Come acqua di ruscello
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Non penso al mio mondo il mio mondo è fatto di perle, penso solo a ciò che vorrei che fosse penso solo che vorrei fermare l'attimo e non farlo andar via per paura di perdere la magia del momento, ed allora scrivo e fermo l'attimo, il pensiero si fa strada e rimane li impresso e rimango a guardarlo a bocca aperta, nascondendolo fino a quando non decido di mandarlo così com'è senza cambiarlo portandolo via a me e dandolo a voi.
Gaeta, Antonio Sorabella.
Un bellissimo libro di memorie e di esperienze di una generazione vissuta a Gaeta nella seconda metà nel Novecento.
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Book preview
Come acqua di ruscello - Antonio Sorabella
Antonio Sorabella
Come acqua di ruscello
The sky is the limit
ISBN: 9788893458337
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
PROLOGO – 21 ottobre 1962
SORABELLA’S
ANIELLO ANTONIO SORABELLA
VICO 18 N. 38 CORSO ATTICO
CORSO ATTICO
LA CARRETTELLA
L’ESTATE
LA SCUOLA
L’ELETTRICITA’
LA GUERRA
IL RASTRELLAMENTO
GLI EBREI CLANDESTINI NEL PORTO DI GAETA
DOPOGUERRA
NATALE ED ALTRE FESTE
LA DIFFERENZIATA
FESTA DELLE ICONE DEI VICOLI DI GAETA.
NATALE PER I BAMBINI DI GAETA ERA QUALCOSA DI STUPENDO
LA MARINA
UN'ALTRA VITA
GAETA MEMORIA STORICA (orale)
LE OLIVE DI GAETA
LUNGOMARE CABOTO (ex Corso Attico)
CUNT ZI VICIE’
PASQUETTA
SENSAZIONI DI CAMPAGNA LA NOTTE
MIO NONNO
BULLISMO
CAROSELLO
AMICI PER SEMPRE
UN’ESTATE AL MARE O QUASI
L’ULTIMO TRENO
CONCLUSIONE
Non penso al mio mondo il mio mondo è fatto di perle .
Penso solo a ciò che vorrei che fosse penso solo che vorrei fermare l'attimo e non farlo andar via per paura di perdere la magia del momento, ed allora scrivo e fermo l'attimo, il pensiero si fa strada e rimane impresso, rimango a guardarlo a bocca aperta, nascondendolo fino a quando non decido di mandarlo così com'è senza cambiarlo rubandolo a me e dandolo a voi.
Questa che vado a raccontare non è la mia storia o meglio non è solo la mia storia, è la storia delle storie, sono i pensieri, le persone, i desideri, le speranze, la vita di più generazioni di una famiglia. Il titolo è stato suggerito da mia nonna Maria Antonietta detta Marietta quando ormai 88enne pensando a tutti agli anni vissuti, disse che erano trascorsi Come acqua di ruscello
. Non voglio cercare alcun riscontro storico ma solo mettere su carta dei ricordi e dei pensieri.
PROLOGO – 21 ottobre 1962
Gaeta Piazza Enrico Tonti n. 13
È una data, non mi sembra che quel giorno sia successo niente di eclatante, l’unica cosa che posso dire è che son nato io. Nulla che il mondo non possa sopportare, lungo anche alla nascita, non ci si può far nulla. Nato a Gaeta, a casa, con il balcone della stanza che dà proprio sul mare. Credo che fossero tutti contenti, sul nome non si sono scervellati molto, primo maschio dalla parte di mio padre era quindi d’obbligo il nome del nonno. Ma lo stesso ero condannato, nonno materno Antonio, nonno paterno Aniello Antonio, nonna materna Antonetta, nonna paterna Maria Antonietta. Tutto quello che posso sapere è quello che mi raccontano su quegli anni. Prima parola? Uno pensa che la prima cosa che possa dire sia mamma
o papà
, ed invece la mia prima parola fu NO
. Esiste sicuramente qualche posto recondito della mente ove stazionano le memorie arcaiche, immagino gli occhi che si aprono e prendono coscienza della vita, rapiscono i colori dei volti senza sapere chi sono, con le
mani che scoprono gli oggetti portandoli alla bocca, e la mano frettolosa che di corsa ti salva dall’ingerire. Semplici i primi mesi di vita, non hai altri pensieri che mangiare, dormire, dormire, mangiare e le conseguenze di ciò. A quel tempo i pannolini non esistevano, c’erano i triangoli di stoffa ed i pannolini sempre di cotone, tutti da lavare a mano nella vasca con il lavatoio di legno ed il sapone Scala. Gaeta, come l’intera Italia degli anni 60, era ancora nel pieno del boom economico, c’era stato il rischio di una guerra atomica per la maldestra tentata invasione di Cuba, ma non penso che la gente avesse capito molto. Mio padre e mia madre credo siano tra questi. Mio padre Damiano era un sottufficiale della Marina militare e mia madre una casalinga-contadina. Si erano sposati undici mesi prima, quindi se la matematica non è una opinione, non ci hanno messo molto.
I racconti. Per comprendere tutta la vicenda occorre ricordare le proprie origini o meglio le origini della propria famiglia raccontate dalla voce di mia zia Giosa (Maria Giuseppa) di certo con pochi riscontri, se non i ricordi di altri parenti che si incrociano.
SORABELLA’S
"Era il lontano mille e ... Gaeta, fortezza non aveva terreni coltivabili. Fuori le mura incominciarono a stabilirsi alcuni nuclei familiari provenienti da località diverse: chi dalla Puglia, chi da insediamenti interni montani e costieri (Frosinone, Caserta, Napoli ecc.). Il gruppo più compatto proveniva dalla Puglia. In gran parte pescatori ma, come succedeva allora, le barche erano a vela e a remi e la pesca veniva esercitata solo col mare permettendo. Non si poteva vivere di solo pesce e alcune famiglie si adattarono a coltivare la terra. Così si
stabilizzarono e si divisero tra famiglie di pescatori e famiglie di contadini, non ricchi ma benestanti.
I primi insediamenti avvennero nel Borgo vecchio (Non si sa con esattezza quando nacque il primo nucleo ma con molta probabilità si pose attorno ad un insediamento difensivo chiamato Castello
(sul colle dei Cappuccini ) esattamente alle spalle di Largo Peschiera ora Piazza Enrico Tonti. Poi a mano a mano si costruirono le case, il Borgo si sviluppò verso Montesecco, e verso Conca. La zona, per le spiagge che vi erano fu chiamata località La Spiaggia
o La Piaja
. Le abitazioni si estendevano per tutto il percorso dell’antica via romana che collegavano il porto con l’Appia.
I Sorabella si insediarono lungo via Indipendenza, possedendo e acquistando anche loro molti terreni (Monte Cristo tutto fino alla spiaggia dell’Ariana) e molti Bassi (locali per negozi). Possedevano anche Monte Sant’Agata lato mare, Casalarga, Monte da mare (Sant’Agostino).
La famiglia Sorabella, da notizie frammentarie, era composta dal padre Antonio (e che si sfugge?) dai fratelli: Stefano, Giovanni, Luigi, Salvatore e Antonio. Uno di questi emigrò in Francia.
C’erano anche delle sorelle una di queste sposò un Nardella ed ebbe in dote il Monte da mare (Sant’Agostino).
Luigi invece studiò e diventò prete della parrocchia dei SS. Cosma e Damiano. Era una famiglia molto unita, la loro maggiore attività, come detto, era l’agricoltura. Erano grandi produttori di olive, carrube e uva da vino.
Salita Castelli
Nella piana di Serapo avevano un orto grande ove producevano ortaggi. Molti dei loro prodotti venivano venduti direttamente in via Indipendenza. Secondo le tradizioni dell’epoca ogni componente doveva sposarsi e, come in ogni buona famiglia, ad ognuno fu assegnato il proprio pezzo di terreno per vivere con la propria nuova famiglia. A Salvatore Sorabella toccarono come eredità le terre meno produttive e le case di poco valore (Salvatore Sorabella lo chiamavano Salvatore il piccolo perché era basso di statura, ma grande lavoratore della terra.). Col proprio sudore riuscì però a portare avanti una famiglia numerosa composta tutta da donne (4 o
5) e un maschio che venne a tarda età e per questo lo chiamavano il principino di casa (mio nonno).
Zi Tatore il piccolo (gliù picch’gl) il piccolo, sposò una donna di Itri (itrana) molto più alta di lui (matrimonio combinato come si usava allora)