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Il ladro di cellulari
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Il ladro di cellulari

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About this ebook

Giulia frequenta la terza media e sta attraversando un periodo particolarmente difficile perché sua madre si è trasferita a Milano. 
Sarà la vita a distrarla dal suo dolore. In una noiosa giornata di scuola, improvvisamente l’atmosfera si anima di mistero: sono stati rubati due cellulari. Gli insegnanti, gli alunni, i bidelli, il preside entrano in uno stato di fibrillazione. Giacomo, un compagno di classe di Giulia, propone a lei e all’amica Marianna di svolgere le indagini. I tre si mettono all’opera con inseguimenti e avventure di ogni genere che li porteranno perfino in questura.
Contemporaneamente un altro giallo sconvolge la vita di Giulia: nella sua casella di posta giungono lettere anonime firmate “Edward”.
I messaggi sono piuttosto pungenti e dimostrano che l’autore conosce lei e i suoi amici molto da vicino. Giulia è incuriosita, comincia a guardarsi intorno, forse l’anonimo è un suo compagno di classe. Si tratta della stessa persona che ha rubato i cellulari?
 
LanguageItaliano
Release dateJun 25, 2018
ISBN9788828339809
Il ladro di cellulari

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    Il ladro di cellulari - Patrizia Marzocchi

    L'AUTRICE

    1

    IL MOSTRO

    Giulia guardò il mostro. Occupava metà della sua scrivania. Diciassette pollici. Poi sbirciò suo padre che se ne stava lì sulla soglia, lo sguardo scuro, un po’ preoccupato, un po’ contento.

    Lei non riusciva a parlare per l’emozione; spalancò la bocca, la richiuse, poi balbettò:

    Papà, ma è bellissimo…

    Suo padre si lasciò andare a un fugace sorriso.

    Lo desideravi tanto. Ti aiuterà nei compiti, però, Giulia, devi farne buon uso.

    lo sguardo mobile era già proiettato da un’altra parte.

    Aveva sempre qualcosa da fare, suo padre.

    Infatti, se ne andò, lasciandola sola con il suo tesoro.

    Fra di loro le parole erano sempre difficili e per lei fu quasi un sollievo rimanere sola.

    Certo, forse sarebbe stato meglio che suo padre l’avesse aiutata a maneggiare quel coso mastodontico; non sapeva nemmeno come accenderlo.

    Si sedette e cominciò a fare alcuni tentativi.

    Comparve la videata: c’era Windows, c’era la posta elettronica, c’era Internet!

    Era molto diverso rispetto allo smartphone: il computer le permetteva di avere immagini a tutto campo, scrivere con la tastiera e stampare.

    Accidenti, suo padre le aveva fatto una sorpresa super per il suo compleanno.

    Ora avrebbe potuto fare le ricerche a casa, invece che andare in biblioteca, e soprattutto avrebbe potuto assecondare la richiesta della prof di italiano, lanciata con lo slogan: Riprendiamoci l’italiano .

    Io non pretendo che torniate alle lettere scritte a mano, anche se vi assicuro che avevano il loro fascino aveva detto la prof. Vi propongo di avviare tra voi una corrispondenza con la posta elettronica. Vi accorgerete che scrivere una lettera è molto diverso che chattare. Naturalmente non leggerò quello che scrivete, è una cosa vostra, mi basta che mi inviate una mail di partenza.

    Com'era prevedibile, buona parte dei suoi compagni aveva ignorato l’iniziativa in quanto non obbligatoria, altri invece avevano iniziato a inviarsi mail e dicevano che era divertente. Lei non aveva partecipato perché a casa sua solo la madre usava il computer ed era gelosa del proprio portatile. D’altra parte ora se ne era andata.

    Giulia alzò le spalle, adesso aveva la posta elettronica. Non ci pensò neppure un attimo: premette con il mouse sul simbolo di Outlook ed ecco la casella.

    L’apertura era in automatico, suo padre aveva predisposto ogni cosa. Lui era abbastanza esperto, ma diceva che già utilizzava molto il computer in ufficio, nel tempo libero voleva fare altro.

    Aprì nuovo messaggio e comparve il suo indirizzo elettronico: giulia@fantaweb.it.

    Si sentì invadere da un’emozione calda, gioiosa. Era da tanto che non si sentiva felice.

    Gli ultimi avvenimenti le avevano tolto la gioia di vivere, ora se ne rendeva conto.

    Scacciò quel pensiero e digitò un indirizzo che conosceva: marianna@alice.it.

    Sorpresa sorpresa. Indovina chi scrive?

    Ti aiuto: una ragazza con i capelli neri neri lisci lisci, le lentiggini sul naso, gli occhi scuri e due chili di troppo sul posteriore. Chi sarà?

    L’anonima felice.

    La risposta giunse di lì a poco.

    Non occorre davvero aver letto le avventure di Sherlock Holmes come quella pizza di Giacomo per capire chi sei cara la mia anonima felice. Avresti dovuto usare un nickname, tipo Marylin o Carola, o Giuseppa, o Amelia la strega che ammalia. Ma dai, finalmente hai il computer!

    Hai fatto i compiti di algebra? Io non ci ho capito un niente alla ennesima potenza. Potresti scrivermeli, così li copio.

    Ecco un vantaggio della posta elettronica.

    Un abbraccio dalla tua amica Marianna super felice per il tuo computer.

    Il giorno seguente Giulia distribuì a scuola un biglietto da visita creato da lei con il suo indirizzo di posta elettronica:

    Giulia Petrilli, studentessa di IIID.

    Se avete bisogno di me potete scrivermi a giulia@fantaweb.it

    Aveva trascorso la serata a preparare i biglietti da visita con decorazioni personalizzate, quindi li aveva distribuiti in classe e sul piano durante la ricreazione.

    Anche tu nel giro dei corrispondenti! commentò Giovanni Angiolieri con il suo tipico tono sarcastico da lord inglese.

    Io non ho il computer disse invece Marco Cicchetti, però grazie lo stesso. Magari ti scrivo dalla casa di qualcuno…

    Te lo puoi tenere fece Giovanna Safino con fare disgustato, io uso il computer solo per giocare. Ne ho già abbastanza di scrivere per la scuola!

    Immaginava che, una volta tornata a casa, avrebbe trovato una decina di messaggi e rimase molto delusa nel constatare che ce n’era solo uno.

    Cara Giulia dai capelli color della pece,

    ho sempre pensato che il tuo aspetto fosse un po’ strano, per non dire inquietante. Sembri un fantasma, così malinconica, con quegli occhioni neri spalancati nel visetto smilzo. Per non parlare dei capelli dritti come fusi: tra me e me ti chiamo Fantasmina. Finalmente ho l’occasione di dirtelo.

    Ciao, Edward

    Giulia lesse e rilesse il messaggio. Guardò l’indirizzo del mittente: edward@cartesio.it

    Non diceva molto sull’identità dell’anonimo che la insultava.

    Le venne un groppo alla gola. Era quello il vantaggio della posta elettronica, leggere cattiverie sul proprio conto?

    Alla tristezza sopravvenne la rabbia. Azionò il mouse e premette la casella rispondi.

    Caro vigliacco anonimo,

    se tu fossi uno con un po’ di fegato mi avresti detto quello che pensavi guardandomi negli occhi. Ma, visto che sei solo un piccolo pusillanime senza colonna vertebrale, hai dovuto aspettare di nasconderti dietro l’anonimato. Puoi tranquillamente fare a meno di scrivermi ancora. Non sentirò la tua mancanza.

    Giulia che ha i capelli color della pece e il coraggio di firmarsi con il proprio nome.

    Era soddisfatta di se stessa; quella parola, pusillanime, era uscita da poco in classe nel corso di una lettura sull’antologia e la prof di italiano, la Corsari, aveva dato come compito di utilizzarla in un breve racconto.

    Le sembrava proprio adatta al suo caso!

    2

    DOVE SI ANNIDA IL SERPENTE?

    Non poté farne a meno, il giorno dopo a scuola Giulia si guardò intorno: l’anonimo Edward era lì, fra i suoi amici, o meglio, i suoi conoscenti.

    La parola amico era una faccenda impegnativa. A chi si poteva attagliare?

    Tra le femmine a Marianna e tra i maschi? Forse a nessuno, forse a… Sì, Giacomo. Certo!

    Giulia rise, l’idea che Giacomo potesse essere un anonimo vessatore di giovani fanciulle inesperte di computer era ridicola.

    Lo vide proprio in quel momento: ben piantato, gli occhiali da intellettuale, lo sguardo distratto, l’andatura goffa… Era davvero un ragazzo stravagante, aveva un linguaggio tutto suo e le idee molto chiare sul suo futuro: avrebbe studiato criminologia. Nel frattempo leggeva libri gialli, vedeva serie televisive e programmi sulla cronaca nera per familiarizzare con le tecniche investigative e i profili criminali. Parole sue.

    Giulia si sentì invadere dalla tenerezza: sì, Giacomo era suo amico, no, non era Edward.

    Poi le passò la voglia di ridere: guardò la sua mano che istintivamente stava azionando le dita per fare il conto degli amici e la vista di quell’indice e quel pollice solitari la riempì di tristezza. Aveva solo due veri amici.

    Sobbalzò a un rumore secco alla sua destra. Avvolta nei suoi pensieri non aveva visto arrivare Marianna, la quale aveva appoggiato la cartella con violenza sul banco e sbuffava con le guance paffute quasi gonfie e gli occhi arrabbiati.

    Non era bella, Marianna: troppo robusta, capelli un po’ opachi, naso prominente, occhiali. Ma bastava parlare un po’ con lei per esserne conquistati. Il suo fare sbrigativo e

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