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Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale)
Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale)
Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale)
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Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale)

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About this ebook

A soli ventitré anni, Khloe Evans è costretta a lasciare la sua città natale per una brutta esperienza avuta con il suo ex fidanzato. Nonostante il trasferimento, i brutti ricordi la tormentano ancora, fino a quando il destino non decide di presentarle Colton Palmer, un uomo bellissimo di trent’anni, maestro di pugilato.
Lei sa che deve stare alla larga da un tipo simile se non vuole avere problemi, ma Colton, dietro la sua aria da duro, sembra nascondere qualcosa di più profondo.
Tutto inizia a cambiare progressivamente, dando ai due quella che può sembrare una favola, fino a quando la vita non decide per loro. Quindi: fino a che punto può arrivare l'amore? Lo scoprirete perdendovi tra le pagine di questo emozionante romanzo.

ALTRI LIBRI DELLA STESSA COLLANA:
"Felice perché ho te" di Hazel Pearce
"Profumo di zucchero e vaniglia" di Elena Ungini
"Il diario di Ilary" di Alice Steward
"Mi sa tanto che ti amo" di Valentina Vanzini

Per maggiori info sui romanzi invia una email a collanafloreale@gmail.com
LanguageItaliano
PublisherPubGold
Release dateJun 26, 2018
ISBN9788894839869
Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale)

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    Fin dove può arrivare l'amore? (Floreale) - Daniela Caiazzo

    CAIAZZO

    Fin dove può arrivare l’amore?

    Pubblicato da © Pubme - Collana Floreale

    Prima Edizione giugno 2018

    http://floreale.pubme.me/

    collanafloreale@gmail.com

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autrice, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    ~ Prologo ~

    È una sera d’estate, Khloe esce fuori in terrazza e si accomoda sulla sedia a sdraio regalatale da suo nonno, deceduto qualche anno prima. Ha una lattina di tè alla pesca in mano, un libro poggiato sulle gambe e i piedi distesi sulla ringhiera. Le piace molto questa sensazione: la brezza del vento che le soffia sul corpo… e la mente che corre da tutt’altra parte, soprattutto quando le giornate diventano pesanti, come quella appena trascorsa.

    D’un tratto sente il rombo di un’auto in lontananza, crede e spera sia qualcuno che abbia sbagliato strada, ma questa continua ad avanzare nella sua direzione.

    A quel punto inizia ad avere un po’ d’ansia, perché è sola in casa e sono le ventidue, si sente indifesa senza nessuno che possa darle aiuto.

    Se fosse stato qualcuno di famiglia, l’avrebbe sicuramente avvisata telefonicamente prima di farle visita, sapendo che lei è una fifona colossale e che si spaventa per ogni singola cosa, soprattutto a tarda sera. Decide di farsi coraggio, si alza dalla sedia sdraio e raggiunge l’ingresso di casa.

    In lontananza, parcheggiata, l’auto sembra di Alex: il suo ragazzo; scoperto ciò, butta fuori tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni.

    Ma cosa ci fa lui qui? A quest’ora sarebbe dovuto essere al lavoro per il turno di notte!

    Decide di attenderlo sulla soglia di casa. Dopo un po’ si accorge che c’è qualcosa di strano nel modo in cui cammina. Infatti, quando è a pochi metri di distanza da lei, nota che non è in ottima forma, sembra che abbia bevuto!

    Ultimamente lo fa spesso. Ondeggia, ha un occhio aperto e l’altro chiuso, sulle labbra ha dei tagli, come se avesse sbattuto da qualche parte e le ginocchia sembrano cedergli a ogni passo. Decide di andargli incontro e cercare di dare un senso a ciò che vedono i suoi occhi.

    «Perché non sei al lavoro? Cosa hai combinato?» domanda Khloe indicando la sua faccia malconcia. Lui non risponde. Attende qualche secondo, ma dalla sua bocca non esce alcuna sillaba. Prova a dargli una mano per farlo entrare in casa, ma appena si avvicina le si accascia completamente addosso!

    Il forte odore dell’alcol le fa arricciare il naso.

    Ma quanto ha bevuto? E quanto pesa!

    Alex non è molto robusto, anzi, ha una corporatura abbastanza minuta. La stanza è al piano di sopra, lo trascina scalino per scalino, facendo il conto di ognuno di essi arrivando sfinita all’ultimo.

    Finalmente riesce a entrare in camera, stremata e ansimante ancora con lui che si aggrappa alla sua spalla, lo sistema con cautela sul letto e prova a spogliarlo per mettergli il pigiama. Indossa una canotta bianca dannatamente stretta con un paio di jeans un po’ troppo strappati e delle scarpe da tennis bianche che costeranno sicuramente una fortuna.

    Va in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, ci versa dentro dello zucchero – rimedi della nonna – e lo porta su.

    Spera che si riprenda in qualche modo, deve capire cosa sia successo. Le deve delle spiegazioni, perché questa situazione la mette in agitazione.

    Aspetta qualche minuto, ma nulla, vede che alza lo sguardo verso di lei tante volte, ma non riesce a fissarla per più di qualche secondo.

    Khloe si pone mille domande nella sua testa, e decide di fare il primo passo.

    «Allora? Mi dici cosa è successo?» Alza la voce di tre toni.

    Di solito non è così dura nei suoi confronti, anzi, quando è sobrio cerca di fare attenzione a ogni singola parola che pronuncia e usa un tono di voce molto più basso.

    Finalmente lui parla, ma riesce solo a sussurrare: «Scusa.»

    Non è da lui chiedere scusa, soprattutto senza un motivo valido. Ultimamente ha un comportamento abbastanza diverso dal solito, ma Khloe cerca di convincersi che sia dovuto al troppo lavoro.

    «Per cosa?» chiede.

    Alex non risponde. Si limita a guardare il pavimento.

    «Dimmelo… Ti prego.»

    Lo guarda con occhi lucidi e senza pensarci due volte gli chiede: «Devo preoccuparmi?» Se c’è qualcosa di importante, meglio che lo dica subito.

    Lui prova a formulare una frase, che risulta del tutto insensata, come se non riuscisse a parlare. Cerca di aiutarsi facendo dei gesti con le braccia.

    Khloe riesce solo a capire che deve parlarle e che in questo stato non ha la forza per affrontare il discorso.

    Non è lucido, questo è più che evidente! Insistere non porterà da nessuna parte; decide di aspettare il giorno seguente.

    Prova a chiedergli se ha bisogno di qualcosa, ma con un cenno del capo intuisce che non gli occorre nulla. Ne approfitta per andare in bagno, una bella doccia fredda magari le sarà di aiuto.

    Da qualche mese Alex è di pessimo umore.

    Khloe aveva capito che qualcosa non andava. Ha cercato in tutti i modi di convincerlo a confidarsi con lei, ma lui ha sempre rifiutato in malo modo, alzando la voce con il risultato di farla impaurire. Da quella volta ha sempre fatto finta di nulla, stando attenta a non irritarlo.

    Mentre si asciuga si rende conto che per la fretta ha dimenticato gli indumenti in camera, come le capita spesso vista la sua sbadataggine. Si avvolge l’asciugamano intorno a tutto il corpo per andare a prenderli.

    Appena arriva in camera trova Alex nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato pochi minuti prima. I loro sguardi si incrociano, lui sgrana gli occhi e subito dopo li distoglie da lei, come se avesse appena visto un mostro.

    Khloe resta un po’ stupita da questa sua reazione, perché si trovano praticamente tutti i giorni in queste circostanze, eppure lui non aveva mai reagito in modo così eccessivo di fronte alla sua nudità. Si ricorda della condizione attuale di Alex e decide di non vagare oltre con la mente.

    Corre all’armadio, prende tutto ciò che le occorre per poi tornarsene in bagno. Mentre sta per uscire dalla camera, lancia un’occhiata veloce verso di lui. Il suo viso le appare diverso, non tanto perché è ubriaco, non è la prima volta che beve qualche bicchiere di troppo, ma una lacrima sembra scendere dal suo volto.

    Alex non piange mai! Crede sia uno scherzo della sua immaginazione. Allora perché ha cercato di coprirsi il viso con le mani? Continua a farsi mille domande. Avrebbe voluto osservarlo ancora un attimo, ma l’istinto le suggerisce di non soffermarsi troppo, come se anche lei in quel momento non riuscisse a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo.

    Una volta ritornata in camera lo trova addormentato, un po’ se lo aspettava, un po’ lo sperava.

    Va dalla parte opposta del letto e si infila sotto le coperte.

    Dà le spalle ad Alex, si stringe forte al cuscino e cerca di dormire. Con scarsi risultati.

    Saranno gli avvenimenti della serata e tutto ciò che è successo nei giorni precedenti, ma in questo momento si sente strana, vuota. Non sa spiegarselo nemmeno lei.

    Ha uno strano presentimento, come se da un momento all’altro il mondo le potesse crollare addosso.

    Ciò che invece non sa è che il mattino seguente non solo le crollerà il mondo addosso, ma la sua vita si capovolgerà non solo una… bensì due volte.

    ~ Uno ~

    Sono le sei e trenta del mattino e già sono in piedi! Di solito preferisco dormire qualche minuto di più, ma oggi non è così. Spengo la TV lasciata accesa la sera precedente – com’è mia abitudine – vado in bagno per lavarmi e vestirmi; metto dei leggings neri, una maglia rosa in tinta unita a maniche corte, infine infilo le mie scarpe da tennis bianche e sono pronta.

    Non c’è nulla di meglio di una buona corsetta mattutina. Prendo dalla tasca sinistra il mio iPod; scorro alcuni brani, seleziono le solite canzoni, iniziando subito con "To Build a Home" del gruppo musicale: The Cinematic Orchestrae. Mi lascio trasportare dalla musica e dalle parole, sento questa canzone dentro me, come se mi appartenesse… con la mente ancora piena di brutti ricordi che proprio non vogliono andare via.

    Sono passati due anni da quando la mia vita è cambiata radicalmente. Dall’oggi al domani ho dovuto prendere una decisione che mi ha spinta ad arrivare fino a qui.

    Sapevo che continuare a vivere in quel modo mi avrebbe portata alla completa distruzione.

    Ero sul punto di crollare quando un giorno, ascoltando il mio iPod, una voce cantava "Tyrant" degli One Republic.

    Improvvisamente carica, ho capito che dovevo reagire, trovare la mia strada, che potevo farcela, che dovevo farcela! Per me e soprattutto per la mia famiglia.

    L’unica soluzione era cambiare completamente vita; solo allontanandomi avrei potuto ritrovare la vera me.

    Così, dopo varie ricerche, ho trovato un posto lontano che mi avrebbe garantito un lavoro e soprattutto – cosa più importante – una nuova vita.

    Qualche giorno dopo presi un aereo che sarebbe atterrato a Savannah, una bellissima Città della Georgia. Seduta al lato del finestrino, le cuffiette alle orecchie e la testa – come sempre – da tutta un’altra parte; con una sola differenza: pensavo a come sarebbe stato una volta arrivata lì.

    Vivevo in California da sempre, abitavo con la mia famiglia, avevo un buon lavoro, anche se mi toglieva gran parte del tempo, ma questo non mi importava. Avevo tante amiche e c’era il posto più importante per me, dove trascorrevo gran parte del tempo libero… il parco Yosemite.

    Un luogo di avventure e mistero, ricco di bellezze naturali, costellato di altissime rupi, cascate spettacolari, torrenti e alberi giganteschi.

    Mi portavo dietro uno zaino con dentro acqua, cibo e un libro. Poche cose, ma essenziali.

    Anche se era sempre pieno di gente, preferivo andarci da sola e godermi un momento tutto mio. Se avessi portato qualcuno con me non sarebbe stato lo stesso. Era il mio rifugio… la mia casa.

    Speravo di vivere lì per il resto dei miei giorni.

    ⁂ ⁂ ⁂

    La mia vita era abbastanza tranquilla, finché una sera di Maggio, dopo aver

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