Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Grace l'Indomita: Inganni d’amore, #2
Grace l'Indomita: Inganni d’amore, #2
Grace l'Indomita: Inganni d’amore, #2
Ebook130 pages1 hour

Grace l'Indomita: Inganni d’amore, #2

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

La nipote  di un capo clan delle Highland cerca di salvare la sua gente rapendo un rivale, ma acciuffa l'uomo sbagliato.

Questo classico racconto d'amore e risate di Jill Barnett è ambientato nelle Highland scozzesi, dove il clan McNish ha subito le incursioni dei loro acerrimi rivali, i McNabs, che li stanno lasciando morire di fame. Come nipote del capo clan, Grace McNish decide che è
suo dovere catturare uno di questi spregevoli McNab per chiedere un riscatto. Ma lei e la sua banda male assortita fanno l’errore di catturare l'uomo sbagliato, Colin Campbell, Conte di Argyll e Signore delle Isole, che è in viaggio in quelle terre per decidere il destino dei due clan in guerra. Per i fan di Julie Garwood e Jude Deveraux.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMay 16, 2019
ISBN9781547581658
Grace l'Indomita: Inganni d’amore, #2

Related to Grace l'Indomita

Titles in the series (2)

View More

Related ebooks

Historical Romance For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Grace l'Indomita

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Grace l'Indomita - Jill Barnett

    Grace l’Indomita

    di Jill Barnett

    Traduzione di Isabella Nanni

    Capitolo Uno

    Il Diavolo è sempre benevolo coi principianti.

    -  Vecchio proverbio scozzese

    Il tipo era fuori combattimento.

    Grace McNish gli stava seduta sul petto, mentre lo osservava dall’alto. Bene, pensò, aveva la testa sorprendentemente lucida considerando che era appena scivolata cadendo giù da un albero di sorbo e aveva avuto la fortuna insperata di atterrare su uno spregevole McNab.

    Ricordava che questo specifico spregevole McNab veniva su per la strada come se ne fosse lui il padrone, con il plaid avvolto alla sua larga sagoma che gli svolazza attorno facendolo sembrare il diavolo in persona. Ricordava di aver tirato fuori il pugnale. Ricordava anche di aver messo un piede su un ramo più in basso per potergli saltare addosso al momento giusto. Il problema era che non si ricordava quel momento giusto.

    Si piegò verso il suo viso, tenendo stretto il pugnale in un pugno, e aggrottò la fronte nel tentativo di sembrare malvagia, arrogante e scaltra. Come i McNabs.

    Gli scrutò il volto per capire se fosse un trucco. Tutti nelle Highland sapevano che non ci si poteva fidare di un McNab. La loro bramosia di terre e qualsiasi altra cosa di valore era sconfinata, specialmente se apparteneva al clan dei McNish, di cui si nutrivano come le sanguisughe si nutrivano di sangue.

    Gli mise la lama del pugnale vicino al collo.

    Non si mosse.

    Era morto? Gli saltellò addosso un paio di volte.

    Dalla bocca gli uscì un tenue sibilo.

    Lo guardò attentamente, molto, molto attentamente. Faceva dei respiri lenti e poco profondi, come chi dorme o chi è svenuto. Sulla fronte aveva un bernoccolo grande come un uovo, appena sopra le sue sopracciglia scure.

    Si sfregò la sua di fronte e fece una smorfia. Il suo bernoccolo faceva il paio con il suo. Si erano scontrati di testa, cosa che avrebbe fatto contento suo nonno visto che aveva spesso fatto commenti sul fatto che avrebbe dovuto fare buon uso della sua testa dura.

    Premette la punta del suo pugnale contro il collo del tipo. Se si fosse mosso, lo avrebbe colpito. Si guardò intorno per vedere se nella valle c’era segno di altri McNab. Certe volte viaggiavano da soli. Certe volte in branchi come lupi alla ricerca di agnellini da divorare. Ma la valle era vuota. Infatti, l’unico segno di cambiamento nella piccola radura era un punto in cui si notavano felci calpestate dove era fuggito il suo cavallo impaurito.

    Solo un McNab poteva essere così imbranato da non riuscire a controllare un povero cavallino. Sbuffò disgustata. Il cavallo probabilmente si era nascosto. Si chinò un po’ di più, fino a che a momenti i loro nasi si toccavano. Il respiro di lui era morbido e caldo e dolce, come se avesse appena mangiato una mela. Aveva così fame in quel momento che avrebbe mangiato il torsolo di una mela vecchio di un giorno e ne sarebbe stata felice. Fece un respiro profondo. Va’ via fame!

    Con la mano libera gli ispezionò la parte superiore del corpo nel caso che avesse qualcosa da mangiare nascosto da qualche parte. Ma no. Niente mele. Niente pane. Nemmeno un torsolo di mela.

    In quel momento decise che provava un profondo disprezzo per quest’uomo che non riusciva nemmeno a governare il suo cavallo. L’animale molto probabilmente aveva del cibo nella bisacce. Si chinò e gli diede uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo, gli levò i capelli dalla guancia così da osservarlo meglio e maledire con gli occhi la sua anima insensibile.

    La maggior parte dei McNab erano brutti come la fame. Anche peggio. Questo no. Aveva una fronte ampia e lunghi capelli biondi, lunghi quasi fino alle spalle. Il suo volto era forte e scavato come le montagne in lontananza. Aveva una mascella squadrata appena rasata, una stranezza per i McNab, che di solito avevano la barba per nascondere i loro menti sfuggenti.

    Espirò di nuovo. Il suo respiro le accarezzò labbra e naso.

    Mele. Torta di mele. Dolce di mele. Pasticcini di mele. Marmellata di mele. Mele al forno. Biscotti con burro alle mele. Tordi arrosto ripieni di mele...

    Le brontolò la pancia. Conosceva bene la fame, sapeva quello che faceva fare alle persone, cose che non avrebbero fatto diversamente. Lo guardò a lungo e intensamente per capire se era sveglio o se stava solo fingendo.

    Ma il suo respiro era ancora leggero, così si rilassò.

    Sentì il rumore di un rametto spezzato nel bosco alla sua destra. Rimase immobile. Strinse la presa sul pugnale. Senza muovere la testa, diede un’occhiata furtiva a destra, poi a sinistra. Riconobbe un borbottio familiare e alzò gli occhi al cielo. Non più di un secondo dopo sembrava che qualcuno stesse nuotando in mezzo ai cespugli circostanti.

    Nuotando, o affogando.

    Fiona, la chiamò Grace.

    Sì! Sono io. Sono incastrata. Sembrava che una coppia di buoi stesse marciando nel bosco. Grace attese.

    Fiona McNish uscì barcollando dai cespugli, andando di qua e di là, farfugliando e girando in tondo come un monaco derviscio mentre cercava di liberarsi da un cespuglio di rovo attorcigliato intorno al suo plaid.

    Grace non sapeva se doveva ridere o urlarle dietro.

    Finalmente libera, Fiona si voltò e raggiunse Grace in punta di piedi. Si inginocchiò di fianco al tipo, si chinò e lo scrutò ben bene. Dopo qualche secondo si voltò e guardò Grace, passandosi nervosamente la mano tra i ricci capelli rossi. È morto? Lo tornò a guardare. Oh Signore Iddio, Grace McNish! Per favore, non dirmi che lo hai ammazzato!

    Grace si infilò il suo piccolo pugnale nella cintura. Non è morto. Gli ho solo fatto perdere i sensi. Una condizione ottimale per un McNab.

    Fiona non stava ridendo. Sembrava che fosse pronta a correre dal vecchio capo clan per raccontargli i nuovi misfatti di Grace.

    Grace le si avvicinò e mise gentilmente le mani a ciascun lato del volto di Fiona. Si voltò per parlarle all’orecchio sinistro, visto che Fiona era quasi completamente sorda da quello destro. Siamo fortunate che quest’uomo sia svenuto, Fiona McNish, dato che hai appena fatto abbastanza chiasso da svegliare perfino il Vecchio MacAfee.

    Fiona aggrottò la fronte. Il Vecchio MacAfee è morto.

    Già, è proprio questo il punto.

    Fiona la fissò, confusa; poi disse, Oh. Ho fatto molto chiasso? Il mio plaid era rimasto impigliato.

    Dovevi restare nascosta nel cespuglio di ginestra fino a quando non ti avessi chiamata.

    Ero nascosta in un cespuglio.

    Non dove ti ho detto di nasconderti.

    Già, ma ero preoccupata per te.

    Preoccupata per me? E perché avresti dovuto essere preoccupata per me?

    È un uomo robusto, Grace.

    Grace gli ficcò un dito nel petto. Chi, questo bifolco? Ma dai! Si voltò e incrociò le braccia disgustata. La Scozia sarebbe un posto migliore con un McNab in meno."

    Non è lui che mi preoccupava, Grace, ma tu.

    Io?

    Già. Hai gridato così forte che ti ho sentita con l’orecchio destro.

    Gridare come una donnicciola spaventata? Io? Ah! Non lo farei mai! Grace  sventolò una mano in aria come se non avesse ancora la gola rauca e dolorante dopo aver urlato tanto da sputar quasi fuori i polmoni dopo che era caduta. Non devi preoccuparti per me. Mi scorre nelle vene il sangue di antichi guerrieri, fieri e impavidi. Io sono la nipote del capo clan.

    Pensavo ti fossi rotta qualcosa.

    È così. Ho rotto lui...buttandolo giù di sella. Rise a crepapelle. Ma Fiona ancora non rideva.

    Non preoccuparti per me. Guarda qui. Ho acciuffato un McNab. Grace le stava di fronte. Ti prometto che questa volta niente andrà storto.

    Fiona guardò Grace come se avesse appena promesso di volare sulla luna.

    È un McNab, Fiona. Guarda il plaid.

    Sì, lo vedo anch’io che è un McNab, non sto dubitando di quello. Credo che tu pensi davvero che tutto andrà bene.  Ma c’è una bella differenza tra quello che tu pensi, Grace, e quello che succede alla fine. L’espressione di Fiona si fece cupa. Vedo guai in arrivo.

    L’unico guaio in arrivo si chiama McNab, rispose subito Grace, poi provò ad alzarsi in piedi.

    Qualcosa glielo impedì e finì di nuovo col sedere sul petto del tipo con un plop! Il suo plaid era incastrato sotto il bifolco. Si voltò col braccio e lo afferrò, poi tirò così forte che sentì le guance diventarle rosse.

    Un attimo dopo si sentì forte uno

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1