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Gli Antichi Dei Torneranno
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Gli Antichi Dei Torneranno

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In questo libro si fa riferimento ad un’antichissima leggenda che parla di un popolo stellare giunto sulla Terra per emancipare gli Indios primordiali. Nel racconto, si fa cenno anche agli “Antichi Padri”, antenati di quegli Indios evoluti e che non vanno confusi con gli “Dei” giunti dallo Spazio. Il romanzo è avvincente e finisce con l’appassionare il lettore che si trova immerso nei fatti antichissimi, con lo stesso filo conduttore, (dal 585 a.C al 798 dell’Era Volgare) ma anche in quelli avvenuti dopo (dal 1498 al 1500). Infine, nell’epoca attuale viene narrata l’avventura di tre amici italiani nell’Alto Rio Negro della foresta amazzonica. È la cronaca di un viaggio fatto in cerca di emozioni ma non privo di spunti naturalistici sulle località visitate conla scoperta, nel territorio degli “Indios Isolados”, di un’altura a forma di piramide rivestita di vegetazione. La particolarità della Verde Piramide scoperta dalla piccola spedizione italiana è quella di essere collegata, a mezzo di un cunicolo con un’antica Città Sotterranea: la Citta degli Antichi Dei. L’autore non vuole aggiungere di più per non rovinare l’effetto sorpresa con il colpo di scena finale.
LanguageItaliano
Release dateAug 31, 2018
ISBN9788899001643
Gli Antichi Dei Torneranno

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    Gli Antichi Dei Torneranno - Learco Learchi d'Auria

    el.dorado.44@hotmail.com

    Prefazione

    In questo, che è il trentesimo libro, Gli Antichi Dei Torneranno, Learco fa riferimento ad un’antichissima leggenda che parla di un popolo stellare, giunto sulla Terra con lo scopo di emancipare gli Indios primordiali.

    La fervida fantasia dell’autore coniuga leggenda, storia e avventura in un mix ben articolato che porta il lettore a vivere il racconto e ad apprezzarne tutto il fascino.

    Nel racconto, si fa cenno, talvolta, anche agli Antichi Padri, in quanto antenati di quegli Indios evoluti e che non vanno confusi con gli Dei giunti dallo Spazio. Questo riferimento è molto significativo in quanto fa riflettere sulla natura divina degli Antichi Dei che arrivano con uno scopo ben preciso per la crescita e l’emancipazione degli Indios.

    Il romanzo è avvincente e finisce con l’appassionare il lettore che si trova immerso in fatti antichissimi, con lo stesso filo conduttore, dall’anno 585 a.C all’anno 798 dell’Era Volgare ma anche in quelli avvenuti dopo (dall’anno 1498 all’anno 1500).

    La bravura di Learco è quella di accompagnare il lettore in un’avventura quasi reale, possibile ai giorni nostri, anche se condita di magia e esperienze uniche, che permettono di conoscere una natura poco raccontata, quella della foresta amazzonica.

    Infatti, nell’epoca attuale, viene narrata l’avventura di tre amici italiani accompagnati da un italo-brasiliano nel bacino dell’Alto Rio Negro della foresta amazzonica. È la cronaca di un viaggio fatto in cerca di emozioni ma non privo di spunti naturalistici sulle località visitate.

    La chicca finale è rappresentata dalla scoperta, nel territorio degli Indios Isolados, di un’altura a forma di piramide rivestita di vegetazione, una delle tante esistenti nei territori ancora inesplorati e posti tra i confini di Brasile, Colombia e Venezuela. Ancora storia poco conosciuta ma viva e reale.

    La particolarità della Verde Piramide, scoperta dalla piccola spedizione italiana, è quella di essere collegata, a mezzo di un cunicolo con un’antica Città Sotterranea: la città degli Antichi Dei.

    L’autore si sofferma a descriverne con dovizia di particolari ma non vuole aggiungere di più per non rovinare l’effetto sorpresa con il colpo di scena finale.

    Elisa Savarese

    Presidente dell’Università Avalon

    "Gli Antichi Dei, da lontane stelle provenienti,

    in volo giunsero. Ai primi abitatori perle di

    prezioso sapere cedettero.

    Di favola leggendaria questa Terra d’incanto

    venne permeata. Come altri creder desio che

    un dì… gli Antichi Dei torneranno".

    Dedico questo mio fantasioso racconto a tutti

    gli appassionati di Archeoastronomia, Miti e

    Leggende del Cosmo.

    (Learco Learchi d’Auria)

    I protagonisti del presente romanzo così come alcuni personaggi, ed anche l’autore tal quale si descrive, sono stati ideati dalla fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti, anche storici, realmente accaduti sono puramente casuali.

    Prologo

    Il docente della Uniavalon aveva premesso, agli studenti, che benché si trattasse di materia nascente, probabilmente, da pura fantasia era meglio che prendessero qualche appunto su quanto avrebbero ascoltato. Egli prese a leggere, ad alta voce, alcune notizie reperite su Internet. I giovani alunni, affascinati, ascoltavano senza fiatare, neppure una mosca volava e solamente il graffiare delle penne sui block-notes si percepiva. Anche il tempo pareva… essersi fermato.

    «Nel 13.000 a.C. brillanti navi dorate scesero nelle giungle lussureggianti del Sudamerica, guidate da maestosi stranieri con la carnagione bianca, il volto contornato dalla barba, folta chioma nera con riflessi blu, sei dita alle mani e ai piedi. Il ricordo della loro discesa permane imperituro nella memoria dei nativi. Dissero di provenire da Schwerta, una costellazione lontanissima con innumerevoli pianeti, che incrocia la Terra ogni 6.000 anni. Sconosciuta la tecnologia in loro possesso: pietre magiche per guardare ovunque nel mondo, arnesi che scagliano fulmini e incidono le rocce, la capacità di aprire il corpo dei malati senza toccarlo. Con infinito amore donarono agli Indios il lume della civiltà e gettarono le basi di un impero vastissimo che comprendeva Akakor, la fortezza imprendibile di pietra, nella vallata sui monti al confine tra Perù e Brasile, Akanis in Messico e Akahim in Venezuela, le grandiose città di Humbaya e Patite in Bolivia, Emin sul Grande Fiume e Cadira, nonché i maestosi luoghi sacri di: Salazare, Tiahuanaco e Manoa sull’altopiano a sud. Sotto Akakor, una rete vastissima di 13 città sotterranee, nascoste alla vista degli intrusi, come arterie invisibili percorrono le millenarie foreste brasiliane. La loro pianta riproduce fedelmente Schwerta, la dimora cosmica degli Antichi Dei. Una luce innaturale le illumina all’interno, mentre un ingegnoso complesso di canalizzazioni porta aria e acqua sin nelle sue profondità. Il potente dominio, che contava sotto di sé 362 milioni di individui, durò tremila anni quando nell’Ora Zero, il 10.481 a.C., gli Antichi Dei ripresero la via del cielo con la promessa di ritornare. La Terra parve piangere per la loro scomparsa e 13 anni dopo un’immane catastrofe si abbatté sul pianeta e sconvolse il suo aspetto, seminando ovunque morte e desolazione. Gli uomini persero la fede negli Dei, degenerando e commettendo azioni crudeli nei millenni a venire. Seguì un seconda catastrofe. Una stella gigantesca dalla coda rossa impattò la Terra, provocando un immane diluvio…»

    Solamente dopo questa notizia gli alunni, dapprima incantati, parvero essere presi da un senso di insicurezza come se un’imminente catastrofe li stesse minacciando da vicino. Il professore li guardò, senza commentare, ma riprese la lettura.

    «…Secondo le parole dei Sacerdoti: Quando la disperazione avesse raggiunto il culmine, i Primi Maestri sarebbero tornati. E nel 3.166 a.C. ricomparvero le navi d’oro. Lhasa, il Sublime, regnò ad Akakor e suo fratello Samon volò sul Nilo per fondare un secondo impero. Visitava le terre sudamericane, regolarmente, a bordo di immense navi…»

    Gli studenti, rinfrancati, trassero un sospiro di sollievo e l’insegnante continuò a leggere, con voce monotona, sul proprio Lap-top.

    «…Vari reperti scoperti dagli archeologi confermano la presenza egiziana in Sudamerica, come la Roccia delle Scritture che l’antropologo George Hunt Williamson rinvenne sulle Ande nel 1957, istoriata da geroglifici simili a quelli egizi, venerata dai nativi locali e collegata alla discesa di antenati spaziali che dimoravano nel Gran Paititi. Il principe di Akakor governò con saggezza riorganizzando l’impero distrutto ed eresse nuove città come Manu, Samoa, Kin, in BoliviaMachu Picchu in Perù. Trecento anni rimase sulla Terra finché un giorno si diresse sulla Montagna della Luna, sopra le Ande, e disparve nel cielo in una fiammata di fuoco. Partenza che riecheggia moltissimo quella di Quetzalcoatl, divinità messicana. Millenni di guerre contro le tribù nemiche videro Akakor cadere e risorgere più volte, stringendo anche alleanze con stirpi straniere giunte da lontano. Le tradizioni Ugha Mongulala parlavano di popolazioni bianche come i Goti che visitarono le loro terre. A riconferma delle antiche cronache medievali nelle quali navi vichinghe partite all’esplorazione di mondi lontani, dopo un naufragio, approdarono sulle coste del Sudamerica. Nella sierra di Yvytyruzu, in Paraguay, l’archeologo Jacques de Mahieu ha scoperto un masso pieno di caratteri runici, disegni dei drakkar, le navi vichinghe, e di un uomo barbuto protetto da un’armatura. Oggi, le popolazioni di quei territori sono di pelle bianca, hanno il torace sviluppato e la barba.»

    Il brusio degli alunni era inevitabile ma anche previsto dal professore che riprese a parlare a quell’aula di giovani incuriositi ma forniti di una vivace intelligenza. Era quella un’Aula Sperimentale i cui discenti erano stati selezionati personalmente dalla Presidente della Università Avalon di Castellammare di Stabia. Provenivano, infatti, dal biennio del Corso di Giornalismo, da quello di Lettere e Archeologia ed anche di Geologia: un’aggregazione molto eterogenea.

    «Su quanto vi ho letto imposterete, nei prossimi mesi, la vostra ricerca. Non dovete, tuttavia, farvi catturare dalla fantasia anche se il racconto non può che eccitarla. Vi sono alcuni riferimenti che possono trovare riscontro in eventi molto antichi: Il Continente di Lemuria e quello di MU nell’Oceano Pacifico; il mitico continente di Atlantide descritto da Platone; il Racconto Biblico di uno dei Diluvi Universali di quell’epoca antica; Le Piramidi di Giza e la Sfinge; i molteplici avvistamenti di aeronavi spaziali nel tempo e nei cieli dell’America Latina; Nazca, che gli indigeni chiamano il deserto che parla posto nella pampa a sud del Perù con i suoi disegni tracciati a terra con perfezione rarissima ma visibili solamente da alta quota e, infine, quanto effettivamente scoperto da uno studioso franco-argentino, il Professor Jacques de Mahieu. Annotate che su questi temi uno scrittore italo-brasiliano ha pubblicato diversi romanzi editati, in lingua italiana, dalla nostra collegata, la EVA- Editrice Virtuale Avalon. Anche sulle pagine scritte da Learco Learchi d’Auria, questo il nome dello scrittore, vi sono precisi riferimenti sebbene l’autore abbia voluto premettere che il contenuto dei suoi racconti nasce dalla propria fantasia. A voi spetta il compito del discernere ogni fantasia da alcune realtà, forse più banali, che scientificamente non sono mai state provate seppure teorie molto accattivanti. Ora potete andare a documentarvi. Personalmente non interverrò per non fuorviarvi con le mie personali convinzioni ma auguro, a tutti voi, un buon lavoro!» Il Professor Giuseppe Mannino, questo è il suo nome, uscì incamminandosi verso la sala-insegnanti.

    Nei giorni che seguirono, gli studenti cominciarono a inquadrare la ricerca che, pareva essere stata posta completamente nelle loro mani. Qualcuno dei ragazzi aveva letto, in passato, qualche cosa scritta da quel Learco Learchi ma non tutto. Qualcun altro aveva sentito dire che il Professor Learchi aveva tenuto, presso la Uniavalon, un ciclo periodico di conferente con il tema: Brasile - Origine, storia, usi e costumi di un Popolo alla ribalta del Continente Latino Americano. Uno dei ragazzi, proveniente dal Corso di Lettere e Archeologia, ricordava di aver sentito dire che sei colleghi avevano incontrato il Professor Learchi, in Sudamerica, in occasione di una vacanza spinti dalla curiosità di vedere quanto descritto dal Professor Jacques de Mahieu circa l’esistenza di un popolo di Indios Brancos probabilmente discendenti da antichi vichinghi approdati in Paraguay ancor prima del genovese Cristoforo Colombo, del portoghese Pedro Álvares de Gouveia (Cabral) e del fiorentino Amerigo Vespucci.

    Per meglio documentarsi chiesero ed ottennero il permesso di poter leggere il libri scritti da Learco Learchi d’Auria, tutti archiviati e, gelosamente, custoditi presso la Editrice Virtuale Avalon.

    Italia – Provincia di Napoli • Città di Castellammare

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