Frequency - Progetto Prometeo - Parte 2
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Non se la passavano certo meglio Devon e Fiona, rimasti bloccati in una camera di un maniero a Salisbury che si stava riempiendo di gas. La povera Cheryl, una volta portata a termine la sua vendetta, venne catturata dai sovietici, che presto avrebbero scoperto la sua vera identità. Mike aveva appena ucciso Barengo su commissione della Lemaire e il povero Roger si era sentito improvvisamente male. Di certo le cose non volgevano bene per i nostri eroi, ma non tutto era perduto.
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Book preview
Frequency - Progetto Prometeo - Parte 2 - Renato Garofalo
VI
Avviso importante
Ogni riferimento a persone esistenti, organizzazioni, o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Sinossi
Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.
(Friedrich Nietzsche)
Leon era ormai penetrato nel centro di ricerche dell'HVR sul Mishabel, ma mai si sarebbe immaginato di trovarsi di fronte desolazione, morte e creature mostruose.
Non se la passavano certo meglio Devon e Fiona, rimasti bloccati in una camera di un maniero a Salisbury che si stava riempiendo di gas. La povera Cheryl, una volta portata a termine la sua vendetta, venne catturata dai sovietici, che presto avrebbero scoperto la sua vera identità. Mike aveva appena ucciso Barengo su commissione della Lemaire e il povero Roger si era sentito improvvisamente male. Di certo le cose non volgevano bene per i nostri eroi, ma non tutto era perduto.
L'autore
Renato Garofalo è nato a Napoli, l'11 febbraio del 1990, dove vive tutt'oggi. I suoi studi differiscono molto dal tipo di carriera che ha deciso di intraprendere . Infatti ha conseguito il diploma di Geometra, che non gli è servito a molto ; ciò lo ha spinto ad optare verso una nuova strada. Da sempre appassionato di automobili, ha comunque coltivato negli anni una certa passione per la scrittura, che lo ha portato a lavorare nei precedenti due anni alla pubblicazione di questo libro , alla realizzazione della macrostoria della correlata saga, facendola nascere dapprima come sceneggiatura, ed in seguito rivista come racconto. Alcune sue idee fanno riferimento ad alcuni maestri del cinema horror e fantascientifico, tra i quali Ridley Scott, John Carpenter e Sam Raimi, ed artisti surrealisti tra cui Hans Ruedi Giger. Da aggiungere anche una sua passione per i lavori di Quentin Tarantino, che lo hanno influenzato in alcuni tratti. Oltre che i primi cinque episodi della saga di Frequency, con il sesto in realizzazione, tra i suoi progetti ne figurano già altri del genere, sia collegati ad essa, sia intraprendenti nuove strade.
Per contattare l'autore, potete inviare una mail al seguente indirizzo di posta elettronica:
iwanttobelieve815@gmail.com
Antefatti
La Divina Commedia è la famosa opera letteraria scritta dal sommo poeta italiano Dante Alighieri. Essa si divide in tre parti, ovvero Inferno, Purgatorio e Paradiso. Canta infatti il viaggio del poeta, accompagnato da Virgilio, attraverso i tre regni dell'Aldilà. Si parte proprio dall'Inferno, diviso in gironi, ognuno con anime condannate per un tipo di peccato, come il girone degli ignavi, quello dei lussuriosi, degli avidi e così via. Proprio come un moderno Dante, Leon si apprestava ad entrare in quell'inferno che era la base di ricerche sul Mishabel, dove l'HVR conduceva esperimenti sulle creature dell'altro universo. Sfortunatamente, proprio addentrandosi nella base, venne sorpreso da una delle creature sfuggite al controllo, preparandosi quindi a fronteggiarla. Non tanto migliore era la situazione degli altri, come Cheryl, che venne arrestata e trovata da un funzionario del KGB a Kiev. O Devon e Fiona, rimasti intrappolati nella stanza di un maniero a Salisbury, dal cui sistema dell'aria usciva del gas. O il povero Roger, svenuto in seguito ad un malore, con solo Walter ad aiutarlo, tuttavia ignaro di cosa stesse succedendo all'amico. L'unico che effettivamente si trovava in una buona posizione era Mike, che, con l'aiuto di Christie, Nadia e Carlos, i suoi nuovi soci, aveva appena ucciso Barengo, seguendo l'ordine della Lemaire. La situazione, come si evince, era davvero disastrosa.
Capitolo I
Leon sollevò il P90 mirando verso la creatura e tirando il grilletto esplose una velocissima raffica di colpi, che andò a colpire la dura corazza sulla testa. Questo fece scattare la piovra verso l'uomo, muovendosi freneticamente con i suoi lunghi tentacoli tra i tubi della stanza, in mezzo all'acqua stagnante. Si lanciò verso Leon con un grande balzo, ma l'uomo riuscì a scansarsi prima di essere investito e alcuni tentacoli andarono a colpire violentemente dei tubi, da cui fuoriuscì del vapore. L’uomo riprese a sparare, svuotando un primo caricatore, senza però fare grossi danni. Scattò verso un pilastro e vi si nascose dietro, intento a ripararsi mentre ricaricava il mitra.
- Cominciamo bene... - esclamò Leon, visibilmente spaventato, mentre ricaricava.
Improvvisamente uno dei tentacoli della creatura andò a colpire il pilastro e per poco non decapitò l'uomo, che si abbassò giusto in tempo.
- Brutto figlio di... - gridò rabbioso l'uomo, che si lanciò verso il pilastro successivo, per ripararsi ancora, salvo uscire allo scoperto solo per delle brevi raffiche. L’uomo continuava a muoversi in circolo per scansarsi dagli attacchi, mentre la creatura cercava di colpirlo con i pesanti tentacoli. Leon svuotò il secondo caricatore, concentrandosi stavolta sui tentacoli, non coperti dalla spessa corazza come quella sulla testa. I colpi andati a segno risultavano però poco efficaci.
- E meno male che sono proiettili perforanti... - sbottò l'uomo. Poi però successe qualcosa di inaspettato. La creatura comincio a sforzarsi, per poi rilassarsi e rilasciare una potente scarica elettrica nell'acqua, che colpì anche Leon, il qualche cadde al suolo, nell'acqua stagnante, tutto tremante. Aveva subito un forte shock e la creatura ne approfittò per spostarsi verso di lui e cercare di afferrarlo con un tentacolo. Ma Leon, seppur stordito, sollevò immediatamente il mitra e svuotò il caricatore contro il tentacolo, riducendolo a brandelli. Venne investito da copiosi fiotti di sangue della creatura, che si contorceva dal dolore. Subito l'uomo si rimise in piedi e ne approfittò per distanziarsi e ricaricare, mentre la creatura cercava di replicare l'attacco elettrico di poco prima. Leon se ne accorse e subito fece un balzo, aggrappandosi ad un tubo rigido del gas che pendeva dal soffitto. La creatura lanciò una nuova scossa, ma a vuoto, e l'uomo lasciò la presa atterrando e riprese a sparare, cercando di colpire dalla lunga distanza.
Mentre teneva impegnata la creatura con delle raffiche di colpi, Leon studiava l'ambiente circostante, nel tentativo di trovare una via d'uscita. Sapeva bene che non avrebbe retto a lungo contro quel mostro e quindi pensò ad una ritirata strategica. Oltre ad un enorme squarcio sul soffitto, da dove la creatura era probabilmente sbucata, in lontananza vide un'altra porta a pressione. Pensò di raggiungerla e fuggire da quella stanza, abbandonandovi dentro la creatura. Il problema non era solo raggiungere, ma soprattutto aprire quella porta. Non per la difficoltà in sé, ma per il pochissimo tempo che gli concedeva la creatura tra un attacco e l'altro. Doveva bloccarla per un po' e guadagnare tempo sufficiente da raggiungere ed aprire la porta richiudendosela dietro. Continuò a guardarsi intorno nella speranza di trovare un diversivo, fino ad adocchiare alcune bombole di azoto liquido in fondo alla stanza, nell'angolo, sul lato da cui era entrato. Gli venne un'idea. L'azoto liquido non avrebbe congelato l'acqua all'istante, ma avrebbe sicuramente congelato qualche tentacolo della creatura, in modo da bloccarla temporaneamente, dando così modo all'uomo di raggiungere la porta dall'altra parte.
Leon cominciò a correre e si preparò ad un nuovo balzo per evitare un'altra scarica elettrica, salendo questa volta su una sedia di legno vicina ad un pilastro. La creatura lanciò la scarica e Leon riuscì così a salvarsi. Poi vide che lì attaccato al pilastro c'era un estintore, che subito afferrò e puntò contro la creatura, spruzzandole contro la CO2, indietreggiando mentre lo faceva, dirigendosi verso le bombole di azoto. Cercava di istigare la creatura a seguirlo: lo stratagemma funzionò, in quanto cercava di afferrarlo e nel frattempo colpiva i pilastri con i suoi tentacoli. Dopo alcune spruzzate e qualche attacco mancato, Leon si trovò vicino alle bombole di azoto. L'estintore era ormai vuoto, quindi lo lanciò con rabbia contro la creatura, la quale cercò di afferrare l'uomo, che riuscì a scansarsi e correre via per distanziarsi un po' dalle bombole. Afferrò prontamente il mitra ed esplose diversi colpi contro queste, le quali rilasciarono l'azoto sotto pressione contro la creatura e nell'acqua. Per effetto di contatto tra l'acqua e l'azoto, non ci fu un congelamento istantaneo, bensì una reazione di evaporazione, che creò così una coltre di fumo molto densa, attraverso la quale si potevano solo vedere le estremità di alcuni tentacoli della creatura. E la sola cosa che si udiva nella stanza, oltre al rumore dell'acqua mossa e del gas sotto pressione espulso, erano gli atroci lamenti del mostro, segno che l'azoto liquido stava dando qualche risultato. Continuò a sparare in mezzo al fumo, cercando di piazzare qualche colpo, mentre correva più velocemente possibile verso la porta dall'altra parte della stanza. Svuotò l'ennesimo caricatore e raggiunse la porta. Afferrò la maniglia e cominciò a girarla, sforzandosi non poco. La creatura intanto uscì fuori dalla coltre di fumo ed appariva visibilmente ferita. Una parte della corazza sulla testa aveva ceduto e anche alcuni tentacoli risultavano sia lesionati che spezzati. Ciò fece infuriarla ancora di più, e si lanciò a tutta velocità contro Leon, strisciando nell'acqua con i tentacoli rimasti, mentre Leon continuava a girare la maniglia. Poi la porta a pressione finalmente si aprì e Leon uscì immediatamente dalla stanza richiudendola dietro di sé. Qualche secondo dopo sentì un potente tonfo che deformò leggermente la porta. La creatura ci aveva sbattuto contro, ma almeno era intrappolata lì e Leon poté riprendere un po' di fiato.
L’uomo si ritrovò in un corridoio con luci al neon sul soffitto e, in fondo, la porta di un ascensore. Era solo, non c'era nessuno e soprattutto niente lì con lui. Ne approfittò quindi per ricaricare il mitra un'ultima volta. Aveva usato tutti i caricatori di scorta. Aveva solo quello appena caricato e poi le munizioni per la pistola. Sapendo che forse gli sarebbe servito il mitra in un probabile scontro più intenso, decise di metterlo da parte e di impugnare la pistola, la Colt 1911A1.
- Cazzo! - sbottò affannosamente. Si stava riprendendo dallo scontro. Cercò di orientarsi e capire effettivamente in quale punto della struttura si trovasse. Ma l'assenza di cartelli o indicazioni sulle pareti non lo aiutava. Notò però la presenza di una telecamera di sicurezza, ma stranamente il led di stato era spento. Non stava riprendendo nulla. La cosa insospettì parecchio l'uomo, che una volta ripresosi, con la pistola puntata, raggiunse la porta dell'ascensore e schiacciò il tasto di chiamata, mettendosi dietro la stretta sezione di muro della porta, cercando di nascondersi ad eventuali occhi indiscreti.
L'ascensore arrivò poco dopo e le porte si aprirono. Grande fu lo spavento di Leon quando vide il corpo di un uomo cadere al suolo. Era appoggiato dietro la porta dell'ascensore ed era caduto una volta aperta. Leon puntò la pistola nell'ascensore e vide che c'erano altri due corpi che giacevano all'interno. C'era una puzza nauseabonda lì dentro. Visibilmente sorpreso abbassò la pistola e si chinò sul cadavere che lo aveva spaventato. Era rivolto a faccia in giù e quindi lo girò di lato, per poi fare una macabra scoperta che lo fece sobbalzare. Il volto dell'uomo era completamente scavato. La faccia e le ossa del cranio erano come disciolte verso l'interno.
- Ma che cazzo sta succedendo qui? - disse esasperato l'uomo. Gli era ormai chiaro che qualcosa era accaduto in quel posto e che la sua missione avrebbe avuto uno stravolgimento significativo, per come l'aveva invece ideata.
Ripose la pistola nella fondina e si chinò per afferrare il colletto della divisa di uno dei due cadaveri e trascinarlo fuori, cosa che fece anche col secondo. Con l'ascensore sgombero, vi entrò dentro ed esaminò la pulsantiera. Notò che il tasto del settimo piano era assente. La cosa lo insospettì parecchio.
- Mmh... Va bene. Cominciamo con ordine - disse tra sé, provando a premere il tasto del primo piano. Inspiegabilmente non rispondeva. Provò a premere nuovamente, ma senza successo. Provò quindi con gli altri tasti e alla fine, premendo il tasto del quarto piano, le porte dell'ascensore si chiusero ed iniziò a risalire. Accadde però qualcosa di insolito. All'altezza dell'ottavo livello, quello appena sopra a dove Leon aveva preso l'ascensore, si sentì prima uno stridio metallico, con conseguente rallentamento, per poi riprendere normalmente la risalita.
- Che cazzo era? - sbottò l'uomo guardandosi intorno. Impugnò la pistola e si nascose dietro la parete di fianco alla porta dell'ascensore, aspettando che questa si aprisse.
Prese un profondo respiro e poi si voltò di scatto con la pistola puntata, ma inutilmente, visto che non c'era nessuno. C'erano un mucchio di sedie a terra e tavolini con vassoi e cibo andato a male, luci al neon difettose che illuminavano ad intermittenza e che pendevano dal soffitto, macchie di sangue sulle pareti e anche segni di artigli sul pavimento e i muri. C'era moltissimo sangue ovunque, ma stranamente nessun cadavere.
Cominciò a muoversi in mezzo a tutto quel macello e cercò qualche indizio che gli potesse dare qualche spiegazione su ciò che era successo, ma senza cadaveri c'era poco da vedere lì dentro. Le uniche cose presenti lì erano il disordine, la puzza di cibo andato a male e un inquietante silenzio. Poi però ci fu una svolta.
Guardando verso la porta delle scale, vicina all'ascensore, trovò appesa al muro una mappa incorniciata della struttura, con un pallino rosso nel riquadro del quarto piano, che indicava il punto in cui era appesa la mappa. L'uomo subito la tolse dal muro e dalla cornice, cominciando ad esaminarla.
- Ora si ragiona... - disse Leon tra sé, studiando la mappa. Il primo piano era l'ingresso della base dalla vetta del Mishabel. Il secondo piano ospitava la sala di comunicazione, il terzo piano gli alloggi. Il quarto piano, dove si trovava, era appunto la mensa, come anche i vassoi col cibo lasciavano intuire. Il quinto piano era quello della sorveglianza, il sesto era il magazzino. Al settimo, piano