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Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi)
Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi)
Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi)
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Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi)

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About this ebook

Quando Sam incontra il meccanico sexy di sua sorella, il maschio alpha Verlaine, si innamora immediatamente di quei meravigliosi occhi marroni e di quel fascino grezzo. Presto inizia una storia d’amore rovente! Purtroppo, ci sono degli affari in sospeso tra Sam e il suo ex ragazzo, il carismatico milionario, Marcus.

La sorella di Sam, Gemma, sa solo che Marcus può salvare il suo business di macchine d’epoca. Marcus vuole salvare Gemma e riconquistare Sam, e sicuramente non lascerà che il nuovo assunto gli metta i bastoni tra le ruote.

Sam sceglierà il nuovo amore squattrinato o il ricco ex? E come domerà la nemesi della sua infanzia, una classica Bentley, per diventare la donna forte e potente che ha sempre voluto essere?

Mettete tra gli ingredienti anche una piccante storia d’amore gay, e avrete un’eccitante viaggio che vi farà andare su di giri e vi renderà liberi!

LanguageItaliano
PublisherJulie Farrell
Release dateAug 14, 2018
ISBN9781547542857
Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi)

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    Venire da te (libro 1 della serie Amori londinesi) - Julie Farrell

    Venire da te di  Julie Farrell

    Tutti i diritti riservati. Questo libro o qualsiasi parte di esso non possono essere usate o riprodotte in nessun modo senza l’espressa autorizzazione scritta della casa editrice tranne che per l’uso di brevi citazioni in una recensione del libro. Font usati con l’autorizzazione di Microsoft.

    Copyright © 2013 di Julie Farrell

    Seconda Edizione: Più corta e più sexy! © 2014

    Capitolo Uno

    È una verità universalmente riconosciuta che se una giovane donna sta seduta senza far niente davanti a un computer abbastanza a lungo,  dopo poco la sua mente penserà al sesso.

    Sam librò le dita sulla tastiera e forzò la mente a concentrarsi sulla sua idea rivoluzionaria invece che sulla sua libido trascurata. Fece un respiro profondo e inalò l’aroma del caffè nero  appena fatto, che le causò un sorriso profondo che arrivò fino alle ossa. Non era meraviglioso essere viva e libera? Effettivamente, il prezzo del tè in questo accogliente cafè l’aveva scioccata quando aveva visto il menu per la prima volta, ma  questa era a Kensington, non Calcutta. Sam rabbrividì al pensiero dell’India. Era veramente stata in tutto quel caldo e in quel caos, solo due settimane fa?

    Ma qui era piacevolmente fresco, e Sam era grata del suo posto riparato dal sole vicino alla finestra. Si sfilò le scarpe da ginnastica, e sedette a gambe incrociate sulla sedia, mettendosi comoda al tavolo di legno. Si allungò e sorseggiò il suo tè. Poi lo sputò direttamente di nuovo nella tazza, rendendosi conto che era gelato.

    Sam ridacchiò. Niente poteva rovinare il suo umore positivo oggi—nemmeno Gemma. Nemmeno il devastante periodo successivo alla morte di suo padre, che le martellava nel cervello ogni notte, svegliandola ogni mattina con dolorosi frammenti di rimpianto.

    Sam si scosse e tornò al presente, con la sensazione che qualcuno la stesse osservando. Girò la testa e scoprì che c’era un uomo fuori dalla finestra del cafè,  che stava fissando all’interno. Una sensazione di leggerezza le crebbe nel petto. L’uomo non era di una bellezza convenzionale, ma era particolare, e il particolare—come dice la parola stessa—non tendeva a spuntare ogni giorno.

    Un flash assalì l’immaginazione di Sam—il tipo entrava dentro, spostava il vasellame con un gesto del braccio, e la scopava vigorosamente sul tavolo, fino a che lei non era posseduta dal piacere.

    Ritornò alla realtà e continuò a squadrarlo. Vide che era vestito in giacca e camicia, e sembrava che stesse andando a lavorare. Ma in qualche modo quei vestiti non sembravano essere quelli giusti per lui; sembrava agitato e a disagio.  Mise il broncio per la concentrazione, aggrottando la fronte come un punk rocker infastidito. Ah, bene, non stava fissando Sam: stava usando il vetro come specchio, mentre cercava di fare il nodo alla cravatta. Ma i suoi tentativi, però, erano vani—il primo bottone era slacciato e la sua tecnica era terribile.

    Ogni piccola parte del potere di elaborazione dati nel cervello di Sam era concentrata sul trovare una scusa per andare là fuori. Solo per parlarci. È meglio rimpiangere qualcosa che hai fatto che qualcosa che non hai fatto.

    Vuoi un’altra tazza di tè, amore mio?

    Sam spostò gli occhi da quell’uomo e aggrottò la fronte verso la cameriera troppo premurosa.

    Forse tra un minuto. Vengo al bancone.

    Mosse velocemente gli occhi verso la finestra, sperando che la cameriera se ne andasse. Le montò dentro la frustrazione quando la cameriera aprì la bocca per parlare. Ti prego sparisci, sto cercando di stabilire un contatto visivo con il fusto qui fuori!

    La cameriera non colse il suggerimento. Allora porto via queste cose.

    Non ce n’è bisogno, davvero!

    La cameriera si animò e raccolse la tazza vuota, poi la caraffa del latte, e la teiera, e alla fine la ciotolina delle zollette di zucchero—che Sam non aveva nemmeno usato.

    Fammi sapere se vuoi altro, amore mio.

    Sicuramente. Grazie.

    La cameriera si allontanò lentamente, e Sam riportò lo sguardo verso la finestra. Dell’eccitazione scorse attraverso il suo corpo come la luce del sole sul mare—la saga del nodo alla cravatta continuava lì fuori.

    L’uomo terminò, e studiò la sua opera. Ne sembrava soddisfatto,  ma Sam non sarebbe stata soddisfatta da un nodo come quello—era spiegazzato come le mutande di Gemma quando si arrabbiava.

    Sam decise di approfittare del momento e andare ad aiutare l’uomo, così cominciò ad alzarsi. Ma, lasciandola sgomenta, lui si allontanò dalla finestra e camminò tra la folla. No! Si abbassò sulla sedia, sentendo i suoi organi interni congelarsi per la delusione. Come uno di quei curiosi che rallenta quando c’è un incidente, osservò l’uomo girare l’angolo, e scomparire dalla sua vista. Troppo tardi.

    Sam trattenne il respiro. Il silenzio riecheggiò nelle sue orecchie. Il tempo andò avanti come al solito, ma l’esistenza di Sam si era impigliata su un chiodo arrugginito di rimpianti. Forse non era troppo tardi per rincorrerlo? Valutò l’idea di spingere indietro la sedia e correre lungo la strada. Ma poi, meraviglia! La porta del bar si aprì, spinta dall’esterno. Sam diede un’occhiata da sopra la sua spalla, e, sì! Entrò con aria innocente, ignaro del fatto che Sam stesse osservando ogni suo passo.

    Si fermò al bancone e parlò con un leggero accento americano. Salve, posso avere un caffè da portare via, per favore?

    Certamente, amore mio, disse la cameriera.

    Sam lo fissò, sentendosi come una scolaretta alla presenza di una rock star. Anche se aveva trentasei anni, la vista di lui poggiato casualmente al bancone di legno la faceva sentire come un’adolescente. Lui era in forma, virile, e trasudava testosterone—così diverso dagli uomini che Sam era abituata ad incontrare a Londra.

    Doveva afferrare questa opportunità. Prima che potesse convincere sè stessa a non farlo, si alzò, si avvicinò, e si fermò accanto a lui. Ehi, ciao!

    Lui le guardò i piedi coperti da calzini. Ciao?

    Ho visto che stavi avendo qualche problema con la tua—

    Sam smise di parlare. Le si formò in gola del catarro, per il nervoso, che rese la sua voce roca—ma non in maniera sexy. Sembrava più come se avesse appena ingoiato dieci tonnellate di ghiaia. Perché il suo corpo si ribellava sempre in questo modo quando lei aveva bisogno che si comportasse bene?

    Simile a un cane con una mitragliatrice bloccata in bocca, si schiarì la gola eliminando il muco viscoso –tossendo come un fumatore accanito. Hhcer-hum!

    Si battè sul petto. Scusa. Ti ho visto fuori e mi sono chiesta se avessi bisogno di aiuto con la tua cravatta?

    Lui ne sollevò la punta. No, è a posto. Stavolta penso di esserci riuscito.

    Non ti preoccupare...hrh, hrh, hrh...non ti voglio rapinare. Ma quando andavo a scuola indossavo la cravatta, quindi ho fatto molta pratica.

    La cameriera versò il caffè dell’uomo in una tazza da portare via, mentre osservava attentamente. Questa scena sarebbe stata oggetto di grandi chiacchiere più tardi!

    Immagino quindi che sia un macello, disse l’uomo. Grazie.

    Cominciò a sciogliere il nodo come uno spogliarellista a un addio al nubilato. A dire il vero, non sembrava proprio uno spogliarellista a un addio al nubilato, ma l’immaginazione di Sam stava aggiungendo i suoi dettagli, facendogli tremare le cosce per il desiderio.

    Entrò in quello che considerava il suo spazio personale, e sentì una zaffata di schiuma da barba e detersivo. Una cascata di nervi le strinse lo stomaco, come se stesse per fare bungee jumping dalle cascate Vittoria.

    Cercando di controllare il tremore delle mani, si prese la libertà di allacciare il primo bottone.

    Non funziona con il colletto slacciato, disse.

    Lo so, ma odio totalmente averlo allacciato.

    Sì, è stupido, vero—dare tanto valore a un pezzo di stoffa. Come mai la indossi?

    Mi serve un lavoro.

    Stai andando a un colloquio?

    Certo che sì.

    Sam prese le estremità della cravatta come fossero le redini di un cavallo, poi alzò gli occhi e studiò le sue labbra, leggermente socchiuse. Era proprio da baciare—proprio da scopare. Lui sorrise guardandola, facendole tremare il cuore. Avrebbe potuto facilmente raggiungerla e abbracciarla da qui, e Sam si chiese se fosse attratto da lei—sapeva di essere piuttosto carina. Le tremò il labbro superiore. Si concentrò sull’avvolgere il materiale setoso in un nodo Windsor—sopra, sotto, attraverso...legarlo intorno ai polsi per bloccarmi—sono tutta tua!

    Fece un passo indietro, tremando dentro di sé. Ecco qua. Come lo senti?

    Sorrise. Mi sembra di essere impiccato.

    Lei ridacchiò. Mi dispiace.

    La cameriera mise il tappo di plastica sulla tazza da portare via. Ecco il tuo caffè, tesoro.

    Grazie. Quanto le devo, signora?

    Sam sorrise perché trovava adorabile il fatto che gli Americani chiamassero tutti ‘signore’ o ‘signora’.  Si tirò fuori dalla transazione e guardò il suo laptop. L’uomo seguì il suo sguardo.

    Stai scrivendo un libro? chiese.

    Oh, no! Io...può sembrare stupido, ma ho quest’idea per un’app, sai, quelle per l’iPhone. Gemma—mia sorella—pensa che io sia una sognatrice, ma credo che questa potrebbe salvare l’umanità.

    Sam scosse la testa. Oddio, sembra davvero stupido quando lo dico in questo modo.

    Il suo viso delizioso si illuminò. No, è fantastico—Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di essere salvati! Come ti è venuta questa idea?

    A dire il vero mi è venuta mentre avevo la febbre! Ero appena tornata in Uk dopo aver viaggiato per cinque mesi in India da sola...

    Sam si calmò e fissò il pavimento in tavole di legno, lasciando che venissero alla luce i suoi sentimenti di insicurezza, che aveva attentamente sopito in India, per la sua sanità mentale e sopravvivenza.

    L’uomo percepì il suo improvviso cambio d’umore. E’ stata piuttosto dura, eh?

    "Sì, bè, è stato fantastico, ma sai, molto cazz...ehm, volevo dire, difficile da affrontare, scusa!"

    Ridacchiò per via del suo lapsus Freudiano. Sono sicuro che sia stato difficile—piuttosto diverso dalla vita qui a Londra?

    Sì.

    Calò un silenzio imbarazzante. Sam cercò qualcosa da dire, ma tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era sul fatto che aveva appena detto la parola ‘cazzo’ davanti a lui—mostrando probabilmente quanto volesse che lui soddisfacesse il suo piacere proprio adesso. Un allarme le risuonò nel petto—come sarebbe riuscita ad avere il suo numero dopo quella bomba?

    La cameriera li riportò alla realtà. Sono due sterline per il caffè, grazie caro.

    Ah sì. Infilò la mano in tasca. Ehi, vuoi un caffè, Signorina Sognatrice?

    Lei ridacchiò. Un tè sarebbe perfetto, grazie! Sei il benvenuto se vuoi unirti a me!

    Diede un’occhiata al suo orologio. Certo, mi piacerebbe—ho circa cinque minuti.

    Pagò per entrambe le bevande, e Sam prese il suo tè dal bancone.

    Si sedettero l’uno davanti all’altro al tavolo, così Sam chiuse il suo laptop, perdendo improvvisamente interesse per quello che pochi minuti prima sembrava di vitale importanza.

    Grazie per la tazza di tè, disse.

    "Non c’è problema. Grazie per avermi fatto il nodo alla cravatta; seriamente, conosco datori di lavoro che notano cose come queste. Potresti appena aver salvato me e Jack dal perdere il tetto sopra le nostre teste. Viviamo in un posto di merda, ma è pur sempre il nostro posto di merda."

    La disperazione soffocò Sam, ma cercò di mantenere un tono di voce neutro. Jack? Sei gay?

    Scoppiò a ridere. No, è il mio coinquilino. Sono andato a vivere con lui quando sono arrivato qui sei anni fa. Veramente è il proprietario di casa, ma io non penso a lui in questa veste—in genere i proprietari di casa forniscono agli affittuari acqua calda e riscaldamento centralizzato, giusto?

    Sam trasalì, non sicura del fatto che fosse serio o meno. Da quanto tempo sei senza lavoro?

    Quattro mesi. Non è tutto negativo—posso prendere qualche soldo in prestito dai ragazzi al pub, ma...

    Strinse giocosamente gli occhi. Ehi, tu non lavori per la Inland Revenue, vero?

    Sam ridacchiò. No, non preoccuparti; i tuoi prestiti sono al sicuro con me!

    Fantastico! si grattò la sua barba corta. Senti, so che questa è una domanda strana da fare a uno sconosciuto, ma...

    Sì?

    "Tu pensi che abbia un aspetto decente?"

    Sam arrossì, mentre immaginava la sua barbetta che gli pizzicava le cosce. Certo che sì. Stai molto bene.

    Il suo sorriso colpì Sam come un fulmine. Grazie. È solo che stamattina mi sono rasato con uno di quei vecchi rasoi, e Jack ha detto che sembravo il Figlio di Dio in uno dei suoi giorni no.

    Sam rise. Non ti preoccupare, stai bene. Sono sicura che il tuo intervistatore rimarrà molto colpito.

    Bene. Scusa se sono stato paranoico. Penserai che sono uno sfigato.

    No, non lo penso affatto. Anzi, penso che tu sia estremamente generoso—mi hai pagato una tazza di tè quando non ti puoi permettere nemmeno una rasatura come si deve.

    alzò le spalle. Non c’è problema. Mi hai fatto un favore, giusto?

    Si guardarono negli occhi con affetto per un attimo, poi divenne serio. Ad essere sincero, normalmente non sprecherei soldi per un caffè, ma sono venuto qui solo perché ho visto—

    Il cellulare dell’uomo squillò—no! I pugni di Sam si strinsero per la frustrazione mentre la bella intesa fra di loro veniva interrotta. Dimmi perché sei entrato qui, e fa sì che io fossi il motivo.

    Rispose alla chiamata. Ehi, Jack.

    Sam sperò che fosse veloce. Sicuramente aveva ancora tempo di chiedergli il numero. O almeno il suo nome, in modo che avesse potuto stalkerarlo online più tardi. Purtroppo, la chiamata non sembrava portare buone notizie.

    Non me lo dire! disse. Ma abbiamo pagato quella bolletta, so che lo abbiamo fatto.

    L’uomo rimase in ascolto per qualche altro secondo, poi guardò il suo orologio. Si rese conto di che ora fosse e balzò in piedi. Merda!

    Sam riusciva a sentire Jack dall’altro capo del telefono, che farneticava istericamente. Le sue emozioni andavano dalla compassione per l’uomo alla frustrazione per sè stessa.

    Lo so, lo so, Jack, calmati. Torno subito dopo il mio colloquio così chiamiamo la banca, va bene?

    Mentre continuava ad ascoltare Jack, si allontanò dal tavolo di Sam.  Fece una smorfia in segno di scusa verso di lei, muovendo vagamente il polso per fare segno che non aveva più tempo. Gli lanciò un’occhiata supplicante, desiderando che interrompesse la telefonata, solo per un attimo. Ma invece, lui mimò con le labbra ‘Mi dispiace,’ e interruppe il contatto.

    Lo osservò impotente, mentre correva fuori dalla porta, facendola sentire un’idiota per aver creduto che potesse essere speciale per lui. La perdita e l’umiliazione le bruciavano sulla pelle. Ma cosa poteva fare adesso? Corrergli dietro e chiedergli di uscire sarebbe stato troppo imbarazzante, specialmente se avesse detto di no. Così aprì il suo laptop e tornò a lavorare alla sua idea, assaporando la tazza di tè che lui le aveva gentilmente pagato, ignorando il desiderio pulsante nelle sue cosce.

    Capitolo Due

    Gemma era sicura che anche i milionari avessero qualche problema, ma Marcus Priestley sembrava completamente privo di problemi, mentre  si era messo comodo nella sedia di pelle, nello studio rivestito in quercia di Gemma.

    Dal momento che questa stanza era posizionata nella parte frontale della casa, la luce era sempre fioca qui. E non era d’aiuto che le tende di pesante velluto di suo padre oscurassero diversi centimetri ad entrambe le estremità della finestra. La carta da parati rosso granata e oro era tanto oppressiva quanto i mobili scuri, e creava un ambiente simile a un bordello del diciannovesimo secolo. Ma suo padre aveva amato lo stile barocco, quindi lei con quale coraggio avrebbe potuto cambiarlo?

    La luce soffusa faceva sembrare Marcus più bello che mai. Avrebbe potuto facilmente vestirsi da Mr Darcy in questa ambientazione, piuttosto che nella sua giacca firmata dall’aria costosa. Le fece un sorriso abbagliante. Gemma tossì e cercò di contenersi.

    Gemma aveva inviato una mail a Marcus ieri, dopo aver scoperto online che questo suo tuffo-nel-passato ora era un investitore in capitale di rischio. Non aveva ricevuto nessuna risposta, quindi era stata un’enorme sorpresa quando lui era passato da lei pochi minuti prima per un incontro preliminare. Non era il modo in cui Gemma era abituata a fare affari, ma lui era ricco sfondato, e lei era disperata.

    Gemma posò le dita intrecciate sulla scrivania di mogano. Mi fa molto piacere rivederti, Marcus. Non sei cambiato affatto.

    Allungò un braccio tonico sulla spalliera della sedia, allargando la sua posizione. Sì, il mio allenatore personale mi aiuta a tenermi in forma. Posso darti il suo nome se vuoi?

    Gemma si chiese se questo era da considerarsi un insulto. Era vero, si era ingrassata un po’ da quando aveva visto Marcus l’ultima volta, diciotto anni fa.  In questo periodo i pantaloni le stavano stretti in vita, la sua taglia di reggiseno era di almeno due coppe in più di quando aveva vent’anni.

    Si sedette meglio e tirò in dentro la pancia. Comunque, possiamo venire al punto?

    Questo è l’atteggiamento che preferisco, disse, con aria allusiva. Mi piace entrare e uscire.

    Gemma lo guardò. Era una donna d’affari, non una delle stupide ragazzine di Marcus—ed era sicura che lui ne avesse molte. Si rifiutò di farsi affascinare da lui.

    Lui fece un’espressione professionale. Bene, sono rimasto molto sorpreso quando nella tua mail hai detto che adesso ti occupi dell’azienda di famiglia. Non mi dire che il tuo vecchio sta ancora sperperando i soldi con i bookmaker tutti i giorni?

    Gemma si mise i lunghi capelli biondi dietro le orecchie. E’ venuto a mancare cinque mesi fa.

    L’espressione di Marcus non ebbe sussulti. Le mie sincere condoglianze.

    Grazie.

    Dio, deve essere un momento difficile per te e Samantha. E per tua madre, ovviamente.

    Gemma cacciò indietro le sue emozioni. Mamma è venuta a mancare sette anni fa. Cancro al seno.

    "Oh, mi dispiace veramente molto. E che mi dici di Sam? Vive ancora a Londra? Ti sta aiutando con l’azienda?"

    Gemma rise rumorosamente. Sam—aiutarmi con l’azienda—stai scherzando! Sai come ha reagito alla morte di nostro padre?

    Marcus strinse le spalle, divertito. Gemma sapeva che doveva rimanere professionale, ma parlare di Sam scatenava sempre irritazione repressa.

    "Ha messo in valigia la sua compagnia di marketing con un solo impiegato ed è volata in India, come se fosse un’adolescente che si prende una sorta di anno sabbatico. Voglio dire, chi è che si comporta così?"

    Marcus sembrava devastato. Sam è in India?

    Purtroppo no. È tornata qui due settimane fa, emaciata e sporca, e ha chiesto di potersi trasferire qui. Non posso impedirglielo, giusto? E’ anche casa sua.

    Marcus si avvicinò, facendo scricchiolare la sedia di pelle. E cosa—?

    Scusa, Marcus. Non sei venuto qui per parlare della tua ex ragazza.

    Non ci sono problemi, sono felice di parlare di lei.

    Gemma prese una pila di ricevute scadute e le mischiò. "No per favore, preferirei di no. Senti, il motivo per cui ti ho mandato una mail è che, sì, papà stava ancora giocando d’azzardo prima di morire. Ha fatto diverse acquisizioni sbagliate negli ultimi anni e io ora sto cercando di risolvere il macello. Sento la pressione della mia situazione che mi sta schiacciando come le ganasce metalliche di una pressa per automobili."

    Marcus soffocò una risata. Ancora più poetica che mai. Hai studiato Letteratura Inglese all’Università, se ricordo bene?

    Sì, ho conseguito una laurea breve. A dire il vero, ho ottenuto il voto più alto dell’anno.

    Gemma passò l’indice lungo la goccia di vetro che pendeva dalla lampada Tiffany di fronte a lei. Idealmente avrebbe dovuto lavorare come professoressa di Inglese adesso, non stare seduta qui a preoccuparsi di debiti e ricevute. Ma era colpa sua, visto che non se ne era mai andata di casa. Dopo la laurea sarebbe stato il momento perfetto per andarsene, ma aveva deciso di rimanere per un po’. E quell’ ‘un po’’ si era trasformato in ‘per sempre’.

    In un tentativo di farsi notare da suo padre, aveva sviluppato un interesse nella compravendita di macchine d’epoca, e in un primo momento lo aveva aiutato con parte della documentazione, e lentamente era diventata parte del business. Ma non era mai riuscita a ricevere più attenzioni della sua Bentley. Anche dopo che sua madre aveva perso la sua estenuante battaglia con il cancro al seno, suo padre aveva insistito nel portare Gemma e Sam al crematorio in quella enorme mostruosità rossa a cui lui si riferiva come al ‘suo tesoro.’

    Mamma avrebbe voluto così, aveva insistito.

    Gemma aveva assecondato i desideri di suo padre, e aveva sperato che il resto della famiglia non si sarebbe offeso. Sam aveva tenuto il broncio tutto il giorno, e poi era tornata alla sua vita a Bath, lasciando che Gemma si occupasse del loro padre in lutto, mentre cercava di elaborare il suo dolore.

    Ora, con entrambi i genitori morti, a Gemma era rimasta della roba di poco valore e assolutamente nessun capitale. Tutto il denaro era finito nella Bentley e nella casa, e lei non era pronta a separarsi da nessuna delle due—sarebbe stato come perdere di nuovo i suoi adorati genitori.

    Si concentrò di nuovo su Marcus. Devo dire che l’idea di vendere a un finanziatore è allettante. Sul tuo sito fai capire che chiedi il venti per cento di commissione sui profitti, una volta che hai rimesso in piedi l’azienda.

    E’ corretto. Si avvicinò e sollevò un sopracciglio. Sono sicuro che possiamo lavorare insieme, Gemma. Saremo un’ottima squadra, io e te.

    Gemma si sentì inondare dal sollievo—e anche da una leggera eccitazione. Forse le cose sarebbero andate meglio ora, con Marcus che era qui per aiutare. Aprì la bocca per ringraziarlo, ma il campanello suonò. Scusa, Marcus. questo deve essere il mio intervistato. Possiamo continuare questo incontro quando ti è comodo?

    Marcus si alzò e si stiracchiò. Certamente, sono libero domani mattina. Cosa ne dici se vengo qui alle dieci, dopo la mia partita di squash?

    A me va bene, grazie.

    Gemma lo condusse lungo il corridoio fino alla porta d’ingresso. Almeno questo problema di assumere un nuovo meccanico sarebbe stato veloce da risolvere. Gemma non aveva fatto niente con le

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