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Padre e figlio: Le infinite sfumature dell’attesa
Padre e figlio: Le infinite sfumature dell’attesa
Padre e figlio: Le infinite sfumature dell’attesa
Ebook36 pages29 minutes

Padre e figlio: Le infinite sfumature dell’attesa

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In un’afosa mattinata d’estate un giovane cammina per le vie della sua città fino al parco, qui si siede su una panchina umida e sporca incurante di tutto. I suoi pensieri sono rivolti alla compagna che l’ha abbandonato senza una spiegazione. Per lei era stato disposto a tagliare i ponti con la propria famiglia che osteggiava il loro rapporto. Triste, infelice e apatico osserva coloro che si muovono intorno a lui: bambini che giocano, giovani coppie a passeggio. Finché non gli si avvicina un vecchio che si siede proprio sulla stessa panchina. Chi è quell’uomo? E perché subito si mette a fissarlo intensamente con occhi malinconici e poi lo abbraccia stretto chiamandolo figlio?
L’attesa ha moltissime sfumature di luce e di speranza. Quella di un padre sono infinite, non possono mai identificarsi in un solo colore, perché è la vita stessa che non lo permette. Il padre investe in un figlio, il padre vede nel figlio la sua immortalità, e si sbaglia. Perché quella immortalità non gli appartiene, per cui non resta che attendere, come avviene nella vita di ciascuno di noi.
Un racconto in bilico tra sogno e veglia, a tratti grottesco e forse proprio per questo disarmante.
LanguageItaliano
Release dateNov 15, 2018
ISBN9788832923230
Padre e figlio: Le infinite sfumature dell’attesa

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    Padre e figlio - Gaetano Cinque

    Gaetano Cinque

    Padre e figlio

    Le infinite sfumature dell'attesa

    742 - Spessosottile

    Giovane Holden Edizioni

    www.giovaneholden.it

    Titolo originale: Padre e figlio

    © 2018 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu)

    I edizione cartacea ottobre 2018

    ISBN edizione cartacea: 978-88-3292-246-2

    I edizione e-book novembre 2018

    ISBN edizione e-book: 978-88-3292-323-0

    ISBN: 9788832923230

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    A mio padre.

    Considero la vita una locanda, dove devo fermarmi fino all’arrivo della diligenza dell’abisso. Non so dove mi condurrà, perché non so niente. Potrei considerare questa locanda una prigione, perché in essa sono costretto all’attesa; potrei considerarla un luogo in cui socializzare, perché qui mi ritrovo insieme ad altri. […] Per tutti noi scenderà la notte e arriverà la diligenza.

    Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares , traduzione di Antonio Tabucchi, curatore M. J. De Lancastre. Feltrinelli, Milano, 2013.

    I

    Camminavo lentamente, con lo sguardo fisso a terra.

    Mi piaceva osservare i miei passi, che si perdevano lungo la strada, che, per il caldo opprimente, sembrava evaporasse in una nuvola biancastra. Le mani insaccate nelle tasche dei pantaloni, andavo rasentando un muro di cinta di un vecchio condominio del centro storico della città. Ogni tanto urtavo qualche passante, che si voltava e imprecava contro la mia disattenzione. Mi diressi verso via Matteotti, poi presi per via Roma, volendo raggiungere il porto, ma cambiai improvvisamente idea, mi fermai nei vicini giardini pubblici. Notai una panchina, umida e sporca, del tutto consunta nei suoi appoggi laterali. Era veramente ripugnante. Ma mi lasciai cadere ugualmente, noncurante delle sue condizioni igieniche. Alcuni bambini mi passarono accanto gridando e rincorrendosi. Poi mi si avvicinò una coppia. L’uomo, che mi apparve su di età e la donna, invece ancora molto giovane e particolarmente piacevole, mi guardarono come se avessero voluto chiedermi di lasciare spazio anche a una loro probabile seduta. Ma, vista la mia immobilità, lasciarono perdere. Proseguirono in avanti, allontanandosi e scambiandosi alcune considerazioni sui giovani d’oggi, che sono poco educati e sfacciatamente tracotanti.

    Dopo un po’ notai un vecchio, che, dopo avermi squadrato con i suoi piccoli occhi, mi fece capire che intendeva sedersi sulla mia stessa panchina. Questa volta mi spostai, lasciai spazio sufficiente per la sua seduta. Colsi l’occasione per chiedere l’ora, visto che nella fretta di uscire di casa

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