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L'ultimo cerchio: Diario di un'ecatombe durante la guerra in Libia del 1915. Scritto e vissuto da un soldato di Agira
L'ultimo cerchio: Diario di un'ecatombe durante la guerra in Libia del 1915. Scritto e vissuto da un soldato di Agira
L'ultimo cerchio: Diario di un'ecatombe durante la guerra in Libia del 1915. Scritto e vissuto da un soldato di Agira
Ebook140 pages54 minutes

L'ultimo cerchio: Diario di un'ecatombe durante la guerra in Libia del 1915. Scritto e vissuto da un soldato di Agira

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Durante la guerra in Libia, nel mese di luglio del 1915, una Compagnia di 162 uomini dell'84° reggimento fanteria del Regio Esercito Italiano viene inviata, con un ordine improvviso, per aiutare a occupare il ridotto di Er Riaina. Poco prima di arrivare a destinazione viene attaccata da circa 600 ribelli musulmani. È il 3 luglio. La coraggiosa resistenza dei soldati italiani muniti con attrezzature deplorevoli, senza scarpe, senza acqua e dotati di pochissime munizioni termina otto giorni dopo. Questa è la vera storia del Capitano di quella compagnia e dei militari che lo seguirono con tenacia, abnegazione e sprezzo del pericolo. Il suo diario è arrivato fino ai nostri giorni grazie alla perseveranza nel conservarlo di un soldato semplice ma l'unico in grado di riportare fedelmente le parole dell'ufficiale. Un racconto preciso e dettagliato, audace e incredibile di una compagnia di credenti che per onore e lealtà alla patria, decise una sortita al grido di Savoia Savoia.
LanguageItaliano
PublisherGAEditori
Release dateFeb 11, 2019
ISBN9788832514506
L'ultimo cerchio: Diario di un'ecatombe durante la guerra in Libia del 1915. Scritto e vissuto da un soldato di Agira

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    L'ultimo cerchio - Il Capitano G.

    Il Capitano G.

    L’ultimo cerchio

    ©

    Introduzione

    Quando mio padre aprì quel cofanetto e ne usci un vecchio e sgualcito quadernetto mi emozionai come un bambino. Era stato vergato da mio nonno per conto del proprio Capitano in una delle battaglie più cruente della guerra in Libia. Cento anni addietro.

    Di mano in mano fino alla conservazione finale, perseverante, geloso, ne sono stato informato solo da grande. Letto con avida attenzione ho immaginato quella resistenza.

    Centosessantadue uomini circondati da più di seicento arabi avrà creato in ognuno di quei soldati italiani una sorta di misticismo insieme ad un legittimo timore, appunto, di altri tempi. Le guerre sono cambiate, si sono incattivite, l’uso della tecnologia e il mancato utilizzo della fanteria ne ha travisato e trasformato il senso.

    Le tattiche terroristiche, lontanamente paragonabili ad una sorta di pseudo guerriglia, sono state omologate dai social media, glorificate da YouTube, sdoganate da Facebook.

    Leggere le azioni di quei soldati, del loro Capitano che, a un certo punto della scrittura decide, sapientemente di parafrasare la Divina Commedia e uno dei suoi canti più famosi, il grido Savoia Savoia a ogni sortita, a ogni minaccia, alle scariche di fucilaria, alle intimidazioni, riportano indietro nel tempo, in un mondo che non esiste più sostituito dal finto benessere, da un consumismo ottuso, da una sempre peggiore attenzione ai diritti del cittadino e del lavoratore.

    Tale e quale è la classe politica attuale, tendenziosa, rocambolesca e soprattutto attaccata al proprio potere, padre padrone di questi anni.

    Questa è la mia personale chiave di lettura. Gli errori, palesi e spesso fin troppo evidenti che tra l’altro, emeriti docenti di filologia hanno consigliato di lasciare stare e di non profanare assolutamente, raccontano di un soldato semplice prestato alla scrittura, intrisa di dubbi grammaticali e ortografici che pagina dopo pagina risolve, migliora fino a una comprensione più fluida degli accadimenti.

    Nonostante le privazioni, la fame, la sete, il diario doveva essere completato. Adesso è stato fedelmente ricopiato mantenendo inalterate parole, frasi e sensi logici. Per aiutare il lettore abbiamo inserito un congruo numero di note per spiegare e spesso per tradurre.

    Nel corso della lettura incontrerete frasi senza il punto finale e la successiva iniziare a capo.

    È un modo per agevolare la comprensione e per renderla più partecipe e meno farraginosa essendo il diario sostanzialmente privo di segni di interpunzione.

    Leggere questo scritto potrebbe aprire quel vaso di Pandora che ognuno di noi ha dentro e la speranza di trovarne il vero significato è solamente in questa pagine.

    Ho cercato personalmente e con l’aiuto di alcuni collaboratori di rintracciare il nominativo del Capitano Comandante del presidio di Zintan. Nessuna notizia dall’Archivio di Stato di Torino, né dall’Archivio di Stato di Roma. E poi ancora il nulla dall’Archivio Centrale di Roma e dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. Forse è meglio così.

    Un modo diverso per tornare indietro negli anni, chiudere gli occhi e riflettere sul coraggio e sull’audacia di quella Compagnia di credenti rimasti a difendere il suolo coloniale quando tutti gli altri si ritiravano disordinatamente.

    L’Editore

    Una medesma lingua pria mi morse, sì che mi tinse l’una e l’altra guancia, e poi la medicina mi riporse; così od’io che solea far la lancia d’Achille e del suo padre esser cagione prima di trista e poi di buona mancia. Noi demmo il dosso al misero vallone su per la ripa che ’l cinge dintorno,attraversando sanza alcun sermone.

    Dante Alighieri

    Divina Commedia

    Inferno Canto XXXI,

    noto come l’ultimo cerchio

    Prefazione

    Nella folta ancorché eterogenea letteratura sia scientifica sia retorico-divulgativa che ormai da un paio d’anni viene dedicata alla guerra del ’14-’18, poca attenzione è stata dedicata al fronte libico: anzi, non è escluso che quest’espressione venga accolta con una qualche meraviglia da molti lettori.

    In effetti, oltre ai fronti europei, nel 2016 è stato dedicato opportuno rilievo anche a quello sudorientale: vale a

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