Scienze Vediche: Un'Esplorazione nei misteri delle “Energie Universali”
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About this ebook
La prima parte del libro introduce il lettore a tre importanti branche del sapere vedico dell’India antica: Ayurveda, Jyotish e Vastu, rispettivamente medicina, astrologia e architettura vediche. Queste introduzioni — dalle quali il lettore può trarre utili informazioni per arricchire la propria vita — servono all’autore per facilitare la comprensione degli importanti e geniali “intrecci” tra le introduzioni stesse e gli esperimenti esposti con dovizia di dettagli nella seconda parte — intrecci che avvalorano l’attendibilità degli esperimenti, e li convalidano.
Narada Fausto Panini inizia il percorso di trasformazione interiore nel 1978, fin da subito attratto dall'India, dai suoi grandi precettori spirituali e dai Veda, gli antichi testi sacri di quella terra. Ha lavorato per oltre tre anni in un istituto di ricerche sugli effetti di un tipo di meditazione yoga di tradizione millenaria, nel quale ha potuto approfondire le esperienze interiori, ed è venuto in contatto per la prima volta con le tre branche del sapere vedico che espone in Scienze Vediche.
Nel 1994, in India, ha incontrato il maestro di un antico e rispettato lignaggio spirituale, da cui ha ricevuto il risveglio di Kundalini, la “suprema energia cosmica” presente all'interno d'ogni essere umano alla base della colonna vertebrale, di cui parlano molti testi di yoga. Si è poi recato altre sei volte in India, soggiornando perlopiù in monasteri (ashram) di alcuni precettori spirituali tra i più stimati; ambienti, questi, pregni dell’atmosfera creata dalle conoscenze e pratiche del sapere vedico.
Ha conosciuto personalmente numerosi saggi e santi, indiani e occidentali, ricevendo le loro benedizioni sottoforma di numerose, e in molti casi straordinarie, esperienze interiori. Ha frequentato diversi gruppi di ricerca spirituale, ed ha sperimentato personalmente molteplici metodiche di Sviluppo Olistico.
Commenti
Data l’enormitá e la profonditá della conoscenza contenuta nei Veda, non è semplice parlarne senza rischiare di essere superficiali ed inesaustivi. E ancor meno facile è tentare di agevolare un approccio per i neofiti. Tuttavia mi sembra che Narada sia riuscito in questa impresa. Il suo scritto scorre fluido e chiaro; tocca l’essenziale, ne fa intravedere il potenziale e la complessità, ma si conserva sempre umile e semplice. Questo libro è un ottimo servizio reso a coloro che voglio iniziare a trovare risposte alle loro domande.
Mauro G. (astrologo vedico), Assisi
Un’esplorazione nei misteri delle “Energie Universali” che rappresenta un percorso di ricerca interiore sulle tracce dei Veda, gli antichi testi sacri originali dell’India, con una particolare attenzione rivolta ai grandi sistemi di Ayurveda, Jyotish e Vastushastra.
Rivista "AAM Terra Nuova"
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Scienze Vediche - Narada Fausto Panini
gratitudine.
PREFAZIONE
Quando nacque in me l’idea di scrivere un libro, la spinta ad intraprendere un’impresa di questo genere proveniva principalmente dal desiderio di far sì che altri non ripetessero gli errori da me commessi; errori che come conseguenza produssero una serie di problematiche di tipo esistenziale. Questo intento iniziale ha subito col tempo delle trasformazioni, e nel momento in cui iniziai ad abbozzare i primi capitoli il principale motore era semplicemente la voglia di condividere esperienze e conoscenze, pensando di potere essere di una qualche utilità a coloro che nutrono interesse verso un tipo di esistenza maggiormente in sintonia con i ritmi della natura, eventualmente incanalata in un percorso di ricerca spirituale o più semplicemente verso lo sviluppo della propria interiorità. La stesura del libro è avvenuta a distanza di molti anni da quel primo balenio di desiderio in quanto in me non vi era mai stata molta chiarezza su cosa dire e come dirlo; da allora ho così potuto fare le molteplici e variegate esperienze che hanno, come si suole dire, intessuto la trama del testo.
Nell’intento di ripristinare l’equilibrio compromesso sono stato attratto fin dal principio dalle medicine, terapie e tecniche denominate a cavallo degli anni settanta dello scorso secolo alternative
, anche a causa dello sparuto numero di persone che a quei tempi vi si rivolgeva. Attualmente queste metodiche sono ampiamente sfruttate da un largo pubblico, e sono generalmente definite come olistiche
, volendo in questo modo sottolineare la loro concezione di unità tra corpo, mente e spirito
.
Unita al desiderio di migliorare le condizioni psicofisiologiche c’è sempre stata in me una spinta molto forte verso l’introspezione. Le domande sorte al mio interno ― stimolate in larga misura dalla lettura di alcuni testi ― erano quelle che spesso, a quanto pare, nascono prima di intraprendere il viaggio di ricerca interiore
, e che poi fungono in un certo qual modo da propellente per l’intera durata dello stesso: Chi sono io
veramente…?? Esiste un senso profondo per il mio esistere…?? Qual è lo scopo ― se mai ve n’è uno ― di quest’Universo??
Possiamo dire che il terreno di base sul quale sono fiorite tutte le esperienze successive sia stata una tecnica di meditazione Yoga di origine indiana, nonché i concetti, idee e teorie ad essa collegati. La meditazione è posta da molteplici branche e sistemi dello Yoga tra le principali e più efficaci pratiche per lo sviluppo della propria interiorità, e da parte mia non vi è alcun dubbio che sia da attribuire ad essa ― unitamente al vasto e variegato numero di regole dietetiche e di condotta e di pratiche per il mantenimento della salute e dell’armonia tra corpo, mente e spirito ― il merito dello sviluppo della sensibilità e consapevolezza attraverso cui ho potuto avere le esperienze nel campo delle percezioni extrasensoriali
riportate nella seconda parte del libro.
Nel percorrere il sentiero di ricerca interiore ho seguito principalmente la traccia dei Veda, antichi testi sacri originari dell’India, i quali, secondo molti saggi indiani di epoche passate e a noi contemporanei, conterrebbero la totalità della conoscenza; intendendo con ciò la totale comprensione delle innumerevoli leggi di natura operanti sia al nostro interno (microcosmo) sia all’esterno di noi (macrocosmo). Oltre alle teorie e ai sistemi originati dai Veda, in modo marginale, senza perciò approfondirne la conoscenza, sono venuto in contatto con sistemi di guarigione e di sviluppo interiore di provenienza occidentale: Omeopatia, Fiori di Bach, Naturopatia, Osteopatia, Chiropratica ed altro ancora in merito ai sistemi di guarigione
, e Gruppi di crescita personale, come pure sedute individuali, basati entrambi sulla Bioenergetica per quanto riguarda l’aspetto sviluppo interiore
. Ho seguito inoltre un corso base di massaggio giapponese, altrimenti detto Shiatsu, e mi sono infine imbattuto nel Reiki, sistema di guarigione e riequilibrio energetico proveniente anch’esso dal Giappone.
Nell’enorme vastità della letteratura vedica mi sono in particolare focalizzato sull’AYURVEDA; sistema di medicina tradizionale, le cui terapie naturali di grande efficacia ― basate sull’uso di erbe, minerali e metalli nonché di procedure quali il massaggio, la sauna e diverse altre ― sono totalmente esenti dal produrre effetti collaterali dannosi. Dato l’interesse preesistente ho poi approfondito lo studio del JYOTISH , che comprende Astronomia e Astrologia vediche, con le quali è possibile attraverso calcoli matematici fare predizioni di eventi che dovranno accadere, e prescrivere quindi rimedi adatti, se non ad evitare totalmente l’influsso negativo degli astri, quantomeno a contrastarne e ridurne ― in taluni casi anche di molto ― gli effetti. Infine, grazie ad alcuni testi trovati in India, ho sondato il quanto mai avvincente sistema di Architettura vedica, conosciuto con il nome di VASTUSHASTRA (o più semplicemente VASTU), contenente dettagliate conoscenze atte alla pianificazione, progettazione e costruzione di abitazioni, villaggi e città, nonché di templi, fortezze e palazzi, ma anche di dighe, sculture ed altro ancora; il tutto, ovviamente, secondo norme atte a potenziare il benessere generale degli individui e delle comunità.
Poco sopra ho accennato al fatto che l’intento principale quando iniziai a scrivere il libro era quello di dare a quanti lo avessero letto una visione delle possibilità, a mio avviso estremamente interessanti, offerte da queste conoscenze, perché volendolo potessero trovare spunti per la propria crescita individuale ― sia a livello pratico della vita di tutti i giorni, ma anche dal punto di vista spirituale; sennonché, contemporaneamente alla stesura dei primi capitoli iniziai ad avere esperienze molto chiare, entrando in contatto con l’ energia aurica (il prana di cui parleremo più estesamente nel secondo capitolo) di differenti soggetti ― in particolare piante. Esperienze che hanno dato inizio ad una nutrita serie di osservazioni e sperimentazioni, le quali ― a parte alcune che, come vedremo, richiedono una certa dose di prestanza atletica ― sono ripetibili da chiunque senza distinzione di sesso, limiti di età, ecc… Queste osservazioni hanno prodotto risultati che in molti casi definirei straordinari e quanto mai affascinanti, perciò ho pensato di inserirli nel testo, ed anche se inizialmente non avevo ben chiaro quale sarebbe stato il risultato finale di questa inusuale mescolanza tra scienze vediche
ed esperienze extrasensoriali
, col passare del tempo mi sono reso conto che queste ultime ben si inserivano nel contesto di alcuni enunciati vedici e, ciò che più conta, erano da questi sostenute ed avvalorate. Il risultato è quindi un testo suddiviso in due parti, nella prima delle quali sono esposte in veste introduttiva le tre branche dei Veda di cui si è parlato poc’anzi, e nella seconda sono prese in considerazione gran parte delle esperienze di cui sopra, esaminando molte di esse in relazione a quanto esposto dagli antichi testi sacri indiani.
Il libro inizia con una breve trattazione sull’energia bioplasmica (altro nome dato al prana) e sui fenomeni ad essa collegati, allo scopo principale di dare al lettore privo della conoscenza dei termini e concetti ad essa connessi un’infarinatura di base che gli permetta la comprensione degli argomenti trattati nei successivi capitoli; questa breve introduzione alle energie bioplasmiche è preceduta da un altrettanto breve capitolo sul mondo dei Veda, con cenni sulla loro struttura e scopo, ed altre informazioni che ho ritenuto importante riportare.
Ho trovato molto interessanti e degne di considerazione le interpretazioni date da alcuni autori, dotati di capacità extrasensoriali molto sviluppate, a fatti connessi con l’ energia bioplasmica universale, e le ho quindi riportate nel testo. Sempre più questi temi sono trattati da un punto di vista scientifico, e sono oggetto di approfondite ricerche da parte di studiosi di alta levatura (medici, psichiatri, fisici, biologi, …) disseminati nelle università di tutto il globo. È mia speranza perciò che, grazie a strumenti di analisi sempre più sofisticati, si giunga ad avere prove scientifiche che non lascino dubbi sull’esistenza, appunto, delle energie bioplasmiche e del prana universale, entrambi concetti che saranno chiariti nel testo.
Diversi fattori fanno ritenere che nel prossimo futuro molti dei principi e delle teorie vediche entreranno a far parte della vita di una buona parte dell’umanità. Mi auguro che questo libro possa essere di aiuto a questo processo di diffusione; già arrivato peraltro ad un discreto livello visto che i mass-media, televisione compresa, si occupano sempre più frequentemente di questi argomenti ― segno di crescente interesse da parte del pubblico.
Buona lettura
I
I VEDA
O eremita, chiama tu con le autentiche parole
Di quell’antico inno detto Sama:
"Sorgi! Ridestati! […]
riunisci tutti intorno al fuoco
Sacrificale. Possa così la nostra India,
La nostra antica terra ritornare a se stessa,
E ritornare al solido lavoro,
A dovere e devozione ed al suo rapimento
Nella meditazione; fa che sieda
Di nuovo calma, senza avidità né lotta, pura
Un’altra volta sul suo alto seggio
E piedistallo, ad insegnare al mondo.
Rabindranath Tagore
Man mano che aumentava la mia conoscenza delle scritture vediche, cresceva sempre più in me la convinzione che esse ― come suggeriscono vari esperti e studiosi, nonché numerosi saggi indiani ― contengono il sapere completo di ogni aspetto della vita
. Questa convinzione si è ulteriormente rafforzata durante i soggiorni in India, venendo a diretto contatto con la cultura vedica e i suoi rituali praticati nei templi e ashram,¹ con la società indiana, che è a tutt’oggi in gran parte influenzata da questi antichi testi sacri, ma più di tutto dopo avere incontrato alcuni maestri spirituali, esempi viventi di persone che hanno realizzato i quattro scopi dei Veda, dei quali ci occuperemo più avanti. Ad apprezzare e lodare i Veda vi sono stati anche numerosi grandi pensatori dell’occidente, tra i quali possiamo ricordare il famoso filosofo tedesco Arthur Schopenhauer; Wilhelm von Humboldt, riconosciuto come padre fondatore della linguistica; lo scrittore statunitense Henry David Thoreau; gli stessi Voltaire e Diderot, e il filosofo francese Victor Cousin. Quest’ultimo ha riferito che:
Se leggiamo con attenzione i monumenti poetici e filosofici dell’oriente ― e soprattutto dell’India ― vi scopriamo molte verità così profonde… che siamo costretti a flettere il ginocchio davanti alla filosofia dell’Oriente e a vedere in questa culla dell’umana razza la patria della più alta filosofia
. Anche il letterato e filosofo tedesco Friedrich von Schlegel, che studiò profondamente l’antica India, parla in modo esaltato dei testi sacri di questa terra. Egli dice che: Perfino la più elevata filosofia europea ― l’idealismo della ragione dei filosofi greci ― appare, a confronto del vigore vitale dell’idealismo orientale, come una debole scintilla prometeica accanto all’inondante luce solare
. (brani tratti da: Autobiografia di uno Yogi, nota 3, pp. 78-9)
Cosa sono i Veda
Il significato della parola Veda
è Conoscenza, dalla radice sanscrita vid = sapere. Tutti i testi sono scritti in versi (shloka in sanscrito) e ogni parola costituente un verso è detta essere un mantra.² La letteratura vedica è formata da quattordici raggruppamenti principali, ognuno dei quali contiene molteplici testi attribuiti a diversi Rishi del passato. I Rishi sono veggenti e sono definiti come persone pienamente consce ― grazie alle conoscenze ottenute attraverso rivelazioni intuitive ― di tutte le leggi naturali operanti nel cosmo; spesso descritti come persone dotate di onniscienza
. Sembra che i primi Rishi facessero parte dell’antica civiltà della valle dell’Indo (3000 a.C. ― 1500 a.C.) di cui facevano parte i famosi insediamenti urbani di Harappa e Mohenjo Daro.
Tra i quattordici gruppi, i primi quattro Veda sono considerati basilari, e sono nell’ordine: RIG, YAJUR, SAMA e ATHARVA. Vengono poi i sei Vedanga, o ausiliari ai Veda
, che trattano di: Eufonia e Pronuncia (SIKSHA); Grammatica (VIAKARANA); Metro e Ritmo (CHANDAS); Etimologia (NIRUKTA); Astronomia e Astrologia (JYOTISH) e, per finire, Procedure (KALPA). Gli ultimi quattro gruppi sono denominati Upanga e sono: MIMAMSA, NYAYA, PURANA e DHARMA SHASTRA, i quali trattano rispettivamente di Interpretazione dei testi vedici, Logica, Mitologia e Codici di condotta.
Oltre a questi quattordici gruppi principali vi sono anche i cosiddetti Veda minori o Upaveda, leggendo i quali si ha a che fare con l’AYURVEDA, la Medicina vedica; l’ARTHASASTRA, o Scienze economiche e politiche; il DHANUR VEDA, la Scienza relativa alle operazioni militari; ed infine con il GANDHARVA VEDA, contenente trattati sulle belle arti: Musica, Danza, Drammaturgia, ecc…
La vastità dei Veda è veramente enorme. Gli studiosi esperti affermano che essi in realtà sono illimitati
, e che solamente una loro piccolissima frazione è stata rivelata ai Rishi. I Veda che conosciamo ora sono poi solamente una parte della conoscenza acquisita da questi saggi dell’antichità. Vi è una breve storia all’interno di essi che riassume egregiamente questi concetti. Questa racconta come nell’antichità vivesse un saggio di nome Bharadwaja, a cui fu concesso di vivere per un lasso di tempo equivalente a quello di tre vite allo scopo di poter studiare i Veda. Quando il Signore ad un certo punto gli chiese cosa avrebbe fatto di una ulteriore vita
, questi rispose che avrebbe impiegato il tempo per continuare lo studio… Consapevole dell’inutile sforzo del saggio, il Signore volle dargli un’idea dell’enorme difficoltà cui era di fronte. Fece apparire tre enormi montagne, e raccogliendo una manciata di terra da una di queste disse a Bharadwaja che confrontando ciò che aveva appreso fino a quel momento e ciò che doveva ancora studiare dei Veda, la prima situazione equivaleva al pugno di terra che teneva in mano, mentre ciò che gli rimaneva da apprendere era proporzionabile alle tre montagne…!! Gli esperti ci avvertono che nessun aspetto dell’esistenza è tralasciato dai Veda; non solo nei riguardi della vita umana ma anche degli animali, piante, fiumi, montagne e in definitiva dell’intera Creazione.
Lo scopo dei Veda
"Ciascuno ha il diritto di nascita alla liberazione
– alla totale libertà e totale beatitudine".
Swami Muktananda Paramahamsa
I Veda hanno la peculiarità ― a mio avviso molto affascinante ed allo stesso tempo estremamente pratica ― di essere una guida completa fin nei minimi dettagli per il raggiungimento e la stabilizzazione dell’individuo in quelli che sono secondo queste scritture i quattro scopi dell’esistenza umana: rettitudine
o giusta condotta (Dharma); prosperità
(Artha) ― intendendo con ciò prosperità materiale ma anche con riferimento ad una sorta di benessere ed elevazione spirituale; appagamento
(Kama); e per finire, ma più importante di tutto, la realizzazione spirituale ― la cosiddetta illuminazione
(Moksha). E sarebbe proprio quest’ultimo lo scopo fondamentale di tutta la letteratura vedica: guidare l’individuo, visto come anima individuale (Jivatma), al ricongiungimento o unione
con l’Anima Suprema (Paramatma), o Supremo Sé,³ dal quale secondo i testi è scaturita l’intera creazione. Scopo raggiunto attraverso prescrizioni molto dettagliate su cosa fare e come farlo da ancor prima della nascita ― nella fattispecie a partire dal concepimento ― fino al termine della vita terrena dell’individuo, non fermandosi a quest’ultimo ma estendendo le istruzioni e i codici di condotta alla società in generale e a particolari settori di essa, quali per esempio i Brahmini,⁴ i governanti, le donne e così via.
Peculiarità dei Veda
Nel suo illuminante saggio The Vedas, Sri Chandrasekharendra Sarasvati, una delle massime autorità spirituali dell’India moderna, ci dice che i Veda hanno alcune caratteristiche peculiari, non riscontrabili in nessun altro testo o scrittura in materia di spiritualità. Senza entrare nei dettagli, queste sono:
– I Veda sono senza inizio e senza fine: scaturiscono dal Supremo Sé, mai nato ed esistente in eterno
. È detto negli Shatapata Brahmana che i Veda sono il respiro dell’Essere Supremo.
– I Veda non sono di provenienza umana: benché siano stati redatti dai Rishi, questi ultimi non sono definiti autori dei Veda; sono piuttosto chiamati mantra drishtas, che significa: coloro che scopersero i mantra vedici già esistenti nell’etere, attraverso la percezione interiore
.⁵
– I Veda sono alla radice dell’intera creazione.
Oltre a queste appena menzionate i testi vedici hanno un’altra caratteristica di grandissima importanza: questo è il fattore effetto contenuto nelle vibrazioni sonore dei mantra costituenti i loro versi.⁶ Assieme al significato letterale, infatti, i mantra ― se debitamente recitati ― hanno il potere di produrre in chi li ascolta emozioni risultanti in un incremento del benessere generale. Il modo in cui deve avvenire la recitazione è talmente importante per assicurare l’efficacia dei cerimoniali vedici, che sono stati redatti svariati testi appositamente per lo studio dell’argomento: i Siksha dei Vedangas. Questi espongono i dettagli dei vari aspetti della pronuncia quali: enunciazione (uccharana), tono (swara), durata (matra), intensità (balam), uniformità (samam), eccetera. Attraverso lo studio di questi parametri ci si assicura che la sonorità risulti quanto più perfetta possibile.
C’è una storia nel Taittareya Samhita (2.4.12), una delle Upanishad,⁷ che, pur essendo con molta probabilità volutamente esagerata, mette in rilievo l’importanza della corretta pronuncia dei mantra. Eccone un breve sunto: la storia narra di un uomo di nome Tvashta il quale, con l’intento di assicurarsi la nascita di un figlio capace di uccidere Indra, il re degli Dei (chiamati Deva in sanscrito), eseguì una cerimonia cantando alcuni mantra. Durante la pronuncia dei mantra Tvashta sbagliò l’intonazione più volte, alzando il tono là dove doveva essere mantenuto uniforme, oppure abbassandolo nei passaggi in cui doveva essere elevato. Benché le lettere e le parole non fossero state cambiate, il risultato fu proprio opposto a ciò che l’uomo si aspettava…; suo figlio, infatti, una volta cresciuto, non solo non poté essere la causa della morte di Indra ma, al contrario, fu da questi ucciso…!
Nelle prescrizioni circa il modo di cantare i versi ve n’è anche una a riguardo del volume, che deve essere tale da far sì che il suono si espanda il più lontano possibile, in modo da essere udito dal maggior numero di persone; in questo modo viene ad essere realizzata la prescrizione secondo cui un’azione od un