO micronizzato Eminent 40 EW + stagno 1,25 + 0,8
80% a 7- 8 Kg/ha Lyric + stagno 0,12 + 0,8
I Nustar DF + stagno 0,24 + 0,8
PRODOTTI Impact + stagno 0,3 + 0,8
Spyrale 0,6
Alto BS 2
Lostal 1,5
Bumper P + stagno 1,4 + 0,8
LE
NORMATIVE
l'apparato fogliare
La mancata esecuzione dei trattamenti di difesa comporta una perdita che pu
LOTTA AD OIDIO E CERCOSPORA NELLE MARCHE
L'oidio inizia a manifestarsi ai primi di giugno, mentre la
cercospora compare pi tardi (a fine giugno) ed entrambi
i parassiti compromettono la funzionalit e distruggono
tecniche di difesa definite dalla Regione Marche che prevedono:
* l'esclusione dei sali di stagno
* limiti di impiego degli endoterapici
* non ci sono limiti all'utilizzo dello ZOLFO contro l'oidio
> L'ultimo trattamento va eseguito 25 - 30 GIORNI prima della raccolta
> Rispettare i tempi di carenza dei prodotti
UTILIZZARE I PRODOTTI PIU' EFFICACI
Le aziende che aderiscono al Regolamento CEE 2078/92 devono attenersi alle linee
> Mantenere un intervallo tra un trattamento e il successivo di circa 20 GIORNI
> In caso di pioggie abbondanti, che non riducono l'attivit degli endoterapici ma possono dilavare i
prodotti di copertura come i sali di stagno e lo zolfo, il turno fra gli interventi non deve essere superiore
a 15 GIORNI
superare L. 1.000.000 ad ettaro
Deve avvenire alla comparsa dei primi sintomi (stadio STELLA) orientativamente
nella prima met di giugno
SUGGERIMENTI
4. Pr eparazi one del terreno
(esti rpatura, erpi catura, ecc. )
Appena possibile e non oltre dicembre ,
quando il terreno in tempera, si devo-
no eff e t t u a re le lavorazioni colturali per
la preparazione del letto di semina.
Tali lavorazioni vanno sempre eff e t-
tuate in anticipo rispetto allepoca di
semina, e comunque in prossimit di
questultima vanno evitati interv e n t i
con mezzi meccanici anche nei terreni
inerbiti, sui quali sar opportuno in-
tervenire con erbicidi totali.
5. Conci mazi one
Concimazione di fondo
Per una razionale concimazione si
deve fare riferimento ai risultati del-
le analisi del terreno.
F o s f o ro: la distribuzione va eff e t-
tuata in parte allaratura (o alla pri-
ma estirpatura) e il completamento
localizzato alla semina oppure uni-
camente alla semina in caso di
buone dotazioni del terreno.
Potassio: la distribuzione va eff e t-
tuata allaratura (o alla prima estir-
patura).
Azoto: deve essere distribuito in
parte prima della semina e il com-
pletamento in copertura.
Concimazione in copertura con azoto
Va distribuito nella fase fenologica
(da 4 a 6 foglie vere) riferendosi al-
lanalisi del terreno coadiuvata dalla
diagnostica fogliare.
E sconsigliabile eff e t t u a re la distribu-
zione tardiva oltre le 10 foglie vere .
6. Seme
Per la scelta varietale necessario fa-
re riferimento alle tabelle elaborate
dalla Commissione Tecnica Nazionale
del Seme privilegiando le cultivar che
esprimono livelli pi alti di P.L.V. (Pro-
duzione Lorda Vendibile) e PSD (Pu-
rezza Sugo Denso).
Qualora negli ultimi anni il coltivatore
abbia registrato modeste produzioni o
basse polarizzazioni necessario eff e t-
t u a re analisi specifiche per la rizomania
(test ELISA) ed orientarsi verso variet
tolleranti nei confronti del patogeno.
7. Geodi si nfestazi one
Qualora non venga impiegato seme
trattato con Gaucho indispensabile
e ff e t t u a re la geodisinfestazione con
prodotti tradizionali localizzati alla se-
mina (geoinsetticidi granulari).
In situazioni di forti infestazioni di ela-
teridi (ferretto) si deve ricorrere a pro-
dotti specifici a pieno campo.
8. Epoca di semi na
E consigliabile eff e t t u a re la semina
sin dalla prima decade di febbraio (in
relazione, ovviamente, alle condizioni
ambientali).
9. Di serbo
In caso di terreni inerbiti in prossimit
della semina si deve interv e n i re con
un disseccante.
Per un razionale controllo delle infe-
stanti consigliabile una prima appli-
cazione con prodotti residuali in pre -
semina o in pre - e m e rgenza completata
da successivi interventi in post-emer-
genza (possibilmente a
dosi ridotte).
Al fine della riduzione
dei costi e per un mi-
glior rispetto dellam-
biente possibile eff e t-
t u a re il diserbo localiz-
zato in pre-emergenza.
10. Di fesa fi tosani tari a
Si consiglia di pre s t a re
molta attenzione alle dosi
ed ai tempi di carenza dei
p rodotti utilizzati; di non
s u p e r a re mai le dosi ri-
p o rtate in etichetta; di
c o n t ro l l a re leff i c i e n z a
delle macchine irro r a t r i c i .
Parassiti animali
Si invitano i bieticoltori a controlla-
re attentamente gli attacchi di alcu-
ni insetti quali Altica, Cleono, Cas-
side, Nottue defogliatrici ed Afidi,
i n t e rvenendo tempestivamente con
prodotti specifici.
Parassiti vegetali
(Oidio e Cercospora)
A part i re dal mese di giugno, alla
comparsa dei primi sintomi di at-
tacco di oidio, intervenire con zolfo.
Successivamente va proseguita la di-
fesa antioidica abbinandola a quella
a n t i c e rcosporica utilizzando pro d o t t i
attivi nei confronti di entrambe le ma-
lattie (sali di stagno e sistemici).
11. Raccol ta
Le operazioni di raccolta devono esse-
re attentamente seguite al fine di evi-
tare perdita di prodotto e scadimento
della qualit. In particolare:
c u r a re lefficienza degli organi lavo-
ranti della raccoglitrice al fine di evita-
re rotture delle radici;
limitare la velocit di lavoro delle rac-
coglitrici;
curare la scollettatura e la pulizia delle
radici impiegando per queste ultime
macchine raccoglitrici-sterratrici,
r i d u rre il pi possibile la sosta delle
radici in cumuli.
TECNICHE DI COLTIVAZIONE
A BASSO IMPATTO
Le aziende che intendono aderire al
Reg. CEE n 2078/92 devono attenersi
alle indicazioni riportate negli apposi -
ti "Disciplinari" i quali prevedono li-
mitazioni nelluso di fertilizzanti, dei
fitofarmaci e nelle lavorazioni.
Pierluigi Crescentini - ASSAM
Hanno partecipato tecnici di: A.N.B.
C.N.B. A.B.I. Cons. Ma. C.A. A.B.M.
SADAM Jesi ERIDANIA ISI.
28
Agrometeorologia
METEO
Grafico 2. - PRECIPITAZIONE MEDIA REGIONALE CALCOLATA SU 7 LOCALITA'
C.O.A.
Centro Operativo di
20
40
60
80
100
120
140
160
mm
98/99 111,2 29,7 70,9 48,9 110,7 47,3 121,2 65,8 57,2 97,9 87,3 156,3
97/98 63,1 48,7 67,5 55,3 77,7 81,8 48,7 28 34,6 87,7 131,9 157,1
Media Storica 87,4 67,2 65,1 74,6 76,7 61,2 65,6 51,7 76,1 79,1 80,1 91,7
DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV
egli ultimi anni la coltura
del grano duro ha subito
da una parte la riduzione
dei prezzi di vendita e,
dallaltra, ha beneficiato
degli aiuti comunitari.
Questo duplice intervento non ha incre-
mentato la redditivit ma, per contro, ha
portato notevole difficolt al settore met-
tendo a rischio leconomicit della colti-
vazione. Al fine di mantenere lintere s s e
per questa coltura necessario quindi
recuperare parte della redditivit con una
m i g l i o re valorizzazione della pro d u z i o n e
tramite la realizzazione di interventi di fi-
liera che portino al pro d u t t o re parte del
plus valore ottenibile con la trasform a-
zione o con una migliore organizzazione
commerciale e produttiva.
In questa ottica a livello nazionale stato
avviato il progetto "Srai" (Progetto per la
realizzazione dei servizi reali inerenti al-
lattuazione dellaccordo interpro f e s s i o-
nale sul grano duro), cofinanziato dal Mi-
paf con il supporto delle due Unioni ce-
realicole nazionali (UNACE e UIAPROF),
e con il coordinamento dellIstituto Spe-
rimentale per la Cerealicoltura di Roma.
Con lo stesso obiettivo lASSAM, nella
nostra Regione, ha predisposto un pro-
getto, finanziato dalla Giunta Regionale,
che ha consentito la realizzazione di una
"rete regionale" fra gli stoccatori marchi-
giani, compatibile e collegata con quella
nazionale.
Il progetto stato attivato nel 1999 con
durata triennale ed ha come obiettivo
fondamentale lincentivazione dello stoc-
caggio diff e renziato per partite omoge-
nee sulla base dei principali parametri
qualitativi (proteine, glutine, peso ettoli-
trico), al fine di avere delle masse unifor-
mi generalmente pi gradite e valorizzate
dal mercato e dallindustria rispetto alle
masse non caratterizzate.
Questa differenziazione qualitativa richie-
de che il Centro di stoccaggio sia dotato
di opportune apparecchiature e strutture
idonee per lo stivaggio e la movimenta-
zione separate per le differenti partite.
Dai numerosi incontri avvenuti per la ge-
stione della "rete" emerso che tra le va-
rie problematiche della filiera vi anche
quella della inadeguatezza delle strutture
di molti centri di stoccaggio. LASSAM ha
ritenuto quindi opportuno dar corso ad una
indagine per verificarne la situazione re a l e .
Per la distribuzione delle sche-
de, affinch fossero censiti pi
centri possibile, ci si avvalsi
della collaborazione dei Con-
s o rzi Agrari Provinciali, delle
Associazioni Cerealicole mar-
chigiane (ACER MARCHE, ACE-
MAR MARCHE, AMAC e
APROCER), delle Centrali coo-
perative e delle Associazioni
C o n f c o m m e rcio pro v i n c i a l i .
La scheda prevedeva la raccolta
di varie informazioni fra cui:
29
SPERI M ENTAZI O NE
Con i finanziamenti della Regione stato possibile r e a-
l i z z a r e un progetto per la creazione di una rete r e g i o n a l e
tra gli stoccatori mar c h i g i a n i .
Obiettivo: favorire lo stoccaggio dif f e renziato per par t i t e
omogenee sulla base dei principali parametri: pr o t e i n e ,
glutine e peso ettolitrico
QUALIT DEL GRANO DURO
E CENTRI DI STOCCAGGIO
Tab. 1
Nome NCentri Localit
di stoccaggio
CAP di Ancona 34 Diverse
Camos 1 Osimo (AN)
Cemca 2 Pianello di Ostra (AN)Monterado (AN)
Agri Arcevia 1 Arcevia (AN)
Copam 2 Monteroberto (AN) - Pianello Vallesina (AN)
Italcer di Grottini 1 Osimo (AN)
La cereale 1 Osimo (AN)
Barontini Elvio & C. 1 S. Maria Nuova (AN)
U.p.a. Soc. Coop. 5 Jesi (AN)-Belvedere O. (AN)-Montemarciano
(AN)
Verdini Agri 2000 2 Arcevia (AN)-San Lorenzo in campo (PU)
CAP di Ascoli Piceno 25 Diverse
S.C.A.C. di Castignano 1 Castignano (AP)
Cerealtenna 1 Monte Urano (AP)
CAP di Macerata e A.MA.C. 14 Diverse
Agritrade Salvatori 1 Treia (MC)
Copar 1 Cingoli (MC)
Coop Agr. "Montesanto" 1 Potenza Picena (MC)
Cerealmarche 2 Tolentino (MC)
Coop Valle del Chienti 2 Tolentino (MC) San Severino (MC)
CAP di Pesaro-Urbino 13 Diverse
A.C.O.F. 1 Fano (PU)
Vitali Agricoltura 1 Fano (PU)
N
la capacit di stoccaggio totale;
il numero, la capacit, lo stato e lanno
di costruzione dei silos verticali ed
orizzontali;
il numero delle fosse di scarico;
la presenza di impianti di pre p u l i t u r a ,
ventilazione, essiccazione e attrezzatu-
ra per la determinazione delle proteine;
i metodi di conservazione;
leventuale tipo di stoccaggio differen-
ziato effettuato sul grano duro;
eventuali ristrutturazioni degli impianti
effettuate o in corso.
Lindagine ovviamente non ha riguardato
la totalit dei centri ma un campione di
n 113 Centri che comunque assicurano
una buona rappresentativit sul totale.
In part i c o l a re n 49 Centri sono ubicati
nella provincia di Ancona; n 27 in quella
di Ascoli Piceno; n 21 in provincia di
Macerata e n 16 in quella di Pesaro-Ur-
bino (maggiori dettagli si possono desu-
mere nella tabella n. 1).
I risultati emersi da questa indagine, an-
che se parziali, permettono comunque di
a v e re una visione sulla situazione re a l e
dei Centri di stoccaggio marchigiani.
In part i c o l a re dalle schede pervenute
emerso quanto segue:
la potenzialit di stoccaggio dei centri
analizzati pari a 5.608.300 q.li cos
ripartita nelle quattro province:
2.186.300 q.li nella provincia di An-
cona;
842.000 q.li nella provincia di
Ascoli Piceno;
1.690.000 q.li nella provincia di
Macerata;
890.000 q.li nella provincia di Pe-
saro-Urbino;
parte dello stoccaggio viene effettuato
in 414 silos verticali e la rimanente
parte nei 143 silos orizzontali;
il numero di fosse di scarico risulta in-
s u fficiente infatti nei 113 centri re g i o n a-
li ce ne sono globalmente solo 128 e
molti centri ne sono completamente
s p rovvisti come di seguito riport a t o :
provincia di Ancona su 49 centri:
23 dispongono di una sola fossa;
3 dispongono di 2 fosse;
4 dispongono di 3 fosse;
1 dispone di 4 fosse;
18 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Ascoli Piceno su 27
centri:
15 dispongono di una sola fossa;
2 dispongono di 2 fosse;
1 dispongono di 3 fosse;
9 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Macerata su 21 centri:
11 dispongono di una sola fossa;
4 dispongono di 2 fosse;
2 dispongono di 3 fosse;
2 dispone di 4-5 fosse;
2 non dispongono di fosse di scarico;
p rovincia di Pesaro-Urbino su 16
centri:
9 dispongono di una sola fossa;
2 dispongono di 2 fosse;
1 dispongono di 3 fosse
2 dispone di 4-7 fosse;
2 non dispongono di fosse di scarico.
Si ricorda che la disponibilit di almeno
due fosse di scarico in un Centro il mi-
nimo indispensabile per eseguire agevol-
mente lo stoccaggio differenziato; dallin-
dagine risulta che 58 Centri dispongono
di una sola fossa di scarico e ben 31 ne
sono completamente sprovvisti.
Gli impianti di pre-pulitura complessi-
vi sono 38 di cui 20 in provincia di
Ancona, 3 in provincia di Ascoli Pice-
no, 10 in provincia di Macerata e 5 in
provincia di Pesaro-Urbino;
Gli impianti di ventilazione complessi-
vi sono 49 di cui 19 in provincia di
Ancona, 8 in provincia di Ascoli Pice-
no, 13 in provincia di Macerata e 9 in
provincia di Pesaro-Urbino;
Gli impianti di essiccazione comples-
sivi sono 29 di cui 12 nella provincia
di Ancona, 7 nella provincia di Ascoli
Piceno, 4 nella provincia di Macerata
e 6 nella provincia di Pesaro-Urbino;
Il metodo di conservazione pi con-
sueto quello chimico ed in particola-
re 98 Centri utilizzano la "fosfina",
contro 16 Centri che adottano la con-
s e rvazione a freddo, 3 Centri la con-
s e rvazione con CO2 e 10 Centri con
altri metodi;
Lo stoccaggio diff e renziato del grano
d u ro effettuato da 48 Centri i quali
d i ff e renziano le partite secondo spe-
cifici parametri: 24 Centri diff e re n z i a-
no per proteine (di cui 22 aderisco-
no alla rete regionale ed effettuano le
analisi nel proprio Centro in quanto
dotati dellapposito strumento Fig.
1), 19 Centri diff e renziano secondo il
c o l o re, 46 Centri diff e renziano se-
condo il peso ettolitritico e 10 secon-
do altri parametri;
I Centri che necessitano di stru t t u r a-
zione degli impianti sono 79 e gli in-
terventi pi ricorrenti riguardano:
30
la ristrutturazione generale ed am-
modernamento delle fosse di scari-
cocarico e dei silos orizzontali;
impianti di prepulitura e di ventila-
zione;
impianti di movimentazione;
a t t rezzatura per la determ i n a z i o n e
delle proteine;
potenziamento delle strutture;
costruzione di nuovi impianti;
rifacimenti per adeguamento alla
normativa HACCP e legge 626;
trasferimento della capacit in altro
sito del Centro.
Da questa indagine emerso che gran
parte dei Centri effettua stoccaggio, ven-
dita sementi e prodotti ma non sono do-
tati di strutture essenziali come ad esem-
pio le fosse di scarico-carico che per-
mettono lo stoccaggio differenziato (o se
presenti necessitano di adeguamenti).
La maggior parte dei centri sono in pos-
sesso di silos verticali i cui anni di costru-
zione variano tra gli anni 70 e 90 e me-
diamente sono in buone condizioni; men-
t re i silos orizzontali sono in numero netta-
mente inferiore ed alcuni sono in condizio-
ni mediocri visto anche che gli anni di co-
s t ruzione risalgono persino agli anni "30".
Il metodo di conservazione con utilizzo
di prodotti chimici il pi diffuso, ma
necessario tenere conto anche della pre-
senza, ormai in costante aumento, di
grano proveniente da agricoltura biologi-
ca e quindi vi la necessit di adeguare
le stru t t u re di conservazione a metodi
propriamente biologici.
Alcuni Centri poi, risultano ormai obsole-
ti e necessitano di ristrutturazioni gene-
rali, mentre per altri c lesigenza di co-
s t ruzione di nuovi impianti in zone che
ne sono sprovviste o in zone pi idonee
(ad esempio fuori dal centro cittadino).
CONCLUSIONI
Si ritiene che in futuro sia sempre pi
importante puntare sulla qualit del gra-
no duro per cui necessario migliorare e
o rg a n i z z a re il settore produttivo con la
d i ffusione di tecniche agronomiche ap-
propriate (e possibilmente pi rispettose
dellambiente) e con luso di un minor
n u m e ro di variet che tendano ad au-
m e n t a re gli aspetti caratteristici della
qualit. Contemporaneamente bisogna
per affrontare anche il problema della-
deguamento delle stru t t u re dei centri di
stoccaggio per non compro m e t t e re le-
ventuale vantaggio qualitativo raggiunto
per la mancata possibilit di stoccare in
maniera diff e renziata e per evitare metodi
di conservazione con prodotti chimici che
deprimono la qualit stessa. In definitiva
si ritiene fondamentale per la filiera:
o rg a n i z z a re la produzione per avere
masse pi uniformi e di qualit;
a d e g u a re le stru t t u re di stoccaggio
dotandole di appare c c h i a t u re per lo
stoccaggio diff e renziato, per la con-
s e rvazione con metodi meno inqui-
nanti (es. uso del freddo), di impianti
di pre-pulitura per migliorarne anche
la conservazione ecc.;
armonizzare i collegamenti fra produt-
tori, stoccatori e trasformatori aff i n-
ch i primi abbiano il compito di pro-
durre grano di qualit, i secondi con-
s e rvino il prodotto con tecniche e
s t ru t t u re adeguate e gli ultimi, dopo
a v e re imposto le caratteristiche del
p rodotto, riconoscano eff e t t i v a m e n t e
la qualit della merce con un pre z z o
adeguato;
f a v o r i re la costituzione di un org a n i-
smo misto fra pubblico e privato che
r a g g ruppi il pro d u t t o re, lo stoccatore
e il trasformatore per ottenere un pro-
dotto finito di qualit con un marchio
di qualit regionale. Si ritiene che nel-
le Marche si debba pensare anche alla
c o s t ruzione di un molino in quanto i
pastai locali trovano difficolt nel re-
perire farine accertate per zona di pro-
duzione marchigiana.
Pierluigi Crescentini
Catia Governatori
ASSAM
31
Alt ri 3 volumet t i vanno ad
arricchire la Collana
edit oriale dell Assessorat o
all Agricolt ura.
Si parla ancora una volt a di
prodot t i t ipici e degli indirizzi
per una pi sana ed
equilibrat a aliment azione.
In part icolare, " Le briciole di
Pollicino" , rivolt o ai giovani
per riport arli
sulle t racce della diet a
medit erranea, una risorsa che ci
viene ormai universalment e
aGriTuRismo
NELLE MARCHE
fa bene allumore
il giallo
Le Marche, tutti i colori del verde
Uno sguardo allorizzonte e siete gi nel
paesaggio: geometrie di bruni e di verdi
sincastrano a coprire la terra in un mare
di verde, di giallo, di rosso, di blu, di viola...
Proprio qui, nelle M arche, dove non si
finisce mai di stupirsi, dove le luci, i colori,
i sapori e mille profumi nellaria tersa
giocano a pennellare inconsueti scenari.
i n f o rm a z i o n i: Regione Marche - S e rvizio Valori zzazione Te rreni Agricoli e Forestali
tel. 071 8063637
|
fax 071 8063019
|
p a t r i z i a . b a ro c c i @ re g i o n e . m a rc h e . i t
R E G I O N E
M A R C H E
Assessorato Agricoltura,
Foreste, Alimentazione,
Agriturismo, Sviluppo Rurale
Unione Europea
O biettivo 5B - 94/99
Direttore Responsabile: Emma Ratti
Direzione Scientifica:
Mariano Landi, Federico Bonavia, Ottavio Gabrielli,
Enzo Polidori, Carlo Schiaf fino
Redazione:
Flavio Brasili, Gabriella Malanga, Francesco
Pettinari, Renzo Pincini, Sabrina Speciale,
Luana Spernanzoni, Angelo Zannotti
Graficadi copertina: Stefano Gregori
Spedizione in abbonamento postale
legge 662/96 art.2 comma 20/c - filiale di Ancona
Il Periodico viene spedito gratuitamente
agli operatori agricoli marchigiani ed a quanti
ne faranno richiesta alla Redazione presso
lAssessorato alla Agricoltura - Giunta Regionale,
Via Tiziano, 44 - Ancona - Tel. 071/8061.
In caso di mancato recapito re s t i t u i reallagenzia
P. T. CMPP di Passo Varano - AN per lare s t i t u z i o n e
al mittente chesi impegnaa pagare la relativa tassa
Autorizzazione del Tribunale di Ancona n. 21/79,
in data 16 novembre 1979
Stampa: Tecnoprint srl - 60131 Ancona
Via Caduti del Lavoro 12
Te l . 071/2861423 - Fax071/2861424
Questo numero stato chiuso il 14/07/2000
ed stato spedito nel mesedi luglio 2000

You might also like