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Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar
Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar
Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar
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Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar

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Nelle profondità della montagna i nani conducono vite tranquille dopo l’ultima grande guerra. Gli echi delle antiche battaglie tacciono. Ora si ricordano solo le gesta dei grandi eroi dei tempi passati in maestosi saloni, mentre fratelli e cugini tramano alle spalle l’uno dell’altro per acquisire maggiori potere e ricchezze. I racconti sono tutto ciò che rimane di quei tempi pericolosi e pieni di gloria, e i ricordi di quegli eroi, i resti dell’onore e dell'antica forza nanica. Ma nelle profondità qualcosa si è risvegliato e pazientemente si prepara, pronto a sfruttare le debolezze e l’avarizia dei nani, attendendo il momento migliore per rivelarsi e fare la sua mossa. "Noi Spaccapietra siamo nati per questo. Scavare gallerie senza sosta, senza timore di morire, e quando lo faremo, cadremo come sono caduti quei ragazzi, scavando nelle viscere della terra. Quello è il nostro posto, quella è una fine degna di uno Spaccapietra!" cit. Gond Spaccapietra
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 5, 2018
ISBN9788827834305
Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar

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    Gli Echi delle Profondità - Oker-Bar - Stefano Gazzaniga

    Indice

    Cap.1

    Oker-bar

    (Senza titolo)

    CAP.2

    IL MERCATO

    CAP.3

    IL VECCHIO TRAIAN FOE

    CAP. 4

    Il tunnel nord

    CAP. 5

    GLONDAL

    CAP. 6

    L’ INSEGUIMENTO

    CAP. 7

    I CUGINI SPACCAPIETRA

    Cap. 8

    I RAPITORI

    Cap. 9

    PERICOLESE VERITA’

    Cap. 10

    LA SOFFERENZA DI ARTIN

    Cap. 11

    COSTRETTI A RIPARTIRE

    Cap. 12

    IL TERRITORIO DEI DUK

    Cap. 13

    L’ARTEFATTO

    Cap. 14

    RITORNO NEL TUNNEL NORD

    Cap. 15

    RITORNO a casa

    Cap. 16

    due Nani MOLTO Testardi

    Cap. 17

    Vecchi conoscenti

    Cap. 18

    ANELES

    Cap. 19

    L’inizio di tutto

    12° ciclo, 8° FASE

    Con un abile movimento Fester schivò il grosso ragno che lo stava caricando alle gambe e lo schiacciò a terra, con l'impugnatura della pesante ascia. Un gemito di dolore alla sua sinistra lo fece voltare. Notò di sfuggita, nella tenue luce di una torcia, un altro ragno allontanarsi da Kildrak, appena morso al braccio destro. Con un grido di rabbia il grosso nano tentò di abbattere il suo martello su un secondo ragno ma senza fortuna. Fester colse un movimento sulla parete rocciosa alle sue spalle e, con un movimento istintivo, divise in due un’altra di quelle orribili bestie squittenti. I ragni sembrano arrivare da ogni dove e ritirarsi rapidamente su per i muri, nonostante i nani ne avessero già uccisi a decine. Altri due incalzavano Kildrak e anche Artin, qualche metro più indietro, affrontava numerose bestie chitinose a sei zampe. I tre nani erano accerchiati. Quando un ragno veniva schiacciato, subito era rimpiazzato da un suo simile. Le creature avevano lunghi denti sporgenti e sputavano rabbiosamente bava dalla bocca.  I tre nani stavano combattendo in uno stretto corridoio che non gli lasciava via di fuga. Fester e Kildrak lottavano in una piccola sala, non larga più di qualche metro. I due venivano attaccati da ogni lato, le creature che affrontavano erano abili arrampicatori e non perdevano occasione per lanciarglisi addosso anche dalle pareti. La grotta aveva un basso soffitto scuro e le pareti di pietra grezza e umida. L’ambiente era illuminato dalle torce che i tre avevano fatto cadere al momento dell’attacco. Se si fossero spente non avrebbero avuto scampo, sarebbero stati sopraffatti dal nemico nell’oscurità.

    Artin teneva le retrovie, difendeva l’ingresso alla sala largo non più di un metro. Con un rapido fendente di spada provò a tagliare l’ennesimo nemico che schivò il colpo. Appena si creò un varco, dalla completa oscurità balzò una creatura più grossa delle altre. A differenza dei suoi simili aveva otto possenti zampe e una leggera sfumatura rossastra su tutto il corpo. Il nano dai capelli e dalla barba arancio, provò a proteggersi con lo scudo ma fu troppo lento. Il ragno lo morse alla spalla sinistra, prima di essere staccato di peso da un colpo infertogli con la spada tenuta nell’altra mano. Erano ore che il trio esplorava queste grotte e aveva già avuto a che fare con diverse bestie come queste. Gli scontri precedenti li avevano indeboliti. Artin era stremato, dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà e resistenza per non crollare. Aveva le gambe pesanti e lo sguardo annebbiato. Vide Fester schivare un ragno, ucciderlo e correre al suo fianco. Kildrak nel frattempo schiacciava con il martello un'altra creatura, mentre nella sua testa sentì una lontana voce è sopra di te!. Lentamente il nano alzò lo sguardo, si sentiva debole.      Il ragno che lo aveva morso doveva essere velenoso e le tossine lo stavano rintontendo. Guardando in alto vide l’essere rossastro, appeso al soffitto, il ragno gli si lanciò addosso. Con un barlume di lucidità levò lo scudo. L’aracnide cadde a terra dietro a Fester che schivò un altro nemico e calò su di lui l’ascia. Kildrak era incalzato da quattro ragni che lo costrinsero a difendersi senza poter attaccare. Lo stesso valeva per Artin e Fester che però, lavorando di squadra, riuscirono a riprendere in mano la situazione. Il nano dai capelli arancioni sembrava essersi leggermente ripreso. Erano rimaste ormai poche bestie che, com’erano comparse, sparirono rifugiandosi in alcune strette fessure vicino al soffitto.

    Un odore tremendo aleggiava nell’aria, causato dalla moltitudine di ragni che giacevano a terra senza vita. Affaticati i tre, si guardarono senza proferire parola. Sembrava che tutto fosse andato per il meglio. Guardarono più avanti, dove la piccola sala in cui inizialmente combattevano Fester e Kildrak, tornava a stringersi in un corridoio e proseguiva nell’oscurità. Il nano armato di martello raccolse una delle torce che giaceva ai suoi piedi. Fatti aiutare a togliere l’armatura, così posso medicarti la ferita disse dirigendosi verso Artin. Non ho certo bisogno del tuo aiuto, né per slacciare la mia armatura, né per questo graffietto. Quando sarò vecchio e sul letto di morte allora permetterò a qualcuno di vestirmi e svestirmi a suo piacimento rispose con la solita testardaggine. Il nano aveva una brutta ferita alla spalla ma la sua spavalderia era nota ai compagni. Anzi sai che ti dico lo rimbrottò, nemmeno sul letto di morte permetterei a nessuno di toccarmi. Il mio spirito perseguiterebbe qualunque sventurato avesse la sciocca idea di provarci!. Nemmeno se a slacciarti l’armatura fosse Mardiana? aggiunse Fester divertito, mentre esaminava le fessure vicine al soffitto dalle quali erano giunti i ragni. Quella del Goblin Ubriaco? chiese Artin ricevendo come risposta un cenno d’assenso. Beh in quel caso sarebbe tutto diverso… il nano smise di parlare quando notò Kildrak ridacchiare. Irritato, slegò faticosamente le due grosse fibbie, all’altezza del fianco sinistro, che tenevano allacciato il corpetto di pelle. Esaminò la cotta di maglia che portava a contatto con la pelle e notò diversi danni. Fabbro! disse rivolto a Kildrak una volta giunti a Oker-Bar dovrai dargli una bella ripassata. Il possente nano esaminò la cotta, ti costerà qualche moneta mio caro e sorridente voltò le spalle ad Artin che iniziò ad apostrofarlo come spilorcio e morto di fame. Fester nel frattempo aveva fatto una macabra scoperta. In una rientranza, sulla sinistra della sala, aveva trovato numerose ossa rosicchiate e alcuni picconi. Kildrak lo raggiunse appena terminata la conversazione con Artin, seduto a pochi metri di distanza. I minatori disse in tono grave Fester. Il fabbro gli mise una mano sulla spalla è ora di riposarci. I si sedettero di fronte ad Artin, poggiando pesantemente la schiena contro la parete rocciosa.

    Kildrak e Fester si godettero qualche minuto di riposo. Come al solito il fabbro ascoltava i discorsi e le battute di Fester rispondendo solo con qualche secca affermazione. Artin brontolando tra sé e sé era intento nel suo bendaggio. Il processo richiese qualche minuto in più del previsto. Oltre a slacciarsi, con molta fatica e dolore, le grosse fibbie sul fianco sinistro per togliersi il corpetto di pelle, dovette anche rimuovere lo spallaccio destro di pesante cuoio nero, ornato con una fila di bassi spuntoni metallici. La protezione gli impediva di muoversi liberamente mentre eseguiva la sua medicazione. La cotta di maglia accorciata sulle gambe, per non infastidirlo nei movimenti, gli copriva giusto le spalle lasciando le braccia, tatuate di simboli tribali blu, quasi scoperte. Artin aveva tutta la parte anteriore del corpo tatuata, dall’addome al petto e dalle spalle fino ai dorsi delle mani quasi a raggiungere le nocche, con la stessa trama presente sui suoi arti superiori. Il ragno aveva penetrato la cotta andando a fondo con i denti, causandogli una brutta ferita che avrebbe avuto bisogno di un trattamento più complesso di una semplice fasciatura. Dopo essersi rialzato si rivestì, pronto a prendere la via del ritorno. Kildrak nel frattempo, morso anche lui al braccio destro, ma più lievemente, aveva acceso una lanterna che si era fissata alla cintola. Fester, con la torcia in una mano e la sua fidata ascia Hurga nell’altra, scrutava le pareti: Sembra che abbiamo raggiunto la fine disse guardandosi attentamente attorno. Poco più avanti il corridoio si allarga e devia verso est, come aveva detto Udokas, aggiunse Kildrak, appunto, non perdiamo altro tempo. Rimanete qui, io vado a controllare, tenetevi pronti. Non mi stupirei se ci fosse qualcos’altro ad attenderci e poi disse con un mezzo sorriso voglio tornarmene a casa. Anche Artin diede il suo assenso con un cenno del capo mentre raccoglieva la spada e il suo strano e grande scudo.

    Fester iniziò a incamminarsi lentamente nell’oscurità. I due compagni, alle sue spalle, avevano recuperato e imbracciato le armi. Lentamente e con attenzione il nano proseguì pochi passi verso nord-est. La stanza che si aprì davanti a lui non era molto grande e, come si aspettava, proseguiva a nord per qualche metro e per una decina circa verso ovest, dove s’intravedevano alcune increspature nelle pareti. Lanciò la torcia in mezzo alla stanza per illuminarla. Stringeva forte la sua ascia con entrambe le mani mentre avanzava cauto. Fester notò con suo disappunto che in un angolo erano ammassate delle sacche verdognole ricolme di orrende uova dalle sfumature nere. Ragazzi, disse voltando il capo verso i suoi compagni, portate la pece, c’è da…. In quel momento di disattenzione sentì un sibilo e, con la coda dell’occhio, vide cadere una grossa figura sopra di se. Con una rapida capriola Fester si gettò di lato riuscendo a schivare l’aggressore. Il movimento brusco gli fece quasi cadere di mano l’ascia. Il nano rotolò per un paio di metri vicino alla torcia che illuminava il centro della stanza. Artin e Kildrak sorpresi dal rumore scattarono in avanti. Il possente nano, pelato, dalla corta barba bianca e dalla grossa runa tatuata al centro della testa, aveva già percorso qualche passo ma dovette arrestare la sua avanzata. Da dove i ragni si erano ritirati, ricomparvero nuovamente. Il fabbro non poté lasciare da solo Artin per aiutare Fester. In quell’attimo di esitazione fu attaccato da un ragno mentre altri due, a tutta velocità, si dirigevano verso Artin. Kildrak fu abile a schivare il primo attacco ma, vedendo l’amico ferito e non pronto ad affrontare i due nemici, si frappose alla loro corsa diventando una facile preda. Prima fu morso e poi colpito da una zampata, ma per un nano come lui queste non erano gravi ferite. Artin, vista la scena, tentò con la sua spada di trafiggere un nemico ma era debole e i suoi colpi troppo lenti. Nel frattempo Fester aveva ingaggiato un duro scontro contro l’enorme ragno che gli era piombato addosso. La bestia era ricoperta di aculei sulla schiena e, la torcia che illuminava la stanza, creava ombre confuse e spaventose sulle pareti rocciose. Il suo nemico continuava a girargli rapidamente attorno come un lupo affamato. Attendeva un varco, un paio di volte tentò di avvicinarsi non riuscendo però a colpirlo. Il nano però non sapeva per quanto ancora potesse evitare i suoi colpi. La situazione era in stallo, sull’attacco successivo Fester ebbe però un’idea. Anticipò il nemico scagliandogli addosso la seconda ascia, più piccola della prima e tenuta sempre alla cintola. Il ragno non poté fare a meno di evitarla, deviando la sua traiettoria, proprio quella traiettoria che Fester aveva intuito dove calò Hurga. Il colpo gli tranciò parte del corpo e le tre zampe destre anteriori. Un orribile, acuto e stridulo grido di dolore riecheggiò nella grotta. Denso sangue verde uscì dall’enorme ferita. Il ragno provò a fuggire ma Fester gli fu subito addosso. Provò a colpirlo ma la bestia disperata per il dolore era veloce. Il nemico fuggì da dove era arrivato. Nel frattempo Kildrak se la vedeva con tre ragni mentre cercava di proteggere Artin il quale, solo ora, era riuscito a trafiggere e uccidere uno di quegli esseri. Il nano pelato a difesa del compagno, sembrava aver subito altre ferite ed era in difficoltà. Fester arrivò di corsa da dietro i due calando la sua pesante ascia su un ragno mentre l’altro, spostatosi imprudentemente per non subire il fendente di Hurga, venne finalmente schiacciato dal martello di Kildrak.

    La battaglia questa volta era terminata davvero. Ce la siamo vista brutta provò a sdrammatizzare Fester. Era davvero così, i tre nani per giorni avevano percorso quelle gallerie incontrando le più disparate creature ma erano giunti a destinazione. A terra, oltre al sangue e ai corpi martoriati dei ragni appena sconfitti, vi erano diverse ossa, alcune dovevano essere lì da molto tempo dato lo stato in cui versavano. Le altre invece erano piuttosto recenti e purtroppo, come già sapevano, alcune appartenevano a nani. Quella scena di morte, di cadaveri mezzi divorati, fece scendere il silenzio e la tristezza sui loro volti. Pochi picconi sporchi di sangue verdastro rinsecchito erano sparsi qua e là, a dimostrazione che i nani inviati a scavare quei tunnel avevano provato a difendersi. Il loro era un compito molto rischioso, soprattutto se lo scavo si trova così vicino a un nido. I tre senza proferire nessun’altra parola avanzarono fino a dove Fester era stato sorpreso. Si aspettavano di trovare qualcosa di simile, ma vedere i loro fratelli in quelle condizioni era una scena davvero dura. Portarono a termine il loro lavoro in completo silenzio.

    I tre consumavano un povero pasto a base di funghi e carne secca, seduti dove poco prima si era svolto lo scontro. Prima avevano ripulito la zona e ammassato i cadaveri e i resti nell’angolo della stanza dove si trovavano le uova di ragno dopodiché, con la pece portatasi, avevano appiccato il fuoco a tutto. Le fiamme stavano ancora compiendo la loro opera purificatrice. Abbiamo usato troppa pece disse Kildrak strappando una striscia di carne con i denti. Naaah ribatté Artin con un ghigno, guarda che bella luce e che tepore che arriva. Io più che altro sento puzza di fumo e tanfo di morte. Spera che tutto quel fumo non intasi i condotti superiori e spinga qualche altra bestia a unirsi a noi, perché in quel caso saresti tu la loro cena. La discussione s’interruppe tra i brontolii sommessi del nano dai capelli arancio.

    Artin era ancora gravemente ferito. Le sue condizioni erano migliorate rispetto a prima, ma aveva bisogno di cure e probabilmente di un decotto di erbe che lì nessuno gli avrebbe potuto preparare. Lo stesso Kildrak, nel corso dell’ultima parte del combattimento, era stato ferito. Ma, prima di affrontare la lunga marcia che li avrebbe riportati a Oker-Bar, i tre avevano bisogno di riposare. Fester era sicuramente quello che versava in migliori condizioni, per questo motivo fu deciso che il primo turno di guardia sarebbe spettato a lui. Il nano sedeva a terra, poggiato con la schiena contro il muro, la pesante ascia bipenne, grigia come la roccia e con uno sperone in punta, poggiata sulle ginocchia. Dalla bocca ogni tanto emetteva distrattamente fumo bianco, e poco dopo riappoggiava le labbra sull’imboccatura della pipa. Erano passate un paio d’ore da quando avevano dato alle fiamme le uova dei ragni. Il fuoco bruciava ancora nella stanza accanto, illuminando leggermente il giovane volto di Fester, contornato dalla folta barba castana con sfumature ramate, sicuramente troppo poco curata per qualunque nano che si rispetti. La peluria sul suo volto era piuttosto irregolare, più appiattita sulle guance e più lunga sotto il mento. Giungeva fino al punto in cui il collo si unisce al petto, terminando in una specie di semicerchio, a differenza delle barbe naniche, solitamente a punta. Pensieroso si passò una mano fra i capelli arruffati, dello stesso colore della barba. Fester era un comunissimo nano dalla pelle leggermente bronzea, alto un metro e trenta o poco

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