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Antigone
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Ebook56 pages33 minutes

Antigone

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About this ebook

L'Antigone ebbe da subito un forte impatto sul pubblico per la sua originalità. Gli epigoni del mito dei Labdacidi, infatti, erano già stati trattati da Eschilo nei Sette a Tebe, ma solo Sofocle pose al centro del testo l'azione di Antigone. Egli costruì il dramma proprio intorno all'insanabile conflitto tra l'eroina e il sovrano Creonte sulla liceità di attribuire la stessa dignità di sepoltura a chi abbia combattuto a favore (Eteocle) o contro (il fratello Polinice) la propria città. Questo immortale capolavoro di Sofocle mette in scena lo scontro tra la morale pubblica e quella privata. E le vittime sono sempre gli uomini.
LanguageItaliano
Release dateDec 21, 2018
ISBN9788829580873
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    Antigone - Sofocle

    ANTIGONE

    Sofocle

    Traduzione di Felice Bellotti

    © 2018 Sinapsi Editore

    PERSONAGGI

    ANTIGONE.

    ISMENE.

    CORO DI SENIORI TEBANI.

    CREONTE.

    EMONE.

    TIRESIA.

    EURIDICE.

    UN NUNZIO.

    UN ALTRO NUNZIO.

    UNA GUARDIA.

    ALTRE GUARDIE.

    Scena, piazza in Tebe avanti alla Regia.

    ANTIGONE e ISMENE.

    ANTIG.      O Ismene, or di' germana mia: de' mali,

    Onde cagion fu Edípo, alcun ne sai

    Che, viventi ancor noi, non compia Giove?

    Nulla evvi pur d'obbrobrïoso e turpe,

    Che a' tuoi danni ed a' miei giunto io non vegga.

    Ed or qual bando è questo che il regnante

    (Siccome è grido) a' cittadini tutti

    Posto ha testè? N'hai tu contezza? udisti

    Favellarne? o non sai che a' nostri amici

    De' nimici or commun fatta è la sorte?

    ISMENE.      A me novella, o Antigone, de' nostri

    Nè gioconda nè ria più non pervenne

    Dacchè perdemmo in un sol giorno estinti

    Ambo insieme i fratelli. In questa notte

    L'oste Argiva partì; ma più felice

    Ch'io ne sia quindi, o più infelice, ignoro.

    ANTIG.      Ben me 'l sapea; però qui uscir ti feci,

    Perchè sola m'ascolti.

    ISMENE.      E che vuoi dirmi?

    Mostri agitar qualche pensiero in mente.

    ANTIG.      Che? Non forse Crëonte or di sepolcro

    Degnato ha l'uno de' fratelli nostri,

    Escluso l'altro? Ei (com'è voce) il dritto

    Seguitando, ed il giusto uso di legge,

    Pose Etéocle sotterra, ombra onorata,

    Avvïandolo a Dite; e Polinice,

    Il suo misero corpo, a' cittadini

    Commandò che nessun di terra il copra,

    Nè lo pianga nessuno; illacrimato,

    Insepolto si lasci, opimo e caro

    Pasto alla fame de' voraci augelli.

    Questo decreto il buon Crëonte impone

    Per te, per me, (sì per me pure, io dico);

    Ed a quei che no 'l sanno, a proclamarlo

    Altamente or verrà. Nè pena lieve

    Ne va: chi punto il rompe, lapidato

    Dal popolo morrà. Tal delle cose

    È pur lo stato: or mostrerai se nata,

    Qual sei, da grandi, animo hai forte o vile.

    ISMENE.      Ma, on misera! se a tal sono le cose,

    Che far di ben poss'io?

    ANTIG.      Pensa, e risolvi

    Se vuoi meco adoprarti.

    ISMENE.      In qual cimento?

    Che pensi mai?

    ANTIG.      Di' se compor vuoi meco

    Sotterra il morto.

    ISMENE.      A sepellirlo intendi

    Quando in Tebe è divieto?

    ANTIG.      Al fratel mio,

    E fratel tuo, se tu no 'l vuoi, dar tomba

    Io voglio, sì: non fia che i miei tradisca.

    ISMENE.      Sventurata! e il farai contro al commando

    Pur di Crëonte?

    ANTIG.      Ei non può tôrmi a' miei.

    ISMENE.      Ohimè! Pensa, o sorella, ah pensa il padre

    Come a tutti in mal nome, in odio a tutti

    Ne morì, per le colpe in sè scoperte,

    Con man propria strappati ambo a sè gli occhi.

    La madre poi (madre e consorte) appesa

    A intorto laccio si troncò la vita;

    Quindi, terza sciagura, in un sol giorno

    Due fratelli, infelici! l'un con l'altro

    Trucidaronsi insieme. Or noi due sole

    Restammo: guarda a

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