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Doppia identità
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Doppia identità

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About this ebook

E' il mese di Agosto e in una Milano quasi deserta nel giro di pochi giorni vengono rinvenuti i corpi senza vita di due giovanissime.

Il primo corpo è di una ragazza: è stata uccisa nel suo letto dell'appartamento di Via Broletto, trafitta da una lama sottile e affilata proprio sotto il cuore.

La seconda ragazza è stata trovata priva di vita nelle acque del Naviglio e anche lei è stata trafitta da una lama sottile e affilata.

Entrambe hanno lavorato come pornostar per la "Orfeo Film"

Le indagini sono affidate all'Ispettore di Polizia Santorini il quale nel corso delle indagini si troverà di fronte a fatti e circostanze imprevedibili e sconcertanti.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 12, 2018
ISBN9788827851098
Doppia identità

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    Doppia identità - Antonio Annunziata

    Pirandello

    CAPITOLO PRIMO

    Erano passati cinque minuti dopo le otto quando squillò il telefono.

    Ancora assonnato cercò a tastoni con la mano destra il suo telefonino nuovo di zecca sopra il comodino.

    Lo trovò solo dopo aver rovesciato a terra il bicchiere di vetro che andò in pezzi.

    Fortunatamente vuoto, trascinò a terra anche il pacchetto di sigarette e l’accendino.

    Portato il cellulare all’orecchio, rispose con la voce ancora impastata:

    «Pronto…»

    «Nicola» disse la voce «scusa se ti ho svegliato a quest’ora, ma devi venire, c’è stato il ritrovamento di una ragazza morta… è stata uccisa!»

    «Dove?» chiese Nicola sollevando i due cuscini che aveva dietro la testa mentre cercava di prendere possesso di tutte le sue facoltà mentali.

    «In via Broletto al 34. Ci ha avvisati il portiere che è entrato nell’appartamento della ragazza con la madre della stessa all’incirca un’ora fa…»

    «Ah, dammi il tempo necessario di fare una doccia e vestirmi che arrivo… Via Broletto al n. 34… come la canzone…» aggiunse dopo una breve pausa mentre con la mente ascoltava le note della canzone di Endrigo.

    «Canzone?...» si chiese e chiese l’altra persona al telefono senza capire, non trovando una risposta.

    «Ti mando a prendere con una macchina, ciao.»

    Chi aveva telefonato all’ispettore Nicola Santorini era stato Alessandro Stasi, agente di Polizia e caro amico da quasi un decennio del primo.

    Si erano incontrati proprio negli uffici della Questura di Milano il primo giorno che prendevano servizio.

    Santorini era al suo primo incarico come Ispettore Investigativo dopo aver fatto qualche anno di gavetta a Napoli; lo Stasi invece era stato trasferito, su sua esplicita richiesta, da Venezia.

    Nicola Santorini era un trentottenne dalla corporatura atletica.

    Bruno di carnagione, alto più di un metro e ottanta, occhi chiari e una folta capigliatura castano chiaro.

    Quella mattina di agosto si alzò proprio malvolentieri. Sarebbe rimasto tutta la mattina a letto a coccolarsi la sua bella Giulia che ancora stava dormendo al suo fianco.

    Aveva il sonno pesante, la fidanzata. Lo squillare del telefono, il rumore del bicchiere che si era sbriciolato per terra accanto al comodino non erano riusciti a svegliarla.

    Neanche una cannonata ci sarebbe riuscita!

    Erano rientrati tardi la notte precedente e avevano fatto l’amore.

    Avevano trascorso il fine settimana al mare, a Lavagna, in una pensioncina di proprietà della zia di Nicola.

    Giulia stava ancora dormendo quando il fidanzato si alzò.

    Era supina, senza nulla indosso. Le copriva la metà del corpo un lenzuolo di tela bianca.

    Nudo anche lui s’infilò sotto la doccia.

    Il getto di acqua fredda lo svegliò riportandolo immediatamente alla realtà.

    Si sbarbò, e con la solita cura pettinò la folta chioma di cui andava fiero.

    Dall’armadio tirò fuori un completo di lino chiaro che infilò sopra una candida camicia fresca di bucato.

    Dal bagno, dopo essere passato alla camera da letto per vestirsi, andò in cucina a preparare il caffè per lui e per la fidanzata.

    «Giulia, il caffè…» le sussurrò all’orecchio dandole un bacio all’angolo della bocca.

    Giulia aprì l’occhio destro.

    Gli sorrise aprendo anche il sinistro.

    Poi, tirandosi il lenzuolo fin sopra il seno e appoggiandosi alla spalliera del letto, disse:

    «Ciao… ma che ore sono?»

    «Sono passate le otto e trenta di lunedì 25 agosto…»

    «Ah, ma tu cosa ci fai già vestito… l’appuntamento lo abbiamo solo alle undici» disse sorseggiando il caffè ancora fumante.

    «Mi ha telefonato Alessandro. Hanno trovato il cadavere di una ragazza. Purtroppo, amore, devo andare. Ci teniamo però in contatto. Spero di essermi liberato da questa cosa qui per le undici. Se posso ti vengo a prendere, se non ce la facessi ci vediamo direttamente dalla dottoressa. Okay?»

    «Okay, amore!»

    Dopo averle dato un bacio sulla bocca e scopertole il seno, le disse con fare ammiccante:

    «Mi piace ogni giorno che passa sempre di più!»

    «Che scemo!» fu la risposta della ragazza mentre gli tirava dietro il cuscino.

    «Non fare tardi!» gli urlò mentre Nicola si chiudeva la porta d’ingresso alle spalle.

    Sulla strada, ferma in doppia fila c’era già la macchina ad aspettarlo.

    CAPITOLO SECONDO

    L’appartamento della ragazza trovata cadavere era al quarto piano di un bel palazzo d’epoca della centrale via Broletto.

    La porta era spalancata e c’erano già quelli della scientifica al lavoro.

    Proprio mentre l’ispettore stava per varcare la soglia, incrociò il medico legale.

    «Ispettore è arrivato giusto in tempo» disse l’uomo dalla corporatura esile e dalle spesse lenti che gli facevano il viso ancora più sottile di quello che in realtà aveva.

    Messo a confronto con l’ispettore pareva ancora più piccolo.

    «Caro dottor Fusi, noi ci troviamo, purtroppo, sempre in occasioni non proprio belle. Cosa mi può dire di questa povera ragazza?»

    «Ventiquattro anni, bionda, carnagione chiara. Non ci sono segni di lotta, né di violenza. Ha fatto sesso consenziente prima di morire. Sicuramente chi l’ha uccisa ha approfittato che dormisse. Forse l’ha drogata prima; ma questo glielo posso dire solo dopo aver fatto l’autopsia.

    Il corpo è disteso sul letto, nudo. A una prima occhiata non ha segni apparenti di essere stata pugnalata, o colpita con un colpo di pistola. Ha giusto un forellino sotto il seno sinistro, come se fosse stata infilzata da un punteruolo molto appuntito, probabilmente d’acciaio… una lama sottile e lunga che l’ha penetrata con forza fino a trafiggerla. Lo si può constatare dal foro di uscita…

    Sicuramente lei non si è accorta di nulla!»

    E pronunciando la parola nulla si tolse gli occhiali per pulirli accuratamente con una pezzuola di pelle di daino.

    I suoi occhi, a nudo, erano piccoli e neri.

    «Detto ciò caro ispettore me ne vado. Ho parecchio lavoro da sbrigare. Anche se ad agosto la città si spopola, la gente muore lo stesso…»

    «Arrivederci dottore, grazie. Aspetto il suo referto!»

    «Ci conti ispettore… farò quello che potrò fare e nel più breve tempo possibile…!»

    E con queste parole rassicuranti scivolò via scendendo le scale veloce come un furetto.

    L’appartamento della vittima era ben arredato e luminoso.

    Santorini, oltrepassato l’ingresso, attraversò il lungo corridoio. Alla sua destra si trovava la cucina dove seduti attorno al tavolo di marmo c’era una signora dall’aria distinta in lacrime che un uomo in divisa di portiere, calvo e tozzo, cercava di consolare.

    Sicuramente quella era la madre dell’uccisa.

    Superata la cucina sempre sulla destra c’era la camera da letto a cui, proprio di fronte, si contrapponeva la sala ampia, arredata con gusto con pochi mobili di classe.

    Appena fu scorto da Alessandro Stasi, l’agente di polizia amico dell’ispettore, questi gli si mosse incontro dicendo:

    «Ciao. La ragazza si chiamava Anna Settembrini. Ventiquattro anni con un passato di film a luci rosse. Da poco aveva intrapreso la carriera di cantante, pare con discreto successo. Si esibiva da un paio di anni in un locale alla moda in zona Brera.»

    Santorini ascoltò con attenzione quello che gli disse l’amico mentre lentamente si stava avvicinando al corpo della ragazza su cui ancora armeggiavano con la dovuta cautela un paio di uomini della scientifica.

    Era distesa sul letto con ancora nulla indosso.

    Era una bella ragazza: bionda, la carnagione bianca come il latte, la figura ben proporzionata, le gambe snelle e lunghe.       Doveva essere alta almeno un metro e ottanta, a occhio e croce.

    Pareva che dormisse.

    All’ispettore ritornarono in mente le parole della canzone di Endrigo:

    "…

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