Mano

Mano

Capitolo 1

Aveva trascorso otto anni pericolosi lavorando sotto copertura nelle triadi cinesi fuori dal centro abitato di Honolulu, e quando ebbe finito il suo incarico, il suo testimone, in tribunale, mise dietro alle sbarre della prigione di Oahu State duecento gangster, mandò in pezzi cinque triadi che trafficavano con qualsiasi cosa, dalle persone agli stupefacenti. Ora era un uomo condannato, con una grossa taglia sulla testa.

Questo preoccupava talmente tanto la sua scorta che lo seguiva ovunque andasse. Anche Mano non prese alla leggera questa minaccia. Non dovrebbe essere tollerata alcuna intimidazione al vicecapo del dipartimento; per questo due ufficiali lo accompagnavano ovunque andasse. Essi facevano parte di una squadra di protezione speciale ed erano stati selezionati dal maggiore Sean O’Malley, un enorme irlandese scarno che, un tempo, anch’egli fece parte della squadra di sicurezza del Presidente degli Stati Uniti nei servizi segreti e quindi sapeva bene di cosa si trattasse.

Il maggiore era di un grado superiore al capitano e lo usava ampiamente all’interno del dipartimento di polizia di Honolulu. Inviava i suoi ragazzi a continui corsi di formazione, mostrando loro spesso scenari di vita reale come l’assassinio di John F. Kennedy oppure l’episodio dello svitato che aveva sparato a Ronald Reagan, e non si atteggiava come una celebrità in questi mesi in cui trasmetteva la sua esperienza di vita reale. Essi ritornavano spesso rinvigoriti e con una rinnovata consapevolezza delle molteplici situazioni. Sapevano come monitorare una folla, e riconoscere i segni distintivi di un solitario. Un uomo che all’interno di una folla non ride, un uomo che indossa dei guanti in una giornata calda, una donna con uno zaino insolito, o un centinaio di altri segnali diversi previsti prima che una crudeltà sia messa in pratica. La squadra di protezione di Mano certamente sapeva cosa cercare, e più di tutto valutavano le intere comunicazioni, il buon lavoro di squadra, la forte consapevolezza guidata dall’intelligenza, e dalla loro glock 17.

Mano sapeva di essere in buone mani.

Risultava strano come fosse riuscito ad infiltrarsi nelle triadi, ovviamente era una cosa sospetta per gli agenti esterni, in quanto non era nato in Cina, e infatti non sembrava più cinese dell’incaricato alla Casa Bianca. Era ciò che i nativi hawaiani chiamavano howlie, un gran pezzo di uomo, con una faccia squadrata tipicamente americana. Uno sguardo tetro con un mento marcato. Occhi color mare. Richiamava un po’ un gangster, cosa che non lo scoraggiava, anzi gli dava una scusante per il suo lavoro. Non si tirava indietro se doveva indossare una felpa con cappuccio oppure abbigliamento da strada per mescolarsi in modo naturale. Era un uomo abituato a vivere nell’ombra.

Data la sua discendenza, il governatore gli aveva dato carta bianca nell’affidargli l’incarico. Aveva formato un’ottima squadra di poliziotti, il fior fiore del dipartimento di polizia di Honolulu, per aiutarlo nello straordinario compito. Sulla scia del 911, il governatore aveva stabilito una speciale task force. Le sue direttive erano semplici: tenere alla larga il terrorismo dalle Hawaii.

Ma come il governatore Watts amava puntualizzare: I tempi cambiano, così le priorità. L’ISIS ha preso il posto di Al Qaeda come una minaccia fattibile, avendo quest’ultimo perso potere dopo la morte di Osama Bin Laden.

Mano non aveva perso tempo a formare un’ottima squadra, e ora uno di loro stava vicino alla porta del suo ufficio. Nel dipartimento di polizia di Honolulu veniva soprannominato il cercatore, ma la squadra lo conosceva come Kamakani. Capo, disse Kamakani. C’è appena stata una sparatoria all’aeroporto internazionale di Honolulu.

Mano smise immediatamente ciò che stava facendo. Nessun ferito? chiese.

Non lo so, capo. Abbiamo ancora pochi dettagli.

Prendi Pono. Vi raggiungerò laggiù.

Pono era l’unica donna della squadra. Nata alle Hawaii, il suo nome per intero era Ho’opono, e la sua corporatura minuta aveva ingannato molti pregiudicati.

Un pezzo grosso della task-force era Nui, un gigante con una corporatura da giocatore di football. Si dice in giro che fece un provino per entrare nei Rainbow Warriors. Un novellino del distretto disse, una volta, su di lui: Ha mai detto nulla questo bue?

Era un aspetto di sé con cui poteva convivere. Come Mano, non era un uomo chiacchierone.

٭٭٭

Aeroporto di Honolulu. Due del pomeriggio. Un venerdì caotico.

Il tenente Kaikane stava impacchettando delle cose quando Mano e la sua squadra arrivò all’aeroporto. Lo sguardo di Mano cadde sulle barelle coperte che si stavano allontanando. Seguendo il suo sguardo, il tenente disse a voce alta.

Ufficiali del dipartimento di polizia di Honolulu Alohi e Luana. Entrambe le donne sono state uccise nell’adempimento del loro dovere. È stato diramato un avviso a tutte le unità di polizia. Un delinquente. Abbiamo ragione di credere che una delle nostre agenti abbia ferito il suo aggressore e che potrebbe quindi sanguinare copiosamente. Deve aver sequestrato un taxi a mano armata all’ingresso ed è corso a tutta velocità. La squadra ha trovato un taxi abbandonato. Il tassista è stato ammazzato. Quindi deve aver preso un altro veicolo – uno privato. Mano ne fu scioccato e fece un passo indietro, ma la sua voce emise un acuto quando si rivolse di nuovo al tenente. Mi dispiace per la vostra perdita tenente Kaikane. Ma sono i rischi del mestiere, giusto?.

Non proprio, disse seccamente Kaikane. Li mandò nell’area sicura del reclamo bagagli, e indicò una valigia all’apparenza costosa che giaceva abbandonata su un tavolo. Credo che dobbiate proprio vedere questo...come sospettavo...state guardando i componenti di una bomba sporca.

Mano sentii un brivido freddo. Sentiva Nui che si spazzolava dietro di lui. Nui ne sapeva più di tutti gli altri di esplosivi. Un uomo di quella stazza era in grado di muoversi con leggerezza all’occorrenza. Le sue enormi mani muovevano qualsiasi cosa con una cura ricercata. Egli passò un pacco di fogli a Mano che sparpagliò sul tavolo. Mappe, disegni, fotografie.

"Cosa