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Visioni dall'Abisso - Volume I
Visioni dall'Abisso - Volume I
Visioni dall'Abisso - Volume I
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Visioni dall'Abisso - Volume I

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About this ebook

ANTOLOGIA DI RACCONTI (217 pagine).

Quattro storie, di cui una inedita, vi condurranno in un viaggio nelle profondità del Pentamondo.

Prima nel continente Lamien, nell'anno 1766, con una richiesta di soccorso proveniente da una città del Sacro Impero.
Gli ufficiali del reggimento inviato sul posto parlano ai soldati di una rivolta, ma Lioder Yall, uno dei capisquadra che giunge a Bassa Brekerin, si rende subito conto che dovrà affrontare qualcosa di ben più terrificante (LA VOCE DEL NECROCHIRURGO), le cui origini sono insospettabili e oscure (DANZA MACABRA).

Poi nel continente Leban Roves, nello stesso anno, in cui Kris, una donna affetta da un male devastante, scopre che la vita è troppo breve per lasciarsi fermare dalla paura (CUORE DEVIANTE).

Per infine catapultarvi nell'anno 1777 nel continente Nexal, dove infuria la lotta tra il regime autoritario del Blocco Deson e i terroristi del Fronte Tecnofilo.
Tomal, ufficiale d'artiglieria deson, e Ameissa, infermiera tecnofila: le loro vite saranno entrambe risucchiate in una spirale di violenza senza fine (FUOCO OMBRA).

--
VISIONI DALL'ABISSO - VOLUME I è un'antologia di racconti ambientati nell'universo steampunk de I CANTI DEL PENTAMONDO creato da Atra Mentum.
L'opera è rilasciata con Licenza Creative Commons (CC BY SA 4.0).
Questo significa che puoi condividere questo materiale con qualsiasi mezzo e formato e modificare il materiale e basarti su di esso per le tue opere per qualsiasi fine, anche commerciale.
Dello stesso autore: IL PADRONE I - AMO IL PADRONE, IL PADRONE II - SONO IL PADRONE.
LanguageItaliano
PublisherAtra Mentum
Release dateAug 10, 2018
ISBN9788828372509
Visioni dall'Abisso - Volume I

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    Visioni dall'Abisso - Volume I - Atra Mentum

    Ringraziamenti

    Racconto I: La Voce del Necrochirurgo

    Personaggi Principali

    Sacro Impero di Lamien

    Yall, Lioder (Bassa Brekerin, continente Lamien, 1739) è un cittadino di Casta Comune del Sacro Impero di Lamien, Caposquadra del Reggimento «Sabbia Bianca» della Guardia Ducale di Brekerin. Neloll, Ublion (Alta Brekerin, continente Lamien, 1733) è un cittadino di Casta Comune del Sacro Impero di Lamien, Soldato Scelto del Reggimento «Sabbia Bianca» della Guardia Ducale di Brekerin. Belso, Jeoff (Lamiden, continente Lamien, 1734) è un cittadino di Casta Cavalleresca del Sacro Impero di Lamien, Capitano del Reggimento «Sabbia Bianca» della Guardia Ducale di Brekerin e comandante del distaccamento inviato a Bassa Brekerin durante la cosiddetta «Crisi del Necrochirurgo di Brekerin». Adrolso, Pilpir (Fosso Ombroso, continente Lamien, 1729) è un cittadino di Casta Cavalleresca del Sacro Impero di Lamien, Sottocapitano della Guardia Cittadina di Bassa Brekerin.

    Capitolo 1: Richiesta di Soccorso

    Le nazioni firmatarie del presente Patto sono le uniche a poter detenere ordigni esplosivi eterici ad alto potenziale.

    Il loro utilizzo è subordinato alla previa approvazione esplicita e scritta da parte del Fabbro Rosso della Chiesa della Tetrade.

    Da «Patto di Eladea».

    205 giorno locale dell'anno 1766.

    Mondo del Vento, continente Lamien.

    Città di Bassa Brekerin, Ducato del Brekerin (Sacro Impero di Lamien).

    Il Caposquadra Lioder Yall osservava le pietre grigie e levigate del lastricato stradale alla destra del cingolato da combattimento che apriva la colonna corazzata, mentre quest'ultimo si muoveva alla massima velocità verso il Borgo Nobiliare della città di Bassa Brekerin.

    In quel momento erano ancora nel Borgo Comune. La pavimentazione era macchiata di sangue in molti punti: ciononostante, anche lì nessun cadavere, così come era stato quando erano passati per le vie fangose del Borgo Umile, nella periferia della città. A volte trovavano dei mucchi di vestiti o qualche divisa, assieme a dei fucili abbandonati. Ma nessuna traccia di cadaveri.

    Lioder Yall era stato da poco promosso a Caposquadra, ad appena ventisette anni, dopo aver dimostrato il proprio valore durante la Seconda Rivolta di Fosso Ombroso. Da quel giorno riviveva spesso quei momenti: le folle dei ribelli, molti dei quali disarmati, falcidiate dalle mitragliatrici pneumatiche dei loro antropoidi; i loro proiettili incendiari sui quartieri residenziali degli Umili; i loro fucili ad aghi che sparavano su qualsiasi cosa si muovesse. Anche il suo.

    La Guardia del Brekerin, di cui Lioder faceva parte, era giunta in soccorso di quella del Fesden Orientale dopo che la rivolta era riuscita a rovesciare il governo della città. Il Conte e il Consiglio Nobiliare a capo di Fosso Ombroso, infatti, avevano appoggiato l'insediamento del nuovo Reggente del Ducato, Pauel Konmal: questa scelta era stata usata come pretesto dai rivoltosi per organizzare la sommossa.

    In appena tre giorni i rivoltosi erano riusciti a sfogare la propria rabbia sui Nobili di Fosso Ombroso, uccidendone a decine in modo indiscriminato, primo tra tutti il Conte di Fosso Ombroso, disconoscendo l'autorità del Reggente del Ducato di Fesden e proclamando una Repubblica Comunale Indipendente nell'intera Contea di Fosso Ombroso.

    L'Imperatore in persona aveva richiesto l'intervento della Guardia del Brekerin a supporto delle forze del Ducato limitrofo.

    Ricevuto l'ordine, erano giunti a Fosso Ombroso dopo due giorni di viaggio a tappe forzate, all'alba. E avevano sedato la rivolta nel sangue prima di mezzogiorno. Ne avevano dovuti uccidere a migliaia, per riportare l'ordine.

    Lioder era stato costretto a prendere decisioni discutibili, quel giorno.

    Ogni tanto pensava che, se solo avesse potuto tornare indietro, ci avrebbe pensato due volte prima di premere quel dannato grilletto, appena entrato in quel magazzino...

    Ma il passato non si cambia, si ripeté ancora una volta Lioder.

    Scacciò quei pensieri ed osservò il porto in lontananza attraverso una feritoia sul fianco sinistro del carro. Le grosse e goffe piattaforme mercantili erano ancora ormeggiate, come in un qualsiasi altro giorno d'estate: oltre, la distesa azzurra e piena di increspature del Mare del Lamien Meridionale riluceva al sole del tramonto.

    Il solstizio era imminente, ma a quelle latitudini il crepuscolo avveniva intorno alla prima campana della sera. Ben diversa era la situazione nei ducati settentrionali o anche solo nella immensa città di Lamiden, la capitale dell'Impero, dove in quel periodo dell'anno il sole arrivava a non tramontare mai.

    Da quando erano entrati in città attraverso la Porta Settentrionale, quella che dava sulla vasta prateria che costeggiava il fiume Brekerin, non avevano ancora visto nessuno degli abitanti della città. Solo carrozze abbandonate, corvi gracchianti, cani randagi e cavalli che vagavano senza meta, a volte tracce di sangue o frammenti di corpi umani sparsi qua e là. Ma neanche un cadavere integro.

    Qualcosa non quadra, pensò Lioder.

    Era sempre più in pena per la propria famiglia, che abitava proprio nel Borgo Comune di Bassa Brekerin, in un modesto palazzone residenziale a dieci piani non distante dalla strada che stavano percorrendo.

    No, non devo pensarci ora: non serve a niente, si disse Lioder, ravviandosi con le mani alcune ciocche della capigliatura liscia e bionda, tipica degli abitanti di Lamien, che portava come sempre legata in una coda. Poi, si infilò l'elmetto bianco con il cerchio rosso che indicava il grado di Caposquadra sul lato destro.

    Avevano ricevuto un luminogramma ad alta priorità nel pomeriggio da una torre di ripetizione a est di Bassa Brekerin. Il messaggio era partito direttamente dalla torre luminografica del Comando della Guardia Cittadina di Bassa Brekerin: si richiedeva un massiccio intervento da parte del Reggimento «Sabbia Bianca» del Ducato del Brekerin, di stanza ad appena cinquantamila passi ad oriente della città, a presidio di uno dei castelli costieri che difendevano il territorio del Sacro Impero di Lamien dalle temibili flotte del Fronte Tecnofilo.

    Nel luminogramma criptato si parlava di una insurrezione su larga scala, a Bassa Brekerin.

    O, almeno, così avevano detto a tutti loro gli ufficiali superiori del Reggimento, dopo averli convocati d'urgenza nel cortile del castello per la mobilitazione.

    Un'altra Fosso Ombroso aveva pensato Lioder, sorridendo amaramente. Ma ora non ne era più così sicuro.

    Non ho mai visto una rivolta che non lascia morti a terra, né tra i soldati né tra i civili. E, poi... dove sono i sopravvissuti?

    «Caposquadra Lioder, avrei una domanda» disse a un tratto Ublion Neloll, il Soldato Scelto seduto di fronte a lui.

    «Vai pure avanti, Ublion» lo esortò il Caposquadra Lioder.

    «Secondo voi» continuò il Soldato Scelto «perché c'è sangue ovunque, ma solo qualche brandello di corpo dilaniato qua e là? Sembra ci sia stato un massacro, ma dove sono tutti i cadaveri?».

    Con quella domanda, Ublion parve leggergli nella mente: anche lui appariva molto preoccupato.

    Sul colletto di Ublion, le due sottili circonferenze rosse concentriche che ne indicavano il grado, nello stesso posto in cui si trovava il cerchio pieno, rosso anch'esso, sulla camicia del Caposquadra Lioder. Per il resto, indossava una divisa identica a quella di Lioder, il giubbotto bianco con le due strisce verticali scarlatte della bandiera del Brekerin e l'elmetto candido a semisfera con la spada rossa sulla fronte, simbolo della Guardia Ducale. Al fianco, un grosso fucile ad aghi da otto colpi.

    Era carico, come tutti quelli dei soldati nella colonna corazzata: appena entrati in città avevano ricevuto l'ordine di utilizzare i ricaricatori a mulino, i voluminosi macchinari in ciliegio e ottone al centro del vano passeggeri di ogni carro.

    Lioder aveva un presentimento, forse condiviso da Ublion: c'era una cosa che non lasciava cadaveri al suo passaggio. Ed entrambi lo sapevano bene. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di esternare apertamente il proprio timore. Del resto, era quasi impossibile che Shin Ilea fosse arrivata fino a lì...

    «Non lo so. Ma non mi piace» rispose, laconico, Lioder.

    Faceva caldo. Anche più del solito, quel giorno d'estate. E dentro il carro l'aria umida e densa era quasi irrespirabile.

    La colonna corazzata del distaccamento, quasi venti blindati a mulino carichi di soldati, preceduti da quattro cingolati d'assalto armati ciascuno di una coppia di cannoni, avrebbe dovuto congiungersi di lì a poco alla Guardia Cittadina di Bassa Brekerin che, sempre secondo quanto avevano detto durante la mobilitazione, stava respingendo gli insorti all'ingresso del Borgo Nobiliare. Ogni cingolato aveva al suo seguito due grossi antropoidi di scorta, con le mitragliatrici pneumatiche in pugno, che correvano per stare al passo con i veicoli.

    «Comunque lo scopriremo presto, suppongo. Non manca molto» aggiunse Lioder, gli occhi azzurri persi nel vuoto di fronte a lui, sfiorando l'elsa della spada corta, nella fodera sul fianco sinistro, prima di stringere con entrambe le mani calcio e impugnatura di legno del fucile ad aghi.

    Erano da poco entrati nella zona della città in cui erano presenti le abitazioni dei Cavalieri: trovarono a sbarrare la strada due cingolati in fiamme simili ai loro, le livree bianche e rosse annerite in molteplici punti. Probabilmente erano stati colpiti da proiettili incendiari, dopo che le corazze erano state squarciate da cannonate perforanti.

    Ecco, un posto di blocco. Chiunque abbia attaccato la città deve averlo forzato. E, anche qui, senza lasciare neanche un cadavere dietro di sé, pensò Lioder.

    La colonna fu costretta a deviare in una strada secondaria. Passarono di fronte a un tempio della Chiesa della Tetrade: i battenti in legno e acciaio erano divelti e anneriti, probabilmente a causa di un'esplosione. Forse qualcuno si era rifugiato all'interno del tempio nell'estremo tentativo di trovare salvezza da qualsiasi cosa fosse accaduta lì quel pomeriggio. Evidentemente senza successo.

    Stavano per giungere all'ultimo tornante, percorrendo quasi sempre strade in salita: Lioder sapeva bene che oltre avrebbero trovato l'alta cinta muraria e il gigantesco portone ricoperto di rame finemente lavorato che separava il Borgo Cavalleresco da quello Nobiliare, che occupava il piccolo altopiano al centro della città.

    Il carro rallentò improvvisamente. Era possibile che nella piazza antistante l'ingresso del Borgo Nobiliare fosse ancora in corso qualche scontro, quindi i veicoli ridussero la velocità procedendo a passo d'uomo.

    Sulla destra, alcuni palazzi a quattro o cinque piani: quelli superiori erano occupati da appartamenti, quelli al piano terra tipicamente da negozi, tutti abbandonati con le inferriate spalancate. Proprio prima della piazza, uno sfarzoso albergo a venti piani, con vista panoramica sull'intera città di Bassa Brekerin, ovviamente riservato ai soli cittadini di Casta Cavalleresca. Due stendardi sventolavano ai lati dell'edificio: sul primo, la torcia stilizzata dorata su sfondo bianco, il simbolo della Casata Imperiale di Lamien; l'altro presentava le due righe verticali rosse su sfondo bianco, emblema del Ducato del Brekerin.

    Sul lato opposto della strada, sulla sinistra, un'ampia passeggiata dal pavimento bianco. Oltre, una ripida scarpata sotto la quale si estendeva il resto del Borgo Cavalleresco. Anche da lì si riusciva a vedere il porto, in lontananza, al di là dei grigi palazzi residenziali del Borgo Comune e delle baracche scure di quello Umile.

    All'orizzonte, il mare azzurro e scintillante al sole del tramonto.

    Lioder conosceva benissimo quella passeggiata di fronte all'albergo e il belvedere scavato nella scarpata a cui si accedeva, più in basso, con una rampa di scalini: era proprio lì che aveva baciato per la prima volta una ragazza, ai tempi della scuola. Anche lei era di Casta Comune: a loro era permesso entrare nel Borgo Cavalleresco, ma non di utilizzare i mezzi pubblici o sedersi sulle panchine. Quel giorno avevano dovuto camminare molto e, come se non bastasse, quasi tutto il tempo in salita. Solo per raggiungere quel punto. Ma, da ragazzi, era una cosa che Lioder e i suoi amici facevano spesso, quasi ogni decimo giorno della decade.

    Chissà che fine aveva fatto, lei: era da anni che non ne sapeva più nulla. Non sapeva neanche se abitasse ancora a Bassa Brekerin.

    Era strano, pensò Lioder, che gli fosse venuto in mente quel ricordo lontano proprio allora, mentre il loro cingolato entrava nella piazza e avrebbe dovuto focalizzare tutta la sua attenzione sul probabile scontro imminente.

    Il Caposquadra Lioder e il Soldato Scelto Ublion erano seduti nello scompartimento posteriore del veicolo, assieme ad altri quattro soldati della Guardia Ducale, pronti a scendere dal portellone sul retro appena si fosse spalancato.

    Nella cabina di comando del cingolato, appena dietro una porta metallica che in quel momento era chiusa, operava l'equipaggio: il Supervisore, intento a dare disposizioni agli altri uomini, il Pilota, alle manopole del quadro di comando, l'Artigliere, seduto nella torretta da cui comandava i due grossi cannoni, il Servente, che caricava proiettili incendiari o perforanti nei cannoni e il Fuochista, il cui compito era quello di assicurare il corretto funzionamento del mulino eterico. Era proprio il mulino a garantire la propulsione del veicolo nonché il movimento della torretta.

    Il Capitano Jeoff Belso, il comandante di quel distaccamento, era nell'ultimo dei cingolati d'assalto, dietro di loro: impartiva da lì ordini all'intera colonna corazzata mediante l'uso di segnali luminosi.

    Il loro carro si arrestò e venne affiancato dai successivi due: quello del Capitano Belso si fermò all'ingresso della piazza. I trasporti blindati rimasero in fila lungo la strada che conduceva alla piazza, più indietro.

    I tre cingolati al centro della piazza furono circondati immediatamente da tutti e otto gli antropoidi, che stabilirono un perimetro difensivo.

    Lioder, Ublion e gli altri soldati nel primo cingolato cercarono di capire cosa stesse succedendo accalcandosi alle feritoie sui

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